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> Consapevolezza Di Stare Con Un Doc...e Ora?, peggioramenti post lockdown
 
anon1m
Inviato il: Domenica, 31-Mag-2020, 21:36
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Utente Nr.: 19.839
Iscritto il: 31-Mag-2020



Ciao, non so bene da dove cominciare, ma ci provo, perché ho urgenza di un confronto con chi vive sulla propria pelle la situazione con cui mi tocca convivere.
Premetto che la situazione della mia relazione non era delle ottimali nemmeno prima dell’inizio della pandemia e tutto ció che ne sta conseguendo.
Ho 35 anni e ho un compagno che ha 10 anni più di me.
Il mio compagno è rimasto orfano di padre morto a causa di un tumore quando aveva solo 16 anni e non ha mai risolto questo trauma, motivo per il quale ha iniziato_tra le altre cose, perché aveva già un’ipocondria che man mano negli anni è peggiorata_ a soffrire di attacchi di panico.
Non scendo nei dettagli di come la morte di questo uomo abbia condizionato tutta la sua famiglia, ma nonostante siano passati ormai 30 (trenta!!) anni, noto che c’è un atteggiamento tra i suoi cari che ha a che fare con ansia ed un terrore delle malattie che riconosco essere quasi un collante tra alcuni membri della sua famiglia. Ossessione che devo riconoscere in maniera onesta ha sempre avuto nei confronti di sua madre, in questo quadro veramente complesso in cui lui si sentirebbe responsabile (cit.“se mi succedesse qualcosa”) per paura di farla soffrire di nuovo..e quindi negli ultimi anni, complice anche un episodio di un problema alla gamba che non ha mai ben chiarito la sua genesi, è stata una vera e propria escalation della sua ipocondria, con visite fatte da lui di ogni tipo, con ossessioni ogni volta diverse, convinto di dover fronteggiare ogni volta malattie cardiache o tumori immaginati e via così.
Quando invece è la madre a non essere in formissima, è subito paura ingestibile, mille attenzioni per farla visitare, curare, etc (il tutto a distanza, non abitiamo nella stessa città, ma immaginate molte chiamate/videochiamate...), come se davvero tornasse a essere quel bambino terrorizzato dalla perdita e non riuscisse a far pace col fatto che non siamo immortali.
La cosa talvolta si è riversata su di me con necessità di farmi fare checkup assolutamente non necessari(con me molto poco collaborativa ma per un quieto vivere ahimè talvolta accondiscendente) e insomma..già qui credo che già abbiate inquadrato un pó la situazione..ma non è tutto.
Lui ha iniziato una terapia dopo alcuni attacchi di panico (con me sempre dietro, che lo accompagnavo le notti al pronto soccorso nei primi episodi più forti e sono stata sempre al suo fianco) anche con uso di psicofarmaci, ad ora (sembrerebbe) non più in uso.
Conscia di questo scenario, ho tenuto duro, per il legame molto forte e quasi simbiotico che tra noi si è creato. Riconosco di essere stata un punto fermo in questo vortice di cose complesse (quando altre forse se ne sarebbero andate, chissà), e posso dire lo stesso di lui in tante occasioni quando debole ero più io, ma ora sono preoccupata. Perché durante il lockdown ho visto un peggioramento davvero importante delle sue manie che ora vedo ampliate ad ordine e pulizia - da notare che è sempre stato un amante della casa “a posto” ma questa combinazione micidiale con la paura del virus ha fatto innescare dei rituali che sono stati fonte di sfuriate importanti, ed io ormai sull’orlo di una vera crisi di nervi e totalmente ininfluente/impotente, mi riscopro incattivita/molto critica..e sono una persona a detta di tutti di una tolleranza e sensibilità senza fine, a costo di annullarmi.
Ormai siamo arrivati a giorni dove la prima frase che ci si rivolge è relativa a qualcosa da fare in casa, come ci fosse posto solo per le tante task che evidentemente rassicurano e placano la sua ansia.
Si agita oltremodo per tutto quello che ha a che fare col tornare alla normalità e si arrabbia se (comprenderete se “volutamente” adotto comportamenti meno condiscendenti per smorzare i rituali e non essergli troppo complice) es. per lui è impossibile riuscire a toccare i tasti dell’ascensore senza un pezzetto di carta, idem se deve toccare maniglie fuori casa etc, tutto va disinfettato oltremodo: oggetti personali, telefoni, bisogna rientrati in casa subito posare la borsa togliersi scarpe etc..seguendo un preciso ordine.
Io comprendo nel limite di cosa è accaduto nel mondo ma bisogna anche razionalizzare un attimo..quando c’è occasione tende a comprare compulsivamente disinfettanti e correlati..insomma ragazzi è molto ma molto difficile per me immaginare di stare a fianco ancora a una persona che ha scelto di amare le sue paure e la sua ossessione e che sta provando davvero poco a sforzarsi di lavorarci su.
E’ arrivato a dirmi addirittura che non ho rispetto per lui. Non so in questo stato cosa vorrebbe sentirsi dire, o fare..che ci sono sempre stata, nonostante tutto, è sotto i suoi occhi ed è la nostra storia intera a dimostrazione.
Se non ne era cosciente, credo che un minimo ascoltarmi (anche se non mi ascolta sempre, lo so, come se filtrasse cose che non vuol sentirsi dire) e vedermi piangere e apatica un minimo gli occhi glieli abbia aperti.
Leggo in giro qualsiasi cosa per capire, cercare di esserci, ma non con condiscendenza, perchè so che farei solo peggio.
Ci vogliamo un mondo di bene, ma sto soffrendo molto e sono preoccupata.
Preoccupata e forse desiderosa di salvare il salvabile, ma ho anche bisogno di stare sola perché sono esaurita.
Quello che mi sta trattenendo dall’andarmene, oggettivamente, sono forse queste due cose:
- pensare che bisogna resistere ancora il tempo che dobbiamo darci come esseri umani tutti noi, dopo tre mesi a casa, in qualunque stato ci si trovi (single, in coppia, chi ha perso il lavoro, chi non vede alcuni cari da mesi, insomma..gli strascichi psicologici è indubbio, ci sono) ..che non siano conclusioni velocizzate dalla situazione contingente.
- la sua reazione. come reagirebbe se capisse che io mi sono stufata DAVVERO, se io me ne andassi DAVVERO? aggressività? mi tormenterebbe?
Io mi sento svilita, non considerata, umiliata come donna perché vedo con lucidità il suo egoismo. Egoismo che si dimostra nel continuare a cacciarmi in cose che vede palesemente che mi mettono a disagio. A tratti sono molto depressa anche se sono forte della consapevolezza che ho maturato in questo lockdown.
È come se avessi aperto gli occhi e il vedere come reagisce, arroccandosi sul suo se lo pungolo sul vivo e minaccio di andarmene me lo rende agli occhi più un “malato” che non un compagno di vita che cerchi con me una mediazione.
È come se sapessi già che questa situazione non si sistemerà poi molto, è come se avessi già capito cosa fare, ma avessi paura di alcune reazioni o peggioramenti che vedo quasi certi sul futuro. O forse vedo tutto nero io?
E poi mi interrogo, come reagirà alla morte di sua mamma se non riesce a far pace con questo trauma della morte? Quando sarà, possa per lui essere “liberazione” per essere finalmente un uomo che tende alla sua risoluzione, che so già non sarà mai completa, o puó solo che farlo sprofondare in qualche stato di cui ho paura al solo pensiero?
Ho bisogno di un sincero parere, un pochino conosco questi disagi e sono molto franca con me stessa: so che non ne uscirà. E forse non devo trovare scuse per troncare cosa mi farà solo star male di più.
Ma mi cruccio in cosa provo, prima di gettare all’aria quanto si è condiviso e torno a chiedermi : migliorerà? Si ristabilizzerà? O rischia solo di peggiorare? E a me, qualsiasi cosa accada, vorró ancora stargli a fianco incondizionatamente?
O se dovessi realizzare tristemente che è solo tempo perso e pensare seriamente a ricominciare altrove, come reagirà?
Come posso muovermi prima di restare avviluppata in una relazione che tanto sana forse non è più e che mi sta provocando così grande sofferenza e dubbi sul futuro?
So di essermi ripetuta, comprendete la mia stanchezza..grazie per chi ha letto fino a qui e avrà voglia di darmi un suo pensiero.
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Gjova
Inviato il: Lunedì, 01-Giu-2020, 10:11
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La cosa talvolta si è riversata su di me con necessità di farmi fare checkup

*
Ho letto velocemente.
Quando i membri di una famiglia si trovano in un assetto psicopatologico non soffrono... sì ognuno ha le sue sofferenze... ma tutti insieme sono un corpo unico... e che ci entra, ingenuamente, anche solo per cercare di aiutare ne resta fregato, schiacciato... perchè al codice familiare (psicotico) non è abituato.
Lui si dovrebbe "ricoverare", tu... dovresti respirare un po'.
Devi sperare che la sua sofferenza aumenti fino al punto da "ricovero" (non a te!)... e quindi staccare un po' o per sempre (poi son cose da ponderare...) anche con te.
Butta nella spazzatura il camice della crocerossina.
Ciao.
*
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