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> Schemi Sbagliati E Sensazione Di Fallimento, Personalità Ossessivo-Compulsiva
 
Riddick
Inviato il: Sabato, 27-Gen-2018, 16:16
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Ciao a tutti, sono nuovo. Scrivo per lasciare fluire ciò che provo e ciò che penso in generale sul tema dell'abbinamento Personalità Ossessivo-Compulsiva e fallimento.
La speranza è sempre di trovare qualcuno che possa leggere e comprendere, o che stia vivendo la mia stessa situazione per avere un confronto.

Nella vita ho quasi terminato gli studi universitari in perfetto tempo. Lo studio è quindi una delle costanti della mia vita, contrapposta a un'altra costante, la perdita.
La mia storia è una storia di mille occasioni avute, molte di queste iniziate, troppe mancate. Perse miseramente fino all'ultima. Per un motivo o per un altro, per una serie di errori miei o altrui, in maggior o minor tempo. Una storia di conflitto tra aspetti positivi e negativi.
Una delle consolazioni più grandi riguardo a questa perdita è proprio considerare il fatto che l'occasione in sé c'è stata. Decisamente meno consolante è guardare al fatto che la maggior parte di queste le ho rovinate e giocate per via di alcuni stupidi errori. Questi sono legati ai miei difetti più grandi, che mi conducono sempre a sbagliare e a perdere appunto stupidamente.
Le situazioni di fallimento su cui mi soffermo sono quelle sentimentali, perché ci tenevo davvero e mi piacerebbe sciogliermi nonostante il mio carattere più introverso.

Considerando i miei errori in generale, fatico sempre a applicare ciò che ho concretamente imparato da essi e dalla sconfitta a cui mi hanno portato in molte situazioni. Ruotano sempre intorno a fissazioni precise. Alcune di queste fissazioni sono mutevoli, cioé riesco a farmele passare e andare oltre, rimettendomi in gioco la volta dopo in altre circostanze. Ma anche in questo caso, altre fissazioni più stabili, se non addiritura altre nuove che prendono il posto, mi impediscono di rafforzare e mantenere nel lungo periodo un legame.
Da queste posso notare come nasce un tipo di schema (con il significato di ‘forma, aspetto, configurazione". Quindi presente nella mente come forma di anticipazione e controllo degli eventi in questo caso) che si può considerare negativo. Rispetto agli altri schemi positivi che mi piace fare quando pianifico le varie situazioni e gli obiettivi.

Uno di questi errori è per esempio voler aspettare le condizioni perfette prima di iniziare le attività che ritengo importanti. Da organizzare e uscire con gli amici, a sostenere un esame, ad avere una relazione sentimentale.
Questo è anche dovuto a una caratteristica importante, ci tengo alle persone con cui decido di avere un legame e, soprattutto, tengo a voler fare le cose al meglio.

Con il tempo, soprattutto dopo la mia rinuncia a due relazioni importanti e per cui ho sofferto, ho notato che questi fantasmi mi impediscono di lasciarmi andare dallo schema negativo.
Senza approfondire, ci sono alcuni meccanismi, come il voler privilegiare la certezza della carriera al rischio e alla sfumatura legate alle amicizie e all'amore soprattutto. La passione per gli schemi (per quelli positivi appunto che riesco a cambiare e che mi danno sicurezza), la paura di rischiare in generale e di commettere altri errori nelle situazioni. Voler ridurre il coinvolgimento emotivo di ogni tipo anche se lo vorrei davvero. Il bisogno piu profondo, che nasce da questi aspetti, di voler controllare le condizioni di ogni situazione sociale..
Mi sono sempre più convinto anche del ruolo di un carattere abbastanza introverso come il mio. Mi impedisce di aprirmi in situazioni diverse dalla carriera, dallo sport (dove rendo al meglio), quelle cioè dove sia richiesto un coinvolgimento emotivo piu forte.

Ciò che proprio mi rende insoddisfatto è il non riuscire a cambiare tutti i miei schemi e a smettere di ripetere certi errori. Vorrei migliorare e non riesco concretamente. Ciò mi impedisce di mantenere legami che comunque riesco a creare.
Sono insoddisfatto perché riconosco anche che mi sbaglio e che in realtà può andare meglio, se mi applicassi al di fuori di questa struttura appunto.
A volte, quando le situazioni mi vanno bene, dal punto di vista esistenziale la presenza di questi schemi mi mette in crisi, riguardo alla difficoltà nel mantenere nuovi legami, anche quando sono ottimi.
Sarebbe anche utile cambiare l'interazione tra introversione e questo lato della personalità.

Mi piacerebbe poter ricevere un consiglio e ascoltare chi si trova in una situazione difficile simile a questa, per migliorare.
Vi lascio con una frase che mi ha colpito e che smuove la corazza di ghiaccio che ho dovuto indossare dopo questa sensazione di perdita, di mancanza di senso.

"Vogliamo essere amati.
In mancanza di ciò, ammirati
in mancanza di ciò, temuti
In mancanza di ciò, odiati e disprezzati.

Vogliamo suscitare negli altri qualche sorta di emozione.
L’anima trema davanti al vuoto
e ha bisogno di un contatto a ogni costo."

-Hjalmar Soderberg






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Altre considerazioni, basate sulla mia esperienza:

-Si tende nel senso comune a confondere e mescolare con la paranoia una ripetizione di schemi mentali, pensieri, paure, inibizioni sulle situazioni e sulle persone.
La paranoia, dal greco παράνοια, dall'affascinante significato di "follia, insensatezza", clinicamente rimanda a uno stato delirante cronico di cui il soggetto è del tutto all'oscuro (es. pensieri di avvelenamento, sentirsi perseguitati, gelosia estrema..). Questo sistema di convinzioni e giudizi irreali arriva a debilitare gravemente la vita del soggetto e le sue relazioni.

-Non è detto che un momento di difficoltà debba essere inquadrato in un distrubo. O che si continuerà a seguire la stessa strada, anche se nel mio caso sto facendo fatica a risolvere la situazione.
Il conflitto, anche quello interiore, spesso è occasione di crescita e miglioramento. Occorre imparare a gestirlo costruttivamente.

-Il fallimento è considerato nella società occidentale come un evento da evitare ad ogni costo. È visto come umiliante ed è disprezzato, quando in realtà può favorire un miglioramento e un cambiamento positivo. Un motivo in più per cui scrivo e per il quale voglio confrontarmi.

-Un approccio interdisciplinare è in questo senso di gran lunga migliore. Piuttosto che considerare il punto di vista riduzionista e più semplice (“pensi troppo, fregatene dell’errore e del giudizio altrui e fai quello che vuoi”).
Anche perché sono in gioco variabili individuali e contestuali e risulta più utile scomporre il fenomeno nelle sue componenti, per comprendere questo tipo di blocco emotivo ed evitare sfumature riduzioniste, come per ogni altro caso.

-La psicopatologia non è il mio ambito. Non sono un esperto, ma mi affascina e interessa.
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Arianrhod
Inviato il: Sabato, 29-Dic-2018, 02:21
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Utente Nr.: 19.195
Iscritto il: 27-Dic-2018



Ho trovato questa discussione estremamente costruttiva e mi stupisce non vi siano stati commenti. Essendo oramai datata,non so se l'utente frequenta ancora il forum, per cui mi limito solo a sottolineare che personalmente credo fosse come minimo una discussione degna di risposta.
Il tema del fallimento come risultante di schemi 'negativi', è uno dei punti centrali della personalità ossessiva-compulsiva. Il modo in cui questo ragazzo ha sviscerato il tutto è molto maturo e risulta lampante che vi abbia ragionato a fondo, cosa spesso difficile per una personalità ossessivo-compulsiva che reitera all'infinito gli schemi, facendo del male al prossimo e a sé stesso. Ma è un comportamento comune a diversi tipi di disturbi se vogliamo.
Sarei curiosa di sapere se è riuscito a comportarsi diversamente rispetto a schemi, paure ed inibizioni, se sì, come ha influito coi rapporti interpersonali. Se è riuscito ad aprirsi.
Insomma se ci sei, autore del post,batti un colpo.
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Sidel Bern
Inviato il: Sabato, 05-Gen-2019, 00:47
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Utente Nr.: 19.202
Iscritto il: 04-Gen-2019



Mi accodo anche io, mi sono appena iscritto anche se vi leggo da un po', sarebbe buona cosa proseguire. Fino a 2-3 anni fa avrei potuto dire di ritrovarmi sotto vari aspetti con questa esperienza, ma oggi (forse sbagliando, non lo so), dopo 2 anni di terapia farmacologica faccio fatica a mettere il discorso in termini di errori, vittorie e sconfitte.

Mi soffermo in particolare su questo punto.

QUOTE
Uno di questi errori è per esempio voler aspettare le condizioni perfette prima di iniziare le attività che ritengo importanti. Da organizzare e uscire con gli amici, a sostenere un esame, ad avere una relazione sentimentale.Questo è anche dovuto a una caratteristica importante, ci tengo alle persone con cui decido di avere un legame e, soprattutto, tengo a voler fare le cose al meglio.


Questo lo capisco molto bene: quando ancora andavo all'università non riuscivo mai a presentarmi regolarmente agli esami, dovevo studiare, comprendere e riflettere ad oltranza (magari soffermandomi su alcune singole cose senza poi coprire l'intero programma da studiare), col risultato che mi sentivo ed in parte ero perennemente inadeguato e non pronto ad essere esaminato. Per questo complimenti per avercela fatta nello studio, non era affatto scontato...

Per quanto riguarda le situazioni sentimentali idem, ho avuto qualche occasione nonostante tutto e altre avrei forse potuto costruirmene, ma per come ero, la mia sofferenza e la mia paura, ero (e sono ancora, seppur in modo diverso) lontanissimo dal poterle cogliere. Anche per me per provare ci devono sempre essere le condizioni perfette e l'allineamento di non so quali pianeti.

So di dire una banalità, ma per potersi sciogliere come vorresti tu (e come vorrei anche io) bisogna poter sostenere l'idea di eventuali giudizi negativi una volta che ci si è aperti. A Capodanno sono stato invitato ad una piccola festa; io so essere di compagnia, non sono totalmente inetto, ma quando gli altri hanno incominciato a ballare in modo un po' improvvisato sulle note della musica in soggiorno, io non sono riuscito a fare altro che stare seduto sul divano come un pirla cercando di non sembrare troppo emarginato. Anche dopo 2 anni di terapia farmacologica non sono in grado di 'dare le spalle' agli altri, sto fisso in difensiva. Non che mi sia mai particolarmente piaciuto, ma tra l'altro non potevo neanche ricorrere ad un poco di alcool per via dei farmaci.

Mi unisco anch'io alla domanda di Arianrhod, se sei riuscito a uscire dai tuoi schemi ed aprirti faccelo sapere, io non ho ancora trovato soluzioni purtroppo PSICO-nono.gif
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