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> Mancanza Di Empatia
 
Nives
Inviato il: Venerdì, 10-Mag-2019, 10:46
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Non riesco ad empatizzare con gli altri, se devo fare gesti verso il prossimo sono sempre in terribile imbarazzo, mi mette ansia persino fare gli auguri di buon compleanno, di qualsiasi persona si tratti, persino familiari o il mio moroso.

Frequento un gruppo di meditazione dove facciamo visualizzazioni di gruppo a cui seguono una condivisione dove ognuno racconta cosa ha vissuto e provato e mi sento sempre incapace. Le altre persone chiudono gli occhi, immaginano una scena e ne escono mille immagini, sensazioni, ricordi, emozioni. Ridono, piangono, si abbracciano. A me nulla. Se provo a concentrarmi sento solo il disagio di stare seduta scomoda, di dover stare immobile, penso allo spiffero dalla finestra che mi arriva sul collo, al fatto che vorrei stendere una gamba perché inizia a formicolarmi, fatico a seguire la voce narrante e mi perdo, e al momento della condivisione vado nel panico. In quel gruppo che frequento ci si dovrebbe aiutare a vicenda, molti hanno dei problemi gravi di salute o familiari, mi è capitato che alcune persone si confidassero e si aprissero con me, ma non so mai cosa fare, non so se abbracciare, cosa dire, cosa chiedere. Prima che inizino le riunioni c’è sempre quel momento in cui si aspetta e si formano i gruppetti dove si chiacchiera e ci si saluta. Io odio quei tempi morti perchè non so mai a chi rivolgere la parola, cosa chiedere, da chi andare. Sono la sola che se ne sta lì seduta a fissare il vuoto nervosamente, da me non viene mai nessuno.

Giorni fa è stato il compleanno di una dei maestri di questo gruppo, ci sono delle figure che guidano gli incontri, io non ricordavo perfettamente la data, avevo un dubbio tra due giorni, per cui ho fatto gli auguri nel pomeriggio solo quando tramite tutti i messaggi postati su un social ho appurato fosse effettivamente quella la data corretta. Ho scritto un semplice messaggio tipo: “buon compleanno, tanti auguri” .Fine. A distanza di qualche giorno ho incontrato quella persona, mi ha raccontato di tutte le lettere bellissime che aveva ricevuto dai membri del gruppo per il compleanno e io mi sono sentita una caccola per il mio misero sms e per non aver saputo esprimere altro, un pensiero, un semplice grazie. Il giorno del mio compleanno sono sempre a disagio, perchè a parte il mio lui e ovviamente i miei genitori e uno dei miei zii, nessuno mi fa gli auguri.

Perché non riesco a tirar fuori un’emozione? Perché quando sento il dolore degli altri sto male e ci penso ma non riesco a stare vicina a nessuno o più probabilmente non voglio? Mi sento un’egoista, sicuramente lo sono.
Sono una persona sola, a parte i miei genitori e il mio ragazzo non ho nessuno perchè non ho mai cercato nessuno, mi sono creata il vuoto intorno. Non so nemmeno se questa cosa mi faccia soffrire o meno, perché ho sempre cercato questa condizione nella mia vita. Il mio moroso quando ne parliamo mi dice le stesse cose, ovvero che sono io che non cerco gli altri, che anche lui fa fatica ma lo fa perchè non ci si può isolare nella vita, non mi fa bene. Mi affido molto a lui, perchè da sola non riesco a capire le persone, per me sono tutti extraterrestri, a volte parliamo di conoscenze comuni, o situazioni dove eravamo presenti entrambi, ed è assurdo perchè lui mi deve letteralmente spiegare le cose, ovvero “non hai visto che quella persona era arrabbiata/triste ?”, io non vedo nulla, non presto attenzione, è come se fossi sempre altrove.
Credo di avere una sorta di autismo della sfera emotiva, non so come definirlo.
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Nives
Inviato il: Lunedì, 29-Lug-2019, 11:20
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Innanzitutto scusatemi. Scusate se ho scritto quel messaggio poi sono sparita, ma sono stati mesi difficili.
Ero tornata alcune volte e ricordo che qualcuno mi aveva risposto, evidentemente ha cancellato forse non vedendo un mio ulteriore intervento e pensando, comprensibilmente, che non mi interessasse un confronto.
Chiunque tu fossi scusami, avevo letto la tua risposta e ti ringrazio per avermi prestato attenzione.

Purtroppo capita di far uscire un dolore e poi ricacciarlo dentro, dicendosi: “non è nulla, è passato, sono io che ingigantisco le cose”, poi la vita scorre ed è più facile non pensarci più.

Ma non adesso. Adesso non posso più fare finta di niente perchè il dolore mi è ripiombato addosso annientando tutti i miei punti di riferimento e lasciandomi spezzata in due come una bambola rotta.

Niente più conta.


Ieri sono stata lasciata dal mio uomo.
Dopo 5 anni, un fulmine a ciel sereno, mi sento lacerata, ho lo stomaco chiuso e da ieri sera ingurgito solo acqua. Non ho dormito, solo una mezz’ora nella quale ho fatto gli incubi peggiori.

Motivo: lui vuole assolutamente fare un bambino e sa che io no. 45 anni lui, 41 io.

Sono stata sempre sincera e chiara con lui, da subito, dalla prima volta in cui, nei primi mesi di frequentazione, siamo entrati seriamente sull’argomento. Ne avevamo parlato tanto ai tempi, lui sapeva/sa benissimo che non avrei cambiato idea ma ha sempre detto che aveva accettato la cosa, perché era innamorato.


Ieri sera, dal nulla sbotta e mi dice che sono 6 mesi che sta male, che la notte piange e non dorme, che è dimagrito di 4 Kg., mi dice che improvvisamente gli è scattato l’istinto di diventare padre e non riesce più a controllarlo. Mi dice che si sente una m. e che l’ultima cosa che vorrebbe è farmi soffrire ma che non può fare altrimenti perché questa esigenza è più forte di qualsiasi altra cosa, perché quando vede un bambino perde la testa, lo definisce un bisogno fisiologico, primordiale. Mi chiede di non odiarlo e che sa che se ne pentirà e che io non mi merito questo. Mi dice che è ancora innamorato ma che questo suo desiderio è più forte di tutto. Io non so nemmeno se devo credergli, gli ho chiesto se c’è un’altra persona ma ha negato. Sono distrutta, vi giuro non riesco a realizzare la cosa. Non so con chi parlare, con chi sfogarmi.

Io non ho nessuno tranne lui, le vecchie amicizie le ho tutte perse di vista negli anni, chi per un motivo, chi per un altro. Ho passato nella mia vita dei lunghi periodi di solitudine al punto che credevo di avere una qualche patologia socio fobica, poi a questo corso di yoga ho conosciuto lui che mi ha accettato con tutte le mie fragilità, le mie ansie, le mie paure, è diventato il punto di riferimento della mia vita. Negli ultimi periodi ci eravamo un po’ allontanati, lo vedevo strano, sempre nervoso, non contento, ma dava la colpa a fattori esterni quali lavoro o ad altri problemi che c’era no tra noi dovuti a differenza caratteriali e probabilmente al mio esser molto introversa, tutte cose risolvibili comunque, come lui stesso ha ammesso anche ieri sera. Non avrei mai immaginato che stesse covando una cosa del genere. Sa benissimo che quello rappresentava e rappresenta un punto di non ritorno per la nostra storia. Ora sono davvero sola al mondo, mi è crollato tutto. Mi chiedo come può l’idea astratta di un figlio essere più potente dell’amore per una persona con cui hai condiviso cinque anni della tua vita. Si pone già il problema di come fare per raggiungere il suo obiettivo, parlava come se volesse mettere incinta la prima che passa. Mentre mi diceva queste cose era freddo, lucido, mentre io ero una maschera gonfia di lacrime. La cosa assurda è che mezz’ora prima eravamo sul letto e abbiamo quasi fatto l’amore, era tutto normale, una domenica pomeriggio come tante, eravamo indecisi se guardarci un film, poi abbiamo cambiato idea, siamo saliti in auto per fare un giretto a piedi e lì durante il tragitto è scoppiata la bomba. Non so nemmeno quale sia stata la frase, so solo che ad un certo punto lui: “io devo fare un bambino. È più forte di me. Mi manca quello” . Io vi giuro sono morta, una spada dritta nel cuore.
Ci siamo guardati tanto negli occhi, perché io davvero non mi capacitavo, mi continuava a dire “dimmi, dimmi tutto che ti senti di dire”, ma io non sentivo niente, solo una lama di dolore nello stomaco che continua ancora adesso.

Credo di non aver mai provato qualcosa di simile, un dolore senza appello, lacerante, crudele.

In questi anni ho sempre procrastinato la terapia, anche se ho sempre avuto l’idea di riprenderla per cercare di gestire tutta una serie di situazioni sia personali (ansia, asovialità, fobie) sia inerenti il rapporto con lui, ora penso che sicuramente dovrò cercare un sostegno perchè da sola non ce la faccio, e non posso pesare sulle spalle dei miei che sono anziani e anzi devo essere io forte e prendermi cura di loro.

Grazie per avermi letta. Non so che pensare, adesso esiste solo il dolore.

Sono andata del tutto ot. rispetto al titolo con cui avevo aperto il post e forse non sono nemmeno nella sezione appropriata, se così fosse ditemelo che lo sposto o apro un topic nuovo (è da tanto che non frequento forum, sono piuttosto arrugginita) ma non sapendo bene dove scrivere ho fatto qui come se fosse una specie di diario personale.
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Klaus1
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QUOTE (Nives @ Venerdì, 10-Mag-2019, 09:46)
Non riesco ad empatizzare con gli altri, se devo fare gesti verso il prossimo sono sempre in terribile imbarazzo, mi mette ansia persino fare gli auguri di buon compleanno, di qualsiasi persona si tratti, persino familiari o il mio moroso.

(...)

Io odio quei tempi morti perchè non so mai a chi rivolgere la parola, cosa chiedere, da chi andare. Sono la sola che se ne sta lì seduta a fissare il vuoto nervosamente, da me non viene mai nessuno.

(...)

Perché non riesco a tirar fuori un’emozione? Perché quando sento il dolore degli altri sto male e ci penso ma non riesco a stare vicina a nessuno o più probabilmente non voglio? Mi sento un’egoista, sicuramente lo sono.

Credo di avere una sorta di autismo della sfera emotiva, non so come definirlo.

Anche io sono così. Non riesco quasi mai a provare empatia se non verso qualcuno in cui posso identificarmi.
QUOTE (Nives @ Venerdì, 10-Mag-2019, 09:46)
Sono una persona sola, a parte i miei genitori e il mio ragazzo non ho nessuno perchè non ho mai cercato nessuno, mi sono creata il vuoto intorno. Non so nemmeno se questa cosa mi faccia soffrire o meno, perché ho sempre cercato questa condizione nella mia vita.


Anche io, ma sono ancora peggio, non ho mai avuto una compagna...

Nemmeno io sento il bisogno di avere figli, proprio è una cosa che non mi interessa.


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Darschy
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QUOTE (Nives @ Lunedì, 29-Lug-2019, 10:20)
Innanzitutto scusatemi. Scusate se ho scritto quel messaggio poi sono sparita, ma sono stati mesi difficili.
Ero tornata alcune volte e ricordo che qualcuno mi aveva risposto, evidentemente ha cancellato forse non vedendo un mio ulteriore intervento e pensando, comprensibilmente, che non mi interessasse un confronto.
Chiunque tu fossi scusami, avevo letto la tua risposta e ti ringrazio per avermi prestato attenzione.

Purtroppo capita di far uscire un dolore e poi ricacciarlo dentro, dicendosi: “non è nulla, è passato, sono io che ingigantisco le cose”, poi la vita scorre ed è più facile non pensarci più.

Ma non adesso. Adesso non posso più fare finta di niente perchè il dolore mi è ripiombato addosso annientando tutti i miei punti di riferimento e lasciandomi spezzata in due come una bambola rotta.

Niente più conta.


Ieri sono stata lasciata dal mio uomo.
Dopo 5 anni, un fulmine a ciel sereno, mi sento lacerata, ho lo stomaco chiuso e da ieri sera ingurgito solo acqua. Non ho dormito, solo una mezz’ora nella quale ho fatto gli incubi peggiori.

Motivo: lui vuole assolutamente fare un bambino e sa che io no. 45 anni lui, 41 io.

Sono stata sempre sincera e chiara con lui, da subito, dalla prima volta in cui, nei primi mesi di frequentazione, siamo entrati seriamente sull’argomento. Ne avevamo parlato tanto ai tempi, lui sapeva/sa benissimo che non avrei cambiato idea ma ha sempre detto che aveva accettato la cosa, perché era innamorato.


Ieri sera, dal nulla sbotta e mi dice che sono 6 mesi che sta male, che la notte piange e non dorme, che è dimagrito di 4 Kg., mi dice che improvvisamente gli è scattato l’istinto di diventare padre e non riesce più a controllarlo. Mi dice che si sente una m. e che l’ultima cosa che vorrebbe è farmi soffrire ma che non può fare altrimenti perché questa esigenza è più forte di qualsiasi altra cosa, perché quando vede un bambino perde la testa, lo definisce un bisogno fisiologico, primordiale. Mi chiede di non odiarlo e che sa che se ne pentirà e che io non mi merito questo. Mi dice che è ancora innamorato ma che questo suo desiderio è più forte di tutto. Io non so nemmeno se devo credergli, gli ho chiesto se c’è un’altra persona ma ha negato. Sono distrutta, vi giuro non riesco a realizzare la cosa. Non so con chi parlare, con chi sfogarmi.

Io non ho nessuno tranne lui, le vecchie amicizie le ho tutte perse di vista negli anni, chi per un motivo, chi per un altro. Ho passato nella mia vita dei lunghi periodi di solitudine al punto che credevo di avere una qualche patologia socio fobica, poi a questo corso di yoga ho conosciuto lui che mi ha accettato con tutte le mie fragilità, le mie ansie, le mie paure, è diventato il punto di riferimento della mia vita. Negli ultimi periodi ci eravamo un po’ allontanati, lo vedevo strano, sempre nervoso, non contento, ma dava la colpa a fattori esterni quali lavoro o ad altri problemi che c’era no tra noi dovuti a differenza caratteriali e probabilmente al mio esser molto introversa, tutte cose risolvibili comunque, come lui stesso ha ammesso anche ieri sera. Non avrei mai immaginato che stesse covando una cosa del genere. Sa benissimo che quello rappresentava e rappresenta un punto di non ritorno per la nostra storia. Ora sono davvero sola al mondo, mi è crollato tutto. Mi chiedo come può l’idea astratta di un figlio essere più potente dell’amore per una persona con cui hai condiviso cinque anni della tua vita. Si pone già il problema di come fare per raggiungere il suo obiettivo, parlava come se volesse mettere incinta la prima che passa. Mentre mi diceva queste cose era freddo, lucido, mentre io ero una maschera gonfia di lacrime. La cosa assurda è che mezz’ora prima eravamo sul letto e abbiamo quasi fatto l’amore, era tutto normale, una domenica pomeriggio come tante, eravamo indecisi se guardarci un film, poi abbiamo cambiato idea, siamo saliti in auto per fare un giretto a piedi e lì durante il tragitto è scoppiata la bomba. Non so nemmeno quale sia stata la frase, so solo che ad un certo punto lui: “io devo fare un bambino. È più forte di me. Mi manca quello” . Io vi giuro sono morta, una spada dritta nel cuore.
Ci siamo guardati tanto negli occhi, perché io davvero non mi capacitavo, mi continuava a dire “dimmi, dimmi tutto che ti senti di dire”, ma io non sentivo niente, solo una lama di dolore nello stomaco che continua ancora adesso.

Credo di non aver mai provato qualcosa di simile, un dolore senza appello, lacerante, crudele.

In questi anni ho sempre procrastinato la terapia, anche se ho sempre avuto l’idea di riprenderla per cercare di gestire tutta una serie di situazioni sia personali (ansia, asovialità, fobie) sia inerenti il rapporto con lui, ora penso che sicuramente dovrò cercare un sostegno perchè da sola non ce la faccio, e non posso pesare sulle spalle dei miei che sono anziani e anzi devo essere io forte e prendermi cura di loro.

Grazie per avermi letta. Non so che pensare, adesso esiste solo il dolore.

Sono andata del tutto ot. rispetto al titolo con cui avevo aperto il post e forse non sono nemmeno nella sezione appropriata, se così fosse ditemelo che lo sposto o apro un topic nuovo (è da tanto che non frequento forum, sono piuttosto arrugginita) ma non sapendo bene dove scrivere ho fatto qui come se fosse una specie di diario personale.

MI spiace molto, immagino come tu debba sentirti PSICO sad.gif

In effetti è parecchio strana questa storia del "voglio un figlio a tutti i costi, ti lascio".


Prova (con i tuoi tempi, ovviamente) ad usare questa cosa come uno sprone per uscire dalla tua solitudine.

...è l'unica cosa positiva che mi viene in mente, in questa situazione °°


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Nives
Inviato il: Lunedì, 29-Lug-2019, 23:23
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QUOTE (Klaus1 @ Lunedì, 29-Lug-2019, 11:58)
QUOTE (Nives @ Venerdì, 10-Mag-2019, 09:46)
Non riesco ad empatizzare con gli altri, se devo fare gesti verso il prossimo sono sempre in terribile imbarazzo, mi mette ansia persino fare gli auguri di buon compleanno, di qualsiasi persona si tratti, persino familiari o il mio moroso.

(...)

Io odio quei tempi morti perchè non so mai a chi rivolgere la parola, cosa chiedere, da chi andare. Sono la sola che se ne sta lì seduta a fissare il vuoto nervosamente, da me non viene mai nessuno.

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Perché non riesco a tirar fuori un’emozione? Perché quando sento il dolore degli altri sto male e ci penso ma non riesco a stare vicina a nessuno o più probabilmente non voglio? Mi sento un’egoista, sicuramente lo sono.

Credo di avere una sorta di autismo della sfera emotiva, non so come definirlo.

Anche io sono così. Non riesco quasi mai a provare empatia se non verso qualcuno in cui posso identificarmi.
QUOTE (Nives @ Venerdì, 10-Mag-2019, 09:46)
Sono una persona sola, a parte i miei genitori e il mio ragazzo non ho nessuno perchè non ho mai cercato nessuno, mi sono creata il vuoto intorno. Non so nemmeno se questa cosa mi faccia soffrire o meno, perché ho sempre cercato questa condizione nella mia vita.


Anche io, ma sono ancora peggio, non ho mai avuto una compagna...

Nemmeno io sento il bisogno di avere figli, proprio è una cosa che non mi interessa.

Ciao Klaus1, ero come te fino a 5 anni fa, totalmente sola e convinta che nessuno mi avrebbe mai avvicinata, non per qualche difetto fisico ma perché non avevo esperienza e non ero mai stata con nessuno. In realtà all'uomo che poi ho avuto per 5 anni è sempre fregato zero di tutta questa mia mancanza di vissuto, forse anche questo di lui mi aveva affascinato. Ma probabilmente ho idealizzato troppo la sua figura...
Ma tu stai bene solo o ci soffri? Perché io ad esempio per certi versi stavo anche bene da sola, è che adesso, dopo 5 anni con una persona, non so se riuscirei a tornare indietro
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Klaus1
Inviato il: Martedì, 30-Lug-2019, 18:07
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è una cosa complicata... non è che ne senta il bisogno, anche perché non so cosa si prova.

Anche perché io non farò mai il primo passo, lo so benissimo, quindi se una donna si fa avanti, magari è ok, altrimenti niente.


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Tiresia
Inviato il: Giovedì, 17-Ott-2019, 23:25
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anche a me danno fastidio i "convenevoli". I baci, gli abbracci. Un po' l'ho accettato, e chi mi sta intorno sa che sono fatto così. Un po' ho imparato. Cioè mi sforzo un po', e cerco di capire quando è il momento di effettuare un comportamento socialmente rituale

Per es,. io non bacio mai i parenti ecc. Ma, quando mia suocera perse il marito, quando mi recai da lei, la prima cosa fu salutarla con un bacio e (a lei e alla aognata) cercando di confortarla.

Non so la tua età. Magari viene col tempo
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