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> Meditazione Sul Cibo, se può essere utile per qualcuno
 
orsogrizzly
Inviato il: Giovedì, 15-Apr-2010, 09:59
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Anzichè sulla "mia" cartella di meditazione la posto qui, sperando che possa servire come piccolo aiuto per questo tipo di disturbi. Se così non è, non tenetene conto.

MEDITAZIONE SUL GUSTO

In genere, quando mangiamo o beviamo, lo facciamo distrattamente, pensando ad altro, persino guardando la tv.

Non siamo presenti in quello che stiamo facendo, non assaporiamo il cibo,.

Mastichiamo e inghiottiamo frettolosamente.

Come al solito, ci trattiamo male, non rispettiamo il nostro corpo.

Diversamente, il cibo può essere oggetto di meditazione; basta rivolgere l'attenzione ai movimenti che facciamo per mangiare, a come prendiamo il cibo e lo mettiamo nel piatto, come adoperiamo le posate, come mastichiamo.
In particolare, possiamo prestare attenzione alla percezione del sapore, applicando la consapecvolezza ai sapori che percepiamo.

Possiamo rilassare la mente assaporando il cibo. Non dobbiamo analizzare la percezione del sapore, non dobbiamo classificarla; non diamo definizioni tipo buono o cattivo, dolce o amaro, non cataloghiamo e non giudichiamo; siamo solo naturalmente consapevoli del sapore di ciò che mastichiamo e inghiottiamo.

Questaa meditazione, che può iniziare anche dalla preparazione del cibo, prima che dal mangiare (applicando l'attenzione consapevole nei nostri gesti mentre cuciniamo: affettiamo, condiamo, facciamo cuocere ecc.), può, credo, anche servire per abituarsi a mangiare più lentamente e consapevolmente, nella misura che il nostro fisico richiede, senza abbuffarsi compulsivamente.

Se poi capita il momento "nero" in cui ci si abbuffa per rabbia o altro, non colpevolizzarsi, è andata così, pazienza; ma tenere per buona la risorsa della meditazione, cioè di prendersi cura di sè in relazione al nutrirsi bene, per la prossima volta e proporselo come impegno; un po' alla volta ci si abitua.

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Scarlet
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Credo che per riuscire a fare queste cose dovrei essere guarita PSICO-si.gif


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GIULIA
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Ottimo spunto la tua discussione.

Fa anche parte della psicologia adottata dalla dottoressa che mi seguiva. Che dopo miglioramenti, peggioramenti e vari tira e molla, con me infatti ha fallito. Un giorno vorrei poterlo dire quello che scrivi.
Ma sono malata, ancora.
E' una tortura avere a che fare col cibo in certi momenti, dall'acquisto alla preparazione, al momento in cui mangi, fino al dopo pasto. Una tortura. E allora: non pensarci e ingozzati. Zucchero, sale, cartone: che importa?

Il meccanismo di chi sta male, o almeno il mio, è questo. Dissociare infatti il cibo dalla sfera psicologica, e quindi dai meccanismi malati che si mettono in moto al momento di mangiare, è assolutamente da escludere anche nei momenti "no".

E' difficile anche non colpevolizzarsi quando sai che cerchi cibo carico di grassi o zuccheri perché la tua mente vuole essere sedata, perché sai che se sali sulla bilancia il tuo corpo (già molto provato dallo strazio di appartenere a una persona che si fa del male anche con l'alimentazione) di certo ti dimostrerà che sei grassa, o gonfia, o comunque non corrispondente al modello di te che hai in testa.

Il cibo per me non è meditativo: è ipnotico.


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Scarlet
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Non siamo presenti in quello che stiamo facendo, non assaporiamo il cibo,.

Mastichiamo e inghiottiamo frettolosamente.


In fase abbuffata bulimica, io non sono presente, è vero. In senso patologico. Mangio velocemente, incapace di fermarmi, con una velocità diversa dalla mia solita e non riesco ad assaporare il cibo.
Devo riempirmi, in fretta, prima di impazzire.
Se squilla il telefono, se qualcuno mi interrompe, lancio oggetti, mi mordo le mani, iperventilo e penso di morire.

Quando sono in fase restrittiva, quando faccio un pasto dietetico, penso TROPPO al cibo che non è altro che un mucchietto di calorie in un piatto.

Quando faccio un pasto 'normale' mi viene l'angoscia e vado a vomitare o a mangiare ancora.


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Scarlet
Inviato il: Giovedì, 15-Apr-2010, 11:30
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Non siamo presenti in quello che stiamo facendo, non assaporiamo il cibo,.

Mastichiamo e inghiottiamo frettolosamente.


In fase abbuffata bulimica, io non sono presente, è vero. In senso patologico. Mangio velocemente, incapace di fermarmi, con una velocità diversa dalla mia solita e non riesco ad assaporare il cibo.
Devo riempirmi, in fretta, prima di impazzire.
Se squilla il telefono, se qualcuno mi interrompe, lancio oggetti, mi mordo le mani, iperventilo e penso di morire.

Quando sono in fase restrittiva, quando faccio un pasto dietetico, penso TROPPO al cibo che non è altro che un mucchietto di calorie in un piatto.

Quando faccio un pasto 'normale' mi viene l'angoscia e vado a vomitare o a mangiare ancora.


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giovannalapazza
Inviato il: Giovedì, 15-Apr-2010, 12:29
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QUOTE (orsogrizzly @ Giovedì, 15-Apr-2010, 09:59)
Anzichè sulla "mia" cartella di meditazione la posto qui, sperando che possa servire come piccolo aiuto per questo tipo di disturbi. Se così non è, non tenetene conto.

MEDITAZIONE SUL GUSTO

In genere, quando mangiamo o beviamo, lo facciamo distrattamente, pensando ad altro, persino guardando la tv.

Non siamo presenti in quello che stiamo facendo, non assaporiamo il cibo,.

Mastichiamo e inghiottiamo frettolosamente.

Come al solito, ci trattiamo male, non rispettiamo il nostro corpo.

Diversamente, il cibo può essere oggetto di meditazione; basta rivolgere l'attenzione ai movimenti che facciamo per mangiare, a come prendiamo il cibo e lo mettiamo nel piatto, come adoperiamo le posate, come mastichiamo.
In particolare, possiamo prestare attenzione alla percezione del sapore, applicando la consapecvolezza ai sapori che percepiamo.

Possiamo rilassare la mente assaporando il cibo. Non dobbiamo analizzare la percezione del sapore, non dobbiamo classificarla; non diamo definizioni tipo buono o cattivo, dolce o amaro, non cataloghiamo e non giudichiamo; siamo solo naturalmente consapevoli del sapore di ciò che mastichiamo e inghiottiamo.

Questaa meditazione, che può iniziare anche dalla preparazione del cibo, prima che dal mangiare (applicando l'attenzione consapevole nei nostri gesti mentre cuciniamo: affettiamo, condiamo, facciamo cuocere ecc.), può, credo, anche servire per abituarsi a mangiare più lentamente e consapevolmente, nella misura che il nostro fisico richiede, senza abbuffarsi compulsivamente.

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io ci provo

in effeti mangio troppo veloce e solo per compensare qualcosa e nemmeno so

cosa

e sto peggiorando


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mimì blu
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QUOTE (Scarlet @ Giovedì, 15-Apr-2010, 09:09)
Credo che per riuscire a fare queste cose dovrei essere guarita PSICO-si.gif

PSICO-si.gif io dovrei essere proprio fatta a pezzi e poi ricucita assieme per il verso giusto


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amos81
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QUOTE (orsogrizzly @ Giovedì, 15-Apr-2010, 08:59)


Non siamo presenti in quello che stiamo facendo, non assaporiamo il cibo,.

Mastichiamo e inghiottiamo frettolosamente.

Come al solito, ci trattiamo male, non rispettiamo il nostro corpo.

Non ho disturbi alimentari. Però in questo mi ci riconosco come abitudine alimentare non corretta. E' che a volte, soprattutto quando ho avuto giornate no il cibo diventa una sorta di compensazione e quindi cerco di mangiarne il più possibile andando veloce, vorrei mangiare la pasta, ma anche il formaggio, ma anche il salame etc etc etc
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Scarlet
Inviato il: Giovedì, 15-Apr-2010, 20:04
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Credo, sperando di non apparire disfattista e che ne so, che siano consigli adatti a chiha un rapporto non completamente sano col cibo, ma inapplicabili in presenza di vera e propria patologia.


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GIULIA
Inviato il: Venerdì, 16-Apr-2010, 10:20
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Mah, in alcuni periodi, e mi riferisco a fasi "up", io sono riuscita ad applicarli. A me fece molto bene passare mesi e mesi con questa filosofia di fondo e ci riuscii, proprio come una sana: migliorarono fisico, umore-tanto che smisi lentamente gli psicofarmaci-, malattie correlate e via dicendo. Però, "come una", sottolineo dalla frase precedente.

Ovvero: almeno nel mio caso, sono stati applicabili:ma essendo la malattia ciclica, e considerando che anche quando stai bene gli sforzi per rimanere nei binari sono letteralmente mostruosi in alcuni momenti, poi tutto si risfascia come un castello di sabbia costruito sulla riva ed esposto all'alta marea.

E bonanotte ai buoni propositi e a tutte le filosofie del caso. Anzi, urtano. E infatti smisi di botto di andare dalla dottoressa.


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Cecilia
Inviato il: Domenica, 06-Mar-2016, 15:06
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Interessante.
Da quando ho conosciuto la meditazione il mio rapporto con il cibo è nettamente migliorato, ascolto di più il mio corpo e il piacere del cibo per cui se ci sono degli alimenti che mi provocano malessere non li mangio, inoltre rifiuto la sensazione di stomaco pieno e la fase delle abbuffate sono progressivamente diminuite tant'è che posso dire di averle superate (anche se in verità non erano frequentissime quindi non sto parlando di una vera e propria patologia), ora sto nella fase inversa in cui mangio poco ma mi sento benissimo, ho trovato un mio equilibrio alimentare, anche se sono molto selettiva negli alimenti.
A questo proposito vorrei suggerire il seguente libro che spero possa essere d'aiuto: "Mangiare in consapevolezza" di Thich Nhat Hanh, scrive libri che mi hanno aiutata molto, mi ha fatto scoprire un mondo.


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Sempre così smisuratamente perduta ai margini della vita reale: difficilmente la vita reale mi avrà e se mi avrà sarà la fine di tutto quello che c’è di meno banale in me.
Antonia Pozzi

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orsogrizzly
Inviato il: Lunedì, 07-Mar-2016, 14:54
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QUOTE (Cecilia @ Domenica, 06-Mar-2016, 14:06)
Interessante.
Da quando ho conosciuto la meditazione il mio rapporto con il cibo è nettamente migliorato, ascolto di più il mio corpo e il piacere del cibo per cui se ci sono degli alimenti che mi provocano malessere non li mangio, inoltre rifiuto la sensazione di stomaco pieno e la fase delle abbuffate sono progressivamente diminuite tant'è che posso dire di averle superate (anche se in verità non erano frequentissime quindi non sto parlando di una vera e propria patologia), ora sto nella fase inversa in cui mangio poco ma mi sento benissimo, ho trovato un mio equilibrio alimentare, anche se sono molto selettiva negli alimenti.
A questo proposito vorrei suggerire il seguente libro che spero possa essere d'aiuto: "Mangiare in consapevolezza" di Thich Nhat Hanh, scrive libri che mi hanno aiutata molto, mi ha fatto scoprire un mondo.

ho letto altri libri molto interessanti di questo monaco, ma questo non lo conosco, lo cercherò.

è vero che una volta che ci si abitua a mangiare consapevolmente, è difficile ricadere nelle abbuffate o nella tentazione del cibo spazzatura, anche se occasionalmente può captare, tutti abbiamo momenti negativi.

comunque ho notato che quando mangio troppo o male, lo faccio perchè sono incazzata soprattutto con me stessa, quindi per autopunizione.

quindi, mangiare bene è volersi bene
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gdl223
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Purtroppo viviamo in un mondo di ignoranti che non conoscono il significato dell'alimentazione sana e dell'importanza dei grassi (in modo limitato) nella dieta quotidiana. Tutti ci vogliono fatti di plastica come le Olgettine, ma questo non è possibile perché è contro natura.
Finisce che le vittime di tutto sono poi quelle persone che sono malate per via di conformazioni fisiche, come è successo ad un mia parente per esempio. Lei si è ammalata di anoressia nervosa per via di tutti gli insulti dei suoi colleghi a lavoro. L'abbiamo presa per miracolo. Ora è più magra di prima, ma ha imparato a mangiare correttamente e mantenere la linea. Per fortuna, sta bene.
Però questo mi ha insegnato che bisogna avere cura delle persone che soffrono in silenzio perché è importante stargli dietro per evitare che tutto degeneri in malattie pericolose. Infatti prevenire è meglio che curare, come dice questo articolo che ho letto ieri https://www.docplanner.it/blog/anoressia-ne...mo-riconoscerla Gli spunti sono importanti perché si può davvero intervenire in tempo quando le cose prendono una brutta piega.
Ad ogni modo, a mio parere, la cosa più efficace sarebbe insegnare a mangiare correttamente spiegando perché è meglio mantenere un'alimentazione sana.
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