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> 4 Anni Di Doc. Ne Vale La Pena?
 
Polpetta23
Inviato il: Mercoledì, 11-Set-2019, 18:32
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Ciao a tutti, sono qui a fare il punto della situazione dopo anni di ossessioni che mi hanno praticamente rovinato la vita. Ho 26 anni e faccio fatica a credere che quella che ho portato avanti da 4 anni a questa parte si possa chiamare vita. Tutto è iniziato qualche anno fa, quando per davvero sono stata male, problemi respiratori a causa di valori di istamina nel mio corpo molto elevati. Ma prima di giungere alla causa vera e propria e di sapere che si trattava di qualcosa di innocuo, ho stretto amicizia col nemico numero 1: dottor Google. Tutto quello che leggevo lo assimilavo, così che mi sono ritrovata al pronto soccorso circa 4 volte in una settimana, quell'estate, perchè la notte associavo i miei problemi respiratori al fatto di aver respirato monossido di carbonio. E così, un bel giorno, un infermiere diede il numero di uno psicologo a mia madre, dicendole che forse più che al pronto soccorso doveva mandarmi lì. La cosa positiva di quel periodo era che quando i sintomi della mancata respirazione cessavano, ciò succedeva anche per le mie paranoie, di conseguenza non stavo così male, perchè c'erano momenti della giornata in cui riuscivo a pensare ad altro. Sfortunatamente lo psicologo fece ben poco, ma fortunatamente grazie ad un medico scoprimmo le cause dei problemi respiratori e piano piano con una cura guarii. Però, tutte le mie conoscenze in merito alle malattie e tutta la cultura che mi ero fatta in quei mesi, rimase. E così ho continuato, ogni volta che avevo un qualche sintomo o un dubbio su qualcosa, a cercare risposte su internet, che com'è ovvio che sia mi dice sempre: hai ragione, questa cosa ti farà male e morirai! Tutto quanto però era tenuto sotto controllo, le ossessioni erano comunque un aspetto marginale della mia vita e tutto sommato tutto procedeva normalmente, se non per le varie ricerche su internet. Tutto questo ad un certo punto degenerò pian piano, perchè in quel periodo vivevo in una casa con altre persone e ad un certo punto abbiamo avuto una brutta lite per delle questioni ed io sono rimasta sola contro tutte loro. Quindi ho cominciato a pensare che volessero avvelenarmi mettendo roba cancerogena da qualche parte. Ma ero ancora agli inizi del mio periodo ossessivo. Cambiai casa e mi tranquillizzai. Ma periodicamente andavo in paranoia per piccole cose, anche stupide, piccoli problemi invisibili che però dovevo risolvere per far scomparire l'ansia.. Allora li risolvevo, e poi ne arrivavano di altri, a volte più difficili da risolvere, e poi ne arrivavano impossibili da risolvere ed io a poco a poco ho smesso di vivere, di avere rapporti sociali, di studiare, di dormire. Ne ho parlato ai miei, sono tornata dal terapeuta, lui non mi è stato d'aiuto, avevo sempre fissazioni in testa. Volevo concentrarmi su quelle, su come farle andare via, ma lui non voleva sapere delle ossessioni, ma del mio percorso della mia vita. Non sto qui a spiegare tutte le situazioni che si sono succedute ma vado subito al dunque, dicendo di quest'ultimo periodo. Quindi più o meno 2 anni fa.

Mentre stavo tentando di risolvere la mia ultima ossessione, un giorno vengo a scoprire che l'amianto non è solo quello rigido sui tetti o sui tubi come (per mia ignoranza) ho sempre pensato, ma anche in polvere. Al che, dato che l'idea che le mie coinquiline di un tempo mi hanno messo cose tossiche non mi ha mai abbandonato, inizio a pensare che tutte le mie cose con imbottiture: giacche, cuscini, piumoni, e mi ossessiona il fatto che abbiano messo amianto lì dentro e che io sia a rischio avendo tutte quelle cose in casa. E così si susseguono le varie ricerche su internet, tutto quel che cerco mi fa pensare che mi ammalerò di mesotelioma fra poche decine di anni. Smetto di avere sogni, obiettivi. Tutto diventa inutile perchè tanto morirò di tumore e ne sono certa. Ho vissuto con questa paura, cercando di ridurre i rischi. Il mio cervello si operava in continuazione per eliminare gli oggetti potenzialmente contaminati, ho portato tutto in mansarda per poi convincermi invece che l'amianto già respirato in questi anni mi ha condannato per sempre (usando come fonte sempre internet).

Non sto a dirvi le varie peripezie, e i vari pensieri che mi trovo a fare tutt'ora dopo svariati anni, più le varie terapie che ho dovuto interrompere.

Ad ogni modo, sono comunque giunta ad una conclusione importante: questa non è vita. Tutto si basa su queste ossessioni, si tenta di risolverle, di rassicurarsi, di capire che no, non si corrono rischi. Quando non è possibile dimostrare ciò, allora si cade in una sorta di loop depressivo in cui tutti i pensieri negativi si accavallano e si cerca una pseudo soluzione che ci fa stare buoni per una manciata di minuti, quando invece si riesce ad eliminare ciò che genera l'ossessione (mi è capitato in passato per esempio di buttare del cibo dove magari credevo ci fosse il botulino) subito ne arriva un'altra. Quindi, non è il pensiero in sé che fa paura, ma il meccanismo che si è innescato non riesce più ad arrestarsi. Mi sono detta parecchie volte "pazienza se morirò di amianto! Preferisco accettare questa fine piuttosto che vivere così!". Ma poi la mia mente di nuovo pensa "e allora a cosa serve studiare, essere felici, impegnarsi in qualcosa, se sai già che il tuo futuro è segnato". Purtroppo questo fatto di accettare che morirò per quella causa, mi fa vivere ancora peggio e mi fa tentare ancora di più di trovare una soluzione, di cercare articoli in cui si parla di gente sopravvissuta. Non riesco a vivere con rassegnandomi alla certezza che morirò fra una decina d'anni. E allora cosa si fa? Le ossessioni ci incatenano, tutto passa in secondo piano. C'è sempre un motivo secondo il mio cervello per cui è sensato pensare in continuazione ad una cosa. O perchè devo trovare una soluzione, o semplicemente mi dico: se a casale Monferrato molte persone sono andate in depressione perchè hanno respirato l'amianto e temono di morire da un momento all'altro, perché non dovrei pure io pensarla così? E allora continuo, senza sosta, dalla mattina alla sera. Mentre faccio le mie cose penso e rimugino, scrivo le mie paure, e dopo che le scrivo ne arrivano altre e le scrivo. Mesi fa però, a causa di un problema reale che ho avuto all'università, ho iniziato ad ossessionarmi con un'altra cosa. Ed ecco che la paura dell'amianto per un paio di mesi è scomparsa. Credevo di averla superata, ma quando ho risolto quell'altra cosa, eccola tornare. E ancora tutto da capo. Però mi sono detta: se di fronte ad un altro problema, quella paura è scomparsa, allora è possibile smettere di pensarci. Il guaio è che non so come sia possibile fare ciò senza sostituire l'ossessione con un'altra ossessione. Sono sicura che se smetto di pensarci per qualche giorno, poi il mio cervello non sentirà più il bisogno di pensare ancora, però mi dà sempre un motivo per pensarci, e quindi non riesco a smettere.

Ma, è vita questa? No. Nemmeno lontanamente. Non sono altro che un vegetale che non prova più felicità per niente. Vivo in balìa della mia ansia e della mia paura. Non me lo merito. Una volta un mio amico mi disse "come ci sei entrata ci esci".
Posso uscirne ma non devo minimamente pensare che uscirne equivale a rassicurarmi del fatto che quella cosa non accadrà mai, perchè se no arriverà un'altra paranoia e sarò costretta a partire da capo. In fondo, i tumori sono ormai molto frequenti. Non posso mica analizzare tutto quel che mangio ogni giorno. Anche nel cibo potrebbero esserci cose che nel tempo potrebbero uccidermi.

Dunque, mi dico di essere coraggiosa, di riprendere a poco a poco a fare quello che mi fa stare bene, a non sentirmi in colpa se per qualche minuto non penso alle mie ossessioni, a pensare che pensarci non risolverà il problema, a pensare che il problema forse non esiste o forse si, ma non è quello il punto. Non posso continuare a vivere così perchè quella che ho condotto fino ad ora non è vita.

Voi come avete reagito al vostro doc?
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