Mi sono dilaniata il cervello su questa cosa, sono due anni che mi faccio dubbi e paranoie sul se abbia o meno la dipendenza affettiva, tra pianti, ansie e sofferenze atroci, e poi ecco qua. Parlando con la psicologa, esce fuori che sì, lo sono davvero. Per mesi ho creduto di stare bene, senza più ossessioni. Mi dicevo "è la tua testa a farti stare così, ignorala". E io l'ho fatto, ma dentro di me la tristezza, l'ansia e i dubbi non sono mai andati via del tutto... e adesso eccomi qui, ad accettare la realtà dei fatti: la mia relazione si è probabilmente basata quasi unicamente sul bisogno, non sull'amore. E fa schifo questa cosa. E mi fa ancor più schifo avere paura di essere abbandonata, aver paura di dire queste cose al mio ragazzo mettendo tutto in discussione. Temo che la mia dipendenza non mi faccia avere il coraggio di ammettere l'inadeguatezza di questa storia. O meglio, io ancora non so se questa storia sia adeguata o no, perché non ho mai discusso adeguatamente col mio ragazzo delle cose che non mi stanno bene di lui. Ecco, arriviamo al punto. Fin dall'inizio della mia storia, ho sempre avuto questa bruttissima sensazione addosso, come se ci fosse qualcosa che non andasse in lui e in noi due. Non se n'è mai andata del tutto, mai, per quanto io abbia cercato di nasconderla, di godermi i nostri momenti il più che potevo. Subentrava sempre questa brutta angoscia, tristezza, paura, che mi ha fatto piangere non so quante volte davanti a lui, facendolo sentire di merda, stancandolo e sfiancandolo con le mie crisi. Ci siamo pure lasciati, per 4 mesi, perché non ce la facevo più... poi a quanto pare mi sono accorta di amarlo, ma non sono neanche più sicura di questo, e ci siamo rimessi insieme. Il primo mese sono stata da Dio, mi sentivo rinata, senza paura, come un leone... e poi, piano piano, di nuovo la spirale negativa. E' andata meglio, ma comunque i brutti pensieri non se ne sono mai andati via del tutto. Dicevo, ci sono delle cose che non mi piacciono di lui... ho la sensazione che lui sia inconcludente, immaturo, infantile. Ha quasi 28 anni e non ha uno straccio di laurea, né un lavoro adeguato. In questi due anni ha lavoricchiato, ma ha fatto sempre lavoretti piccolini e forniti da qualche suo parente, proprio come se lui non volesse mettersi in gioco, non volesse fare fatica, come se volesse tutto e subito, senza sforzo. Adesso dice che a marzo tenterà il concorso a vigile urbano, lo disse anche l'anno scorso, e poi non l'ha più fatto. A me queste cose non piacciono affatto, mi danno una bruttissima sensazione, e non gliene ho mai parlato perché ho paura di essere cattiva con lui, e di perderlo... ma penso anche che l'amore serva proprio a guarire le persone, ad aiutarle. Magari lui ha bisogno di una scossa, di una spinta, che potrei dargli io. Non so, temo che anche se lui si impegnasse e trovasse lavoro, non mi piacerebbe lo stesso, perché è come se lui non avesse un progetto di vita in cui vuole realizzare i suoi sogni. Mi piacerebbe che lui realizzasse i suoi veri sogni, che forse non sa manco lui quali sono. E forse potrei proprio aiutare a farglieli trovare. Ma il punto è che lo sento come un bisogno egoistico, non come una sincera dimostrazione d'amore. E io voglio poter provare amore vero. Altro sintomo della dipendenza affettiva: quando esce con gli amici mi sento gelosa e abbandonata. Non sapete quanto io mi senta orribile per questo. Lui si merita di essere amato, si merita una persona che gioisca quando lui è felice, che sia contenta per lui, e io in questi anni non credo di esserne stata molto capace. Gli ho offerto solo lacrime, ansia, tristezza, gelosia. E' orribile. Insomma, tutto gira intorno alla paura di essere abbandonata. E chissà se, avendo questo problema e contemporaneamente stando in coppia, se ne possa venir fuori, imparando ad amare, oppure bisogna lasciare questa persona, ammettendo che non è adeguata per noi e vivendo finalmente quell'abbandono che tanto si teme, superandolo. Mi piacerebbe avere pareri da persone che ci sono passate, o ci stanno passando. Grazie. |