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> Soffrire, Evitare, Sopravvivere, (ma senza troppa retorica gratis)
 
Sidel Bern
Inviato il: Sabato, 05-Gen-2019, 00:07
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Buonasera e buon anno a chi è in ascolto.

So che qui dentro ci sono tante storie e non so perché dovreste leggere proprio la mia, che non è niente di particolarmente originale, ma scrivo comunque perché un po' vi ho letto e non credo di poter trovare molti posti all'infuori di questo in cui esista la possibilità che questa storia possa essere condivisa da qualcuno (il mio spazio attraverso la psicoterapia ce l'ho, ma essendo appunto il mio spazio ci sono solo io...). Il mio è un percorso di solitudine, per cui se qualcuno si riconosce in qualcosa o ha qualcosa da condividere in merito mi fa solo piacere.

Forse qualcuno può capire anche meglio di me cosa è l'evitamento, il non sentirsi sullo stesso piano degli altri, vederli dai margini esperire momenti di felicità, potersi esporre e intrecciare relazioni mentre tu non riesci neanche ad andare a pagare la tassa dei rifiuti perché sei in ritardo e hai intima paura di cosa potrebbe pensare l'impiegata della sportello o le persone in fila PSICO-asd.gif (ci rido su ma non c'è molto da ridere in realtà...)

In breve, sono un ragazzo e ho 26 anni, da 2 faccio una modesta terapia farmacologica per la depressione a cui mi sono sottoposto volontariamente e in autonomia (purtroppo nel corso degli anni nessuno ha avuto cura di me per queste cose, ho dovuto sempre arrangiarmi), essendo arrivato ad un punto in cui non sapevo proprio più cosa altro fare. Non c'è stato un evento che mi ha portato a quel punto, sono sempre stato così da quando ne ho memoria; non ho ancora capito se la depressione è una conseguenza del modo in cui sono cresciuto oppure sono fatto così nel cervello e stop, sta di fatto che era diventata una condizione naturale.

Sta di fatto che grazie a tanti sforzi e alla terapia sono riuscito almeno a uscire dal circolo vizioso in cui stavo, a cambiare in parte la mia vita a costo di abbandonare tutto ciò in cui avevo speso inutilmente energie e sofferenze (lo studio e l'università) senza ricavarne nulla (relazioni, soddisfazioni...). Da un anno ho addirittura un lavoro e vivo da solo! Eppure nonostante i farmaci, nonostante la psicoterapia, nonostante tutti i cambiamenti, nulla sono lontano anni luce dagli altri e l'unico posto in cui mi sento accolto sono le mie stesse mura, le mura della mia casa e quelle della mia stessa mente. Riesco ora a sopravvivere, ma non sono in grado di vivere. Sopravvivo nella precarietà, qualche mg in più o in meno di una pastiglia può determinare cosa potrò o non potrò fare il tal giorno, quando provo a costruire qualcosa non riesco a sostenerne il peso, devo fare tutto in modo estemporaneo.

Gli altri non mi sembrano perfetti, ok, ma sembrano avere una capacità di gioire, di avere prospettive, ecc. ecc. che io non ho e a questo punto credo non avrò mai. In fondo credo che non abbia davvero il desiderio di essere "come loro", non so manco dire se c'è qualcosa che mi piacerebbe. Ciò che desidero probabilmente è "solo" non essere solo (scusate il gioco di parole).

E niente, non c'è una morale né domande particolari (o meglio, ci sarebbero ma richiederebbero ben più tempo per essere poste), volevo solo lasciare comunque questa testimonianza vedere se c'è qualcun'altro che sta in condizioni simili e ha voglia di condividere.

Intanto comunque grazie e buona serata
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Nightmare97
Inviato il: Sabato, 05-Gen-2019, 21:09
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Ciao Sidel, posso immaginare come ti possa sentire perché sto attraversando qualcosa di molto simile. Dopo aver vissuto un bruttissimo periodo ho deciso di abbandonare l'universitá perché per me era diventato un inferno dare esami, frequentare le lezioni e vedere sempre le stesse facce giudicanti, e così sono andata lavorare presso l'azienda di mio padre. Beh posso dire che con il senno di poi non sto molto meglio anzi..Le poche amicizie che avevo le ho perse,ritornando a casa, rimanendo solo con un amica, e così i sabati spesso sto a casa ma é solo qui che mi sento al sicuro. Infatti anche andare a fare la spesa é diventato un incubo per me. Ora come ora vedo la soluzione solo nella psichiatria e nella cura omeopatica che ho iniziato da poco. Ormai tra me e gli altri si é venuto a creare un tale distacco che anche iniziare una semplice conversazione é molto faticoso. Comunque Quello che voglio dirti é che non sei solo e che molti sono nella nostra stessa situazione. Buona fortuna
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Sidel Bern
Inviato il: Domenica, 06-Gen-2019, 03:25
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Ciao Nightmare, ti ringrazio per la vicinanza. Guarda, posso solo che ricambiare e mandarti un forte abbraccio perché capisco benissimo. Pensa che io quel passaggio lì lo ho vissuto non una, ma ben due volte... Sono andato via dall'università una prima volta in preda alla disperazione (da tutta la vita mi ero impostato per arrivare lì, non c'erano altre opzioni nella mia testa), sono stato mesi a casa senza prospettive, dopo un anno e mezzo e dopo un lavoro temporaneo ho deciso di tornare pensando di aver risolto chissà che, ovviamente è finita peggio della prima volta... Capisco bene cosa vuoi dire, tra l'altro io dovevo raccontare a me stesso e agli altri di essere quello bravo, impiegavo un sacco per preparare gli esami (riflettevo e ragionavo su tutto, salvo poi non coprire tutto il programma d'esame) e poi spesso non li facevo, per me era pure un umiliazione...
Poi tornare a casa e sentirsi falliti già di suo è dura, immagino che il lavorare con tuo padre possa solo che peggiorare le cose, lo credo bene che non ti senti meglio...

Se penso che cosa dovrebbe essere l'università e che cosa invece è stata per me... Ci ho messo piede pensando che avrebbe risolto tutti i miei problemi, invece li ha portati ad un livello ancora più alto. Quando vengo invitato da conoscenti o dai pochissimi amici che ho e vedo gli altri vivere e raccontare le loro vite universitarie (fare un percorso insieme, studiare, legare, divertirsi, affrontare le medesime difficoltà, ecc. ecc.) non posso fare a meno di subire vedendomi sbattuto in faccia tutto ciò che per come sono fatto e la storia che ho avuto non sono stato in grado di vivere.

Probabilmente io sono un po' più avanti nel percorso (se '97 è la tua età ho pochi anni più di te, ma sono anni in cui molto è cambiato) e se me lo concedi ti voglio dare un consiglio, visto che ti appresti a seguire un percorso psichiatrico.

I farmaci impattano in modo importante sulla tua interiorità e alleviano di molto la pressione che ora senti, ma non fare l'errore di pensare che siano la soluzione ai tuoi problemi, non li investire di troppe aspettative, soprattutto dopo il primo periodo in cui sei a regime e ti sembra di essere entrata in un'altra dimensione: non è così. Ti possono essere di grande aiuto, sì, ma non possono surrogare mancanze della tua vita passata o la cura che gli altri non ti hanno dato.

Certo non so come tu sia arrivata in questa situazione e posso solo augurare per te che sia solo un passaggio della tua vita che possa in qualche modo essere oltrepassato. Per me non è stata una contingenza ma la naturale evoluzione del mio percorso, ma sono fortemente convinto che molto di questo si sarebbe potuto evitare, se solo chi doveva farlo si fosse reso conto della mia sofferenza anziché lasciarmi solo. Al contrario per i miei ha sempre contato soprattutto che incarnassi un po' il modello dello 'studioso', il resto (il fatto che non fossi mai felice, che avessi cattivi rapporti con gli altri, che non esprimessi desideri, ecc.) sembrava contare poco. Fin da bambino non vedevo grandi prospettive e speranze nel mio mondo, in quel contesto mi sono convinto che la mia missione fosse appunto quella di essere quello studioso e che tutto il resto (io compreso) valesse poco, e nessuno ha pensato che questo potesse essere un problema.

Ti ringrazio ancora per aver risposto, se posso esserti utile in qualche modo io sono qui.
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depressopsicotico
Inviato il: Domenica, 06-Gen-2019, 18:21
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Ciao, sto esattamente come voi.non sto sullo stesso piano degli altri ma sono inferiore. Causa? L incapacità mentale di gioire e di stringere rapporti sociali. È proprio la struttura del mio cervello che è fatta solo per soffrire.non so partecipare alle emozioni positive ma solo negative.in questi casi si parla di sindrome depressiva Endogena.a me cronica.una diagnosi che non ti lascia scampo.io non ne posso uscire del tutto ma posso solo,con l'aiuto esterno, migliorare.se lasciato solo, anche solo per pochi giorni È FINITA.non ho capacità di iniziare a fare gli atti quotidiani,se non stimolato. Sono seguito da uno psichiatra che ho capito poi che gli interessa più che altro una sola cosa: i soldi. È tutto.
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Sidel Bern
Inviato il: Domenica, 06-Gen-2019, 22:25
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@ depressopsicotico

Anche qui, capisco benissimo. Poco tempo fa ho provato a ridurre molto molto gradualmente i farmaci sperando di poter sostenere la cosa, volevo poter avere delle emozioni positive come gli altri. In breve tempo ho cominciato a risentirmi un po' al tuo stesso modo.

I colleghi mi spronano e mi dicono "dai, buttati con quella ragazza", io dico loro che non sono in grado / non possono e rimangono perplessi. Se non sei in grado di gioire e di vedere il mondo in modo costruttivo, come fai a pensare di costruire una relazione? Mancano proprio le basi per muoversi.

Taluni mi hanno detto che ho bassa autostima e mi sottovaluto, ma gli altri sembrano non capire che c'è qualcuno che ha veramente qualcosa in meno, nel mio caso l'incapacità mentale di partecipare alle emozioni positive, non avrei potuto trovare parole migliori di queste.

Ciò non vuol dire che stiamo sempre male, vuol dire che non stiamo mai bene. Per me il modo in cui gli altri si divertono, si lasciano andare, stringono relazioni, fanno progetti, ecc. praticamente è magia, mi sembrano in un'altra dimensione. Il percorso farmacologico - almeno nella mia esperienza - semplicemente mi mette in grado di convivere con questa cosa accettandola ed evitandomi la frustrazione e l'ansia, ma non è assolutamente in grado di ribaltare la cosa. Non ti fanno stare bene, semplicemente evitano di farti stare male.

Praticamente si deve scegliere tra le emozioni negative e l'assenza di emozioni.

Siamo dei veri stoici, forti nel resistere nelle condizioni in cui siamo. Ma appunto, sappiamo solo resistere e mai avanzare. Non perché non ne abbiamo la forza, ma perché nemmeno siamo in grado di averne voglia. Tutti i cambiamenti poi rivelatisi positivi sono stati messi in atto per un principio di limitazione del danno in senso difensivo, mai in senso costruttivo. Solo la paura mi muove.

Vorrei darti speranza e dirti che c'è modo di cambiare le cose, ma se c'è io ad oggi non l'ho trovato. Come ha detto Nightmare, non siamo soli, ed è già qualcosa. Cercare di creare delle relazioni e confronti con chi vive la stessa situazione non è cosa da poco.

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depressopsicotico
Inviato il: Mercoledì, 09-Gen-2019, 13:32
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Spiego in breve il mio problema principale: quando sto con chi sta bene sto bene. APPENA rimango solo mi deprimo al massimo, perché il mio cervello non riesce a ragionare su cose positive e costruttive. Qualcuno parla di PAURA ma non credo sia solo quello.sta di fatto che in queste condizioni necessito sempre dell' aiuto altrui,nn mi sento autonomo.credo. Sia una grave forma di depressione ormai cronica.non vedo vie d'uscita se nn conviverci.per curiosità, hai anche tu questo problema?
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Sidel Bern
Inviato il: Domenica, 13-Gen-2019, 02:44
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Non credo, direi quasi di avere il problema opposto. La solitudine non mi fa stare bene, ma mi evita il confronto con gli altri, il quale invece mi fa stare male perché li percepisco stare in un'altra dimensione. Una dimensione in cui possono esistono gioie, sogni, progetti, ecc. ecc., tutte cose che nel mio mondo non ci sono mai state. Io passo la maggior parte del tempo da solo e sono abituato a stare per lunghi periodi solo proprio per questo motivo. I contatti con gli altri sono troppo impegnativi da gestire in queste condizioni, mi pesano e non riesco a stabilire relazioni data questa distanza che vivo nei loro confronti.
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Nightmare97
Inviato il: Martedì, 15-Gen-2019, 14:51
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Buona sera ..giá la nostra malattia non é semplicissima da curare io penso che peggioreró sempre si più , il fatto é che il mio cuore si sta chiudendo e così anche la mia mente non riuscendo a provare più gioia ne speranza . I farmaci mi rilassano un Po di più facendomi sentire più sicura ma comunque hai ragione tu sidel non sostituisco l'affetto e l'amore degli altri..La vita senza queste cose é una vita persa e arida. Il vero problema sta secondo me nel non avere più la spinta interna di reagire di fronte alla depressione , ad esempio a volte mi viene in mente di fare qualcosa per cambiare la situazione (iscrivermi in palestra, chiedere qualcuno di uscire..) ma poi puntualmente rimando perché sono in preda allo sconforto e non mi va di vedere nessuno. É un circolo vizioso in pratica. Poi ogni volta che penso a farmi nuove amicizie , la prima cosa che mi viene in mente é che è un impegno e non ho la forza. quindi bho non so proprio che fare
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depressopsicotico
Inviato il: Martedì, 15-Gen-2019, 19:05
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Regola numero uno, credo,per stare meglio, è non fare paragoni con nessuno e non pensare il giudizio della gente( cosa che a me ancora nn riesce)
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Sidel Bern
Inviato il: Domenica, 20-Gen-2019, 08:55
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@ Nightmare

Esatto, finisci per non fare più niente. Sai che non ce la puoi fare e per evitare altre umiliazioni e sensazioni di fallimento eviti di impegnarti in cose anche solo di breve termine. Agli altri ovviamente non lo puoi dire perché non capirebbero, mediamente ti senti un complessato lontano dalla dimensione in cui vivono gli altri. Questa condizione scava un fossato tra te e gli altri che poi è davvero difficile da colmare. Anche qui i farmaci miracoli non ne fanno. Ti possono alleviare la pressione e portarti a galla, ma di per sé non ti fanno muovere. Se poi ciò che pensi si è strutturato per anni nella depressione, i danni da riparare sono grandi.

Dette tutte queste cose negative (che purtroppo però sono solo la fotografia della situazione), c'è una cosa importante che voglio dirti. Chiaramente non ti conosco se non per poche righe di testo e non prendere la cosa come presunzione, ma quel che ti posso dire è che io credo in te, da quello che scrivi secondo me in te ci sia ancora una fiamma di volontà e di speranza di una vita diversa. Hai bisogno di qualcuno che possa aiutarti a tenere quella fiamma al riparo dalle intemperie della depressione, che ti possa dare delle riserve di fiducia che adesso in te sono esaurite. Chiaramente non è che questo risolva tutto, anzi, ma poter crederci è la base da cui partire, e in situazioni come queste poterlo fare da soli è veramente difficile (anche se non impossibile). Non puoi arrenderti, ci deve essere qualcosa che può anche solo sbloccare la situazione! Finché c'è quella fiammella hai il dovere di provarci. Certo mi rendo conto che tentare può nuocere eccome (non so chi abbia mai potuto dire che 'tentar non nuoce'...) e le poche risorse rimaste vanno usate con attenzione, ma non puoi lasciarti imprigionare definitivamente dalla tua condizione. Te lo proibisco 😄

@ depressopsicotico

È difficile non fare paragoni con gli altri, ma di per sé può anche non essere un male. Non c'è niente di male nel dire "io sono in questa situazione, mentre lui è in quella". Il problema è che noi si dice un'altra cosa: "lui\lei può e io no, fine." Gli altri diventano il simbolo di ciò che noi non siamo stati in grado di fare e di vivere.
Il giudizio purtroppo è una botta, soprattutto perché problemi come questi non sono socialmente accettati, non trovi comprensione negli altri come invece la troveresti se avessi un problema di salute fisica. Su questo fronte anch'io per ora sono impotente...
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Saoirse
Inviato il: Venerdì, 07-Giu-2019, 14:20
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Volevo complimentarmi con tutti e tre per aver intrattenuto una conversazione da cui traspare una particolare maturità e profondità oltre che una certa consapevolezza della propria condizione (aspetto da non sottovalutare). Mi dispiace essere giunta alla conoscenza di questo forum solo da poco e aver letto oggi questa interessante discussione. Spero che qualcuno possa leggere questa risposta. Mi piacerebbe innanzitutto sapere come state adesso a distanza di alcuni mesi e poi volevo chiedere a Sidel che facoltà frequentava(sono curiosa perché dalle cose che hai scritto sembri avere molte conoscenze psicologiche e mi chiedevo se sono frutto di un determinato percorso universitario oppure semplicemente di riflessioni che hai maturato nel tempo)
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