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PSICO > Disturbo ossessivo compulsivo: Strategie per vincere le ossessioni > The Imp Of The Mind


Inviato da: giovannalapazza il Giovedì, 29-Nov-2012, 13:04
Lavoro di traduzione in italiano dell'opera “The Imp Of The Mind” di Lee Baer.

Lee Baer è un famoso terapista Americano del Massachusetts general hospital che ha dedicato la sua vita e la sua specializzazione nella cura del disturbo ossessivo compulsivo (doc).


“The Imp Of The Mind” è una famosa opera di Lee Baer che spiega come i pensieri intrusivi siano presenti in ogni essere umano ma purtroppo come nel caso dei disturbi ossessivi possano trasformarsi in pensieri che creano ansia e disagio e rinforzare i meccanismi ossessivo/compulsivi, ma uscirne è possibile!

Purtroppo l'interessantissimo lavoro che Lee Baer ha fatto con questo libro è disponibile in lingua Inglese solamente e non ne esiste un edizione Italiana.

Ecco che quindi è nato questo lavoro di traduzione senza alcun fine di lucro o di violazione del copyright dell'editore americano o di Baer stesso, ma solo per rimediare a una grande mancanza

ossia che questa opera come purtroppo anche altre opere rivolte ai dokers (sofferenti di doc) e ai loro cari non sia tradotta e pubblicata in italiano da nessun editore nostrano!

Testo estrapolato da psico forum grazie alla preziosissima operazione di traduzione di alcune fantastiche utenti a cui va il nostro più sentito GRAZIE PSICO-kiss.gif il merito e l'impegno che avete avuto in questo progetto è grandioso e servirà a far migliorare molte persone oltre che essere uno
splendido strumento per i futuri dokers che chiederanno aiuto, citando l'associazione americana sul

doc “Don't suffer in silence! Non soffriamo in silenzio; reagiamo.

PREFAZIONE

Fin da quando Sally, una nuova madre, aveva portato sua figlia neonata , Jessie, a casa dall'ospedale aveva sempre piu’ paura di stare sola con lei un pochino.

Ora, quando lei si prende cura di sua figlia da sola, pensa a come sarebbe facile per lei tirare la sua Jessie indifesa contro un muro e fracassargli
il cranio, o come lei potrebbe soffocarla rapidamente sotto il suo cuscino.

Se Sally vede un coltello sulla cucina, l'immagine di pugnalare Jessie inonda la sua mente,disgustandola e riempiendola di sensi di colpa. Suo marito Jack trova strano che Sally preferisce che sia sempre lui a cambiare il pannolino di Jessie, e che lui le faccia il bagno, mentre Sally cerca di starle lontano il più’ possibile.

Ma finora lei non può’ ammettere a Jack i pensieri terribili, si sente
vergognosa e disgustata."nessuna altra madre potrebbe avere pensieri come questi devo essere “pazza” lei mi dice attraverso le sue lacrime.

Quando l'assicuro che i suoi pensieri non sono rari come lei crede e che io non sono per niente preoccupato sul fatto che lei li metterà’ in atto ,Sally si sente leggermente sollevata ma anche confusa come può essere così sicuro che io non sono in fondo un assassina che un giorno con uno
scatto uccida Jassie?

Lei mi chiede.

Ma da molti fatti, che lei si sente colpevole e si preoccupa di avere pensieri così terribili e che lei prima non ha danneggiato mai fisicamente nessuno, sono tutti indizi che io ho per essere in grado di riassicurarla che lei non è un'assassina, ma piuttosto una tra milioni di persone che soffrono in silenzio di cattivi pensieri.

Cosa intendo dire con "cattivi pensieri?" vogliono dire qualche cosa di specifico: Pensare le cose più inadeguate nei momenti più inappropriati.

Questi continui pensieri ed immagini quasi sempre rientrano in queste tre categorie: pensieri aggressivi ed impropri pensieri sessuali ed impropri o
pensieri religiosi e blasfemi.


Questi cattivi pensieri talvolta riguardano il danneggiamento di un bambino innocente, talvolta esortano a saltare dalla cima di un edificio alto, talvolta esortano a saltare di fronte ad un treno in arrivo, o esortano a spingere un'altra persona sotto un treno o automobile.

Alcuni soffrono di pensieri sessuali li trovano inaccettabili sia verso persone che conoscono sia verso estranei-o forse anche verso figure religiose come Dio, Gesù o Maria.

Altri si risvegliano domandandosi se hanno stimoli incestuosi, o si preoccupano se hanno impulsi a dire cose razziste totalmente contrarie alle loro credenze.

Poiché’ state leggendo questo libro, suppongo che come me siete curioso di sapere perché’ si abbiano tali pensieri-. le ultime cose che noi vorremmo- così io esplorerò dettagliatamente lo stato attuale delle conoscenze e perché’ abbiamo questi pensieri, in particolare quello che li provoca, e quello che succede nel nostro cervello mentre noi li sperimentiamo.

Nelle pagine che seguono spiego la varietà dei cattivi pensieri che i miei pazienti sperimentano, ed i disturbi che possono elevarli a problemi seri (particolarmente disturbo ossessivo-compulsivo e depressione post-partum e altri).

Questi pensieri sono molto più comuni di quello che solitamente
possiamo credere, mentre varia da cattivi pensieri miti che quasi ognuno ammette di avere di quando in quando, a cattivi pensieri severi (la ricerca che io discuterò più tardi suggerisce che può essere sopportato da milioni di adulti).

Sfortunatamente molti adolescenti soffrono anche di cattivi pensieri seri, convincendoli spesso che loro sono persone moralmente cattive e che realmente hanno impulsi sessuali verso i loro genitori o a fare qualche cosa ugualmente detestabile .

Purtroppo da bambini raramente impariamo, come
le nostre menti funzionano, o a scuola o in famiglia, lasciandoci cosi’ dopo a malintesi. Forse voi o qualcuno che voi amate ha sofferto di " cattivi pensieri" brevemente in passato o continuamente durante il corso di molti anni. In caso affermativo probabilmente non avete mai detto a nessuno, ne’
a un amico fidato ne’ al coniuge dei vostri cattivi pensieri – terrifica dalla probabilità’ che potessero pensare che lei fosse matta (e probabilmente avrete pensato molte volte questa cosa!).

Probabilmente evitare la situazione che scatena i pensieri e provare vergogna per avere questi
pensieri in primo luogo.

Se Lei proviene da un sfondo religioso e severo,si può preoccupare se e’
già condannato all’inferno, specialmente se Lei crede che il solo pensiero sia già’ un peccato grave come nell’eseguirlo.

Questi non sono evidentemente quel genere di pensieri che uno discute a una festa ma semplicemente apprendendo che questi pensieri fanno parte dell’essere umano, e che altri simili stanno probabilmente girando nelle menti delle persone che incontra sulla strada ogni giorno, questo dovrebbe rassicurarla sul fatto che non e’ diversa da come lei e’ preoccupata di essere.

C'è aiuto per i suoi pensieri, e loro non devono rovinare la Sua qualità della vita; loro possono essere addomesticati (un sinonimo per domestico è addomesticare, entrambi significano conviverci).

Nella seconda parte di questo libro, spiego i trattamenti all'avanguardia che Lei può sperimentare da solo o con un professionista per convivere con i Suoi cattivi pensieri (incluso una serie affascinante di esperimenti che mostrano che più Lei tenta di fermare i Suoi cattivi pensieri, più’ li rafforza).

Non sarebbe strano per Lei avere dubbi sul fatto che un giorno agirà sui Suoi pensieri, e che nel profondo Lei è un criminale. Perciò io affronterò’ il tema impegnativo di come si può’ essere sicuri che non si agirà’ mai su questi pensieri; cioè’ se si soffre di ossessioni che cosa ti rende diverso da
un Susanna Smith o un Jeffrey Dahmer che realmente hanno fatto le cose che ti preoccupi di
fare..

Forse più importante, spero di farvi sentire meno soli ed indifesi, e darvi la speranza che si può’ ancora trovare la pace nella mente.

Come psicologo autorizzato io sono eticamente obbligato ad adottare provvedimenti in caso credo che la mia paziente sia un pericolo per gli altri.

Eppure ogni settimana qualche madre mi dice che
ha pensieri di danneggiare il suo bambino, un padre mi dice che si preoccupa se lui molesterà sua
figlia, e uomini e donne mi dicono che loro pensano di sterzare la loro automobile contro un pedone
innocente o spingere un pendolare sotto un treno in arrivo e di fronte a questo non intento nessuna
causa, perché?

Perché l’esperienza e la ricerca mi hanno insegnato che queste persone non sono veramente pericolose per gli altri.

I loro pensieri li lasceranno sentire colpevoli e depressi e, troppo
spesso, impediti, ma i loro cattivi pensieri rimarranno quasi certamente solo quello-cattivi pensieri.

Durante il corso dei venti anni passati io sono divenuto un esperto nel trattamento di disturbo ossessivo-compulsivo (OCD per brevemente) che un disturbo neuropsichiatrico caratterizzato da ossessione mentale sconvolgenti e compulsioni come lavare continuamente le mani o controllare la
serratura della porta.

Durante questo periodo la nostra clinica OCD presso il Massachussetts
General Hospital e’ cresciuta fino a diventare il più’ grande e il più’ conosciuto al mondo per i pazienti passati e presenti che ammontano a un totale di quasi 2000.
I miei colleghi Drs.. Michael Jenike e William Minichiello ed io abbiamo collaborato con cura al
libro principale sul ODC e relativo disturbo che e’ attualmente alla sua terza revisione e e’ utilizzato
da medici e studenti di medicina di tutto il mondo.


Ho anche scritto “ottenere il controllo” un libro che descrive l’effettivo comportamento-trattamento della terapia per l’ODC, che e’ ora disponibile in 4 lingue.

Nel parlare coi miei propri pazienti e corrispondendo per posta e E-mail con chi soffre di OCD che e’ lontano come Meridionale Africa, Asia ed Australia, sono stato affascinato dal grande numero di pazienti che hanno cercato il mio aiuto , il mio aiuto per i loro problemi e poi, in risposta alle mie
domande,hanno ammesso di soffrire da tanti anni di ossessioni aggressive,ossessioni sessuali o blasfeme.


Io ora sono convinto che questo è un problema sottovalutato, per esempio, mezzo milione di donne americane all'anno soffrono di pensieri orribili sul danneggiamento dei loro neonati - anche se loro
non faranno mai questo! P

urtroppo la maggior parte di queste donne non cercano un trattamento,
probabilmente perché’ sono cosi’ imbarazzate da questi pensieri che non vogliono parlarne ne’ con
il medico ne’ con la famiglia.

Anche se le persone con pensieri inaccettabili come questi, oggi,gli sarebbe diagnosticato il DOC,
la maggior parte di loro non si sentono identificati con questo disturbo perché loro non si lavano le
mani o controllano serrature di porta.

Nessuno dei libri che sono pubblicati sul DOC negli ultimi
dieci anni (incluso il mio “ottenere il controllo”) si sono focalizzati su questi particolari sintomimentali.


Studi epidemiologici in tutto il mondo suggeriscono che può essere il genere più comune di
DOC.

questo è particolarmente infelice in quanto negli ultimi dieci anni abbiamo sviluppato
trattamenti potenti per trattare efficacemente questi pensieri intrusivi.
Durante il corso dei due anni passati io ho condotto un gruppo di appoggio settimanale all’Ospedale

di McLean per tentare di aiutare chi soffre di cattivi pensieri.

E’ stato gratificante per me sentire partecipanti affermare che grazie a questo gruppo hanno appreso
di non essere da soli, e che c'è speranza per il recupero. Nello stesso tempo io ho imparato molto dai
partecipanti ascoltando le loro storie molte delle quali descrivo in questo libro.

A oggi ho incontrato o ricevuto diverse centinaia di persone coi cattivi pensieri, ed ho notato due
paradossi intriganti fra loro:

1- quasi tutti color che vengono da me per un aiuto coi cattivi pensieri pensano che lui o lei siano
l'unica persona con questi pensieri , eppure se negli Stati Uniti tutti quelli che soffrono di questi
cattivi pensieri si riunissero, formerebbero la quarta città più grande degli Stati Uniti, con una
popolazione superiore a quella i di New York, Los Angeles, e Chicago.

2- coloro che soffrono di cattivi pensieri sono spesso più’ tormentati rispetto alle altre persone con
qualsiasi altro disturbo psichiatrico che ho conosciuto e molti hanno contemplato o hanno tentato il
suicidio. Eppure loro non hanno quasi mai detto ad un altro essere vivente del disturbo, soffrendo
invece in privato.
Si potrebbe dire che ho dovuto scrivere questo libro per aiutare a risolvere queste due spiacevoli
situazioni, ma correggibili.
Le informazioni contenute nelle pagine che seguono raccontano il genere di informazioni che io
darei a Sally e a pazienti simili durante i nostri incontri:il primo per aiutarla a comprendere appieno
il suo problema coi "cattivi pensieri", e quindi insegnarle ad addomesticare questi pensieri in modo
che così non la facciano più’ stare male.

I casi che io descrivo nelle pagine seguenti sono esperienze di pazienti reali, o gruppi di molti
pazienti, con tutti i nomi cambiati e le identità mascherate per proteggere la riservatezza. Li
ringrazio per avere diviso le loro storie di vita con me.
Boston, Massachusetts aprile 2000.

Inviato da: MissElle il Giovedì, 29-Nov-2012, 16:05
Grazie Giovanna,dall'introduzione sembra che sarà una lettura interessante PSICO smile.gif

Inviato da: BLUEGIRL il Giovedì, 29-Nov-2012, 16:45
seguo attentamente!! PSICO-si.gif PSICO-si.gif

Inviato da: giovannalapazza il Giovedì, 29-Nov-2012, 19:47
ringraziate tunnel, figlia dei briganti l'ha tradotto quasi tutto lei

Inviato da: giovannalapazza il Venerdì, 18-Gen-2013, 14:27
CAPITOLO PRIMO

Lo Spirito di Perversità

Lo ammetto. Non posso guidare dietro un camioncino con un cane a bordo nella parte posteriore del veicolo.

Ogniqualvolta lo faccio, i pensieri mi assalgono di nuovo. Mi immagino che il cane venga sbalzato via, sulla strada, e successivamente investito dalla mia auto.

Io cerco di allontanare dalla mia mente l'immagine del cane stritolato sotto le ruote ma non ci riesco.

Per bloccare questi pensieri o devo accelerare e superare il camion oppure devo rallentare, farmi superare da altre macchine fino a quando il cane non è fuori dalla mia visuale, e non mi resta che sperare che il camion cambi direzione presto (deviando in altre strade).

Perché ho certi pensieri?

Io conosco tutte le teorie psicologiche e fisiologiche - che discuterò in dettaglio più tardi - ma una descrizione letteraria spesso cattura in maniera più vivida ciò che sta accadendo: Non è altro che il mio personale "spirito di perversità", arrampicato magari proprio sulla mia spalla destra, che sta sussurrando e suggerendo questi pensieri inerenti il cane all'orecchio della mia mente.

Esattamente
chi è questo "spirito"?

Per quanto mi riguarda Edgar Allan Poe l'ha raffigurato perfettamente nel suo breve racconto

"Spirito di Perversità":

"Un principio innato e primitivo dell’azione umana, un qualche cosa di paradossale, che noi possiamo chiamare “Perversità” in mancanza di un termine più adeguato, nel senso che intendo io.

Sotto la sua influenza noi agiamo solo perché non dovremmo, in teoria,...non ci può essere ragione più irragionevole di questo “perché” ma in realtà non ne esiste qualcuna più forte.

Per certi spiriti, in certe condizioni, essa diventa del tutto irresistibile.
Io non sono tanto sicuro di respirare quanto lo sono del fatto che la certezza del male e dell’errore, di una data azione, di solito è l’unica forza invincibile che ci spinge, è essa e nient’altro che essa a condurre a fondo quell’azione.

Nè codesto prepotente impulso di fare il male per il male tollera di
venire analizzato o scomposto in elementi ulteriori,è un impulso radicale, primitivo, di per se stesso elementare.

Siamo sull’orlo di un precipizio, vi gettiamo dentro un’occhiata e malessere e vertigini ci colgono.

Il nostro primo impulso è di tirarci via dal pericolo, ma non di meno inesplicabilmente restiamo.

A poco a poco il nostro malessere, la vertigine, l’orrore, sfumano dentro la nuvola di una sensazione ineffabile, a gradi ancora + impercettibili questa nuvola assume una forma come il vapore di quella bottiglia dalla quale uscii un genio nelle Mille e una Notte, ma questa nostra nuvola sull’orlo del
precipizio si condensa in una forma assai più terribile di qualsiasi genio o demonio da racconto.

E’ nient’altro che un’idea, una paurosa idea, un’idea che ci agghiaccia il midollo delle ossa con la ferocia voluttà del suo orrore, è semplicemente l’idea delle sensazioni che proveremmo durante il rovinoso precipitare di una caduta da simile altezza.

Questa caduta e l’annientamento fulmineo che ne conseguirebbe, noi cominciamo a desiderarle ardentemente e perché?

Perché per l’appunto implica la più spaventevole e odiosa tra le + odiose e spaventevoli immagini di morte e agonia che mai si siano presentate alla nostra immaginazione, e siccome la ragione ci distoglie con violenza dall’ orlo dell’abisso ecco che con tanto più impeto lo avviciniamo.

Esaminiamo tutte le azioni di questo genere e troveremo che derivano sempre unicamente dallo spirito di perversità e cioè noi le commettiamo solo in quanto sentiamo che non dovremmo commetterle.

Al di fuori di questo non c’è alcun principio intellegibile...."

Basandomi sulla mia ricerca ed esperienza clinica con i miei pazienti, sono convinto che Poe abbia catturato una condizione umana universale con la descrizione di tale “spirito”.

Questo fenomeno è stato descritto da altri, da vari nomi e in varie epoche: dal neurologo francese

Pierre Janet è chiamato “associazione per contrasto”.

Nel quale il paziente si sente spinto a fare esattamente l’opposto di ciò che intende fare.

Ma queste descrizioni per me mancano dell’eleganza di Poe.

Come ho già ammesso, talora il mio personale “spirito” fa la sua comparsa attraverso pensieri e impulsi non intenzionali, non voluti, che sono in contrasto con le norme della società in cui viviamo: sbandare con la macchina andando fuori strada, oppure urlare oscenità in pubblico, ad
esempio.

E sono pochi coloro che possono affermare con onestà di non aver mai riconosciuto questo “spirito”all’opera dentro di loro.

Pensieri clinici intrusivi

Fortunatamente per me e per molte persone questi occasionali "brutti pensieri" non sono null'altro
che seccature momentanee.

Ma alcune persone, che sono in cura da me, non sono così fortunate.

I loro "cattivi pensieri" possono vertere su tematiche di violenza o sessuali o blasfeme e possono bombardarli praticamente ogni ora.

Questi cattivi pensieri - chiamate vere e proprie ossessioni se manifestate in forma grave - possono compromettere quanto di più caro le persone hanno nella vita: alcune persone hanno paura ad avere figli o stare insieme a loro, altri non riescono ad avere delle normali relazioni, altri ancora sono così
paralizzati da non riuscire neppure a portare avanti quelle che sono le normali attività, i normali impegni quotidiani- hanno paura, ad esempio, ad uscire fuori di casa - sempre a causa di questi cattivi pensieri.

A volte alcuni arrivano addirittura a prendere in considerazione il suicidio.
Si tratta di ossessioni di una certa rilevanza clinica e richiedono un trattamento mirato.

Circa due anni fa ho iniziato ad occuparmi delle problematiche di un gruppo composto di uomini e donne che soffrono di questo tipo di pensieri intrusivi, presso l' Ospedale McLean.

Da allora ho avuto modo di parlare con dozzine di pazienti che soffrono di tale disturbo e che non sono mai riusciti a confidarsi con nessuno, costoro si sono sentiti sollevati dal fatto di non essere soli e di sapere che molte altre persone soffrono del loro stesso e identico problema.

Sono davvero rimasto sbalordito dal modo in cui pensieri così intrusivi e penosi possano aver letteralmente compromesso la qualità della vita di queste persone.

Quasi tutti coloro che si sono uniti al mio gruppo, per una serie di ossessioni dal contenuto violento o di tipo sessuale, hanno pensato al suicidio come soluzione (alcuni hanno provato davvero a metterlo in pratica), altri, pur non essendoci arrivati, hanno visto completamente distrutti i loro rapporti sociali.
Alcuni non riescono a frequentare nessuno a causa di essi, altri sono addirittura costretti a divorziare.


Molti evitano di avere dei bambini intorno, altri devono tenersi alla larga da programmi televisivi, film, libri, riviste, e giornali che trattano temi inerenti episodi di violenza, di tipo sessuale, per timore di essere nuovamente bombardati da simili pensieri.

In teoria lo "Spirito di Perversità" ci fa visita saltuariamente, e di fronte ad esso noi possiamo
reagire in due modi diversi:

- Diamo a questi pensieri poca attenzione, non gli diamo credito, e quindi vanno e vengono dalla
nostra vita, oppure----->
- Rimaniamo talmente scossi da questi pensieri, gli diamo un peso eccessivo, e questo fa sì che essi si ripresentino più e più volte, durante il giorno, finendo con il compromettere i nostri impegni quotidiani, lavoro compreso.


Per quanto riguarda quest'ultimo punto mi ricordo di Isaac, un mio paziente tra i venti e i trent'anni, che ha sempre amato gli animali.

Nel periodo in cui l'avevo in cura, lui rabbrividiva ogni volta che per strada vedeva passare un cane o un gatto.

Bastava un'occhiata alla parte posteriore dell'animale a provocargli un bombardamento di cattivi pensieri - lui si sentiva costretto a fissare l'ano del cane e da lì ripartivano tali ossessioni..

Il contenuto di questa ossessione era sempre lo stesso: avere un rapporto sessuale con l'animale, e la preoccupazione conseguente di essere "sul serio" un pervertito.

Spesso lui stesso si convinceva che era vero e si interrogava in questo modo: "Perché mai dovrei guardare un cane o un gatto per strada sentendo l'impulso di fissare le parti intime dell'animale e immaginare di avere un rapporto sessuale con loro se non per il fatto che, a questo punto, è davvero
ciò che desidero fare?" (spiego meglio: lui si sta chiedendo questo "se ho questi pensieri allora è
Perché, forse, in fondo, lo desidero veramente, ergo sono un pervertito!").


Dopo che Isaac mi ha raccontato la sua storia durante il nostro primo incontro, gli ho detto che se era seriamente intenzionato a guarire da questo disturbo, la prima cosa da fare era capire e credere fermamente in questa mia affermazione:

Tu non sei anormale come credi di essere, non sei un pervertito.

Ogni essere umano saltuariamente prova questo "Spirito di Perversità", che ti provoca dei pensieri inappropriati nei momenti più inappropriati!

Per aiutare Isaac a convincersi di questo, gli ho mostrato una lista di pensieri intrusivi che fanno parte di un questionario dato a degli studenti di un corso di studi, a Londra, da un certo psicologo, il Dr. Stanley Rachman, e i suoi associati.

Isaac è rimasto sorpreso quando gli ho rivelato che in realtà tutti gli studenti hanno ammesso di aver avuto, ogni tanto, dei pensieri simili.

Ho incluso parte di questi pensieri nella tabella numero 1.

TABELLA 1:

IMPULSI O OSSESSIONI SESSUALI-

Pensieri inerenti atti di violenza riguardo la sfera sessuale
-Pensieri di punizioni di tipo sessuale nei confronti del proprio compagno/a
-Pensieri di atti sessuali "contro natura" (incluso il sesso con animali)
-Impulso a prendere parte a pratiche sessuali che possono causare sofferenza al proprio partner
-Impulsi sessuali nei confronti di donne attraenti, conosciute e non
-Impulso a violentare una donna, conosciuta e non
-Immagini ripetitive, dal contenuto blasfemo e osceno, che hanno per oggetto la Vergine Maria

IMPULSI VIOLENTI O OSSESSIONI
- Pensieri inerenti il far del male a persone anziane
- Desiderare o immaginare che una persona cara venga ferita o le venga fatto del male
- Impulso a aggredire e uccidere in maniera cruenta un cane
- Impulso ad aggredire e uccidere in maniera cruenta qualcuno
- Pensare o desiderare che qualcuno scompaia dalla faccia della terra
- Impulso a colpire improvvisamente e ferire qualcuno
- Pensieri di grande rabbia nei confronti di qualche parente del passato
- Impulso a far del male o a usare violenza nei confronti dei bambini, specie di quelli più piccoli e
indifesi
- Impulso di gridare contro e di abusare di qualcuno

FORTE DESIDERIO O PENSIERI RIGUARDANTI IL FARE COSE SCONVENIENTI IN PUBBLICO- Impulso a attaccare e punire violentemente qualcuno (ad es, scagliare un bambino fuori
dall'autobus)
- Impulso a dire qualcosa di sconveniente e di dannoso verso qualcuno
- Impulso a dire cose inappropriate e sgarbate - "impulso a fare la cosa sbagliata al momento
sbagliato)
- Impulso a spingere la gente tra la folla
- Pensieri di carattere blasfemo durante le preghiere

Successivamente, ho detto ad Isaac che questo genere di pensiero intrusivo non è solo comune a
tutti gli esseri viventi nella nostra epoca, ma ha sempre fatto parte della condizione di "esseri
umani", perlomeno a partire dal momento in cui l'uomo ha dapprima sviluppato il linguaggio e poi
si è dato delle regole di comportamento, quando ha iniziato ad uscire dalla sua individualità e
organizzarsi in gruppi.

Inviato da: Dr.Dock il Venerdì, 18-Gen-2013, 16:01
Ti seguo con interesse, grazie per la traduzione.
L'unica cosa che mi lascia qualche dubbio è questo spirito di perversità, io li chiamerei piuttosto pensieri involontari, giusto per sminuire un po' i toni...

Inviato da: giovannalapazza il Venerdì, 18-Gen-2013, 17:20
QUOTE (Dr.Dock @ Venerdì, 18-Gen-2013, 15:01)
Ti seguo con interesse, grazie per la traduzione.
L'unica cosa che mi lascia qualche dubbio è questo spirito di perversità, io li chiamerei piuttosto pensieri involontari, giusto per sminuire un po' i toni...

è una citazione di Poe l'autore parte da quella per approfondire

Inviato da: Begon il Venerdì, 18-Gen-2013, 18:31
Interessantissimo; solo le cose che mi diceva la psicologa! Grazie per il lavoro di traduzione!

Inviato da: Dr.Dock il Venerdì, 18-Gen-2013, 18:53
QUOTE (giovannalapazza @ Venerdì, 18-Gen-2013, 16:20)
QUOTE (Dr.Dock @ Venerdì, 18-Gen-2013, 15:01)
Ti seguo con interesse, grazie per la traduzione.
L'unica cosa che mi lascia qualche dubbio è questo spirito di perversità, io li chiamerei piuttosto pensieri involontari, giusto per sminuire un po' i toni...

è una citazione di Poe l'autore parte da quella per approfondire

Ah, ok!!! postioma_ok.gif

Inviato da: Begon il Venerdì, 18-Gen-2013, 19:13
QUOTE (giovannalapazza @ Venerdì, 18-Gen-2013, 17:58)
dovete ringraziare tunnel, anche se non scrive più qui, se lo volete tutto tradotto credo lo troverete anche sul suo forum

E quale sarebbe il suo forum?

Inviato da: littlesweet il Lunedì, 28-Gen-2013, 00:40
moolto interessante,magari vorrei continuare a leggerlo blush.gif . Fatemi sapere PSICO smile.gif PSICO hug.gif

Inviato da: Torment il Mercoledì, 06-Feb-2013, 13:11
Molto interessante: se puoi continuare ad incollare altrimenti se me lo puoi mandare via mail mi farebbe molto piacere. grazie

Inviato da: giovannalapazza il Mercoledì, 06-Feb-2013, 17:57
Un qualcosa di molto lontano nel tempo che vagamente somiglia a questo "Spirito di Perversità" (la curiosità tipica dell'uomo, quella sua incapacità di fermare un pensiero, una cosa, maggiormente quando questa è proibita) è il mito greco di Pandora: nell'offrire tutti quei doni a Pandora, gli dei dell'Olimpo le avevano dato appunto un vaso, un contenitore, mettendola però in guardia sul fatto che non avrebbe mai dovuto aprirlo.


Ma, inevitabilmente, è proprio questa curiosità (alimentata proprio dal divieto e dalla proibizione) che domina Pandora, essa ha avuto il sopravvento e così lei non ha resistito ed ha aperto il misterioso vaso, dal quale sono volate via, diffondendosi per il mondo, innumerevoli mali, piaghe e dispiaceri per gli uomini.
Presa dal terrore, Pandora ha cercato di chiudere immediatamente il vaso, ma solo la Speranza, l'ultima a morire, è rimasta dentro a confortare l'umanità dai nuovi mali.

In maniera non dissimile, secondo la tradizione giudaico-cristiana, è la storia narrata dalla Bibbia riguardante Eva nel Giardino dell'Eden e il serpente, qui rappresentazione di Satana.

Eva, come Pandora, incarna questo "Spirito di Perversità" (curiosità, gusto x il proibito, più una cosa ci dicono che è proibita più noi se non c'avevamo fatto un pensierino ora ce lo facciamo!)

Appena Dio mette in guardia Adamo ed Eva del fatto che, in tutto il Giardino, c'è solo un albero i cui frutti loro non devono pensare nemmeno x un attimo di mangiare, ecco che, ancora una volta, come nel mito di Pandora, inevitabilmente l'ordine viene trasgredito e i mali si diffondono per
l'umanità.

Il Dr. Ian Osborne, uno psichiatra dello Stato della Pennsylvania, autore di un libro straordinario

"Pensieri che angosciano e Segreti Rituali", recentemente ha portato alla luce due esempi di Spirito di Perversità, che appartengono al passato.
Per prima cosa, c'è stato il caso di una donna del XVI secolo che ha ammesso di aver avuto pensieri diabolici mentre teneva in braccio i propri bambini o era accanto a suo marito, ed ha seriamente rischiato di essere arsa viva per aver ammesso di avere simili pensieri.

Questa povera donna si è, suo malgrado, trovata a vivere in un periodo storico in cui questo Spirito della Perversità veniva interpretato, non metaforicamente parlando ma proprio in senso letterale, come un chiaro esempio di possessione demoniaca.

E' stato solo grazie all'intervento di una parte dei membri di questa giuria, più moderata, più comprensiva, che ha riconosciuto il significato di questi pensieri intrusivi che hanno colpito una donna buona e dall'indole un pò triste, malinconica, che lei è riuscita a cavarsela per un pelo, evitando di venire arsa per espellere il Demonio che si credeva albergasse in lei.

Più vicino alla nostra epoca, nel XVIII secolo, c'è il caso della Santa Patrona della Francia, Teresa di Lisieux, la quale ricevette una lettera di sua cugina in cui quest'ultima le confidava di essere tormentata da terribili ossessioni sessuali e richiedeva l'aiuto della Santa.
E il Dr. Osborne ritiene che la Santa stessa fosse a sua volta ossessionata dal momento che ha replicato alla cugina, cercando di rassicurarla, in questo modo : "Tu non hai commesso
assolutamente alcun peccato. Conosco molto bene questo genere di ossessioni e ti posso assicurare che non hai proprio nulla da temere.....Noi dobbiamo ignorare tutte queste tentazioni, questi tranelli
della mente, e non prestare ad essi alcun tipo di attenzione....Non prestiamo ascolto al Diavolo.

Canzoniamolo!"

Ancora una volta, questo "spiritello" è considerato una sorta di demonietto, Teresa lo affronta considerandolo solo una seccatura e lo combatte con un atteggiamento canzonatorio.

Nessuno dovrà mai esserne terrorizzato.

Come lo spiritello seleziona i suoi pensieri:

Un principio empirico molto utile che ho sviluppato parlando con centinaio di pazienti con “cattivi pensieri” è: Lo spiritello della perversità cercherà di tormentarti con pensieri relativi a qualsiasi cosa tu consideri la più inappropriata o orribile cosa che tu possa fare.

A supporto di questo punto, tutti i miei pazienti, i cui pensieri sono riassunti sotto, e che ritroverete

nel proseguio in altri capitoli, mi hanno detto che i loro cattivi pensieri erano perfettamente centrati
su qualsiasi cosa lui o lei ritenessero la più inappropriata, orribile e vergognosa cosa che essi potessero fare o pensare:
• L’uomo che pensava di aver ucciso qualcuno con la macchina,
• La donna che temeva di poter gettare il nipotino da un ponte,
• La neo mamma che temeva di voler avvelenare il suo bambino,
• L’insegnate che temeva che avrebbe ucciso i suoi studenti,
• Il dottore che era terrorizzato dal poter mutilare i bambini col bisturi,
• Il prete che era angosciato dal fissarsi sulle parti intime delle donne,
• La donna tormentata dall’idea di avere rapporti sessuali lesbici con la sorella,
• L’uomo che temeva di aver avuto rapporti sessuali con gente che passava per strada,
• L’uomo che temeva che di poter pugnalare i bambino con un coltello,
• L’uomo che temeva di voler fare sesso con gli animali,
• La suora che pensava che sarebbe stata dannata in eterno per aver avuto pensieri impuri,
• La donna che temeva di andare a dormire perché il diavolo l’avrebbe presa dal suo letto per i suoi pensieri sessuali.


Può la cosa che noi riteniamo la peggiore possibile cambiare col tempo? Certo! Ed un più stretta analisi al caso di Isaac ce lo dimostra chiaramente.

A seguito di una più accurata analisi sono venuto a conoscenza del fatto che lo spiritello aveva attaccato Isaac su altri aspetti nei periodi precedenti della sua vita.

Quando era adolescente, nonostante fosse eterosessuale, la peggiore cosa che Isaac pensava potesse capitargli fosse di essere gay, che avrebbe causato sfiancanti prese in giro dai suoi compagni di classe.
E’ su questo che lo spiritello iniziò a tormentare Isaac.
Magari lui stava osservando una sua
attraente compagna di classe e si sentiva piacevolmente eccitato: ma lo spiritello lo indusse a pensare che in realtà era il ragazzo seduto accanto alla ragazza quello dai cui Isaac era realmente attratto.



Da quel momento, ogni volta che egli incontrava un ragazzo attraente a scuole, per strada o in palestra, si ritrovava a scannerizzare il proprio corpo per trovare la certezza di non esserne sessualmente attratto.


“Sarà mica questa sensazione la prima avvisagli di una erezione?” si chiedeva.
Ovviamente, il semplice fatto di focalizzarsi su quell’area del suo corpo, la sensibilizzava, e lui considerava quella sensazione sufficiente a convincerlo di essere omosessuale.


Poteva così tornare a casa e giacere nel suo letto, avendo anche pensieri suicidi, certo che i suoi compagni di classe presto avrebbero scoperto la verità ed iniziato a prenderlo in giro senza pietà.

Ma dopo un anno o due di questo tormento, successe una cosa incredibile: Isaac si rese conto di avere diversi amici gay e che essere presi in giro per questo non era poi tutta questa tragedia, e siccome l’essere gay non era più la cosa che egli riteneva la più terribile che potesse accadergli, lo spiritello cambiò il suo piano di attacco: era giunto il momento di tormentare Isaac con un altro cattivo pensiero.


A quel punto della sua vita, Isaac era uno studente di college progressista e liberale, la cosa peggiore che poteva pensare di essere, era di essere un razzista così adesso, nel momento in cui vedeva un afro-americano venirgli incontro lungo al strada, sentiva l’irrefrenabile impulso di urlargli “Negro!”.
Nonostante fosse in grado di impedirsi di farlo effettivamente, il pensiero rimaneva nella sua testa, tormentandolo.

Leva forse dire che, in fondo, lui era un razzista? Non ci voleva credere, ma forse era vero. Odiava quei pensieri, che durarono un paio di anni.
Finalmente, un giorno, Isaac si rese conto di non essere effettivamente un razzista e quei pensieri non sembravano più reali, fino a che sparirono del tutto. Ma Lo spiritello della perversità non aveva ancora finito con Isaac.

A quel punto della sua vita, chiunque facesse sesso con animale era considerato da lui la più bassa forma di vita, degno di qualsiasi disprezzo, ed ovviamente, è lì che lo spiritello lo colpì. E’ così chel’ossessione che lo aveva portato alla nostra Clinica.

E sembrava la peggiore di tutte. Finora, l’unica cosa che gli sembrava sicura era semplicemente rimanere nella sua casa e non avere altra scelta. Lo spiritello aveva quasi battuto Isaac.
Fortunatamente, egli fu in grado di cambiare le carte in tavola, malo vedremo nel preseguio della nostra storia.

Soppressione del pensiero

Per alcune persone, il modo in cui reagiscono allo spirito della perversità può concorrere a renderequesti pensieri intrusivi di rilevanza clinica e quindi necessitanti di un trattamento.

Ad esempio, Padre Jack, un rete sul finire della cinquantina, è giunto presso la nostra clinica alcuni anni fa per chiedere aiuto riguardo ad alcune sconvenienti ossessioni sessuali che hanno davvero rischiato di distruggere la sua carriera e la sua vita privata.

Per lui, la cosa più terribile che avrebbe mai potuto immaginare sarebbe stata quella di fissare le parti intime di una giovane donna.

Naturalmente, come al solito, il suo personale spirito di perversità ha deciso di tormentare quest'uomo proprio sul punto in cui era maggiormente vulnerabile.
Nel notare una giovane ed attraente ragazza camminare su e giù per la città o nel fermarsi a dialogare a tu per tu con una giovane frequentatrice della parrocchia, il prete iniziava ad avere dei pensieri e sentiva l'impulso a fissare le natiche, il seno e gli organi genitali.

Via via negli anni ha tentato disperatamente di combattere queste ossessioni con tutta la sua forza,
ma sempre con scarsi risultati.

Così finalmente si è rivolto alla nostra clinica per ricevere un trattamento.

Questi sono alcuni stralci della storia che lui mi ha raccontato.

A dispetto di tutti i suoi tentativi, il prete si è scoperto, una volta, a fissare il seno della donna che camminava dirimpetto a lui per strada.

Ha cercato di distogliere lo sguardo, ma come al solito, più si sforzava di farlo più otteneva l'effetto contrario, finendo con il fissare ancora di più il seno, man mano che quella ragazza gli si avvicinava.

Finalmente lui, per un attimo, è riuscito ad allontanare lo sguardo ma non appena la donna l'ha sorpassato, egli, contro la sua volontà, si è voltato indietro per fissare le curve formose della ragazza in questione.

Egli pregava dentro di sè che nessuna persona avesse assistito a questa scena, che nessuno avesse notato il suo comportamento sconveniente. Ma davvero (si chiedeva) non è stato notato mentre fissava la donna? Se la gente lo avesse visto che cosa avrebbe pensato di lui? Un uomo di Dio che si
mangia letteralmente con gli occhi una sconosciuta per strada, guardandole le parti intime?

Avrebbero pensato che fosse un pervertito o uno stupratore?
Ha continuato ad andare avanti, prendendo la drastica soluzione di focalizzare lo sguardo solo sul pavimento.

Così è arrivato presso il mio Ospedale, per discutere con me di questi pensieri intrusivi che lo hanno
afflitto così tanto.

"E' la soluzione migliore" ha pensato "se cammino con lo sguardo abbassato andrà tutto bene".

Questa soluzione ha funzionato per qualche isolato, fino a quando lui ha di nuovo alzato lo sguardo
e si è ritrovato a fissare un'altra giovane donna, e precisamente ha preso a fissarla tra il seno e le
parti intime.

A questo punto l'immagine di avere un rapporto sessuale con lei ha completamente invaso la sua mente, lasciandolo con sensi di colpa e disgusto verso se stesso.

A dispetto di tutti i suoi sforzi, ancora una volta è tornato a fissarla e si è accorto che anche lei, a sua volta, se n'era accorta.

La donna, si chiedeva, avrebbe ora chiamato la polizia? Sarebbe scappata? Se solo fosse riuscito a fuggire da lei! Ma non ci riusciva: era completamente preso, coinvolto, si sentiva forzato a fissare le
parti intime della donna.

Facendo appello a tutti i suoi sforzi, egli è riuscito a resistere a quell'attrazione e all'impulso di
guardarla ancora.
Altri due isolati e sarebbe stato salvo, nel mio studio, e avrebbe potuto confidarsi con qualcuno.
Padre Jack mi ha detto che ha provato a soffocare tali pensieri, in passato, bevendo.

Ma dal momento che ciò richiedeva dosi sempre più massicce di alcool ha dovuto smettere di bere
qualche anno fa.

Oramai però non riusciva più a difendersi di fronte a tali pensieri, non aveva più armi.

A volte si
chiedeva "Forse è il diavolo che si prende gioco di me?". A volte lui si è davvero convinto di ciò.
Chi altro se non il demonio avrebbe potuto provocargli pensieri e sensazioni così forti?

Era solo un ragazzino quando le prime ossessioni hanno fatto la loro comparsa.
Quando lui si è confidato con un suo superiore riguardo ad esse, quest'ultimo gli ha risposto che
sarebbero scomparse da sole con il tempo, bastava solo avere un pò di pazienza.
Solo che così non è stato.

Non si trattava tanto di venir meno al voto di castità, egli era sicuro di poterlo mantenere.

Piuttosto si trattava unicamente di pensieri, immagini intrusive che gli venivano in continuazione in
mente, e di quell'impulso irrazionale di non riuscire a fare a meno di fissare le parti intime delle
donne.

Ciò che più di ogni altra cosa lo spaventava, ciò che veramente lo disgustava, era il non riuscire a
capire Perché aveva questi pensieri, questi impulsi così forti.

Nessuno tra coloro che lo hanno visto officiare durante una cerimonia ha mai potuto intuire i
tormenti mentali di quest'uomo.

Sebbene lui avesse fatto voto di castità, la sua mente si rifiutava di collaborare.
Finalmente un giorno è riuscito a confidarsi con un parrocchiano riguardo a questi pensieri e a
queste immagini che, involontariamente e con forza, lo assalivano ogniqualvolta si trovava a vedere
una donna attraente per strada o in Chiesa
Ma presto si pentì di averlo fatto.

Ricevette una chiamata da un suo superiore, che gli raccontò di una lamentela ricevuta da un
parrocchiano.
In pratica, il parrocchiano aveva fatto presente che in realtà il prete poteva essere un uomo
pericoloso.

Ma questo si rivelò provvidenziale Perché il suo superiore, ascoltati i pensieri intrusivi di Padre
Jack, lo convinse a chiedere aiuto, a ricevere un trattamento presso la nostra clinica.

Padre Jack è stato invitato, nella nostra clinica, a partecipare ad una ricerca sui farmaci da utilizzare
proprio nella cura del disturbo ossessivo-compulsivo.

Gli è stato così spiegato che avrebbe avuto il 50% delle possibilità di ricevere o un farmaco vero e
proprio o una preparazione inerte, a base di zucchero (un placebo).

Al termine del nostro incontro, non appena gli ho consegnato la bottiglietta di pillole che gli era
stata assegnata a caso dal computer, egli mi ha fatto una domanda che mi ha preso in contropiede.

Lui mi ha detto che aveva letto il mio libro e altri testi che parlavano del modo in cui trattare il
disturbo, e ora voleva una conferma del fatto che avesse compreso tutto correttamente: "Era vero
che la soluzione migliore consisteva nel non resistere alle ossessioni e addirittura esporsi
volontariamente ad esse anziché evitarle?".

La difficoltà nel rispondergli per me consisteva nel fatto che non mi era consentito (a causa del fatto
che nello studio ognuno svolgeva il proprio ruolo) dare a nessuno istruzioni riguardo la terapia
comportamentale di questi sintomi (dal momento che la terapia comportamentale è il trattamento
preferito, indubbiamente ha degli effetti migliori, contro le ossessioni e le compulsioni e avrebbe
potuto invalidare i risultati della ricerca farmacologica).

Tuttavia, mi sono sentito obbligato per correttezza a rispondergli e a fargli capire che in effetti i
principi che stanno alla base della terapia comportamentale sono corretti - sebbene non sono stato in
grado di dargli nessun aiuto specifico riguardo a tali tecniche mentre gli studi sui farmaci erano
ancora in corso.
(praticamente, questa ricerca non poteva essere inficiata dal trattamento terapeutico, in quanto era
mirata ad appurare il successo unicamente dei farmaci).
Quando Padre Jack è tornato per la sua consueta visita, prima settimanale e poi bisettimanale, sono
stato felice di apprendere che stava molto meglio.

Apparentemente i medicinali avevano iniziato a funzionare e lui stesso mi ha confidato che non
aveva più bisogno di combattere contro queste ossessioni o di evitare di incontrare donne
affascinanti per le strade di Boston, dal momento che questi pensieri gli passavano rapidamente per
la mente e, così come erano venuti, andavano via.

Al termine di questa ricerca in cui egli era coinvolto, durata 3 mesi, quando ho valutato i sintomi di
Padre Jack usando la scala di Yale-Brown, entrambi siamo rimasti piacevolmente colpiti dal fatto
che egli era stata la prima persona in tutte le nnostre ricerche sui farmaci a quel tempo ad aver
raggiunto un punteggio di zero sintomi.

Padre Jack è ritornato a cerimoniare nella sua parrocchia e solo dopo, in seguito ad un controllo,
entrambi abbiamo appreso che gli erano stati assegnati delle preparazioni a base di zucchero (effetto
placebo!) durante la ricerca.

Con mia sorpresa, Padre Jack non si è lasciato sconvolgere affatto da questa notizia, lui mi ha
confidato di avere già sospettato che il suo successo fosse in larghissima parte dovuto alla sua ferma
decisione, maturata dopo il nostro primo incontro, di sforzarsi di applicare quanto più possibile i
principi che stanno alla base della teoria comportamentale che io avevo già spiegato nel mio libro.

Esponendosi, consentendo a se stesso di guardare ciò che voleva guardare, lasciando liberi i pensieri
di circolare nella sua mente, senza trattenerli, etichettandoli come null' altro che semplici pensieri,
egli è riuscito a curare da solo le sue ossessioni

Durante altri incontri, ho spiegato a Padre Jack le solide basi scientifiche di quella che è stata la sua
esperienza.
Essa è chiamata l' effetto della "soppressione del pensiero" ed è stata introdotta dallo psicologo
Daniel Wegner e viene spiegata molto bene nel suo ottimo libro "Orsi bianchi e altri pensieri
automatici".
Alcuni studenti di un college sono stati invitati a sforzarsi di non pensare a degli orsi bianchi
durante l'esperimento.

Non c'è bisogno di aggiungere che la maggior parte degli studenti hanno avuto delle difficoltà
nell'evitare di pensare a degli orsi bianchi, malgrado tutti i loro sforzi.

Quello che è più interessante notare è che c'è stato un effetto "di rimbalzo".
Più si sforzavano di non pensare agli orsi bianchi più questo pensiero assaliva la loro mente molto
più che se fosse stato chiesto loro di pensarci.


Questo meccanismo, senza ombra di dubbio, è stato una parte del problema di Padre Jack. Più lui si
sforzava di combattere l'impulso a fissare delle donne attraenti più egli si sentiva costretto a fissarne
le parti intime. Questo l'ha portato ad evitare tutte quelle strade dove potenzialmente avrebbe potuto
vedere delle donne attraenti e, come spiegherò più tardi, è proprio questo evitamento a rinforzare
tutte le paure.

Inviato da: giovannalapazza il Giovedì, 07-Feb-2013, 12:30
Cosa ci spinge a sopprimere i cattivi pensieri?
Molti covano, ma pochi lo ammettono, il vago sospetto che in profondità, sotto sotto, ciascuno di noi sia in realtà un'altra persona, con un lato molto più cupo ed oscuro di quello rassicurante e civile che siamo soliti mostrare a coloro che ci circondano.

Alcune persone, quando lo spirito di perversità fa la sua comparsa e si rendono conto che stanno per essere assillati da cattivi pensieri, interpretano questi stessi pensieri come il segnale del risveglio di parte "diabolica", "perversa", insita in loro stessi.


Una descrizione classica, letteraria, di questa paura diventata realtà ci viene dal romanzo di Robert Louis Stevenson Lo strano caso del dottor Jekyll e del signor Hyde.
Verso la fine del romanzo, nel confessare i suoi ignobili esperimenti ai suoi amici, Dr. Jekyll scrive:"Nella fattispecie, fui indotto a profonde e inveterate riflessioni su quella dura legge della vita, che sta alla radice della religione ed è una delle più notevoli fonti di dolore.

Pur così profondamente doppiogiochista, non ero in nessun modo un ipocrita; entrambi i miei due lati erano in perfetta buona fede; io ero sempre me stesso, sia che mettessi da parte ogni ritegno e sprofondassi nella vergogna, sia che mi adoperassi, alla luce del giorno, a promuovere la scienza o ad alleviare dolori e sofferenze. E avvenne che la direzione dei miei studi scientifici, interamente rivolti al mistico e al trascendentale, si ribellasse e gettasse una viva luce su questa coscienza della perenne lotta fra le mie componenti.

Così, di giorno in giorno, e con entrambe le facce, morale e intellettuale, del mio essere senziente, sempre più mi avvicinavo a quella verità, la cui parziale
scoperta mi ha condannato a un così orribile naufragio: che l'uomo non è uno, in verità, ma due.

Dico due, perché lo stadio della mia conoscenza non va oltre questo punto.

Altri verranno, altri su questa stessa strada mi supereranno; e io arrischio l'ipotesi che l'uomo verrà infine riconosciuto non altrimenti che come comunità dei più svariati, discordi e indipendenti membri.

Io, da parte mia, per la natura della mia vita, ho progredito infallibilmente in una direzione, e in quella soltanto. Fu dal lato morale, e sulla mia stessa persona, che imparai a riconoscere la profonda e fondamentale dualità dell'uomo; mi accorsi che, delle due nature in lizza nel campo della mia coscienza, anche se potevo a buon diritto dire di essere l'una e l'altra, cosa che era dovuta soltanto al fatto di essere ambedue radicalmente; e fin dagli inizi, prima ancora che il corso delle mie scoperte scientifiche avesse cominciato a suggerirmi la più concreta possibilità di un simile miracolo, avevo imparato a
vagheggiare, con la predilezione di un sogno a occhi aperti, l'idea della separazione di quegli elementi.

Se ciascuno di essi, mi dicevo, potesse solo essere collocato in identità separate, la vita sarebbe alleviata di tutto quanto ha d'insopportabile: il malvagio se ne andrebbe per la sua strada,liberato dalle aspirazioni e dai rimorsi del gemello più virtuoso; e il giusto potrebbe progredire con
costanza e sicurezza lungo il suo sentiero in salita, compiendo le buone cose in cui trova il suo
piacere, e non più esposto all'ignominia e alla penitenza a causa di quel male che gli è estraneo.

Era la maledizione del genere umano che simili incongrui sviluppi fossero tanto vincolati, che nel grembo tormentato della coscienza quei gemelli antitetici dovessero scontrarsi continuamente.
Come fare, dunque, a dissociarli?"

E' una cosa molto triste ma alcuni dei miei pazienti, durante le prime manifestazioni di pensieri dal contenuto violento, sessuale o blasfemo, ritengono che in loro, in profondità, ci sia davvero qualcosa che non va - esattamente come lo spietato Mr. Hyde vive all'interno del Dr. Jekyll e aspetta
solo di essere portato alla luce- ritengono di essere davvero un diabolico omicida o un molestatore, ritengono che quella sia davvero la loro reale natura, e i pensieri non siano altro che un presagio di questa stessa loro natura.


Per i pazienti che giungono a siffatte conclusioni, la soppressione del pensiero appare davvero l'unica, logica, soluzione, Perché, nella loro mente, ritengono di dover bloccare tutti i tentativi di questa loro seconda diabolica natura che sta cercando di uscire fuori allo scoperto, di imporsi alla parte cosciente.

Quello che è ancor più triste è che, come ora capiremo, questo comportamento non fa altro che peggiorare la loro situazione (così come è sbagliato, ad esempio, compiere tentativi disperati di sopprimere i pensieri facendo uso di alcool o droghe varie).



Di conseguenza, un'altra regola empirica, utile per domare i cattivi pensieri è la seguente:
Questi cattivi pensieri non significano assolutamente che voi abbiate davvero una natura diabolica e la soppressione volontaria, il tentare volontariamente di bloccarli, non fa altro che rafforzarli.

Un esempio tangibile di come si possano ottenere risultati completamente diversi semplicemente cambiando prospettiva, ci viene dalla reazione ai propri pensieri negativi da parte di Padre Jack e del Presidente degli Stati Uniti, Jimmy Carter.

Mentre Padre Jack ha guardato ai suoi pensieri e ai suoi impulsi intrusivi di natura sessuale come ad un qualcosa di diabolico e di vergognoso, e di conseguenza ha sentito il bisogno di sopprimerli a tutti i costi, Jimmy Carter ha guardato ai suoi pensieri in maniera completamente differente.

In una famosa intervista rilasciata alla rivista Playboy, a Carter è stato domandato se le sue forti
credenze religiose avrebbero fatto di lui un presidente rigido e inflessibile.
Questa è stata la sua risposta:
"Ho guardato molte donne con desiderio. Nel mio cuore più volte ho commesso un adulterio. Ma
questo rientra in quella categoria di cose che Dio ha previsto che io potessi fare - e infatti l'ho fatto -
e mi ha perdonato per questo. Ma ciò non significa che io condanni qualcuno che non solo si è
limitato a desiderare ardentemente una donna ma che è arrivato addirittura a lasciare sua moglie per
andare a convivere con un'altra. Cristo dice, "non considerarti migliore di qualcun'altro", sia nel
caso in cui quel qualcun altro ha avuto delle storie con un sacco di donne sia che invece sia rimasto
fedele a sua moglie".

Questo era Carter, un uomo profondamente religioso, è stato anche un insegnante di scuola, che ha
tranquillamente ammesso di aver avuto dei pensieri sessuali inappropriati in momenti inappropriati
e che ha ammesso di essere venuto meno ad uno dei dieci comandamenti.
Egli non ha mai considerato questi suoi pensieri come motivo di vergogna, o come qualcosa per cui
Dio potrebbe mai punirlo.
La conseguenza è stata che lui non li ha soppressi nè ha mai evitato situazioni che avrebbero potuto
scatenaglierli.
Avesse sofferto di una qualche forma di depressione o di disturbo ossessivo compulsivo gli effetti di
questi cattivi pensieri nella sua vita, e nella storia degli Stati Uniti d'America, sarebbero stati
completamenti diversi.


CAPITOLO SECONDO

Pensieri intrusivi di far del male ai bambini
Per molte neo mamme la cosa più orribile, il pensiero più atroce che possono provare riguarda il far
del male al proprio bimbo appena nato, del resto coloro che uccidono i bambini vengono rinchiusi
in un braccio carcerario apposito, quello che ospita i criminali che si sono macchiati dei delitti più
turpi nella nostra società.
Non deve sorprendere, pertanto, il fatto che questo Spirito di Perversità si diverte ad assillare
proprio con pensieri così atroci queste donne.
All'inizio avete incontrato Sally, che è stata duramente messa alla prova dalla presenza di cattivi
pensieri concentrati sul far del male alla bambina appena nata, ma che si vergognava troppo a
raccontare tali pensieri al marito o al dottore.
Infatti, una delle prime domande che Sally mi ha posto quando ci siamo incontrati per la prima volta
era se io avessi mai udito simili racconti da parte di altre mamme nei confronti dei loro bambini.
Era visibilmente sollevata quando le ho confidato che questi stessi pensieri intrusivi sono, in realtà,
molto comuni tra le persone, sicuramente molto più di quanto in reltà lei non avesse creduto;
tuttavia, molte persone che ne soffrono, esattamente come Sally, si vergognano troppo a raccontarli
in giro.
Perché alcune neo mamme riescono a liberarsi immediatamente di certi pensieri momentanei che
riguardano il far del male al loro bambino mentre altre sono tormentate e arrivano persino ad evitare
di occuparsi di quest'ultimo?
Apparentemente, se una neo-mamma sta soffrendo di depressione è molto più vulnerabile ed
esposta allo Spirito di Perversità; probabilmente il cervello è meno in grado di svolgere la sua
normale funzione di filtraggio di pensieri intrusivi come questi, oppure è addirittura possibile che la
visione negativa di sè, che accompagna sempre la depressione, la rende più incline a credere che
simili pensieri non stiano a significare altro se non che lei è davvero una cattiva madre.
Cattivi pensieri e Depressione post-partum
Quando le neo mamme soffrono di depressione, questa forma di depressione viene chiamata
"depressione post-partum" se si manifesta nelle prime quattro settimane dal parto; se, invece, la
depressione colpisce più tardi (dopo quattro settimane) è chiamata semplicemente "depressione
maggiore".
I pensieri che assalgono le madri quando tengono in braccio il loro bambino sono talmente comuni
nelle depressioni post-partum che in alcune descrizioni sul disturbo vengono proprio indicati come
elementi tipici del disturbo.
Ad esempio: "La depressione post-partum è un vero incubo che provoca attacchi incontrollati di
ansia, senso di colpa logorante e pensieri ossessivi.
Le mamme colpite da questa forma di depressione contemplano non solo l'idea di fare del male ai
propri bambini ma anche a loro stesse".
Uno dei primi studi , volti ad analizzare questi pensieri, ebbe inizio diversi anni fa quando ricevetti
una lettera dalla Dottoressa Katherine Wisner, una psichiatra dell' Università Case Western Reserve
di Cleveland, specializzata nel trattare i disturbi dell'umore delle donne che si trovano nel periodo
della "depressione post-partum" (che è, come detto, quello immediatamente successivo alla nascita
del bambino).
La Dtt.ssa Wisner mi ha spiegato, in questa sua lettera, che nel corso del lavoro da lei condotto,
riguardante donne che hanno sofferto di depressione post-partum, è incappata spesso in casi di
donne che, quando è stato chiesto loro con delicatezza e fornendo il massimo supporto, se avessero
mai accusato tali disturbi, hanno ammesso di avere talora avuto ossessioni di far del male al loro
bimbo.
Molte di queste donne, lei mi ha detto, si vergognavano troppo per simili pensieri, talmente tanto da
non riuscire a confidarsi con il proprio marito o con i medici.
Così la Dtt.ssa Wisner ha voluto condurre uno studio scientifico per valutare quanto comuni sono
questi pensieri intrusivi tra le donne che hanno sofferto e soffrono di depressione post-partum.
Perciò mi ha scritto per chiedermi il permesso di utilizzare il questionario delle ossessioni più
comuni tratto dal mio libro Come Raggiungere la Padronanza e il Controllo di Sé.
Lei ha pensato che se avesse mostrato a queste donne il questionario dove vengono elencate le
maggiori ossessioni aggressive e sessuali, le donne in questione si sarebbero sentite più incoraggiate
ad ammettere di avere sofferto di certi pensieri, laddove realmente presenti.
A quel tempo, ho avuto modo di visitare alcune donne come Sally e mi stavo iniziando ad
interessare a questo tipo di pensieri intrusivi: così ho risposto alla Dtt. Wisner fornendole volentieri
l'autorizzazione per usare il mio questionario ai fini del suo studio, e le ho chiesto se poteva tenermi
aggiornato sui risultati della sua ricerca.
Ero interessato a questo suo studio soprattutto Perché la dottoressa stava visitando i suoi pazienti
alla Clinica dei disturbi sull' umore a Cleveland, dove le donne non arrivano per ricevere
specificatamente dei trattamenti per le ossessioni e le compulsioni come nel caso della Clinica sul
disturbo ossessivo-compulsivo in cui io lavoro.
Questa sua ricerca può fornirci ulteriori indicazioni riguardo a questi pensieri intrusivi.
Gli studi condotti hanno necessitato di tempi lunghi, pertanto sono trascorsi 2 anni prima che la Dr.
Wisner mi inviasse un primo, embrionale abbozzo.
La ricerca ha dimostrato che i pensieri intrusivi che hanno come oggetto il far del male ai bambini è
molto più comune tra le donne che soffrono di depressione post-partum di quanto io potessi
immaginare.

Esempi specifici di queste ossessioni sono riportati nella tabella numero 2:

Ossessioni di far del male ai propri figli nella depressione post-partum

- mettere il bambino nel microonde
- annegare il bambino
- accoltellare il bambino
- spingerlo giù per le scale o buttarlo giù dalla ringhiera del balcone
- immagini del bambino che giace morto in una bara
- la vista della testa del bambino insanguinata, fracassata magari dalla caduta del ventilatore da
soffitto
- immagini del bambino divorato dagli squali


Come avere la certezza che questi pensieri siano semplicemente delle ossessioni irrazionali anziché
dei veri e propri istinti omicidi che fanno parte di queste stesse donne? O, come chiede una delle
mie pazienti,: "Come posso fare ad avere la massima sicurezza di non comportarmi come Susan
Smith, la donna che ha ucciso i propri figli chiudendoli nell'auto e buttandoli in fondo al lago ?"
Questa domanda cruciale verrà affrontata nel prossimo capitolo.
Per ora, tuttavia, analizzeremo alcuni importanti indizi che dicono chiaramente che dietro a questi
terribili pensieri si nasconde solo ed unicamente lo Spirito di Perversità.


Le donne colpite da depressione post-partum non hanno solo avuto pensieri inerenti il far del male
al proprio bambino ma anche altri tipi di pensieri, come i seguenti: paura di commettere atti
sconvenienti ed imbarazzanti (32%), paura che possano accadere delle cose terribili (22%),
ossessioni blasfeme (19%), paura che ci sia qualcosa di deforme e sbagliato nel loro corpo (16%),
paura di fare del male a se stesse (11%), paura di uscirsene con delle frasi oscene (11%), ossessioni
sessuali (8%) e la paura di rubare (3%).
Questi sono indubbiamente pensieri di donne che hanno il terrore di compiere l'atto più
sconveniente nella situazione più sconveniente!


Per avere un'idea più chiara di cosa queste donne abbiano raccontato alla Dtt.ssa Wisner riguardo
alla loro situazione, ho chiesto alla dtt.ssa in questione se esse hanno descritto i loro pensieri
intrusivi come impulsi di far del male al loro bambino o se li hanno descritti terrorizzate dal fatto di
poter potenzialmente farlo davvero.
Le donne coinvolte nella sua ricerca le hanno risposto che loro non hanno assolutamente avvertito
l'impulso a far del male al bambino, ma piuttosto hanno avvertito la paura di poter potenzialmente
perdere il controllo e quindi fare del male.


Ad esempio, una donna era terrorizzata dal fatto che, mentre pelava i pomodori con accanto il suo
bambino, potesse in qualche modo perdere il controllo delle sue azioni e accoltellare il bimbo,
un'altra, invece, era terrorizzata dal fatto di poter avere una "perdita di coscienza" e non ricordare di
aver avvelenato la sua bambina.
Le conclusioni a cui è giunta la Dtt.ssa Wisner hanno consentito di avanzare una stima parziale di
quali possano essere questi pensieri intrusivi.
Usando come stima approssimativa il 10%, che riguarda la depressione post-partum, e stabilendo
che metà di queste donne hanno ossessioni di natura violenta e aggressiva, possiamo stimare che
probabilmente il 5% delle neo mamme soffrono di pensieri ossessivi di natura aggressiva verso i
loro bambini.
Perciò, negli Stati Uniti, dove all'incirca nascono ogni anno 4 milioni di bambini, 200.000 neo
mamme possono sviluppare il disturbo (ossessioni di far male al proprio bambino).
Basata sull'esperienza, questa stima, e la Dtt.ssa lo conferma, è realistica.


Ma di certo, attenzione!, questa stima non tiene conto delle donne che ugualmente sono afflitte da
simili ossessioni ma che non soffrono di depressione post-partum (il caso di queste donne verrà
affrontato nei capitoli successivi).


A ciò però dobbiamo aggiungere una considerazione, e cioè il fatto che alcune donne che soffrono
di simili ossessioni non si confidano con i loro mariti o con i dottori, e preferiscono soffrire in
silenzio.
Per quella che è la mia esperienza, ho constatato che alcune donne sono molto restìe a confidarsi
con qualcuno, persino se si tratta dei loro mariti. Spesso non parlano mai neppure con i medici
Perché hanno paura di essere considerate "pazze". Spessissimo poi non ne parlano neppure con noi
direttamente, ma aspettano che siamo noi ad introdurre l'argomento, quindi iniziano a piangere e ci
chiedono "Come fa a saperlo?".

La Dtt.ssa Wisner mi ha raccontato di alcune donne che sono diventate ancora più depresse per il
fatto di aver male interpretato queste ossessioni.

Chiedono spesso "Ho queste ossessioni Perché sono una cattiva madre?", "Questo significa che non
ho mai desiderato avere il mio bambino?", "Ho qualche problema irrisolto legato all'infanzia che mi
rende predisposta a far del male al mio bambino?", "Se ne parlo con qualcuno, mi porteranno via
mio figlio?".


Errate interpretazioni di questo tipo possono davvero peggiorare la depressione post-partum, e
rendono queste donne sempre più predisposte a soffrire di ossessioni di aggressività nei confronti
dei loro bambini.

Depressione dopo il periodo postpartum

Di certo, lo Spiritello non smette di assillare le neo mamme dopo il periodo convenzionale dei tre
mesi dopo il parto.
Molti studi recenti hanno confermato che questi pensieri intrusivi di nuocere al proprio bambino si
manifestano anche nel corso dei 3 anni successivi.
Ultimamente il Dr. Jennings ed i suoi associati presso l' Istituto e la Clinica Psichiatrica a Pittsburgh
hanno condotto degli studi su un centinaio di donne clinicamente depresse con almeno un bimbo al
di sotto dei 3 anni di età, per studiarne proprio le ossessioni che hanno come contenuto quello di far
del male ai figli.
Di queste donne depresse il 41% ha ammesso di avere pensieri simili.
Alcune di queste donne, inoltre, hanno anche ammesso di aver paura di restare sole con il proprio
bambino e per questo stesso motivo spesso non riescono a prendersene cura e finiscono con il
trascurarlo.
I ricercatori, poi, per attuare un confronto, hanno rivolto le stesse identiche domande ad un gruppo
di 46 donne non depresse e hanno appreso che "solo" il 7% di costoro ha ammesso di avere simili
ossessioni verso i loro bambini.
(Sebbene questa percentuale sia notevolmente più bassa rispetto a a quella delle donne vittime di
depressione, è comunque significativa Perché significa che ogni anno, una buona parte delle donne
americane non depresse, circa 280.000, soffre di questo tipo di ossessioni).
E, comunque, non ne soffrono soltanto le madri di bambini molto piccoli.
Kay, una professionista di 40 anni, è giunta da me in clinica x trovare sostegno e conforto riguardo
ad alcuni pensieri che la terrorizzano e la sconvolgono e che consistono nel pensare ossessivamente
di accoltellare i suoi figli, adolescenti, mentre stanno dormendo.
Kay, in particolar modo, si è soffermata su un episodio, il seguente.
Una volta si è trovata sola di notte in casa mentre i suoi figli stavano dormendo.
I suoi figli stavano riposando al piano superiore quando Kay è stata improvvisamente assalita
dall'idea che avrebbe potuto pugnalarli.
Lo sguardo della donna ha iniziato a fissarsi su un lungo coltello affilato posato sul bancone della
cucina, ha come sentito dentro di sè il freddo colare del sangue non appena si è raffigurata la scena
di affondare sempre più in profondità il coltello su una delle sue innocenti figlie.
Mi ha confidato di essersi raffigurata tutta la scena: il sangue che fuoriusciva dal corpo della figlia,
di un rosso intenso, diventava sempre più scuro e iniziava a macchiare le bianche lenzuola.
Riusciva, nella sua mente, a vedere gli occhi sbarrati della figlia che, inerme, la guardava senza
capire e poi semichiusi a fissare quella donna, sua madre, la persona di cui più si fidava al mondo,
mentre la colpiva a tradimento.
Malgrado tutti i suoi sforzi di cacciare immediatamente quei terribili pensieri dalla sua mente, Kay
non ci riusciva e la sua mente si accaniva di più: ora immaginava di spostarsi nella camera dell'altro
figlio, che nel frattempo si era svegliato ed era rimasto paralizzato dal terrore nel sentire i pianti e le
urla provenire dalla camera della sorella.
Un'altra immagine, invece, vedeva Kay correre rapidamente verso la sua camera, ora la lama del
lungo coltello era puntato verso il suo petto, era pronta e decisa ad affondarlo e poi......Kay è tornata
con i piedi per terra.
Ferma in cucina a fissare il coltello che le aveva provocato quegli atroci filmini, Kay era scoppiata a
piangere.
Lei si è ripromessa di non dover mai più pensare a queste cose, almeno intendeva sforzarsi di non
farlo tutte le volte in cui suo marito era fuori casa e lei rimaneva sola con i figli.
Kay mi ha anche parlato di alcune somatizzazioni che aveva: sudore freddo sulla fronte, sul labbro
superiore che spesso la portava ad asciugarsi con mano tremante.
Dopo che Kay ha finito di raccontarmi questo episodio e che mi ha confidato il terrore che provava
nel rimanere sola in casa con i figli, abbiamo discusso del suo problema in maniera più
approfondita.
Avevamo fin'ora parlato di queste paure e dei pensieri intrusivi del momento, ora che i suoi figli
erano degli adolescenti, ma non avevamo parlato del prima, cioè di quando i ragazzi erano più
giovani e quindi più vulnerabili ed indifesi.
Kay mi ha raccontato che quando i suoi figli erano più giovani, lei divorziò dal suo primo marito, il
padre naturale dei ragazzi, mettendo così fine ad un matrimonio in cui lei aveva subito degli abusi
fisici e mentali.
Le ossessioni di far del male ai suoi figli sono iniziate solo quando la donna si è risposata ed ha dato
inizio ad un rapporto equilibrato con un uomo che amava davvero.
Kay, una donna perspicace, ha concluso "Pare che quando le cose per me sembrano andare bene,
perfino troppo bene, la mia mente debba sempre andare a scovare qualcosa per rovinare tutto,
qualcosa che mi faccia preoccupare e mi tenga in ansia. Come se non avessi diritto ad essere felice,
e ho il terrore di poter fare qualcosa di orribile, che rovinerà tutto".
Sebbene noi non avremo mai la certezza del Perché le ossessioni di Kay siano iniziate quando i suoi
figli erano già adolescenti, il loro comparire occasionalmente quando finalmente è riuscita a trovare
un pò di pace e di serenità collima perfettamente con il caso di altri miei pazienti, a cui è accaduta
una cosa simile.
Con gli anni, ho avuto modo di parlare con altre persone come Kay, le cui ossessioni hanno iniziato
a fare capolino quando, secondo le loro precise parole, tutto "andava troppo bene".
I cattivi pensieri di nonne e zie
Lo spiritello di perversità non ha particolare preferenza su chi attaccare con la paura di ferire i
bambini. Apparentemente esso attacca chiunque abbia dei bambini intorno e particolari
responsabilità nei loro riguardi.
Ginni era una affermata professionista intorno ai 50 anni. Ha confidato al suo dottore i suoi pensieri
di far del male i sui nipotini, ed il dottore la ha indirizzata a me.
Nonostante Ginni amasse la sua nipotina e non chiedesse altro di farle da babysitter, adesso per lei
farlo voleva dire non riuscire a dormire tutta la notte precedente per il pensiero di farle del male,
togliendole ogni piacere nel accudire i bambini.
Nel nostro primo incontro ginni mi disse che ogni volta che si trovava da sola con i nipotini, le sue
ossessioni cominciavano. Se si trovava fuori, spingendoli nel suo passeggino, i pensieri arrivavano:
“E se provassi l’impulso di spingere la carrozzina sotto una macchina, uccidendolo?” Se si trovava
passeggiare su un ponte vicino casa sua, il pensiero era di gettarli e lasciarli morire affogati nelle
acqua sottostanti.
Se invece restava tappata in casa, proprio per paura di poter provare quei pensieri, veniva assalita
dalla paura di poterli gettare dalla finestra, causandone la morte, o soffocarli nella culla (lo spiritello
del perversità non si può dire che non sia pieno di risorse.) Questi pensieri erano uno stillicidio per
Ginni, che era psicologicamente sofisticata e aveva un buon insight relativamente alle cause delle
sue ossessioni.
Ginni mi disse che, come i pazienti del dott. Winsner, il suo problema non era tanto sentire
l’impulso di uccidere i nipotini, quanto piuttosto la paura di poter perdere improvvisamente il
controllo delle sue azioni. Lei pose la questione in questi termini “La paura non è che nel mio stato
corrente io possa fare cose del genere, quanto piuttosto che io possa scivolare in uno stato in cui ne
sarei capace. Ma nonostante questo esso si incancrenisce, si incancrenisce e d insite, e picchia nella
tua testa e continua a picchiare, come se fosse il cattivo, il nemico, il mostro, il demonio, è un
demone senza volto”.
Con il mio incoraggiamento, Ginni disse tutto al marito, e si sentì sollevata dalla sua relazione “egli
semplicemente non poteva credere a quello che sentiva, tanto era sicuro che non avrei mai fatto
nulla del genere e che erano solo cattivi pensieri”.
Quando le chiesi perché suo marito avesse tanta fiducia in lei, mi rispose “perché lui mi vede tutti i
giorno trattare con le persone, e ha detto che si innamorò di me proprio perché sono sempre gentile.
Per esempio mi ha ricordato di una volta che eravamo insieme in una baita e io vidi una ape
intrappolata dietro una moschiera e gli dissi che non volevo che l’ape morisse. Così lui passo la
prima ora del nostro primo week end insieme a smontare al moschiera per liberare l’ape. E mi ha
detto – Ti pare questo il modo di fare di qualcuno che ucciderebbe i propri nipotini? – Mi ha anche
ricordato che io sono morbida, calorosa e molto coccolona, e che lui non potrebbe mai preoccuparsi
che io possa davvero fare le terribili cose che penso”.
Inutile dire che Ginni era sollevata dalla reazione del marito, visto che aveva temuto che la potesse
considerare pazza.
Spiegherò nei capitolo successivi come Ginni fu capace di liberarsi dei suoi cattivi pensieri al punto
che adesso può tranquillamente frequentare i suoi nipotini senza nessuna ossessione. Questo sarà
più avanti nella storia, per adesso mi preme far capire che non sono solo le madri ad avere cattivi
pensieri sul far del male ai bambini.
Ginni mi ha recentemente fornito una latro esempio di quanto detto, quando mi ah raccontato della
sua breve visita alla sorella ed al suo bambino, quando, con sua grande sorpresa, i cattivi pensieri
ritornarono. Mi raccontò in dettagli cosa accadde quando lei resto da sola e, ai propri occhi,
responsabile per questo neonato che aveva visto per la prima volta solo pochi minuti prima.
“Stavo portando il bambino fuori per una passeggiata nel passeggino.
Il parasole era aperto ed lui indossava una copertina ed un cappellino mentre dormiva. Ad un tratto
mi preoccupai che non riuscisse respirare così imbaccuccato e mi venne in mente che la sindrome
da morte nella culla viene spesso scambiata per soffocamento volontario del bambino da parte
qualcuno.
“E se qualcosa scattasse nella mia testa, e questi cattivi pensieri passassero dall’essere solo pensieri,
a soffocare davvero il bambino?” Per il resto del tempo che stetti con lui, se le coperte o il
cappellino cadevano un pò sul suo viso, mi precipitavo a toglierli perché non potessero soffocarlo.
Io non avevo immagini che mi ritraevano mentre lo soffocavo, ne tanto meno sentivo l’impulso di
farlo, c’era solo quella ignobile voce che diceva “e se tu lo facessi davvero?” oppure “Sarebbe
davvero così terribile se tu lo soffocassi?”, ma a livello razionale io sapevo che non lo avrei mai
fatto. Non l’ho detto a mia sorella perché lei probabilmente sarebbe rimasta inorridita e
probabilmente non mi avrebbe mai più voluta vicino al suo bambino. Che mi crediate o meno,
quando scesi dall’aereo e tornai a casa, rimasi per diverso tempo in attesa di una telefonata che mi
dicesse che il bambino era stato soffocato…”
Ginni pensava che la mai metafora dello “spiritello di perversità” descrivesse bene la sua situazione.
Ed esso lei ricordò anche di altri due cattivi pensieri che l’avevano angosciata:
• Recentemente, mentre ordinava una torta da portare ad una festa per una mamma in attesa, aveva
sentito l’impulso di chiedere al pasticciere di scrivere sopra “Spero che tu abbia un bambino
anormale”
• Quando cambiava i pannolini dei suoi nipotini pensava: “non voglio guardare ai loro genitali, non
sia mai che qualcosa scatti nella mai testa ed io li molesti sessualmente”.
Ancora una volta, pensieri come questi erano il biglietto da visita dello spiritello della perversità.
Non erano certo i pensieri omicidi di una donna pericolosa, ma piuttosto la paura di fare la cosa
meno appropriata nel momento meno appropriato.
Anche se le ossessioni sessuali verso il proprio bambino sono molto meno confessate di quelle
aggressive, io ho visto un diverso numero di donne con questi cattivi pensieri.
Marty, una donna sui 25 anni, mi disse che lei doveva forzare se stessa per poter fare il bagnetto al
suo bambino di due anni. Temeva che vederlo nudo potesse farle perdere il controllo e toccare i suoi
genitali in modo improprio.
Come molti altri pazienti che mi hanno parlato della loro paura di abusare dei bambini, Marty
temeva anche di poter nuocere al figlio in altro modi, tipo soffocarlo con un cuscino o colpirlo con
un pugnale. Le sue ossessioni sessuali sembravano essere null’altro che una ulteriore
manifestazione dello spiritello della perversità: siccome lei pensava abusare sessualmente del figlio
fosse esattamente orribile in egual misura che ucciderlo, questo fu esattamente quello che lo
spiritello selezionò per tormentarla.
Per moltissimo tempo non ci furono studi su questo tipo di ossessione, ossia quella di poter abusare
sessualmente dei propri figli, perché questi pensieri sono addirittura meno ammessi dalle persone
che non quelli violenti. Recentemente, comunque, due ricercatori inglesi hanno descritto due nuove
madri che soffro nodi questi disturbi. I dott.ri Brockinton e Filer dell’Unità per Madri e Bambini
dell’Ospedale Psichiatrico Queen Elizabeth di Birmingham, hanno notato che , siccome le
ossessioni sessuali sono presenti in più di ¼ di tutte le persone che soffrono di DOC, ci dovremmo
aspettare che almeno alcune madri possano essere ossessionate dal fatto di poter abusare
sessualmente dei loro figli. Essi poi passano a descrivere i soli due casi di giovani madri, ricercabili
nella letteratura medica, che hanno sperimentato pensieri di abuso sessuale sui loro figli.
Per dimostrare quanto “bizzarre” queste ossessioni sessuali possano diventare in alcune madri, il Dr.
Brockington mi ha raccontato di un caso che lui ed il suo collega hanno esaminato, di uan donna
incinta ossessionata da poter commettere abusi sessuali sul suo feto ancora non nato. Come le
ossessioni sul far del male ai propri figli, anche in questi casi i pazienti ammettono che questi
pensieri sono ridicoli, sono quando sono calmi e lontani dai bambini.
Ma, quando sono soli con i loro figli – cosa che tentano di evitare – essi sentono una terribile paura
che qualcosa possa scattare in loro e agire in base a questi pensieri.

Inviato da: giovannalapazza il Mercoledì, 13-Feb-2013, 11:40
I cattivi pensieri di nonne e zie

Lo spiritello di perversità non ha particolare preferenza su chi attaccare con la paura di ferire i
bambini.

Apparentemente esso attacca chiunque abbia dei bambini intorno e particolari
responsabilità nei loro riguardi.
Ginni era una affermata professionista intorno ai 50 anni. Ha confidato al suo dottore i suoi pensieri
di far del male i sui nipotini, ed il dottore la ha indirizzata a me.
Nonostante Ginni amasse la sua nipotina e non chiedesse altro di farle da babysitter, adesso per lei
farlo voleva dire non riuscire a dormire tutta la notte precedente per il pensiero di farle del male,
togliendole ogni piacere nel accudire i bambini.
Nel nostro primo incontro ginni mi disse che ogni volta che si trovava da sola con i nipotini, le sue
ossessioni cominciavano. Se si trovava fuori, spingendoli nel suo passeggino, i pensieri arrivavano:

“E se provassi l’impulso di spingere la carrozzina sotto una macchina, uccidendolo?” Se si trovava
passeggiare su un ponte vicino casa sua, il pensiero era di gettarli e lasciarli morire affogati nelle acqua sottostanti.
Se invece restava tappata in casa, proprio per paura di poter provare quei pensieri, veniva assalita
dalla paura di poterli gettare dalla finestra, causandone la morte, o soffocarli nella culla (lo spiritello
del perversità non si può dire che non sia pieno di risorse.) Questi pensieri erano uno stillicidio per
Ginni, che era psicologicamente sofisticata e aveva un buon insight relativamente alle cause delle
sue ossessioni.

Ginni mi disse che, come i pazienti del dott. Winsner, il suo problema non era tanto sentire
l’impulso di uccidere i nipotini, quanto piuttosto la paura di poter perdere improvvisamente il controllo delle sue azioni. Lei pose la questione in questi termini “La paura non è che nel mio stato
corrente io possa fare cose del genere, quanto piuttosto che io possa scivolare in uno stato in cui ne
sarei capace. Ma nonostante questo esso si incancrenisce, si incancrenisce e d insite, e picchia nella tua testa e continua a picchiare, come se fosse il cattivo, il nemico, il mostro, il demonio, è un demone senza volto”.
Con il mio incoraggiamento, Ginni disse tutto al marito, e si sentì sollevata dalla sua relazione “egli
semplicemente non poteva credere a quello che sentiva, tanto era sicuro che non avrei mai fatto
nulla del genere e che erano solo cattivi pensieri”.
Quando le chiesi perché suo marito avesse tanta fiducia in lei, mi rispose “perché lui mi vede tutti i
giorno trattare con le persone, e ha detto che si innamorò di me proprio perché sono sempre gentile.
Per esempio mi ha ricordato di una volta che eravamo insieme in una baita e io vidi una ape
intrappolata dietro una moschiera e gli dissi che non volevo che l’ape morisse. Così lui passo la
prima ora del nostro primo week end insieme a smontare al moschiera per liberare l’ape. E mi ha
detto – Ti pare questo il modo di fare di qualcuno che ucciderebbe i propri nipotini? – Mi ha anche
ricordato che io sono morbida, calorosa e molto coccolona, e che lui non potrebbe mai preoccuparsi
che io possa davvero fare le terribili cose che penso”.
Inutile dire che Ginni era sollevata dalla reazione del marito, visto che aveva temuto che la potesse
considerare pazza.
Spiegherò nei capitolo successivi come Ginni fu capace di liberarsi dei suoi cattivi pensieri al punto
che adesso può tranquillamente frequentare i suoi nipotini senza nessuna ossessione. Questo sarà
più avanti nella storia, per adesso mi preme far capire che non sono solo le madri ad avere cattivi
pensieri sul far del male ai bambini.
Ginni mi ha recentemente fornito una latro esempio di quanto detto, quando mi ah raccontato della
sua breve visita alla sorella ed al suo bambino, quando, con sua grande sorpresa, i cattivi pensieri
ritornarono. Mi raccontò in dettagli cosa accadde quando lei resto da sola e, ai propri occhi,
responsabile per questo neonato che aveva visto per la prima volta solo pochi minuti prima.

“Stavo portando il bambino fuori per una passeggiata nel passeggino.
Il parasole era aperto ed lui indossava una copertina ed un cappellino mentre dormiva. Ad un tratto
mi preoccupai che non riuscisse respirare così imbaccuccato e mi venne in mente che la sindrome
da morte nella culla viene spesso scambiata per soffocamento volontario del bambino da parte
qualcuno.
“E se qualcosa scattasse nella mia testa, e questi cattivi pensieri passassero dall’essere solo pensieri,
a soffocare davvero il bambino?” Per il resto del tempo che stetti con lui, se le coperte o il
cappellino cadevano un pò sul suo viso, mi precipitavo a toglierli perché non potessero soffocarlo.
Io non avevo immagini che mi ritraevano mentre lo soffocavo, ne tanto meno sentivo l’impulso di
farlo, c’era solo quella ignobile voce che diceva “e se tu lo facessi davvero?” oppure “Sarebbe
davvero così terribile se tu lo soffocassi?”, ma a livello razionale io sapevo che non lo avrei mai
fatto. Non l’ho detto a mia sorella perché lei probabilmente sarebbe rimasta inorridita e
probabilmente non mi avrebbe mai più voluta vicino al suo bambino. Che mi crediate o meno,
quando scesi dall’aereo e tornai a casa, rimasi per diverso tempo in attesa di una telefonata che mi
dicesse che il bambino era stato soffocato…”
Ginni pensava che la mai metafora dello “spiritello di perversità” descrivesse bene la sua situazione.
Ed esso lei ricordò anche di altri due cattivi pensieri che l’avevano angosciata:
• Recentemente, mentre ordinava una torta da portare ad una festa per una mamma in attesa, aveva
sentito l’impulso di chiedere al pasticciere di scrivere sopra “Spero che tu abbia un bambino
anormale”
• Quando cambiava i pannolini dei suoi nipotini pensava: “non voglio guardare ai loro genitali, non
sia mai che qualcosa scatti nella mai testa ed io li molesti sessualmente”.
Ancora una volta, pensieri come questi erano il biglietto da visita dello spiritello della perversità.
Non erano certo i pensieri omicidi di una donna pericolosa, ma piuttosto la paura di fare la cosa
meno appropriata nel momento meno appropriato.
Anche se le ossessioni sessuali verso il proprio bambino sono molto meno confessate di quelle
aggressive, io ho visto un diverso numero di donne con questi cattivi pensieri.
Marty, una donna sui 25 anni, mi disse che lei doveva forzare se stessa per poter fare il bagnetto al
suo bambino di due anni. Temeva che vederlo nudo potesse farle perdere il controllo e toccare i suoi
genitali in modo improprio.
Come molti altri pazienti che mi hanno parlato della loro paura di abusare dei bambini, Marty
temeva anche di poter nuocere al figlio in altro modi, tipo soffocarlo con un cuscino o colpirlo con
un pugnale. Le sue ossessioni sessuali sembravano essere null’altro che una ulteriore
manifestazione dello spiritello della perversità: siccome lei pensava abusare sessualmente del figlio
fosse esattamente orribile in egual misura che ucciderlo, questo fu esattamente quello che lo
spiritello selezionò per tormentarla.
Per moltissimo tempo non ci furono studi su questo tipo di ossessione, ossia quella di poter abusare sessualmente dei propri figli, perché questi pensieri sono addirittura meno ammessi dalle persone che non quelli violenti.

Recentemente, comunque, due ricercatori inglesi hanno descritto due nuove
madri che soffro nodi questi disturbi. I dott.ri Brockinton e Filer dell’Unità per Madri e Bambini dell’Ospedale Psichiatrico Queen Elizabeth di Birmingham, hanno notato che , siccome le
ossessioni sessuali sono presenti in più di ¼ di tutte le persone che soffrono di DOC, ci dovremmo
aspettare che almeno alcune madri possano essere ossessionate dal fatto di poter abusare
sessualmente dei loro figli.
Essi poi passano a descrivere i soli due casi di giovani madri, ricercabili
nella letteratura medica, che hanno sperimentato pensieri di abuso sessuale sui loro figli.
Per dimostrare quanto “bizzarre” queste ossessioni sessuali possano diventare in alcune madri, il Dr.
Brockington mi ha raccontato di un caso che lui ed il suo collega hanno esaminato, di uan donna
incinta ossessionata da poter commettere abusi sessuali sul suo feto ancora non nato. Come le
ossessioni sul far del male ai propri figli, anche in questi casi i pazienti ammettono che questi
pensieri sono ridicoli, sono quando sono calmi e lontani dai bambini.
Ma, quando sono soli con i loro figli – cosa che tentano di evitare – essi sentono una terribile paura
che qualcosa possa scattare in loro e agire in base a questi pensieri.
I pensieri intrusivi degli uomini riguardo ai bambini
Sebbene io abbia dato maggiore enfasi, in questo capitolo, ai pensieri e agli impulsi delle donne di
far del male o abusare sessualmente dei loro bambini, non intendo dare l'impressione che gli uomini
siano immuni da simili pensieri.
Ho avuto modo di visitare diversi uomini, insieme ai propri figli ma anche soli, che sono stati
appunto tormentati da ossessioni simili.
Diversi uomini sposati mi hanno confidato che, sebbene non l'abbiano mai confessato alle proprie
mogli, hanno spesso continuato a rimandare il momento di prendere in braccio il proprio bambino a
causa proprio della paura di fargli del male.
Gary, un uomo profondamente religioso di circa 30 anni, mi ha fatto visita proprio per chiedere
aiuto riguardo a delle ossessioni che lo assillavano, incentrate sul fatto di poter abusare
sessualmente di sua figlia o delle sue amiche.
Mi ha fornito una descrizione accurata di questi pensieri ed è la seguente:
Stavo accompagnando a casa mia figlia Jane e la sua amichetta Katie, ed entrambe le ragazzine, di 7
anni circa, stavano scherzando tra di loro, ridendo e divertendosi. Era meraviglioso. Ma proprio in
quel momento sono stato assalito, ancora una volta, da un pensiero atroce e mi sono chiesto: "Come
posso essere sicuro che io non voglia davvero violentare Katie?".
Questa domanda mi ha angosciato. Ho detto a me stesso "Ma io non voglio molestarla!". Ma il mio
pensiero continuava a chiedermi, in maniera assillante "Ma in che modo posso esserne
assolutamente certo? Chi mi da la garanzia che io in realtà non lo faccia davvero?" e addirittura
"Come posso, inoltre, essere sicuro che io non lo abbia già fatto?".
Ho iniziato veramente ad andare fuori di testa.
Non prestavo attenzione a ciò che le bambine mi stavano chiedendo in quel momento ("Perché stai
guidando così piano?" chiedevano) ed ero troppo agitato per rispondere.
Non appena mi sforzavo disperatamente di ricordare che in realtà non avevo violentato Katie,
immediatamente l'immagine di me che abusavo sessualmente della bambina ritornava a
tormentarmi!
Cercavo di allontanare l'immagine dalla mia mente, ma questa, tenace, continuava ad assillarmi, e
ho iniziato ad avere nausea e mal di stomaco.
Ancora non era finita, dopo questo pensiero, un altro spaventoso ha iniziato ad assalirmi,
l'immagine più atroce che io potessi avere: nella mia mente ora stavo violentando mia figlia.
Ma Perché capita proprio a me?
A me che ha sempre ripugnato qualsiasi tipo di violenza o abuso di tipo sessuale?
Sicuramente, sarei marcito all'inferno per avere avuto pensieri simili.
Finalmente, il pensiero riuscì ad andarsene ma sapevo che sarei rimasto scosso per diversi giorni,
tenendomi alla larga dalla mia bambina, fino a quando lo shock di aver avuto pensieri tanto orrendi
lentamente si sarebbe attenuato.
Che sarebbe successo se mia moglie l'avesse scoperto?
Gary, come molti uomini che hanno sofferto di questo tipo di ossessioni, ha patito in silenzio per
anni prima di decidersi a chiedere aiuto. Quando mi ha confidato queste cose, egli non aveva detto
nulla a sua moglie di tutto ciò per paura che lei potesse chiedere il divorzio e impedirgli di vedere
ancora una volta sua figlia.
E' impossibile quantificare quanti siano in realtà gli uomini che soffrono di simili ossessioni sessuali
nei confronti dei loro bambini piccoli, dal momento che non sono molto inclini ad aprirsi e a
chiedere aiuto rispetto alle donne.
In molti casi che ho potuto vedere, gli uomini, semmai, vengono curati per abuso di alcool o di
droghe, Perché è in questo modo che, spesso, loro cercano di bloccare le ossessioni.
Solo molto più tardi, quando apprendono che questo genere di ossessioni è riconducibile ad un
disturbo ed è molto comune tra le persone allora decidono di ammettere di averli e curarli.
In un gruppo che ho avuto di recente, c'erano un paio di uomini che hanno fatto uso di alcool per
bloccare le loro ossessioni.
Uno era, in particolare, un insegnante che era terrorizzato dal fatto di poter abusare, o addirittura si
chiedeva se non l'avesse già fatto, di alcuni suoi studenti; un altro, invece, era preoccupato di poter
pugnalare il bimbo piccolo con cui spesso rimaneva solo (in un caso eccezionale, quando
quest'uomo si è confidato con la moglie raccontandole ciò che lo affliggeva, la donna non ha
assolutamente accettato questi suoi pensieri e ha chiesto il divorzio, dicendogli che non si sarebbe
mai più potuta fidare di lui e lasciarlo solo con il bimbo. Solitamente le consorti non riescono a
comprendere le ossessioni dei loro partners).
Nel prossimo capitolo affronteremo la questione cruciale del come possiamo essere certi che i
cattivi pensieri di cui soffriamo sono, in realtà, delle semplici paure irrazionali dettate dal nostro
Spirito di Perversità.
Del resto, chiunque guardi i telegiornali o legga i quotidiani sa che ci sono persone (grazie a Dio
non moltissime) che uccidono o violentano i bambini.
Se nessuno ha mai commesso queste cose, allora non c'è ragione di aver paura di pensieri simili.
Come Freud ha puntualizzato, non ci sarebbe bisogno della formula "Non commettere...." nei tabù o
nei Dieci Comandamenti se l'essere umano non mettesse occasionalmente in atto i suoi istinti
primordiali.
Fortunatamente, come avrete modo di vedere, questi due punti importanti:
- il fatto che voi proviate del disgusto e dell'agitazione verso certi pensieri e
- il fatto che voi non li avete mai messi in pratica
sono segnali certi e sicuri, che testimoniano che voi non potreste mai metterli in pratica.
CAPITOLO TERZO
Come essere sicuri che si tratti solo di pensieri?
Sebbene provi spesso a rassicurare i miei pazienti sul fatto che le persone che soffrono di questo
disturbo non metteranno mai in pratica il contenuto delle loro ossessioni, riesco a comprendere
l'orrore e il disgusto che provano di fronte a pensieri simili.
Del resto se i bambini di cui hanno timore non sono mai stati uccisi dai loro genitori, e pertanto i
pensieri intrusivi di far loro del male facilmente possono essere etichettati come ridicoli, purtroppo
è vero che viviamo in un mondo in cui spesso vengono compiuti omicidi ai danni di bambini
indifesi e molto spesso ciò accade per mano degli stessi genitori.
Ad esempio, una notizia apparsa su un noto quotidiano parlava appunto di una ragazza madre che è
stata accusata di aver ucciso il proprio bambino di un mese mettendolo dentro il microonde e
facendolo funzionare.
In attesa di giudizio, la ragazza è stata trattenuta in un ospedale psichiatrico.
E' facile immaginare il terrore nel leggere un articolo come questo che veramente può colpire
profondamente il cuore di una neo mamma come Sally, di cui abbiamo accennato qualcosa
all'inizio, che ha affrontato da sola la paura di poter fare del male al proprio neonato.
I nuovi mezzi di comunicazione rappresentano delle fonti ricche di storie sensazionali riguardo ai
pericoli che ci circondano.
Ad esempio, una recente copertina di una rivista dedicata allo sport porta questo titolo "Conosci chi
sta allenando tuo figlio? La spaventosa verità dei ragazzini molestati nello sport" e nella rivista
viene affrontato il tema degli abusi che sono stati compiuti ad opera di otto allenatori nei confronti
degli adolescenti che erano stati a loro affidati.
Questo articolo intendeva mettere in guardia i genitori sul fatto che esistono delle persone
pericolose che possono prendere come preda, come bersaglio, i loro stessi bambini.
Incredibilmente, l'articolo riportava che in media il molestatore tipico, che abusa di questi ragazzi
approfittando degli sport giovanili, ha brutalizzato circa120 ragazzi prima di venire catturato.
Come genitore (e allenatore del Little League) ho preso a cuore le informazioni suggerite dalla
rivista per controllare i nomi degli allenatori e assicurarmi di aver affidato mio figlio alla persona
giusta.
D'altra parte, ho avuto anche modo di appurare l' impatto che questa storia può aver avuto su un
uomo tormentato dalla paura di poter, un giorno, essere in grado di abusare sessualmente di un
bambino, quando, invece, l'evidenza suggerisce che mai e poi mai egli potrà mettere in atto il
contenuto dei suoi pensieri.
Non stupisce che la maggior parte dei pazienti che frequentano i miei gruppi a causa di una serie di
pensieri intrusivi che li affliggono mi hanno raccontato di aver contemplato davvero l'idea del
suicidio.
"A volte ho la certezza di non essere adatto a vivere in questa società" è il ritornello di molti miei
pazienti.
Mentre concordo sul fatto che questa sensazione certamente risulta vera per coloro che hanno sul
serio abusato di ragazzini, come riportato dalla rivista (alcuni dei quali ora stanno scontando la pena
in prigione), questa stessa sensazione non va applicata a quegli uomini tormentati dal dubbio e
divorati dai sensi di colpa riguardo a questi pensieri, pensieri che, ripeto, queste persone non
metteranno mai in pratica.
I pazienti che soffrono di questo disturbo non sono in grado di cogliere questa importante
distinzione.
Senza alcuna eccezione, quest'ultimi non riescono, tuttavia, mai a convincersi del fatto che non
metteranno mai in pratica ciò che li tormenta, in quanto sono convinti di poter perdere in controllo e
aggredire qualcuno.
Dopo la sparatoria in una scuola del Colorado alcuni dei miei pazienti che soffrono di ossessioni
pure di aggressività erano terrorizzati dal fatto di poter un giorno mettere in atto il contenuto di
questi loro pensieri aggressivi diventando i prossimi killer di questa stessa scuola.
Diversi anni fa, quando il processo di Susan Smith era argomento di scottante attualità, molte donne
tormentate da ossessioni di poter fare del male ai propri figli erano letteralmente terrorizzate
dall'apprendere che una donna, apparentemente normale, avesse potuto chiudere i propri figli
nell'auto, mettere loro le cinture di sicurezza in modo da impedirgli di slegarsi e gettarli con tutta
l'auto nelle acque del lago.
La domanda che avrò sentito un miliardo di volte è la seguente "Come posso essere assolutamente
sicura che io non mi comporterò come Susan Smith?".
Un recente testo che tratta di una serie di atti atroci compiuti dagli stessi uomini, La Natura Oscura,
ha descritto lo scenario agghiacciante dellastoria in questo modo:
La notte del 25 Ottobre del 1994 Susan Smith prepara accuratamente l'auto con i propri figli a
bordo, toglie il freno amano, chiude a chiave la macchina e la lascia scivolare in discesa lungo la
rampa x le barche nelle acque gelide del South Carolina.
Nel sedile posteriore allaccia le cinture di sicurezza ai suoi bambini.
Un'ora più tardi accuserà uno sconosciuto, un uomo di colore, di aver rubato la sua auto, di aver
sequestrato a bordo i suoi bambini dopo averla minacciata con un'arma, e ha continuato ad
accusarlo fissando le telecamere ed implorando che fosse fatta giustizia, in televisione, piangendo
calde lacrime.
Ma quando non venne trovata neppure una prova a carico dell'uomo, la polizia interrogò la donna
che, alla fine, rilasciò una sconvolgente confessione.
Lei stessa indicò alla polizia il luogo dove, poi, venne ritrovata la macchina e i corpi senza vita dei
suoi due bambini.
Le bugie dette e l'inganno ordito da questa donna ha provocato molto shock e scandalo in un
pubblico abituato a puntare l'attenzione solo ed esclusivamente sulle azioni cruente effettuate da
sconosciuti sui bambini, mentre a partire da questo fatto si è, in realtà, rivelato che, in base a delle
statistiche fatte e valide limitatamente agli Stati Uniti, un migliaio di bambini all'anno vengono
uccisi dai loro stessi genitori o da parenti prossimi.
La metà delle vittime hanno meno di un anno, e molte di queste sono state uccise dalle proprie
madri.
Similarmente, alcuni pazienti di sesso maschile che soffrono di ossessioni di aggressività, e che
sono delle persone rispettabilissime della comunità, oltre che pazienti che non metteranno mai in
pratica ciò che pensano, sono preoccupati di poter un giorno perdere il controllo e diventare veri
assassini come Jeffrey Dahmer.
Questo argomento ci porta proprio alla domanda cruciale di questo capitolo: "Come essere sicuri
che si tratti solo di pensieri?"
Un caso clinico: l'accettazione del rischio nel caso dei pensieri intrusivi
Frank, un ragazzo che frequentava il mio gruppo di circa 20 anni, mi ha descritto molto bene i
pensieri intrusivi e penosi di cui soffriva.
Essenzialmente il suo problema più grande riguardava il fatto di non riuscire a convincersi del tutto
di non essere in grado di compiere effettivamente ciò che i pensieri gli suggerivano, pertanto aveva
paura di fare la stessa fine di Jeffrey Dahmer.
Nel periodo in cui Frank si è unito al mio gruppo (che, appunto, raccoglieva persone che soffrivano
di DOC) era già stato seguito da un mio collega e aveva fatto dei significativi passi avanti.
Frank soffriva di aggressioni di aggressività che avevano come contenuto quello di pensare in
continuazione di poter pugnalare le persone.
Evitava i coltelli e qualsiasi oggetto appuntito e la sua paura peggiore era quella di poter un giorno
diventare, appunto, come Jeffrey Dahmer.
Frank proveniva da una famiglia molto religiosa e gli era stato insegnato, o perlomeno aveva
imparato, che non avrebbe mai dovuto, per nessun motivo al mondo, manifestare la propria rabbia
verso nessuno.
Le sue ossessioni violente hanno avuto inizio alcuni anni prima, e si sono manifestate come
preoccupazioni eccessive di poter pugnalare qualcuno della sua famiglia.
Come molti dei mei pazienti che hanno sofferto di questo specifico tipo di ossessioni e che
provenivano, come Frank, da famiglie estremamente religiose, Frank era terrorizzato dall'idea di
aver già commesso una colpa imperdonabile per il solo fatto di aver avuto pensieri simili e era
altresì terrorizzato di essere destinato all'inferno per questo.
Ma per fortuna, grazie all'esposizione guidata a cui partecipava nella nostra clinica, e che consisteva
nel maneggiare dei coltelli e nell' ascoltare delle registrazioni su nastro fatte da lui stesso di quelle
che erano le sue peggiori ossessioni e grazie soprattutto all'apprendimento di come poter gestire la
sua rabbia, Frank è riuscito a stare molto meglio.
Non era in grado di lavorare, se non occasionalmente, di tanto in tanto, proprio a causa di simili
pensieri.
Ma nonostante tutti i suoi progressi continuava, in Frank, ad albergare questo atroce dubbio "non si
sentiva ancora del tutto convinto di non poter diventare un giorno come questo brutale assassino,
Jeffrey Dahmer".
Una parte del trattamento a cui è stato sottoposto Frank consisteva nel fargli vedere in videocassetta
in continuazione, avanti e indietro, un film riguardante proprio la biografia di Jeffrey Dahmer, fino a
quando questo ragazzo da solo non è riuscito a ridimensionare la propria paura ed è riuscito a
ridimensionarla provando di fronte al film, oramai, solo sensazioni di grande noia.
Soffrendo di questo disturbo e tendendo a vedere le cose o bianche o nere ed in termini meramente
perfezionistici, e ancora a causa di questo suo eccessivo senso di responsabilità e di ultracoscienziosità,
egli era troppo rigido e severo con se stesso, e insisteva, a tutti i costi, di poter
trovare, in qualunque maniera, il modo di essere sicuro al 100% che non avrebbe mai potuto perdere
il controllo, pugnalare qualcuno e mettere in atto i suoi pensieri.
Arrivati a questo punto, Frank era arrivato ad un'altra atroce conclusione: dato che, con
l'esposizione si sentiva molto meno ansioso e quindi l'ansia stava scemando, temeva di essere sul
serio una persona pericolosa, ora che non aveva i freni dell'ansia, e appunto temeva ancora di più di
fare la fine di Jeffrey Dahmer!
Quando qualcuno del gruppo ha ricordato a Frank che nessuno, tormentato o meno che fosse da
pensieri intrusivi, avrebbe mai potuto avere la garanzia assoluta di non mettere in pratica ciò di cui
aveva terrore, lui rispondeva che era logico, che anche lui riusciva ad arrivare a quella conclusione,
ma solo quando si trovava in clinica, Perché, al contrario, quando era da solo sentiva molto spesso il
bisogno di doversene convincere a tutti i costi.
Solo seguendo una terapia, oltre che comportamentale, anche cognitiva, come descriverò più avanti
nel libro, Frank riuscirà ad interrompere definitivamente questa sua ricerca ossessiva di sicurezza al
100 % .
Fino a quel momento, Frank ha continuato a lavorare su se stesso, imparando a esprimere in
maniera appropriata la sua rabbia ed iniziando davvero a vivere, per la prima volta dopo tanti anni.
La ricerca incessante di una certezza è, per molti pazienti, un qualcosa di molto dannoso e precario.
Da una parte, molti di essi sono ossessionati dal bisogno di avere l'assoluta certezza di non poter
mettere in pratica il contenuto delle loro ossessioni e sono angosciati dall'esistenza di quella
infinitesimale possibilità.
Costoro non riescono ad accettare la presenza del minimo dubbio al riguardo.
Ma questa è sempre una battaglia persa, dal momento che noi non possiamo essere sicuri al 100% di
nulla, così come non si è certi del fatto che domani il sole sorgerà ancora allo stesso modo non è
sicuro che io un giorno non commetta davvero un omicidio (tuttavia si può essere perfettamente in
grado di vivere una vita relativamente sana anche sapendo che esiste questa minima, irrilevante
eventualità ma non vale la pena di preoccuparsi al riguardo).
Nel caso di pazienti come Isaac, che ha paura di voler sul serio avere dei rapporti sessuali con degli
animali, e Martie, che ha paura, invece, di voler sul serio avere dei rapporti sessuali con il suo
bambino, questa ossessiva ricerca di una sicurezza li porta a controllare in continuazione il proprio
corpo, a monitorarlo, per provare a loro stessi di non essere eccitati alla sola idea.
Entrambi mi hanno confidato che quando li assale l'ossessione di poter effettivamente mettere in
pratica il contenuto dei loro pensieri, tendono a controllare il proprio corpo, stanno attenti al
minimo riflesso che queste ossessioni hanno sul loro corpo in termini di reazione fisica, per essere
sicuri al 100% di non avvertire la più piccola forma di eccitazione sessuale o formicolio lungo il
corpo.
In ogni caso questo non fa altro che aumentare la loro ansia, la loro preoccupazione Perché spesso
costoro falliscono la prova e si rendono conto che proprio quella parte del corpo su cui stanno
focalizzando l'attenzione in realtà prova qualcosa, ma non per qualche reale motivazione recondita
che sta sotto, bensì semplicemente Perché hanno spostato esageratamente l'attenzione proprio su
quella parte!
Ora fate questo esperimento: provate per un attimo, all'insorgere delle ossessioni, a focalizzare tutta
la vostra attenzione sui vostri genitali per alcuni secondi e sforzatevi con tutti voi stessi di
dimostrare che non avvertite assolutamente alcuna sensazione in quella parte.
Dovrebbe essere ormai chiaro che il punto cruciale della terapia per chi, come Isaac e Martie, soffre
di simili ossessioni, consiste proprio nell'interrompere qualsiasi tentativo di monitoraggio, a scopo
rassicurativo, delle proprie sensazioni corporee, Perché il controllo delle sensazioni provoca una
diminuzione della fiducia in se stessi ed un aumento progressivo della paura di potersi davvero
sentire come i pensieri intrusivi dicono che siamo.
Alla domanda "Come essere sicuri che si tratti solo di pensieri?" la mia risposta è chiara e semplice
"Non potrai mai esserne sicuro".
Infatti il tentativo stesso di avere la sicurezza totale è il modo peggiore di affrontare i peensieri
intrusivi, violenti, sessuali o blasfemi.
Non è una coincidenza se il termine francese per chiamare il "disturbo ossessivo-compulsivo" è
"malattia del dubbio", per questo motivo il loop dei miei pazienti è causato da una ricerca
spasmodica e senza fine di rassicurazione e dal dover essere sempre e in continuazioni certi al 100%
di qualsiasi cosa.
Ora, chiunque soffre di pensieri intrusivi violenti, sessuali o blasfemi soffre anche di disturbo
ossessivo-compulsivo?
Tecnicamente sì.
Basandoci su criteri ufficiali dell'Associazione Psichiatrica Americana, per chiunque è vittima di
pensieri intrusivi che si ripresentano in continuazione e che interferiscono più o meno pesantemente
sulla propria vita, così come fino ad ora sono stati descritti, la diagnosi più certa è che si tratti di
disturbo ossessivo compulsivo.
Caratteristiche del disturbo ossessivo compulsivo (DOC)
Elenco delle maggiori ossessioni e compulsioni particolarmente penose, che occupano più di un'ora
al giorno, o interferiscono con il lavoro, lo studio e le normali attività.
Ossessioni: pensieri intrusivi e penosi, impulsi o immagini mentali che non riguardano le effettive e
reali preoccupazioni della vita di tutti i giorni


-esempi:
--ossessioni di aggressività
--ossessioni sessuali
--ossessioni blasfeme
--ossessioni dubitative
--ossessioni di contaminazione
--ossessioni di simmetria
--ossessioni di perfezionismo estremo

Compulsioni: azioni che la persona non può fare a meno di eseguire, o per il sorgere di
un'ossessione o a causa di una forma mentis eccessivamente rigida
-azioni tese a contrastare l'ansia delle ossessioni o a prevenire quella che si ritiene essere una vera
catastrofe
-esempi:
--lavare
--controllare
--ripetere
--pregare
--toccare
--contare
--accumulare oggetti
--riordinare e mettere a posto gli oggetti in continuazione
--richiedere sempre rassicurazioni
Questo elenco ci permettere di avere un quadro un pò più chiaro di quelli che sono i più comuni
pensieri intrusivi del Doc.
In quasi tutti i luoghi in cui sono state condotte delle ricerche in merito, il disturbo ossessivo
compulsivo mostra di avere una prevalenza pari al 2% dell'intera popolazione.
Inoltre, in questi sondaggi condotti porta-a-porta, diversamente che nei pazienti che giungono nella
nostra clinica per richiedere una cura, la maggior parte delle persone hanno solamente delle
ossessioni (dette anche "pensieri intrusivi") e non anche compulsioni.
Stabiliti questi due punti importanti, possiamo stimare, con molta prudenza, che l' 1% della
popolazione soffre di ossessioni pure, e 2 milioni di persone ne soffrono solo negli Stati Uniti.
Sebbene questo spiritello, con i suoi malefici dubbi e domande, metta scaltramente le sue radici in
posti dove non è possibile sradicarlo completamente (Perché nessuno, ripeto, può avere la certezza
del 100% su alcun argomento) io, quando mi trovo con pazienti che hanno appena iniziato la
terapia, ci tengo molto a rassicurare quest'ultimi sul fatto che è possibile convivere con questa
incertezza e ritenere quella ipotetica e remota probabilità solo un qualcosa di molto trascurabile, che
non merita di essere presa in considerazione.
In particolare ho spiegato loro la profonda differenza che intercorre tra chi soffre di Doc e coloro
che, deviati e pericolosi, hanno veramente commesso crimini atroci.
Faccio un esempio: sottolineo sempre il fatto che dal momento che chi soffre di doc non ha mai
messo in atto, fino ad ora, nessuno di questi atroci pensieri e non ha mai agito in base a questi
terribili impulsi, questo è di per sè sufficiente per dimostrare che non lo faranno mai.
Un solido assioma della psicologia e della criminologia è il seguente: per capire quale sarà il nostro
comportamento futuro dobbiamo vedere qual è stato il nostro comportamento in passato.
Ugualmente, non si può neppure trascurare il fatto che chi soffre di doc si senta profondamente in
colpa riguardo ai propri pensieri: pertanto anche la presenza di sensi di colpa è una lampadina, un
segnale del fatto che costoro non rappresentano nè rappresenteranno mai un reale pericolo per
nessuno e che, di conseguenza, non metteranno mai in pratica il contenuto delle loro ossessioni.
D'altra parte, come accennato all'inizio del capitolo, io non sono tanto ingenuo e sprovveduto da
credere a priori che i miei pazienti non commetteranno mai simili atti.
Perciò è mio compito e dovere spiegare quali siano i segnali e gli indizi allarmanti che mi fanno,
invece, ritenere che alcuni pazienti siano sul serio pericolosi.
Alcuni segnali preoccupanti
Ho già scritto, precedentemente, che sebbene i miei pazienti spesso mi confessano di essere assillati
dall'idea di far del male ai propri figli o alla propria consorte, io non credo assolutamente che essi
possano davvero farlo e che rappresentino, di conseguenza, una minaccia.
Questo significa che davvero nessuno di loro mi preoccupa? Assolutamente no.
Su un centinaio di pazienti che sono arrivati nella nostra clinica negli anni passati, appena una
manciata mi hanno seriamente preoccupato.
Eccovi un esempio: un giovane uomo, proveniente da un altro Stato, era stato condotto nella mia
clinica dal suo psichiatra per iniziare con me una terapia comportamentale che lo esponesse al
contenuto dei suoi pensieri intrusivi e che riguardava il fatto di poter far del male alle persone.
Tuttavia, quando ho incontrato quest'uomo, e lui stesso ha iniziato a parlarmi dei suoi brutti
pensieri, ho iniziato a preoccuparmi seriamente.
Ho cercato di stare calmo e di chiedergli via via maggiori dettagli per stabilire se la terapia
comportamentale fosse indicata al suo caso. Ma le risposte che il ragazzo mi dava non facevano
altro che aumentare la mia preoccupazione.
Il ragazzo ha iniziato a raccontarmi che gli piaceva seguire l'apparizione in tv di personaggi
pubblici, ad esempio il Papa e il Presidente, e mentre li guardava immaginava di essere tra la folla e
sparare all'improvviso ad una di queste figure di spicco!
C'era qualcosa nella sua voce e nel suo comportamento mentre raccontava queste atrocità che non
mi convincevano del tutto sul fatto che ne fosse poi così disgustato.
Mi ha anche raccontato di avere avuto ogni tanto dei pensieri inerenti il fucilare o il pugnalare i suoi
genitori. Ha anche affermato che ogni tanto era solito testare se stesso restando in piedi sulla porta
della camera da letto dei suoi genitori e puntando un fucile ad aria compressa verso quest'ultimi che
erano addormentati. Tutto questo lo faceva per provare a se stesso che non sarebbe mai stato capace
di premere il grilletto.
Alla fine del nostro colloquio gli ho comunicato che la terapia comportamentale non era
assolutamente indicata nel suo caso e proprio per questo ho preferito mandarlo di nuovo dal suo
psichiatra per ulteriori accertamenti.
In seguito telefonai al medico in questione per avvertirlo che avevo il forte sospetto che il suo
paziente, quel giovane ragazzo, potesse essere davvero pericoloso e l'ho consigliato di sottoporlo da
una serie di ulteriori test per valutarne il potenziale psicotico e criminale.
Cosa in particolare mi aveva indotto in allarme?
In parte il fatto che il ragazzo non si sentiva assolutamente tormentato o particolarmente in colpa
per la presenza di simili pensieri, in parte il fatto che, ogniqualvolta parlava dei suoi genitori o della
gente che conosceva in paese, sembrava covare verso costoro troppa rabbia per una serie di offese
che lui credeva gli fossero state rivolte e in parte Perché aveva effettivamente preso un fucile e lo
aveva puntato contro coloro per cui nutriva una rabbia repressa.
Per tutti questi motivi mi sono sentito allarmato ed ho seriamente reputato che questo giovane
potesse rappresentare un vero pericolo per gli altri.
Ho pensato, pertanto, che il suo disturbo fosse molto più grave e serio rispetto ad una diagnosi di
Doc.
Come ho scritto in questo capitolo, una nuova informazione è emersa riguardo a quei ragazzi che
hanno fatto fuoco contro alcuni studenti, in un vero blitz armato, nella Scuola della Columbia.
Nei video che riprendono la sparatoria, alcune sequenze mostrano questi ragazzi che sono
completamente accecati da un desiderio di vendetta, per rancori personali, nei confronti degli altri
studenti.
Questa insieme di rabbia, rancore puro verso i compagni di classe che li deridevano e li escludevano
dal gruppo, e la facilità di reperire delle armi hanno determinato una combinazione mortale.
D'altra parte, i pazienti che chiedono di essere da me visitati, e che presentano pensieri violenti e
sessuali, sono persone completamente diverse.
Sono persone molto coscienziose, responsabili ed in loro simili pensieri sono fonte di pesanti sensi
di colpa e li inducono a pensare di essere dei veri peccatori.
A questi pazienti dico sempre che è proprio il fatto di sentirsi così agitati, così in colpa, così
immersi nel panico più assoluto, che da a loro la sicurezza di non poter mai mettere in pratica ciò
che più temono.
E nonostante io dica loro questo più e più volte, non riescono mai a convincersene del tutto.
Quando mi chiedono "Come posso essere certo al 100% di non compiere mai delitti atroci come
quelli compiuti da Jeffrey Dahmer o da Susan Smith o dai ragazzi della Scuola della Columbia?" io
rispondo sempre loro che coloro che si macchiano di crimini così atroci provano emozioni
completamente diverse dalle loro, emozioni di rabbia repressa, di assoluta mancanza di senso di
colpa e di pericolosità sociale.
La storia della criminologia è praticamente dominata da individui che sono dei veri sociopatici,
degli psicopatici o semplicemente dei criminali sanguinari, e questi termini, in psicologia, vengono
utilizzati proprio per indicare la personalità di soggetti che non nutrono affatto nè sensi di colpa nè
rimorsi per i loro comportamenti anti-sociali e criminali.
Il punto chiave è proprio questo, lo ripeto: il fatto che costoro non provano nè sensi di colpa nè
alcun tipo di rimorso per i loro comportamenti violenti.
Alcuni individui presentano le caratteristiche enunciate dalla Tabella 4, inerente, se adulti, il
Disturbo da Personalità Anti-sociale, e il Disturbo della Condotta se prima del raggiungimento del
diciottesimo anno di età.
Vediamo la Tabella 4.
Tabella 4
Disordini della Condotta
(fino ai 14 anni e più giovani)
-violenza o crudeltà verso persone o animali
--maltrattamenti o minacce nei confronti delle persone
--provocare risse
--usare un' arma (mazza, pistola, bottiglia rotta, pietra, coltello)
--derubare
-atti vandalici
--appiccare il fuoco
--distruggere deliberatamente la proprietà altrui
-mentire o rubare--forzare una casa o una macchina
--mentire o fregare il prossimo
--rubare nei negozi o contraffare degli articoli
-disobbedienza grave verso i propri genitori (prima dei 13 anni)
--stare fuori tutta la notte
--scappare di casa più di una volta
--marinare spesso la scuola
Disturbo Di Personalità Anti-sociale
(fino ai 15 anni o più grandi)
-compiere con frequenza atti per cui si potrebbe rischiare il carcere
-mentire ripetutamente, cercare di fregare il prossimo, nascondere la propria identità
-agire in maniera impulsiva e non progettare il futuro
-essere spesso coinvolti in risse
-essere spavaldi, non avere riguardo per la propria sicurezza e quella altrui
-agire in maniera irresponsabile (non pagare le tasse, non riuscire a tenersi un lavoro)
-non provare rimorso, non sentirsi in colpa, compiere atti che possono danneggiare il prossimo
Questi pazienti sono esattamente l'opposto dei pazienti che ho in cura e che soffrono di doc.
Quest'ultimi, infatti, sono estremamente coscienziosi, provano laceranti sensi di colpa e sono
tremendamente angosciati dal fatto di avere pensieri simili.
Ad alcuni pazienti che soffrono di Doc è stato diagnosticato anche il Disturbo Ossessivo
Compulsivo di Personalità (che, come indicato dalla Tabella 5 è caratterizzato anch'esso da un
livello molto elevato di coscienziosità)
Tabella 5
Caratteristiche del Disturbo Ossessivo Compulsivo di Personalità
-sono eccessivamente responsabili ed inflessibili riguardo a questioni etiche e morali
-sono profondamente preoccupati da piccoli dettagli (perdono di vista l'intera foresta Perché notano
solo i singoli salberi)
-sono molto perfezionisti nel fare le cose
-sono eccessivamente dediti al lavoro
-non si disfano facilmente delle cose, anche di poco conto
-non tollerano che gli altri facciano le cose a modo loro e non tollerano infrazioni alle regole
-mancano di generosità
-risultano rigidi e testardi
Il forte senso di colpa e l'angoscia che molti pazienti provano sono dovuti ad una parte del cervello
chiamata "corteccia pre-frontale" e stanno a significare che questa stessa parte sta compiendo
correttamente il suo lavoro nella soppressione di simili pensieri.
Recentemente ho chiesto ad un mio collega, il Dr. Cary Savage, un esperto dell'aspetto
neuropsicologico nel Doc, di poter in un certo senso rassicurare i miei pazienti che temono, un
giorno, di poter mette in atto il contenuto delle loro ossessioni.
Lui ha detto loro "Il fatto stesso di sentire dei forti sensi di colpa e l'angoscia che deriva dall'essere
assaliti involontariamente da simili pensieri è già di per se stessa la prova che non metterete mai in
atto ciò che temete, ed è altresì la prova che la corteccia del vostro cervello sta funzionando
correttamente nel suo compito di inibire e sopprimere certi impulsi. Nel fare questo essa vi provoca
angoscia".
Pertanto, c'è una notevole differenza tra i miei pazienti che provano tanta vergogna e si sentono così
in colpa nell'avere certi pensieri di natura violenta e sessuale e coloro che, invece, commettono
crimini a sangue freddo, senza provare nè colpa nè rimorso.
Per rendere questa differenza ancora più chiara, pensiamo alla storia di Sally, di cui ho parlato nella
prefazione.

Lei era terrorizzata dall'idea di poter afferrare e colpire il suo bimbo e questo pensiero le provocava
vergogna e senso di colpa.
Se facciamo il confronto tra Sally e Susan Smith, notiamo che i casi sono molto diversi: Susan ha
bloccato nei sedili posteriori della sua auto i suoi stessi figli e li ha guardati a sangue freddo mentre venivano inghiottiti dalle fredde acque del lago, seguendoli addirittura con lo sguardo mentre, come
racconterà poi, terrorizzati, cercavano di liberarsi e invocare il suo aiuto, fino a quando non li ha
visti annegare completamente con tutta l'auto.
Poi, senza neppure un briciolo di senso di colpa e a sangue freddo, la donna si è presentata, poche
ore dopo il fatto, davanti alle telecamere di tutta la nazione e, mentendo spudoratamente, ha
accusato un uomo di colore di aver rapito i propri figli, infine ha invocato l'aiuto di tutti affinchè la
aiutassero a riavere i figli che amava.
In maniera molto simile, Jeffrey Dahmer, all'inizio dei suoi festini sanguinari, è apparso davanti alla
corte (intervengo un attimo x spiegare l'antefatto, sono tunnel: Jeffrey era stato arrestato Perché
sospettato di un omicidio in particolare ma poi, per mancanza di prove e per la sua incredibile
capacità di risultare sempre credibile, è stato rilasciato) ed è riuscito a mentire così spudoratamente
da riuscire a convincere il giudice e l'intera corte che l'unica mancanza che lui aveva avuto era stata
quella di bere qualche bicchiere di troppo, quando invece in realtà si era macchiato già da tempo di
crimini atroci.
Questo sangue freddo, questa totale mancanza di senso di colpa, e l'inganno ordito da questi due
personaggi non sono assolutamente presenti nei miei pazienti, che provano emozioni assolutamente
diverse. Quest'ultimi soffrono delle pene atroci, e si sentono colpevoli solo per il fatto di aver avuto
simili pensieri, e addirittura qualche volta hanno confessato crimini che non hanno mai commesso.
Simon, ad esempio, era un mio paziente affetto da pensieri terribili di investire dei pedoni tutte le
volte in cui guidava l'auto.
Questi pensieri gli causavano intensi sensi di colpa e lo angosciavano talmente tanto che oramai
guidava sempre meno.
Una volta, poi, a causa di una manovra azzardata (stava andando troppo veloce) venne assalito da
pensieri intrusivi.
Erano talmente forti che aveva iniziato a guardare ossessivamente nello specchietto retrovisore per
accertarsi che alle sue spalle non giacesse morto qualcuno che sentiva di aver investito.
Una volta dovette fare inversione più volte per esserne del tutto certo, ma ancora non riusciva a
convincersene.
Una volta a casa, seguì ossessivamente tutti i telegiornali della sera, la radio, le ultime notizie, alla
ricerca disperata della notizia che lo incolpasse di aver investito, uccidendolo, un pedone.
Una volta, il senso di colpa fu così intenso, e Simon così angosciato, che, pur non sentendone
notizia in tv, chiamò egli stesso la polizia e confessò un crimini che non solo non aveva mai
commesso ma che neppure era mai accaduto.
Chi potenzialmente può rappresentare un serio pericolo per i bambini?
Esistono dei segnali che possono dire se una donna può veramente rappresentare un pericolo per
suo figlio?
Sì, ci sono.
Una ridotta percentuale di donne che soffrono di depressione post-partum può sviluppare un
disturbo molto serio chiamato "psicosi post-partum".
Sebbene non conosca nello specifico i dettagli riguardanti quella donna che è stata accusata di aver
ucciso il proprio figlioletto mettendolo nel forno microonde, credo vi siano elementi sufficienti per
sostenere che soffrisse di psicosi post-partum.
Le donne che presentano questo tipo di disturbo perdono qualsiasi contatto con la realtà.
Riporto l'esempio di una neo mamma che credeva di aver "visto" uscire del fumo giallo dalle narici
e dalle orecchie del suo bambino piccolo e l'ha interpretato come un segnale di possessione
demoniaca.
Così ha deciso che l'unico modo per cacciare Satana fosse quello di far morire il bimbo nel secchio
della spazzatura.
Fortunatamente il marito tornò da lavoro in tempo e, udite le urla del povero figlio provenire dal
cestino, è riuscito a salvarlo.
La madre è stata ospedalizzata e la sua psicosi post-partum è stata affrontata con successo tanto che
oggi la donna è tornata a vivere una vita normale.
I casi in cui i pensieri intrusivi rappresentano un pericolo reale
Sotto vengono riportate alcune situazioni che hanno a che fare con l'insorgere di pensieri intrusivi
potenzialmente pericolosi e viene indicato il rispettivo trattamento.
Il caso in cui non vi sentiate assolutamente agitati per i pensieri che vi assalgono e, anzi, ne provate
piacere
Prima ho descritto il caso di un uomo che era solito guardare in Tv i discorsi e le udienze del Papa e
del Presidente degli Stati Uniti, per poi immaginarsi di essere lì tra la folla e sparare contro costoro.
Quando questo ragazzo parlava si dimostrava a dir poco esaltato e divertito all'idea, in lui non vi era
traccia alcuna di senso di colpa o di angoscia.
In questo caso sarebbe indicato rivolgersi ad uno specialista per appurare il potenziale effettivo e
reale di questi pensieri.
Il caso in cui avete avuto in passato atteggiamenti aggressivi e di devianza sessuale, anche sotto
l'effetto di alcool o droghe varie,
Ho visto diversi pazienti che, sotto l'effetto di alcool o droghe, hanno tenuto comportamenti
aggressivi che hanno provocato loro seri guai con la legge.
Quando questi individui sentono l'impulso irrefrenabile a compiere simili gesti è di vitale
importanza seguirli e aiutarli Perché il rischio che compiano quanto suggerito dalla loro mente è
troppo alto.
Ricordate sempre che ciò che vi dice come vi comporterete in futuro è il comportamento che avete
tenuto in passato.
Così se vi guardate dietro e ricordate di aver già, almeno una volta, agito in maniera inappropriata e
violenta nei confronti delle persone e degli animali, dovreste prendere sul serio i pensieri intrusivi.
Può darsi che voi non siate in grado da soli di inibire, come fa la maggior parte della gente, simili
impulsi e che abbiate bisogno di intraprendere una terapia per imparare a farlo.
Il caso in cui vi capita di udire delle voci o di ritenere che le persone ce l'abbiano con voi oppure
ancora di vedere cose che gli altri non vedono.
Come ho detto in precedenza (la storia della madre che soffriva di psicosi post-partum) le
allucinazioni possono essere pericolose Perché non ti consentono di percepire correttamente la
realtà.
Se questo accade anche a voi, contattate al più presto un centro di salute mentale Perché ci sono dei
trattamenti molto validi ed efficaci che vi potranno consentire di stare meglio e condurre una vita
normale.
Il caso in cui provate una rabbia incontrollabile e fate sempre più fatica a resistere agli impulsi
aggressivi e violenti che vi spingono ad agire
Gli studenti che hanno fatto fuoco sui propri compagni di classe alla Scuola già citata rientrano in
questo caso.
Si sentite di provare un rancore ed una rabbia esplosiva repressa verso una particolare persona o un
gruppo di persone, dovete rivolgervi al più presto ad un centro di salute mentale Perché anche in
questo caso ci sono delle terapie molto valide ed efficaci.
Ad ogni modo, non finirò mai di ripetere che la maggior parte delle persone che soffrono di
pensieri intrusivi non metteranno mai in pratica il contenuto delle loro ossessioni.
CAPITOLO QUARTO

Cosa provoca i pensieri intrusivi?
Anche se nessuno sa spiegare con precisione il Perché partoriamo simili pensieri, esistono diverse teorie che a loro modo avanzano delle ipotesi (sebbene io continui a ritenere la teoria dello Spirito della Perversità di Poe la più accreditata).
Queste teorie sono sì diverse ma non si escludono a vicenda, semmai possono tranquillamente convivere assieme.

Proprio Perché i pensieri intrusivi si sono manifestati in tutte le culture, in tutti i luoghi e in tutte le epoche, sembra che sia un dato certo il fatto che essi siano stati scritti nella nostra mappa genetica.

Questo concetto è alla base della teoria evoluzionistica che, assieme alle altre, cerca di fornire una valida spiegazione al fenomeno.

Cosa provoca l'insorgere di pensieri intrusivi?

La Teoria Evoluzionistica

Dal punto di vista evoluzionistico, la tendenza a partorire pensieri ed impulsi violenti e di natura
sessuale si è sviluppata negli essere umani all'origine della specie stessa, quando era in atto il
processo che ha portato allo sviluppo completo del corpo e della mente, per consentire ai "primi
umani" di sopravvivere e riprodursi.

Ad esempio, la teoria evoluzionistica sostiene che i geni degli antenati che raramente nutrivano pensieri di natura sessuale nei confronti dell'altro sesso, con il tempo, sono stati sostituiti e superati dai geni di coloro che invece pensavano al sesso più frequentemente, e questo è avvenuto per l'istinto di sopravvivenza e di riproduzione tipico dell'uomo, che portava coloro che pensavano
spesso al sesso ad agire in questo senso e dunque ad avere una prole più numerosa rispetto agli altri,
più inibiti e fragili.
La teoria evoluzionistica spiega anche il Perché il sesso maschile rispetto a quello femminile tende
ad avere un numero più elevato di pensieri aggressivi ed un comportamento più aggressivo.
Gli antenati maschi che avevano sviluppato una forma di pensiero e dei comportamenti più
aggressivi riuscivano a diventare dei veri e propri leader del gruppo e, come risultato, riuscivano più
degli altri a conquistare le donne e a renderle gravide, facendo così in modo che i loro geni
(aggressivi e primordiali) si trasmettessero di generazione in generazione a discapito dei geni di
individui più fragili e meno aggressivi.
Queste teorie evoluzionistiche, in parte molto controverse, sono state avanzate anche per cercare di
spiegare gli stupri e gli infanticidi.

Per quanto riguarda le aggressioni sessuali e gli stupri, la teoria evoluzionistica sostiene che i nostri antenati maschi violenti, quelli che violentavano le donne e le ingravidavano, abbiano trasmesso i loro geni (violenti) alla prole e alle generazioni successive, provocando una vera predisposizione dell'uomo alla violenza sessuale.

Per quanto riguarda, invece, l'infanticidio, studi condotti negli Stati Uniti e in Canada hanno confermato la raccapricciante verità che i genitori non biologici (patrigni e matrigne), che non hanno alcun rapporto di sangue con i bambini che devono accudire, sono di gran lunga più inclini ad uccidere i loro figliastri rispetto ai genitori naturali (il che, probabilmente, spiega la presenza
massiccia, anche nelle fiabe e nei racconti per bambini, di patrigni e matrigne).
La teoria evoluzionistica offre anche in questo caso una sua spiegazione: i nostri antenati maschi erano soliti raccogliere il cibo e altri mezzi di sussistenza solo ed esclusivamente (dati di natura archeologica) per i propri figli naturali e poco si curavano dei figli, ad esempio, degli altri maschi del gruppo, verso i quali non avevano alcun rapporto privilegiato.

Da qui, ancora una volta, il gene dell'accudire solo i propri figli e meno gli altri è stato trasmesso alle generazioni successive.
Simili fenomeni sono stati osservati, oltre che negli ominidi, anche nei primati.
Nel caso, ad esempio, di Susan Smith c'è stato chi si è riallacciato a questi echi della teoria
evoluzionistica: "Il suo è un caso tipico. Rimasta incinta a 19 anni, sposatasi in fretta, Smith si è separata all'età di 23 anni. Era incapace di
badare a se stessa è finita con il cercare l'appoggio e con il dipendere, anche nelle scelte, da un
uomo ricco che però non era assolutamente intenzionato a farsi carico anche dei suoi bambini".
Il punto di vista evoluzionistico è stato anche utilizzato per capire il Perché le neo mamme vengono assalite dai pensieri intrusivi di far del male ai propri bambini.
Nello scritto dedicato all'insorgere dei pensieri intrusivi nella depressione post-partum, la Dr.Katherine Wisner ha sottolineato che più queste madri hanno oggi pensieri di natura violenta, filmini mentali che ruotano intorno ad eventi che eventi che potrebbero accadere ai loro bambini, più tendono a controllarli incessantemente durante il giorno per assicurarsi che siano sani e salvi.
Questa scoperta ha indotto la Dottoressa Wisner a ritenere che forse questi pensieri sono stati selezionati e scelti dall'evoluzione della specie Perché un tempo, nella preistoria, i bambini erano molto più esposti rispetto ad oggi a situazioni pericolose e pertanto le madri dovevano vigilare
continuamente su di loro, per consentire che non perissero e potessero così avere maggiori chanses di sopravvivenza.

Da qui è passato il gene della "vigilanza e dell'eccessivo controllo".

La Dottoressa ritiene che la teoria evoluzionistica spieghi, alla luce di questo eccessivo controllo,
anche il Perché le neo mamme oggi sono tormentate da pensieri aggressivi: abbiamo detto che
secoli fa le madri erano molto vigili nei confronti dei loro bambini, questo ha consentito ai piccoli
di svilupparsi e di non morire precocemente, trasmettendo così i loro geni a coloro che sarebbero
venuti dopo. Con tutta questa "iper-vigilanza" le donne in particolar modo hanno provocato una
modifica nella chimica del loro cervello, rendendolo particolarmente sensibile ai reali segnali d
'allarme. Cambiando le condizioni ambientali tutto quel controllo non era più necessario e, di
conseguenza, molte donne hanno rallentato questa iper-vigilanza, ma non tutte, alcune infatti, per
una serie di motivi, ancora conservano questi "ricordi" ancestrali anche quando i reali pericoli sono
scomparsi.
Questi impulsi e questi pensieri di natura violenta o sessuale che un tempo servivano dunque a
prevedere qualsiasi tipo di pericolo per il bambino vengono controllati dalle zone inferiori del
nostro cervello (la parte che abbiamo in comune con gli altri mammiferi).
Dal momento che l'uomo è nato per stare in comunità c'era bisogno di una parte del cervello che
inibisse certi impulsi, che li tenesse sotto controllo e questa parte, con l'andare del tempo e con
l'evoluzione della specie, è stata svolta da una zona precisa del nostro cervello.
Il compito principale della corteccia orbitale-frontale (la parte del cervello situata sopra gli occhi, da
qui il termine "orbitale" e dietro alla fronte) è quello di valutare se certi impulsi e certi istinti
debbano trovare una valvola di sfogo e quindi debbano essere "agiti" o se, invece, è il caso di
sopprimerli ed inibirli.
Per riepilogare questa breve digressione evoluzionistica che cerca di spiegare i pensieri intrusivi,
vorrei aggiungere una mia personale teoria: i problemi che i miei pazienti hanno riguardo a simili
pensieri derivano principalmente da 2 ragioni:

-non riescono ad accettare che questi pensieri violenti e aggressivi siano in realtà parte integrante e
fondamentale dell'essere umano

-temono che la corteccia orbito-frontale del loro cervello non funzioni correttamente e non riesca a inibire certi pensieri, hanno ciò paura che il loro cervello non riesca a capire quali pensieri siano accettabili e quindi agibili e quali invece da frenare Perché inappropriati.

Nel primo caso pensiamo ad Isaac, l'umo che era era terrorizzato dall'idea di poter aver rapporti
sessuali con degli animali, non è stato in grado di progredire con la terapia fino a quando non è
riuscito a capire che i suoi pensieri sono pensieri che davvero tutti noi abbiamo, anche se non ce ne
accorgiamo, sono pensieri che tutti noi almeno una volta hanno elaborato, e questo non fa di tutti
noi dei pervertiti, delle persone da collocare ai margini della società, questo fa di noi semplicemente degli esseri umani, così come siamo stati creati.

Tanto che alla fine lui non stava male per il pensiero in sè ma per il senso di colpa che si attribuiva
per averli avuti, per la sua reazione, rigida ed inflessibile, ad un semplice ed innocuo pensiero.

Kay, che aveva il terrore di far male ai propri bambini, è, invece, un esempio del secondo caso: non è riuscita ad andare avanti con la terapia fino a quando non si è convinta che il suo cervello funziona correttamente, che da solo sa il fatto suo e sa perfettamente, prima di lei, quali pensieri far
passare e quali inibire.

Freud e lo Spirito di Perversità
Un apparente paradosso deriva tuttavia proprio dalla teoria evoluzionistica.
Come già spiegato, la teoria evoluzionistica sostiene che gran parte della corteccia orbito-frontale (o
xlo- una buona parte di essa) serve a inibire quei comportamenti di natura sessuale violenta o
semplicemente aggressiva che non consentono all'uomo di integrarsi come si deve in una società
civile.
Ma l'uomo ha comunque tenuto spesso, fin dall'antichità, dei comportamenti sconvenienti,
aggressivi, che però non sono stati inibiti dal cervello.
Il problema, pertanto, non può essere analizzato con l'ausilio della sola teoria evoluzionistica.
Sigmund Freud ha affrontato questo argomento nel suo libro Totem e Tabù, sottolineando il fatto
che i tabù non sarebbero necessari se la gente non desiderasse fare proprio quelle cose ritenute così
sconvenienti in una società civile.
Ad esempio, i Comandamenti che dicono "Non uccidere", "Non commettere adulterio" non
sarebbero stati necessari se queste cose non fossero mai accadute.
Freud sottolinea il conflitto che noi avvertiamo quando i nostri pensieri di natura sessuale e violenta
(tracce del nostro passato secondo la teoria evoluzionistica, che Freud chiama l' "Io") si scontrano di
petto con le recenti, rigide regole che regolano la nostra società, come quell'era dell' era vittoriana in
cui viveva).
Freud ha anche teorizzato che nel momento stesso in cui l'uomo entra a far parte di un gruppo, di
una società, fa proprie anche le regole e restrizioni sociali della propria comunità, che lui chiama
"Super-io" (alcuni sostengono che ci sia una grande somiglianza tra le funzioni svolte dalla
corteccia orbito-frontale e il Super-io freudiano).
Anche a rischio di mettere in bocca a Freud parole non sue, potremo dire che lo Spirito di Perversità
è sorto proprio da questo scontro tra questo lato biologico, proprio dell'uomo, e le regole nelle quali
l'uomo è inserito, tra i suoi pensieri ed impulsi sessuali ed aggressivi e le restrizioni sociali che
mirano a sottrarre libertà all'individuo, frenandone i comportamenti).
In altri scritti, Freud stesso parla proprio del concetto di "ironia", sostenendo che quest'ultima si è in
parte sviluppata come convenzione sociale approvata dalla comunità per cercare di appianare questa
tensione.
Soppressione del pensiero e pensieri intrusivi
Entrambe queste due teorie, questa evoluzionistica e quella freudiana, risultano però non
sperimentate.
Tuttavia sono molto utili principalmente a darci un'idea di dove questi pensieri siano arrivati.
Una teoria un pò più recente, chiamata "soppressione del pensiero", è stata proposta dal Dr. Daniel
Wegner.
Essa presenta il vantaggio di essere stata testata e di aver suggerito anche un metodo per contrastare
e ridurre i pensieri intrusivi.
Nella prefazione originale del libro Orsi bianchi e altri pensieri intrusivi il Dr. Wegner spiegata la
scelta del titolo:
"Si potrebbe pensare che il libro tratti veramente di orsi bianchi, dato il titolo e il resto. E in un certo
modo è vero! Sebbene l'argomento riguardi proprio i pensieri intrusivi non voluti e il modo in cui la
gente può contrastarli, gli orsi bianchi in qualche modo c'entrano Perché sono tratti da un episodio
biografico del giovane Tolstoy.
Sembra che una volta egli fosse stato costretto dal fratello a restare in un angolo fino a quando non
fosse riuscito a smettere di pensare ad un orso bianco.
Sicuramente Tolstoy non vi riuscì ed il punto è proprio questo: non abbiamo il controllo totale della
nostra mente, specialmente quando si tratta di dover sopprimere e bloccare dei pensieri intrusivi non
voluti."
Semplificando, la teoria di Wegner si basa sul fatto che tutte le volte che ci sforziamo di non
pensare ad una cosa in particolare, il pensiero paradossalmente si impone alla nostra mente più di
quanto non lo farebbe se noi non cercassimo di evitarlo.
Inoltre, non solo non siamo in grado di bloccare certi pensieri ma il fallimento di ogni tentativo
produce anche una sorta di effetto a rimbalzo per cui quegli

Inviato da: Torment il Mercoledì, 13-Feb-2013, 13:47
non ho ancora finito di leggere ma quando l'autore distingue le persone affette da doc da quelle effettivamente pericolose ho pensato e se io appartenessi alla seconda categoria? davvero ero angosciata dalle mie paure? (visto che l'angoscia è prova dell'esistenza del doc)?

proprio ieri dicevo a mia madre con freddezza senza che il doc centrasse nulla che mi sento distante da mio figlio, che non provo un gran bene e che spesso non lo sopporto (è disubbidiente capriccioso spesso insopportabile, mi mette in imbarazzo con gli altri ecc)


Inviato da: giovannalapazza il Mercoledì, 13-Feb-2013, 14:34
QUOTE (Torment @ Mercoledì, 13-Feb-2013, 12:47)
non ho ancora finito di leggere ma quando l'autore distingue le persone affette da doc da quelle effettivamente pericolose ho pensato e se io appartenessi alla seconda categoria? davvero ero angosciata dalle mie paure? (visto che l'angoscia è prova dell'esistenza del doc)?

proprio ieri dicevo a mia madre con freddezza senza che il doc centrasse nulla che mi sento distante da mio figlio, che non provo un gran bene e che spesso non lo sopporto (è disubbidiente capriccioso spesso insopportabile, mi mette in imbarazzo con gli altri ecc)

PSICO-green.gif è un classico anche questo

io ho questa idea da quando ero piccola
mi sono fissata di non voler bene nell'ordine:
a mia madre
a mio padre
a mio nonno
a mia nonna
a mia sorella
e alla fine al mio fidanzato

gli unici per i quali ho provato sempre amore e non ho mai avuto un dubbio al mondo sono stati i miei gatti

non ti dice niente?

la morale nn ti dice che devi voler bene ai gatti

e quel bene era l'unico che riusciva ad affiorare in superficie spontaneo e puro

l'lamore per tutti gli altri che ho citato c'era ma non lo sentivo, perchè le sovrastrutture, i sensi di colpa, il doc ecc... non me lo facevano sentire

scommetti che vale anche per te?

e guarda che tutti i doccati leggendo questo libro hanno pensato la tua stessa cosa

Inviato da: Torment il Giovedì, 14-Feb-2013, 20:32
simmi sei sempre carina con me, grazie!
dici davvero che tutti i doccato leggendo la distinzione tra persone affette da doc e persone realmente pericolose hanno pensato di appartenere alla seconda categoria?
quando ho letto che l'elemento che caratterizza le persone pericolose è la freddezza l'assenza di angoscia ho pensato : forse neanche io provavo angoscia. ho messo in dubbio anche quello

Inviato da: giovannalapazza il Giovedì, 14-Feb-2013, 21:01
QUOTE (Torment @ Giovedì, 14-Feb-2013, 19:32)
simmi sei sempre carina con me, grazie!
dici davvero che tutti i doccato leggendo la distinzione tra persone affette da doc e persone realmente pericolose hanno pensato di appartenere alla seconda categoria?
quando ho letto che l'elemento che caratterizza le persone pericolose è la freddezza l'assenza di angoscia ho pensato : forse neanche io provavo angoscia. ho messo in dubbio anche quello

sì, se ci fosse ancora il post originale potresti leggere decine di domande come la tua

Inviato da: Torment il Giovedì, 14-Feb-2013, 21:34
pensa che ora che ho realizzato che il doc riguarda cose che non si vogliono fare e io stessa dicevo sempre ho paura di fare cose che non voglio, ora mi sono detta ma forse io le volevo...
stava diventando tutto chiaro e sono riuscita a rioconfondere le acque...

Inviato da: giovannalapazza il Giovedì, 14-Feb-2013, 22:23
QUOTE (Torment @ Giovedì, 14-Feb-2013, 20:34)
pensa che ora che ho realizzato che il doc riguarda cose che non si vogliono fare e io stessa dicevo sempre ho paura di fare cose che non voglio, ora mi sono detta ma forse io le volevo...
stava diventando tutto chiaro e sono riuscita a rioconfondere le acque...

il doc è molto bravo in questo

Inviato da: Torment il Sabato, 16-Feb-2013, 09:37
PSICO-kiss.gif

Inviato da: giovannalapazza il Lunedì, 11-Mar-2013, 17:29
up

Inviato da: giovannalapazza il Lunedì, 11-Mar-2013, 17:33
Inoltre, non solo non siamo in grado di bloccare certi pensieri ma il fallimento di ogni tentativo produce anche una sorta di effetto a rimbalzo per cui quegli stessi pensieri ritornano sempre più
frequentemente anche dopo che noi abbiamo smesso di bloccarli.
E questo accade tutte le volte in cui ci sforziamo disperatamente di bloccare un certo pensiero.
Come Freud ha puntualizzato, la società cerca di punire e regolare i pensieri di natura sessuale e
violenta che potrebbero essere potenzialmente distruttivi in una comunità.
Wegner potrebbe obiettare che, a causa di certi tabù che la società impone, validi ad esempio in casa
come in Chiesa, noi impariamo a farli nostri e ci monitoriamo in continuazione e tutte le volte in cui
percepiamo l'arrivo di un certo pensiero e lo etichettiamo come "sbagliato", noi ci sforziamo
immediatamente di bloccarlo.
Ma, come Wegner ha puntualizzato, comportandoci in questo modo non facciamo altro che
diventare i peggiori nemici di noi stessi, Perché stiamo entrando in un circolo vizioso che ci porta a
pensare di più a certe cose (Perché ci sforziamo di non pensarle) e a pensarle sempre più
frequentemente anche quando non blocchiamo più il pensiero (per l'effetto rimbalzo di cui si è
detto).
La teoria di Wegner ci ha dato un valido strumento da utilizzare durante la terapia con i nostri
pazienti.
Un punto cruciale è infatti il seguente: dire ai nostri pazienti che è perfettamente normale avere certi
pensieri, per quanto disgustosi e violenti essi siano, e che è proprio il tentativo disperato di bloccarli
che invece ce li ripresentano in continuazione.
Dobbiamo comportarci come Padre Jack che abbiamo già incontrato e come lui dobbiamo
consentire al nostro cervello di accettare che quel pensiero ci attraversi nella mente, non dobbiamo
caricarlo di significati o dargli importanza, solo così diventerà meno aggressivo, fino a quando non
lo noteremo neppure.
D'altra parte c'è da considerare quest'altro punto: sebbene la soppressione del pensiero giochi un
ruolo molto importante nella lotta al disturbo, non sono d'accordo nel ritenere che tale soppressione
sia decisiva nello sviluppo delle ossessioni cliniche.
Infatti, tutti i miei pazienti hanno cercato di sopprimere il pensiero ma solo una parte di essi sono
stati gravemente tormentati e paralizzati dalle proprie ossessioni.
Gli altri, pur tentando di sopprimerli, sono cmq riusciti a non esserne poi così sconvolti.
Perciò cosa fa sì che i pensieri intrusivi, cmq e sempre spiacevoli, si trasformino però da semplici
fastidi a pensieri così penosi e invalidanti?
Perché questi pensieri sfuggono ad ogni tipo di controllo?
Le ricerche suggeriscono che un disturbo psichiatrico come la depressione, il disturbo ossessivocompulsivo,
Il disturbo ossessivo compulsivo di personalità, la sindrome di Tourette o il disturbo
post-traumatico da stress è quasi sempre presente in persone che soffrono di pesanti pensieri
intrusivi.
Depressione
Come ho già detto alcune mamme soffrono di depressione, sia nel periodo di tempo
immediatamente successivo alla nascita del bambino sia più tardi, e sono pertanto più vulnerabili
all'insorgere di pensieri intrusivi di far del male ai propri figli rispetto alle donne che non soffrono
di depressione.
Ad esempio, il Dr Jennings e associati, di Pittsburgh, hanno intervistato un centinaio di donne
depresse con a carico un bimbo al di sotto dei tre anni di età ed hanno scoperto che il 41% ha
ammesso di aver avuto pensieri aggressivi e violenti verso i loro stessi figli, di contro al solo 6% di
46 donne non depresse.
Quando si è depressi si tende a guardare a noi stessi e al mondo intero attraverso delle lenti scure e
ci si predispone maggiormente a sviluppare pensieri pericolosi di morte.
Un gruppo di ricercatori in Inghilterra ha recentemente effettuato degli studi su 4 donne che
soffrivano della cosiddetta paura della "morte nel lettino" (a volte chiamata negli Stati Uniti la
"sindrome da morte improvvisa del neonato", o SIDS).
Tutte queste donne erano depresse e tutte si sentivano spinte a controllare ossessivamente il respiro
del bambino durante la notte, mentre riposava nel suo lettino.
Le caratteristiche della depressione clinica sono elencate nella Tabella 6.
Come potete vedere dalle caratteristiche finali, quando si è depressi spesso si vanno a pensare le cose più atroci.
Tabella 6 Caratteristiche della depressione clinica:

-sentirsi giù, tristi, vuoti, in lacrime la maggior parte del tempo
-perdita di interesse o di piacere nelle attività che normalmente coinvolgevano
-perdere appetito e peso, o avere più appetito e aumentare di peso
-avere problemi nel dormire o dormire troppo
-sentirsi rallentati per la maggior parte del tempo o sentirsi nervosi
-sentirsi molto stanchi e privi di energia per la maggior parte del tempo
-avere problemi di concentrazione o, al contrario, sentire il bisogno di prendere delle decisioni per la maggior parte del tempo
-pensare spesso alla morte e al suicidio
-perdere interesse sessuale
-sentirsi privi di valore o in colpa per errori fatti in passato.

E' molto importante a questo punto fare una chiara distinzione tra i pensieri intrusivi, oggetto di questo testo, e i pensieri suicidi che sono molto comuni nella depressione.

Se tu hai dei pensieri molto forti e persistenti come il:
-fantasticare su come potresti ucciderti
-immaginare te stesso disteso dentro una bara
-forte impulso a tagliarsi
-forse impulso a spararsi
-forte impulso a impasticcarsi
-forte impulso ad impiccarsi
-forte impulso a buttarsi dalla finestra
-forte impulso ad andare a sbattere con l'automobile
-forte impulso a fantasticare di compiere questi gesti allora dovresti preoccuparti seriamente e rivolgerti ad un centro di salute mentale appena possibile.

Questi pensieri potrebbero essere pericolosi e sono completamente differenti dagli innocui pensieri di natura sessuale, aggressiva e religiosa che sono oggetto di questo testo.


Sindrome di Tourette

La Sindrome di Tourette è un disturbo neuropsichiatrico che si basa proprio su questo conflitto tra i nostri impulsi di natura sessuale ed aggressiva e i tabù della società.
In nessun altro disturbo, oltre il Doc, lo Spirito di Perversità svolge così bene il suo compito!
In questo caso, dietro i vari movimenti involontari del corpo e/o facciali e gli strani suoni emessi che stanno alla base del disturbo, coloro che ne sono colpiti sentono a volte l'impulso di urlare oscenità in pubblico, oppure possono iniziare a masturbarsi davanti a sconosciuti e anch'essi iniziano ad essere assillati da pensieri ed impulsi intrusivi di natura violenta o sessuale.


Riporto un caso di un uomo che ha sofferto della sindrome in questione:
"Verso la metà del XV secolo un padre, seriamente preoccupato per lo stato mentale del figlio, in compagnia del figlio fece un viaggio dall' Europa centrale a Roma per sentire il parere di un esorcista. Il padre dichiarò che il figlio, fino a poco tempo prima, aveva un' ottima reputazione ed era uno stimato predicatore.

Ma con suo grande orrore, aveva di recente sviluppato uno strano e incontrollabile impulso a bestemmiare e a maledire a voce alta tutte le volte in cui si trovava in una Chiesa.

Il figlio stesso era terrorizzato da tutto questo Perché a quell'epoca questi comportamenti venivano severamente puniti con la condanna a morte (pensiamo all'esecuzione sommaria di quelle donne che venivano reputate delle "streghe").
Quando al ragazzo gli si chiese di spiegare cosa gli prendeva in quei momenti, il giovane diceva che gli sembrava di avere una specie di demone dentro che si impossessava del suo corpo contro la sua volontà.

"Non posso farci nella" diceva "è come se si impossessasse di tutto il mio corpo....è lui che mi fa parlare o piangere. Sento le parole che mi suggerisce, non sono io a volerle, cerco di resistere ma non riesco mai a trattenerle".
Ipotizzando e temendo una possessione demoniaca il padre decise pertanto di condurlo al cospetto di un esorcista per estirpare dal corpo del figlio il demonio".

Ogni cosa che un malato di questo disturbo sa di non dover fare, ecco! proprio quella cosa diventa la mira, il bersaglio del demonietto.
I pazienti che ne soffrono mi dicono di sentirsi costretti, ad esempio, a fare gesti assurdi, come quello di affondare i coltelli nelle prese elettriche, cercare di strapparsi i bulbi oculari, attivare sistemi di allarme, toccare le persone, urlare frasi razziste o parole blasfeme in Chiesa.
E a differenza di chi soffre di disturbo ossessivo-compulsivo, i malati di Sindrome di Tourette mettono sempre in pratica ciò che pensano.

Il neurologo Oliver Sacks ha brillantemente spiegato alcuni casi di pazienti che soffrono di questa sindrome, dando una visione molto accurata ed approfondita del fenomeno.

Recentemente egli ha raccontato la storia di un chirurgo che ne era affetto, mostrando proprio come questo demonietto si divertiva alle spalle del pover'uomo.

In questi scenari che ora vediamo, notiamo che tutte le volte in cui un determinato comportamento viene proibito e considerato "sconveniente", è proprio quello che viene preso di mira dal
demonietto:
Esempio: Una paziente di Bennet (il chirurgo) era una donna robusta con un melanoma al gluteo che necessitava di essere reciso in profondità. Bennett si lavò le mani e indossò dei guanti sterilizzati.
Appena pensò al fatto di essere obbligato ad indossare dei guanti sterili, il demonietto iniziò a tormentarlo, tanto che il chirurgo si sentì costretto all'improvviso a strofinare il guanto destro, già indossato e sterilizzato, su una parte del braccio sinistro dove non era arrivata l'acqua e, pertanto, a
"sporcare" il guanto.

La paziente lo guardò completamente privo di espressione.
Simili episodi sono sempre accaduti a Bennet.
Esattamente come il chirurgo descritto da Oliver Sacks, molti dei miei pazienti che soffrono di sindrome di Tourette hanno sentito il forte impulso a fare le cose più sconvenienti nei momenti meno adatti.

Per un chirurgo questo può riguardare la sterilizzazione degli oggetti chirurgici e delle mani, ma per un mio paziente, Brad, un rappresentante di commercio di appena quarant'anni che è solito spostarsi in macchina, questo può riguardare l'impulso fortissimo a sbandare con la macchina e andare
volontariamente fuori strada.
Sebbene, l' Haldol, il farmaco che assume, è riuscito a controllare molti dei suoi tic e delle sue
contrazioni muscolari e facciali, lui mi ha confidato, la prima volta che ci siamo visti, che gli erano
rimaste delle fissazioni che lo spingevano a mettere in atto delle manovre pericolose, come quella di
cambiare bruscamente marcia mentre viaggiava ad altissima velocità in autostrada! (devo confessarlo: quando lui mi ha raccontato ciò mi sono chiesto, per tutti i giorni a seguire, come sarebbe stato fare una cosa simile, anch'io ho provato un forte impulso a vedere cosa si provassevedete
bene che lo Spirito di Perversità è sempre in agguato, con tutti!).
Brad mi ha spiegato che quando quest'impulso così pericoloso lo pungolava, riusciva a contrastarloe a bloccarlo solo fino a quando non rientrava in qualche stradina laterale sano e salvo, rallentando e assicurandosi che nessuna macchina lo stesse seguendo.

Dopo non ci riusciva più.

Lì, infatti.....BUM! Non resisteva: doveva far leva sul cambio per cambiare marcia, sentiva la marcia stessa grattare fortemente, quindi sterzava e andava fuori strada fino a quando la macchina
per un ostacolo non si fermava da sola.
"Oh sì, dottore, lo penso e lo faccio ed è per questo che mi muovo solo con macchine noleggiate".
Si ritiene che il disturbo ossessivo-compulsivo e la Sindrome di Tourette possano essere, in certi
casi, dei disturbi geneticamente collegati tra di loro.
Da alcune ricerche effettuate è stato messo in luce che chi soffre di disturbo ossessivo-compulsivo è
meno incline a soffrire di pensieri particolarmente violenti e di natura sessuale a meno che non
soffra anche di tic e contrazioni muscolari tipici della sindrome di Tourette.
Ad esempio, il Dr. Leckman e suoi associati all'Università di Yale hanno scoperto che coloro che
hanno dei tic nervosi correlati al disturbo ossessivo-compulsivo presentano anche pensieri intrusivi
molto più violenti, aggressivi e blasfemi rispetto a coloro che soffrono di Doc ma senza tic.
Similarmente, il Dr. Zohar e suoi associati all' Università ebraica di Israele hanno condotto delle
ricerche sugli adolescenti che soffrono di Doc e hanno scoperto che coloro che presentano anche dei
tic nervosi hanno pensieri intrusivi ed immagini mentali molto più gravi e penose di coloro che
soffrono di Doc senza però presentare tic.
Tabella 7
Caratteristiche della Sindrome di Tourette:
-prima dei 18 anni possono essere presenti tic sonori (suono o rumore vocale)
-i tic sono frequenti, quotidiani, e possono durare anche per qualche anno, i bambini, in particolare,
non riescono ad avere periodi di remissione completa superiori ai 3 mesi consecutivi.
Esempi di tic muscolari:
-Faccia
--le palpebre, ruotare gli occhi, arricciare all'indietro le palpebre, fissare, toccare le sopracciglia,
aggrottare il viso, aggrottare le sopracciglia, arricciare il naso, muovere le narici, aprire la bocca,
fare smorfie con il viso, ghignare, atteggiamento imbronciato, muovere le labbra, sputare per terra,
muovere la lingua, mordicchiarsi le labbra, leccarsi le labbra, digrignare i denti, picchiettarsi le
guance, protendere la mandibola, succhiare, strofinarsi il mento
-Testa o Collo--girare la testa, piegare la testa, muovere di scatto la testa, abbassarla di scatto,
ruotarla, girarla, stringere le spalle, ingobbirsi con le spalle, stirarsi il collo
-Braccia--muovere bruscamente le braccia, serrare i pugni, stirarsi le dita, battere le braccia,
muoversi lentamente, stendere le braccia, piegarle, allungare le braccia dietro la schiena
-Corpo--muovere il bacino, sobbalzare l'addome, contrarre il busto, protendere l'addome, stringere
le natiche, gonfiare il petto, stringere lo sfintere, fremere
-Gambe--agitare piedi e dita, flettere le anche, scalciare, protendere all'indietro le dita, stendere e
flettere le ginocchia.
Esempi di tic sonori:-schiarirsi la gola
-ringhiare
-odorare
-sbuffare
-grugnire
-imprecare
-ripetere cose appena dette da altri
-deglutire
-emettere vari suoni
-strillare
-singhiozzare
-scattare
-emettere pernacchie
-respirare forte
-respirare profondamente
-fischiettare
-canticchiare senza parole
-sibilare
-tirare su con il naso
-grugnire
-dire "yahoo"
-fare qua qua
-dire "ha, ha, ha"
-ansimare
-ripetere certi suoni tipo: Sh, Sh, Sh, T, T, T, T, Ooh, Ugh
Disturbo ossessivo compulsivo di personalitàAd alcune persone che soffrono di pensieri intrusivi può essere anche diagnosticato un Disturbo
ossessivo-compulsivo di personalità (DOCP).
Le caratteristiche di questo disturbo le troviamo indicate più avanti.
Come potete capire già da soli, queste persone tendono ad essere particolarmente inflessibili e
perfezionistiche riguardo a questioni soprattutto di carattere morale o religioso.
Per loro è assolutamente difficile dimenticare l'esperienza di aver avuto anche un solo blando
pensiero ossessivo, anche quando vengono messe al corrente del fatto che tutti gli esseri umani
hanno pensieri di questo tipo.
Specialmente se costoro hanno con il tempo sviluppato un punto di vista religioso molto forte,
assolutistico, basato sull' esistenza di un Dio vendicativo e punitivo.
Lui o lei mal tollerano il fatto di aver avuto per la testa pensieri intrusivi di qualsiasi tipo (e sto
parlando anche di pensieri molto blandi, che vengono tollerati anche da coloro che soffrono di
disturbo ossessivo-compulsivo).
Tempo fa le persone che soffrivano di DOCP erano considerate persone dalle "coscienze" e dal
"senso di responsabilità" fortissimi, e questi termini probabilmente descrivono i loro problemi e le
loro vulnerabilità molto meglio del termine moderno DOCP.
Disturbo ossessivo-compulsivo
Coloro che soffrono di Doc hanno possono avere o pensieri intrusivi che non riescono a tenere
lontani dalla loro mente o compulsioni che mettono in pratica in maniera molto frequente e penosa,
oppure entrambi (ossessioni e compulsioni).
Anche in questo caso le caratteristiche esatte le trovate in seguito.
I miei colleghi, Drs. Cary Savage e Scott Rauch (nonchè il nostro gruppo di ricerca dell' Ospedale
del Massachusetts e della Scuola Medica di Harvard), hanno recentemente scoperto che coloro che
soffrono di Doc sono molto spesso incapaci di prestare un'adeguata attenzione agli eventi e
alle situazioni su cui non si sono attivamente e coscientemente focalizzati (anche a causa di
una situazione di grande ansia e agitazione).
La conseguenza è che questi eventi, queste situazioni non sono allocati nella loro memoria come,
invece, accade automaticamente a tutti noi (Perché vi prestiamo solitamente una maggiore
attenzione).
Faccio un esempio e vi faccio vedere cosa accade quando non si presta particolare attenzione alle
cose che si fanno (il discorso è valido per tutti coloro che non prestano attenzione nel compiere un
determinato atto, malati o meno di Doc).
Sebbene non abbia in mente, in questo momento, l'immagine di me stesso mentre stamattina
chiudevo l'auto (atto meccanico) alcune parti del mio cervello, ben attive e funzionanti, hanno
registrato quel momento.
Questo viene in psicologia chiamato "apprendimento implicito, consapevolezza implicita",
implicito Perché, pur avendo fatto quel gesto, in quel momento l'ho fatto meccanicamente, non ero
attivo e cosciente mentre lo facevo, non mi ero focalizzato sul gesto in sè, è implicito dunque il fatto
che io l'abbia fatto.
Ora: a me resta la sensazione di averlo sicuramente fatto, anche se non posso dire di avere
un'immagine limpida e chiara di me che lo sto facendo.
Ma i pazienti che soffrono di Doc fissano per diversi minuti l'interruttore della luce e ancora
provano la sensazione di "non aver registrato nella loro mente il dato secondo cui l'interruttore è
spento".
Perché io non provo questa sensazione e loro sì?
Vediamolo.
Si è detto che coloro che soffrono di Doc spesso non riescono ad essere sicuri di non aver fatto
qualcosa di sconveniente e di dannoso in quanto non riescono a ricordare neppure di non averlo
fatto!
Sebbene io non riesca, in maniera chiara e specifica, a ricordare di non aver molestato sessualmente
nessuno per strada ieri mattina,sebbene io non abbia in questo momento l'immagine fotografica
chiara di me mentre cammina per strada, il mio cervello, in quel momento, sta funzionando
correttamente, sta monitorando le mie azioni ed automaticamente ha raccolto quell'informazione
che mi ha lasciato la rassicurante sensazione di non aver fatto assolutamente nulla di sbagliato.
Questo è, invece, ciò che accade in chi soffre di doc e che gli provoca quella terribile sensazione di
ritenere di avere forse commesso inavvertitamente, senza ricordare, qualcosa di sconveniente nei
confronti di un passante:
Quando più tardi, preso dall'ansia e dall'agitazione, il paziente cerca di convincersi al 100%
di non avere molestato nessuno (o di non essere stato molestato) lui va alla ricerca ossessiva di
una "prova" ma, non trovandola (ripeto: nessuno di noi, malato o meno di Doc, di un evento
passato può avere in mente l'immagine FOTOGRAFICA precisa dell'evento) inizia a
spaventarsi via via, ad accumulare ansia su ansia, fino al momento in cui, nel panico più
totale, essendo un individuo ultra-coscienzioso, pieno di sensi di colpa, ricoprendosi di giudizi
morali e pretendendo dal cervello una prova schiacciante di non colpevolezza e di assoluta
certezza, prova che il cervello non può fornire a nessuno, allora cade nell'errore opposto che il
motivo per cui non ricorda è solo ed esclusivamente uno: "se non sono in grado di ricordare di
non averlo fatto è solo Perché allora devo averlo fatto davvero!"(apprenderete in seguito che
imparare a smascherare e a correggere i pensieri disfunzionali e irrazionali è il cuore di quella
parte della terapia chiamata "terapia cognitiva") .
Molte delle nostre ricerche effettuate nell'ultimo decennio sono state finalizzate a scoprire cosa
accade nel cervello di una persona che soffre di Doc causandogli pensieri intrusivi e relative
compulsioni.
Grazie all'utilizzo di strumenti tecnologici che hanno consentito di scansionare il cervello e grazie
alle relative considerazioni a cui siamo giunti per mezzo di test neuro-psiciologici basati
sull'attenzione e sulla memoria, il nostro gruppo di ricerca ha iniziato a tracciare, con sempre
maggiore precisione, alcuni punti chiave di questo "misterioso" disturbo.
Per la prima volta nella storia, siamo stati in grado di vedere da vicino cosa accade nel cervello
delle persone nell'attimo stesso in cui sono attraversate da un pensiero intrusivo.
Il Dr. Savage ha spiegato che i nostri studi, che utilizzano immagini del cervello scansionato,
mostrano che quando le persone vengono assalite da pensieri intrusivi, particolari zone del loro
cervello diventano progressivamente più spesse e più attive: queste parti sono la corteccia orbitofrontale,
il nucleo caudato, il cingolato anteriore, tutta quella parte strettamente connessa al nostro
sistema limbico, insomma tutta la zona del cervello interessata dall'elaborazione di emozioni forti e
dal forte impatto.
Questo spiega Perché la gente di solito si ossessiona su cose che implicano il pericolo di far del
male o cose simili (Perché è quella parte che si occupa delle emozioni forti ad essere stimolata).
Come dimostrazione, il Dr. Savage ci fa l'esempio di una donna terrorizzata dai coltelli.
Se, nonostante tutti gli sforzi effettuati per evitarli, la donna vede un coltello, la visione attiva il
sistema limbico del suo cervello (il sistema che si occupa delle emozioni forti) e lei
progressivamente inizia a percepire sensazioni di paura e terrore.
Quindi, se a causa del Doc, le parti del cervello descritte sopra, nonostante siano costantemente in
funzione, non riescono a sopprimere completamente questa sensazione, lei probabilmente soffrirà di
ossessioni inerenti il coltello e inerenti il pericolo che esso rappresenta.
Pensiamo alla mia paziente Kay, la madre terrorizzata dal fatto di poter uccidere i suoi due figli
durante la notte.
In che modo un neuropsicologo come il Dr. Savage potrebbe rassicurare Kay del fatto che non
metterà mai in pratica l'ossessione di accoltellare i suoi bambini?
Egli potrebbe dirle "Anche se lei teme che il suo cervello non funzioni correttamente e che quindi
non sia in grado di inibire le azioni sulla scia delle ossessioni che ti tormentano, le posso assicurare
che la scansione del suo cervello mostra che, in realtà, le parti preposte (soprattutto la corteccia
orbito-frontale) stanno continuando a lavorare correttamente, anzi addirittura di più! e stanno
inibendo i suoi impulsi. Infatti, l'attività del suo cervello monitorata e registrata sta lavorando
esattamente all'opposto rispetto a quella di una persona che agisce sul serio, impulsivamente e
pericolosamente.
Nelle stesse aree in cui il suo cervello sta lavorando correttamente (e lo ripeto: anzi: di più di
correttamente) il cervello di un reale assassino presenta parti completamente inattive".
Alla fine, il Dr. Savage potrebbe anche spiegarle che lei sta davvero guastando il suo tempo dando
importanza a questi pensieri, preoccupandosi in maniera così eccessiva del suo cervello, Perché
quest'ultimo sa molto meglio di lei quello che deve fare!
Le parti interessate del cervello, mentre Kay si logora in questo modo, si sono già attivate
automaticamente ad impedire che ciò avvenga, e stanno funzionando alla perfezione!
Si sta preoccupando per nulla!
In che modo sono correlati il disturbo ossessivo-compulsivo e la sindrome di Tourette?
Il Dr. Savage ci fa vedere quali parti del cervello sono interessate.
Parla della sindrome di Tourette, e ci indica le varie parti del cervello interessate (e i nervi connessi
ai vari muscoli) sostenendo che sono quelle ad essere maggiormente colpite.
Come risultato otteniamo una serie di tic muscolari, contrazioni facciali, movimenti improvvisi e
accanto ad essi una serie di suoni prodotti dalla muscolatura.
Nel Doc, invece, il Dr. Savage ritiene che la zona cognitiva prefrontale, quella che riguarda i
pensieri e non i nervi e i vari muscoli, sia quella maggiormente coinvolta e questo è il motivo per
cui i sintomi sono tutti concentrati in ossessioni mentali e non in tic e contrazioni muscolari.
Ma Perché chi soffre della sindrome di Tourette è solito dire le cose sbagliate nel momento meno
opportuno?
Prendo come esempio quanto scrive Lowell Handler, un uomo che soffre di questo disturbo.
Egli in un recente libro "Contrazioni muscolari e grida" parla di una sua conoscente lesbica,
anch'essa affetta dalla sindrome "Viveva con i suoi genitori ed era terrorizzata dal timore che i suoi
scoprissero il suo orientamento sessuale. L'unica parola che di tanto in tanto si lasciava sfuggire, a
volte urlandola, era "gay". "
Eccolo lì: lo Spirito della perversità in ottima forma!
Ma cosa accade al cervello in quel momento?
Il Dr. Savage crede che l'impulso di dire o fare cose sia strettamente connesso al sistema limbico o
emozionale dei cervello Perché, come già detto, è questa parte che "gestisce" i pensieri pericolosi,
provocatori e scioccanti.
Pertanto, come egli spiega, non è un caso che le parole urlate tendano ad essere proprio quelle di cui
il malato si vergogna profondamente e non vorrebbe mai dire.
Molti di noi hanno degli amici che bevono molto alcool e, poi, agiscono di conseguenza, mettendo
in atto comportamenti scorretti, quelle famose azioni imbarazzanti e pericolose che una persona
colpita da Doc teme di fare.
Perché accade questo?
Cosa accade al cervello in queste circostanze?
Il Dr. Savage spiega che l' alcool e l' assunzione di droghe (come ad esempio i barbiturici) agiscono
sull'attività della corteccia frontale del cervello, che ha la funzione di sopprimere sul nascere gli
impulsi aggressivi e sessuali che provengono dalla parte bassa del cervello.
Quando noi beviamo o usiamo delle droghe, la nostra corteccia frontale non è più in grado di
svolgere il suo lavoro correttamente e ci rende più inclini a mettere in atto comportamenti che il
cervello non percepisce più come pericolosi.
Proprio per questo motivo, per tutti coloro che temono di fare qualcosa di pericoloso e di
imbarazzante, e tanto più per chi soffre di Doc, non è una buona idea intossicare il proprio
organismo con sostanze simili.
Alcuni miei pazienti che soffrono di Doc mi hanno confidato di aver bevuto un pò troppo a volte,
cancellando i ricordi, e la mattina successiva sono stati letteralmente tormentati dai disperati
tentativi di ricordare cosa avessero fatto la notte prima (si va dall'idea di aver molestato
sessualmente qualcuno a casa all'aver orinato nel succo d'arancia).
Sono tutti concordi nell'ammettere che questa paura terribile di "avere o meno fatto qualcosa", di
non averne la "certezza assoluta" è ancora peggio della sbornia in se stessa.
All'inizio abbiamo incontrato Gary, il papà ossessionato dall'eventualità di avere molestato
sessualmente la sua giovane figlioletta e la sua amichetta.
Nel disperato tentativo di trovare una prova certa dentro di sè, egli non riusciva a fare altro che
ammettere di non ricordare di non aver fatto qualcosa di sbagliato e questo faceva galoppare la sua
ansia.
Cosa stava accadendo nel suo cervello da fare sì che non riuscisse a venire fuori da questo circolo
vizioso?
Quando queste due condizioni persistono, gli affetti da Doc come Gary tendono a dare un'eccessiva
importanza ai loro pensieri e si preoccupano per questi stessi pensieri eccessivamente.
A peggiorare le cose contribuisce un altro fattore: questi 2 problemi sono correlati ad altri problemi
che si verificano nel cervello di Gary e che riguardano un particolare tipo di memoria chiamata
"memoria episodica".
La "memoria episodica" è la vostra abilità di "ri-creare", "ri-costruire" nella vostra mente eventi
passati (ovviamente ricostruiti

Inviato da: Dr.Dock il Giovedì, 02-Mag-2013, 12:35
Se mescoliamo tutti questi fattori assieme, non è difficile capacitarsi del fatto che Gary si senta ansioso e profondamente preoccupato di aver fatto qualcosa di sbagliato nel passato ma di non poterlo ricordare con certezza.
In lui si genera un totale scombussolamento.
Il Dr. Savage fa un'analogia:
"Sebbene io non riesca a ricordare se questa mattina abbia chiuso la mia auto, questa preoccupazione è solo un blando fastidio e non ha importanza per me, Perché essa non va ad attivare il mio sistema limbico nella stessa maniera in cui farebbe con qualcuno che soffre di Doc, dal momento che queste persone sono eccessivamente preoccupate da argomenti come la "sicurezza", la "certezza", sono terrorizzati dal fatto di poter compiere un errore e di essere condannati per questo".
Hanno dunque alla base dei pensieri disfunzionali e/o irrazionali che inviano al sistema limbico un falso messaggio di errore, il quale si attiva come si attiverebbe qualora ci fosse un reale senso di pericolo, Perché il nostro sistema lo capta come dannoso e lo capta come dannoso Perché alla base ci sono delle distorsioni cognitive su cui occorre assolutamente lavorare.

Alcuni dei miei pazienti non hanno solo pensieri intrusivi ma ritengono di riuscire a visualizzare delle immagini cruenti molto vivide, come se esistessero davvero.
Mi hanno confidato che quando temono che qualcosa possa avvenire, questa stessa cosa sono anche in grado di vederla, quasi come se fosse davanti ai loro occhi.
Ad esempio, se hanno paura di investire qualcuno con la propria auto, tendono a guardare ripetutamente nello specchietto retrovisore e sembra loro di vedere davvero un corpo disteso per terra, sulla strada, dietro di loro.
Un paziente mi ha descritto immagini molto vivide di animali che corrono su e giù per la strada, un altro ha "visto" pezzi di corpi sparpagliati per terra come in un campo di battaglia.
Avere immagini forti di questo tipo può rendere ancora più aggressivi certi pensieri.
Che cosa accade nel cervello di queste persone al punto tale da far vedere loro cose che non esistono?
Il Dr. Savage afferma che, sebbene le persone che soffrono di Doc non siano chiaramente schizofreniche, possono soffrire di vere e proprie allucinazioni.
Il mio collega di Harvard, il Dr. Stephen Kosslyn, ha effettuato numerosi studi sulle immagini visuali ed ha stabilito che quando io immagino una scena nella mia mente vado ad attivare esattamente quella stessa area del mio cervello che viene attivata automaticamente tutte le volte in cui vedo davvero, nella realtà dei fatti, una scena reale.
Di conseguenza, il Dr. Savage afferma che coloro che soffrono, come Gary, di Doc tendendo a pensare e ripensare nella loro mente ad una data scena (inesistente nella realtà), vanno a stimolare troppo quella parte del cervello che si attiva qualora la scena esistesse davvero, sì da rendere sempre più difficile differenziare le 2 immagini (quella mentale e quella reale).
Dunque, un sofferente di Doc come Gray, controllando incessantemente la propria memoria, tornando e ritornando in continuazione con il pensiero ad una data immagine, stimola, pungola quella parte del cervello che si attiva di fronte alle immagini reali, si auto-provoca un fortissimo stress cerebrale e questo gli rende sempre più difficile distinguere tra una cosa immaginata ed una cosa realmente accaduta.

In quanto appassionato di questioni neuroscientifiche, sono davvero molto colpito dalla similitudine tra i risultati degli studi sulle immagini cerebrali e alcune idee che già Freud aveva elaborato, soprattutto quelle riguardanti il tentativo del Super-Io di inibire gli impulsi crescenti che nascevano dall' originario Io.
La corteccia orbito-frontale assolve esattamente lo stesso ruolo del Super-Io mentre il sistema limbico, come detto, rappresenta l' Io.
Dal secondo (sistema limbico-Io) arrivano gli impulsi, dal primo (corteccia orbito-frontale-Super-Io) questi impulsi vengono inibiti.
Freud sosteneva, intuendolo senza strumenti, che il Super-Io era ultra-attivo nei malati di Doc- beh, a me sarebbe piaciuto molto mostrargli le immagini al computer per fargli vedere quanto la corteccia orbito-frontale sia ultra-attiva in coloro che soffrono di Doc!
E' proprio vero quanto sostiene il vecchio detto......"niente di nuovo sotto il sole".

Inviato da: Dr.Dock il Giovedì, 02-Mag-2013, 12:37
Disturbo post-traumatico da Stress (DPTS)

Il disturbo post-traumatico da stress (DPTS) è caratterizzato dal ricorrere persistente ed angosciante di ricordi, flashbacks ed incubi inerenti un preciso evento drammatico.
La differenza cruciale tra il disturbo post-traumatico da stress e il disturbo ossessivo-compulsivo consiste nel fatto che nel primo caso si soffre di ossessioni inerenti un fatto del passato, già accaduto, (quindi reale e immodificabile), mentre nel secondo caso si soffre di ossessioni che riguardano una catastrofe futura o un avvenimento che potrebbe semmai manifestarsi nel futuro.
Nella Tabella 8 sono elencate le caratteristiche del disturbo.

Tabella 8

Caratteristiche del Disturbo Post-traumatico da Stress (DPTS):
• la persona è stata esposta ad un evento traumatico
• la persona può essere stata coinvolta in prima persona o come testimone di un evento che ne
ha leso la dignità fisica e morale (umiliazioni, soprusi) o ne ha messo in pericolo la vita
• il soggetto in questione è spesso terrorizzato, si sente indifeso e in preda al panico
• la persona tende spesso a rivivere l' evento
• ha ricordi frequenti e intrusivi dell'evento (immagini, pensieri, sensazioni)
• fa sogni frequenti e angoscianti che hanno per oggetto l'evento in questione
• ha spesso l'impressione di rivivere l'episodio
• prova una profonda sofferenza e paura a relazionarsi con ciò che le ricorda il trauma
• la persona tende ad evitare tutto ciò che le ricordi il trauma
• evita pensieri, sensazioni o si rifiuta semplicemente di affrontare l'argomento
• evita luoghi o persone che possano ricordarle il trauma
• non riesce a ricordare parti importanti dell'evento traumatico
• la persona si sente ancora pietrificata
• dimostra un calo di interesse nello svolgimento di attività che un tempo le piaceva svolgere
• si sente spesso distaccata ed estraniata rispetto alle altre persone
• non riesce a provare sentimenti di amore o rabbia verso nessuno
• non crede alla possibilità di poter un giorno avere un impiego, un matrimonio, dei figli o una
vita serena
• la persona si sente spesso ansiosa e preoccupata
• ha problemi a lasciarsi andare o a restare sveglia
• è spesso irritabile o arrabbiata
• ha problemi di concentrazione
• sta spesso sulla difensiva
• sobbalza tutte le volte in cui avverte rumori sonori o improvvisi.

E' fondamentale tenere ben distinti i pensieri intrusivi di violenza, di natura sessuale o di blasfemia tipici del Doc da quelli che derivano da un evento traumatico vissuto in passato.
Questo è tanto più importante quanto più il trauma è stato grave ed importante, Perché le sofferenze patite da persone traumatizzate possono essere veramente molto profonde e necessitano, quindi, di un trattamento specifico.
In un libro intitolato "Trauma e guarigione: La conseguenza della violenza-dagli abusi sessuali alla politica del terrore", la Dr. Judith Herman parla del caso di alcuni suoi pazienti che hanno sofferto di DPTS.
Si parla di coloro che sono stati vittime di crimini politici per periodi di tempo anche prolungati (mesi o anni): ostaggi di guerra, prigionieri, sopravvissuti ai campi di concentramento, superstiti di sette religiose.
Ma vengono affrontati anche i casi di coloro che sono stati costretti a subire abusi fisici e psichici (domestici e non), dei bambini vittime di abusi e di coloro che sono stati sfruttati sessualmente.
Gli individui che sono stati esposti ad eventi traumativi, lesivi della propria dignità ed integrità fisica e morale, presentano quasi sempre una serie di sintomi che sono profondamente diversi dai pensieri intrusivi di natura violenta, sessuale o blasfema che vengono affrontati in questo libro.

Vediamoli:
-pensieri frequenti di suicidio
-pensieri frequenti di farsi del male
-flashback del passato che fanno loro rivivere in continuazione il trauma subito
-grande paura di manifestare i propri sentimenti e la propria rabbia
-fortissima rabbia repressa
-immagini improvvise della persona che ha abusato di loro e dei particolari più disgustosi del
trauma
-terrore verso il sesso, sessuofobia e disgusto verso l'atto sessuale
-tendenza ad agitarsi di fronte a tutto ciò che abbia a che fare con il sesso (frasi, immagini, battute)

Il Dr. Herman ha spiegato le caratteristiche del disturbo nel seguente modo:
"L'evento traumatico viene allocato in una parte della memoria che lo tiene in una forma di oblio, ma può irrompere improvvisamente, varcando la soglia dello stato cosciente e lo fa sottoforma di flashback ad occhi aperti durante il giorno o attraverso penosi incubi notturni.
Anche i particolari più insignificanti possono riportare alla memoria simili ricordi obliterati e vengono rivissuti in forma di immagini vivide, reali e fortemente angoscianti.
Anche quando il soggetto si trova in ambienti sicuri può sentirsi in pericolo Perché i ricordi del trauma sono sempre, perennemente, in agguato".
Ci sono dei trattamenti studiati appositamente per questo tipo di disturbo e vengono descritti in questo libro del Dr. Herman.
Se ritenete di soffrire di questo disturbo, è consigliabile leggere ed approfondire tutto ciò che lo riguarda e parlarne in un centro di salute mentale.
Un caso clinico: sovrapposizione di pensieri intrusivi e di DPTS
Lo stretto e a volte confuso rapporto che sussiste tra pensieri intrusivi e DPTS è uscito fuori quando una paziente di nome Janie è venuta a farmi visita.
Janie è una giovane professionista che mi ha immediatamente colpito per la sua incredibile timidezza.
Sebbene fosse una persona molto cortese ed educata, notavo che non mi guardava mai negli occhi, ma teneva sempre lo sguardo fisso a terra.
Solo nel corso della seconda visita ho iniziato a sentirmi un pò più a mio agio con lei, e lei con me, così sono riuscito a chiederle il motivo per cui evitava sempre il contatto con i miei occhi.
Con molta riluttanza ha cercato di rispondermi ma, senza fornirmi alcuna risposta pertinente, ha cambiato subito argomento dicendomi che era venuta Perché tormentata da una serie di pensieri violenti e di natura sessuale, che l'assalivano in molte situazioni, non ultime il tragitto in autobus o in treno.
Sapendo che Janie, come moltissimi altri miei pazienti, era molto sensibile e terrorizzata da pensieri simili, ho cercato con la maggior delicatezza possibile di chiederle "Janie, sta cercando di evitare il mio sguardo Perché teme di poter avere pensieri simili su di me?".
La giovane donna, sempre con lo sguardo fisso per terra, mi ha fatto cenno di sì con la testa.
"Sì, in parte è anche per questo", ha aggiunto con gran difficoltà.
Dal momento che si era chiusa nuovamente nel suo silenzio impenetrabile ed enigmatico, le ho chiesto quale fosse l' "altra parte".
Janie non riusciva a parlare, poi, sempre fissando il pavimento del mio studio, ha aggiunto "Se lei guardasse nei miei occhi vedrebbe in essi le cose orribili e disgustose che ho fatto".
Stimolata dalle mie domande, Janie mi ha confidato di essere spesso tormentata da immagini violente di natura sessuale verso bambini, immagini che lei teme siano accadute davvero in passato, probabilmente quando era solo una ragazzina.
Janie riteneva di avere subito degli abusi molto violenti di carattere sessuale.
Era la prima volta che mi trovavo a che fare con questa relazione stretta e intricata tra pensieri intrusivi e DPTS.
Questo nesso iniziava via via ad apparirmi più evidente, specie quando le consigliai di mettere per iscritto il contenuto delle sue ossessioni che, come detto, avevano come oggetto dei bambini.
Le consigliai altresì di registrare queste ossessioni su cassetta e di ascoltarle la notte successiva.
Janie lo fece ma, mentre stava ascoltando il nastro, dovette fermarsi sconvolta.
Mi chiamò e mi disse che le era accaduto qualcosa di "strano".
Dopo aver ascoltato per un pò il nastro, nel quale raccontava il filmino mentale di molestare un bambino piccolo sotto la doccia, Janie mi confidò che aveva sentito crescere in lei una profonda rabbia, di essersi pietrificata e di aver provato una sensazione di estraniamento.
In quel mentre ha avuto questo flashback: lei, piccolina, era al posto di quel bambino e stava facendo la doccia, quando qualcuno è entrato e l'ha violentata.
Durante questo ricordo, chiamato appunto "flashback" nel DPTS, Janie mi ha raccontato di aver provato delle sensazioni di dolore fisico proprio come se qualcuno la stesse violentando in quel momento.
Questo, dal mio punto di vista, era un segnale molto preoccupante.
Ho immediatamente risposto a Janie che avremmo dovuto procedere con l'esposizione molto più gradatamente, Perché i suoi potevano essere dei ricordi di un abuso reale.
Come molti miei pazienti, anche Janie voleva avere l'assoluta certezza che simili fatti le fossero accaduti sul serio, io le ho risposto che per ora erano solo "ricordi vaghi", "memorie", e che era molto il lavoro da fare per confermare o meno la veridicità dei fatti.
Ma fu solo in uno degli incontri successivi che la sovrapposizione tra pensieri intrusivi e ricordi intrusivi divenne realtà.
Janie stava mettendo per iscritto alcune ossessioni di natura violenta e blasfema che la assalivano tutte le volte in cui entrava in una Chiesa e, in questi suoi scritti, era andata anche oltre, arrivando a parlare di una fortissima rabbia repressa che provava verso la Chiesa in generale ed un prete in particolare, reo di non averla incoraggiata a parlare dell'abuso che lei, da piccola, gli aveva
confidato.
La mente di Jane aveva incanalato tutta la sua rabbia per l'abuso subito nei confronti della Chiesa ed è per questo che in tarda età era stata assalita da pensieri di natura blasfema (pertanto, dietro a questi pensieri intrusivi di natura religiosa c'erano dei motivi, delle cause!).
Già Freud aveva parlato di un fenomeno chiamato "spostamento".
Ho capito, infine, che si trattava di DPTS e che Janie era stata davvero abusata da piccola quando mi sono accorto che la giovane donna non rispondeva positivamente a quel tipo di terapia.
Le settimane che seguirono questi primi flashbacks furono per lei atroci.
Spesso mi chiamava terrorizzata per dirmi che si sentiva profondamente in colpa, che a volte pensava al suicidio, che non riusciva ad accettare ciò che le era accaduto.
Queste, purtroppo, sono sensazioni che tutti provano quando l'abuso sessuale è stato
particolarmente cruento e violento.
Anche se con molta difficoltà, i sintomi sono riusciti a regredire, anche se ancora oggi Janie deve combattere contro stati di forte angoscia ed ansia: spesso avverte delle reazioni fisiche che la disgustano, spesso si sente depressa, quando ricorda alcuni dettagli prova nausea e vomito, spesso si sente soffocare.
Il lavoro sarà lungo e niente affatto facile ma Janie è intenzionata a farcela.
Ai pazienti che soffrono di pensieri intrusivi ma che non rispondono positivamente alla terapia, ora sono sempre solito chiedere se in passato abbiano o meno subito esperienze traumatiche.
Sebbene siano esperienze molto sofferte ed angoscianti e i nostri risultati non siano conclusivi, siamo ottimistici riguardo ai benefici di una terapia per chi soffre di DPTS.

Inviato da: Dr.Dock il Giovedì, 02-Mag-2013, 12:38
Persone particolarmente sensibili

Un ultimo tassello, tuttavia, manca a queste spiegazioni che ho appena fornito: per quale motivo i miei pazienti si preoccupano così tanto dei loro pensieri?
Nessuna delle teorie sopra descritte fornisce una valida una risponda a questa domanda cruciale.
Ho cercato di osservare attentamente le persone che fanno parte del gruppo che ho in terapia, per provare a stilare un "identikit" in particolare e per cercare di vedere quali elementi caratteriali queste persone abbiano in comune.
Finalmente, dopo circa un anno, sono riuscito ad arrivare ad una tipologia specifica.
A parte 1 o 2 eccezioni, tutti i partecipanti hanno affermato che fin da bambini sono stati esageratamente sensibili, specialmente nei rapporti sociali, e che gli capitava spesso (come ora) di provare delle emozioni molto forti.
Da giovani erano particolarmente timidi, spesso venivano fatti oggetto di burle e scherzi da parte degli altri bambini e non erano in grado di a sfogare tutta la loro rabbia.
Queste considerazioni mi hanno portato a compiere delle vere e proprie ricerche in campo letterario sulle persone colpite da una particolare sensibilità.
La mia ricerca all'inizio si è concentrata su un best-seller destinato ad un pubblico ampio, La persona iper-sensibile, del Dr. Elaine Aron.
In questo testo è ben spiegato in che modo gli esseri umani reagiscono in modo differente ai diversi stimoli dello stesso ambiente in cui sono calati.
Il Dr. Aron ha affermato che in media le persone particolarmente sensibili (possiamo riferirci a loro con il termine HSP) si aggirano intorno al 15-20% della popolazione.
Egli, dunque, ha intervistato diverse persone (un centinaio circa) "altamente sensibili" per cercare di studiarle più da vicino e per cercare di sapere in che modo la sensibilità del loro sistema nervoso li condizioni positivamente e negativamente.
Due risultati della sua ricerca a mio avviso sono degni di nota:
1) queste persone sono fortemente responsabili
2) e danno troppo peso ai propri pensieri, a tutti i pensieri.
Questo "identikit" si avvicina molto a quello dei pazienti che fanno parte del mio gruppo.
Sempre per quanto riguarda quest'argomento ho inoltre trovato un valido riferminento nel pensiero di un grande fisiologo russo, Ivan Pavlov (il quale ha sempre usato il termine di "fragile sistema nervoso" e "neuroticismo") e nel pensiero del seguace di Freud, lo svizzero Carl Jung (che ha usato il termine di introversione e ha sempre descritto queste persone come persone molto sensibili all'ambiante circostante, a tal punto da essere completamente calate nel loro mare di pensieri).
Il mio collega di Harvard, il Dr. Jerome Kagan, ha praticamente dedicato tutta la sua carriera a studiare lo sviluppo di questo dato caratteriale nei bambini piccoli (addirittura dai 4 anni di età in su).
Ho riletto la Profezia di Galen, un testo molto valido scritto da Kagan in merito a quest'argomento, e ho trovato un passo del libro che sembra calzare alla perfezione anche nei confronti dei miei pazienti:
"La grande ansia ed il pesante senso di colpa che derivano dalla violazione degli standard morali della società vengono gestiti dalle zone degli stessi circuiti limbici che gestiscono l'eccessiva sensibilità e l'inibizione (questa è una descrizione comportamentale di ciò che noi solitamente chiamiamo con il nome di timidezza-disagio riguardo situazioni a cui non siamo abituati oppure inusuali).
A causa di ciò, i bambini timidi diventano estremamente suscettibili a provare forti stati emotivi e vengono predisposti, a livello biologico, ad avvertire più degli altri intensi sensi di colpa o stati di grande ansia, che possono portare addirittura alla fobia sociale.
Se questi bambini crescessero in ambienti dominati da regole severe e dal concetto rigido di "obbedienza" potrebbero mostrare segni di eccessivo rigore e perfezionismo.
Questa ipotesi di una connessione tra coloro che soffrono di pensieri intrusivi e coloro che fin da bambini sono stati molto timidi o piuttosto sensibili è un'ipotesi che ho formulato solo recentemente
ed è in attesa di essere ancora testata a livello scientifico.
Almeno finora il collegamento sembra calzante e, cosa più importante, sembra calzante per molti dei miei pazienti.
Per alcuni di loro, questa discussione è stata il punto di partenza per aprirsi e raccontare la loro vita, fin dalla primissima infanzia: mi hanno parlato di quanto siano sempre stati sensibili, inclini a forte emozioni, come la paura, il terrore, hanno continuato dicendo che sono sempre stati molto coscienziosi, eccessivamente responsabili, sempre "obbligati" in un certo senso a sopprimere e
bloccare determinati pensieri.
Mi hanno altresì confidato che molte delle loro ossessioni possono riguardare argomenti che per loro sono vitali, importantissimi, ma che possono essere considerati anche banali dalla gente comune, e che, in generale, sono cose su cui loro tendano a prestare molta attenzione, nonché un'importanza esagerata.

Inviato da: Dr.Dock il Giovedì, 02-Mag-2013, 12:40
Capitolo Quinto

Guardare in faccia la paura: l' esposizione.

"La vera forza, il vero coraggio si ottiene solo quando ti fermi, decidi di non scappare, e guardi
in faccia la paura.
Solo così sarai in grado di dire a te stesso: "Sono passato attraverso questo orrore. Non c'è più
nulla al mondo che non saprò affrontare"
Anna Eleanor Roosevelt (1884-1962)


Alcuni dei miei pazienti rimangono scioccati quando dico loro che l'unico modo possibile per avere la meglio sui pensieri intrusivi è quello di affrontarli faccia a faccia.
"Ma non ci sarebbe un modo un pò più indolore?", spesso mi chiedono, ricordandomi che hanno passato una vita intera a cercare di evitarli e a nascondersi.
La mia risposta è che non esiste altro metodo altrettanto rapido ed efficace quanto lo è quello dell'esposizione diretta ai fattori ansiogeni.
Difatti, gli studi che sono stati condotti in tutto il mondo a partire dagli anni 60" e fino ai nostri giorni hanno confermato che esporsi in maniera continuata e frequente, da una a due ore al giorno, è assolutamente vitale per poter iniziare a ridurre le peggiori ossessioni, in tutti i sofferenti di Doc.
I principi di questa terapia che si basa sull'esposizione sono semplicissimi:
Esponetevi alla situazione che più vi provoca ansia, paura, forte disagio, per una o due ore al giorno, resistete all' inevitabile tentazione di cedere e all'inizio, mentre la state vivendo, non fate assolutamente nulla per distrarvi o rassicurarvi.
Non fatevi, tuttavia, ingannare dalla semplicità di questa affermazione perché essa contiene in sè una potentissima medicina.

Ad esempio, due recenti studi sulle neuro-immagini eseguite all' UCLA hanno scientificamente confermato che queste istruzioni, apparentemente semplicistiche,rappresentano il primo trattamento non farmacologico che può provocare una modifica nella chimica del cervello e un conseguente, netto, miglioramento.
Allo stesso modo, un mio collega, il Dr. Isaac Marks dell' Ospedale Maudsley di Londra, ha tenuto una serie di conferenze in tutto il mondo riguardo all'importanza di diffondere tutta una serie di informazioni mediche (relativamente molto semplici) e ad ampio raggio.
In una bellissima analogia egli ci ricorda che, a dispetto di tutti i milioni di dollari che sono stati spesi per attrezzature mediche all'avanguardia, a volte bastano anche delle semplici indicazioni (che ora vedremo), come quelle diffuse dall'Organizzazione Mondiale della Sanità (WHO) alla madri dei paesi del terzo mondo, che sono riuscite a salvare moltissime vite.
“Si consiglia a queste povere donne di bollire una pentola d'acqua, mettere dentro un pizzico di sale, mescolare il tutto, assaggiarlo, e quando il liquido non è troppo caldo, versarlo con un cucchiaino sul corpo del loro bimbo, aspettando che piano piano venga assorbito dal corpo".
Dietro queste semplici indicazioni, il Professor Marks ci ricorda che ci sono ben 2 secoli di studi e ricerche, inerenti il fenomeno della disidratazione e della osmolarità del sangue e il modo per combatterlo.
In definitiva, egli, psichiatra esperto anche di disturbo ossessivo-compulsivo, ci sta dicendo, con questa analogia tra le indicazioni per guarire dal Doc e quelle dell'WHO per combattere il problema della disidratazione nel terzo mondo, che a volte dietro un problema importante ci possono essere delle soluzioni semplici, ma non semplicistiche, come quelle indicate dalla terapia che si basa sull'esposizione diretta alla paura.
Entrambe dipendono moltissimo dalla capacità individuale di accettare questo metodo e riconoscerlo per ciò che è: un metodo che vale la pena di applicare e che non è pericoloso.
Al contrario risulta essere molto efficace.

Inviato da: Dr.Dock il Giovedì, 02-Mag-2013, 12:42
L'Abitudine: la chiave dell'Esposizione

Per avere chiaro il motivo per cui una terapia basata sull'esposizione risulta essere così efficace è necessario prima avere chiaro un elemento che sta alla base di essa: l'abitudine.
I pazienti che ho in cura mi hanno detto di aver molto apprezzato il modo in cui parlo di questo argomento nel mio precedente libro (sempre dedicato al disturbo ossessivo-compulsivo), Come raggiungere la padronanza e il controllo di sè:
Avete mai fatto visita ad un vostro amico che abita vicino ad un aeroporto o ad una stazione?
Certamente vi è venuto da chiedervi come caspita faccia a vivere con tutto quel baccano intorno. Al contrario, il vostro amico neppure ci fa più caso.
Oppure avete mai provato a infilarvi la mattina un paio di scarpe un pò più strette e, accorgervi a sera, di non averle ancora tolte?
Se vi sono mai capitate situazioni simili, ebbene avete toccato con mano cosa significhi, anche a livello fisico, abituarsi ad un qualcosa.
L'abitudine, che viene dal termine latino "habitus" significa: "assuefazione adattamento a qualcosa fino al punto di non sentirne più gli effetti".
In altre parole, dopo le prime sofferte esposizioni ad un qualcosa che ci scatena una serie di emozioni intense e molto forti, piano piano il nostro corpo e la nostra mente si abitua e impara a gestirle con tranquillità oppure semplicemente ad ignorarle.
L'abitudine è un concetto importantissimo per capire come contrastare, mediante l'esposizione, le peggiori ossessioni e compulsioni.
I nostri studi e le nostre ricerche, compiute su centinaia di pazienti, mostrano che se voi vi esponete con regolarità ed impegno a ciò che vi terrorizza, prevenendone la risposta, questa stessa paura, questo terrore si attenuerà piano piano, portandosi via le connesse compulsioni.
Certamente, però, il modo in cui le ossessioni e le compulsioni regrediscono è diverso da persona a persona.
L'ansia di un soggetto può diminuire nel giro di mezz'ora, mentre su un altro il tempo può essere maggiore (addirittura i primi miglioramenti si possono vedere dopo intere settimane di pratica).
Non c'è niente che voi possiate fare per impedirlo: potete solo accettare il fatto di essere diversi rispetto agli altri (ciascuno di noi è unico!), che i vostri tempi di risposta non sono standardizzati, esattamente come accettate il fatto che ci sono persone diverse, per colore di capelli, per peso, per costituzione.
Ciò che è fondamentale è riuscire a guarire, non il tempo impiegato per farlo.
Il concetto di "abitudine" è un concetto molto utilizzato in psicologia, non solo quando si parla di disturbo ossessivo compulsivo.
Ad esempio, molti di noi da bambini avevano paura del buio.
Questo ci faceva sentire terrorizzati, a volte ci capitava di urlare o di piangere, altre ancora eravamo spaventatissimi di vedere l'uomo nero o una serie di mostri spaventosi sotto il letto.
Come conseguenza, ci ritrovavamo a implorare i nostri genitori di non spegnere la luce oppure di dormire con loro, in letti ultra-affollati!
Con il passare dei mesi imparavamo però a farcela da soli, piano piano ci siamo abituati al buio, fino a quando la paura, e con essa le immagini spaventose dell'uomo nero, ci hanno abbandonato.
Cosa è accaduto?
Cambiando il nostro comportamento (consistente nello sforzarci di stare il più possibile con la luce spenta nel nostro letto), indirettamente abbiamo modificato i nostri pensieri (i mostri) e le nostre sensazioni (paura).
Ebbene, questo è esattamente quello che dobbiamo fare nei confronti delle nostre ossessioni e compulsioni.
La terapia basata sull'esposizione, che è la migliore nel caso di disturbo ossessivo-compulsivo, può essere facilmente adattata da ciascuno per contrastare questo disturbo.
E' bene sottolineare che essa deve essere personalizzata ed adattata a seconda dei sintomi manifestati e delle situazioni che provocano l'assalto di simili pensieri.
Ad esempio: un paziente che soffre solo di ossessioni pure (anche senza che queste vengano scaturite da alcunché) e non anche di compulsioni o rituali, deve esporsi alle sole ossessioni.
Queste, e non atti materiali, saranno il bersaglio principale.
Spesso, invece, i miei pazienti vengono assaliti dai pensieri intrusivi a seguito di particolari circostanze (mentre stanno viaggiando o sono in spiaggia oppure stanno facendo acquisti in un grande magazzino).
Per questi pazienti il trattamento consisterà nell'esporsi direttamente proprio a queste situazioni reali.
Alcune volte, tuttavia, senza necessariamente dover ritornare sulla "scena del delitto", è utile per queste persone rivivere mentalmente quelle circostanze ("esposizione mentale"), spesso con l'ausilio di un registratore in cui avranno registrato tutte le loro paure.
Sia l'esposizione diretta che quella indotta mentalmente sono affrontate nei paragrafi che seguono e sono state utilissime nel processo di guarigione delle persone interessate.

Inviato da: Dr.Dock il Giovedì, 02-Mag-2013, 12:44
Esposizione diretta alle ossessioni sessuali

Il Dr. Joseph Ciarrocchi, un esperto nel trattare le ossessioni religiose al Loyola College del Maryland, ha recentemente descritto il suo trattamento basato sull' esposizione di un paziente cresciuto in un clima molto rigido di precetti religiosi.
Quest' uomo soffriva di ossessioni sessuali.
Vediamo il suo caso.
Baptis è un ragazzo omosessuale di 36 anni, celibe, sofferente di pensieri intrusivi di natura sessuale, specialmente durante le funzioni religiose.
Sebbene egli fosse fisicamente attratto da uomini adulti, spesso era vittima di penose ossessioni pedofile.
Appena vedeva un ragazzo giovane, iniziava a farsi il problema se fosse o meno maggiorenne.
Era talmente terrorizzato di poter provare attrazione per i ragazzi molto giovani che alla fine era arrivato ad evitare di guardare tutti coloro che oggettivamente non dimostrassero all'incirca 30 anni.
Queste ossessioni erano particolarmente penose quando si trovava in Chiesa: lì cercava di non guardare nessuno, per evitare di incrociare lo sguardo di qualche minore, di conseguenza restava fisso in direzione del prete per timore che i suoi occhi vagassero per la Chiesa e si scatenassero quelle terribili ossessioni di pedofilia.

Trattamento

Il Primo Passo di questo programma basato sull'esposizione riguardava il raccogliere del materiale (come ad esempio un catalogo di moda maschile) su cui, appunto, esporsi.
Il terapeuta ed il paziente selezionavano da questo catalogo tutta una serie di immagini (una decina all'incirca) in cui apparivano diversi modelli (uomini adulti) fotografati con abbigliamento elegante, sportivo, da spiaggia.
Il paziente classificava le immagini dando ad esse un valore (da 1 a 10), corrispondente al livello di ansia provato di fronte ad esse, ciascuna doveva avere un suo preciso valore (non erano dunque consentite ripetizioni).
L' esposizione aveva inizio nello studio del terapeuta: il paziente doveva obbligarsi a fissare quelle immagini, doveva indursi l'ansia senza smettere di guardare, fino a quando essa non riusciva a calare.
Questo trattamento continuava fino a quando il paziente non riusciva a devitalizzare il contenuto di quell'ossessione, passando in rassegna tutte e dieci le immagini.
Il Secondo Passo consisteva, invece, nel prendere dallo stesso catalogo immagini questa volta inerenti a degli adolescenti.
Ancora una volta, questi modelli erano fotografati con indosso abiti eleganti, sportivi e da spiaggia e l'esposizione consisteva nel compiere esattamente tutta la procedura di prima.
Il paziente continuava questo tipo di lavoro anche a casa propria e ci sono volute intere settimane prima che riuscisse ad ottenere dei miglioramenti significativi.
Il Terzo Passo consisteva nell'esporsi fuori dallo studio, direttamente, cercando di evitare di evitare, cercando cioè di non abbassare gli occhi di fronte agli uomini che si incontravano per strada. Il paziente doveva evitare di fissarli continuamente ma di guardare loro nella maniera più naturale possibile.
Il Quarto Passo consisteva, ancora una volta, nell'esporsi fuori dallo studio, direttamente, ma questa volta cercando di guardare gli adolescenti.
Il Quinto Passo consisteva, invece, nel guardare gli adolescenti durante la celebrazione della Messa (ad ogni modo, i programmi televisivi possono offrire una quantità incredibile di esercizi di esposizione!).
Quello che è stato descritto è un esempio classico di trattamento di pensieri intrusivi basato sulla tecnica dell'esposizione.
L'argomento religioso viene ad ogni modo affrontato in maniera più approfondita in uno dei prossimi capitoli.

Inviato da: Dr.Dock il Giovedì, 02-Mag-2013, 12:45
Esposizione diretta nel caso delle ossessioni di aggressività

Il trattamento per i pensieri intrusivi di natura violenta è in tutto simile al trattamento visto per le ossessioni religiose portato avanti dal Dr. Chiarrocchi.
Nel caso che esporrò a breve è stato necessario individuare le situazioni che la persona in questione evitava per paura di essere assalita da pesanti pensieri aggressivi.
L'ho aiutata ad esporsi gradualmente fino a quando non è subentrata l'abitudine.
La prima volta che incontrai Rick era completamente sconvolto, ho di lui il ricordo di un ragazzo di circa 25 anni estremamente agitato e disperato.
Ciò che lo affliggeva riguardava una serie di pensieri, molto pesanti, riguardanti il far del male ai suoi genitori e alla sua ragazza.
Durante il nostro primo incontro, mi ha confidato che ha sempre cercato con ogni mezzo di resistere a questi pensieri e più cercava di bloccarli più aggressivi e violenti essi diventavano.
Mi ha detto che era arrivato, oramai, ad evitare qualsiasi tipo di situazione che glieli potesse scatenare.
Quando inevitabilmente si trovava in compagnia dei propri genitori e della propria ragazza, doveva assicurarsi continuamente che non ci fossero in giro oggetti appuntiti o contundenti, come penne, matite o oggetti pesanti perché aveva il terrore di poter perdere il controllo e, contro la sua volontà, scagliarsi contro di loro e colpirli.
Premetto che quando, in seguito, ebbi modo di contattare i suoi genitori e la fidanzata (completamente all'oscuro dei problemi del ragazzo), tutti furono d'accordo nel confermare che Rick era sempre stato un ragazzo molto pacato e gentile e che non avrebbe mai fatto del male neppure ad una mosca. Si fidavano ciecamente di lui.
Il problema di Rick era iniziato l'anno prima, quando completamente ubriaco assieme ai suoi compagni, aveva avuto questo pensiero "in che modo posso essere sicuro che io ora non perda il controllo e non li aggredisca?".
Questo pensiero iniziò a tormentarlo e sebbene non raccontò mai a nessuno di averlo avuto e cercò il più possibile di bloccarlo, questo stesso pensiero mise in lui le radici e cominciò a presentarsi più volte per la mente.
Presto, il fenomeno dilagò ed egli si trovò a fare simili pensieri anche nei confronti dei propri genitori (con i quali viveva), spesso veniva assalito soprattutto dal timore di poterli colpire con un paio di forbici o con un coltello.
La stessa cosa iniziò a dilagare anche verso la propria ragazza.
A questo punto, Rick iniziò ad evitare di stare in mezzo alla gente e, piano piano, non fu più in grado nè in condizione di lavorare.
Mi disse che aveva completamente perso le speranze e che mai più avrebbe potuto vivere una vita normale, come quella spensierata che aveva vissuto fino ad un istante prima.
Quando gli ho comunicato che con un adeguato trattamento avrebbe potuto uscirne sicuramente e ritornare a condurre una vita serena, lui non riusciva a crederci ma mi ha promesso che anche se il trattamento lo terrorizzava avrebbe cercato in tutti i modi di essere forte e di affrontarlo.
Ho spiegato a Rick che il motivo principale per cui i pensieri non lo mollavano mai era proprio dovuto al tentativo (estremamente dannoso e stressante per il cervello) di bloccarli e di impedire che arrivassero.
La prima cosa da fare era iniziare a smascherare tutte le situazioni che potenzialmente provocavano il bombardamento di simili pensieri.
Lo incitai, quindi, ad esporsi sistematicamente a tutte queste situazioni, dopo avergli spiegato ciò che ho detto sopra: studi e ricerche validissime hanno dimostrato che il modo migliore per vincere pensieri ed impulsi è quello di guardarli in faccia, senza nascondersi.
Gli ho spiegato il concetto di "abitudine", ossia quell'assuefarsi ed abituarsi a situazioni che all'inizio provocano picchi altissimi di ansia e che poi, invece, aiutano a metabolizzare quell'ansia fino a lasciarsela alle spalle in quanto inizia a subentrare il concetto di "noia", abitudine, il già detto e già visto.
Questo porta ad una regressione di ossessioni e, se esistenti, relative compulsioni.
Pertanto, prima di qualsiasi altro incontro, Rick iniziò a stilare una vera e propria lista delle situazioni più ansiogene, ad attribuire ad esse un valore per decidere da quale partire (sempre dalla situazione che provoca minore ansia e sofferenza!).
Questa lista includeva: restare in compagnia dei propri genitori, tenere a portata di mano oggi appuntiti e/o potenzialmente pericolosi (penne o forbici), restare solo con la sua fidanzata, specialmente maneggiando simili oggetti.
Lo scopo era quello di "vivere direttamente" queste situazioni e di non cedere MAI di fronte all'inevitabile tentazione di mollare tutto e a scappare.
Quando Rick ritornò da me mi raccontò di essere spesso rimasto in compagnia dei propri genitori, situazione che, come detto, fino a quel giorno non riusciva a gestire.
Dopo un paio di giorni ha iniziato ad introdurre durante questa esposizione gli oggetti tanto temuti (matite, penne, coltelli e forbici), ancora più tardi ha iniziato a maneggiarli mentre discorreva con i suoi cari, fino a ripetere queste operazioni per circa un'ora al giorno.
Mi ha ovviamente confidato che all'inizio l'ansia era a 1000, ma che con la frequente e continuata esposizione la sentiva via via sempre più diminuire.
Il prossimo step riguardava il restare accanto, e poi in presenza di oggetti vari, alla sua ragazza.
Anche qui questa fu la sequenza: prima restare accanto a lei, il più vicino possibile, poi introdurre gradualmente forbici, coltelli, penne e matite.
La sua ragazza era stata messa al corrente del trattamento terapeutico e fu per lui un valido aiuto durante l'esposizione.
Il ruolo della giovane era quello di ricordare a Rick, di tanto in tanto, che questi suoi pensieri erano pensieri assolutamente normali, che tutti avevano nella vita, ma che, appunto, erano solo dei pensieri, e che a lui facevano male solo perché di carattere era molto coscienzioso e responsabile.
Dopo 3 settimane di esposizione, Rick mi confidò che si sentiva molto meglio e che era in grado di buttarsi nuovamente nella vita di tutti i giorni.
Tuttavia, a volte i pensieri tornavano ed è questo il motivo per cui mi chiese come potesse fare per sconfiggere anche le ultime angosce.
Gli risposi che se era seriamente intenzionato a compiere altri progressi avrebbe ora dovuto affrontare le sue paure peggiori.
E lo avrebbe dovuto fare buttando fuori tutte le sue angosce, descrivendole con dovizia di particolari, fin nei dettagli più aberranti.
Eccoli: di scatto afferrava la sua ragazza e iniziava ad infierire sul suo corpo con parecchie coltellate, i suoi genitori, terrorizzati dalle urla, accorrevano e lo bloccavano dandogli del "pazzo", subito dopo accorreva la polizia che lo strattonava impedendogli di muoversi e mettendogli le manette, poi il carcere, i giornali che riportavano la notizia descrivendolo come un "sadico e psicotico assassino".
Avrebbe così disonorato la sua famiglia, sarebbe stato rinchiuso in carcere e sarebbe morto lì dentro dimenticato da tutti.
Come la maggior parte dei miei pazienti la primissima cosa che Rick mi chiese fu "potrei mai fare questo?".
Gli consigliai anche di usare un registratore ed egli acconsentì.
Quando tornò da me aveva buttato giù uno scritto (avrebbe poi dovuto leggerlo al registratore) in cui raccontava per filo e per segno tutta questa catastrofe.
Io lo lessi ma cancellai tutte le frasi in cui Rick, non volendo, chiedeva delle rassicurazioni o iniziava il rito delle compulsioni (frasi come "questo non accadrà mai" oppure "Dio mi perdoni per averlo fatto").
Si trattava di rassicurazioni che non potevano fornire alcun beneficio alla terapia in questione.
Quando lo scritto fu accuratamente corretto, lo lesse ad alta voce registrandolo su cassetta e iniziò ad ascoltarlo una volta al giorno (e altre volte quando arrivavano i pensieri).
Infatti, quando li sentiva nuovamente tornare, si sedeva, accendeva il registratore e si metteva in ascolto.
Dopo due settimane di ascolto, Rick ammise che andava sempre meglio, le ossessioni non c'erano quasi più e le poche che ritornavano riusciva ora ad accettarle, con la conseguenza che anch'esse iniziarono a sparire.
Le aveva oramai devitalizzate.
Riprese a tutti gli effetti il lavoro e continuò a relazionarsi con i propri genitori e con la propria ragazza.
Il caso di Rick dimostra e conferma, pertanto, l' efficacia non solo dell'esposizione diretta ma anche di quella mentale, indotta, dove un ottimo alleato è sicuramente l'uso del registratore.
Ma andiamo a vedere questa tecnica un po più da vicino.

Inviato da: Dr.Dock il Giovedì, 02-Mag-2013, 12:48
L'uso di audiocassette e videocassette nella terapia basata sull'esposizione

Le catastrofi che i vostri pensieri intrusivi vi presentano sicuramente non avverranno mai.
Di certo non si può fare esposizione "in vivo" riguardo alla paura di pugnalare un bambino o di investire con la propria auto un passante!
Ma anche provare ad immaginare nella nostra mente simili tragedie potrebbe non essere fattibile (nè tanto meno utile), innanzitutto perché solo pochi di noi hanno un'immaginazione sufficientemente vivida e, anche se l'avessimo, la tentazione di distrarci da simili immagini atroci sarebbe troppo alta.
Invece, alcuni dei miei pazienti trovano molto utile usare videocassette per sbarazzarsi delle maggiori ossessioni ed audiocassette per tenerle continuamente sotto controllo.
Se siete assillati da pensieri di natura sessuale o violenta, probabilmente avete la tendenza ad evitare determinati programmi televisivi o film dal forte contenuto violento/sessuale.
Come sapete, è proprio questo evitamento che causa un'aggressione del doc molto forte, quando vi si presenterà la prima occasione.
Per molti miei pazienti semplicemente guardando e ri-guardando certi film in cassetta o in dvd (e esattamente quei film che contengono scene in grado di risvegliare il demonietto) si è riusciti a superare molte ossessioni, proprio grazie all'effetto "abitudine" di cui abbiamo parlato.
Ad esempio, se la vostra grande preoccupazione è quella di poter uccidere qualcuno, potreste noleggiare un dvd che tratta appunto la storia di qualche assassino o serial killer in modo da risvegliare le vostre ossessioni più angoscianti (potrebbe essere un film su Jeffrey Dahmer o su Charles Manson): potreste sedervi e guardare il film in continuazione, fino a quando l'ansia e il disagio provato non inizierà a scemare (ovviamente, è sottinteso che dovrete sforzarvi di non
distrarvi dalla visione).
Oppure, se soffrite di ossessioni da possessione demoniaca, potreste noleggiare un film che vi scateni delle ossessioni riguardo il campo dell'occulto e del sovrannaturale (ad esempio L' esorcismo di Rosemary's baby), potreste, anche in questo caso, sedervi, guardarlo più volte e smettere solo quando avvertite che l'ansia sta scemando.
Capisco sempre che la terapia sta funzionando quando il paziente mi dice "Non mi chieda di vederlo ancora una volta perché non ce la faccio più, mi sto davvero annoiando!".
Mi limito a sorridere, congratularmi con lui e ricordare che la noia è l'opposto della paura e significa che si sta completamente abituando a certi pensieri.
D'altra parte, le situazioni che fanno scatenare i pensieri intrusivi possono essere personali e fortemente particolari.
Anna era preoccupata di poter uccidere il proprio bambino toccandolo con le mani contaminate dai batteri della carne non cucinata o delle uova.
Questo la terrorizzava a tal punto che quando procedeva con la terapia, la donna si rifiutava di dargli la pappa o di cambiargli il pannolino.
Sebbene l'esposizione "in vivo" le permettesse di dargli da mangiare e di accudirlo, le ossessioni rimanevano, non andavano via.
Ad Anna fu utile solo l'uso del registratore.
La convinsi a mettere prima per iscritto la vera catastrofe che lei temeva accadesse al bambino e Anna lo fece.
Scese nei minimi particolari, riuscendo a esprimere perfettamente la paura peggiore che sarebbe potuta accadere al proprio bambino.
Nell'incontro successivo, al solito, corressi lo scritto.
Si trattava di due pagine fitte fitte, vi riporto soltanto alcuni passi:
"Ho il terrore di non riuscire a lavarmi le mani nel modo "più giusto" dopo aver cucinato.
Do da mangiare al mio bambino e più tardi mi accorgo che non riesce a respirare bene, ha dei problemi alla trachea.
Gli misuro la temperatura e mi accorgo che ha la febbre molto alta.
Lo porto in pronto soccorso e racconto al dottore cos'è accaduto. Mi dice che probabilmente gli ho trasmesso un'infezione a causa dei batteri della carne e delle uova e che sicuramente non potrà farcela.
Mi siedo accanto alla sua culletta, in ospedale. Lo sento ansimare con difficoltà, sento che non ce la fa a respirare. Ad un certo punto apre gli occhietti, sono piccoli e mi stanno implorando. Io so che mi sta chiedendo di salvarlo, sta chiedendo il mio aiuto.
Vuole che io lo protegga e non lo lasci morire in tutta quella sofferenza. Ma so anche che non c'è niente oramai che io possa fare per lui.
Non riesco a smettere di piangere, non sono in grado di fare altro. Posso solo piangere. Il senso di colpa è così devastante.
Passano le ore e lui continua a peggiorare. lo vedo mentre è agonizzante, sento che il corpicino si sta lasciando andare a causa del veleno, si sta spegnendo. Alla fine muore tra atroci sofferenze.
Una morte orribile. Mio marito arriva in ospedale in quel momento e quando si rende conto di ciò che è accaduto inizia ad urlare istericamente.
Ce l'ha con me. Dice che sono l'unica responsabile di ciò che è accaduto. Dice che mi sono macchiata del crimine più atroce: una madre non può uccidere suo figlio.
Anche i miei genitori ci sono. Mi dicono che non vogliono più saperne nulla di me perché non sono stata in grado di badare a mio figlio. Mio marito mi lascia. Non ho più una casa, non so dove andare. Vivo in un rifugio, la disperazione fa di me un'alcolista. Passano gli anni e realizzo che non c'è niente per cui valga la pena vivere. Mi suicido".
Quando ho letto lo scritto di Anna, mi sono accorto che qua e là aveva introdotto una serie di rassicurazioni che subito ho provveduto ad eliminare (frasi tipo "ma allo stesso tempo mi dico che nulla di tutto ciò sta accadendo", oppure "Dio farà in modo che tutto ciò non accada").
Ho subito provveduto ad avvertire Anna che all'inizio sarebbe stata molto dura ascoltare il nastro che avrebbe registrato ma l'ho anche rassicurata sul fatto che a lungo andare c'avrebbe fatto l'abitudine e non avrebbe avvertito più quelle emozioni così forti.
In quel periodo Anna ottenne un primissimo successo: riuscì a divertirsi in compagnia del suo bambino, a prendersi cura di lui.
La giovane donna registrò su cassetta quello scritto, lo ascoltò tutti i giorni per 3/4 volte, la durata del racconto era circa di un'ora.
Finalmente, nel giro di una settimana Anna mi comunicò che l'ansia iniziale stava regredendo e, con essa, anche le ossessioni che prima non la lasciavano vivere neppure per un istante.
Ora, a distanza di un anno, mi ha confidato che sta molto meglio, e anche il bimbo sta bene, riesce ad occuparsi di lui senza problemi e adora vederlo crescere sano.
Riporto ora un altro esempio di registrazione su nastro relativo ad una donna che era sempre terrorizzata dal pensiero di poter far del male al suo bambino.
Frieda partorì in tarda età il suo bambino e venne da me perché temeva di potergli fare del male (il bimbo aveva 3 mesi).
La sua più grande paura era quella di colpirlo con le forbici o con dei coltelli e per questo motivo non riusciva a prendersi cura di lui.
Più tardi la donna non riuscì neppure a sentirsi tranquilla quando lo portava a fare una passeggiata dato che iniziò a soffrire di immagini molto violente in cui si vedeva spingere la carrozzina sotto qualche auto oppure si vedeva gettarlo giù dal ponte in cui prima era solita passeggiare con lui.
Possiamo ben immaginare (non c'è neppure bisogno di dirlo) quando Frieda fosse sconvolta da simili pensieri, essendo, come la maggior parte dei miei pazienti, estremamente coscienziosa e sensibile.
Lei mi confidò che fin dalla sua primissima infanzia era sempre stata angustiata dal terrore di non fare la cosa giusta e ora la sua unica preoccupazione era quella di diventare una madre modello, di proteggere il suo bambino, specialmente ora che aveva dovuto aspettare così tanto per averlo.
Negli anni precedenti la donna aveva anche assunto degli antidepressivi e dei farmaci per contrastare l'ansia, ma nessuno di questi era riuscito a contrastarle le ossessioni, o almeno questo è quanto il suo psichiatra mi ha comunicato.
Appena mi ha descritto questi pensieri intrusivi (era la prima volta che lo faceva, non si era mai confidata con nessuno) l'ho ascoltata attentamente e mi sono assicurato del fatto che non avesse una reale intenzione di nuocere a suo figlio.
Non aveva alle spalle una storia segnata da comportamenti aggressivi e violenti, non aveva problemi di rabbia repressa.
Di certo non era affetta da psicosi.
Si trattava solo di ossessioni pure e di certo non è stata l'unica che ne ha sofferto.
Le ho immediatamente comunicato che il modo migliore per vincere quel tipo di ossessioni era la terapia basata sull' esposizione.
L' avrei aiutata a smascherare tutti i pensieri intrusivi e le immagini più violente che fino ad ora aveva cercato di bloccare e di evitare, tutto quello che all'inizio doveva impegnarsi a fare era non bloccare questi pensieri perché altrimenti non sarebbe riuscita ad abituarsi ad essi.
Non ero affatto sorpreso quando la donna si mostrò sconvolta all'idea di dover prima mettere per iscritto la "conseguenza ultima", l'atroce catastrofe che aveva paura accadesse a suo figlio.
Le chiesi espressamente di non edulcorare il racconto, di non ammorbidirlo: doveva scandagliarlo nei suoi particolari più terribili, più vividi, più atroci, quasi come se stesse scrivendo un romando alla Stephen King.
La settimana dopo, Frieda si presentò con 3 pagine intere scritte a mano, accuratamente ripiegate in una busta che non presentava segni particolari all'esterno e nascosta in borsa per assicurarsi che nessuno accidentalmente potesse trovarla.
Non vi preoccupate mai se, come Frieda, vi sentite in colpa o vi vergognate di buttare giù i vostri pensieri su carta o su cassetta.
Molti dei miei pazienti fanno fatica.
Alcuni mi hanno confidato di aver bruciato ogni cosa al termine della terapia per paura che queste "prove" finissero nelle mani sbagliate.
Leggendo il suo scritto mi sono accorto che non aveva inserito alcuna rassicurazione nè aveva cercato di addolcire il racconto.
Lei mi disse che più volte era scoppiata in lacrime mentre metteva per iscritto questo terribile scenario (la prima volta è davvero molto dura).
Il suo racconto verteva su una passeggiata con il piccolo sul ponte di cui abbiamo parlato, improvvisamente lei sentiva l'impulso a gettare il bimbo di sotto, non riusciva ad imporsi all'impulso, prendeva il corpicino così leggero in braccio e lo scagliava di sotto.
Riusciva a seguire con lo sguardo il volo del piccolo che, agitando spasmodicamente le manine e urlando in aria ricadeva in acqua. L'acqua era fredda e nera.
Alcuni passanti la stavano guardando e urlavano "Prendetela!" mentre lei iniziava a ridere istericamente guardando in basso.
La gente la circondava, la spintonava, la colpiva.
Subito accorreva la polizia.
Ora era in televisione, tutto il mondo la stava guardando.
Suo marito le stava di fronte, la guardava pieno d'odio.
Si vergognava molto, provava disgusto di se stessa. Aveva commesso il crimine più abominevole.
Veniva imprigionata. Era in carcere. Altri detenuti la stavano violentando perché si era macchiata della colpa più atroce. Era disonorata, la famiglia l'aveva lasciata sola. Aveva fallito come madre.
Era diventata il mostro che aveva sempre avuto paura di essere. Aveva contratto il virus dell'AIDS in carcere.
E lì, infine, era morta.
Grazie al mio aiuto, Frieda registrò lo scritto su cassetta. Io le chiesi di ascoltarlo per circa un'ora e mezza al giorno e tutte le vote in cui improvvisamente veniva assalita dai pensieri intrusivi.
La prima volta che ascoltò lo scritto era nel mio studio, fu molto dura: la donna scoppiò a piangere ma cercò di farsi forza.
Doveva ascoltare.
Mi rassicurò sul fatto che non avrebbe ceduto e che avrebbe ascoltato il nastro come promesso.
Finalmente l'ansia regredì e con essa i brutti pensieri che fino a quel momento l'avevano tenuta in pugno.
All'inizio, Frieda dovette forzarsi di ascoltare il nastro, ma mantenne sempre la sua promessa e riuscì a farlo con regolarità e costanza.
Alla fine della prima settimana notò una diminuzione sempre più netta dell'ansia.
E così sempre di più, anche nella seconda settimana.
Nella terza, infine, anche Frieda mi comunicò che ora il nastro la stava annoiando!
Più tardi l'ho aiutata a registrare un altro nastro, questa volta incentrato sulla sua paura di spingere il bambino sotto le ruote di un' auto.
Non appena riuscì ad abituarsi completamente a queste due registrazioni la incoraggiai a fare qualche passeggiata con il bimbo.
Combinando queste due strategie (la registrazione e l'esposizione diretta) alla fine della sesta settimana Frieda è riuscita a non evitare più nessun tipo di situazione, ha ritrovato il piacere di stare sola con il figlio, senza soffrire più per quei terribili pensieri intrusivi.
Ogni tanto qualche pensiero intrusivo le attraversa la mente ma ora è in grado di dirsi da sola "è solo un pensiero" e non gli da più una grande importanza.
Semplicemente lo accetta, senza opporre alcuna resistenza.
Sono stato molto lieto di averla vista migliorare moltissimo e stare bene in 2 anni.
Si può guarire completamente con la sola terapia comportamentale basata sull'esposizione?
No.
Pochi pazienti mi hanno confidato di essere completamente guariti.
La maggior parte ritiene che questi pensieri intrusivi siano significativamente diminuiti con questo tipo di terapia a tal punto che essi non interferiscono più con lo svolgimento delle loro normali attività.
Se decidete di esporvi alla terapia comportamentale basata sull'esposizione, potete fare affidamento alle Tabelle 9 e 10 che riportano alcuni esempi
di esposizione "in vivo" ed esposizioni mediante nastro, elaborate da me e da alcuni miei colleghi.
Potrebbero ritornarvi utili nel mettere in pratica l'esposizione.
Premetto subito che alcuni di questi esempi potrebbero urtare la vostra sensibilità e la vostra moralità.
Se ciò dovesse avvenire vi ricordo che nel capitolo 7 potrete imparare cosa fare, come agire qualora un esercizio di esposizione, necessario e vitale per uscirne, dovesse sembrarvi particolarmente duro da digerire a livello morale.

Tabella 9

Esercizi di esposizione "in vivo" per i pensieri intrusivi

Pensieri di far del male ai bambini
- offrirsi di fare da baby-sitter ad un bambino
- offrirsi di fargli il bagnetto e di cambiargli il pannolino
- non controllare il cestino della spazzatura o il bagno (se si ha timore di aver gettato il bambino lì
dentro)
- leggere storie inerenti l'aborto
- visitare una clinica dove vengono eseguiti gli aborti
- leggere un articolo di giornale che parla di genitori che hanno abusato del loro bambino
- cercare il numero di una clinica che esegue aborti

Ossessioni religiose
(riguardo Satana e culti satanici)
- scrivere la parola "Satana" e "Demonio"
- immaginare di far parte di una setta satanica
- leggere libri che parlano di sette sataniche
- cercare su internet informazioni riguardo a sette sataniche

Ossessioni di poter diventare omosessuali
- camminare in strade solitamente frequentate da omosessuali
- leggere le autobiografie di omosessuali
- frequentare feste (raduni) gay
- guardare immagini di uomini nudi o seminudi su riviste tipo Playboy
- tenere (se presenti) le porte aperte mentre ci si cambia in palestra o si è nel camerino di un negozio
- guardare dei nudi scultorei nei musei e nei cataloghi

Ossessioni di incesto
- fare commenti lusinghieri ad un componente della famiglia ("Indossi una maglia molto aderente")
- baciare spesso un familiare e abbracciarlo
- toccare la biancheria intima di vostro padre e le cose intime che lui ha toccato

Ossessioni sessuali
- guardare in faccia le persone
- mangiare cibi "ambigui" (ad esempio, quelli a forma di pene: banana, zucchina, cetriolo)
- scrivere parole che alludono all'atto sessuale (ad esempio, venire, avere un orgasmo, penetrare,
inghiottire)
- frequentare ambienti frequentati da bambini (centri commerciali, strade) per scatenare paure
sessuali nei loro confronti
- ascoltare una cassetta dove sono state registrate le proprie ossessioni sessuali e violente (si può
aumentare la difficoltà ascoltando il nastro nei pressi di una Chiesa o all'interno, oppure in presenza
di bambini, in cuffia)

Tabella 10

Esercizi di esposizione mediante audiocassette dove vengono registrati i pensieri intrusivi

Pensieri intrusivi di avere rapporti sessuali con uno sconosciuto:
Potrei avere un'erezione. Potrei prendermi l'AIDS.
Potrei prendermi l'AIDS. Non sono sicuro di indossare o meno gli slip.
Potrei togliermi gli slip. Non sono sicuro di indossare o meno gli slip. Potrei prendere l'AIDS.
Probabilmente sto contraendo l'AIDS in questo momento. Sto per violentare qualcuno.
Mi sto per masturbare. Mi sto per spogliare. Sento l'impulso irresistibile a fare tutto questo. Sto andando in bagno. Sto per essere scoperto. Potrei avere l'AIDS.
Sto contraendo l'AIDS in questo momento. Sì, sto prendendo l'AIDS proprio in questo momento.
Non sono sicuro se sono stato scoperto mentre mi stavo vestendo o mentre ero in bagno o mentre mi stavo masturbando. Potrei davvero ora avere l'AIDS. Sì, potrei avere proprio l'AIDS. Potrei avere l'AIDS.

Pensieri intrusivi riguardanti l'uccidere un bambino:
Sto camminando sopra un ponte.
Sento l'impulso irresistibile a scaraventare la mia bambina di sotto, in acqua. La alzo dal passeggino.
Lei mi sta guardando con i suoi occhietti fiduciosi.
Io la scaravento di sotto. La vedo precipitare e venire risucchiata dall'acqua. Alcuni testimoni mi vedono. Urlano "Fermate quella pazza!". Provano a salvarla ma è tutto inutile.
Pensieri intrusivi di perdere il controllo e pugnalare la persona amata
Sono seduto accanto alla mia ragazza. Vedo un coltello sul tavolo. Lo prendo e la colpiscono.
Infierisco sul suo corpo ripetutamente.
La mia peggior paura è ora diventata realtà, lo sto facendo davvero. Continuo a colpirla fino a quando non mi accorgo che è morta.

Pensieri intrusivi di blasfemia:
Sono in Chiesa. Inizio ad urlare oscenità verso Dio e Gesù. Afferro il crocifisso dal muro, lo spacco in mille pezzi, mentre tutti i fedeli mi guardano stupiti.

Pensieri intrusivi di avere rapporti sessuali con gli animali:
Vedo il cane.
Guardo i suoi genitali. Sono eccitato, me ne accorgo con orrore. Sento l'impulso ad avere un rapporto sessuale.
Lo afferro, lo tengo fermo e inizio a penetrarlo nell'ano. Sono in camera, mia madre entra all'improvviso. Non crede ai suoi occhi. E' paralizzata. Ma io continuo a fare quello che sto facendo.
La paura di poter fare una cosa simile, quella paura che mi ha terrorizzato per molti anni, è ora diventata realtà.

Pensieri intrusivi riguardo all'incesto:
Sto facendo sesso con mia sorella. Ho perso completamente ogni forma di controllo, esattamente come temevo che accadesse.
Ora le sto facendo la cosa più disgustosa che avessi mai potuto immaginare (continuate a descrivere ogni singolo dettaglio)

Pensieri intrusivi di far del male o molestare un membro della famiglia:
Voglio soffocare mio figlio con il cuscino mentre sta dormendo. Voglio sparargli con una pistola nella nuca, nel punto in cui la testolina è calva. Voglio accoltellare mia madre. Voglio pugnalare mio padre. Voglio avere un rapporto sessuale con mio padre. Voglio baciare mia sorella nella sua parte intima e avere con lei un rapporto orale.
Voglio uccidere mio marito. Sto per avere un rapporto sessuale con un bambino. Mi sento eccitato e mi masturbo al pensiero di avere dei rapporti sessuali con dei bambini. Credo di voler far del male ad un bambino.
Potrei ucciderlo. Sono una cattiva madre. Non merito pietà alcuna.

Purtroppo alcune persone non rispondono positivamente alla terapia basata sull'esposizione, anche quando sono pienamente collaborativi, mentre altri non sono neppure disposti a tentare.
Per altri risultano essere molto utili altri trattamenti, come la terapia cognitiva e quella farmacologica.
Prima che voi iniziate ad esporvi, vorrei ricordarvi di leggere ancora il capitolo 3 in cui do delle indicazioni su quali pensieri intrusivi siano innocui e quali potenzialmente pericolosi, in modo che voi foste sicuri il più possibile su cosa fare e in che modo procedere.
Se non siete sicuri del fatto che i vostri pensieri siano o meno pericolosi o se avete provato ad esporvi per un totale di oltre 10 ore ma non ne avete tratto beneficio alcuno (l'ansia non è riuscita a calare) dovreste provare anche alcune tecniche di terapia cognitiva di cui parlerò nei capitoli successivi.
Se pur essendovi esposti come indicato non avete notato una regressione dei sintomi, allora fareste bene a consultare un centro mentale che sia in grado di aiutarvi.
Potreste necessitare anche di una cura farmacologica (di cui parlerò nel capitolo 8).
Per fortuna, invece, molte persone che soffrono di disturbo ossessivo-compulsivo sono state in grado di trarne degli ottimi benefici (grazie appunto alla terapia basata sull'esposizione).
Diversi studi hanno dimostrato che questo tipo di terapia è molto efficace, sia se eseguita da soli, sia se fatta in compagnia di un terapeuta.
Tuttavia, è necessario svolgerla con regolarità e frequenza (ovviamente resistendo alla tentazione di compiere rituali e distrazioni varie) per consentire di "abituare" corpo e mente all'esposizione.
Sarebbe ottimale contare sull'appoggio di un amico fidato o su un componente della famiglia, soprattutto se non ce la si fa a fare tutto da soli.
Infatti, anche se riuscite ad esporvi, la vergogna e il senso di colpa potrebbero essere così forti da sentire il bisogno di sfogarsi con qualcuno.
Io suggerisco sempre, laddove possibile, di confidarsi con qualcuno.
Parlare di questo problema può rendere ancora più efficace la terapia e può decisamente contribuire a far decrescere progressivamente il vostro senso di colpa.
Se conoscete un gruppo di sostegno nella vostra zona che si occupa di problemi simili, non esitate a rivolgervi.
Sicuramente, se il vostro disturbo è particolarmente grave e pesante, dovreste rivolgervi ad un centro di salute mentale fidato e professionale.

Inviato da: Dr.Dock il Giovedì, 02-Mag-2013, 12:49
Capitolo Sesto

La Terapia Cognitiva

"Non fatevi travolgere da una convinzione a priori, ma ditevi sempre "Convenzione, credenza, aspetta un attimo. Lascia che prima io veda chi sei e cosa per me rappresenti"
Epicteto (55-135 circa)


Mentre la terapia comportamentale rimane il trattamento preferenziale per debellare i pensieri intrusivi, con il passare del tempo è stato messo a punto un approccio che va a completare la terapia stessa.
Viene chiamata "Terapia Cognitiva" ed è necessaria come completamento alla "Comportamentale" oppure come scelta unica all'inizio per tutti coloro che non sono in grado o non se la sentono di sottoporsi all'esposizione.
Il punto è questo: "Dal momento che le ossessioni si nutrono di pensieri e di credenze sbagliate che stanno alla base di esse, e che posso arrivare al massimo grado di irrazionalità, perché allora non lavorare su questi pensieri, scardinarli e sostituirli con pensieri più funzionali?".
Ma, al solito, un conto è dirlo in forma teorica, un altro è, invece, farlo nella pratica.
I primissimi tentativi avanzati dalla terapia cognitiva, efficaci per combattere la depressione, si rivelarono inutili per coloro che, invece, soffrivano di disturbo ossessivo-compulsivo.
Ma poi nuove ricerche sono state portate avanti.
All'inizio i ricercatori hanno cercato di applicare i metodi sviluppati dal Dr. Aaron Beck
dell'Università della Pennsylvania, per insegnare ai loro pazienti in che modo smascherare i pensieri irrazionali che nutrivano la depressione.
Dopo una serie di studi, ed i primissimi risultati, la Drs. Patricia van Oppen Paul Emmelkamp, dell' Università olandese, iniziarono a chiedersi se la terapia cognitiva avesse potuto mai risultare efficace anche per coloro che soffrivano di Doc dal momento che la presenza di credenze e convinzioni sbagliate non sussisteva solo per i fenomeni depressivi ma anche per il disturbo ossessivo-compulsivo.
Di conseguenza, non fecero altro che usare lo stesso programma previsto per coloro che soffrivano di depressione, anche nei confronti di coloro che soffrivano di Doc.
Questo non era mai stato fatto prima.
I ricercatori hanno così studiato i casi di molte persone affette da Doc e hanno infatti trovato un numero elevato di pensieri e di credenze disfunzionali, più o meno logiche o più e meno irrazionali, includendo quella tendenza (tipica di un docker) di sovrastimare la sensazione di pericolo e quel senso davvero eccessivo di responsabilità per le loro azioni.
Basandosi su questi casi, i ricercatori hanno poi elaborato un programma pensato proprio per queste persone (appunto quello cognitivo), hanno creato due gruppi di pazienti: il primo gruppo è stato trattato solo con i fondamenti di questa nuova terapia (quella cognitiva), mentre il secondo gruppo è stato trattato solo con un trattamento comportamentale e un qualsiasi placebo.
Con stupore (fino a quel momento la terapia comportamentale era considerata l'unica e la sola) si sono resi conto che la terapia cognitiva, che insegna al paziente in che modo agire direttamente sui pensieri per modificarli, aveva dato risultati efficaci e duraturi tanto quella comportamentale ed entrambe, pertanto, se usate in sinergia, sarebbero state ovviamente più risolutive di un qualsiasi placebo.
Dal momento che la terapia cognitiva sembrava promettere seri miglioramenti a tutti quei pazienti che non erano in grado (o si rifiutavano) di esporsi alla terapia comportamentale con prevenzione della risposta, diversi miei colleghi dell'Ospedale del Massachusetts, diretti dal Dr. Sabine Wilhelm, hanno tradotto dal tedesco all'inglese l'intero manuale che trattava di terapia cognitiva e hanno iniziato ad applicarne i fondamenti ai nostri pazienti che soffrivano di Doc in una clinica di Boston.
Questo trattamento è stato utilissimo per aiutare le persone che soffrono di pensieri intrusivi, oggetto di questo libro che sto scrivendo.
Insegnando ai pazienti in che modo smascherare i pensieri disfunzionali (che sono sempre alla base di questo disturbo) molte persone sono state in grado di tenere sotto controllo il disturbo e dunque esporsi.
Prima di darvi un esempio del modo in cui la terapia viene usata per trattare determinati pensieri disfunzionali (il caso che affronteremo parla dell'incesto) è importante capire i fondamenti di questo tipo di approccio cognitivo.

Inviato da: Dr.Dock il Giovedì, 02-Mag-2013, 12:51
La Terapia Cognitiva riguardo alle ossessioni

La Terapia Cognitiva si basa proprio sulla consapevolezza che i pensieri intrusivi sono pensieri comuni a tutto quanto il genere umano.
In pratica, le persone che soffrono di disturbo ossessivo-compulsivo non differiscono
assolutamente da coloro che non ne soffrono per quanto riguarda il contenuto dei loro pensieri (tutti gli esseri umani hanno pensieri di tipo sessuale o violento o di altro genere) ma differiscono da quest'ultimi solo ed esclusivamente nel modo in cui reagiscono a questi pensieri.
Questa reazione provoca il disturbo ossessivo-compulsivo.
La conseguenza e non la causa provoca il disturbo in questione.

Mentre molte persone sono perfettamente in grado di ignorare simili pensieri e riconoscerli per quello che davvero sono, cioè pensieri privi di importanza e significato, coloro che, invece, soffrono di Doc prestano ad essi un'importanza assolutamente esagerata che provoca l'esplosione del disturbo
e la sua stabilità nel tempo.
Tutti i terapeuti cognitivisti sono concordi nell'affermare che il motivo di tanta importanza e di questa esagerata attenzione ai pensieri va ricercata principalmente in tutta quella serie di credenze che il soggetto assimila come una spugna nel processo di maturazione e di crescita, a contatto con ambienti come la Chiesa, la scuola, la famiglia, l'educazione familiare.
Se si continua ad essere succubi di queste credenze che comunque vengono dal di fuori e che più o meno inconsciamente vengono imposte all'individuo, allora automaticamente si tende a riconoscere
questi pensieri come "sbagliati" e cercare di sopprimerli e questa soppressione, come già detto nella prima parte, non fa altro che rinforzarli e renderli sempre più aggressivi ed intrusivi.
Come se ciò non bastasse la situazione continua via via, inesorabilmente, a peggiorare con lo step successivo: non solo la persona non li accetta come normali, non solo si sforza con tutta se stessa di bloccarli nella mente (e già qui provoca seri danni con questo comportamento), ma inizia progressivamente ad evitare tutte le situazioni che possono scatenarli, finendo con il ritenere davvero che siano sbagliati e sintomo di un qualcosa che non va (perversione, malvagità, etc).
Evitare significa auto-convincersi che una cosa sia sbagliata quando in realtà non lo è affatto ("se io evito allora è perché ho ragione di farlo", questo è il messaggio che arriva al cervello, che si mette in allarme come se davvero avesse motivo per farlo. ma il motivo non esiste, perché il pensiero è normale, non "sbagliato").
Questo comportamento peggiora terribilmente la situazione. Sopprimere in questo modo può dare un sollievo solo momentaneo, perché in realtà tutto dopo si ritorce contro e si ritorce con maggiore intrusività e sofferenza.

Ricercatori di tutto il mondo hanno recentemente elencato quelli che sono i principali errori cognitivi di coloro che soffrono di Doc.

Tabella 11

Principali errori cognitivi che si nascondono dietro queste ossessioni
- attribuire un'importanza esagerata ad un pensiero in particolare
- pensare di dover avere un controllo totale sui pensieri
- ritenere che una situazione sia molto più pericolosa di quanto in realtà non sia
- intolleranza all'incertezza, essere convinti di poter prevedere sempre tutto
- perfezionismo, aspettare prima di agire per cercare di raggiungere prima un concetto di
"perfezione", evitando così critiche esterne
- eccessivo senso di responsabilità, credere di avere sempre l'ultima parola in fatto di responsabilità, nonché il potere di prevenire ogni singola situazione

Nel trattamento cognitivo il terapista valuta quali sono i pensieri disfunzionali che l'individuo si porta dietro e cosa fare nei singoli casi.

Eccessiva importanza data ai pensieri e bisogno di dover controllare sempre ogni cosa
Questo errore cognitivo sopraggiunge tutte le volte in cui noi arriviamo alla seguente conclusione:
dato che abbiamo fatto un simile pensiero, allora è certo che questo accadrà. Per un docker, pensare è uguale ad agire.
Se erroneamente si ritiene che un pensiero è "importante" allora crediamo di poterlo dominare e di poter avere, sforzandoci, il controllo totale su di esso (salvo il fatto che, in quanto umani, non ci riusciremo mai! nessun uomo è mai riuscito!)

Eccessivo senso del pericolo
Le persone che soffrono di Doc danno troppa importanza alla probabilità che un evento accada e hanno un eccessivo (ed immotivato!) senso del pericolo. Cercano sempre di accertarsi che una situazione non possa nuocere, e vogliono la sicurezza all 100%.
Molte persone reputano una situazione sicura solo fino a quando non compare il pensiero che "forse è pericolosa", anche se il motivo di tale pericolo non sussiste affatto (pensiero irrazionale).

Intolleranza all'incertezza
Proprio perché danno un eccessivo peso al pericolo, non sopportano non poter prevedere a priori un accadimento, non tollerano il "non sapere come andrà una determinata situazione". Detestano l'incertezza, il non essere sicuri se una data cosa avverrà al 100%.
Diverse ricerche hanno altresì dimostrato una stretta connessione tra perfezionismo, eccessiva importanza data al concetto di errore, dubbi e sintomi di Doc.

Perfezionismo
Diversi studi condotti sul disturbo ossessivo-compulsivo hanno trovato un nesso tra incapacità a sopportare l'incertezza e perfezionismo.
Coloro che soffrono di Doc ritengono che le loro azioni debbano essere perfette in tutto se si vuole evitare la critica altrui.

Eccessivo senso di responsabilità
Se credete di avere il potere di fare in modo che la cosa che temi non accada mai e se ritenete che qualora accadesse sarebbe completamente colpa vostra, allora avete un pensiero disfunzionale di base.
Moltissimi eventi della nostra vita sono fuori dal nostro controllo, non abbiamo poteri su di essi, e se ci impuntiamo a ritenerci responsabili per tutto allora peggioriamo la nostra situazione, perché alimentiamo i nostri sensi di colpa quando inevitabilmente le cose negative colpiscono noi o le persone che amiamo.
In realtà (pensiero funzionale) noi non possiamo avere il controllo su tutto e anche quando possiamo non controllare, la responsabilità non è mai completamente e totalmente nostra.

Inviato da: Dr.Dock il Giovedì, 02-Mag-2013, 12:51
Un caso clinico: la terapia cognitiva in caso di ossessioni sessuali

Per conoscere meglio in che modo la terapia cognitiva agisce sui pensieri disfunzionali, ho chiesto alla Dtt.ssa Wilhelm di parlarmi di un caso concreto, ossia di qualcuno che mettendone in pratica gli insegnamenti sia riuscito a farcela.
Mi ha parlato di un giovane ragazzo che ha tratto numerosi benefici dalla terapia.
Charles si era rivolto alla Dr.ssa. Wilhelm per chiedere aiuto riguardo ad una serie di ossessioni che riguardavano pensieri incestuosi verso la madre.
Questi sintomi erano peggiorati negli anni al punto tale che il ragazzo non riusciva più a fare nulla.
Il bombardamento e l'intrusività di questi pensieri non lo lasciavano un istante.
Quando giunse per la prima volta in clinica, era nella fase in cui si sforzava con tutto se stesso di resistere ai pensieri, erano due giorni che non riusciva a mangiare perché per punirsi aveva deciso di non concedersi neppure un piacere ed inoltre perché pensava che se avesse fatto qualcosa di piacevole (dall'acquisto di nuovi abiti all'attività sessuale) sarebbe stato assillato da simili pensieri.
La Dtt.ssa. Wilhelm aveva a disposizione solo 2 mesi per farlo stare meglio perché Charles sarebbe dovuto partire per ritornare al suo pase d'origine.
Dopo sole 8 sedute di terapia cognitiva, Charles si è accorto di avere una vera e propria regressione riguardo l'ossessione di incesto, ossessione che ora riusciva a tenere a bada anche quando si recava a far visita alla sua famiglia, mentre un tempo il solo fatto di restare in compagnia della madre lo metteva profondamente a disagio.
La Dtt.ssa Wilhelm mi ha fatto notare che il motivo principale del netto miglioramento di Charles è stato quello di rendersi conto che ciascun essere umano ha di volta in volta pensieri (violenti, di natura sessuale) di questo tipo.
Solo la consapevolezza che questi pensieri sono comuni a tutti e che l'unica differenza risiede nella reazione che una persona ha all'insorgere di questi, è bastata a Charles per motivarsi ed uscirne.
Per lui questa è stata una vera rivoluzione.
Per troppi anni aveva ritenuto di essere un persona disgustosa, un mostro, a causa di questi pensieri.
Ora sapeva che le cose non stavano così.
In pratica, si era convinto che, per il solo fatto di avere simili pensieri incestuosi, un giorno li avrebbe messi in pratica, ma grazie alla terapia cognitiva ha imparato a smascherare queste credenze assurde e a sostituirle con nuove.
Queste consapevolezze aiutarono Charles ad uscire dalla prigione che si era auto-costruito.
Prima del trattamento la sua vita era completamente assorbita dagli sforzi e dai tentativi immani di bloccare simili pensieri, anche attraverso l'evitamento: in particolar modo, quando iniziò il trattamento era arrivato ad evitare tutte le donne.
La Dtt.ssa Wilhelm cercò di spiegare a Charles, nell'intento di tranquillizzarlo, che ciò che lo portava a rimanere vittima del disturbo non era tanto e solo il fatto che lui si sforzava di non avere simili pensieri (ricordiamo: pensieri di incesto che passano per la mente di tantissime persone!) quanto quei giudizi morali, pesanti, spietati, che lui si attribuiva dopo che il pensiero l'aveva sfiorato.
Accettare il pensiero senza darsi necessariamente un giudizio di tipo morale è un punto cruciale della terapia cognitiva, ecco perché rappresentò il leit-motiv di tutte le 8 sedute che Charles ebbe con il dottore.
La prima volta che charles si rivolse alla Dtt.ssa Wilhelm, il ragazzo si trovava in un periodo molto difficile, in cui non riusciva neppure ad andare in giro per negozi, poteva mangiare solo in compagnia della moglie e non aveva alcun rapporto sociale, alcun contatto con l'esterno.
Se un pensiero intrusivo lo assaliva mentre stava facendo qualcosa di piacevole, tutto ciò che stava facendo veniva "rovinato", "invalidato", "contaminato".
In questo caso smetteva di farlo ed evitava.
Durante il primo colloquio, Charles disse alla Dtt.ssa Wilhelm di avere oramai pensieri simili sempre, in continuazione, tutto il giorno, tutti i giorni.
I pensieri lo assalivano al punto tale che tutto stava diventando difficile e penoso: stare al lavoro e, ora, persino in casa.
Le ossessioni iniziarono a dilagare, a coinvolgere contenuti sempre nuovi: ora, dall'iniziale ossessione di incesto, era arrivato a doversi lavare continuamente per ossessioni di contaminazione.
Era disgustato dagli escrementi corporei, dagli insetti ed evitava oramai ogni cosa.
Tuttavia, Charles confidò alla Dtt.ssa Wilhelm che queste nuove ossessioni non erano riuscite a fargli superare quella di sempre: l'ossessione di incesto.
Charles non si era mai rivolto ad uno psichiatra e si rifiutava di assumere farmaci.
Il suo matrimonio era ancora in piedi ma sua moglie stava iniziando a stancarsi di tutte queste ossessioni.
Charles desciveva suo padre come un uomo "dagli standard morali troppo elevati" e sua madre, la persona che più amava e che più rispettava, come una "santa".
Com' era normale nel suo paese di appartenenza, le questioni inerenti il sesso in casa erano assolutamente tabù.
I rigidi precetti religiosi che da piccolo aveva assimilato gli facevano credere che avere pensieri
strani di natura sessuale era un peccato molto grave, di conseguenza ora si sentiva profondamente in colpa e si vergognava talmente tanto di queste ossessioni incestuose, che non riguardavano più solo sua madre ma anche sua sorella.
Confidò alla Dtt.ssa Wilhelm che se solo fosse riuscito ad avere un maggior controllo e una maggiore forza di volontà ce l'avrebbe fatta a tenerli a bada, che però non ci riusciva mai e questo lo gettava nello sconforto più totale.
Charles era davvero convinto che partorire simili pensieri non poteva essere altro che indice di "perversione", di "amoralità", di "malvagità" e che se non li avesse immediatamente bloccati una catastrofe sarebbe presto accaduta.
Da ultimo si era oramai convinto che non ne sarebbe mai più uscito, era "destinato" a soffrire.
A peggiorare ulteriormente le cose si aggiungeva il fatto che riteneva peccato anche auto-indursi questi pensieri come terapia per contrastarli.
Non accettava assolutamente la loro presenza.
Era fermamente intenzionato a bloccarli.
La Dtt.ssa Wilhelm allora decise di intervenire subito: lo fece parlare e ascoltò tutta la storia del ragazzo.
Ovviamente la ascoltò con le orecchie di una terapeuta cognitivista e, pertanto, non le fu difficile scovare e smascherare tutti quei pensieri disfunzionali che gli provocavano ossessioni, vergogna e profondi sensi di colpa.
Nel prossimo paragrafo riporto una descrizione dettagliata del trattamento a cui venne sottoposto Charles, un trattamento, come detto, mirato a portare a galla le errate credenze che stavano alla base del disturbo e che sono state progressivamente sostituite da altre più sane.

Inviato da: Dr.Dock il Giovedì, 02-Mag-2013, 12:52
Il trattamento

All'inizio, quando la Dtt.ssa gli chiese di parlarle un po' di questi pensieri, Charles era veramente molto imbarazzato.
La terapeuta ha cercato di tranquillizzarlo, di incoraggiarlo, assicurandogli che mai e poi mai l'avrebbe giudicato per il contenuto dei suoi pensieri.
E' importantissimo (nonché vitale per l'efficacia della terapia) che tra paziente e terapeuta si instauri sempre un rapporto di collaborazione e di fiducia reciproca.
Durante la prima seduta, gli illustrò i “fondamenti” della terapia cognitiva e il modo in cui gli sarebbero stati utili a contrastare questo tipo di disturbo.
Gli fece vedere i pensieri intrusivi sotto un'ottica completamente diversa: erano solo “pensieri”, tra l'altro assai comuni in tutto il genere umano (anche quelli più incresciosi e/o eccessivamente irrazionali).
Per convincerlo ancora di più, la Dtt.ssa gli parlò della ricerca che vi ho esposto precedentemente, quella che venne portata avanti interrogando un campione di studenti di diverse parti del mondo (tutti, ricordiamo, avevano ammesso di avere avuto simili pensieri).
Aiutò il ragazzo a capire, inoltre, cosa poteva aver provocato in lui la presenza di errate credenze, false convinzioni, pensieri disfunzionali che stavano dietro quei pensieri intrusivi (l'educazione familiare, uno stato eccessivo di ansia, di stress) e gli spiegò il meccanismo (deleterio e dannoso) che scatta tutte le volte in cui si cerca di sopprimere simili pensieri e di evitare le circostanze che li innescano.
Durante le sedute successive, Charles divenne molto abile a riconoscere e smascherare da solo i pensieri disfunzionali, il modo di sostituirli e iniziò a riconsiderare per un dato evento ed una data situazione diversi punti di vista, quelli che lui solitamente non aveva mai preso in considerazione.
Nel fare questo tipo di lavoro si avvalse del classico metodo socratico (maieutica).
Esempi: “la tua credenza è una credenza realistica? che cosa diresti ad una persona che soffre di doc ed ha maturato questa stessa credenza? è razionale?”.
In pratica, Charles imparò a smascherare tutte queste convinzioni errate (di cui si nutriva il Doc) e a sostituirle prendendo in considerazione altre alternative, guardando ad esse da un altro punto di vista.
Lavorò su questo punto tanto durante le sedute quanto a casa, da solo.
Vennero così portate a galla tutte quelle deformazioni del pensiero che a livello cognitivo gli provocavano terribili ossessioni.
Fatta questa operazione, paziente e terapeuta si concentrarono sulla questione dell' eccessiva importanza data ai pensieri, sull'altissimo senso di responsabilità, sull'esagerata sensazione di pericolo e sull'incapacità di ammettere incertezze, veri e propri punti deboli del ragazzo.
Nel corso di tutte e 8 le sessioni, la Dtt.ssa Wilhelm insegnò a Charles una molteplicità di tecniche messe a punto dalla terapia cognitiva.
Alcune di queste tecniche consistevano nello stilare delle liste dove il ragazzo avrebbe dovuto scrivere i pro e i contro di una stessa situazione, i vantaggi e gli svantaggi.
Altre, invece, si concentravano solo su singoli pensieri disfunzionali, quelli più radicati.
Alla fine Charles fu assolutamente in grado da solo di portare avanti un discorso di tipo cognitivo su se stesso.
L'ultima seduta si basò sul come comportarsi in caso di ricadute, qualora si verificassero in futuro.
La Dtt.ssa gli spiegò che ogni tanto le ossessioni fanno capolino, ma che una volta fatti propri gli strumenti per combatterle, le si imparava a gestire, in maniera viva sempre più automatica.
Gli consigliò di tenersi sempre allenato e di non abbassare mai la guardia.
Sotto riporto una descrizione più dettagliata delle tecniche cognitive che Charles apprese durante tutte le 8 sedute.
Se soffrite anche voi di penosi pensieri intrusivi, impegnatevi a metterle in pratica, vi saranno sicuramente di grande aiuto.

Inviato da: Dr.Dock il Giovedì, 02-Mag-2013, 12:52
L’esperimento della soppressione del pensiero

Secondo i criteri della teoria cognitiva, i pensieri intrusivi di natura sessuale di Charles iniziavano a diventare un problema proprio nel momento in cui egli rispondeva ad essi con una reazione sbagliata.
Dal momento che il ragazzo era fortemente convinto che questi pensieri fossero importanti e inaccettabili, faceva tutto il possibile per sopprimerli e questo atteggiamento li rendeva ancora più aggressivi.
Non sapeva che in realtà è quasi impossibile sopprimere un pensiero e avere un controllo totale su di esso.
Per fargli capire quanto sia difficile controllare i nostri pensieri, la Dtt.ssa Wilhelm gli chiese di pensare ad una giraffa in maniera continuativa per circa 1 minuto (se state eseguendo l'esercizio da soli munitevi di un orologio).
Gli venne chiesto di alzare un dito tutte le volte in cui l'immagine della giraffa non si presentava alla sua mente.
Come la terapeuta aveva previsto, il ragazzo faceva difficoltà a concentrarsi sull'immagine della giraffa per 1 minuto intero, ecco perché si ritrovò ad alzare il dito più e più volte.
Allora la dottoressa gli fece invertire l'esperimento: ora non avrebbe dovuto pensare all'immagine di una giraffa per 1 minuto intero.
Come risultato, Charles si trovò a pensare all'animale quasi per l'intero minuto, ecco perché continuava ad alzare ancora una volta il dito più e più volte.
Quindi, più il ragazzo si sforzava di sopprimere l'immagine della giraffa, più questa stessa immagine gli si ripresentava in continuazione, senza dargli tregua.
La Dtt.ssa allora gli spiegò il motivo per cui ciò accadeva (e che noi abbiamo già considerato nei capitoli precedenti).
Charles si convinse che il metodo della soppressione del pensiero non avrebbe mai potuto essere una soluzione definitiva perché non solo non consentiva di non pensare ad una determinata cosa ma permetteva che quest'ultima ritornasse in futuro con una maggiore frequenza, intrusività e penosità.

Inviato da: Dr.Dock il Giovedì, 02-Mag-2013, 12:52
Educazione su come i nostri pensieri, e le relative emozioni, funzionano (psicoeducazione)

Le distorsioni cognitive che stavano alla base delle ossessioni di Charles erano sicuramente imputabili ad una educazione familiare troppo chiusa e rigida riguardo ai pensieri di natura sessuale, fantasie, eccitazione.
Egli imparò che tutti noi facciamo in continuazione pensieri di carattere sessuale è che possiamo trovare eccitazione per moltissime cose, non necessariamente le più usuali e consuete.
La dottoressa gli consigliò di acquistare alcuni libri sull'educazione sessuale in modo da potersi informare su quali fossero le comuni fantasie degli esseri umani e come l’eccitazione.
All'inizio il ragazzo era troppo imbarazzato per approfondire l'argomento ma presto riuscì a superare questo blocco psicologico e iniziò a leggere vari libri e riviste che lo aiutarono a razionalizzare questa visione catastrofica, che lui attribuiva alle proprie fantasie sessuali.

Inviato da: Dr.Dock il Giovedì, 02-Mag-2013, 12:54
La tecnica della “freccia discendente”

Charles trasse ottimi benefici dalla tecnica della “ freccia discendente", uno strumento importantissimo di cui si avvale la terapia cognitiva.
Dopo aver identificato un determinato pensiero intrusivo, la dottoressa gli chiese di indagare che cosa in realtà questo per lui significasse e perché ne avesse così tanta paura.
“Cosa significa per lei avere questo pensiero? Perché la terrorizza così tanto?”, iniziò a chiedergli. Charles rispose a queste domande e questo gli consentì di indicare quella che lui considerava la catastrofe finale, la grande paura che si celava dietro a questo pensiero.

Tabella12

La tecnica della freccia discendente
Immagini e pensieri intrusivi di avere un rapporto sessuale con la propria madre--------- questi pensieri mi disgustano------- mi devo assolutamente sbarazzare di questi pensieri-----se non riesco a controllarli allora significa che li voglio mettere in pratica --------- io sono il demonio.

Valutazione dei vantaggi e degli svantaggi del tentativo di controllare un pensiero intrusivo
Charles fu invitato ad indicare i vantaggi e gli svantaggi, i pro e i contro che derivano dal tentativo di controllare un pensiero intrusivo.
La dottoressa lo aiutò in questo esercizio facendo leva su un sistema che viene chiamato il sistema socratico: riuscì ad avvalorare tutti gli svantaggi che una tale pratica implicava e scardinare tutti i vantaggi che il ragazzo aveva indicato.
Questa tecnica lo convinse sempre di più che era sbagliatissimo tentare di controllare e di sopprimere i propri pensieri (si trattava veramente di una battaglia persa, che gli arrecava a più svantaggi che vantaggi).
Questa considerazione, riuscì, da sola, a consentire una regressione dell’ossessione di incesto.

Esame dell'evidenza
La tecnica della freccia discendente aveva evidenziato che una delle peggiori paure di Charles consisteva nel fatto che forse un giorno egli avrebbe potuto mettere in pratica il contenuto dell'ossessione, perdendo così qualsiasi tipo di controllo.
La dottoressa lo aiutò a scardinare questa distorsione cognitiva spingendolo a riflettere che nella vita, nella quotidianità di tutti giorni, ci troviamo spesso a pensare alle cose più assurde, senza che questo implichi il fatto di doverle mettere in pratica.
Ci può capitare ad esempio di trovarci nella sala d'attesa di uno studio medico e avere il pensiero bizzarro di prendere le riviste disponibili e buttarle nel cestino della spazzatura.
Charles ne convenì e iniziò a ricordarsi che molto spesso anche a lui capitava di avere dei pensieri assurdi, che non gli veniva in mente di mettere in pratica e che riusciva tranquillamente a superare.
Ad esempio si ricordò di quando pensò a come sarebbe stato spogliarsi e mettersi a ballare nudo nella sala d'attesa di uno studio medico, ma ricordò anche di non averlo fatto e di aver superato tranquillamente questo tipo di pensiero.
Gli viene anche chiesto di immedesimarsi nella figura di uno scienziato razionalista, chiamato a valutare la veridicità o meno delle sue ipotesi.
Così, come un perfetto scienziato, Charles inizio a lavorare su questa affermazione (in realtà una vera e propria profezia!): "Se ho un pensiero di natura sessuale, immorale o imbarazzante, non sarò in grado di resistere all’impulso di agirlo”.
Dopo aver portato a termine questo lavoro di natura “scientifica”e “razionale”, paziente e terapeuta si resero conto che questa affermazione non poggiava assolutamente su basi certe, di conseguenza non poteva essere né provata né confermata.
Il pensiero corretto, che sostituiva il precedente, dunque era “ pensare a qualcosa non significa assolutamente volerla fare”.

Errate convinzioni
Nell'usare la tecnica della freccia discendente, era uscita questa affermazione “Sono il diavolo”.
La terapeuta gli insegnò a cambiare anche questo tipo di pensiero disfunzionale, sostenendo che l'evidenza dei fatti faceva emergere un altro tipo di verità, ossia “ sono estremamente preoccupato di compiere una atto immorale e di far del male a mia madre".
Lo scopo è sempre quello di instaurare uno scenario è razionale e reale e di allontanare ogni tipo di distorsione o deformazione.
Tutto remava a favore di Charles, pertanto egli non era assolutamente il demonio che credeva di essere.
Questo tipo di lavoro lo aiutò a considerare i fatti, dunque, da un punto di vista e equilibrato e razionale.

Tecnica cognitiva del “continuum”
Un'altra tecnica cognitiva molto utile, che aiuta a scardinare il pensiero " solo il diavolo” è la cosiddetta tecnica del “continuum”.
Avvalendosi di una scala da 0 (persona estremamente morale) a 100 (persona estremamente immorale) Charles valutò che valore avesse, in termini di gravità, immaginare di avere un rapporto sessuale con la propria madre.
Come collocare, allora, un omicidio efferato o uno stupro violento?
Questo aiutò il ragazzo a ridimensionare “il grave peccato” che immaginava fosse l'avere un rapporto sessuale con la propria madre: in definitiva, era un pensiero non eccessivamente atroce, diabolico, quindi di conseguenza quella frase “io sono il diavolo” non aveva motivo di essere.

Calcolare la probabilità effettiva del pericolo
Come ho già spiegato, Charles non soffriva soltanto per questa ossessione di natura sessuale ma anche per tutta una serie di ossessioni di contaminazione, compresa anche la paura di poter contrarre qualche malattia letale.
Le tecniche e gli esercizi comportamentali che abbiamo spiegato nel capitolo procedente sono pressoché efficaci per risolvere questo tipo di disturbo.
Ma il lavoro che Charles svolse fu, come abbiamo detto, soprattutto di tipo cognitivo.
La dottoressa gli chiese di indicare dapprima la percentuale che lui attribuiva all’ eventualità di poter contrarre il virus dell’AIDS durante una seduta dal dentista (e Charles indicò il 30%), poi gli chiese di indicare tutti i co-fattori che, messi insieme, gli avrebbero potuto provocare appunto la contrazione del virus e di stabilire per ciascuno di essi un valore di “probabilità”.

Tabella 13

Calcolo dell’effettiva probabilità che si verifichi una catastrofe
Evento:
Il dentista ha l’ AIDS
Probabilità che ciò sia vero: 1/1,000
Probabilità cumulativa tra questo e gli altri eventi: 1/1,000

Evento:
Contraggo il virus
Probabilità che ciò sia vero: 1/10
Probabilità cumulativa tra questo e gli altri eventi: 1/10,000

Evento:
Ho un’escoriazione nel punto di contatto tra una sua ferita e la mia: 1/10
Probabilità che ciò sia vero: 1/1,000
Probabilità cumulativa tra questo e gli altri eventi: 1/100,000

Evento:
Il virus genera HIV
Probabilità che ciò sia vero: 1/10
Probabilità cumulativa tra questo e gli altri eventi: 1/1,000,000

Evento:
HIV si evolve in AIDS
Probabilità che ciò sia vero: 1/10
Probabilità cumulativa tra questo e gli altri eventi: 1/10,000,000

Risultato del trattamento

Il punteggio iniziale di Charles, calcolato sulla base della scala YBOCS, era 35, e questo indicava che il disturbo ossessivo compulsivo era piuttosto serio.
Immediatamente dopo il trattamento, il punteggio era sceso a 18: c'era dunque stato un notevole miglioramento.
Aveva ottenuto una riduzione dei sintomi pari al 5%, e questo risultato significa che stava rispondendo positivamente alla terapia.
Charles ritorno due mesi dopo la fine del trattamento e stava continuando a migliorare.
Ora il punteggio calcolato sulla base della scala YBOCS era sceso a otto, il disturbo ormai era molto lieve.
Si era ottenuta una regressione nelle ossessioni assolutamente considerevole.
Sebbene i risultati della terapia cognitiva siano veramente ottimi, possiamo però affermare che il metodo non farmacologico per eccellenza resta sempre la terapia comportamentale basata sull'esposizione con prevenzione della risposta.
Però è anche vero che questo dato non è valido per tutti: ci sono persone che non possono esporsi se prima non hanno fatto un lavoro di tipo cognitivo, se non hanno razionalizzato le loro paure e scardinato le credenze più radicate.
Esistono addirittura persone, come Charles, che si rifiutano categoricamente di esporsi: la dottoressa ha infatti mi ha detto che sicuramente sarebbe stato utile al ragazzo esporsi alle situazioni temute (magari facendo leva anche sul metodo del registratore) ma che nel suo caso era sconsigliato perché c'era un rifiuto netto a questo tipo di approccio da parte del paziente.
Di conseguenza, non solo l'esposizione non avrebbe funzionato ma avrebbe fatto anche danni ulteriori.
In linea di massima, se le convinzioni di una persona sono veramente molto radicate e profonde, l'esposizione può risultare dannosa, ed è assolutamente indicato procedere prima da un punto di vista cognitivo, e solo successivamente con l'esposizione diretta.
Infatti, in alcuni casi è solo dopo lo scardinamento delle distorsioni cognitive che si è pronti per l'esposizione.
Ci sono anche persone che hanno fatto leva solo sulla terapia cognitiva (come Charles) ed hanno ottenuto degli ottimi risultati: posso fare anche l'esempio di una paziente della dottoressa Wilheilm, che soffriva di ossessioni intrusive di natura omosessuale.
La donna era terrorizzata dai pensieri di poter provare attrazione verso persone dello stesso sesso: questa donna è riuscita ad ottenere una regressione totale di questo tipo di ossessione solo attraverso la terapia cognitiva.
Ovviamente, potreste, ora, replicare che è impossibile fare terapia cognitiva senza includere anche alcuni elementi di esposizione: nel caso di Charles, infatti, il semplice parlare alla dottoressa di questo tipo di pensieri è stata una forma di esposizione, a cui si è abituato e che ha consentito di diminuire l'ansia e la vergogna.
Un minimo di esposizione è necessaria (non fosse altro perché si parla di ciò che si teme) e questa è l'unica ragione che mi porta a dire che possibilmente un percorso di guarigione deve sempre implicare un rapporto a due; Spesso sconsiglio di agire da soli, non fosse altro per il fatto che parlando con una persona fidata (un medico, un terapeuta, un amico, un religioso) non solo si possono smascherare meglio certe distorsioni cognitive ma anche contemporaneamente esporsi ad esse perché come detto il parlare è una forma di esposizione.
Ad ogni modo, ricerche condotte in campo di terapia cognitiva hanno dimostrato la validità e l'efficacia a tutto campo di questo trattamento.
Tuttavia, non si hanno ancora risultati effettivi di questo tipo di trattamento in auto-terapia.
Così, se ritenete di poterne trarre dei benefici, sarebbe consigliabile rivolgersi ad un centro di salute mentale, esperto in questo tipo di approccio.

Inviato da: Dr.Dock il Giovedì, 02-Mag-2013, 12:56
Capitolo Settimo

Cattivi pensieri blasfemi

"Nessun disturbo dell’immaginazione … è così difficile da curare come quello che è aggravato dal terrore della colpa:la fantasia e la coscienza in quel momento agiscono in modo intercambiabile su di noi … i superstiziosi sono spesso melanconici e la malinconia è sempre superstiziosa"
Samuel Johnson (1709 – 1784)


Martin Lutero era tormentato dall’impulso di maledire Dio e Gesù, e mentre pregava era ossessionato dalle immagini del “Diavolo alle sue spalle”.
Sant’Ignazio non riusciva a camminare su due rametti a terra se essi formavano casualmente un a forma a croce, per timore che ciò potesse essere una mancanza di rispetto per il Crocifisso. Robert Burton, nel suo classico “Anatomia di una Malinconia” scrisse, nel 1621, di un pover’uomo che “se si trovava in mezzo ad una sala silenziosa e raccolta, ascoltando un sermone, avere paura che sarebbe stato capace di dire ad alta voce e inconsapevolmente, qualcosa di indecente, indegno di
essere detto”. E John Moore, il vescovo di Norwich, predicò davanti alla Regina Maria II nel 1691 in “religiosa malinconia” descrivendo dei credenti di grande morale che erano tormentati da “maliziosi ed a volte blasfemi pensieri” – nonostante i loro sforzi di soffocarli e sopprimerli.
Quando i cattivi pensieri hanno implicazioni religiose, la sofferenza spesso è molto più grande, ed il trattamento più complicato del solito. Per questo ho aspettato di parlare di questi complicati “casi particolari” di cattivi pensieri dopo aver descritto i trattamenti standard.
Nessuno ha più esperienza nel trattamento dei cattivi pensieri religiosi del dottor William E. Minnichiello, mio amico di lunga data e mentore al Massachusetts General Ospital. Con un background come prete cattolico, nonché decennale esperienza nel trattare pazienti con ossessioni, il dott. Minichiello ha un singolare prospettiva su questo problema. Conseguentemente io indirizzo a lui i miei pazienti con ossessioni a tema religioso, per un ulteriore parere. Il più grande problema che egli riscontra nei pazienti con ossessioni blasfeme è una visione di Dio totalmente “non
teologica”.
Non molto tempo fa gli indirizzai Janie – la giovane donna affetta contemporaneamente da cattivi pensieri e deja-vue dovuti al PTSD – per parlare col dottor Minichiello della sua convinzione di essere destinata a passare tutta l’eternità all’inferno.
Janie era stata allevata da una famiglia cattolica praticante, andava a messa con loro tutte le domeniche mattina, e le era stato insegnato che i pensieri malvagi erano peccaminosi esattamente come le azioni malvagie.
A causa de suoi cattivi pensieri lei era stata certa, sin da quando era in grado di ricordare, di essere destinata all’Inferno dopo la sua.
Per far sentire Jenie più a suo agio col Dottor Mincihiello, la accompagnai alla sua prima seduta, sedendomi con loro per presentarli, ed ascoltando poi la conversazione.
Il calore, la gentilezza e la saggezza del dottor. Minichello riuscirono a mettere Jenie gradualmente a suoi agio, e così si ritrovò chiedergli domande che aveva desiderato poter fare da anni.
Per correggere quella che il Dott. Minichiello chiamò “ la non teologica idea di Dio” che Jenie aveva, egli cercò prima di tutto di convincerla che Dio non è un mostro.
Non è come un essere umano, che si arrabbia e poi si vendica. Al contrario,il dottor Minichiello enfatizzo a Jenie tutti i centinaia di passi delle Sacre Scritture dove Egli è descritto come un Dio d’Amore . Siccome Jenie era cristiana, lui le chiese “Come facciamo noi a conoscere Dio? Noi conosciamo Dio attraverso Gesù – e quel’è la descrizione di Gesù relativamente al Padre? Un Dio D’Amore.”
Le fece degli esempi, come la parabola del figliol prodigo: Nonostante tutte le cose sbagliate che il figliol prodigo fece, il padre lo perdonò completamente e ordinò una grande festa per il ritorno del figlio che lui credeva perso per sempre.
Il messaggio del Dott. Minichiello a Jenie era che Lui è un Dio D’Amore, un amore senza lacci, un amore incondizionato. (è teologicamente corretto, non è una rassicurazione. Ndr)
Il Dott. Minichiello rispose pazientemente a tute le domande di Jenie, rassicurandola continuamente che lei non avrebbe perso l’amore di Dio a meno che lei non avesse fatto la scelta consapevole di commettere un azione che lei sapeva essere cattiva, e non se ne fosse mai pentita.
Mise in contrapposizione questa affermazione con i cattivi pensieri di Jenie che non
rispondevano assolutamente a questi criteri ma erano il risultato di un disturbo cerebrale, il DOC.

Quando lei gli raccontò uno per uno tutti i suoi cattivi pensieri, Il Dottore le assicurò che non era peccato averli , neanche i più atroci e perversi. Nulla, le disse, avrebbe mai potuto spezzare la sua relazione con Dio.
(anche questo teologicamente corretto, e non detto tanto per, basta ricordare San Paolo “Chi accuserà gli eletti di Dio? Dio giustifica. Chi condannerà? Cristo Gesù, che è morto, anzi, che è risuscitato, sta alla destra di Dio e intercede per noi? Chi ci separerà dunque dall'amore di Cristo?
Forse la tribolazione, l'angoscia, la persecuzione, la fame, la nudità, il pericolo, la spada?Ma in tutte queste cose noi siamo più che vincitori per virtù di colui che ci ha amati. Io sono infatti persuaso che né morte né vita, né angeli né principati, né presente né avvenire, né potenze, né altezza né profondità, né alcun'altra creatura potrà mai separarci dall'amore di Dio, in Cristo Gesù, Nostro Signore. Ndr.)
Ma la cosa più importane è che il Dott. Minichiello assicurò a Jenie che i suoi cattivi pensieri non avevano assolutamente nulla a che con lei come persona- erano semplicemente il sintomo del disturbo di cui soffriva.
Sottolineo che le persone davvero violente e crudeli non hanno affatto questo genere di cattivi pensieri.
Possiamo definire quello che il Dott. Minichiello ha fatto con Jenie uno speciale tipo di Terapia cognitiva, fatta spesso dai consiglieri spirituali nella storia passata dell’umanità.
Ho rincontrato Jenie dopo il suo consulto col dott. Minichiello, e mi ha detto che era un pò meno certa di essere destinata all’inferno, e meno impaurita.
Nelle settimane che seguirono, lei ha incominciato a discutere delle sue paure con un prete che il Dott. Mincihiello le aveva consigliato, ed adesso si sente abbastanza sicure da riuscire ad affrontare i suoi cattivi pensieri direttamente con l'esposizione con prevenzione della risposta, senza considerarli peccati.
Anche se ha ancora molta strada da fare, Jenie mi ha detto che adesso è speranzosa, dopo tantissimo tempo!
Quando, più tardi, ho discusso il caso di Janie con il Dr. Minichiello, egli mi ha ricordato di tenere sempre presente il fatto che le persone come Janie in genere sono delle persone molto sensibili, e lo sono ancora di più quando si parla di Dio.
Come ho già spiegato nel capitolo 4, molte delle persone che ho avuto in cura hanno dichiarato di aver sofferto per questa eccessiva sensibilità durante la loro infanzia e adolescenza.
Pertanto, i pezzi sembrano combaciare perfettamente.
Le ossessioni religiose hanno una caratteristica così peculiare che, come sostiene il Dr. Minichiello, quando si parla di trattamento, bisogna prendere le dovute precauzioni.
Il dottore in questione mi ha fatto un esempio inerente un paziente di religione cristiana che soffriva per penosi impulsi e ossessioni blasfemi.
Il paziente era fortemente convinto che fosse Satana a suggerirgli simili pensieri (ad es: “Odio Dio”), e che fosse sempre il demonio a indurgli delle immagini in cui comparivano scene di sesso che avevano come protagonisti le maggiori figure religiose, oppure in cui veniva profanato il pane e il vino dell'eucaristia, oppure l'impulso fortissimo ad afferrare il crocifisso, staccarlo dalla parete e
distruggerlo.
Di solito quando applico la terapia comportamentale basata sull'esposizione, dico al paziente che è necessario esporsi perché solo così si ha la prova che in realtà non succede assolutamente nulla.
Ma quando si parla di ossessioni religiose il discorso è un po' diverso perché, per un credente, la prova che in realtà non succede assolutamente nulla è, però ovvi motivi, verificabile solo dopo la morte.
Il punto è che, riguardando un evento che accadrà solo nella vita ultraterrena, nulla può essere testato, pertanto ciò che si chiede al paziente è un grande, infinito, atto di fede.
Quest’anno di profonda fede, come sostiene il Dr. Minichiello, è assolutamente necessario prima di qualsiasi tipo di esposizione.
D’ altra parte, il dottore fa notare che se Janie non avesse fede e continuasse a ritenere che il pensare involontariamente certe cose (e poi volontariamente secondo i dettami della terapia comportamentale basata sull'esposizione) fosse in realtà un peccato o un qualcosa da attribuire ad una possessione demoniaca, è ovvio che non ce la farebbe mai ad esporsi.
Al contrario, il Dr. Minichiello ha avuto diversi casi di pazienti che, forzati ad esporsi, hanno manifestato un peggioramento del disturbo.
Il primo lavoro in assoluto da fare quando si parla di ossessioni religiose, pertanto, non è di tipo comportamentale, bensì di tipo cognitivo: il terapeuta deve aiutare il paziente a capire che non c'è assolutamente nulla di peccaminoso nell’avere e nello stimolarsi simili pensieri, e lo deve fare non solo per il paziente in sé ma anche perché ha prestato il giuramento di Ippocrate e quindi ha l’obbligo ed il dovere morale di salvaguardare la salute ed il benessere del soggetto in questione.
La prima domanda in assoluto che lui rivolge a persone affette da ossessioni religiose è la seguente "Lei crede davvero che Dio possa un giorno punirla per simili pensieri?”.
Un altro esperto di ossessioni religiose è il Dr. Joseph Ciarrocchi, del Loyola College del Maryland, il quale ha ripreso, all'interno del suo libro dedicato al disturbo ossessivo compulsivo, alcune osservazioni fatte dal Dr. Minichiello.
“I sintomi di Doc più difficili da trattare sono spesso quelli che si annidano in distorsioni cognitive esasperate. Queste distorsioni si trovano a metà strada tra la”realtà” e l’ “incertezza”, laddove il concetto di “incertezza” assume una valenza ancora più ampia rispetto alle altre ossessioni. Le ossessioni e compulsioni religiose, proprio perché coinvolgono la sfera etica e morale dell'individuo, si vanno a collocare proprio in questa via di mezzo”.
In altre parole, i pensieri intrusivi di natura religiosa sono i più difficili da trattare perché la paura, non provata, che la punizione divina possa abbattersi sull'individuo dopo la morte, è veramente troppo elevata.
C’è inoltre da aggiungere che le persone affette da questo tipo di ossessioni si vergognano moltissimo di averle, e il profondo imbarazzo, la vergogna, il grande senso di colpa provato impedisce loro di confidarsi con chiunque.
Inoltre, quando riescono ad aprirsi, trovano molta sofferenza perché ingaggiano una battaglia innanzitutto contro penosi sensi di colpa.
Il Dr. Ciarrocchi mi ha confidato che alcuni pazienti, a causa di queste errate credenze religiose troppo radicate, non sono stati in grado di affrontare la terapia basata sull'esposizione, di cui però avevano bisogno per stare meglio.
Alcuni di loro considerano i loro pensieri e i loro impulsi (e rabbia, gelosia, eccitazione sessuale) non come stati mentali, ma direttamente come pensieri ed impulsi già agiti, per il solo fatto di pensarli.
Ad esempio, se stimolati a guardare immagini di persone seminude nei cataloghi di moda dei grandi magazzini, loro sono convinti di avere già tradito il proprio partner, con il pensiero, con il cuore.
Di conseguenza, si rifiutano di guardare.
Per aggirare l’ostacolo, il Dr. Ciarrocchi spesso realizza una vera e propria lista, in cui elenca una serie di circostanze (passibili di esposizione) che il paziente poi deve consegnare ad un esperto religioso, una persona di fiducia, in modo da appurare quali situazioni siano maggiormente accettabili e quali meno.
Lo scopo è quello di esporsi solo alle situazioni ritenute “maggiormente accettabili”.
Nel capitolo 5 ho descritto il caso di un uomo che soffriva di ossessioni religiose e che è stato trattato con successo proprio dal Dr. Ciarrocchi (ed è il caso di un paziente vittima di credenze religiose molto profonde e radicate).
A volte, tuttavia, anche questo non è sufficiente.
Il Dr. Ciarrocchi mi ha fatto notare che alcuni pazienti tuttora rifiutano di esporsi, e questo anche quando hanno ricevuto il benestare di un esperto religioso.
L’uomo che era riuscito ad esporsi con successo ai cataloghi di moda sopracitati non avrebbe mai potuto farlo se fosse stato profondamente convinto della peccaminosità degli istinti sessuali che avrebbe provato nel guardare.
Alcune credenze radicate sono le seguenti.
Quelle solitamente trasmesse da sottogruppi religiosi che pongono l'accento sulla necessità di conformarsi a delle regole e a delle credenze eccessivamente rigide.
Questi sottogruppi enfatizzano troppo quelle direttive che sono sì presenti nella concezione religiosa maggioritaria ma che, tuttavia, debbono essere sempre considerate nella loro umanità, normalità.
Ad esempio, in Italia esistono delle congregazioni di monaci che consentono di farsi la doccia solo utilizzando delle spazzole di setola dura in modo da impedire a coloro che ne fanno parte di indugiare a lungo, sotto la doccia, nelle loro parti intime.
Una donna, invece, aveva dell’atto sessuale una visione eccessivamente rigida, lo considerava un atto sporco, disgustoso, anche se avuto all'interno di un rapporto matrimoniale: quando faceva l'amore con suo marito era solita mettere la Bibbia in un cassetto per evitare che nella sua mente si mescolassero immagini religiose e immagini dell'atto sessuale.
Cosa si può fare per sradicare simili credenze, profonde e deformate?
Cosa potrebbe fare un esperto di ossessioni e compulsioni sessuali come il Dr. Minichiello, per convincere un paziente che avere questi pensieri, impulsi, immagini, non significa assolutamente andare incontro alla punizione divina?
“Alla fine” egli sostiene “è tutto un lavoro di tipo cognitivo. Bisogna lavorare con costanza ed impegno per raddrizzare queste distorsioni cognitive e, purtroppo, non tutti i terapeuti possono farlo, perché non tutti hanno lo stesso background di base. Io posso provare a farlo, con l’aiuto di un esperto religioso ma mi rendo conto che è molto importante trovare un religioso che sia in grado di capire. La scelta di un esperto religioso è importante. E’ necessario che sia informato sul Doc e sulla
tematica delle ossessioni religiose”.
Se il paziente dovesse, infatti, rivolgersi alla persona sbagliata, e ascoltare un qualcosa che può, potenzialmente, rafforzargli la convinzione della dannazione eterna, allora quella convinzione si radicherebbe sempre di più e diventerebbe, a quel punto, sempre più difficile contrastarla.
Il Dr. Minichiello invita, pertanto, i pazienti cattolici con ossessioni religiose a visitare il Centro Paolino o il Centro Newman al college e all’università, per avere delle direttive di tipo spirituale.
Lì si trovano alcuni sacerdoti di mentalità aperta e di stampo ecumenico, che si sono formati sull'ideologia, un po' più liberale, delle riforme del post-Vaticano II.
Chi è di religione ebraica potrebbe ad esempio parlare con un rabbino progressista e riformatore, dal momento che un rabbino ortodosso, che non ha familiarità con il tema delle ossessioni religiose, potrebbe rinforzare determinate credenze e quindi aggravarle.
Fortunatamente, sulla base della mia esperienza posso dire che molti esperti religiosi si sono dimostrati sensibili al tema e hanno compreso perfettamente la natura di queste ossessioni e compulsioni religiose.
Spesso è utile che queste figure religiose parlino con il terapeuta in modo da chiarire qualsiasi dubbio e raccogliere qualsiasi tipo di informazione che riguardi il disturbo ossessivo-compulsivo.

Inviato da: Dr.Dock il Giovedì, 02-Mag-2013, 12:57
I pensieri intrusivi nelle altre religioni

Perché questo capitolo si focalizza soprattutto sulle ossessioni religiose inerenti il cristianesimo?
Perché (mi baso sulla mia esperienza e su quella del Dr. Minichiello) i pensieri blasfemi e la paura della dannazione eterna sono i fattori più comuni che si sono manifestati soprattutto nella mente dei cristiani prima del concilio ecumenico Vaticano II, e sono altresì presenti nei Protestanti evangelici.
In seno alle confessioni religiose (ebraismo e Islam) possono svilupparsi simili ossessioni?
Sì, anche se ciò accade per lo più in forme diverse.
Mi ricordo il caso di un giovane ragazzo di religione ebraica, che era stato ricoverato perché molto emaciato e debilitato e veniva alimentato per mezzo di un tubo.
Non soffriva di nulla di fisico.
Il suo era un problema di tipo psicologico: era ossessionato dai divieti alimentari che la sua religione imponeva, era terrorizzato dall’idea di contravvenire a determinate norme in fatto alimentare, sebbene un rabbino gli avesse chiaramente detto che i suoi timori fossero irrazionali e che stava davvero portando alle estreme conseguenze un discorso religioso che era completamente diverso.
Molte persone di religione ebraica sono colpite dal disturbo ossessivo-compulsivo.
Il Dr. David Greenberg e il Dr. Eliezer Witztum, dell’ Ospedale Herzog di Gerusalemme, hanno parlato di 34 casi di persone affette da Doc in generale: 19 sono ultra-ortodosse e 30 hanno ossessioni religiose.
Costoro hanno pensieri di mangiare carne di maiale all’interno della Sinagoga o di profanare i rotoli della Torah dall'Arca, così come abbiamo già visto che agisce lo Spiritello della perversità?
Non so.
Ma non mi stupirei affatto se un giorno dovessi avere un paziente con simili problematiche.
In base a quella che è la mia esperienza, anche i musulmani hanno il terrore di non svolgere alla perfezione i rituali previsti dallo loro religione: ad esempio, il timore di non essere perfettamente rivolti verso la Mecca durante la preghiera, oppure di non riuscire a pregare nel modo giusto.
Il Dr. Greenberg e il Dr. Witztum, parlano di Waswas (“il sussurratore”, praticamente l’equivalente del demonio nella religione islamica), come colui che, in una sura del Corano, stimola l’insorgere di dubbi e domande riguardo a come svolgere perfettamente e correttamente i rituali di abluzione prima della preghiera.
Infine, ricordo due recenti studi sul Protestantesimo che hanno riportato una bassa prevalenza di ossessioni religiose in pazienti che soffrono di Doc: 2 su 41 in uno studio, e nessuno dei 45 nell’altro.
Perché così pochi?
Il Dr. Greenberg e il Dr. Witztum hanno ipotizzato che la motivazione debba essere trovata nel fatto che la religione protestante non ha una centralità nella vita di tutti i giorni, non ne condizione eccessivamente lo svolgersi.
Allo stesso modo, in una mia recente visita a Londra mi è stato riferito che all’Ospedale Maudsley, dove vengono trattati i casi di Doc, sono rari di casi di persone che soffrono di ossessioni religiose e blasfeme.
Apparentemente, nel caso delle ossessioni religiose (ma anche in tutti gli altri tipi di ossessioni) lo Spiritello della perversità opera come suo solito, tormentando le persone con pensieri che vanno contro al sentire più profondo di una comunità, portandoli a pensare sempre alle cose più inappropriate e sconvenienti che un uomo o una donna siano in grado di pensare.
Ma il concetto del “pensare a cose inappropriate sconvenienti” è molto relativo e soggettivo, dipende dalla comunità nel quale si è inseriti e si vive, da religione a religione, ecco perché ciascuno matura ossessioni su contenuti diversi, solitamente si tratta dei contenuti più importanti e vitali per quel tipo di comunità, per quel tipo di soggetto, nato e cresciuto in quella determinata comunità.

Inviato da: Dr.Dock il Giovedì, 02-Mag-2013, 12:57
Capitolo Ottavo

Cura Farmacologica per il Doc

"La volontà di assumere farmaci è forse la caratteristica più importante che separa gli uomini dagli animali"
Sir William Osler (1849-1919)


I farmaci vengono utilizzati per curare i malesseri degli uomini, compresi quelli di natura mentale: ansia, depressione, disturbi psicologici vari.
Lo psichiatra specializzato nella cura farmacologica di simili disturbi è oggi anche chiamato "psicofarmacologo", ed è questa figura che ora interpelleremo per saperne di più riguardo alla cura farmacologica nei pazienti che soffrono di disturbo ossessivo-compulsivo.
Dedicherò l'intero capitolo, dunque, alla trattazione di una famiglia particolare di farmaci: gli SRI, vale a dire gli inibitori della ricaptazione della serotonina.
Non importa se si tratti di Doc, depressione, DPTS o sindrome di Tourette: gli SRI sono farmaci spesso impiegati in questo genere di disturbi, e la loro efficacia è provata.
C'è da dire che solitamente si tende ad incoraggiare, prima del trattamento farmacologico, un trattamento di tipo terapeutico, soluzione largamente condivisa da medici e psicologici.
Lo stesso Dr. Dean Ornish sono certo che sarebbe più contento se risolvessi determinati miei problemi di peso attraverso un' alimentazione corretta ed adeguato esercizio fisico, piuttosto che ricorrere ad interventi chirurgici o fare avanti e indietro dalla farmacia.
Questo è, pertanto, il motivo per cui io stesso consiglio prima di provare una terapia di tipo cognitivo-comportamentale (secondo le indicazioni che ho già trattato nei capitoli precedenti) e dopo, solo dopo, se è il caso, ricorrere ad una terapia anche di tipo farmacologico.
L'esperienza infatti mi dice che moltissime persone hanno tratto beneficio utilizzando il solo metodo cognitivo-comportamentale, anche se, lo ammetto, questo è un traguardo molto soggettivo e personale.
Infatti, se ritenete di non aver tratto alcun beneficio (o di non aver ottenuto i risultati sperati) dal tipo di approccio non farmacologico su cui ci siamo fino ad ora soffermati, è consigliabile che vi rivolgiate ad un valido psichiatra, l'unico in grado di prescrivervi una cura farmacologica.
Quasi sicuramente vi verranno prescritti degli SRI, inibitori della ricaptazione della serotonina, farmaci che appartengono alla famiglia degli antidepressivi e che, oltre alla loro azione antidepressiva, svolgono anche il compito di ridurre il vortice delle ossessioni e compulsioni, tipico del disturbo ossessivo compulsivo.
Molti dei pazienti (i cui casi ho già esposto) hanno portato avanti la cura farmacologica contemporaneamente alle sedute di psicoterapia.
Alcuni, come Frank - l'uomo che era convinto di poter perdere il controllo e diventare un serial killer come Jeffrey Dahmer- non hanno ottenuto grandi risultati per l'assunzione di farmaci (parlo di dosi aumentate e assunte per un lungo periodo di tempo).
Altri, come Ginny - la nonna che era terrorizzata dall'idea di uccidere la sua nipotina quando si trovava ad accudirla- ha ammesso che non sarebbe mai riuscita ad esporsi se non avesse associato alla terapia cognitivo-comportamentale l'assunzione di farmaci SRI.
Poi c'è il caso di Martie, anche lei tormentata da ossessioni e compulsioni che avevano come contenuto il pensiero di poter far del male al proprio bambino- la quale ha invece dichiarato che l'assunzione dei farmaci si è rivelata ottimale per la regressione di una serie di sintomi (ad es, quello di controllare ripetutamente di aver ben chiuso la porta di casa) ma non per l'ossessione storica riguardante il figlio.
Ho spesso parlato con pazienti che hanno assunto SRI (almeno un centinaio) e ho condotto degli studi proprio su questo argomento.
Tuttavia, in qualità di psicoterapeuta (e non di psichiatra) non posso assolutamente prescrivere alcuno di questi farmaci.
Però, lo psicoterapeuta può consigliarvi senz'altro il nominativo di qualche valido psichiatra che possa assistervi nella cura.
Personalmente i miei due punti di riferimento sono: la Dr.ssa Katherine Wisner, specializzata nel trattamento di neomamme che soffrono di depressiuone post-partum, e un mio carissimo collega, nonchè amico di vecchia data, il Dr. Michael Jenike.
Tuttavia, prima di ogni altra cosa, parliamo del trattamento farmacologico in caso di pensieri intrusivi.

Inviato da: Dr.Dock il Giovedì, 02-Mag-2013, 12:59
Trattamento farmacologico nel Doc

Sappiamo che gli SRI sono molto efficaci quando si parla disturbo ossessivo-compulsivo in generale.
Ma cosa possiamo aggiungere di più specifico per chi soffre di ossessioni pure (pensieri intrusivi di natura aggressiva, sessuale, blasfema)?
A parte qualche passo tratto addirittura da testi letterari, non sappiamo moltissimo dell'argomento.
L'unico studio effettuato, per valutare l'efficacia o meno dell'assunzione di questi farmaci nei casi di soggetti che soffrono di ossessioni pure, è stato quello condotto in seno alle ossessioni di tipo sessuale dal Dr. Dan Stein e dal DR. Eric Hollander della Mount Sinai Medical School di New York.
Entrambi i medici hanno studiato i casi di coloro che hanno assunto farmaci (nella fattispecie SRI, appunto) per la presenza di pensieri intrusivi di natura sessuale, scaturiti non solo dal Doc ma da altri tipi di disturbi mentali, e sono arrivati alla conclusione che netti miglioramenti si sono avuti proprio sui pazienti che soffrivano di pensieri intrusivi sessuali di tipo egodistonico, vale a dire i pazienti che soffrivano di disturbo ossessivo-compulsivo.
Per quanto riguarda invece le ossessioni religiose/blasfeme, i Dr. Brian Fallon e Michael Liebowitz (e associati) della Columbia University hanno studiato il caso di 10 pazienti affetti da timori inerenti la religiosità e la perfezione morale.
Di questi 10 pazienti, 6 hanno risposto positivamente dopo 3 mesi di trattamento e 2 dopo periodi più lunghi.
A parte questi casi (tutti positivi e rassicuranti) non sono stati condotti altri studi specificatamente nel campo delle ossessioni pure.
Ma questo in sè non dice molto dal momento che, come sostiene il Dr. Jenike, si tratta sempre di doc, di conseguenza il trattamento nel caso delle ossessioni pure è in tutto simile a quello previsto per chi soffre anche di compulsioni fisiche.
Non esistono farmaci pensati e studiati appositamente solo per chi soffre di pensieri intrusivi, per così dire, "puri".

Quali tipi di farmaci vengono utilizzati e in che modo possiamo assicurarci che funzionino?

I principali farmaci a tutt'oggi conosciuti per l'efficacia nella cura del disturbo ossessivocompulsivo sono 6.
La loro efficacia è stata ampiamente studiata (la modalità di ricerca d'elezione è sempre quella secondo cui nè il medico nè il paziente debbono essere a conoscenza se la sostanza somministrata sia un reale farmaco o semplicemente un placebo).
Si tratta delle seguenti molecole: clomipranina (Anafranil), fluvoxamina (Luvox), fluoxetina (Prozac), paroxetina (Paxil), sertralina (Zoloft).
Tutti questi farmaci appartengono, come detto, alla famiglia degli antidepressivi.
La clomipramina fa parte di una famiglia particolare di antidepressivi triciclici: è un inibitore della ricaptazione della serotonina non selettivo, perché agisce su altri neurotrasmettitori come la noradrenalina.
L'efficacia dell' Anafranil è stata quella maggiormente studiata ma oggi come oggi è noto che agisce esattamente come tutti gli altri SRI.
Quest'ultimi appartengono alla famiglia degli antidepressivi serotoninergici non triciclici: sono inibitori selettivi della ricaptazione della serotonina poichè agiscono selettivamente su quest'ormone, considerato il principale responsabile del disturbo.

A quali dosaggi i farmaci sono efficaci nella cura del doc?

Secondo quella che è stata l'esperienza del Dr. Jenike, i pazienti che soffrono di disturbo ossessivocompulsivo necessitano di dosaggi elevati.
Egli suggerisce i seguenti dosaggi: Luvox (sopra i 300 mg al giorno), Prozac (40-80 mg al giorno), Zoloft (sopra i 200 mg al giorno), Paxil (40-60 mg al giorno), Celexa (sopra i 60 mg al giorno), Anafranil (sopra i 250 mg al giorno).
Questo vale in generale.
Tuttavia, il Dr. Jenike ha affermato che esistono anche pazienti che riesco ad ottenere consistenti miglioramenti anche a dei dosaggi più bassi (5-10 mg al giorno di Prozac o 25 mg al giorno di Anafranil).

Per quale motivo gli SSRI sono efficaci nella cura delle ossessioni?

Non possiamo capire del tutto il motivo per cui determinati farmaci aiutano molto nella lotta contro le ossessioni mentre farmaci simili non sortiscono effetto alcuno. Però esistono degli importantissimi punti fermi.
Ciascuno dei farmaci che abbiamo citato ha una caratteristica in comune: agiscono su un ormone, la serotonina, un neurotrasmettitore, anche chiamato messaggero chimico del cervello.
Le ricerche sul doc hanno dimostrato che il disturbo implica problemi di comunicazione tra la parte frontale del cervello (corteccia orbito-frontale) e strutture più profonde (gangli alla base).
Queste strutture cerebrali comunicano tra di loro attraverso il messaggero per eccellenza, la serotonina.
Una delle ipotesi avanzate sulla causa del doc (di tipo neuro-biologico) parla di "anomalia dei neurotrasmettitori" (appunto sostanze chimiche che mediano la trasmissione nervosa).
In pratica, in chi soffre di Doc sono stati riscontrati livelli insufficienti di serotonina, fattore che crea problemi nella comunicazione tra le due parti del cervello.
Dunque questi farmaci vanno ad incrementare la concentrazione di serotonina, riequilibrando la trasmissione a livello cerebrale.

Gli SSRI hanno effetti collaterali?

Sì.
Gli SSRI, come tutti i farmaci, posso dare fastidiosi effetti collaterali.
E, come sempre accade, se questi effetti sono così persistenti, a quel punto il paziente e lo psichiatra devono valutare, sul piatto della bilancia, quanti sono i benefici tratti e quanto invece il malessere nell'assumerli.
Come afferma il Dr. Jenike è importante che il paziente parli con il suo medico, perché a volte basta solo cambiare il dosaggio oppure assumere il farmaco in un momento particolare della giornata.
Tra gli effetti collaterali ci sono: problemi di tipo sessuale (discorso valido per entrambi i sessi), può esserci un calo del desiderio, difficoltà a raggiungere l'orgasmo, oppure la totale impossibilità ad avere un' erezione e l'orgasmo stesso.
Sebbene sia imbarazzante discutere di certe problematiche con il proprio medico, è necessario parlarne, perché è solo parlandone che si può trovare una soluzione.
Tenete sempre presente che lo psichiatra sa già tutto e non si stupisce affatto nè sì scandalizza a sentire ciò che avete da dirgli.
Altri effetti collaterali indesiderati sono: nausea, insonnia o, al contrario, irrequietezza.
L'aumento di peso può diventare un problema quando si assumono SRI, perché incrementano
l'appetito (non fanno ingrassare di per sè ma stimolano l'appetito), di conseguenza cercate di seguire una corretta alimentazione.
L'Anafranil può provocare sonnolenza, secchezza delle fauci, tachicardia, problemi di memoria, difficoltà nella concentrazione, e, soprattutto negli uomini, problemi urinari.
Nonostante tutto questo, sono farmaci testati nel corso degli anni ed efficaci, i cui effetti collaterali scompaiono non appena li si smette.

Esistono altri farmaci che possono essere utili nella lotto contro il Doc?

A volte, accanto a pensieri intrusivi penosi le persone soffrono anche per la presenza di vere e proprie immagini (o veri tic) che non consentono loro di reagire positivamente nè per mezzo della terapia cognitivo comportamentale nè per mezzo della cura farmacologica basata sull'assunzione degli SRI come già visto.
In questi casi, lo psichiatra può prescrivere, assieme ad un farmaco SRI, un altro farmaco chiamato "antagonista dopaminergico", o "farmaco neurolettico", il quale va ad agire su un altro neurotrasmettitore del cervello, la dopamina.
Infatti, il fatto di avere delle vere e proprie allucinazioni (vedendo ciò che in realtà non esiste) o la presenza di tic (come nella sindrome di Tourette), può essere causato dalla presenza di eccessiva dopamina nella sinapsi del cervello.
Questo provoca il cortocircuito di alcune cellule nervose, le quali inviano una quantità eccessiva di segnali ai muscoli o all'area del nostro cervello preposta alla visualizzazione, causando movimenti
involontari o immagini.
Questi farmaci a volte vengono chiamati "antipsicotici".

Se vi vengono prescritti significa che siete degli psicotici?

Assolutamente no.
Sebbene ad alti dosaggi questi farmaci siano davvero impiegati per trattare sintomi di psicosi (come rumori assordanti che si ritiene di udire o allucinazioni fortissime o immagini bizzarre e non reali) oggi vengono anche utilizzati, a bassissimi dosaggi, per trattare tic e, in contemporanea all'assunzione di SRI, per trattare la presenza di queste allucinazini visive che può lamentare chi soffre di doc.
Avevo, infatti, un mio paziente affetto da doc che presentava anche queste immagini molto vivide di cose e fatti che in realtà non esistevano: spesso aveva davanti a sè l'immagine dei suoi genitori pugnalati a morte.
Dopo aver assunto bassissimi dosaggi di questo neurolettico, mi ha confidato che quelle stesse immagini, prima dai colori nitidi e accesi come un dipinto ad olio, erano andate sempre più scomparendo oppure si manifestavano come schizzi fatti a matita, comunque decisamente tollerabili.
In seguito a questi miglioramenti, ha trovato molto più facile esporsi alle situazioni scatenanti le ossessioni, riducendo così drasticamente gli evitamenti e gran parte del suo malessere.
C'è tuttavia da sottolineare il fatto che si tratta di un farmaco molto potente, generalmente utilizzato per problemi molto seri e gravi, e solo quando la terapia cognitivo comportamentale e il trattamento farmacologico basato solo sull'assunzione di SRI non ha sortito effetti positivi.
Perché?
perché i farmaci più vecchi che appartengono a questa categoria di neurolettici - come haloperidol (Haldol), pimozide (Orap), thioridazine (Mellaril), trifluoperazine (Stelazine) e chlorpromazine (Thorazine)- possono provocare problemi neurologici permanenti, come tremore ad esempio.
Per fortuna, il paziente di cui vi ho parlato (il ragazzo che vedeva davanti a sè immagini non esistenti nella realtà, vivide e chiare), è stato trattato con neurolettici nuovi, recenti - come quetiapine (Seroquel), olanzapine (Xyprexia) e risperidone (Risperdall) - che sembrano provocare minori effetti irreversibili sull'organismo.
E' importante sottolineare ciò che il Dr. Jenike afferma: questi nuovi farmaci neurolettici non dovrebbero mai essere utilizzati da soli nella cura del doc, ma sempre insieme ad un farmaco SRI, perché se assunti da soli potrebbero addirittura peggiorare i sintomi del doc.

Il trattamento farmacologico dei pensieri intrusivi nella depressione post-partum

Prima dell'uso dei primissimi farmaci come la clomipramina (Anafranil) e della fluoxetina (Prozac), nei tardi anni 80" e nei primi anni 90", la Dt.ssa Wisner ha notato che, quando utilizzava alcuni vecchi farmaci antidepressivi triciclici (come l'amitriptilina) per trattare farmacologicamente le donne affette da depressione post-partum, alcuni dei loro sintomi (depressione, sonnolenza, disturbi
alimentari) subivano progressivi miglioramenti ma le ossessioni e l'ansia rimanevano costanti.
Pertanto ha iniziato ad utilizzare i farmaci SRI più innovativi ed è stato solo grazie a quest'ultimi se ha ottenuto una significativa regressione delle ossessioni e dell'ansia.
Dal momento che molte donne affette da depressione post-partum soffrono anche di vari disturbi d'ansia, la Dtt.ssa Wisner ha iniziato con dosaggi bassi di SRI (circa la metà dei dosaggi consigliati) per cercare di tenere a bada l'ansia stessa.
Sebbene molte neo-mamme abbiano risposto molto bene alla terapia farmacologica, la Dtt.ssa Wisner mi ha confidato che altre non rispondevano in maniera soddisfacente.
Molte confermavano di aver notato una regressione delle ossessioni, ma purtroppo quest'ultime erano pur sempre presenti, anche quando non andavano ad interferire pesantemente con il resto.
Un netto miglioramento si aveva quando, abbinato alla cura farmacologica, si seguiva anche un trattamento terapeutico di tipo cognitivo-comportamentale.
Anna, la neo-mamma che abbiamo già avuto modo di conoscere (la sua paura più grande era quella di poter avvelenare il suo piccolo) ci fornisce lo spunto adatto per vedere gli effetti di una terapia basata sull'esposizione combinata ad un trattamento farmacologico, basato sull'assunzione di SRI.
Alcune settimane prima di incontrarmi, Anna era così depressa che non era neppure in grado di occuparsi di se stessa e del bimbo.
Anna e suo marito erano terrorizzati dall'idea che un giorno lei potessi suicidarsi, così hanno deciso di rivolgersi ad un ospedale psichiatrico.
Qui, il medico le ha prontamente prescritto gli SRI e nel giro di due settimane la donna ha iniziato a sentirsi decisamente meglio.
Piano piano l'umore ha iniziato a migliorare, l'energia le è tornata, e così il sonno e la capacità di
riposare. Anna, però, sapeva benissimo di essere ancora lontana dal traguardo di potersi occupare di se stessa e del bambino: solo l'idea di sfiorarlo la faceva entrare nel panico, aveva il terrore di trasmettergli il botulismo, la salmonella e qualsiasi altro tipo di veleno.
A quel tempo le venne consigliato, dallo psichiatra, di farmi visita e iniziare così la terapia cognitivo comportamentale.
Quando giunse da me prendeva oramai i farmaci da circa un mese e si sentiva abbastanza forte per affrontare la terapia a cui l'avrei sottoposta.
Una delle prime cose che feci fu quella di farle visita a casa per cercare di raggiungere due traguardi:
1) aiutarla a toccare determinate aree "contaminate" della casa e del cortile (in realtà, non vi era nulla di pericoloso) e poi di prendere in braccio il piccolo;
2) con Anna presente, spiegare a tutta la famiglia in cosa consisteva la terapia basata sull'esposizione, rassicurarli del fatto che non si sarebbe mai suicidata e avvertirli che non avrebbero dovuto (neppure lei lo voleva) trattarla con i guanti bianchi.
Fu un lavoro duro, ma alla fine la donna riuscì a non evitare nulla in casa, incluso il bimbo, che ora riusciva a toccare e a prendersene cura normalmente.
Però Anna continuava di tanto in tanto ad avere delle ossessioni (sempre quella di contagiarlo), così decidemmo insieme di utilizzare la tecnica del registratore (di cui ho già parlato) che le consentì, nel giro di 2 settimane, di contrastare le ossessioni residue.
Dunque, la storia di Anna ha avuto un lieto fine.
Oramai è passato un anno dal giorno in cui ha completato il trattamento presso la nostra clinica (che includeva anche delle sedute tenute a casa da uno dei nostri associati per controllare che lei mettesse
in atto il giusto comportamento) e ora Anna spesso ci fa visita, per farci vedere quant'è cresciuto il piccolo, per parlarci dei suoi continui progressi, per cercare di aiutare chi come lei ha sofferto di questo disturbo.
Parla alle mamme, infonde loro conforto, speranza e coraggio.
Dunque, il suo trattamento è stato di tipo:
1) farmacologico, l' SRI ha migliorato il suo umore, le ha ridato energia e le ha consentito di contrastare i pensieri suicidi;
2) la terapia comportamentale basata sull' esposizione, che consisteva nel tenere in braccio il bambino dopo aver toccato parti della casa che considerava contaminate;
3) indursi le peggiori ossessioni senza distrarsi e vivendole completamente in tutta la loro durata ed intensità.

Chi prescrive la cura farmacologica?

E' necessario rivolgersi ad uno psichiatra che sia esperto di Doc ed ossessioni, uno psichiatra che possibilmente sia anche uno psicofarmacologo.
Dovrete assumerli per un minimo di 6 mesi ad un anno, senza interromperli, per evitare il rischio di eventuali ricadute.
Purtroppo può capitare che, quando la cura farmacologica viene interrotta, determinate ossessioni ritornino, anche se ciò non accade in tutti i casi.
E' questa un'altra buona ragione per tentare di avviare prima di ogni cosa, o simultaneamente, una buona terapia di tipo cognitivo-comportamentale, basata sull'esposizione, secondo quanto ho già chiarito nei capitoli precedenti.

Inviato da: Dr.Dock il Giovedì, 02-Mag-2013, 13:05
Capitolo Nono

Piano d'azione

"Arrivano alla meta solo gli uomini che hanno uno scopo"
Henry David Thoreau (1817-1862)


Maimonide, filosofo del XII secolo, divide i mali dell'essere umano in tre categorie:
1) I problemi che possono presentarsi per il fatto stesso di possedere un corpo.
In quanto fisico, Maimonide, sosteneva che il fatto stesso di essere umani generava una naturale predisposizione alla malattia e alla presenza di deformità fisiche fin dalla nascita.
Egli comunque considerava questi mali abbastanza rari.
Oggi possiamo includere in questa categoria i problemi che necessitano di cure adeguate e di interventi chirurgici.
2) I mali che l' essere umano causa ad un suo simile, come guerre e atrocità.
Sebbene reputasse i mali di questa categoria più frequenti rispetto a quelli visti nel primo punto, comunque li riteneva non frequentissimi.
In questa categoria collochiamo, oggi, i problemi che insorgono nel disturbo post-traumatico da stress (di cui abbiamo già parlato): violenze, stupri, da parte di familiari (genitori o compagni) o sconosciuti.
3) I problemi di cui soffriamo e che sono unicamente conseguenza delle nostre azioni.
"Questi mali sono i più frequenti in assoluto", sosteneva Maimonide.
Sono i problemi che confluiscono nell'isolamento, nella fobia sociale, nei pensieri intrusivi, e che si aggravano a causa della soppressione del pensiero e dell'evitamento di molte situazioni.
Si tratta di problemi che possono addirittura portare all'orlo del suicidio.
Secondo Maimonide, il persistere di taluni problemi è dovuto alla mancanza, da parte dell'uomo, di approfondire un determinato disturbo di cui è vittima, una sorta di scelta volontaria di rimanere all'oscuro di tutto.
Ma è necessario, al contrario, comportarci come dei veri e propri insegnanti, educatori: è solo apprendendo, approfondendo e informandoci adeguatamente che possiamo uscire fuori dall'ignoranza ed iniziare a fare qualcosa per noi stessi e per gli altri.
Ho citato Maimonide: chissà cosa avrebbe pensato se avesse letto questo mio libro.
Temo che sarebbe rimasto scioccato dalla franchezza di cui mi sono servito nella stesura dei capitoli precedenti, anche se, in qualità di fisico, sono certo che alla fine non si sarebbe scandalizzato più di tanto.
Sono stato molto duro in certi passi, ho indugiato in particolari non piacevoli, lo so.
Vi ho scioccato.
Ma se l'ho fatto è stato solo perché è mia intenzioqune abbattere il muro di ignoranza che ogni disturbo porta con sè.
L'ho fatto per farvi capire che tutti gli esseri umani possono avere pensieri turpi, terribili (potremmo anche dire che essi sono l'inevitabile conseguenza del fatto che siamo essere umani) e che è possibile, però, imparare ad accettarli e gestirli (sono, del resto, i mali di cui Maimonide parlava nella terza categoria).
Siamo fatti così, dobbiamo accettarlo, è un fatto naturale.
Non possiamo farci nulla.
Ed esattamente come la natura si rivela ma senza farlo completamente, bensì mantenendo i suoi segreti, allo stesso modo sono il primo ad ammettere che la nostra capacità, di medici e terapeuti, di capire i pensieri intrusivi, e il modo in cui contrastarli, è ancora lontana dall' essere esaustiva.
Ad ogni modo, dopo aver letto i capitoli precedenti, ora dovreste essere in grado da soli di capire questo tipo di disturbo e di riconoscere quelle che sono le ossessioni che vi affliggono.

Come iniziare a gestire i pensieri intrusivi

Prima di iniziare a fornirvi delle indicazioni sul modo di contrastare i pensieri intrusivi, ho reputato opportuno stendere, per questioni di comodità, una lista, un'elenco delle ossessioni più comuni (Tabella 14) la maggior parte delle quali ho già affrontato nei capitoli precedenti.
Sebbene molte ossessioni sembrino ripetersi, esse non sono mai identiche ma presentano delle piccole differenze.
Consiglio a tutti di basarsi su questa lista (piuttosto esaustiva) e di prendere nota di quelle che sono le proprie ossessioni.
Fateci un segno accanto, perché poi, il prossimo passo sarà quello di assegnare a ciascun pensiero intrusivo un valore, un numero (1,2,3 etc) commisurato al livello di tolleranza o meno dello stesso, in modo da ottenere alla fine un vostro elenco personalizzato da utilizzare per dare inizio alle primissime esposizioni.

Tabella 14

Lista dei pensieri intrusivi più ricorrenti (inclusi impulsi, immagini ed evitamenti
1) Pensieri di far del male a vostro figlio
2) Paura di poter molestare vostra figlia
3) Paura di poter accellerare ed investire un pedone
4) Pensieri di spingere qualcuno sotto un treno in corsa
5) Impulso a buttarsi dalla terrazza di un edificio
6) Pensieri di poter far del male ad un bambino indifeso
7) Impulso a gettarsi giù da una rupe
8) Impulso a buttarsi sulle rotaie mentre è in arrivo il treno
9) Impulso a spingere qualcuno sotto un treno o sotto una macchina
10) Pensieri inaccettabili di far sesso con persone che conosci
11) Pensieri inaccettabili di far sesso con sconosciuti
12) Pensieri sessuali riguardo a figure religiose come Dio, Gesù o Maria
13) Pensieri o impulsi incestuosi
14) Paura di poter dire insulti razzisti
15) Preoccupazione radicata e profonda di essere davvero un criminale
16) Paura di poter essere come Susan Smith e uccidere così i propri figli
17) Paura di poter diventare come Jeffrey Dahmer
18) Paura di poter scaraventare il tuo bambino addosso al muro
19) Paura di poter fracassare il cranio del tuo bimbo
20) Paura di poter soffocare tuo figlio con un cuscino
21) Paura di poter accoltellare tuo figlio
22) Paura di poter perdere il controllo e molestare tuo figlio mentre lo stai cambiando
23) Paura di poter un giorno aggredire tuo figlio e fargli del male
24) Immaginare di avere un cane davanti e di investirlo con la tua macchina
25) Paura di poter deviare all'improvviso la tua macchina mandandola fuori strada
26) Paura di poter urlare oscenità in pubblico
27) Evitare di avere intorno dei bambini per paura di fargli del male
28) Evitare di guardare programmi o film in TV, o di leggere libri e riviste per paura di essere
assaliti da pensieri intrusivi di natura aggressiva
29) Evitare di guardare programmi o film in TV, o di leggere libri e riviste per paura di essere
assaliti da pensieri intrusivi di natura sessuale
30) Paura di poter fare sesso con degli animali
31) Paura di sentire veramente l'impulso a fare sesso con degli animali
32) Paura di fissare i genitali degli animali
33) Pensieri di uccidere i tuoi figli o il/la tua consorte
34) Paura di essere posseduto dal demonio e uccidere, sotto il suo controllo, la tua famiglia
35) Pensieri di uccidere delle persone mentre stai guidando
36) Paura di gettare tuo figlio da un ponte
37) Paura di poter avvelenare tuo figlio
38) Pensieri di avere dei rapporti di tipo omosessuale
39) Pensieri di fare sesso con le persone che ti capita di sfiorare
40) Evitare coltelli
41) Paura di poter essere o diventare gay
42) Paura di poter urlare degli insulti razzisti
43) Paura di poter fissare il seno, le natiche o le parti intime delle donne
44) Paura di fissare le parti intime di un uomo
45) Pensieri incestuosi di natura sessuale
46) Paura di potersi eccitare davanti al proprio padre o alla propria madre
47) Paura di poter perdere il controllo quando si ha un coltello in mano e accoltellare così qualcuno
48) Paura di poter dire frasi come "Spero che tuo figlio muoia!"
49) Paura di poter soffocare con la copertina tuo figlio nella carrozzina
50) Evitare di guardare gli organi genitali di un bambino mentre lo si sta cambiando per paura di
perdere il controllo e molestarlo
51) Tentare di convincersi disperatamente di non aver molestato nessuno
52) Ossessioni di poter mettere il proprio bambino nel forno microonde
53) Ossessioni di spingere il proprio bambino dalle rampe della scala
54) Immagini di un bambino che giace morto in una bara
55) immagini di un bambino che perde sangue e ha un'emorragia
56) Immagini di un bambino divorato dagli squali
57) Paura di poter annegare un bambino
58) Paura di poter sparare sulla folla
59) Paura di poter commettere qualche crimine mentre si dorme
60) Paura di poter commettere qualche crimine mentre si è sotto l'effetto di sostanze
61) Paura di accellare ed investire qualcuno con la macchina
62) Controllare continuamente di non aver fatto del male ad un bambino
63) Chiedere continuamente rassicurazioni sul fatto di non aver commesso qualcosa di sconveniente
o sbagliato
64) Controllare in continuazione di non aver urlato qualche insulto
65) Paura di poter rompere un crocifisso in Chiesa
66) Paura di poter commettere atti blasfemi quando si è in Chiesa
67) Pensare ad atti violenti inerenti la sfera sessuale
68) Pensieri di poter punire e far del male sessualmente alla persona amata
69) Pensieri di atti sessuali contro natura
70) Pensieri di fare sesso con degli animali
71) Impulso a mettere in atto pratiche sessuali che possano causare sofferenza al proprio partner
72) Impulsi sessuali verso donne piacenti, conosciute o sconosciute
73) Impulsi a violentare una donna, conosciuta o sconosciuta che sia
74) Immagini blasfeme che riguardano la Vergine Maria o Gesù
75) Pensieri di far del male a bambini o persone anziane
76) Immaginare che qualcuno a te caro venga ferito
77) Impulsi ad aggredire violentemente e uccidere un cane
78) Impulsi ad aggredire violentemente e uccidere qualcuno
79) Pensare o augurarsi che qualcuno scompaia dalla faccia della terra
80) Impulso a colpire o a far del male a qualcuno
81) Pensare di avere una profonda rabbia contro qualcuno per qualcosa accaduto in passato
82) Impulso a far del male ad un bambino, specialmente i più piccoli
83) Impulso a gridare a qualcuno
84) Impulso ad attaccare alcune determinate persone
85) Impulso ad aggredire fisicamente e verbalmente qualcuno
86) Impulso ad aggredire e punire violentemente qualcuno (ad esempio, scaraventare fuori
dall'autobus un bambino)
87) Impulso a dire frasi volgari alle persone
88) Impulso a dire qualcosa di brutto o ad accusare qualcuno
89) Impulso a dire cose sconvenienti (l'impulso a dire "la cosa sbagliata al momento sbagliato")
90) Impulso a dire cose volgari e inaccettabili
91) Impulso a spingere le persone o a gettarle per terra
92) Pensieri blasfemi durante la preghiera
93) Ossessioni di strusciarsi agli altri
94) Evitare luoghi affollati per paura di essere accusati di molestare qualcuno

Prima di iniziare la terapia basata sull'esposizione (trattata nel Capitolo 5) assicuratevi che sia stato fatto prima un adeguato lavoro cognitivo.
Rileggete il Capitolo 3, tenete sempre presente che la maggior parte delle persone che soffrono di pensieri intrusivi non devono assolutamente temere nulla, perché non metteranno mai in pratica il contenuto delle loro ossessioni.
Lo so che, essendo coinvolti, non ne siete affatto convinti.
Del resto soffrite proprio di un disturbo che vi spinge a mettere in dubbio qualsiasi cosa.
Solitamente le persone non riescono a convincersi di questo che è un vero dato di fatto.
Voi non ne siete sicuri, volete la certezza, anche quando sapete benissimo di non aver mai agito in passato sotto la spinta di un impulso violento o sessuale, anche quando sapete di sentirvi terribilmente in colpa al sopraggiungere del pensiero, anche quando sapete di non provarne alcun piacere alla sola idea, anche quando non avvertite degli impulsi così forti o sapete benissimo di non aver mai pensato di organizzare un vero e proprio piano d'azione per uccidere le persone care e voi
stessi.
In altre parole, voi non siete mai sicuri di nulla e questo vi porta ad avere timore ad esporvi.
Molte persone da sole non riescono.
Se anche voi vi riconoscete in questa situazione, non preoccupatevi!
Vorrà dire che questo libro vi è servito come trampolino di lancio, per prendere coscienza del disturbo di cui soffrite e contattare così un centro di salute mentale che sappia aiutarvi e superare tutto questo.
D'altra parte, se dopo aver letto il Capitolo 3 ritenete di avere delle reali motivazioni che vi spingono a mettere in atto il contenuto dei tuoi pensieri, dovreste prima consultare un medico o un ecclesiastico o un centro di salute mentale.
Ci sono delle terapie molto efficaci che possono impedirvi di mettere in pratica ciò che sentite, intervenendo con tempestività, così da impedire che possiate davvero fare qualcosa di dannoso per voi e gli altri.
Ricordate quanto diceva Maimonide: solo uscendo allo scoperto, solo abbattendo il muro dell'ignoranza, potete evitare di causare danni a voi stessi e agli altri.
Questo è un intento nobile e lodevole, non è nulla di cui vergognarsi!
Rivediamo un attimo i segnali che vengono considerati allarmanti.

Rispondete a queste domande:
- Vi capita mai di sentire delle voci o di vedere cose che gli altri non vedono?
- Sentite una grande rabbia verso qualcuno o vi capita di fantasticare su come vendicarvi di persone che ritenete vi abbiano fatto del male?
- In passato avete mai messo in pratica il contenuto di certi pensieri aggressivi e sessuali verso
persone o animali (da sobri o sotto l'uso di alcune sostanze)?
- Avete mai l' impulso fortissimo e reale di fare del male a voi stessi o agli altri?
Se avete risposto sì anche ad una sola di queste domande, dovete consultare qualcuno, preferibilmente un centro di salute mentale, prima di utilizzare qualsiasi tipo di tecnica espositiva descritta in precedenza.
Anche se avete risposto no a tutte le domande (come la maggior parte delle persone), vi consiglio sempre di consultare qualcuno, in modo da poter parlare di questo tipo di pensieri e alleviare così la sofferenza.
Immagino che abbiate cercato di evitarlo a lungo ma questo tipo di consulto può darvi innanzitutto due tipi di benefici:
1) Parlare ad un'altra persona dei propri pensieri intrusivi è un' ottima esposizione
2) Parlare ad un'altra persona dei propri pensieri intrusivi vi consente di alleviare il carico di vergogna e senso di colpa che provate.
Ad esempio, ho notato che le sedute di gruppo consentono di alleviare questo tipo di blocco e di timore.
Persone che all'inizio non riuscivano neppure a sollevare lo sguardo da terra dopo il confronto e il dialogo con gli altri hanno iniziato a sbloccarsi e a guardarsi negli occhi mentre ne parlavano.
Se non riuscite a parlarne con un familiare, se non avete amici con cui farlo, potreste allora parlarne ad un sacerdote, ad un parroco di cui vi fidate e che conoscete bene.
Se le vostre ossessioni vertono su questioni religiose e di blasfemia, rileggete attentamente il capitolo 7.
Rivedete la concezione che avete maturato su Dio.
Se vi siete fatti un'idea di Dio sbagliata, se ritenete che sia vendicativo, allora parlatene con un esperto religioso di orientamento moderato. Costui potrebbe aiutarvi a rivedere la vostra posizione, facilitandovi così il momento dell'esposizione.
La cosa fondamentale da tenere sempre presente è ogni tentativo volto a bloccare, controllare e sopprimere i vostri pensieri non vi aiuta affatto, anzi ve li fa scatenare in maniera sempre più aggressiva ed intrusiva.
Se non è cambiato nulla, neanche dopo la lettura di questo libro, cercate almeno di lavorare su questo: per favore, non bloccate i vostri pensieri, lasciate che vi attraversino completamente, senza fare alcunchè per impedirlo.
Molte persone hanno tratto degli enormi benefici soltanto mettendo in atto questo assunto di base.
Se decidete di esporvi (secondo quanto appreso nel Capitolo 5) iniziate a fare un elenco delle situazioni scatenanti, quelle che di norma tendete ad evitare per paura di essere assaliti dai pensieri intrusivi. Date a ciscuna di esse un valore e iniziate dalla più sopportabile.
Questa sarà la lista base da cui partire.
Esponetevi alla situazione scatenante, appena arrivano i pensieri rimanete "dentro" la situazione, anche se desiderate solo scappare o interrompere.
Sforzatevi di farlo.
Se la vostra mente cerca strade alternative, se vi spinge a distrarvi, riportatela con fermezza al pensiero. Non dovete distrarvi o seguire l'istinto del momento, è solo un tentativo di difesa che dovete contrastare.
E soprattutto come già più volte ripetuto non cercate assolutamente di zittire o bloccare il pensiero, lo dovete pensare fino in fondo, dovete viverlo completamente.
Rileggete più volte il Capitolo 5 prima di farlo.
E soprattutto cercare di capire come funziona la tecnica dell'esposizione basata sull'abitudine.
L'abitudine, la noia, l'assuefazione a questo tipo di pensieri è ciò che vi consentirà di superarli.
Se ritenete che i pensieri intrusivi siano più aggressivi in un momento di rabbia, imparate come combattere questa rabbia..
Molti centri organizzano corsi per contrastarla efficacemente.
Se la tecnica basata sull'esposizione vi scatena pensieri intrusivi e ricordi, flashback di traumi subiti, allora dovete informarvi su un altro tipo di disturbo, il disturbo post traumatico da stress.
Se i vostri pensieri e comportamenti ossessivi non migliorano e hanno alla base degli eventi reali, allora vi suggerisco di leggere quanto prima il libro del Dr. Herman, e rivolgervi ad un esperto che
possa aiutarvi a superare questi terribili traumi.
Se decidete di utilizzare la tecnica della registrazione su nastro (descritta nel Capitolo 5) dovete iniziare a scrivere l'ossessione che vi terrorizza e che vi angoscia perché avete paura di poterla mettere in pratica.
Non dovete mantenervi sul vago, siate spietati.
Dovete indugiare nei particolari più turpi, più disgustosi che vi vengono in mente.
Scrivete tutto su dei fogli, rileggeteli, eliminate le parti che contengono rassicurazioni, quindi registrate tutto su nastro.
Prendete come esempio le registrazioni di cui già vi ho parlato.
Ascoltate il nastro almeno un' ora al giorno, e tutte le volte in cui vi assale l'ossessione, fino a quando il pensiero non verrà superato.
Potete registrare anche solo una breve frase (in questo caso su cassette di 30-60 secondi, come quelle utilizzate per la segreteria telefonica) oppure delle descrizioni più ampie (in questo caso potete avvalervi di cassette standard, da 30 o 60 minuti, utilizzando anche solo un lato della cassetta).
Alcuni pazienti mi hanno confidato che ascoltare il nastro provoca un' impennata del senso di colpa.
Se questa tecnica del registratore non vi da dei miglioramenti, allora provate ad utilizzare il metodo che mi è stato suggerito da Jonathan Ash e Chris Draycott, entrambi infermieri clinici presso l' Ospedale Maudsley (coinvolti nel Programma pensato per combattere il Doc del Dr. Isaac Marks).
Costoro hanno chiesto ai loro pazienti di registrare con la propria voce frasi come "Forse potrei uccidere un bambino o forse non potrei" o "Forse potrei odiare Dio o forse non potrei farlo".
Qualunque frase, di questo tenore, va bene.
Mi hanno spiegato che i pazienti ritengono utile questo metodo perché li espone e li allenna ad accettarne il dubbio.
Se questo approccio può tornarvi utile, allora conviene provare.
E' importantissimo e da me fortemente consigliato lavorare, prima di qualsiasi tipo di esposizione, sull'aspetto cognitivo (descritto nel Capitolo 6), perché non ci si può esporre prima di smascherare le errate convinzioni che stanno alla base delle ossessioni, scardinandole e modificandole.
Dovete lavorare su quest'aspetto (preferibilmente con qualcuno accanto di cui vi fidate, ma se non vi è possibile, soli).
Identificate, come detto, i pensieri irrazionali e poi scardinateli uno ad uno.
Studi condotti hanno dimostrato che ci sono persone in grado di auto-curarsi e risolvere così i loro problemi, anche se molti, comunque, hanno bisogno di un esperto che sappia guidarli.
Se soffrite di disturbo ossessivo compulsivo in maniera grave e pesante, oppure se i vostri pensieri intrusivi sono accompagnati da reali intenti suicidi, se vi trovate a pensare seriamente a come farla finita, dovete assolutamente rivolgervi ad un centro specializzato.
Dal momento che il fatto di soffrire di pensieri intrusivi implica molto spesso la presenza di un disturbo ossessivo compulsivo (anche se non vi è mai stato diagnosticato fino ad ora) contattate la O.C. Foundation per trovare un terapeuta della vostra zona che abbia esperienze in questo campo.

Riferimenti: O.C. Foundation, Inc., 337 Notch Hill Road, North Brandford, CT 05471, Tel: (203)
315-2190, www.ocfoundation.org )

Nella Tabella 15 (che segue) ho elencato alcuni punti importanti su cui dovrete lavorare dopo aver letto questo libro.
Sarebbe opportuno che voi scriveste questi punti su un foglio da portare sempre con voi, nel vostro portafoglio o in borsa.
Dovete consultarlo tutte le volte in cui sentite che stanno arrivando le ossessioni.

Tabella 15

Punti chiave
1) A tutti gli esseri umani capita, a volte, di pensare a contenuti di natura sessuale, aggressiva o blasfema
2) A tutti gli esseri umani capita, a volte, di pensare alla cosa più sconveniente
3) Questi pensieri sono parte imprescindibile della natura umana. Avere questo tipo di pensieri non vi rende delle cattive persone
4) Più vi sforzate di controllare i vostri pensieri, più vi si rivolteranno contro in maniera aggressiva e intrusiva
5) Più evitate le situazioni che vi fanno scatenare le ossessioni, più peggiorate il vostro disturbo
6) Se la smettete di pretendere di controllare i pensieri, quest'ultimi andranno sicuramente via
7) Il tuo obiettivo è gestire i pensieri, non controllarli totalmente. Nessun essere umano è mai riuscito a farlo.
Se seguite attentamente tutte le indicazioni che sono state fornite in questo libro, noterete sicuramente dei miglioramenti.
Alcuni di voi però, come già detto, avranno bisogno anche di un sostegno farmacologico.
In questo caso dovete rivolgervi ad uno psichiatra per la prescrizione degli SSRI (vedi Capitolo 8) oppure consultare l' O.C. Foundation che ti aiuterà a trovarne uno della vostra zona.

Valutare i progressi

In che modo valutare i progressi?
Come già sapete, lo scopo non è quello di "non avere mai più pensieri simili" o "controllare completamente il pensiero", cose impossibili da mettere in pratica, che vi peggiorano il disturbo lasciandovi distrutti e frustrati.
Mi raccomando: non cadete nella trappola del perfezionismo.
Piuttosto, lo scopo, come dico sempre ai miei pazienti, è quello di migliorare complessivamente la qualità della vita.
Migliorare la qualità di vita è il nostro obiettivo principale.
Sappiamo tutti che anche coloro che soffrono di malformazioni fisiche o di disturbi mentali, o di malattie varie, possono raggiungere standard di vita elevati e sempre maggiori.
Viceversa, sappiamo anche che molte persone che godono di una salute ottimale e che non hanno problemi economici.
Per questo motivo, io e il Dipartimento di Psichiatria dell' Ospedale Generale del Massachusetts abbiamo realizzato, negli anni passati, una scala che permette di valutare qual'è il livello della qualità di vita di tutti noi.
In questi anni abbiamo interrogato molti pazienti della nostra clinica psichiatrica, abbiamo chiesto loro in che modo avrebbero voluto vivere la loro vita se il trattamento avesse dato i risultati positivi sperati e fossero guariti.
Abbiamo anche interrogato un gran numero di psicologi, psichiatri, neurologi e neurochirurghi del nostro Ospedale, e abbiamo chiesto loro a quali risultati positivi miravano i loro pazienti.
Anche se alcuni dei nostri pazienti vengono fuori da diverse vicissitudini di vita (e hanno diversi problemi a livello psicologico, piccoli e grandi) e gli stessi medici appartengono ad orientamenti differenti (alcuni utilizzano le terapie tradizionali, altri solo un sostegno farmacologico, altri diversi tipi di approccio) siamo tuttavia riusciti ad identificare alcuni punti importanti che concorrono a migliorare il tenore e la qualità di vita delle persone.
Abbiamo identificato 10 punti cardine e li abbiamo inseriti nella Tabella 16 (anche chiamata SOS-10).
Uno dei traguardi più ambiti è quello di raggiungere una sorta di "pace mentale" e questo non dovrebbe sorprendere chi sa cosa significa soffrire di disturbo ossessivo-compulsivo!
Prima di iniziare a lavorare sui vostri pensieri intrusivi date un attimo un'occhiata a questa Tabella.

Tabella 16

Qualità di vita
Istruzioni: sotto troverete delle affermazioni che riguardano voi e la vostra vita. Rispondete a ciascuna di esse facendo una crocetta sul numero che corrisponde al vostro stato delle cose (prendete come punto di riferimento l'ultima settimana trascorsa, gli ultimi 7 giorni).
Non esistono risposte giuste o sbagliate, l' unica cosa che importa è che la vostra risposta rispecchi molto bene la vostra condizione attuale.
Spesso la prima risposta è la migliore.
Vi ringrazio per tutti i vostri sforzi.
Per favore, assicuratevi di aver risposto a tutte e 10.

1) Considerate le mie condizioni fisiche di salute, sono soddisfatto/a di ciò che riesco a fare durante il giorno
Mai 1 2 3 4 5 6 Tutto il tempo (o quasi)

2) Sono in grado di coltivare e mantenere importanti relazioni sociali
Mai 1 2 3 4 5 6 Tutto il tempo (o quasi)

3) Sono speranzoso e ottimista quando penso al futuro
Mai 1 2 3 4 5 6 Tutto il tempo (o quasi)

4) Ho molti interessi nella vita
Mai 1 2 3 4 5 6 Tutto il tempo (o quasi)

5) Sono in grado di divertirmi
Mai 1 2 3 4 5 6 Tutto il tempo (o quasi)

6) In generale sono soddisfatto del mio stato mentale
Mai 1 2 3 4 5 6 Tutto il tempo (o quasi)

7) Sono in grado di perdonarmi se vado incontro a dei fallimenti
Mai 1 2 3 4 5 6 Tutto il tempo (o quasi)

8) La mia vita procede secondo le mie aspettative
Mai 1 2 3 4 5 6 Tutto il tempo (o quasi)

9) Sono in grado di far fronte ad eventuali conflitti con gli altri
Mai 1 2 3 4 5 6 Tutto il tempo (o quasi)

10) Sperimento la sensazione di "pace mentale", "mente pulita"
Mai 1 2 3 4 5 6 Tutto il tempo (o quasi)

Per calcolare il punteggio totale addizionate il punteggio raggiunto (il totale dovrebbe essere compreso tra 0 e 60).
Un alto punteggio indica un'alta ed ottimale qualità di vita, una situazione di benessere mentale.
I pazienti che soffrono di problemi psicologici, in seguito a trattamenti adeguati, vedono spesso migliorare i loro punteggi se sottoposti a questo semplice test.
La Tabella 17 vi permette di confrontare il vostro punteggio a quello ottenuto da 3 tipi di persone che sono state interrogate al proposito:
1) un gruppo di degenti presso l' Ospedale psichiatrico del Massachusetts, valutati all'interno della nostra clinica psichiatrica;
2) un gruppo di pazienti delle nostre cliniche psichiatriche, che presentano disturbi più lievi rispetto a coloro che sono presso l'Ospedale psichiatrico, e che quindi sono in grado di frequentare gli studi o lavorare;
3) un gruppo di persone (non pazienti) che lavorano presso il nostro Ospedale

Tabella 17

Punteggi della Scala SOS-10
Gruppi

1) degenti dell'Ospedale psichiatrico Punteggio= tra 16 e 42 (punteggio medio = 29)
2) pazienti della clinica (non degenti in Ospedale) Punteggio= tra 32 e 42 (punteggio medio = 37)
3) non pazienti Punteggio= tra 41 e 49 (punteggio medio = 45)

Come ci aspettavamo, il primo gruppo ha totalizzato il punteggio più basso, seguono il gruppo 2 e il gruppo 3.
Tuttavia, così come le persone appartenenti al gruppo 1 e 2 sono migliorate, la stessa cosa accadrà anche a voi.
Monitorando i vostri progressi con l'aiuto di questa scala, sarete in grado di porvi degli obiettivi e di focalizzare la vostra attenzione su di essi.
Dal momento che non è possibile controllare completamente i vostri pensieri, non mi stancherò mai di ripetere che la cosa migliore da fare è quella di accettarli, permettendo loro di attraversarvi, senza mettere in atto alcun tentativo di bloccarli o respingerli.
L'obiettivo non è quello di cancellarli, ma è quello di impedire che vi tormentino e di saperli gestire tutte le volte in cui, di volta in volta, torneranno a fare capolino.
Ma soprattutto, l'obiettivo principale è quello di migliorare la propria qualità di vita il più possibile, raggiungendo la pace e la serenità mentale.

Inviato da: Dr.Dock il Giovedì, 02-Mag-2013, 13:06
Conclusioni

Dunque: dove si nasconde questo Spiritello di perversità? E' nascosto nei nostri geni? O è celato nel nostro cervelllo, nella quantità insufficiente di serotonina? Oppure è la nostra cultura e l'ambiente circostante che lo nutre e lo fa crescere, dandogli un forte potere su di noi, quello di terrorizzarci fino a farci desiderare di sopprimere i nostri pensieri, per timore di essere emarginati in questa vita
o destinati alla dannazione eterna nell'altra?
Oppure ancora approfitta di certe vulnerabilità che abbiamo appena nasciamo, nei primissimi momenti di vita, quando siamo molto sensibili a percepire ciò che ci circonda?
O, ancora prima, a monte, circola negli ormoni presenti nel sangue delle neo-mamme spingendole a stare in massima allerta per paura che qualcosa di terribile possa colpire il loro bambino?
Oppure, come sostiene Maimonide, dopo tutto è l'inevitabile conseguenza del fatto che siamo esseri umani?
Molti studi neuroscientifici sono stati condotti, e noi rimaniamo sempre molto colpiti
dall'incredibile complessità del nostro cervello e del nostro sistema nervoso.
Le ricerche condotte sullo Spirito di Perversità mi ricordano un pò le fantasiose teorie di una volta, quelle di Richard Selzer, chirurgo e saggista, che nei suoi saggi parlava di un organo responsabile del mal d'amore.
"La mia è solo un'ipotesi (un'intuizione) e consiste nel ritenere che vi sia da qualche parte nel corpo umano, forse sotto la rotula, o tra il quarto e quinto dito....qualcosa.....una singola, e ancora misteriosa ghiandola......rimuovendo la quale si rende la persona operata immune dall'amore.
Ho sempre cercato questa "ghiandola dell'amore", nascosta in qualche tunnel del nostro corpo.
Non l'ho mai trovata. Ma mai, ho giurato, smetterò di cercarla e spero che lo facciano anche coloro che verranno dopo di me. Fino a quel momento l'unica soluzione più efficace è quella consigliatami dallo zio Frank, che raccomanda una doccia gelata e tre giri dell'isolato per ottenere almeno un primissimo sollievo per il mal d'amore".
Come nella ricerca del "mal d'amore", anche la ricerca dello Spiritello della Perversità è lontana dal considerarsi completa.
Quando questi pensieri intrusivi diventano qualcosa di più di un fastidio e causano sofferenza, allora è necessario mettere in atto alcuni consigli - un pò pochino più complessi di quelli prescritti dallo zio Frank - che possono aiutarci a gestirli.
Nei capitoli precedenti ho provato ad avanzare alcune ipotesi su ciò che causa e su come intervenire quando si soffre di pensieri intrusivi di natura aggressiva, sessuale e religiosa.
Se seguirete queste istruzioni riuscirete a trarne dei benefici.
Vi auguro con tutto il cuore di riuscire e che i vostri sforzi vengano, alla fine, premiati.
Un' ultima cosa, se solo questi cani che sono a bordo di questi camion scomparissero dalla mia
vista....

Inviato da: Dr.Dock il Giovedì, 02-Mag-2013, 13:07
Ringraziamenti

Sono lieto di esprimere la mia gratitudine a molti gruppi di persone senza le quali questo libro non esisterebbe.
Prima, ringrazio tutti i miei pazienti che soffrono con i cattivi pensieri, che hanno diviso i loro segreti più privati con me, e mi hanno insegnato la maggior parte di quello che conoscono di questo problema. Sono stato toccato dalla forza per reprimere che hanno visto miglioramenti nel loro problema coi trattamenti descritti in questo libro, così come il coraggio ed umorismo di quelli che rimangono duramente afflitti, ma nondimeno da quelli che nonostante il loro problema sono riusciti a raggiungere una qualita’ maggiore della loro vita.. Mi impegno a continuare a cercare trattamenti migliori per assistere tutti al meglio, sono in debito particolarmente con tutti quelli che hanno sofferto di cattivi pensieri che hanno condiviso il loro briciolo di esperienze con me durante il corso degli anni.
Come sempre,sono in debito con miei colleghi di lavoro dell’ ospedale generale del Massachusetts ed Ospedale di McLean per offrire un ambiente di lavoro stimolante e per essere sempre stato da supporto e da guida. Ringrazio Sabine Wilhelm per avermi informato sui nuovi sviluppi della terapia cognitiva. Lei, Nancy Keuthen, e Deh Osgood-Hynes che gentilmente mi hanno fornito di numerosi esempi terapie che hanno usato con i loro pazienti. Bill Minichiello e Mike Jenike sono stati i miei amici e i miei mentori per quasi vent’ anni e li ringrazi tutti e due per avermi informato rispettivamente sulle ossessioni religiose e i trattamenti di medicazione.
Ringrazio Cary Savage per aver condiviso approfonditamente la sua esperienza sulla
neuropsicologia e neurofisiologia delle ossessioni .Scott Rauch ha aguzzato il mio pensiero attraverso molte ore di discussione circa la sovrapposizione tra OCD e la sindrome di Tourette, e Beth Gershuny ha richiamato la mia attenzione sul collegamento affascinante tra disturbo di stress post-traumatico ed ossessione.
Ringrazio i miei colleghi psicologi, Mark Blais e Bill Lenderking, per aver condotto la nostra squadra nello sviluppare la scala della qualità’ della vita inclusa nel capitolo finale cosi’ nominata da Ken Schwartz un amico perso troppo giovane di cancro.
Ringrazio il nostro capo della psichiatria del Mass General,Ned Cassem per la sua amicizia e sostegno durante il corso degli anni, e per aver permesso di ristampare la scala dei risultati Schwartz in queste pagine.
Infine Linda Leahy offrì appoggio inapprezzabile nel battere a macchina le trascrizioni di molte interviste che percorse lontano e largo per referenze di ricerca critiche..
Molti colleghi fuori dal Mass General hanno contribuito alla mia ricerca in questa area. Katy Wisner di Cleveland ha condiviso generosamente parte del suo tempo per condividere le sue esperienze con ossessione post-partum in nuove madri in molte interviste e l'E-mail scambiate, infine, Isaac Marks a Londra è sempre stato disponibile per discutere sugli approcci di nuovi trattamenti – fu il primo
che richiamo’ la mia attenzione sui primi studi della terapia cognitiva per le ossessioni- nonche’ approcci evolutivi per la comprensione di questi e di altri disturbi psichiatrici.
A Dutton ringrazio Deb Brody per essere stato il primo a vedere il valore di un libro sui cattivi pensieri e per avermi incoraggito nell'intraprendere questo progetto. Amanda Patten a Plume e’ intervenuta per offrire la sua guida durante le fasi iniziali di questo progetto. Infine, Mitch Hoffman il mio editore presente a Dutton, ha fatto di questo libro di gran lunga il migliore di quanto sarebbe stato altrimenti, attraverso le sue domande incisive e la sua saggia redazione.
Chiaramente questo libro non esisterebbe senza tutto l’appoggio emotivo della mia famiglia meravigliosa. Mia moglie Carole Ann, mio figlio David, e mia figlia Emily sono le migliori cose della mia vita e loro erano sempre come al solito li a confortarmi e sorreggermi quando ero sicuro questo che questo libro non sarebbe finito mai. È il tempo che gli dedico a loro quello che mi ricarica dopo il duro lavoro di scrivere e riscrivere. Mia madre, Bernice, e mio fratello, Larry, sono
stati sempre forti sostenitori.
Il ricordo di mio padre Bill, mio nonno Dave, e mia nonna Mary sono sempre con me per inspirarmi.
Finisco ringraziando tutti coloro che mi hanno aiutato nella preparazione di questo libro. Utilizzo questa opportunità per avvertire che qualsiasi errore che hanno trovato sopra le pagine seguenti sono solo di mia responsabilità .

Inviato da: Dr.Dock il Giovedì, 02-Mag-2013, 13:10
Il libro è finito.
Per correttezza vi dico che il libro non l'ho tradotto io, mi sono semplicemente adoperato per riportarlo.
Vorrei ringraziare chi ha fatto questo lavoro di traduzione, davvero imponente.
Ovviamente, il libro va riletto più volte per capirlo bene, bisogna applicarsi negli esercizi ed essere costanti perché se ne può uscire, si può stare bene e vivere una vita piena ed intensa.
PSICO smile.gif

Inviato da: angelica63 il Domenica, 14-Lug-2013, 07:55
Caro Dock, ho trascorso tutta la notte a leggere questo libro, che ho trovato molto chiaro e descritto nei minimi particolari...però devo aggiungere le mie conclusioni che purtroppo, a me, non ha fatto bene leggerlo,anzi mi ha talmente messo in agitazione che non so come affronterò questa giornata! Si, mi ha dato tante vibrazioni strane, specie quando si insiste sull'esposizioni circa gli oggetti o altro di cui si ha paura. Oppure l'uso di scrivere l'evento terribile che ci fa star male, nei minimi particolari! A me, ripeto, non ha fatto bene, perchè è proprio da un film documentario di uno che metteva in atto l'accoltellamento della sua compagna, non prima di aver scritto in che modo e quando avrebbe compiuto i rito dell'omicidio, è stato proprio quel film, come anni prima con mio figlio,l'evento che ha scatenato in me questo "mostro" di cui oggi conosco il nome; doc..
Sto molto male e mi sento svuotata ed inebetita, anzi sgomenta...di me e di ciò che ho letto e cosa potrebbe significare per me l'esposizione ad oggetti ed interpretazione dell'evento che mi fa star male! Sto peggissimo solo al pensiero di dover fare questo test, anzi mi prende lo stomaco.
Probabile che dovrò assumere qualcosa che mi faccia almeno dormire, perchè sto a pezzi. Sono giorni che non dormo e purtroppo ho tanto da fare e il mio corpo non ce la fa a reggere questa testa che mi spiazza di continuo. E' un vero e proprio stillicidio. Mi ha fatto male leggerlo e basta, mi ha reso compulsa ed è ciò che sto cercando di evitare per non sprofondare nell'abisso dei miei pensieri. Alla mia età. non avrei mai pensato che mi si poteva ripresentare questo pensiero intrusivo, anzi ora sono tanti e tanti...non sapevo che potevo pensare di poter diventare una sterminatrice di tutti! Mi incazzo terribilmente di come sto andando verso il buio della mia vita, e di come dovrò spegnere il mio delirio con psicofarmaci. Questo non lo avrei mai immaginato, dato che non ne ho mai preso neanche una pasticca! Eccomi, doc, mi affido alle tue amabili immagini, per ora, ma mi aspetto anche il sonoro, così' potrai confortarmi meglio e prepararmi a soccombere!
Buon giorno a questo giorno, saluti Dock...Angelica PSICO cry.gif

Inviato da: Dr.Dock il Domenica, 14-Lug-2013, 09:57
Bene, l'effetto dell'esposizione è salutare.
Certo se l'ansia è troppa parti con lo scrivere un racconto più soft.
Ricorda che l'ansia è temporanea, all'inizio è massima ma se continui ad esporti vedrai che scenderà pian piano.
Questo libro fa questo effetto a molte persone, in realtà stai paragonando il tuo scrivere a quello di una persona che commette veramente il fatto temuto.
Ma ciò è solo una paura, il gesto di scrivere è lo stesso ma c'è un mondo dietro di differenza.
Chi uccide non ha rimorsi, non ha paura, scrive e agisce.
So che ti rimarrà la paura, vedrai che l'esposizione ti farà bene.



L'errore, credimi, è evitare di parlarle o pensarlo, perché i pensieri possono trasformarsi nei tuoi peggiori incubi.
Migliori quando sei impassibili e non abbassi la testa di fronte all'ansia.
Se riesci a guardarla in faccia, sarà lei a sloggiare. PSICO rolleyes.gif

Dormire è importante perché altrimenti il giorno dopo sei più ansiosa e nervosa.
Ti consiglio la tisana alla valeriana, per ora.
Pian piano, a mano a mano che migliorerai riuscirai a dormire.
Serve tempo e fiducia, altro che psicofarmaci.

Ce la farai, ne sono sicuro.
L'ansia è brutta, ti mette paura e se guardi il futuro diventa spaventoso.
Comincia a vivere giorno per giorno, per il resto tu hai ossessioni pure, cioè pensieri ansiosi, sicuramente ti servirà capire come funziona il meccanismo.
Cambi dal giorno alla notte, te lo posso garantire.







Inviato da: Dr.Dock il Domenica, 14-Lug-2013, 09:59
Bella l'immagine della fenice, anche tu risorgerai dalle ceneri. PSICO smile.gif

Inviato da: angelica63 il Domenica, 14-Lug-2013, 15:36
QUOTE (Dr.Dock @ Domenica, 14-Lug-2013, 08:59)
Bella l'immagine della fenice, anche tu risorgerai dalle ceneri. PSICO smile.gif

Grazie di quanto racconti, è importante leggerti per sentirsi al di fuori dell' ego, che spinge a focalizzarti sul pericolo del gesto. Stamattina ho raccontato di quanto è dura questa parte di me che non vuole farsi zittire e il mio compagno con estrema determinazione, mi ha risposto che dovevo vergognarmi di dare ascolto al mio me, stupido, pacchiano, inutile e controproducente. Mi ha affrontato dicendomi di prendere il coltello e ferirlo o fare quello che più volevo fargli del male. Avanti, mi diceva, fallo, fai uscire fuori quello che temi. Mettilo in pratica!!! PSICO cry.gif
Ho pensato che era impazzito e alla fine l'ho abbracciato esplodendo in un mare di lacrime e chiedendogli perdono. Mi ha accompagnato in farmacia a prendere la Valeriana della Solgar, come tu hai consigliato. Mercoledì riprendo il gruppo di tcc, insieme ad altre persone che ne fanno parte e racconterò anche di te, che con i tuoi scritti, cerchi di dare una spallata a chi come me, tenta continuamente di boicottare la propria serenità. Ancora grazie,
Angelica PSICO giveup.gif

Inviato da: Dr.Dock il Domenica, 14-Lug-2013, 23:16
Bene, il tuo compagno al posto di rassicurarti, ha agito bene.
Infatti, il pensiero ha perso potere ed è stato messo KO. PSICO armati93.gif


Ottimo acquisto.
Usa la valeriana sono in caso in cui ansia, perché se la usi sempre perde il suo effetto.
Dovresti fare una paura di una settimana ogni 2 di utilizzo.

Purtroppo, Angelica, il problema non sei tu.
Non ti devi incolpare.
Il problema è uno stato d'ansia che genera pensieri ansiosi sui quali poi ti fissi.
Il primo punto è riconoscere i pensieri, cioè riconoscere che è un pensiero e non realtà.
È utile l'esercizio 19 per fare ciò.

Inviato da: Alessandro8888 il Lunedì, 21-Apr-2014, 16:26
http://books.google.it/books?id=GG1u0yPRb1wC&printsec=frontcover&hl=it#v=onepage&q&f=false

Inviato da: annina88 il Sabato, 27-Set-2014, 12:45
sembrerà strano ma più leggo e più mi viene da piangere...come se dovessi liberarmi di qualcosa..

Inviato da: annina88 il Sabato, 27-Set-2014, 15:00
Ho finito di leggere il libro. Diciamo che durante la lettura non mi sono sentita molto sollevata...anzi...mi agitavo e volevo piangere...come se volessi liberarmi di un peso... poi magari ho trovato un leggero sollievo ma molto blando... infatti mi ritrovo nella situazione di prima... Diciamo che da quando soffro di disturbi di ansia da un anno, questi pensieri ossessivi non li ho avuti o se li avevo erano rivolti a me...a fami del male...da qualche tempo a questa parte mi capita (quando sono eccessivamente turbata) di avere l'ossessione di fare del male alle persone che amo di più.. come mia madre...la guardo e mi sento in colpa... vorrei stringerla e piangere...invece mi allontano... e oltre a questi pensieri l'ansia quotidiana, che ovviamente aumenta appena i pensieri fanno il sopravvento... io sto seguendo una terapia attraverso di una psicogola e prima di questa seduta i pensieri ossessivi se ne sono andati poco dopo. .dopo questa seduta invece i pensieri persistono da 5 giorni e mi sento una merda... mi sento perennemente angosciata e vorrei mettere il cervello in stand-by... non capisco come fa l'ansia a renderti in questo modo..a farti vedere tutto grigio...a farti sentire un pesce fuor d'acqua..perennemente confusa... purtroppo vado a fasi...ci sono della fasi in cui mi sento bene e poi ho dei picchi totali come questi... mi prenderei a schiaffi. In questi momenti non riesco ad essere razionale ma penso solo di essere psicopatica. 0011.gif 0007.gif 0007.gif

Inviato da: Dr.Dock il Sabato, 27-Set-2014, 15:41
Di già? Complimenti. PSICO smile.gif
Il libro non ti deve dare sollievo, deve farti capire alcuni concetti.
Per esempio, tu ti lamenti che hai questi pensieri di far del male... nel libro c'è scritto che tutte le persone (anche quelle serene) fanno questi pensieri, solo che gli ansiosi li interpretano in maniera paurosa.
Se tu pensi: "E se facessi del male a mia madre?", automaticamente cominci a rimuginare "Perché ho fatto questo pensiero? C'è un motivo...".
Perché ragioni così?
Perché sei in uno stato d'animo che ti fa percepire ciò che vivi (anche i pensieri) in maniera negativa.

I pensieri sono pensieri, la realtà è un'altra cosa.
Con la mente puoi costruire qualsiasi cosa, ma la realtà resta sempre un'altra.
Un'altra cosa che ti succede è che ti focalizzi sulla preoccupazione, così, appena vedi un tuo familiare, scatta subito la tua paura, è come un allarme che si attiva e tu ti spaventi.
Ti spaventi sia per il contenuto, sia per aver avuto quel pensiero, cioè ti spaventi della tua mente.

Inviato da: annina88 il Sabato, 27-Set-2014, 19:45
il problema è capirli è vero... cioè ho capito la situazione ma non ne sono ancora convinta... cioè realmente non credevo che soffrire di ansia comportasse anche questo.. e ne ho avute di sintomatiche pesanti.. ma penso che questa sia la più brutta in assoluto...perché ti senti realmente una brutta persona...capace di fare del male... cmq grazie per la vostra presenza e le vostre rassicurazioni...sono contenta che ci siete

Inviato da: angelica63 il Domenica, 05-Ott-2014, 08:13
QUOTE (annina88 @ Sabato, 27-Set-2014, 18:45)
il problema è capirli è vero... cioè ho capito la situazione ma non ne sono ancora convinta... cioè realmente non credevo che soffrire di ansia comportasse anche questo.. e ne ho avute di sintomatiche pesanti.. ma penso che questa sia la più brutta in assoluto...perché ti senti realmente una brutta persona...capace di fare del male... cmq grazie per la vostra presenza e le vostre rassicurazioni...sono contenta che ci siete

PSICO hug.gif
Ti rasserenerai, non temere nulla...aiutati con qualche integratore, come ti potrà consigliare meglio di me, il grande uomo, che è il Dr. Dock!

Inviato da: Dr.Dock il Domenica, 05-Ott-2014, 12:08
QUOTE (angelica63 @ Domenica, 05-Ott-2014, 07:13)
Ti rasserenerai, non temere nulla...aiutati con qualche integratore, come ti potrà consigliare meglio di me, il grande uomo, che è il Dr. Dock!

Ciao Angela, troppo gentile... PSICO smile.gif
Fatti sentire ogni tanto, spero che vada tutto bene.

Inviato da: Dr.Dock il Domenica, 05-Ott-2014, 12:19
QUOTE (annina88 @ Sabato, 27-Set-2014, 18:45)
il problema è capirli è vero... cioè ho capito la situazione ma non ne sono ancora convinta... cioè realmente non credevo che soffrire di ansia comportasse anche questo.. e ne ho avute di sintomatiche pesanti.. ma penso che questa sia la più brutta in assoluto...perché ti senti realmente una brutta persona...capace di fare del male... cmq grazie per la vostra presenza e le vostre rassicurazioni...sono contenta che ci siete

Non devi capire le ossessioni ma come funziona la paura.
La paura sembrerà SEMPRE vera, non hai mai la certezza perché altrimenti non avresti paura.
Cura l'ansia e le cose di cui hai paura non avranno più potere, anzi, scompariranno da sole come neve al sole.

Inviato da: Hachi93 il Giovedì, 03-Set-2015, 09:35
Non so perché questo libro faccia ad alcuni un evidente effetto negativo.... Tra questi "alcuni" ci sono anche io!! Ovviamente la parte della distinzione tra soggetti realmente pericolosi e non mi ha terrorizzata... E ovviamente l'ansia è salita alle stelle e mi ha portata a chiedermi se in realtà appartenessi alla prima categoria. Ieri notte ho dormito malissimo e stamattina mi sono svegliata con un peso sullo stomaco non indifferente... Però c'è da dire che il libro è stato davvero utile per comprendere meglio dei meccanismi che ho scoperto da un po'. Provo ad essere indifferente di fronte alle migliaia di domande che mi assillano durante il giorno, ma i dubbi sembrano infiniti. A volte non so più chi sono e cosa voglio davvero. Grazie, perché da quando ho scoperto questo forum mi sento più forte.. PSICO smile.gif

Inviato da: Dr.Dock il Domenica, 06-Set-2015, 11:47
QUOTE (Hachi93 @ Giovedì, 03-Set-2015, 08:35)
Non so perché questo libro faccia ad alcuni un evidente effetto negativo.... Tra questi "alcuni" ci sono anche io!! Ovviamente la parte della distinzione tra soggetti realmente pericolosi e non mi ha terrorizzata... E ovviamente l'ansia è salita alle stelle e mi ha portata a chiedermi se in realtà appartenessi alla prima categoria. Ieri notte ho dormito malissimo e stamattina mi sono svegliata con un peso sullo stomaco non indifferente... Però c'è da dire che il libro è stato davvero utile per comprendere meglio dei meccanismi che ho scoperto da un po'. Provo ad essere indifferente di fronte alle migliaia di domande che mi assillano durante il giorno, ma i dubbi sembrano infiniti. A volte non so più chi sono e cosa voglio davvero. Grazie, perché da quando ho scoperto questo forum mi sento più forte.. PSICO smile.gif

Ciao, noto che a molti fa questo effetto, che dipende soprattutto dalla suggestionabilità della persona.
Quando cerchi di distinguere o di capire chi sei, stai già avvallando l'ipotesi di poter essere quello che temi perché non riconosci l'emozione che vivi (la paura).
Per questo, dovresti lavorare più sulle emozioni e meno sui contenuti (che sono compulsioni).
Pensare aggrava, soprattutto se lo fai quando hai paura, dato che questa emozione amplifica e distorce quello che vedi e ciò che pensi.

Inviato da: Hachi93 il Domenica, 06-Set-2015, 23:16
Grazie mille Dr Dock PSICO smile.gif cercherò di focalizzare la mia attenzione sulle emozioni e sulle tecniche per poterle distinguere PSICO smile.gif un saluto

Inviato da: famagari il Domenica, 20-Set-2015, 15:44
Però il doc è costituito pure da impulsi invece lui non li cita nel libro. Mi sono un po' confusa leggendo intimorita...

Inviato da: Damadicristallo il Domenica, 29-Gen-2017, 17:34
Buonasera, dove è possibile leggere la continua di questo libro?

Inviato da: MAX-ILLUSION il Domenica, 29-Gen-2017, 22:00
QUOTE (Damadicristallo @ Domenica, 29-Gen-2017, 17:34)
Buonasera, dove è possibile leggere la continua di questo libro?

É tutto qui finisce a pagina 4

Inviato da: sam9765 il Venerdì, 03-Feb-2017, 21:13
buonasera, sono nuovo nel forum, sto cercando di raccogliere più informazioni possibili per risolvere il problema dei pensieri ossessivi, per questo mi sono imbattuto nella mini guida per l'ansia e pensieri disfunzionali, ho letto che Dr.Dock ha consigliato la lettura di questo libro perciò ho deciso di cominciare a leggerlo, beh che dire, mi sono fermato alla pagina 2 perchè mi ha molto spaventato e fatto salire l'ansia ancor di più, prima di tutto per ciò che c'è scritto per quanto riguarda se si tratta di pensieri ossessivi o di essere veramente una persona instabile mentalmente capace di fare realmente del male, dice che ciò che possiamo fare in futuro può essere collegato a ciò che abbiamo fatto in passato, una persona con ossessioni, non starà meglio leggendo questo ma andrà a scavare nel suo passato e a cercare ogni minimo particolare che possa mettere il dubbio che in passato abbia fatto qualcosa di sbagliato, magari una piccola cosa stupida e insignificante può essere ingigantita e la persona leggendo questo libro si ossessiona credendo che quella piccola cosa stupida possa essere sintomo di essere davvero una persona capace di far del male, faccio un esempio su di me, quando avevo 12 anni facevo delle analisi per vedere se avevo il diabete, capitava spesso a quel tempo che facessi io il caffè a casa per tutti, una volta, non so neanche perché l'avessi fatto, avevo messo un cucchiaino di zucchero in più a tutti, questo è stata una stupidata fatta quando ero piccolo, forse perché avevo paura di avere il diabete appunto, ecco che leggendo questo libro mi è tornato in mente quell'episodio insignificante e mi sono iniziati una serie di pensieri ossessivi, che siccome avevo fatto quella cosa, e nel libro c'è scritto delle azioni che abbiamo fatto in passato, mi sono spaventato. Poi un altra cosa che non mi è piaciuta di questo libro è che ci sono scritte dei sintomi delle malattie come la depressione, io che sono ipocondriaco e facilmente suggestionabile, leggendo questi sintomi mi spavento e quasi cerco correlazioni con ciò che provo. Perciò questo libro secondo me non è adatto a chi ha pensieri ossessivi e ansia perché invece di tranquillizzare e rassenerare la persona la spaventano ancora di più, va bene per chi ha una situazione vicina di questo problema e vuole conoscerne i meccanismi e vuole sapere come si sente la persona con il problema, ma non per chi già ha questo problema perché porta ancora più ansia.

Inviato da: MAX-ILLUSION il Sabato, 04-Feb-2017, 14:18
QUOTE (sam9765 @ Venerdì, 03-Feb-2017, 21:13)
buonasera, sono nuovo nel forum, sto cercando di raccogliere più informazioni possibili per risolvere il problema dei pensieri ossessivi, per questo mi sono imbattuto nella mini guida per l'ansia e pensieri disfunzionali, ho letto che Dr.Dock ha consigliato la lettura di questo libro perciò ho deciso di cominciare a leggerlo, beh che dire, mi sono fermato alla pagina 2 perchè mi ha molto spaventato e fatto salire l'ansia ancor di più, prima di tutto per ciò che c'è scritto per quanto riguarda se si tratta di pensieri ossessivi o di essere veramente una persona instabile mentalmente capace di fare realmente del male, dice che ciò che possiamo fare in futuro può essere collegato a ciò che abbiamo fatto in passato, una persona con ossessioni, non starà meglio leggendo questo ma andrà a scavare nel suo passato e a cercare ogni minimo particolare che possa mettere il dubbio che in passato abbia fatto qualcosa di sbagliato, magari una piccola cosa stupida e insignificante può essere ingigantita e la persona leggendo questo libro si ossessiona credendo che quella piccola cosa stupida possa essere sintomo di essere davvero una persona capace di far del male, faccio un esempio su di me, quando avevo 12 anni facevo delle analisi per vedere se avevo il diabete, capitava spesso a quel tempo che facessi io il caffè a casa per tutti, una volta, non so neanche perché l'avessi fatto, avevo messo un cucchiaino di zucchero in più a tutti, questo è stata una stupidata fatta quando ero piccolo, forse perché avevo paura di avere il diabete appunto, ecco che leggendo questo libro mi è tornato in mente quell'episodio insignificante e mi sono iniziati una serie di pensieri ossessivi, che siccome avevo fatto quella cosa, e nel libro c'è scritto delle azioni che abbiamo fatto in passato, mi sono spaventato. Poi un altra cosa che non mi è piaciuta di questo libro è che ci sono scritte dei sintomi delle malattie come la depressione, io che sono ipocondriaco e facilmente suggestionabile, leggendo questi sintomi mi spavento e quasi cerco correlazioni con ciò che provo. Perciò questo libro secondo me non è adatto a chi ha pensieri ossessivi e ansia perché invece di tranquillizzare e rassenerare la persona la spaventano ancora di più, va bene per chi ha una situazione vicina di questo problema e vuole conoscerne i meccanismi e vuole sapere come si sente la persona con il problema, ma non per chi già ha questo problema perché porta ancora più ansia.

La lettura dei libri dovrebbe essere accompagnata da percorso psiciterapeutiche che é insostituibile e dovrebbe essere fatta in momenti di fase non acuta.

Inviato da: Czaesar il Martedì, 29-Ago-2017, 12:00
Bravissimo! Lo lessi anch'io qualche anno fa! Poe oltre cne visionario era anche un abile filosofo! PSICO D.gif

Inviato da: Shadownet614 il Martedì, 24-Ott-2017, 08:06
scusate la domanda stupida : ma il libro tradotto non si può scaricare ?

Inviato da: giovannalapazza il Venerdì, 17-Apr-2020, 09:48
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il libro è tradotto per intero in questa discussione

Inviato da: Darschy il Venerdì, 17-Apr-2020, 10:06
QUOTE (giovannalapazza @ Venerdì, 17-Apr-2020, 08:48)
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il libro è tradotto per intero in questa discussione

Ciao Simmi, ottimo tempismo di risposta laugh.gif



Inviato da: giovannalapazza il Giovedì, 17-Set-2020, 10:50
QUOTE (Darschy @ Venerdì, 17-Apr-2020, 09:06)
QUOTE (giovannalapazza @ Venerdì, 17-Apr-2020, 08:48)
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il libro è tradotto per intero in questa discussione

Ciao Simmi, ottimo tempismo di risposta laugh.gif

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Inviato da: AnotherThought il Mercoledì, 04-Ago-2021, 23:06
Ragazzi, veramente grande libro...
Ho compulsato parecchio in alcune parti, ma il bello del libro è proprio questo: non cerca di rassicurarti ma ti spiega i meccanismi che ci sono dietro ai pensieri ecc.. Grazie a chi ha tradotto e riportato qui PSICO hug.gif

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