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PSICO > Strategie per combattere il disagio psicologico > Mindfulness!


Inviato da: miki_70 il Giovedì, 04-Ago-2011, 20:19
Spazio di respiro di tre minuti.
Tre volte al giorno ad orari prestabiliti ed ogni volta che proviamo una sensazione di disagio, possiamo prenderci una "pausa" di tre minuti riconettendoci con il presente che stiamo vivendo, con il qui e ora.
Adesso.
Questo è uno dei tanti modi di vivere il presente, di vivere nel presente.
Riconosciamo la nostra esperienza in quel momento.
L'esercizio lo si pratica tre volte al giorno ed ogni qual volta proviamo disagio.
Ovunque siamo e qualsiasi cosa stiamo facendo, lontani da occhi indiscreti ci fermiamo, assumiamo una posizione eretta e dignitosa, con una postura slanciata verso il cielo. Possibilmente chiudiamo gli occhi e chiediamoci nel primo minuto:


- qual'è la mia esperienza in questo momento?

Nel primo minuto riconosciamo tutti i pensieri che ci passano per la mente, tutte le emozioni e le sensazioni fisiche provenienti da qualsiasi parte del corpo.

Esempio: sto pensando che questa situazione è insopportabile, non ce la faccio più, sto per scoppiare etc. (pensieri)

Sento una rabbia addosso, un odio verso me stesso o altri, paura, timore, ansia, etc. (emozioni).

Ho una terribile sensazione di oppressione al petto, ho le gambe tese, le spalle alzate, curvate, ho il cuore che batte all'impazzata, sto sudando a profusione, etc. (sensazioni fisiche).

In questo primo minuto prendo consapevolezza della mia esperienza in quel momento, e la riconosco, le do un nome.

- nel secondo minuto rivolgiamo tutta la nostra attenzione alla sensazione fisica del respiro, all'espandersi dell'addome nella inspirazione e al contrarsi dell'addome nell'espirazione. Se si ha difficoltà nel percepire il movimento della pancia si può prestare attenzione al flusso dell'aria che entra ed esce a livello delle narici o della gola o all'innalzamento ed abbassamento del torace.
Tuuta la nostra attenzione concentrata sulla sensazione fisica del respiro. Se abbiamo difficoltà, mentalmente possiamo dire:"inspirazione" nella fase di inspirazione ed "espirazione" nella fase di espirazione".


- nel terzo minuto prestiamo attenzione consapevole ed intenzionale a tutto il corpo, a tutte le sensazioni fisiche provenienti dal corpo.


Chiaramente in questi tre minuti la mente divagherà alla grande. Questo non è un errore, non è uno sbaglio. La mente fa quello per cui è stata creata. Quando ci accorgiamo del divagare della mente riconosciamo dove è andata a divagare e poi con dolcezza e senza giudicarci e senza giudicare l'esperienza del divagare della mente, riportiamo attenzione e consapevolezza all'esercizio. Al nostro presente.

Ricordiamoci che lo scopo dell'esercizio non è raggiungere un obiettivo, un risultato, una soluzione. Lo scopo è restare nel presente in quel momento riconoscendo quello che stiamo sperimentando momento per momento.Stiamo con quello che c'è!


PSICO smile.gif





Inviato da: amos81 il Giovedì, 04-Ago-2011, 20:21
Sai che non son mai riuscito a farlo io questo?

Inviato da: miki_70 il Giovedì, 04-Ago-2011, 20:26
Il programma sia di MBSR che di MBCT comincia con questo semplice esercizio.
Quando l'ho fatto io sono rimasto scioccato. Certo, poi mi è rimasta una bustina sana di uvetta laugh.gif
Quando e se fate questo esercizio, fate finta che siete dei marziani giunti sulla terra e per salutare la vostra venuta vi abbiano offerto questo frutto.
Lo guardate e lo assaggiate per la prima volta. PSICO-si.gif




L'uva passa è un frutto strano e piccolo e quando lo mangiamo, siama soliti buttarlo giù, senza pensarci più di tanto. E' sbalorditivo scoprire quanto possa essere più profonda l'esperienza con un'uvetta, se si tratta in modo pienamente consapevole.
Primo, prendi un acino di uva passa e mangiala nel modo in cui fai di solito.
Ora, prendi un'altro acino d'uvetta, mettila sul tavolo di fronte a te ed esaminala. Nota le grinze sulla buccia. Guarda le varie forme che le grinze fanno. Prendi un secondo acino di uvetta e mettila vicno alla prima, e nota come esse siano diverse. Non esistono due uvette identiche.
I due acini sono della stessa misura? Pensa a loro nei termini dello spazio che occupano nella stanza, nel mondo, nell'universo. Pensa alla loro in relazione una all'altra.
Ora prendi uno dei due acini di uvetta e fallo rotolare tra le dita. Sentine la consistenza sulla superficie esterna del frutto. Senti le tracce leggermente appiccicose che lascia sulle dita, mentre lo muovi avanti e indietro.
Porta in bocca l'uvetta. Falla rotolare in bocca, sopra e sotto la lingua. Nascondila nella fessura tra la mascella e la guancia. Non masticala per almeno trenta secondi o più.
Quando sei pronto, mordi l'uvetta e notane il sapore. Nota il modo in cui la senti tra i denti mentre la mastichi. Senti come scivola giù in gola quando l'ingoi.
Ora mangia il secondo acino di uvetta ma, stavolta, masticando molto, molto lentamente.
Masticalo più volte che puoi, finchè non diventa una poltiglia liquida nella tua bocca. Il sapore è diverso quando viene mangiato in questo modo rispetto a quello precedente? In che modo cambia? Cosa senti in bocca quando si fa in pezzi? Come la senti quando l'ingoi? Com'è rispetto all'uvetta mangiata precedentemente? Che cosa cambia quando mangi l'uvetta in modo pienamente consapevole, rispetto a quando semplicemente la butti giù?

Inviato da: amos81 il Giovedì, 04-Ago-2011, 20:28
Nemmeno questo, sarei stato un disastro PSICO-green.gif

Inviato da: miki_70 il Giovedì, 04-Ago-2011, 20:29
QUOTE (amos81 @ Giovedì, 04-Ago-2011, 19:21)
Sai che non son mai riuscito a farlo io questo?

Prova e riprova Amos. In realtà questo esercizio viene svolto quasi a metà programma dopo che si è imparato bene a fare la meditazione sul corpo o body scan. Ed il body scan deve essere fatto sei giorni su sette per almeno due settimane e dura 40 minuti ogni volta PSICO-si.gif

Inviato da: miki_70 il Giovedì, 04-Ago-2011, 20:34
QUOTE (amos81 @ Giovedì, 04-Ago-2011, 19:28)
Nemmeno questo, sarei stato un disastro PSICO-green.gif

Nel senso che non l'hai mai fatto?

Inviato da: miki_70 il Giovedì, 04-Ago-2011, 20:43
Come praticare la mindfulness


Alcune indicazioni che torneranno utili nel momento in cui tu praticherai la mindfulness.


Se ti perdi in un pensiero, semplicemente ritorna dolcemente all'esercizio.
Quando inizi a essere consapevole dei pensieri e delle sensazioni che si verificano nella tua mente e nel tuo corpo, noterai dei momenti in cui comincerai a seguire il pensiero piuttosto che semplicemente guardarlo. Praticamente tutti quelli che fanno quell'esercizio finiscono prima o poi in uno dei treni. Tu stesso ne hai probabilmente fatto esperienza, è perfettamente naturale. Per praticare questi esercizi, quando ti ritrovi tirato dentro in un pensiero, o lo segui dove và, semplicemente osserva cosa sta succedendo e dolcemente riportati indietro alla posizione dell'osservatore. Poi continua con la pratica.

Defonditi dai tuoi giudizi.
Mentre pratichi la mindfulness, una delle cose che noterai immediatamente è che la tua mente comincia a produrre giudizi. Se rimani intrappolato nei tuoi pensieri magari comincerai a dirti: "Dannazione. Sono un fallimento. Non riesco neanche a fare bene questi maledetti esercizi". Oppure quando ti senti particolarmente consapevole, ti dici: "Wow! lo sto facendo veramente, io sono proprio bravo in questo esercizio di mindfulness!". Oppure puoi pensare che questi esercizi sono una perdita di tempo, dicendo tra te e te "Perchè sto perdendo il mio tempo con queste sciochezze? Ho tante cose da fare!". Questi sono solo alcuni esempi della miriade di giudizi che la tua mente può produrre.
Ognuna di queste affermazioni ti offre alcune importanti informazioni. Ti dice che ti stai rinchiudendo nella tua macchina delle parole. Non è importante la forma del giudizio o la prova della sua veridicità o falsità, quello che è importante è che ti stai ingabbiando e invischiando in un giudizio.
Quando ti trovi preso all'amo del giudicare, prendi dolcemenete nota che la tua mente sta producendo dei giudizi, riconoscile gli sforzi che sta facendo per te, e poi ritorna a fare l'esercizio come prima.

Accetta le tue emozioni.
Quando farai questi esercizi, incontrerai alcune delle emozioni negative con cui hai lottato tutto questo tempo. A dire il vero, alcuni esercizi sono stati progettati per portarti in contatto con queste emozioni. Se, per esempio, stai soffrendo di depressione o di ansia, questo potrebbe essere a volte difficile.
Se hai un disturbo da attacchi di panico e spendi un sacco di tempo ed energie a controllare le tue sensazioni corporee. Forse sei particolarmente preoccupato della velocità del tuo ritmo cardiaco, molte persone che soffrono di panico sono convinte di avere un infarto anche quando non è così.
Questa paura ti può prendere mentre svolgi questi esercizi.
Magari sei depresso e lotti per liberarti dai cicli di rimuginazione ossessiva.
Quando entri in contatto con le emozioni o con i pensieri negativi, rimani bloccato in questi. Allora cominci a credere che pensieri ed emozioni negative siano le uniche cose che accadono nel momento presente.
Lo scopo di questi esercizi è quello di aiutarti a vedere che il presente è un evento in cuntinuo divenire e cambiamento, un processo che accade in momento in momento. Quando cominci a lottare con le sensazioni di panico, o ti intrappoli nelle rimuginazioni negative, questo è un segno sicuro che tu stai entrando nuovamente nella zona di guerra. Ancora una volta, tranquillamente, nota che sei qui come essere umano consapevole che osserva e prova ad aprirti a questi sentimenti e pensieri come a dei semplici sentimenti e pensieri. Non metterti a discutere con loro o non cercare di mandarli via.

La mindfulness non è una tecnica di distrazione
Gli esercizi di mindfulness non hanno lo scopo di distrarti dai contenuti negativi della tua mente: infatti, mindfulness e tecniche di distrazione sono antitetiche. Pensare di essere "abbastanza consapevoli da non sentire più il dolore" è solamente un'altra storia che la tua macchina delle parole ti sta raccontando. Utilizzare le tecniche in questo modo è semplicemente un'altra forma di evitamento che ti riporta immediatamente al dolore che stai cercando di evitare. Non cercare di scappare dalla tua ansia, dal tuo stress o dalla tua depressione attraverso la mindfulness.
Se arrivano sensazioni dolorose semplicemente notale e vai avanti.

La pratica.
La mindfulness è probabilmente una "posizione" che tu non sei abituato a tenere. Per sviluppare questa abilità, hai bisogno di praticarla. Nel momento in cui cominci a capire i punti chiave della pratica della mindfulness, la porterai naturalmente con te nel tuo contesto di vita. La mindfulness è una pratica che puoi intraprendere ogni giorno e in ogni momento della giornata.

Inviato da: amos81 il Giovedì, 04-Ago-2011, 20:46
QUOTE (miki_70 @ Giovedì, 04-Ago-2011, 19:29)
QUOTE (amos81 @ Giovedì, 04-Ago-2011, 19:21)
Sai che non son mai riuscito a farlo io questo?

Prova e riprova Amos. In realtà questo esercizio viene svolto quasi a metà programma dopo che si è imparato bene a fare la meditazione sul corpo o body scan. Ed il body scan deve essere fatto sei giorni su sette per almeno due settimane e dura 40 minuti ogni volta PSICO-si.gif

No, ma adesso potrei anche provarci immagino. Ma all'inizio mi sedevo 3 minuti e vabbuò succedeva di tutto. Mi alzavo ancora più confuso di prima.
Ho dovuto sedermi, fare 1 mese buono di sessioni da mezzora prima di cominciare a rallentare un filo il mio cervello e cominciare a stare col respiro nn dico regolarmente ma almeno qualche respiro di fila.
Il bodyscan? Idem. Quando lo facevano a yoga io lo saltavo bellamente perchè quando lo facevo per me era di un noia mortale. Poi ho capito perchè, non sentivo nemmeno più il mio corpo per cui io non sentivo le varie parti, le pensavo. Ora riesco a farlo (e anche qui scioccamente lo faccio troppo poco) perchè sento il corpo, ma cmq preferisco farlo dopo almeno 40 minuti di meditazione seduta, altrimenti vado comunque troppo veloce.
Lo yoga fisico non riesco ancora a farlo perchè lo vedo me ginnastica rilassante (cosa che non è) e nemmeno quella camminata (secondo me la più difficile ma potenzialmente la piu bella di tutte).

Insomma sono una frana PSICO-green.gif . Però penso appunto che questi programmi siano un filo troppo strutturati. Ognuno secondo me è meglio parta da ciò che riesce e può fare. Anche se paradossalmente per altri può essere più difficile ma per lui magari è più facile.
Tipo Zinn diceva che per chi era molto cerebrale come il sottoscritto era meglio il bodyscan di quella classica seduta perchè ti riporta più nel corpo, e viceversa. e secondo me in una logica di equilibrio ha ragione, ma anche qui cum grano salis. Se sei talmente cerebrale da esserti disconnesso dal corpo e ti manca uno sputo per perdere anche quello con la realtà forse è meglio tu punti subito al problema grosso (la mente) quando sei solo normalmente moltissimamente esagerato verso la stessa fai altro PSICO-green.gif .

Quella sul cibo è fantastica. Mi sono accorto che per anni ho solo ingurgitato roba.

Inviato da: miki_70 il Giovedì, 04-Ago-2011, 20:57
Nella mindfulness si invitano i pazienti a fare sempre gli esercizi, qualunque cosa accada.Sia se ne hanno voglia o meno. Se sperimenti la noia, stai con la noia, se sei nervoso, stai con il nervoso. Qual'è la differenza sostanziale tra la mindfulness e lo yoga come noi lo conosciamo?
Durante gli esercizi di mindfulness la mente comincia a ribellarsi con pensieri, emozioni, sensazioni fisiche. Tutti questi eventi vanno presi in considerazione e fatti venire a galla.Si evita così l'evitamento esperenziale.
La noia che arriva è un sentimento e quel sentimento è probabile che sia familiare a molte cose che si fanno nella vita. In genere la noia viene evitata e come viene evitata? Molti mangiano, altri si distraggono, altri fanno spese compulsive, altri abusano di sostanze. Tutto questo pur di non sentire e lasciar essere la noia. E' solo un esempio.

Inviato da: ale78 il Venerdì, 05-Ago-2011, 11:07


Ho fatto e sto facendo tanta confusione: però ero completamente all'oscuro di queste cose. Avevo davanti un libro, ho seguito un consiglio e mi sono buttata. Ho pasticciato. E pratico in maniera disordinata (in linea con la mia natura, purtroppo), anche se da circa un mese lo faccio ogni giorno.
Poi "medito" (parolone per me) distesa e non seduta, perché mi viene ancora più difficile. Con queste frasi so che sto giudicando e cercando obiettievi e non dovrei farlo. Ognuno percorre la sua strada.
Ho tantissima difficoltà a non giudicare il caos della mia testa. Non capisco a livello pratico in cosa consista l'osservare e lasciare andare (devo pormi domande tipo perché questo pensiero? Oppure ok ci sei e allora?)

Il primo esercizio lo faccio ogni giorno. Più di tre volte. Però appunto non vado oltre il sentire il dolore dell'ansia nel corpo.

Ho sperimentato quello dell'uva (va bè con i pop corn blush.gif ). L'ho trovato utilissimo. Come anche quello di toccare le cose e percepirle.

(Ieri pomeriggio per la prima volta a un certo punto ho avuto la sensazione di non sentire il corpo. Percepivo solamente il centro della pancia. Non ero spaventata. Non ero neppure addormentata. Non so darmi una spiegazione di cosa possa essere stato.)



P.S. Grazie Miki, l'aiuto che dài a questo forum è impagabile PSICO smile.gif

Inviato da: miki_70 il Venerdì, 05-Ago-2011, 13:50
QUOTE (ale78 @ Venerdì, 05-Ago-2011, 10:07)
Ho fatto e sto facendo tanta confusione: però ero completamente all'oscuro di queste cose. Avevo davanti un libro, ho seguito un consiglio e mi sono buttata. Ho pasticciato. E pratico in maniera disordinata (in linea con la mia natura, purtroppo), anche se da circa un mese lo faccio ogni giorno.
Poi "medito" (parolone per me) distesa e non seduta, perché mi viene ancora più difficile. Con queste frasi so che sto giudicando e cercando obiettievi e non dovrei farlo. Ognuno percorre la sua strada.
Ho tantissima difficoltà a non giudicare il caos della mia testa. Non capisco a livello pratico in cosa consista l'osservare e lasciare andare (devo pormi domande tipo perché questo pensiero? Oppure ok ci sei e allora?)

Il primo esercizio lo faccio ogni giorno. Più di tre volte. Però appunto non vado oltre il sentire il dolore dell'ansia nel corpo.

Ho sperimentato quello dell'uva (va bè con i pop corn blush.gif ). L'ho trovato utilissimo. Come anche quello di toccare le cose e percepirle.

(Ieri pomeriggio per la prima volta a un certo punto ho avuto la sensazione di non sentire il corpo. Percepivo solamente il centro della pancia. Non ero spaventata. Non ero neppure addormentata. Non so darmi una spiegazione di cosa possa essere stato.)



P.S. Grazie Miki, l'aiuto che dài a questo forum è impagabile PSICO smile.gif

laugh.gif non vale con i pop corn. Hai mai seguito il movimento che fa la lingua quando mangi? o più che altro quando mastichi? E' allucinante PSICO-si.gif
Di solito non ci accorgiamo del suo movimento. Se provi mi dici cosa è successo?
Purtroppo si fa confusione, per questo la mindfulness è difficile da spiegare.
Io ci provo e vediamo cosa ne esce fuori.
Osservare e lasciare andare cosa significa?
Lo scoprirai con l'esercizio del body scan e poi potrai applicare questo metodo ai pensieri.
Ricordati solo che il pensare non corrisponde al fare. Per questo i pensieri non sono i fatti.
Imparerai anche a respirare dentro, attraverso ed attorno alle sensazioni fisiche.....e lasciarle essere o lasciale andare.
tempo e pazienza blush.gif

PSICO-kiss.gif

Inviato da: miki_70 il Venerdì, 05-Ago-2011, 22:01
Prima seduta: il pilota automatico


A volte, in macchina, guidiamo per chilometri affidandoci al "pilota automatico" senza essere realmente consapevoli di quello che facciamo. Nello stesso modo, possiamo realmente non essere "presenti", momento per momento, per una buona parte della nostra vita: possiamo essere lontani chilometri senza saperlo.
Con il pilota automatico è più probabile che abbiamo i "pulsanti" delle nostre reazioni automatiche sempre premuti. Gli eventi che accadono intorno a noi e i pensieri, sentimenti e sensazioni che sono nella nostra mente (di cui possiamo solo essere confusamente consapevoli) possono innescare vecchie modalità di pensiero, che spesso sono nocive e possono peggiorare il nostro umore.
Diventando più cosapevoli dei nostri pensieri, sentimenti e sensazioni fisiche momento per momento, diamo a noi stessi una maggiore possibilità di libertà e di scelta; non siamo costretti a ripercorrere sempre i vecchi tracciati mentali che in passato ci hanno causato problemi.
Questo programma ha lo scopo di accrescere la nostra consapevolezza in modo che possiamo rispondere alle situazioni essendo in grado di scegliere, invece che reagire in modo automatico. Possiamo riuscire a farlo attraverso l'esercizio, diventando più consapevoli di dove di trova la nostra attenzione e spostando intenzionalmente il suo focus, ogni vota che sarà il caso.
Per cominciare, prestiamo attenzione alle diverse parti del corpo come punti focali a cui "ancorare" la nostra consapevolezza del momento presente. Ci alleneremo anche a portare la nostra attenzione, con la volontà, sulle diverse parti del corpo. E' questo lo scopo dell'esercizio del body scan, il più importatnte compito di inizio programma.


PSICO smile.gif

Inviato da: DrowningLessons il Venerdì, 05-Ago-2011, 22:22
(mi intrufolo un attimo per una precisazione: ho comprato quel libro stupendo e faccio il primo esercizio ogni volta che posso, ma dura più di tre minuti. Va bene? Perché ci metto un sacco a "entrare in comunicazione" con le sensazioni corporee e soprattutto per dare un nome alle emozioni...ma è importante che sia breve? Di minuti ce ne metto sempre almeno 3 per set... blush.gif )

Inviato da: miki_70 il Venerdì, 05-Ago-2011, 22:27
QUOTE (DrowningLessons @ Venerdì, 05-Ago-2011, 21:22)
(mi intrufolo un attimo per una precisazione: ho comprato quel libro stupendo e faccio il primo esercizio ogni volta che posso, ma dura più di tre minuti. Va bene? Perché ci metto un sacco a "entrare in comunicazione" con le sensazioni corporee e soprattutto per dare un nome alle emozioni...ma è importante che sia breve? Di minuti ce ne metto sempre almeno 3 per set... blush.gif )

a quale esercizio ti riferisci? Puoi intrufolarti quanto e quando vuoi PSICO smile.gif

Inviato da: miki_70 il Venerdì, 05-Ago-2011, 22:55



il mio maestro in cd laugh.gif

Inviato da: DrowningLessons il Sabato, 06-Ago-2011, 07:57
QUOTE (miki_70 @ Venerdì, 05-Ago-2011, 21:27)
QUOTE (DrowningLessons @ Venerdì, 05-Ago-2011, 21:22)
(mi intrufolo un attimo per una precisazione: ho comprato quel libro stupendo e faccio il primo esercizio ogni volta che posso, ma dura più di tre minuti. Va bene? Perché ci metto un sacco a "entrare in comunicazione" con le sensazioni corporee e soprattutto per dare un nome alle emozioni...ma è importante che sia breve? Di minuti ce ne metto sempre almeno 3 per set... blush.gif )

a quale esercizio ti riferisci? Puoi intrufolarti quanto e quando vuoi PSICO smile.gif

Miky love PSICO hug.gif

Quello della mindfulness con il primo minuto dedicato all'osservazione di sè, il secondo al respiro e il terzo alle sensazioni.

Il primo minuto dura sempre un'eternità, almeno 3 o 4 minuti. Quando mi concentro sul mio corpo perdo di vista i pensieri, e quando mi concentro sulle emozioni pure. Questo mi aiuta perché così riesco ad entrare in contatto con l'emozione del momento (che è quasi sempre ansia), darle un nome e lasciarla sviluppare in me senza paura, ma in questo modo l'esercizio dura ben più di tre minuti...Invece magari lo scopo è notare tutto rapidamente?

Inviato da: miki_70 il Sabato, 06-Ago-2011, 09:05
QUOTE (DrowningLessons @ Sabato, 06-Ago-2011, 06:57)
QUOTE (miki_70 @ Venerdì, 05-Ago-2011, 21:27)
QUOTE (DrowningLessons @ Venerdì, 05-Ago-2011, 21:22)
(mi intrufolo un attimo per una precisazione: ho comprato quel libro stupendo e faccio il primo esercizio ogni volta che posso, ma dura più di tre minuti. Va bene? Perché ci metto un sacco a "entrare in comunicazione" con le sensazioni corporee e soprattutto per dare un nome alle emozioni...ma è importante che sia breve? Di minuti ce ne metto sempre almeno 3 per set... blush.gif )

a quale esercizio ti riferisci? Puoi intrufolarti quanto e quando vuoi PSICO smile.gif

Miky love PSICO hug.gif

Quello della mindfulness con il primo minuto dedicato all'osservazione di sè, il secondo al respiro e il terzo alle sensazioni.

Il primo minuto dura sempre un'eternità, almeno 3 o 4 minuti. Quando mi concentro sul mio corpo perdo di vista i pensieri, e quando mi concentro sulle emozioni pure. Questo mi aiuta perché così riesco ad entrare in contatto con l'emozione del momento (che è quasi sempre ansia), darle un nome e lasciarla sviluppare in me senza paura, ma in questo modo l'esercizio dura ben più di tre minuti...Invece magari lo scopo è notare tutto rapidamente?

Tre minuti sono indicativi. Ad esempio a volte a me capita di non arrivare neanche a tre minuti perchè ormai ci sono abituato. Lo spazio dei tre minuti serve soprattutto a riconetterci con la pratica formale della meditazione, per dare una continuità e ritornare al presente. Perciò non importa quanto tempo dura l'esercizio, come dice Kabat Zinn :"Fallo e basta" abbandonando qualsiasi aspettativa, qualsiasi raggiungimento di obiettivi o soluzioni.

PSICO hug.gif

Inviato da: miki_70 il Sabato, 06-Ago-2011, 09:51
Body Scan o meditazione sul corpo - prima parte -


Per praticare l'esercizio del body scan o meditazione sul corpo troviamo un ambiente calmo, non disturbato dal telefono o dai familiari e con una temperatura confortevole. Nel caso possiamo coprirci con una leggera coperta.
Ci sdraiamo a terra sulla schiena, su un materassino, una stuoia, una coperta o un letto se però è abbastanza duro. Le gambe distese diritte e le braccia lungo i fianchi. La testa, leggermente sollevata con un supporto. La testa appoggiata sulla nuca.

Impariamo a considerare questo esercizio come un intervallo di tempo che dedichiamo completamente a noi stessi. Stiamo totalemnte con noi stessi, mente e corpo: qualcosa che ci permettiamo raramente. Lo scopo è dare attenzione, esplorare con curiosità, le sensazioni fisiche che ci arrivano dalle diverse parti del corpo. Lo scopo non è rilassarsi o provare benessere. Questo a volte può accadere ma anche no!

Osserviamo il panorama interiore del corpo e qualunque sensazione si presenti, piacevole o spiacevole, va bene.
Non c'è nulla di sbagliato, non c'è nulla che deve essere corretto o cambiato. Qualunque sensazione ci arrivi, momento per momento, la accogliamo e la osserviamo prima di lasciarla andare con l'espirazione e passare a concentrare il focus su un'altra parte del corpo.

Per cominciare questo esercizio, chiudiamo gli occhi. Se per qualcuno questo fosse disagevole si possono tenere gli occhi aperti ed anche più avanti nel corso dell'esercizio se il sonno ci soverchiasse possiamo aprire gli occhi in qualunque momento.
Chiudiamo gli occhi e cominciamo con il portare l'attenzione sulle sensazioni del respiro, sulle sensazioni fisiche fisiche del flusso dell'aria che entra ed esce dal nostro corpo: una leggera dilatazione dell'addome ad ogni inspirazione ed una leggera contrazione dell'addome ad ogni espirazione.

Semplicemente apriamo tutta la nostra attenzione alle sensazioni fisiche del respiro. Proviamo meglio che possiamo a dare attenzione ad ogni inspirazione e ad oni espirazione momento dopo momento e a seguire i cambiamenti delle sensazioni. Respiro dopo respiro, momento dopo momento.

Adesso con calma e tranquillità facciamo scivolare l'attenzione sul fianco sinistro e poi lungo tutta la gamba sinistra fino ad arrivare al piede sinistro. A questo punto concentriamo tutta la nostra attenzione sull'alluce del piede sinistro, sulle sensazioni che percepiamo in questa parte del corpo, che siano distinte o confuse: esploriamole. Possono essere sensazioni di contatto con l'altro dito, sensazioni di contatto con la calza o con l'aria, sensazioni di prurito, formicolii, calore, pulsazioni o anche un'apparente assenza di sensazioni.

Assorbiamo nella nostra consapevolezza qualunque sensazione fisica giunga da questa parte del corpo........e stiamo con quello che c'è. Non proviamo a cambiare queste sensazioni, non muoviamo l'alluce.

Se ad un certo punto ci accorgiamo che la nostra attenzione si è spostata, che la mente è altrove, che siamo persi in qualche ricordo, in qualche pensiero sulle cose da fare o in qualche altra sensazione.....non è un errore, questo è semplicemente quello che la mente fa, sempre. Quando ce ne accorgiamo, riportiamo con calma, gentilezza e senza giudizio, la nostra attenzione sull'alluce.

Duante il corso dell'esercizio potrà accadere più volte che la nostra attenzione si ritrovi altrove. Ogni volta, con calma, senza giudicarci, senza criticarci, riportiamo l'attenzione sulle sensazioni fisiche della parte del corpo su cui ci stavamo concentrando.

1000 volte la nostra attenzione si sposta, 1000 volte la riportiamo sulla parte del corpo a cui stiamo dando attenzione.

Inviato da: ale78 il Sabato, 06-Ago-2011, 09:53
QUOTE (DrowningLessons @ Sabato, 06-Ago-2011, 07:57)
QUOTE (miki_70 @ Venerdì, 05-Ago-2011, 21:27)
QUOTE (DrowningLessons @ Venerdì, 05-Ago-2011, 21:22)
(mi intrufolo un attimo per una precisazione: ho comprato quel libro stupendo e faccio il primo esercizio ogni volta che posso, ma dura più di tre minuti. Va bene? Perché ci metto un sacco a "entrare in comunicazione" con le sensazioni corporee e soprattutto per dare un nome alle emozioni...ma è importante che sia breve? Di minuti ce ne metto sempre almeno 3 per set... blush.gif )

a quale esercizio ti riferisci? Puoi intrufolarti quanto e quando vuoi PSICO smile.gif

Miky love PSICO hug.gif

Quello della mindfulness con il primo minuto dedicato all'osservazione di sè, il secondo al respiro e il terzo alle sensazioni.

Il primo minuto dura sempre un'eternità, almeno 3 o 4 minuti. Quando mi concentro sul mio corpo perdo di vista i pensieri, e quando mi concentro sulle emozioni pure. Questo mi aiuta perché così riesco ad entrare in contatto con l'emozione del momento (che è quasi sempre ansia), darle un nome e lasciarla sviluppare in me senza paura, ma in questo modo l'esercizio dura ben più di tre minuti...Invece magari lo scopo è notare tutto rapidamente?

Direi che, se di obiettivo si può parlare, quello della "rapidità" non è incluso, anzi.
Se riesci già a sentire queste cose e scordarti dei minuti che passano, mi sembra positivo.
Io invece faccio fatica ad allontanarmi dal tempo, e non vado oltre i 20 minuti di meditazione. Divento irrequieta.

Uhm PSICO sad.gif

Inviato da: ale78 il Sabato, 06-Ago-2011, 09:55
QUOTE (miki_70 @ Venerdì, 05-Ago-2011, 13:50)

laugh.gif non vale con i pop corn. Hai mai seguito il movimento che fa la lingua quando mangi? o più che altro quando mastichi? E' allucinante PSICO-si.gif
Di solito non ci accorgiamo del suo movimento. Se provi mi dici cosa è successo?
Purtroppo si fa confusione, per questo la mindfulness è difficile da spiegare.
Io ci provo e vediamo cosa ne esce fuori.
Osservare e lasciare andare cosa significa?
Lo scoprirai con l'esercizio del body scan e poi potrai applicare questo metodo ai pensieri.
Ricordati solo che il pensare non corrisponde al fare. Per questo i pensieri non sono i fatti.
Imparerai anche a respirare dentro, attraverso ed attorno alle sensazioni fisiche.....e lasciarle essere o lasciale andare.
tempo e pazienza blush.gif

PSICO-kiss.gif

Ho seguito il cibo in bocca, la sua consistenza, il "percorso" che fa in gola quando lo ingerisci. Ma alla lingua non c'ho pensato blush.gif

Miki, da quando hai iniziato?

Inviato da: amos81 il Sabato, 06-Ago-2011, 10:00
QUOTE (ale78 @ Sabato, 06-Ago-2011, 08:55)
QUOTE (miki_70 @ Venerdì, 05-Ago-2011, 13:50)

laugh.gif non vale con i pop corn. Hai mai seguito il movimento che fa la lingua quando mangi? o più che altro quando mastichi? E' allucinante PSICO-si.gif
Di solito non ci accorgiamo del suo movimento. Se provi mi dici cosa è successo?
Purtroppo si fa confusione, per questo la mindfulness è difficile da spiegare.
Io ci provo e vediamo cosa ne esce fuori.
Osservare e lasciare andare cosa significa?
Lo scoprirai con l'esercizio del body scan e poi potrai applicare questo metodo ai pensieri.
Ricordati solo che il pensare non corrisponde al fare. Per questo i pensieri non sono i fatti.
Imparerai anche a respirare dentro, attraverso ed attorno alle sensazioni fisiche.....e lasciarle essere o lasciale andare.
tempo e pazienza blush.gif

PSICO-kiss.gif

Ho seguito il cibo in bocca, la sua consistenza, il "percorso" che fa in gola quando lo ingerisci. Ma alla lingua non c'ho pensato blush.gif

Miki, da quando hai iniziato?

Devi sempre pensarci alla lingua PSICO lingua.gif

Inviato da: amos81 il Sabato, 06-Ago-2011, 18:51
Miky tu riesci a fare qualla camminata?

Inviato da: miki_70 il Domenica, 07-Ago-2011, 09:20
Aleeee, proprio qui ti volevo. Quando tu dici che non riesci a continuare la meditazione perchè diventi irrequieta, sottolinii esattamente la differenza tra la normale meditazione yoga e la mindfulness. Ora, il titolo del 3d è "qualunque cosa sia, proviamo a sentirla". Tu sperimenti l'irrequietezza e reagisci a questa sensazione con il fatto che smetti di meditare. Ricorda, reagisci, non rispondi. La mindfulness ti dice "stiamo con quello che c'è".
Quando ho iniziato io, in inverno, dopo che mi sono imbattuto nell'ACT e nei 3d di Elisa, facevo il body scan e cominciavo ad annoiarmi, mi dicevo "ma a che cazzo serve sta roba, ma quando finisce sto esercizio, non ce la faccio a stare 40 minuti disteso, non ci riesco, etc"". Lì arriva l'intuizione. Noi fuggiamo da tutte le situazioni che consideriamo spiacevoli. Come dicevo ad Amos poco tempo fa, noi funzioniamo in base all'attaccamento e all'avversione. Perciò ci attacchiamo alle cose piacevoli e fuggiamo quelle spiacevoli. La mindfulness ti insegna a far emergere quello che a livello inconsapevole è per te spiacevole e che tu fuggi anche nella vita, e ti permette di accogliere, di dare spazio, di convivere con pensieri, sensazioni ed emozioni per le quali noi, cerchiamo di trovare soluzioni, quando queste sono spiacevoli.
Per questo io dico che la mindfulness è sfuggente, nel senso che non ti aiuta a trovare soluzioni. Per praticarla bisogna abbandonare qualsiasi aspettativa di trovare una soluzione ai problemi. L'intuizione arriva da sola.


Amos. Quando l'ho praticata mi piaceva molto la meditazione camminata. A volte la faccio a lavoro e porto la mia attenzione sulla pianta dei piedi. Scegli una parte degli arti inferiori a cui portare attenzione. Ricordati sempre che se la mente vaga, riportala sul punto a cui dai attenzione. Sempre.

PSICO smile.gif

Inviato da: miki_70 il Domenica, 07-Ago-2011, 10:15
Body Scan - seconda parte -


Adesso, nella fase di espirazione lasciamo andare l'alluce e concentriamo la nostra attenzione sulle altre dita del piede sinistro.

Lasciamo andare e passiamo alla pianta del piede.

Lasciamo andare a facciamo scivolare l'attenzione sul dorso.

Lasciamo andare e passiamo al tallone. Qui osserviamo la differenza di sensazioni provenienti dal contatto del tallone con la superficie che lo regge.

Lasciamo andare e ci concentriamo sulla caviglia.

Adesso cerchiamo di portare attenzione a tutte le sensazini provenienti dal piede sinistro e respiriamo con esse.
Immaginiamo che il flusso d'aria che entra dalle nostre narici durante l'inspirazione attraversi la gola, il torace, l'addome, il fianco sinistro e percorra tutto l'arto fino ad arriavre al piede e rifluisca, nella fase di espirazione sciogliendo le eventuali tensioni presenti nel piede sinistro. Facciamo questo 3 - 4 volte. Non modifichiamo, ne controlliamo il respiro.
Il flusso d'aria entra dalle narici, arriva al piede sinistro, con l'inspirazione, e refluisce, facendo il percorso inverso, con l'espirazione.
Durante l'espirazione proviamo ad ammorbidire il corpo. Ad ogni espirazione proviamo a sprofondare sempre di più nel materassino o stuoia o nel letto.
Quando respiriamo dentro le sensazioni fisiche diamo loro spazio per esserci, così come sono. Le osserviamo, le accogliamo. Notiamo una cosa fondamentale: non stiamo modificando, controllando o eliminando niente.
Ripeto: stiamo con quello che c'è. Respiro dopo respiro. Momento dopo momento.

Adesso, lasciamo andare, e portiamo più che ci riesce, la nostra attenzione alle sensazioni fisiche del polpaccio e ossa della gamba sinistra. Com'è il panorama interiore delle sensazioni in questo punto del corpo a cui diamo attenzion?.
Nel corso dei giorni, praticando, potremo notare come questo panorama si modifica notevolmente e non è mai lo stesso. Oppure può essere sempre così. Noi osserviamo e basta. Osserviamo intenzionalmente e con curiosità. Possono essere sensazioni di contatto del polpaccio con la superficie che lo regge, sensazioni di contatto della gamba con i pantaloni, sensazioni di calore, pulsazioni, prurito o anche un' assenza di sensazioni fisiche.

Lasciamo andare e diamo attenzione alla coscia e alle ossa di questa parte del corpo.

Adesso apriamo la nostra consapevolezza a tutte le sensazioni provenienti dall'arto sinistro e respiriamo dentro l'arto sinistro così come abbiamo fatto con il piede.

Lasciamo andare e facciamo scivolare la nostra attenzione sul fianco sinistro e sulle ossa del bacino nella zona sinistra del corpo.

Lasciamo andare e passiamo ai genitali.

Lasciamo andare ed arriviamo al fianco destro e alle ossa del bacino nella parte destra del corpo.

Lasciamo andare e scorrendo tutto l'arto inferiore destro arriviamo al piede destro e concentriamoci sull'alluce del piede destro.

Lasciamo andare e scorriamo le altre dita, poi l'arco plantare, il dorso e la caviglia del piede destro

Ora apriamo la nostra consapevolezza a tutte le sensazioni fisiche che ci arrivano dal piede destro...... e respiriamoci dentro.


Lasciamo andare e portiamo attenzione alle sensazioni che ci arrivano dal polpaccio e ossa della gamba destra.

Lasciamo andare e concentriamoci sul ginocchio destro.

Lasciamo andare e restiamo con le sensazioni fisiche provenienti dalla coscia destra.

Adesso apriamo la nostra attenzione a tutte le senazioni fisiche che arrivano da tutto l'arto inferiore destro, e respiriamoci dentro.

Lasciamo andare e ci apriamo alle sensazioni fisiche provenineti dalle due natiche notando le sensazioni di contatto con la superficie che le regge e del peso del corpo che scarica su di esse.

Lasciamo andare e portiamo attenzione alla zona dell'osso sacrale.

Poi risalendo alla zona delle reni.

Lentamente saliamo ancora e notiamo la differenza di sensazioni di contatto e non della schiena, fino ad arrivare alle scapole.

Lasciamo andare e diamo attenzione alla parte inferiore delle spalle.

Ricordiamoci sempre che quando ci accorgiamo che la nostra mente è altrove, notiamo dove è andata e con gentilezza e senza criticarci riportiamo consapevolezza alla parte del corpo a cui stiamo dando attenzione.

...vado a fare colazione PSICO smile.gif

Inviato da: miki_70 il Domenica, 07-Ago-2011, 19:01
Body Scan - terza ed ultima parte -


Adesso lasciamo scivolare la nostra attenzione alla parte anteriore del nostro corpo fino ad arrivare alla zona dell'ombelico e notiamo le sensazioni fisiche dell'addome dovute alla respirazione.

Risaliamo e portiamo attenzione alla zona del plesso.

Ci spostiamo e portiamo attenzione alle costole nella zona del petto.

Ancora più in alto verso l'attaccattura del collo e le clavicole.

Se incontriamo sensazioni particolari, tensioni, proviamo a respirarci dentro osservando come la configurazione delle sensazioni cambia con il respiro.

Portiamo adesso l'attenzione alla parte superiore delle spalle.

Lasciamo andare e lasciamo scivolare la nostra attenzione lungo tutto l'arto superiore sinistro fino ad arrivare alla mano sinistra e apriamoci alle sensazioni provenienti dalle dita della mano sinistra.

Poi ci spostiamo sul palmo della mano e poi sul dorso.

Risaliamo ed esploriamo le sensazioni che ci arrivano dall'avambraccio sinistro, dal polso fino al gomito.

Lasciamo andare e portiamo attenzione alla zona che va dal gomito alla spalla sinistra.

Adesso apriamoci consapevolmente e cogliamo tutte le sensazioni che arrivano da tutto l'arto superiore sinistro e proviamo a respirare con queste sensazioni.

Lasciamo andare e spostiamo l'attenzione lungo l'arto superiore destro fino alla mano destra ed osserviamo le sensazioni provenineti dalle dita, poi dal palmo ed infine quelle del dorso della mano destra.

Risaliamo e portiamo attenzione all'avambraccio destro, dal polso al gomito.

Risaliamo ed esploriamo la zona che và dal gomito alla spalla destra.

Adesso ci apriamo più che possiamo a tutte le sensazioni provenienti dall'arto superiore destro e respiriamo dentro.

Lasciamo andare ed esploriamo le sensazioni che arrivano dal collo.

Saliamo verso la nuca, le sensazioni di contatto della nuca.

Saliamo ancora verso il mento, le labbra, gli zigomi, gli occhi e la zona intorno agli occhi, le tempie, la fronte e risaliamo verso la sommità del capo.


Adesso dalla sommità del capo proviamo ad allargare il centro della nostra attenzione e comprendiamo dentro la nostra cosapevolezza, l'intero corpo. Tutte le sensazioni fisiche provenienti dall'intero corpo in un uninco campo di presenza e di consapevolezza e sentiamo come il respiro attraversi queste sensazioni dalla punta dei piedi alla sommità del capo.
Sentiamo come il nosto corpo sia attraversato dal flusso dell'aria ad ogni inspirazione e ad ogni espirazione, e proviamo a respirare con queste sensazioni per alcuni istanti.













Ora, è molto probabile avere difficoltà a ricordare tutto questo. Se avete a portata di mano un piccolo registratore, registrate l'esercio con la vostra voce e diventate istruttori di voi stessi.


Lavoro a casa PSICO-si.gif

Eseguite l'esercizio del body scan per sei volte, una volta al giorno. Non meno di 30 minuti per volta. In teoria l'esercizio dovrebbe durare 40 minuti. Non aspettatevi niente di particolare.
Mettete da parte ogni aspettativa che accada qualcosa di prestabilito. Lasciate che la vostra esperienza sia quella che è. Non giudicatela e continuate a fare l'esercizio.

Prendete nota di quello che succede durante l'esercizio, potete utilizzare un diario dei giorni di pratica e scrivere quello che succede, se vi pare potete postare qui le vostre impressioni e ne possiamo discutere.

Scegliete poi un'attività abituale della vita quotidiana e fate deliberatamente uno sforzo per mantenere la consapevolezza momento per momento su questa attività ogni volta che la eseguite, come nell'esercio dell'uvetta. Queste attività di routine possono essere: svegliarsi al mattino, lavare i denti, fare la doccia, asciugarvi, vestirvi, mangiare, guidare, portare fuori la spazzatura, fare la spesa, etc.
Limitatevi a sintonizzarvi sull'essere presenti a quello che state facendo nel momento in cui lo state effettivamente facendo.

Osservate ogni volta che riuscite a essere consapevoli mentre mangiate, come nell'esercizio dell'uvetta.

Durante la settimana mangiate almeno un pasto intero in silenzio e con "consapevolezza".

Inviato da: amos81 il Domenica, 07-Ago-2011, 19:39
Minchia ecco come si arriva a 45 minuti, avrò letto le istruzioni col solito cervello a mille e prendendo solo ciò che mi interessava. E ho dimenticato di avere anche un dietro (che non ho in effetti dry.gif ).

Miky mi riassumi un secondo? Io faccio gamba sinistra, gamba destra, anche, genitali, e poi a salire fino al collo, di li stacco e passo alle mani, braccia, collo di nuovo e viso.

Per il resto è sacrosanto ciò che dici su attaccamenti e avversioni. Ci aggiungo una precisazione mia. Secondo me (nella mia esperienza, ma parlando con Ale è lo stesso) è meglio che uno quel sistema lo usi a suo vantaggio. E cioè parta effettivamente da ciò che gli piace di più e riesce a fare meglio. Per una questione di passione, stimolo e anche perchè magari è la tecnica che in automatico gli fa più bene (ripeto io il bodiscan nn potevo farlo perchè nn sentivo il corpo, lei magari nn riesce a fare quela seduta anche se per me è er mejo). Cioè andare come dire a risanare prima l'elemento in cui naturalmente ci sentiamo a casa. Mi hai fatto proprio pensare che nn a caso le mie meditazioni preferite fossero quella seduta classica che è la piu mentale di tutte e quella sulla compassione (che è la piu sentimentale di tutte). Immagino lo rimarranno, almeno per un pò, ma come ben dici tu è utile anche in questo campo uscire dalla logica avversioni/attaccamente e quindi ad un certo punto dedicarsi anche a ciò che piace meno, o che riteniamo piu difficile in quanto meno in accordo con la nostra personalità. Nel mio caso body scan o magari piu avanti qualche meditazione sulla concentrazione. A tal proposito ne conosci qualcuna?

Inviato da: miki_70 il Domenica, 07-Ago-2011, 21:22
Amos, tu hai ragione quando dici di fare la cosa che ci viene meglio fare. Infatti alla fine del programma si sceglie una meditazione tra tutte e la si pratica per 5 settimane di fila. Il body scan è la prima pratica meditativa che viene insegnata perchè ci permette di conoscere parti del nostro corpo che ci sfuggono quasi sempre. Ci permette di conoscere dove le emozioni vengono espresse, nel corpo. Ci permette di cominciare a vivere il corpo e non nella testa. E' l'inizio di quella che in seguito sarà l'accoglimento senza giudizio dell'esperienza dolorosa. E' estremamente fondamentale cominciare con il body scan, questo almeno per la MBCT e la MBSR.
Questo esercizio permette la venuta a galla di molti modi di reagire che noi utilizziamo consapevolmente e incosapevolmente.
Quando dicevo prima che all'inizio mi ripetevo di non farcela durante l'esercizio e poi alla fine lo concludevo sempre, bene...quel no ce la faccio io l'ho sempre utilizzato nel corso della mia vita fino a quando non ne ho avuto consapevolezza. Una volta presa consapevolezza ho confrontato quel pensiero con la mia esperienza. E la mia esperienza era diversa, tanto, da quel pensiero. Ora non credo più al non ce la faccio, e quando arriva sorrido anche. Purtroppo noi crediamo ai nostri pensieri e non ai fatti, alle nostre esperienze.
Se avete visto il video, il dottor Giommi ad un certo punto parla di "disidentificazione", quella è praticamente la "defusione cognitiva".
Per questo, ripeto, non è la semplice meditazione.
Con la mindfulness e cominciando con il body scan, purtroppo comincia a venir fuori il vissuto doloroso delle persone, ognuno con il suo carico personale di esperienza e di sofferenza.
Anche per questo i terapeuti di MBCT e MBSR si accertano della forte motivazione dei pazienti a cominciare il programma.
Una meditazione sulla concentrazione? no, non la conosco. ma il prestare attenzione alla propria esperienza momento per momento è già concentrazione.


PSICO smile.gif

Inviato da: miki_70 il Lunedì, 08-Ago-2011, 10:55
Quando si inizia la pratica formale della mindfulness sorgono alcuni probemi generali. Ne parlo qui, perchè questo accade con l'introduzione del body scan. Anzitutto, c'è il problema del successo e del fallimento. E' importante dire che qui non si ha a che fare nè con il successo nè con il fallimento. Il problema è di presentare la pratica in modo che le persone non si mettano in testa il pensiero del successo. Una reazione comprensibile a questa pratica, soprattutto in chi ha sofferto di depressione, consiste nel cercare l'approvazione sociale e/o di "prendere un buon voto". Molti abiti mentali depressivi ruotano attorno ai temi della prestazione, della conquista o della valutazione sociale, ed è naturale che nelle persone depresse questo atteggiamento influenzi ogni compito: dinque anche il compito del body scan, come ogni altra pratica che più in là esamiremo.
I problemi del successo/fallimento ("lo sto facendo nel modo giusto?) e dell'approvazione si presenteranno più e più volte. L'obiettivo non è tentare di bloccare il sorgere di questi pensieri, ma imparare a riconoscerli quando arrivano, in modo da poterli affrontare nel modo giusto.
Ecco perchè è utile continuare a ripetere che il problema non è "il farlo bene". Non stiamo tentando di ottenere uno stato speciale; non stiamo neanche tentando di rilassarci.
A volte la pratica può produrre disagio o noia. Se ciò accade non significa che non si è riusciti. Importante è quanto di questo sconforto o di noia si esperime nel corpo, da quali sensazioni è accompagnata ciascuna emozione.
Un secondo importante problema generale è come rispondere quando si presentano delle difficoltà. Ad esempio durante la pratica del body scan alcuni non riescono a restare svegli. Altri trovano che le sensazioni di disagio fisico li distraggono dal compito. Ciò nonostante lo spirito incarnato rimane che qualunque cosa accada, qualunque cosa arrivi, va bene.
Col tempo si riesce a considerare queste difficoltà come occassioni per prendere consapevolezza di questi pensieri o sensazioni, invece di arrovellarsi o lasciare che prendano il sopravvento. L'essenza dell'approccio è capire che queste reazioni arrivano comunque, poichè fanno parte della vita.
La differenza sta nel modo di gestirle, perchè non arrivino ad influenzare eccessivamente la nosta vita.
Un modo efficace di affrontare i problemi che sorgono durante la pratica è nell'ammettere i sentimenti che sorgono e trattarli con un senso di curiosità e una disponibilità a osservare. E' una prima occassione di entrare in relazione con i pensieri e i sentimenti come stati mentali piuttosto che "essere" quei pensieri e sentimenti o identificandoci con essi.
Diventando consapevoli entriamo in relazione in modo del tutto diverso con i nostri pensieri, sentimenti, percezioni e impulsi; in altri termini, con la nostra esperienza di essere vivi.

Inviato da: amos81 il Lunedì, 08-Ago-2011, 11:23
Personalmente adesso lo farò ogni giorno perchè penso mi possa essere molto utile. Il mio problema non è tanto l'addormentarmi o le sensazioni di disagio, quanto la velocità e la noia. Tendo a farlo molto ma molto velocemente, e non gratificandomi come la meditazione seduta e quella sul cibo tendo un pò a scappare dalla posizione.

Però proprio per questo penso sia utile. Utile nel rallentare i ritmi quando non necessario che siano veloci, e quindi aprirmi la possibilità di scegliere quando andare in prima e quando in quinta, utile per radicarmi più nel corpo, utile (perdipiù ed è un mio grosso problema) per imparare a stare nella noia, utile infine per fare anche qualcosa per cui magari non sono immediatamente portato.

Sul resto non concordo moltissimo. Non mi piacciono troppo i programmi strutturati (per quanto ottimi) e penso che ognuno possa trarre il meglio da un taglia e cuci delle varie tecniche in modo tale che si costruisca il proprio percorso. Magari corendo anche il rischio di innamorarsi di una tecnica e trascurarne un altra. E a questo proposito penso sia utile il confronto con altri in modo da vedere i diversi punti di vista che magari ci sfuggono (tipo se nn avessi letto sto thread il bodyscan rimaneva lì a farlo una tantum).

Inviato da: camomilla il Lunedì, 08-Ago-2011, 11:40
QUOTE (miki_70 @ Giovedì, 04-Ago-2011, 19:57)
Nella mindfulness si invitano i pazienti a fare sempre gli esercizi, qualunque cosa accada.Sia se ne hanno voglia o meno. Se sperimenti la noia, stai con la noia, se sei nervoso, stai con il nervoso. Qual'è la differenza sostanziale tra la mindfulness e lo yoga come noi lo conosciamo?
Durante gli esercizi di mindfulness la mente comincia a ribellarsi con pensieri, emozioni, sensazioni fisiche. Tutti questi eventi vanno presi in considerazione e fatti venire a galla.Si evita così l'evitamento esperenziale.
La noia che arriva è un sentimento e quel sentimento è probabile che sia familiare a molte cose che si fanno nella vita. In genere la noia viene evitata e come viene evitata? Molti mangiano, altri si distraggono, altri fanno spese compulsive, altri abusano di sostanze. Tutto questo pur di non sentire e lasciar essere la noia. E' solo un esempio.

bellissimo PSICO-si.gif

PSICO hug.gif

io per esempio per non sentire il fastidio,l'irritazione in me,compulso...

Inviato da: miki_70 il Lunedì, 08-Ago-2011, 11:53
Quello che la mindfulness invita a fare è prendere consapevolezza di quello che succede durante la pratica, qualsiasi cosa. Quello che emerge è molto probabile che venga utilizzato nella vita quotidiana.
Per questo se sperimentiamo la noia nella pratica, stiamo con la noia. Osserviamola con curiosità e soprattutto osserviamo la nostra "reazione" alla noia.
Se diventiamo irrequieti durante la pratica, osserviamola e notiamo la nostra reazione all'irrequietezza.
Ancora oggi, il body scan io lo pratico quasi tutti i giorni. Nei giorni in cui non ho oggettivamente tempo faccio la meditazione sul respiro.
Ma ancora oggi le mie reazioni pur affievolite son sempre le stesse.
Come dice Kabat Zin, manco il miglior monaco tibetano riesce a tenere l'attenzione concentrata sempre su un punto fisso.

Inviato da: miki_70 il Lunedì, 08-Ago-2011, 11:57
QUOTE (camomilla @ Lunedì, 08-Ago-2011, 10:40)
QUOTE (miki_70 @ Giovedì, 04-Ago-2011, 19:57)
Nella mindfulness si invitano i pazienti a fare sempre gli esercizi, qualunque cosa accada.Sia se ne hanno voglia o meno. Se sperimenti la noia, stai con la noia, se sei nervoso, stai con il nervoso. Qual'è la differenza sostanziale tra la mindfulness e lo yoga come noi lo conosciamo?
Durante gli esercizi di mindfulness la mente comincia a ribellarsi con pensieri, emozioni, sensazioni fisiche. Tutti questi eventi vanno presi in considerazione e fatti venire a galla.Si evita così l'evitamento esperenziale.
La noia che arriva è un sentimento e quel sentimento è probabile che sia familiare a molte cose che si fanno nella vita. In genere la noia viene evitata e come viene evitata? Molti mangiano, altri si distraggono, altri fanno spese compulsive, altri abusano di sostanze. Tutto questo pur di non sentire e lasciar essere la noia. E' solo un esempio.

bellissimo PSICO-si.gif

PSICO hug.gif

io per esempio per non sentire il fastidio,l'irritazione in me,compulso...

Esatto, Camomilla. Ma se riuscissi a stare ed accogliere la sensazione di fastidio, di irritazione...a dare spazio a questi eventi? A riconoscerle e a non reagire più?

Ci si vede più tardi PSICO-kiss.gif

Inviato da: amos81 il Lunedì, 08-Ago-2011, 12:00
QUOTE (miki_70 @ Lunedì, 08-Ago-2011, 10:53)
Come dice Kabat Zin, manco il miglior monaco tibetano riesce a tenere l'attenzione concentrata sempre su un punto fisso.

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Infatti il miglioramento delle capacità è altrettanto importante della consapevolezza delle difficoltà. Cioè volevo scriverla al contrario PSICO-green.gif

Inviato da: miki_70 il Lunedì, 08-Ago-2011, 21:42
Reazioni e risposte


Negli esempi che seguono, si noterà che abitualmente i partecipanti al programma MBCT interpretavano, a livello cognitivo, le istruzioni come regole da seguire (regole che poi scoprivano essere infrante da loro stessi o da altri): regole come "non muoverti e non agitarti", "non addormentarti" (primo partecipante), "non aprire gli occhi e non lasciare che la tua mente vaghi" (secondo partecipante), "rilassati!" (terzo partecipante), "non andare fuori tempo rispetto alla cassetta" (quarto partecipante).
Si noti che ciascuno alla sua maniera passava rapidamente da un'osservazione su quanto stava accadendo a un giudizio autocritico.


Partecipante:Per cominciare, le mie gambe si sentivano veramente pesanti, e poi non riuscivo a tenerle ferme. Avrei voluto continuare a muoverle tutto il tempo. Pensavo che doveva esserci qualcosa che non andava perchè non sentivo nessun altro muoversi, ed ero furioso perchè io le muovevo. E poi ho sentito qualcuno che cominciava a russare leggermente e ho pensato: accidenti è spaventoso. Qualcuno si è addormentato.

Istruttore:Bellissimo, bellissimo.

Partecipante:Ero davvero preoccupata perchè quelli si erano addormentati. Ho pensato: per favore non addormentarti.

Istruttore: E' magnifico. Sono davvero lieto che lei stia dicendo tutto questo. E' meraviglioso. Il senso di tutto questo è diventare consapevoli di qualunque cosa ci sia. Non c'è una cosa buona o una cosa cattiva. Lo scopo del body scan è, meglio che potete (ed è difficile), diventare consapevoli di qualunque cosa sentiate in quel momento. E quanto a lei - la sua irrequietezza e il suo desiderio di muoversi - questo è fantastico. E' proprio la sua esperienza in quel momento. Non è sbagliato. Non è quello che non dovrebbe accadere. E' la cosa di cui prendere consapevolezza. E alla fine, sa, con questa consapevolezza lei potrà diventare cosciente dello stimolo a muoversi e decidere se assecondarlo o no.

Partecipante:Cercavo di reprimerlo. Avrei voluto alzarmi e muovermi.

Istruttore: Bene, non c'è bisogno di lottare con queste cose. E' difficile, soprattutto con qualcosa di così forte come la sua agitazione. Ma cerchi soltanto, meglio che può, di riconoscerlo :"Bene, le cose stanno così. In realtà vorrei alzarmi e mettermi a saltare, e questo mi scoccia. Le cose stanno andando troppo lentamente". Qualunque cosa. Meglio che può, riconosca qualunque cosa. Questa è la sua esperienza in quel momento ed è questo che lei ha veramente bisogno di conoscere. La riconosce e non la respinge più. La riconosca e poi, meglio che può, riporti indietro la sua attenzione alla zona del corpo su cui ci trovavamo.

Secondo partecipante:Le braccia mi prudevano sempre così tanto. Continuavano a girarmi intorno delle mosche. Ce n'era una sul tavolo, e mi è venuta molte volte sul braccio, e ho aperto l'occhio e ho guardato. Ho pensato che non fosse previsto che io lo facessi.

Terzo partecipante:Ho sempre creduto che l'idea qui fosse rilassarsi.

Istruttore: Bene. Così questa cosa in cui ci siamo imbattuti più volte è questa idea di "come si vorrebbe che le cose fossero" o "come le cose dovrebbero essere". Ed è questa tensione che ci angoscia. Spesso è qualcosa che ci hanno messo in testa da bambini.
Forse allora era utile, ma non adesso. E se noi riusciamo a diventare consapevoli, allora possiamo lasciarle andare e occuparci solo di ciò che è in quel momento. Come facciamo? Diventando consapevoli della nostra sensazione che "dovrei fare questo correttamente", riconoscendolo e poi abbandonandolo. A questo punto abbiamo a che fare con la realtà, con ciò che è reale in questo momento, non con tutte quei pensieri ed immagini su quello che dovrebbe essere o su quello che dovremmo aspettarci.

Quarto partecipante:Io trovo difficile espirare quando mi si dice di farlo. Contnuo a farlo al contrario. Il mio respiro non era sintonizzato con le istruzioni.

Istruttore: Guardi solo se può essere gentile con se stesso. Guardi se può coltivare questo atteggiamento: non " è sbagliato e disobbediente; lo sto facendo al contrario", ma "oh, e così che è in quel momento".


Meglio che potete, accettate tutto questo. E' la vostra esperienza in questo momento, ed è quello che veramente avete bisogno di conoscere


Alla prossima settimana PSICO-kiss.gif .

Inviato da: amos81 il Mercoledì, 10-Ago-2011, 12:29
Ma tu fai anche la parte di yoga?

Inviato da: ale78 il Sabato, 13-Ago-2011, 11:36
QUOTE
Così questa cosa in cui ci siamo imbattuti più volte è questa idea di "come si vorrebbe che le cose fossero" o "come le cose dovrebbero essere". Ed è questa tensione che ci angoscia. Spesso è qualcosa che ci hanno messo in testa da bambini.
Forse allora era utile, ma non adesso. E se noi riusciamo a diventare consapevoli, allora possiamo lasciarle andare e occuparci solo di ciò che è in quel momento. Come facciamo? Diventando consapevoli della nostra sensazione che "dovrei fare questo correttamente", riconoscendolo e poi abbandonandolo. A questo punto abbiamo a che fare con la realtà, con ciò che è reale in questo momento, non con tutte quei pensieri ed immagini su quello che dovrebbe essere o su quello che dovremmo aspettarci.

PSICO-si.gif


Inviato da: ale78 il Domenica, 14-Ago-2011, 10:51
Non esiste un sito "ufficiale", vero?

Ho trovato questo: http://www.mindfulnessitalia.it/
dove c'è pure il tuo maestro, ma è fatto malissimo.

Su un altro sito ho trovato, invece, un'interessante bibliografia:

Per la pratica
Gunaratana H., La pratica della consapevolezza, Ubaldini
Gunaratana H., La felicità in otto passi, Ubaldini
Goldstein J., Kornfield J., Il cuore della saggezza, Ubaldini
Kabat-Zinn J., Dovunque tu vada ci sei già, Tea
Kabat-Zinn J., Riprendere i sensi, Corbaccio
Kabat-Zinn J., Vivere momento per momento, Corbaccio
Pensa C., Attenzione saggia, attenzione non saggia, Promolibri, Torino
St. Ruth D., Meditazione seduta: provate!, Promolibri, Torino
Salzberg S., L’arte rivoluzionaria della gioia, Ubaldini

Approfondimenti
Achaan Sumedo, Consapevolezza intuitiva, Ubaldini
Goldstein J., La pratica della libertà, Ubaldini
Goldstein J., Un solo Dharma, Ubaldini
Pensa C., La tranquilla passione, Ubaldini
Pensa C., L’intelligenza spirituale, Ubaldini
Salzberg S., Un cuore vasto come il mondo, Ubaldini

Psicoterapia e Mindfulness
Epstein M., Pensieri senza pensatore, Ubaldini
Epstein M., Lasciarsi andare per non cadere in pezzi,NeriPozza
Epstein M., La continuità d’essere, Ubaldini
Segal Z., Williams M., Teasdale J., Mindfulness, Boringhieri
Welxood J., L’incontro delle vie, Ubaldini
Siegel D.J.,Mindfulness e cervello, Raffaello Cortina Editore
Bonecchi, A. (1991) (a cura di) Psicoterapia e meditazione, Mondadori, Milano
Schwartz, J. (1997). Il cervello bloccato. Longanesi – Milano
Watts A. W. (1978). Psicoterapie orientali e occidentali. Ubaldini Editore - Roma


Inviato da: amos81 il Domenica, 14-Ago-2011, 11:10
Sto provando a fare con costanza il bodyscan. Male ancora (si so che nn c'è male o bene, intendo che come all'inizio quando facevo la meditazione seduta la mente scappa via) ma intuisco mi possa servire molto. Per rallentare la mente, stare nel qui e ora e sentire meglio il mio corpo. Un pò sento il corpo che respira ma ancora poco, così come sento ancora poco il dettaglio delle parti del corpo (con le mani mi viene bene sentire le diverse dita, coi piedi ad esempio molto piu difficile). E mi annoio ancora molto, rispetto a quanto mi piace quella seduta (che faccio sempre prima, nn faccio mai il bodyscan a freddo). Però mi stabilizza già da ora e penso che i risultati arriveranno a farlo con costanza per mesi. E in più, almeno per me mi sa di propedeutico alla meditazione camminata o allo yoga in quanto ti porta sempre più nel corpo. Fare lo yoga ancora oggi così per me è ginnastica, nulla di più.

Inviato da: amos81 il Domenica, 14-Ago-2011, 11:11
C'è questo Ale:

http://www.centromindfulness.net/

Inviato da: miki_70 il Mercoledì, 17-Ago-2011, 20:13
Seconda seduta

Tema:il continuare con la focalizzazione sul corpo comincia ad evidenziare con maggiore chiarezza il chiacchiericcio ininterotto della mente, e come ciò tende a controllare le nostre reazioni agli eventi quotidiani.


Il nostro scopo (se proprio lo vogliamo chiamare "scopo") in questo lavoro è di essere più consapevoli, e più spesso. Un profondo condizionamento che ci impedisce di essere "pienamente presenti" in ogni momento è la nostra tendenza automatica a giudicare la nostra esperienza come non del tutto corretta per qualche aspetto: non è ciò che dovrebbe accadere, non è abbastanza buona, non è quella sperata o desiderata. Questi giudizi possono dare origine a sequenze di pensieri di riprovazione, di ciò che deve essere cambiato, di come le cose dovrebbero essere diverse. Spesso questi pensieri ci riportano del tutto automaticamente a vecchi schemi mentali. Possiamo così perdere la consapevolezza del momento, e anche la libertà di scegliere, semmai, quale azione intraprendere.

Possiamo riacquistare la nostra libertà se, come primo passo, ci limitiamo a riconoscere la realtà della nostra situazione, senza lasciarci prendere immediatamente nella tendenza automatica a giudicare, risolvere, o desiderare che le cose siano diverse da come sono.
L'esercizio del body scan offre l'occasione di praticare portando semplicemente una consapevolezza amichevole e piena di interesse al modo in cui le cose sono momento per momento, senza dover fare niente per cambiarle. Non c'è alcun obiettivo da raggiungere se non portare la consapevolezza dove indica l'istruzione; in particolare, l'obiettivo di questo esercizio non è raggiungere uno speciale stato di rilassamento.


Ancora suggerimenti per il body scan.

1- Indipendentemente da ciò che accade (per esempio, ci addormentiamo, perdiamo la concentrazione, continuiamo a pensare ad altro, o ci concentriamo sulla parte sbagliata del corpo, o non proviamo niente etc.), facciamolo! Sono queste le nostre esperienze in quel momento: limitatiamoci ad esserne cosapevoli.

2- Se la mente non fa che vagare, limitiamoci a notare i pensieri (come eventi passeggeri) e poi riportiamo con delicatezza l'attenzione al body scan.

3- Più che possiamo lasciamo da parte le idee di "successo", "fallimento", "farlo proprio bene" o "cercare di purificare il corpo". Non si tratta di una gara. Non è un'abilità per la quale dobbiamo lottare. L'unica disciplina che comporta è una pratica regolare e frequente.
Limitiamoci a farlo con un atteggiamento di apertura e curiosità.

4- Abbandoniamo le aspettative su quello che il body scan produrrà in noi. Immaginiamolo come un seme che abbiamo piantato. Più continuiamo a smuovere la terra, meno riuscirà a svilupparsi. Lo stesso con il body scan: limitiamoci ad assicurare le condizioni giuste, pace e tranquillità dell'ambiente in cui lo pratichiamo, pratica frequente e regolare. Non c'è altro. Più tentiamo di influenzare ciò che il body scan produrrà in noi, meno sarà fruttuoso.

5- Tentare di accostarci alla nostra esperienza del momento presente con l'atteggiamento "bene, è così che vanno le cose adesso". Se tentiamo di sfuggire a pensieri, sentimenti o sensazioni fisiche spiacevoli, i sentimenti disturbanti non faranno che distrarci dal fare qualunque altra cosa. Cerchiamo di essere consapevoli, non sforziamoci, siamo nel mometo presente, accettiamo le cose come sono in quel momento. E pratichiamo.


PSICO smile.gif

Inviato da: miki_70 il Mercoledì, 17-Ago-2011, 20:29
QUOTE (amos81 @ Mercoledì, 10-Ago-2011, 11:29)
Ma tu fai anche la parte di yoga?

Uè, si l'ho fatta. Era una sequenza di esercizi fisici in piedi e sdraiato, se ti riferisci a quelli.
Adesso non li faccio più. Faccio solo il body scan, mi sono affezionato blush.gif


Inviato da: amos81 il Mercoledì, 17-Ago-2011, 20:42
QUOTE (miki_70 @ Mercoledì, 17-Ago-2011, 19:29)
QUOTE (amos81 @ Mercoledì, 10-Ago-2011, 11:29)
Ma tu fai anche la parte di yoga?

Uè, si l'ho fatta. Era una sequenza di esercizi fisici in piedi e sdraiato, se ti riferisci a quelli.
Adesso non li faccio più. Faccio solo il body scan, mi sono affezionato blush.gif

Io non penso di essere in grado di farla. Per non fare troppa confusione (già ne ho in testa un sacco per mille altri motivi) per ora continuo con quella seduta e gli ho affiancato il bodyscan (di solito dopo, oggi ho provato a farlo prima).

Penso che quello che dici dell'assenza di obiettivi sia importantissimo (e infatti io fatico a farlo un pò dry.gif ).

Però penso che contemporaneamente sia utile tenere presente un percorso, almeno un idea di percorso. Del tipo faccio il bodyscan perchè sono troppo cerebrale e mi riporta più nel corpo.

Inviato da: miki_70 il Mercoledì, 17-Ago-2011, 21:44
QUOTE (amos81 @ Mercoledì, 17-Ago-2011, 19:42)
QUOTE (miki_70 @ Mercoledì, 17-Ago-2011, 19:29)
QUOTE (amos81 @ Mercoledì, 10-Ago-2011, 11:29)
Ma tu fai anche la parte di yoga?

Uè, si l'ho fatta. Era una sequenza di esercizi fisici in piedi e sdraiato, se ti riferisci a quelli.
Adesso non li faccio più. Faccio solo il body scan, mi sono affezionato blush.gif

Io non penso di essere in grado di farla. Per non fare troppa confusione (già ne ho in testa un sacco per mille altri motivi) per ora continuo con quella seduta e gli ho affiancato il bodyscan (di solito dopo, oggi ho provato a farlo prima).

Penso che quello che dici dell'assenza di obiettivi sia importantissimo (e infatti io fatico a farlo un pò dry.gif ).

Però penso che contemporaneamente sia utile tenere presente un percorso, almeno un idea di percorso. Del tipo faccio il bodyscan perchè sono troppo cerebrale e mi riporta più nel corpo.

Invece stai andando bene. Non ti riesce la cosa sugli obiettivi? Benissimo, quella di non riuscirci è la tua esperienza in quel momento, cerca di osservare come reagisci per il fatto di non riuscirci. Guarda la faccina che hai messo laugh.gif

Inviato da: miki_70 il Giovedì, 18-Ago-2011, 10:03
Meditazione seduta: consapevolezza del respiro di 15 minuti

Mettiamoci seduti comodi, su una sedia con lo schienale diritto oppure su una superficie morbida (tappetino, coperta) poggiata sul pavimento con le natiche sostenute da un cuscino. Se usiamo una sedia, è utile restare staccati dallo schienale in modo che la colonna vertebrale si sostenga da se. Se sediamo sul pavimento è utile che le ginocchia tocchino il pavimento; facciamo delle prove con l'altezza del cuscino finchè non ci sentiamo comodi e ben sostenuti.

Facciamo in modo che la schiena assuma una postura eretta, dignitosa e confortevole. Se sediamo su una sedia poggiamo bene i piedi sul pavimento senza incrociare le gambe, le mani sulle cosce. Chiudiamo delicatamente gli occhi.

Portiamo consapevolezza al livello delle sensazioni fisiche concentrando l'attenzione sulle sensazioni del peso e della pressione nel corpo dove esso è a contatto con il pavimento e con ciò su cui stiamo seduti. Passiamo uno o due minuti a esplorare queste sensazioni., come nel body scan.

Adesso portiamo la consapevolezza alle mutevoli configurazioni delle sensazioni fisiche nell'addome mentre il respiro entra ed esce dal corpo. (La prima volta, può essere utile porre la mano sopra la pancia e prendere consapevolezza delle sensazioni dove la mano è a contatto con essa. Dopo esserci "sintonizzati" con le sensazioni fisiche di questa zona possiamo togliere la mano e continuare a concentrarci sulle sensazioni della parete addominale).

Concentriamo l'attenzione sulle sensazioni di lieve estensione mentra la parete addominale si solleva o dilata a ogni inspirazione, e di leggera contrazione quando si abbassa a ogni espirazione. Meglio che possiamo, seguiamo con la consapevolezza il mutare delle sensazioni fisiche nella pancia mentre il respiro entra nel corpo con l'inspirazione e mentra lascia il corpo con l'espirazione, forse notando le lievi pause tra un'inspirazione e la seguente espirazione, e tra un'espirazione e la seguente inspirazione.

Non c'è bisogno di tentare di controllare il respiro in alcun modo: limitiamoci a lasciare respirare il respiro da solo. meglio che possiamo, estendiamo questo atteggiamento al resto della nostra esperienza. Non c'è niente da "aggiustare", nessuno stato particolare da raggiungere. Meglio che ci riesce, permettiamo alla nostra esperienza di essere quella che è, senza che debba essere diversa da come in effetti è.

Prima o poi la mente si allontanerà dalla focalizzazione sul respiro nell'addome, verso pensieri, programmi, sogni ad occhi aperti, andando alla deriva.
Tutto questo va bene, è semplicemente quello che la mente fa di solito,sempre. Non si tratta di un errore o di un insuccesso. Quando ci accorgiamo che la cosapevolezza non è più sul respiro, congratuliamoci serenamente con noi stessi: siamo ritornati in noi e siamo nuovamente consapevoli della nostra esperienza momento per momento. Possiamo riconoscere brevemente dov'è andata la mente ("ah, è un pensiero"). Poi riaccompagniamo delicatamente la cosapevolezza a concentrarsi sulla mutevole configurazione delle sensazioni fisiche nell'addome, rinnovando l'intenzione di prestare attenzione al continuo inspirare ed espirare.

Ogni volta che ci rendiamo conto che la mente ha vagato ( e questo accadrà tante volte), congratuliamoci con noi stessi nel mometo in cui ci riconnettiamo al presente, riportando delicatamente l'attenzione sul respiro,e continuiamo semplicemente a seguire con la consapevolezza le sensaioni fisiche che arrivano con ogni inspirazione e ogni espirazione.

Maglio che possiamo, diamo una qualità di amorevolezza alla nostra consapevolezza, considerando il ripetuto vagare della mente come un'occasione per osservare la nostra esperienza con una paziente ed accogliente curiosità.

Continuiamo con la pratica per 15 minuti, o più a lungo se lo desideriamo, ricordando anche di tanto in tanto che l'intenzione è semplicemente quella di essere consapevoli dell'esperienza in ogni momento, meglio che possiamo, usando il respiro come ancora per ricollegarci dolcemente con il "qui e ora" ogni volta che ci accorgiamo che la mente ha vagato e non è più sull'addome a seguire il respiro.




Inviato da: miki_70 il Giovedì, 18-Ago-2011, 20:25
La pratica come fondamento della seduta.


L'agenda della seconda seduta comprende alcune attività che hanno lo scopo di aiutarci ad affrontare gli ostacoli che possiamo incontrare. C'è innanzitutto la pratica del body scan, per consentirci di passare dalla modalità del fare a quella dell'essere. Ma questa pratica viene usata anche come base per verificare come vanno le cose per chi la esegue, a partire dall'esperienza della pratica appena terminata per passare poi all'esperienza della pratica formale e informale fatta durante la settimana. Questo è importante, poichè quanto è accaduto durante la pratica (per esempio, ci può essere stata una tendenza a valutare la propria prestazione) va a toccare temi che probabilmente si ripresenteranno nella pratica sucessiva.
Un terzo obiettivo della seduta è mostrare come una delle difficoltà create dalla depressione dipenda dal modo in cui pensieri e sentimenti depressivi anche lievi si alimentano a vicenda istituendo dei circoli viziosi. Questo può accadere con grande facilità, e durante la pratica può apparire un'impresa assai ardua affrontare le interpretazioni depressive. Per aiutarci in questo senso è necessario vedere con maggiore chiarezza questo processo nel momento stesso in cui accade.
E' molto comune che durante la pratica si ripresentino i vecchi e ben noti abiti mentali della ruminazione, con tutta la loro forza nel monopolizzare la nostra attenzione.
I temi che abitualmente emergono dalla pratica eseguita corrispondono in genere all'esperienza durante la settimana. Quelli più comuni sono :"Lo sto facendo bene?", "Mi fa sentire a disagio", "Non c'erano le condizioni giuste", "La mia mente non fa altro che vagare".


L. aveva 38 anni quando è stata inviata al programma MBCT. Per molti anni era entrata ed uscita dalla depressione, e l'ultimo espisodio era durato nove mesi. Luisa aveva un marito e tre bambini e lavorava nella segreteria di una scuola. Quando era bambina i suoi genitori, fanatici della perfezione, l'avevano messa in un collegio religioso (erano cattolici).
Spesso Luisa si sentiva inadeguata come madre e come moglie. Quando era depressa la sua mancanza di energia le confermava quanto fosse inadeguata, e questo scatenava interminabili ruminazioni.
L. sapeva di essere troppo severa con se stessa. Lo sapeva "intellettualmente", ma non poteva farci niente. Riconosceva di essere incline a rapidi mutamenti di umore, ma il saperlo non era servito a modificare questa dinamica. Parlava di un effetto "valanga", di una "china precipitosa", e l'istruttore le disse quanto può essere difficile accorgersi dei "segnali d'allarme".


L'atteggiamento verso la pratica. "Lo sto facendo bene?"

L. scoprì che nella seduta era capace di concentrarsi sul body scan molto meglio di quanto avesse fatto durante la settiamna a casa. Nel seguito della seduta riuscimmo a definire quale fosse la natura di questa differenza. Durante la settimana L. aveva ascoltato i nastri "religiosamente". Disse che tentava di rilassarsi ma ogni distrazione la faceva sentire arrabbiata e irritata, e non era così che "dovevano andare le cose". Peggio ancora, scoprì che mentre spostava l'attenzione sulle varie parti del corpo notava una quantità di tensione: oppressione al torace, rigidità al fondo schiena, tensione alle spalle. Al suo disagio si accompagnava un altro sentimento: se non si sentiva bene, doveva essere perchè non svolgeva la pratica nel modo giusto. Questo tema ("Lo sto facendo bene?") corrisponde a quanto sentono ad un certo punto molti partecipanti. Alcuni sentono dolore. Altri si addormentano, perdono la concentrazione, continuano a pensare ad altro, si concentrano sulla parte sbagliata del corpo, oppure non hanno alcuna sensazione. Ci sono milioni di modi in cui le persone possono pensare che stanno svolgendo la pratica in modo sbagliato. L'approccio della mindfulness permette di sperimentare queste sensazioni sul momento, di riconoscerle e registrarle come eventi mentali, e poi proseguire l'esercizio.
Ricordiamoci l'istruzione importante:non devi trovarlo piacevole, semplicemente fallo!


Sensazioni dolorose

La reazione di L. al dolore è una reazione comune, ed è importante perchè permette un ulteriore apprendimento. Fa parte dell'esercizio del body scan il prestare attenzione alle sensazioni fisiche nelle diverse zone del corpo.
Quando sono presenti sensazioni forti il compito rimane lo stesso: prendere consapevolezza di quella zona e, meglio che possiamo, notare con la massima cura le sensazioni che sorgono, il che significa assumere un atteggiamento diverso da quello abituale. Una reazione tipica è cominciare a pensare al dolore, come aveva fatto L. Interrogata su quello che aveva attraversato la sua mente mentre notava queste intense sensazioni, rispose :"Ero veramente a disagio. Perchè sono così tesa? Perchè non riesco a fare niente nel modo giusto?". Nel seguito del monologo interiore L. in realtà aveva espresso alcuni concetti riguardo alla sua esperienza, nel comprensibile tentativo di trovare il modo di sentirsi meno a disagio. Il problema era che così facendo si era allontanata dalla focalizzazione presente e aveva sperimentato qualcosa d'altro.
Quella che era agli inizi una sensazione di disagio era adesso un monologo interiore riguardo al suo stress sul posto di lavoro, le tensioni con il marito e con i figli; si chiedeva perchè non riusciva ad affrontare meglio tutto ciò.
Dopo alcune domande su quanto erano durati i sentimenti di disagio e se nel tempo erano rimasti immutati o si erano modificati, l'istruttore le disse che, la prossima volta che si fosse accorta che la sua mente cominciava a vagare, avrebbe dovuto, meglio che ci riusciva, riportare la sua consapevolezza sulla zona del corpo che in quel momento costituiva la focalizzazione del body scan, cioè cominciare a praticare cercando di districarsi dai nodi che il suo monologo interiore stava attivamente creando.


"Le condizioni non erano quelle giuste"

Uno degli ostacoli più difficili da superare è l'idea che ci debbano essere le condizioni giuste, cioè che noi possiamo riuscire a usare questo approccio per affronatre le difficoltà quando siamo ragionavolmente tranquilli, quando abbiamo il tempo, quando non ci sono distrazioni, e che altrimenti non funziona troppo bene.
In uno dei primi incontri MBCT tenuti a Cambridge mentre si stava mettendo a punto il metodo, c'erano gli addetto alle pulizie che lavoravano fuori dalla stanza. Si chiamavano tra di loro ad alta voce, e poi accesero un aspirapolvere, e noi sentivamo il rumore fuori nell'atrio.
In seguito, nella discussione sulla pratica appena terminata, si parlò molto dei rumori. Alcuni partecipanti si scoprirono capaci di inserire il rumore fatto dagli addetti delle pulizie nella consapevolezza dei suoni in generale. Ma altri sperimentavano il rumore come qualcosa che li distraeva dal compito di restare tranquillamente seduti. Trovavano difficile non irritarsi al pensiero di essere disturbati senza necessità.
Mentre il gruppo continuava a esplorare queste diverse prospettive, emerse qualcosa di importante: tutti coloro che udivano i rumori erano anche consapevoli di alcuni pensieri o reazioni negativi. In fin dei conti, gli addetti alle pulizie "non vedevano il segnale sulla porta che indicava che vi si teneva un incontro di gruppo?". Alcuni riuscivano a notare questi pensieri e lasciarli andare, per poi tornare alla pratica. Era come se arrivassero a vedere quei rumori come una parte dell'esercizio, ed erano capaci di liberarsi dal bisogno che le condizioni fossero diverse da come erano. Quello che invece sembrava alimentare le reazioni di altri membri del gruppo era l'aspettativa che la meditazione seduta dovesse svolgersi in un determinato modo, e che invece fosse diventata un'altra cosa. Questa seconda reazione, più arrabbiata, è assolutamente normale; non c'è bisogno di agire immediatamente per porvi rimedio, come se questi partecipanti praticassero in modo inadeguato. C'è questa frustrazione, ed è una cosa che accade anche a persone che hanno fatto anni di pratica. Il rumore degli addetti alle pulizie offriva l'opportunità di notare quello che accade quando le cose non vanno come le abbiamo pianificate.
Nessuna terapia e nessuna meditazione potranno impedire che nella nostra vita quotidiana accadano cose spiacevoli, e queste, insieme con i mutamenti di umore che vi si accompagnano, saranno presenti (forse anche più spesso) durante la nostra pratica. Se siamo stati depressi in passato, in queste occasioni l'umore può riattivare i pattern autoperpetuantisi. Cominciano le ruminazioni, e i pensiri ripetitivi possono essere molto più disturbanti di un rumore di un aspirapolvere. Le distrazioni causate da fattori esterni e il vagare della mente sono temi costanti. Spesso questo vagare della mente ha come contenuto delle aspettative deluse, inclusa la delusione perchè la pratica non procede come dovrebbe. Molti pensano che sarebbe più facile affrontare il disagio e le altre difficoltà che possono sorgere durante la pratica se la mente non si distraesse così spesso dal punto di concentrazione dell'esercizio. Questo solleva una questione più generale che molti coninuano a riproporre: che fare quando la mente comincia a vagare?


La tendenza della mente a vagare e i suoi automatismi.


Nella nostra esperienza personale e in quella di altri, vediamo che il vagare della mente è spesso considerato un "errore" da correggere. Ma "vagare" è l'attività propria della mente. E' nella sua natura e non possiamo impediglierlo. Il problema è che rapporto avere con questo vagare. Quando consideriamo nostro compito cercare di svuotare la mente o di arrestare i nostri pensieri, e invece arriva un pensiero, tendiamo a vederlo come il segno che qualcosa è andato male e che è necessaria una correzione. Maestri di meditazione molto esperti, con anni di pratica alle spalle, rivelano di avere per la maggior parte del tempo pensieri che attraversano la loro mente. Ma ne parlano come se ciò fosse simile alla presenza di una radio sullo sfondo. Sanno che c'è e sanno quale programma ascolterebbero, se volessero sintonizzarsi, ma possono andare avanti con il resto della loro vita. Dunque il problema non è imparare a far cessare i pensieri ma imparare a modificare nel modo migliore la nostra relazione con essi. Quando la mente si mette a divagare, l'istruzione è di riconoscere che ha vagato, notare dov'è andata, e poi, delicatamente, riportare l'attenzione sul respiro o sul corpo. L'aspetto positivo di questa pratica è che, dovunque la mente possa essere fuggita, il momento sucessivo si può sempre ripartire. L'essenza della mindfulness è la disponibilità a ricominciare ogni volta, all'infinito.
Una delle abilità centrali nella pratica della mindfulness è il disimpegnarsi da vecchi abiti mentali. Il body scan è l'occasione per farlo con garbo e delicatezza. Si tratta di diventare consapevoli dell'esperienza del momento e poi lasciarla andare. A dirlo sembra facile, ma nella pratica lo è molto meno. La pratica richiede una decisione deliberata: portare attenzione intenzionalmente su ogni zona del corpo, respirare dentro e fuori di essa per qualche momento, prima di spostare l'attenzione (sempre intenzionalmente) sulla zona sucessiva.

Inviato da: miki_70 il Venerdì, 19-Ago-2011, 18:11
Esercizio su pensieri ed emozioni


L'interpretazione degli eventi ha una parte importante nel determinare gli stati d'umore. Per molte persone, comprendere fino a che punto questo è vero può essere assai utile nel superare gli ostacoli che si incontrano nella pratica e nella vita quotidiana. Il legame tra pensieri ed emozioni è una premessa fondamentale del modello cognitivo dei disturbi emozionale.

Adesso proviamo a chiudere gli occhi e immaginiamo questa situazione:

State camminando per strada, e sul marciapiede opposto vedete qualcuno che conoscete. Sorridete e agitate il braccio. Ma quella persona non sembra proprio accorgersene e continua nel suo cammino.

Prendiamo consapevolezza per qualche secondo di quanto stia accadendo nella nostra mente immaginando questa situazione. Pensieri, sentimenti o sensazioni fisiche.

Se vi va, potete scrivere qui quello che vi accade.


PSICO smile.gif

Inviato da: bekkoblu il Venerdì, 19-Ago-2011, 18:27
come al solito grazie sempre grande miki PSICO hug.gif

Inviato da: miki_70 il Venerdì, 19-Ago-2011, 18:34
QUOTE (bekkoblu @ Venerdì, 19-Ago-2011, 17:27)
come al solito grazie sempre grande miki PSICO hug.gif

Prego, se ti va puoi rispondere all'esercizio.
Quando l'ho fatto io è successo :"Sto bastardo........ma chi se ne frega" dry.gif

Inviato da: amos81 il Venerdì, 19-Ago-2011, 18:45
La tendenza della mente a vagare e i suoi automatismi.


Nella nostra esperienza personale e in quella di altri, vediamo che il vagare della mente è spesso considerato un "errore" da correggere. Ma "vagare" è l'attività propria della mente. E' nella sua natura e non possiamo impediglierlo. Il problema è che rapporto avere con questo vagare. Quando consideriamo nostro compito cercare di svuotare la mente o di arrestare i nostri pensieri, e invece arriva un pensiero, tendiamo a vederlo come il segno che qualcosa è andato male e che è necessaria una correzione. Maestri di meditazione molto esperti, con anni di pratica alle spalle, rivelano di avere per la maggior parte del tempo pensieri che attraversano la loro mente. Ma ne parlano come se ciò fosse simile alla presenza di una radio sullo sfondo. Sanno che c'è e sanno quale programma ascolterebbero, se volessero sintonizzarsi, ma possono andare avanti con il resto della loro vita. Dunque il problema non è imparare a far cessare i pensieri ma imparare a modificare nel modo migliore la nostra relazione con essi.


Io penso siano importanti entrambe le cose. Quella che dici tu, così come anche rallentare il flusso dei pensieri, la loro caoticità, il loro essere portatori d'ansia.

Un pò come quando si dice che la meditazione rilassa e rasserena. E vero che non è un esercizio per fare quello ed è altrettanto importante sapere stare negli stati d'animo negativi senza farsi dominare e senza identificarsi. Però penso sia altrettanto importante l'aspetto di coltivazione di qualità emozionali diverse.

Inviato da: miki_70 il Venerdì, 19-Ago-2011, 19:06
QUOTE (amos81 @ Venerdì, 19-Ago-2011, 17:45)
La tendenza della mente a vagare e i suoi automatismi.


Nella nostra esperienza personale e in quella di altri, vediamo che il vagare della mente è spesso considerato un "errore" da correggere. Ma "vagare" è l'attività propria della mente. E' nella sua natura e non possiamo impediglierlo. Il problema è che rapporto avere con questo vagare. Quando consideriamo nostro compito cercare di svuotare la mente o di arrestare i nostri pensieri, e invece arriva un pensiero, tendiamo a vederlo come il segno che qualcosa è andato male e che è necessaria una correzione. Maestri di meditazione molto esperti, con anni di pratica alle spalle, rivelano di avere per la maggior parte del tempo pensieri che attraversano la loro mente. Ma ne parlano come se ciò fosse simile alla presenza di una radio sullo sfondo. Sanno che c'è e sanno quale programma ascolterebbero, se volessero sintonizzarsi, ma possono andare avanti con il resto della loro vita. Dunque il problema non è imparare a far cessare i pensieri ma imparare a modificare nel modo migliore la nostra relazione con essi.


Io penso siano importanti entrambe le cose. Quella che dici tu, così come anche rallentare il flusso dei pensieri, la loro caoticità, il loro essere portatori d'ansia.

Un pò come quando si dice che la meditazione rilassa e rasserena. E vero che non è un esercizio per fare quello ed è altrettanto importante sapere stare negli stati d'animo negativi senza farsi dominare e senza identificarsi. Però penso sia altrettanto importante l'aspetto di coltivazione di qualità emozionali diverse.

Come fai a rallentare il flusso di pensieri, perchè se ci riesci eserciti un controllo su di loro, e questo può portare frutti a breve termine ma a lungo termine è un boomerang micidiale. Ti ricordo che qui stiamo parlando di disturbi psichiatrici.
La mindfulness non serve nè a rasserenare ne a rilassarsi ma ad avere una diversa relazione con gli stati d'animo negativi.
Tutto quello che noi facciamo è fuggire, evitare, controllare, cercare di risolvere.

Amos, rispondi all'esercizio PSICO-green.gif

Inviato da: luth ♂ il Venerdì, 19-Ago-2011, 19:16
QUOTE (miki_70 @ Venerdì, 19-Ago-2011, 18:06)
QUOTE (amos81 @ Venerdì, 19-Ago-2011, 17:45)
La tendenza della mente a vagare e i suoi automatismi.


Nella nostra esperienza personale e in quella di altri, vediamo che il vagare della mente è spesso considerato un "errore" da correggere. Ma "vagare" è l'attività propria della mente. E' nella sua natura e non possiamo impediglierlo. Il problema è che rapporto avere con questo vagare. Quando consideriamo nostro compito cercare di svuotare la mente o di arrestare i nostri pensieri, e invece arriva un pensiero, tendiamo a vederlo come il segno che qualcosa è andato male e che è necessaria una correzione. Maestri di meditazione molto esperti, con anni di pratica alle spalle, rivelano di avere per la maggior parte del tempo pensieri che attraversano la loro mente. Ma ne parlano come se ciò fosse simile alla presenza di una radio sullo sfondo. Sanno che c'è e sanno quale programma ascolterebbero, se volessero sintonizzarsi, ma possono andare avanti con il resto della loro vita. Dunque il problema non è imparare a far cessare i pensieri ma imparare a modificare nel modo migliore la nostra relazione con essi.


Io penso siano importanti entrambe le cose. Quella che dici tu, così come anche rallentare il flusso dei pensieri, la loro caoticità, il loro essere portatori d'ansia.

Un pò come quando si dice che la meditazione rilassa e rasserena. E vero che non è un esercizio per fare quello ed è altrettanto importante sapere stare negli stati d'animo negativi senza farsi dominare e senza identificarsi. Però penso sia altrettanto importante l'aspetto di coltivazione di qualità emozionali diverse.

Come fai a rallentare il flusso di pensieri, perchè se ci riesci eserciti un controllo su di loro, e questo può portare frutti a breve termine ma a lungo termine è un boomerang micidiale. Ti ricordo che qui stiamo parlando di disturbi psichiatrici.
La mindfulness non serve nè a rasserenare ne a rilassarsi ma ad avere una diversa relazione con gli stati d'animo negativi.
Tutto quello che noi facciamo è fuggire, evitare, controllare, cercare di risolvere.

Amos, rispondi all'esercizio PSICO-green.gif

ma è anche vero che "stando" in un certo stato e osservandolo, a lungo andare lo stato stesso si riduce d'intensità..o almeno così capita a me unsure.gif certo, non è questo lo scopo della mindfullness e della meditazione, e se la si praticasse con questo obiettivo probabilmente non otterremmo proprio niente, dato che è una conseguenza dell'accettare lo stato, però è vero.

risposta all'esercizio.

primo pensiero: che gli ho fatto?

secondo pensiero: magari non mi ha visto. al diavolo comunque PSICO-green.gif

Inviato da: amos81 il Venerdì, 19-Ago-2011, 20:19
QUOTE (miki_70 @ Venerdì, 19-Ago-2011, 18:06)
QUOTE (amos81 @ Venerdì, 19-Ago-2011, 17:45)
La tendenza della mente a vagare e i suoi automatismi.


Nella nostra esperienza personale e in quella di altri, vediamo che il vagare della mente è spesso considerato un "errore" da correggere. Ma "vagare" è l'attività propria della mente. E' nella sua natura e non possiamo impediglierlo. Il problema è che rapporto avere con questo vagare. Quando consideriamo nostro compito cercare di svuotare la mente o di arrestare i nostri pensieri, e invece arriva un pensiero, tendiamo a vederlo come il segno che qualcosa è andato male e che è necessaria una correzione. Maestri di meditazione molto esperti, con anni di pratica alle spalle, rivelano di avere per la maggior parte del tempo pensieri che attraversano la loro mente. Ma ne parlano come se ciò fosse simile alla presenza di una radio sullo sfondo. Sanno che c'è e sanno quale programma ascolterebbero, se volessero sintonizzarsi, ma possono andare avanti con il resto della loro vita. Dunque il problema non è imparare a far cessare i pensieri ma imparare a modificare nel modo migliore la nostra relazione con essi.


Io penso siano importanti entrambe le cose. Quella che dici tu, così come anche rallentare il flusso dei pensieri, la loro caoticità, il loro essere portatori d'ansia.

Un pò come quando si dice che la meditazione rilassa e rasserena. E vero che non è un esercizio per fare quello ed è altrettanto importante sapere stare negli stati d'animo negativi senza farsi dominare e senza identificarsi. Però penso sia altrettanto importante l'aspetto di coltivazione di qualità emozionali diverse.

Come fai a rallentare il flusso di pensieri, perchè se ci riesci eserciti un controllo su di loro, e questo può portare frutti a breve termine ma a lungo termine è un boomerang micidiale. Ti ricordo che qui stiamo parlando di disturbi psichiatrici.
La mindfulness non serve nè a rasserenare ne a rilassarsi ma ad avere una diversa relazione con gli stati d'animo negativi.
Tutto quello che noi facciamo è fuggire, evitare, controllare, cercare di risolvere.

Amos, rispondi all'esercizio PSICO-green.gif

Uhm dopo se riesco faccio l'esercizio ma io sono allergico agli esercizi.

Cmq stavolta non concordo molto. Tra l'altro ho scoperto che Zinn è pure d'accordo con me, se hai il terzo libro in un capitolo ne parla (nn ricordo quale perchè nn ce l'ho qui).

Cioè è 50 e 50. 50 è l'accettazione, 50 la trasformazione pour moi.

Se io avessi avuto la mente di quando ho cominciato beh nn starei così e nemmeno sarei capace di sostenere il negativo. Se coltivi il positivo gli spazi di negativo si attenuano, così la loro forza e di fatto riesci meglio a fare il 50 che dici tu (che per me è radicalmente difficile in condizioni normali).

Esempio, se io ho pensieri a mille non riesco a vedere nulla, a distaccarmi, a rientrare nel corpo, insomma a fare nulla di ciò che faticosamente so facendo. Nel mio caso (ossessività ma come sai c'è ben altro) nn riuscivo a nn compulsare a nn seguire la mente perchè tutto era troppo veloce, frenetico, carico e devastante. Non ero nella realtà se non per uno sputo.

Altro esempio rabbia. Rimarrò sempre uno tendenzialmente impetuoso, ma se avessi il carico di rabbia di 6 mesi fa anche qui nn sentirei null'altro e hai voglia a parlarmi di distanziamento etc etc. Oggi posso dire nn sono la mia rabbia, in quanto viene meno spesso, meno forte, meno incontrollabile, con meno tipi di eventi o persone. Così nn fosse nn sarebbe altro da me, ma la considererei la mia natura.

Su questo nn concordo (nn so se è la visione della mindfluness o degli psicologi che citi). Le emozioni vanno cambiate perchè la trasformazione possa avere inizio. C'è la parte che dici tu (ed è quella ahimè che faccio un pò peggio) e poi la parte di addestramento del proprio cervello. Questa per me è la meditazione. Accettare e trasformare. Non trasformi bene se nn accetti, non accetti in pieno se non trasformi.

Se fosse solo accettazione non sarebbe possibile sentire stati emozionali nuovi che hai in potenza ma che non hai mai sperimentato o troppo poco e abituarti poco per volta a lasciare che venganoe quando sei bravino (io sbaglio ancora) a richiamarli alla mente. Non penso questo sia controllo nel senso deleterio del termine.

La repressione è deleteria (anche se in alcuni casi il male minore) il controllo invece penso sia fondamentale. Del tipo sento ma nn seguo. Ma per sentire e nn seguire secondo me devi trasformare gli stati emozionali direttamente. Oltre che con la parte cognitiva, addestrarti alla calma, serenità, gioia, amore e quant'altro. Non è che mi metto giù e dico adesso mi induco gioia. Mi metto giù e spesso quando sono tranquillo e i pensieri rallentano arriva. E quello stato poi esce dalla seduta. E anche quando perchè sono periodi turbolenti, sono ansioso, o incazzato e nn arrivano, lo stato di calma che provo e si estende alla vita nn dipende solo dall'osservazione e dal distanziamento (chè intendiamoci grandioso) ma come dire in se. In se la mente è ceteris paribus più vuota di 6 mesi fa. Lo stato di abse è cambiato.

Inviato da: miki_70 il Sabato, 20-Ago-2011, 19:28
Vediamo alcune risposte tipiche di alcuni partecipanti del gruppo.
"Ero arrabbiato (sentimento) perchè non si accorgeva di me" (pensiero), "Se vuoi fai il presuntuoso, fai pure il presuntuoso" (pensiero), "Bene se è questo che senti, chi se ne frega" (sentimento), "Deve avermi visto. Fa come vuoi" (pensiero), "Mi sento veramente isolato" (sentimento), "Non interesso a nessuno" (pensiero), "Me lo ripeterei nella mia testa più volte. Il mio pensare diventerebbe veramente negativo, e ogni volta che arrivassi a una nuova diramazione di pensiei ne deriverebbero da tre, cinque, ulteriori pensieri negativi" (descrizione dei processi di pensiero).

Notiamo che la medesima situazione suscita molti pensieri e molte interpretazioni, e dunque molti sentimenti diversi. In seguito si potrà discutere di come le reazioni emozionali siano spesso il prodotto della nostra interpretazione degli eventi.


Collegare il modello cognitivo della depressione con l'esercizio su pensieri ed emozioni

Il messaggio principale che si ricava da questo esercizio è che le nostre emozioni sono conseguenza di una situazione + un'interpretazione. E' il modello canonico A B C dei disturbi emozionali. Spesso ci troviamo in una situazione A e alla fine sperimentiamo un sentimento C. Normalmente sono queste le cose di cui siamo più consapevoli, ma spesso non siamo consapevoli di un pensiero B che collega la situazione di partenza al sentimento. E' come se in ogni momento ci fosse appena sotto la superficie un flusso di pensieri di cui non siamo consapevoli. Spesso questi pensieri non sono molto evidenti, in particolare quando non siamo gravemente depressi, ma in realtà essi determinano l'emozione che proviamo e la sua intensità.
Nell'approccio MBCT, affrontare ed essere capaci di reagire a un monologo interiore di questo tipo è più facile se esso viene individuato abbastanza precocemente. Ma questo è difficile, perchè può presentarsi in modo del tutto automatico e coglierci di sorpresa, senza che neppure ce ne rendiamo conto.
Un momento stiamo pensando all'amico che non si accorge di noi, e il momento dopo ci sentiamo soli. Per questo è importante imparare a vedere chiaramente i pensieri automatici per quello che sono. Se ne diventiamo consapevoli, possiamo riuscire a non essere trascinati dal torrente delle nostre emozioni e, come nell'esercizio del'uvetta, potremmo anche accorgerci di cose nuove che riguardano i nostri pensieri e sentimenti, cose che prima non avevamo visto. Ribadiamo ancora che queste esplorazioni di sentimenti hanno origine nella curiosità e non sono guidate da un atteggiamento volto al problem solving.
Da questo esercizio emergono almeno altri due temi. Anzitutto, osservando la varietà delle interpretazioni espresse all'interno del gruppo, più io e Luth PSICO smile.gif , è facile vedere che la nostra interpretazione degli eventi ( e dei sentimenti che essi suscitano) dipende dal nostro apporto almeno quanto dalla situazione "oggettiva".

Una cosa da notare è che tutti questi diversi sentimenti si presentano perchè il medesimo evento è sottoposto a più interpretazioni diverse. Se interpretate l'evento come se semplicemente l'altro non vi vedesse per problemi suoi o perchè è preoccupato, vi sentite dispiciuti per lui. Se invece interpretate l'evento come un rifiuto o un gesto ostile, allora vi arrabbiate.
Adesso possiamo chiederci quale di queste due interpretazioni è più probabile che ci venga alla mente se questo episodio accade quando siamo depressi? Come mostra questo esercizio, spesso i nostri pensieri sono fortemente determinati dal nostro umore del momento. Nel caso del nostro esempio, si tratta di un evento neutro. Tutto consiste in come noi lo interpretiamo. E quello che stiamo cercando di fare è diventare più consapevoli dell'intervento dei pensieri.

Il fatto che le interpretazioni della medesima situazione possono essere varie, varie nel tempo, soprattutto variare a seconda dell'umore del momento, variare da persona a persona, ci dice che i pensieri non sono i fatti.
In secondo luogo, il pensiero negativo è spesso un segnale d'allarme di depressione imminente. Per esempio, quando osserviamo l'elenco delle reazioni che sono sorte nel gruppo, possiamo subito identificare le affermazioni che potrebbero essere state fatte da una persona dpressa. La maggior parte delle persone sono d'accordo nel ritenere che ci sia una forte correlazione fra i tipi di interpretazione elencati e il grado di depressione del soggetto.
Mettendo a confronto il pensiero depressivo con quello non depressivo, vediamo fino a che punto la depressione può essere un elemento di distorsione. Se riconosceremo questo, la prossima volta che queste reazioni faranno irruzione nella nostra mente potremo "fare un controllo" con noi stessi e vedere qunto i nostri pensieri e le nostre interpretazioni sono stati distorti dal nostro umore depresso.

Inviato da: miki_70 il Domenica, 21-Ago-2011, 22:40
Consapevolezza degli eventi piacevoli

Può essere necessaria una certa pratica per diventare più pienamente consapevoli di come la nostra mente stabilisce che una situazione è "piacevole" o "spiacevole" e di quanto tale interpretazione dipende dai nostri sentimenti e dai nostri stati d'animo. Ne è facile essere consapevoli di tutti gli effetti che eventi e situazioni diversi (grandi e piccoli) hanno sulle sensazioni fisiche, sui sentimenti e sui pensieri. Tenendo presente tutto ciò, si utilizza un esercizio di MBSR che i partecipanti devono seguire a casa durante la settimana. Chiediamo loro di prendere consapevolezza di almeno un evento piacevole ogni giorno ( e preferibilmente mentre accade).
Prima possibile dopo ogni vento piacevole i partecipanti devono descrivere pensieri, sentimenti e sensazioni fisiche che accompagnano l'evento.
I partecipanti vengono incoraggiati a scrivere ogni pensiero come se parlassero ad alta voce (con le parole che vengono loro alla bocca), usando le virgolette se lo trovano utile. Infine descrivere i sentimenti e le sensazioni fisiche quanto più possibile in dettaglio.
Perchè è importante inserire questo esercizio in un programma dedicato a persone che sono state depresse e per evitarne le ricadute? Anzitutto l'esercizio produce la consapevolezza di qualcosa che può diventare cruciale nello scatenarsi delle ruminazioni: il giudizio precoce è quasi tacito sulla piacevolezza o spiacevolezza di qualcosa.
La ricerca sperimentale di Russell Fazio (Roskos - Ewoldsen e Fazio, 1992) mostra che la maggor parte del tempo noi reagiamo agli stimoli classificandoli come piacevoli, spiacevoli o neutri. E' da questi stimoli che si innesca il vagare della nostra mente, e lo scopo dell' esercizio è renderci consapevoli di questi momenti cruciali. Assumere consapevolezza di questi momenti può consentire di sperimentare e valutare ogni momento semplicemente per quello che è senza aggiungere ulteriori pensieri, per esempio desiderare che si prolunghi per sempre o chiedersi perchè non accade più spesso.
In secondo luogo, l'esercizio può aiutarci a notare quali pensieri (anche leggermente) positivi si presentano nella vita quotidiana. Nonostante la somiglianza con la classificazione degli eventi piacevoli che fa parte di alcuni trattamenti strutturati per la depressione acuta, a questo punto del programma MBCT l'obiettivo non è far aumentare il numero degli eventi piacevoli, ma semplicemente diventare più consapevoli di quelli che già ci sono.
In terzo luogo, l'esercizio può permetterci di diventare più consapevoli dei pensieri, sentimenti e sensazioni fisiche concomitanti a queste esperienze piacevoli. L'enfasi sulla consapevolezza delle sensazioni fisiche non è fra le caratteristiche distintive della terapia cognitiva, ma è presente in questo metodo perchè le sensazioni che si accompagnano alle esperienze piacevoli e spiacevoli possono essere un barometro molto sensibile del nostro stato affettivo, e queste sensazioni ci forniscono un quadro d'insieme dei nostri sentimenti momento per momento.
In quarto luogo, è un modo non minacciso di introdurre la pratica della mindfulness, poichè da principio l'oggetto non è alcun particolare pensiero o emozione, ma si tratta piuttosto di un modo nuovo, e perciò potenzialmente utile, per riconoscere i pensieri e le emozioni.
Insieme al resto del lavoro a casa previsto per la settimana seguente, lo scopo è collegare la consapevolezza corporea alla consapevolezza delle reazioni e delle risposte agli eventi quotidiani.



In conclusione: meditazione seduta sul respiro

A questo punto ci deve essere il passaggio graduale dal body scan, in cui l'attenzione è spostata su varie parti del corpo successivamente, a una forma di meditazione che prevede un unico oggetto di attenzione. Seguiamo perciò l'esempio della Stress Reduction Clinic terminando la seconda seduta con una meditazione seduta di 15 minuti che ha come principale oggetto di attenzione la consapevolezza del respiro. L'intenzione è di introdurre l'idea che per essere maggiormente in grado di rispondere ai vecchi abiti mentali dobbiamo riconoscerli e riuscire a liberarci del loro controllo automatico. Un passo importante è praticare avendo un unico fuoco di attenzione, in questo caso il respiro, e lasciar andare e venire nella nostra mente altre distrazioni, come pensieri, sentimenti e sensazioni, senza prestarvi un'attenzione controllante.
L'esercizio sulla meditazione sul respiro la trovate nella pagina precedente. Qui si tratta di prestare una grande attenzione alle sensazioni fisiche del respiro: essere pienamente consapevoli di ogni inspirazione per tutta la sua durata e di ogni espirazione per tutta la sua durata. Come è naturale che sia, alla fine la mente si sposterà su altre cose. Ogni volta che ci accorgiamo che la mente si è allontanata dal respiro, l'istruzione è notare da che cosa è stata distratta e poi riportare delicatamente l'attenzione sulla sensazione dell'entrare e uscire del respiro. Per quanto spesso la mente possa allontanarsi dal respiro, il compito rimane il medesimo: limitarsi a riportarla ogni volta sul respiro, qualunque cosa l'abbia distolta.
In chisura della seconda seduta, sottolineiamo il messaggio implicito con cui si conclude, un idea su cui siamo tornati più volte: è altrettanto valido diventare consapevoli che la mente ha vagato e riportarla indietro, quanto restare fissati sull'oggetto di attenzione scelto (in questo caso il respiro). Tutto ciò fa parte dell'apprendere a fare attenzione in questo nuovo modo: momento per momento, con intenzione ed in modo non giudicante.


Lavoro a casa dopo la seconda seduta.

. Praticare il body scan registrando le reazioni alla pratica per 6 giorni su 7.

. In momenti diversi a scelta praticate per 10 o 15 minuti la meditazione seduta sul respiro 6 giorni su 7. Essere con il respiro il questo modo ogni giorno offre l'opportunità di prendere consapevolezza di ciò che significa essere connessi e presenti nel mometo senza dover far niente.

. Registrate almeno un evento piacevole al giorno. Descrivete l'evento, i vostri pensieri, sentimenti e sensazioni fisiche collegati ad esso. Notare e registare prima possibile e in dettaglio più che potete (anche immagini), la precisa natura e la sede delle sensazioni fisiche.

. Scegliere una nuova attività quotidiana di cui essere specialmente consapevoli ( per esempio lavare i denti, lavare i piatti, fare la doccia, portare fuori la spazzatura, leggere un libro, fare la spesa, mangiare, etc.).


PSICO smile.gif

Inviato da: amos81 il Lunedì, 22-Ago-2011, 09:57
Sto facendo con costanza il bodyscan. Direi utilissmo finalmente anche se a 45 minuti non ci arrivo manco morto PSICO giveup.gif

Inviato da: miki_70 il Martedì, 23-Ago-2011, 23:28
QUOTE (amos81 @ Lunedì, 22-Ago-2011, 08:57)
Sto facendo con costanza il bodyscan. Direi utilissmo finalmente anche se a 45 minuti non ci arrivo manco morto  PSICO giveup.gif

Non è possibile fallire in questo lavoro, se ti appilchi con sincerità e costanza.
La meditazione non è una pratica di rilassamento. Se fai un esercizio di rilassamento e alla fine non sei rilassato, hai fallito. Ma se stai praticando la consapevolezza, la sola cosa importante è la tua disponibilità a osservare e a stare con le cose così come sono, in ogni dato momento, compresi il disagio, la tensione e i tuoi preconcetti riguardo al successo e al fallimento. Se questa disponibilità c'è, non puoi fallire.

J. Kabat Zinn

PSICO smile.gif

Inviato da: amos81 il Giovedì, 25-Ago-2011, 13:55
QUOTE (miki_70 @ Martedì, 23-Ago-2011, 22:28)
QUOTE (amos81 @ Lunedì, 22-Ago-2011, 08:57)
Sto facendo con costanza il bodyscan. Direi utilissmo finalmente anche se a 45 minuti non ci arrivo manco morto  PSICO giveup.gif

Non è possibile fallire in questo lavoro, se ti appilchi con sincerità e costanza.
La meditazione non è una pratica di rilassamento. Se fai un esercizio di rilassamento e alla fine non sei rilassato, hai fallito. Ma se stai praticando la consapevolezza, la sola cosa importante è la tua disponibilità a osservare e a stare con le cose così come sono, in ogni dato momento, compresi il disagio, la tensione e i tuoi preconcetti riguardo al successo e al fallimento. Se questa disponibilità c'è, non puoi fallire.

J. Kabat Zinn

PSICO smile.gif

Sisi. Ma a 45 minuti PER ORA non ci arrivo nemmeno morto. Come non ci arrivavo nemmeno in quella seduta, facevo 15/20 minuti.

Adesso se capita faccio da 40 minuti a un ora.

Non mi piacciono le regole, penso che andrà ad aumentare spontaneamente da sola. Per ora vedo che aumentano leggermente le sensazioni di contatto e conoscenza e collegamento del corpo.

PSICO wink.png

Inviato da: ale78 il Sabato, 27-Ago-2011, 10:24
Credo di essere sui generis come nel resto della mia vita. Pratico la meditazione sdraiata ma non il body scan, perché non mi piace e non mi fa stare bene. Inoltre non ho mai avuto problemi a sentire il corpo, quindi quando voglio mi sintonizzo su una parte di esso, e va bene così.

All’inizio per un mese mi addormentavo, perché molto stanca. Poi pian pian mi ha conquistata e credo sia la formula della minfullness che più si addice a me. Non ho ottenuto grandi successi, ma a piccoli passi è diventata familiare come mangiare e bere.
Credo che ci siano delle tracce, come quelle di Zinn: poi ognuno fa il pezzo di strada che desidera, anzi che gli viene più naturale: chi decide di salire in montagna, chi di tuffarsi a mare, chi di passeggiare in collina.

I pensieri sono tutt’ora intrusivi (ripeto non ho grandi risultati), ma naturalmente dopo varie maratone e corse a ostacoli celebrali noto che la testa dice stop. Allora comincio spontaneamente a sintonizzarmi sui rumori e a notare quello che avviene intorno. Se c’è la cicala che canta, la ascolto. Idem le foglie mosse dal vento. Poi i rumori lontani fino a quelli impercettibili. Solo rare volte sono arrivata fino in fondo, nella pace del silenzio.
Ovvio che se il giorno dopo ci riprovo non accade nulla.
Ho poi scoperto che questa è anche la meditazione che insegna Osho.


P.S. Miki se pensi non c'entri niente sposto il post

Inviato da: amos81 il Sabato, 27-Ago-2011, 10:30
Posso chiederti che intendi con pace del silenzio?

Se ti va ovvio.

Inviato da: miki_70 il Sabato, 27-Ago-2011, 10:38
QUOTE (ale78 @ Sabato, 27-Ago-2011, 09:24)
Credo di essere sui generis come nel resto della mia vita. Pratico la meditazione sdraiata ma non il body scan, perché non mi piace e non mi fa stare bene. Inoltre non ho mai avuto problemi a sentire il corpo, quindi quando voglio mi sintonizzo su una parte di esso, e va bene così.

All’inizio per un mese mi addormentavo, perché molto stanca. Poi pian pian mi ha conquistata e credo sia la formula della minfullness che più si addice a me. Non ho ottenuto grandi successi, ma a piccoli passi è diventata familiare come mangiare e bere.
Credo che ci siano delle tracce, come quelle di Zinn: poi ognuno fa il pezzo di strada che desidera, anzi che gli viene più naturale: chi decide di salire in montagna, chi di tuffarsi a mare, chi di passeggiare in collina.

I pensieri sono tutt’ora intrusivi (ripeto non ho grandi risultati), ma naturalmente dopo varie maratone e corse a ostacoli celebrali noto che la testa dice stop. Allora comincio spontaneamente a sintonizzarmi sui rumori e a notare quello che avviene intorno. Se c’è la cicala che canta, la ascolto. Idem le foglie mosse dal vento. Poi i rumori lontani fino a quelli impercettibili. Solo rare volte sono arrivata fino in fondo, nella pace del silenzio.
Ovvio che se il giorno dopo ci riprovo non accade nulla.
Ho poi scoperto che questa è anche la meditazione che insegna Osho.


P.S. Miki se pensi non c'entri niente sposto il post

Tutto c'entra Ale PSICO hug.gif
Però permettimi quanto segue. Io non posso pensare di ottenere dei muscoli tipo body building allenandomi a sollevare delle piume.
Nel body scan come nelle altre forme di meditazione incluse nella mindfulness non è tanto importante ascoltare il corpo. Il corpo fa da tramite per osservare dell'altro.
Se a me fa male il piede, certo che sento il dolore. Ma come mi relaziono a quel dolore?
Se il body scan mi innervosisce, che relazione ho io con me stesso quando divento nervoso? Mi arrabbio? E come gestisco la rabbia?
Questi sono solo alcuni esempi del potere terapeutico della mindfulness.
Altra cosa Ale. Cerca più che puoi di abbandonare l'attaccamento derivante dall'ottenere risultati.
Non è una gara.

PSICO-kiss.gif

Inviato da: miki_70 il Sabato, 27-Ago-2011, 10:41
QUOTE (amos81 @ Sabato, 27-Ago-2011, 09:30)
Posso chiederti che intendi con pace del silenzio?

Se ti va ovvio.

Dove l'ho scritto?

Inviato da: amos81 il Sabato, 27-Ago-2011, 11:02
QUOTE (miki_70 @ Sabato, 27-Ago-2011, 09:41)
QUOTE (amos81 @ Sabato, 27-Ago-2011, 09:30)
Posso chiederti che intendi con pace del silenzio?

Se ti va ovvio.

Dove l'ho scritto?

Chiedevo ad Ale laugh.gif

Inviato da: ale78 il Sabato, 27-Ago-2011, 11:20
QUOTE (miki_70 @ Sabato, 27-Ago-2011, 10:38)

Però permettimi quanto segue. Io non posso pensare di ottenere dei muscoli tipo body building allenandomi a sollevare delle piume.
Nel body scan come nelle altre forme di meditazione incluse nella mindfulness non è tanto importante ascoltare il corpo. Il corpo fa da tramite per osservare dell'altro.
Se a me fa male il piede, certo che sento il dolore. Ma come mi relaziono a quel dolore?
Se il body scan mi innervosisce, che relazione ho io con me stesso quando divento nervoso? Mi arrabbio? E come gestisco la rabbia?
Questi sono solo alcuni esempi del potere terapeutico della mindfulness.
Altra cosa Ale. Cerca più che puoi di abbandonare l'attaccamento derivante dall'ottenere risultati.
Non è una gara.

PSICO-kiss.gif

QUOTE
Io non posso pensare di ottenere dei muscoli tipo body building allenandomi a sollevare delle piume.


Anche questo non è praticare per ottenere dei risultati?

Tu hai perfettamente ragione. Infatti sono io che sbaglio. Però sono nella fase Tutto ciò che non mi piace non lo faccio, tutto ciò che mi fa male lo evito.

Mi rendo conto che l'evitamento è errato, ma ti assicuro che nel precario equilibrio in cui mi trovo, ciò che faccio è già tanto.

D'accordissimo anche sull'attaccamento nell'ottenere obiettivi: ma credo che ciò dipenda dal desiderio di stare bene, anzi diciamo meglio, per adesso.

Non so se mi sono spiegata.


Pace del silenzio: anche il silenzio ha un suono, non esiste il silenzio in sé, ma solo apparentemente. La pace del silenzio è ciò che considero il suo "suono". Non altrimenti spiegabile bene a parole.

Inviato da: ale78 il Sabato, 27-Ago-2011, 11:22
Nell'altro 3d hai scritto "La mente dice il corpo esegue".

Anche la mente fa parte del corpo, no?

Qual è la parte più importante del corpo, alla luce di quanto appreso e sperimentato, in questi mesi, con la meditazione?

Inviato da: amos81 il Sabato, 27-Ago-2011, 11:54
QUOTE (ale78 @ Sabato, 27-Ago-2011, 10:20)
QUOTE (miki_70 @ Sabato, 27-Ago-2011, 10:38)

Però permettimi quanto segue. Io non posso pensare di ottenere dei muscoli tipo body building allenandomi a sollevare delle piume.
Nel body scan come nelle altre forme di meditazione incluse nella mindfulness non è tanto importante ascoltare il corpo. Il corpo fa da tramite per osservare dell'altro.
Se a me fa male il piede, certo che sento il dolore. Ma come mi relaziono a quel dolore?
Se il body scan mi innervosisce, che relazione ho io con me stesso quando divento nervoso? Mi arrabbio? E come gestisco la rabbia?
Questi sono solo alcuni esempi del potere terapeutico della mindfulness.
Altra cosa Ale. Cerca più che puoi di abbandonare l'attaccamento derivante dall'ottenere risultati.
Non è una gara.

PSICO-kiss.gif

QUOTE
Io non posso pensare di ottenere dei muscoli tipo body building allenandomi a sollevare delle piume.


Anche questo non è praticare per ottenere dei risultati?

Tu hai perfettamente ragione. Infatti sono io che sbaglio. Però sono nella fase Tutto ciò che non mi piace non lo faccio, tutto ciò che mi fa male lo evito.

Mi rendo conto che l'evitamento è errato, ma ti assicuro che nel precario equilibrio in cui mi trovo, ciò che faccio è già tanto.

D'accordissimo anche sull'attaccamento nell'ottenere obiettivi: ma credo che ciò dipenda dal desiderio di stare bene, anzi diciamo meglio, per adesso.

Non so se mi sono spiegata.


Pace del silenzio: anche il silenzio ha un suono, non esiste il silenzio in sé, ma solo apparentemente. La pace del silenzio è ciò che considero il suo "suono". Non altrimenti spiegabile bene a parole.

Ok piu o meno ho capito. Una sensazione di testa vuota senza l'incessante produzione del pensiero (lascia stare l'mp nn avevo letto sorry)?


Per il resto sono d'accordo anch'io, fare cio che ci piace, nn fare cio che nn ci piace.
Serve passione per fare un percorso così e allora meglio cominciare da cosa ti piace, da cosa riesci a fare, da cosa magari ti da quel minimo barlume di stabilità.

E poi passare ad altro. Tutte le volte che feci il bodyscan prima di iniziare la meditazione seduta fu altamente inutile. Magari dopo un po avrebbe fatto effetto comunque, ma io penso che per intuito sai già cosa fare.

Inviato da: miki_70 il Sabato, 27-Ago-2011, 19:58
QUOTE (ale78 @ Sabato, 27-Ago-2011, 10:22)
Nell'altro 3d hai scritto "La mente dice il corpo esegue".

Anche la mente fa parte del corpo, no?

Qual è la parte più importante del corpo, alla luce di quanto appreso e sperimentato, in questi mesi, con la meditazione?

Per mente io intendo il sè pensante che è diverso dal sè che osserva. Il sè che osserva guarda le cose così come sono, non utilizza il velo cognitivo.
Se la mettiamo in questi termini, la parte del corpo che mi ha e che mi affascina di più è proprio la mente.
Non la smette mai di rompere le palle laugh.gif e quando, attraverso la meditazione te ne convinci e ti convinci che il sè pensante non sei tu ti si apre un mondo nuovo.
Proprio per questo non sono d'accordo sullo sperimentare solo quello che a noi piace, perchè il lavoro del sè pensante comincia proprio quando le cose non ci piacciono. Ricordi la discrepanza dal "come sono le cose e come noi vorremmo che fossero"?

Inviato da: miki_70 il Sabato, 27-Ago-2011, 20:12
"La nostra mente è così abituata a pensare di sapere quali sono i nostri bisogni e i risultati a cui dobbiamo arrivare, che è facile cadere nella trappola di cercare di controllare il processo e dirigerlo a modo nostro. Ma questo atteggiamento è esattamente l'opposto di quello che facilita il lavoro della consapevolezza e della guarigione.
La pratica della consapevolezza richiede solo che facciamo attenzione e guardiamo le cose così come sono. Non occore che cambiamo nulla."

J.K.Zinn

Inviato da: amos81 il Sabato, 27-Ago-2011, 20:24
QUOTE (miki_70 @ Sabato, 27-Ago-2011, 19:12)
"La nostra mente è così abituata a pensare di sapere quali sono i nostri bisogni e i risultati a cui dobbiamo arrivare, che è facile cadere nella trappola di cercare di controllare il processo e dirigerlo a modo nostro. Ma questo atteggiamento è esattamente l'opposto di quello che facilita il lavoro della consapevolezza e della guarigione.
La pratica della consapevolezza richiede solo che facciamo attenzione e guardiamo le cose così come sono. Non occore che cambiamo nulla."

J.K.Zinn

Ha ragione un pò. E un pò no per me.

Se effettivamente il rischio di innamorarsi e attaccarsi a un qualcosa che ci piace, persino nella meditazione c'è (e per questo ti ringrazio di avermi ricordato dell'esistenza del bodyscan che avevo ignorato) dall'altra parte c'è il rischio per me piu grosso di non innamorarsi mai. E di vedere il tutto come un compito. Iniziato magari dalla parte più difficile e per noi ostica. E mollare tutto prima che i risultati arrivino.

La zolletta di zucchero ci vuole e l'intuito ci manda già in automatico verso la nostra scelta preferita. Tanto poi il processo si autocorregge da solo e in automatico, oppure attraverso consigli altrui che per maggiore apertura riusciamo a percepire come nostri evitiamo il primo "errore" o lo minimizziamo. Se scelgo il secondo percorso, un percorso che non è mio, il rischio è di mollare il colpo prima che il processo stesso si autocorregga.

Inviato da: miki_70 il Sabato, 27-Ago-2011, 20:28
QUOTE (amos81 @ Sabato, 27-Ago-2011, 19:24)
QUOTE (miki_70 @ Sabato, 27-Ago-2011, 19:12)
"La nostra mente è così abituata a pensare di sapere quali sono i nostri bisogni e i risultati a cui dobbiamo arrivare, che è facile cadere nella trappola di cercare di controllare il processo e dirigerlo a modo nostro. Ma questo atteggiamento è esattamente l'opposto di quello che facilita il lavoro della consapevolezza e della guarigione.
La pratica della consapevolezza richiede solo che facciamo attenzione e guardiamo le cose così come sono. Non occore che cambiamo nulla."

J.K.Zinn

Ha ragione un pò. E un pò no per me.

Se effettivamente il rischio di innamorarsi e attaccarsi a un qualcosa che ci piace, persino nella meditazione c'è (e per questo ti ringrazio di avermi ricordato dell'esistenza del bodyscan che avevo ignorato) dall'altra parte c'è il rischio per me piu grosso di non innamorarsi mai. E di vedere il tutto come un compito. Iniziato magari dalla parte più difficile e per noi ostica. E mollare tutto prima che i risultati arrivino.

La zolletta di zucchero ci vuole e l'intuito ci manda già in automatico verso la nostra scelta preferita. Tanto poi il processo si autocorregge da solo e in automatico, oppure attraverso consigli altrui che per maggiore apertura riusciamo a percepire come nostri evitiamo il primo "errore" o lo minimizziamo. Se scelgo il secondo percorso, un percorso che non è mio, il rischio è di mollare il colpo prima che il processo stesso si autocorregga.

Ma come si dice, non ti deve piacere, fallo e basta laugh.gif
Oh, ma mica voglio costringervi PSICO smile.gif

Inviato da: amos81 il Sabato, 27-Ago-2011, 21:15
QUOTE (miki_70 @ Sabato, 27-Ago-2011, 19:28)
QUOTE (amos81 @ Sabato, 27-Ago-2011, 19:24)
QUOTE (miki_70 @ Sabato, 27-Ago-2011, 19:12)
"La nostra mente è così abituata a pensare di sapere quali sono i nostri bisogni e i risultati a cui dobbiamo arrivare, che è facile cadere nella trappola di cercare di controllare il processo e dirigerlo a modo nostro. Ma questo atteggiamento è esattamente l'opposto di quello che facilita il lavoro della consapevolezza e della guarigione.
La pratica della consapevolezza richiede solo che facciamo attenzione e guardiamo le cose così come sono. Non occore che cambiamo nulla."

J.K.Zinn

Ha ragione un pò. E un pò no per me.

Se effettivamente il rischio di innamorarsi e attaccarsi a un qualcosa che ci piace, persino nella meditazione c'è (e per questo ti ringrazio di avermi ricordato dell'esistenza del bodyscan che avevo ignorato) dall'altra parte c'è il rischio per me piu grosso di non innamorarsi mai. E di vedere il tutto come un compito. Iniziato magari dalla parte più difficile e per noi ostica. E mollare tutto prima che i risultati arrivino.

La zolletta di zucchero ci vuole e l'intuito ci manda già in automatico verso la nostra scelta preferita. Tanto poi il processo si autocorregge da solo e in automatico, oppure attraverso consigli altrui che per maggiore apertura riusciamo a percepire come nostri evitiamo il primo "errore" o lo minimizziamo. Se scelgo il secondo percorso, un percorso che non è mio, il rischio è di mollare il colpo prima che il processo stesso si autocorregga.

Ma come si dice, non ti deve piacere, fallo e basta laugh.gif
Oh, ma mica voglio costringervi PSICO smile.gif

Ma io lo faccio laugh.gif E mi serve pure molto, e penso mi servirà sempre più.

Dico solo che la straordinarietà della meditazione è la sua flessibilità. Puoi partire dove vuoi per andare dove vuoi e ritagliartela su misura.

Nel mio esempio personale nn sentendo per nulla il corpo e stando molto male ed in più avendo una capacità pari a meno venti di impegnarmi nelle cose che nn mi piacciono cominciare col bodyscan era quasi un suicidio. Più facile perchè quando lo facevo semplicemente sentivo poco o nulla e un po di caos ma per nulla gratificante.

Tu dirai ok se riesci hai imparato a conoscere il corpo e a fare le cose che nn ti piacciono. Vero. E se mollo prima?

Invece con quella seduta nn c'era un pò di caos, c'era l'inferno in terra ma ero nel mio elemento. E alla fine poco per volta da quell'inferno ne sono uscito.


Però ripeto per me nn è una regola nemmeno questa. Se uno è meno da battaglia e più capace di fare cose controvoglia è meglio parta nn dall'inferno ma ci giri attorno.

Alla fine per intuito, e nell'intuito ci sono anche le tue paure oltre che le tue aspirazioni, il tuo stile, secondo me vai "giusto". penso vadano rispettate.

Cmq se posos esprimermi su quanto diceva Ale, direi tolta la mente lo stomaco. C'è tanta di quella roba li che ho appena cominciato a sentirla.

Inviato da: miki_70 il Domenica, 28-Ago-2011, 20:26
Terza seduta. La consapevolezza del respiro


Per noi è naturale credere che la capacità intellettuale di risolvere problemi esterni potrebbe essere efficace anche per risolvere i problemi emozionali. Sembra plausibile. L'obiettivo è chiaro: fuggire o evitare l'infelicità, e raggiungere uno stato di felicità. Ma purtroppo questa pulsione a essere felici crea un processo di ruminazione, cioè schemi ripetitivi di pensare e di sentire e anche comportamenti che sono inutili perchè non fanno altro che girare in tondo senza arrivare a una soluzione. Abbiamo la sensazione che pensare e ripensare su un problema debba condurci a risolverlo, ma spesso questi rimuginii non fanno che aggravare la situazione (Susan Nolem-Hoeksema).
Tenere costantemente sotto controllo come ci posizioniamo rispetto agli standard di felicità che abbiamo stabilito per noi stessi si rivela assolutamente inutile. E' abbastanza difficile riuscire ad affrontare le cose quando al mattino ci svegliamo di cattivo umore, ma spesso noi le aggraviamo perchè paragoniamo il nostro umore a quello che dovrebbe essere un umore "normale".
Scopriamo subito nella nostra mente i risultati di questo di questo confronto:"Perchè mi sento così? Di solito sono più allegro; non dovrei sentirmi così." Restiamo dunque intrappolati in "tecniche" discorsive per affrontare i problemi, immaginando che, come nel gioco degli scacchi, se riuscissimo a scoprire qual'è la mossa giusta vinceremmo la partita.
Nelle prime due sedute avevamo cominciato ad esaminare in che modo una condizione di consapevolezza può esere utile per uscire dai modelli di pensiero abituali, che possono rapidamente raffozzarsi fino a dare origine alla depressione.
Chi riesce a capire l'importanza di questo fatto per la propria vita e i propri problemi in genere è disposto a sospendere il giudizio. In questa terza seduta viene introdotto meglio il concetto che la pratica della mindfulness non ha l'obiettivo di fornire bella e pronta una serie di soluzioni per i problemi,e che questo può essere causa di frustrazione. Tra le molte possibili fonti di frustrazione, è assai comune l'idea che con la nostra intelligenza e la nostra abilità nel risolvere i problemi possiamo riuscire a sistemare tutto: un'idea molto radicata e difficilmente eliminabile. Ma, se non proviamo con un metodo alternativo, in realtà è improbabile che abbandoniamo volontariamente la vecchia strategia consistente nel tentare di afforntare i problemi continuando ad arrovellarsi.
Ma l'approccio alla mindfulness non si limita ad una tecnica nuova o più ingegnosa per risolvere i problemi: comporta una diversa modalità, un modo di "essere con" i problemi che permette di abbandonare proprio il bisogno di risolverli immediatamente. Diventare e rimanere consapevoli di queste difficoltà offre l'occasione di sfuggire alla presa dei vecchi abiti mentali.
La pratica della mindfulness comporta l'esperienza della modalità dell'"essere" che ci sollecita ad abbandonare il nostro abituale atteggiamento di sforzarci per raggiungere risultati.
Il passo sucessivo del programma comporta perciò lo sviluppo della consapevolezza del respiro in modo da poter approfondire l'uso del respiro per raccogliersi e stabilizzare la mente, restando aperti all'esperienza, quale che sia.
Ricordiamo che uno dei punti di forza del'approccio della mindfulness è la sua applicabilità a qualsivoglia esperienza, positiva o negativa, importante o banale. Ecco perchè mettiamo in rilievo la combinazione di poratica formale (ad esempio il body scan) e informale (ad esempio prendere consapevolezza di una attività abituale come mangiare). Se il nostro compito è consentire di sperimentare modi non "analitici" o "intellettuali" di guardare al mondo, possiamo usare anche le sensazioni più fondamentali, come la vista.
Considerate la pagina che state leggendo. Per leggere dovete vedere i segni sulla pagina, analizzarli come parole e come frasi, poi unire le frasi per comprendere il testo nel suo insieme. In una buona parte della nostra vita quotidiana, "vedere" molto spesso è semplicemente quello che risulta alla fine di questa analisi. Il modo in cui analizziamo il testo è così automatico che è difficile districare i diversi processi. Questo accade anche con gli oggetti. La nostra attenzione analizza il mondo in modo spontaneo e automatico applicandovi delle categorie e predisponendolo per essere sottoposto all'azione del nostro ntelletto. Un metodo per proporre un diverso modo di essere consiste perciò nel riconoscere il carattere estremamente automatico delle percezioni e rivitalizzare la nostra conoscenza delle sensazioni che vanno a formare il materiale grezzo dell'esperienza.
A questo scopo, si può iniziare la terza seduta con un semplice esercizio del "vedere" o dell' "udire". Avviciniamoci ad una finestra e guardiamo fuori facendo attenzione a quello che vediamo, abbandonando le categorie e le etichette verbali che si utilizzano normalmente per dare senso a quello che vediamo; piuttosto che vedere gli elementi della scena come "alberi" o "automobili" o qualunque altra cosa, cerchiamo di vederli semplicemente come configurazioni di colori, forme e movimento. L'unica istruzione da ricordare è che, ogni volta che ci rendiamo conto di aver cominciato a pensare su quello che vediamo, riportiamo delicatamente l'attenzione sul semplice vedere. Se non c'è una finestra, sostituiamo il vedere con una meditazione sull' "udire", facendo attenzione ai caratteri dei suoni. Invece di sentire una "sedia" che scricchiola o una "persona" che tossisce, ascoltiamo i suoni come configurazioni di altezza, tono, volume. Ogni volta che la mente vaga, l'attenzione viene pazientemente riportata sull'udire.
Cerchaimo in questo modo di operare una transizione dalla modalità del "fare" alla modalità dell' "essere".

Inviato da: camomilla il Mercoledì, 31-Ago-2011, 10:22
QUOTE (miki_70 @ Domenica, 28-Ago-2011, 19:26)

Ma l'approccio alla mindfulness non si limita ad una tecnica nuova o più ingegnosa per risolvere i problemi: comporta una diversa modalità, un modo di "essere con" i problemi che permette di abbandonare proprio il bisogno di risolverli immediatamente.

questo sto imparando io anche se è difficilissimo... PSICO-si.gif

Inviato da: ale78 il Mercoledì, 31-Ago-2011, 11:20
QUOTE (camomilla @ Mercoledì, 31-Ago-2011, 10:22)
QUOTE (miki_70 @ Domenica, 28-Ago-2011, 19:26)

Ma l'approccio alla mindfulness non si limita ad una tecnica nuova o più ingegnosa per risolvere i problemi: comporta una diversa modalità, un modo di "essere con" i problemi che permette di abbandonare proprio il bisogno di risolverli immediatamente.

questo sto imparando io anche se è difficilissimo... PSICO-si.gif

Cosa stai leggendo Camo a tal proposito?

Inviato da: miki_70 il Mercoledì, 31-Ago-2011, 11:49
QUOTE (camomilla @ Mercoledì, 31-Ago-2011, 09:22)
QUOTE (miki_70 @ Domenica, 28-Ago-2011, 19:26)

Ma l'approccio alla mindfulness non si limita ad una tecnica nuova o più ingegnosa per risolvere i problemi: comporta una diversa modalità, un modo di "essere con" i problemi che permette di abbandonare proprio il bisogno di risolverli immediatamente.

questo sto imparando io anche se è difficilissimo... PSICO-si.gif

PSICO-si.gif In effetti la mindfulness sembra facile nella sua pratica, ma estremamente difficile nella sua applicazione, proprio perchè non offre soluzioni. Quando mi arriva il pensiero che sono incapace io non cerco di modificarlo o eliminarlo o sostituirlo con un pensiero positivo. Lo lascio andare. Lasciare andare significa entrare in un' intima relazione con quel pensiero tanto da permettergli di andare e venire ogni volta. Nella mindfulness impariamo a rispondere e non a reagire. La necessità automatica di trovare soluzioni ad un problema viene accantonata.
Forza PSICO smile.gif
A stasera PSICO-kiss.gif

Inviato da: camomilla il Mercoledì, 31-Ago-2011, 11:58
QUOTE (ale78 @ Mercoledì, 31-Ago-2011, 10:20)
QUOTE (camomilla @ Mercoledì, 31-Ago-2011, 10:22)
QUOTE (miki_70 @ Domenica, 28-Ago-2011, 19:26)

Ma l'approccio alla mindfulness non si limita ad una tecnica nuova o più ingegnosa per risolvere i problemi: comporta una diversa modalità, un modo di "essere con" i problemi che permette di abbandonare proprio il bisogno di risolverli immediatamente.

questo sto imparando io anche se è difficilissimo... PSICO-si.gif

Cosa stai leggendo Camo a tal proposito?

no Ale non sto leggendo nulla,ma lo affrontando questa cosa in terapia proprio come UNICA soluzione al doc.
quando mi arriva un pensiero o un dubbio,io non lo voglio e cerco di scacciarlo con le compulsioni/ripetizioni/rimuginio ossessivo....invece lo devo tenere con me,proprio come dice Miki,libero di andare e venire,essere prensente a quel pensiero,senza averne paura e senza cercare soluzione...
è un buon metodo per vari disturbi PSICO-si.gif

Inviato da: camomilla il Mercoledì, 31-Ago-2011, 11:59
QUOTE (miki_70 @ Mercoledì, 31-Ago-2011, 10:49)
QUOTE (camomilla @ Mercoledì, 31-Ago-2011, 09:22)
QUOTE (miki_70 @ Domenica, 28-Ago-2011, 19:26)

Ma l'approccio alla mindfulness non si limita ad una tecnica nuova o più ingegnosa per risolvere i problemi: comporta una diversa modalità, un modo di "essere con" i problemi che permette di abbandonare proprio il bisogno di risolverli immediatamente.

questo sto imparando io anche se è difficilissimo... PSICO-si.gif

PSICO-si.gif In effetti la mindfulness sembra facile nella sua pratica, ma estremamente difficile nella sua applicazione, proprio perchè non offre soluzioni. Quando mi arriva il pensiero che sono incapace io non cerco di modificarlo o eliminarlo o sostituirlo con un pensiero positivo. Lo lascio andare. Lasciare andare significa entrare in un' intima relazione con quel pensiero tanto da permettergli di andare e venire ogni volta. Nella mindfulness impariamo a rispondere e non a reagire. La necessità automatica di trovare soluzioni ad un problema viene accantonata.
Forza PSICO smile.gif
A stasera PSICO-kiss.gif

Miki per me sei un fenomeno,SAPPILO...
mi ritrovo in molte cose che dici del controllo/ricerca soluzioni....ecc...

Inviato da: amos81 il Mercoledì, 31-Ago-2011, 12:12
QUOTE (camomilla @ Mercoledì, 31-Ago-2011, 10:58)
QUOTE (ale78 @ Mercoledì, 31-Ago-2011, 10:20)
QUOTE (camomilla @ Mercoledì, 31-Ago-2011, 10:22)
QUOTE (miki_70 @ Domenica, 28-Ago-2011, 19:26)

Ma l'approccio alla mindfulness non si limita ad una tecnica nuova o più ingegnosa per risolvere i problemi: comporta una diversa modalità, un modo di "essere con" i problemi che permette di abbandonare proprio il bisogno di risolverli immediatamente.

questo sto imparando io anche se è difficilissimo... PSICO-si.gif

Cosa stai leggendo Camo a tal proposito?

no Ale non sto leggendo nulla,ma lo affrontando questa cosa in terapia proprio come UNICA soluzione al doc.
quando mi arriva un pensiero o un dubbio,io non lo voglio e cerco di scacciarlo con le compulsioni/ripetizioni/rimuginio ossessivo....invece lo devo tenere con me,proprio come dice Miki,libero di andare e venire,essere prensente a quel pensiero,senza averne paura e senza cercare soluzione...
è un buon metodo per vari disturbi PSICO-si.gif

Curiosità, non ti arriva troppo forte?

Inviato da: camomilla il Mercoledì, 31-Ago-2011, 12:15
non ho altra soluzione... PSICO smile.gif

Inviato da: amos81 il Mercoledì, 31-Ago-2011, 12:21
QUOTE (camomilla @ Mercoledì, 31-Ago-2011, 11:15)
non ho altra soluzione... PSICO smile.gif

Boh sarà che io ho zero disciplina da 1 a 100.

Oggi forse boh 5.


Inviato da: camomilla il Mercoledì, 31-Ago-2011, 12:28
con me non funziona il riflettere sul dubbio,pensiero :troverò certamente qualcosa che non va

non funziona il sostituire pensieri positivi:la mia mente è imbambolata dalla ricerca di soluzione a quel problema

non funziona scacciarlo:tornerà piu forte di prima

cosa rimane fare?

tenersi con se quel pensiero senza rimuginarci,libero di andare e venire,l'ansia scemerà perchè non ti farà piu paura come prima quella cosa,perchè si indebolisce se non gli butti benzina sul fuoco

Inviato da: amos81 il Mercoledì, 31-Ago-2011, 12:38
QUOTE (camomilla @ Mercoledì, 31-Ago-2011, 11:28)
con me non funziona il riflettere sul dubbio,pensiero :troverò certamente qualcosa che non va

non funziona il sostituire pensieri positivi:la mia mente è imbambolata dalla ricerca di soluzione a quel problema

non funziona scacciarlo:tornerà piu forte di prima

cosa rimane fare?

tenersi con se quel pensiero senza rimuginarci,libero di andare e venire,l'ansia scemerà perchè non ti farà piu paura come prima quella cosa,perchè si indebolisce se non gli butti benzina sul fuoco

A me a parte che la mente era troppo veloce, ma quando ci ho provato sulle cose serie mi è arrivata addosso una roba che ho subito richiuso la scatola.

Inviato da: miki_70 il Giovedì, 01-Set-2011, 19:53
Pratichiamo per 10 - 15 minuti la consapevolezza del respiro seguendo le istruzioni postate precedentemente.

Quando ci sentiamo ragionevolmente stabilizzati sulla consapevolezza del respiro, lasciamo intenzionalmente allargare la consapevolezza oltre il respiro, a includere la percezione delle sensazioni fisiche attraverso l'intero corpo. Continuando ad essere coscienti della presenza sullo sfondo dei movimenti del respiro nell'addome, spostiamo il focus della nostra attenzione in modo da diventare coscienti del senso del nostro corpo come un tutto e delle mutevoli sensazioni che lo attraversano. Possiamo forse sentire il movimento del respiro attraverso il corpo, come se l'intero corpo respirasse.

Possiamo anche, insieme con questo più ampio senso del corpo tutto intero, e del respiro che va su e giù, prendere consapevolezza della conformazione delle sensazioni più locali e particolari, delle sensazioni fisiche che sorgono là dove il corpo tocca il pavimento, la sedia, il cuscino, le sensazioni del tocco, della pressione, del contatto dei piedi o delle ginocchia con il pavimento, il contatto delle natiche con ciò che le sostiene, delle mani appoggiate sulle cosce o una sull'altra.
Meglio che possiamo, raccogliamo tutt queste sensazioni, insieme con il senso del respiro e dell'intero corpo, in un più ampio spazio di consapevolezza.

La mente si allontanerà ripetutamente dal respiro e dalle sensazioni fisiche: questo non è un errore, è naturale, prevedibile e non è un segno di insuccesso. Ogni volta che ci accorgiamo che la consapevolezza si è allontanata dalle sensazioni fisiche, congratuliamoci con noi stessi: ci siamo "svegliati"!
Osserviamo con tranquillità dov'era la mente ("Ok, nel pensare") e sempre con delicatezza riportiamo nuovamente l'attenzione sulla respirazione e sul sentire il nostro corpo come un tutto.

Meglio che ci riesce, proviamo semplicemente a rimanere presenti e aperti, con dolcezza, alle sensazioni fisiche che si presentano, attraverso il corpo, momento per momento.

Mentre siamo seduti, potremmo avere alcune sensazioni particolarmente intense, per esempio mal di schiena, oppure dolori alle ginocchia o alle spalle, e accorgerci che la nostra consapevolezza è stata deviata ripetutamente su queste sensazioni, allontanadosi dal respiro e dalla percezione del corpo come un tutto.
Se vogliamo, possiamo utilizzare questa occasione per sperimentare cosa produce portare intenzionalmente l'attenzione proprio nella zona dolorante, ed esplorare, meglio che ci riesce, in dettaglio l'insieme di quelle sensazioni da vicino, in modo dolce ed accogliente. Come sono esattamente queste sensazioni? Dove sono precisamente? Si modificano nel tempo o si spostano da una zona all'altra? Proviamo non tanto a pensare alle sensazioni, quanto semplicemente a sentirle,a usare il respiro come un mezzo per raggiungere con la consapevolezza queste zone di sensazioni intensamente negative, e proviamo a "respirarci attraverso", proprio come l'esercizio del body scan.

Ogni volta che ci ritroviamo "trascinati via" lontano dalla consapevolezza del momento presente a causa dell'intensità di sensazioni corporee dolorose, o in qualunque altro modo, ricolleghiamoci al "qui e ora" riportando il centro dell'attenzione sui movimenti della respirazione. Solo dopo che ci siamo ritrovati e stabilizzati nel presente attraverso il respiro, lasciamo che l'attenzione si espanda nuovamente a includere le sensazioni che attraversano il corpo.

Inviato da: miki_70 il Domenica, 04-Set-2011, 21:15
Il vagare della mente.



Può essere fuorviante descrivere la meditazione seduta come passare 30-40 minuti con l'attenzione concentrata sul respiro. In questa fase del programma la maggior parte delle persone passano un bel pò di tempo a sforzarsi di mantenere l'attenzione focalizzata mentre pensieri, sentimenti, sensazioni fisiche o distrazioni esterne la allontanano dal respiro.
Una caratteristica essenziale di questa pratica è che il suo obiettivo non è impedire il vagare della mente ma entrare in una maggiore intimità con il suo comportamento. Un esercizio importante nelle prime fasi consiste nel riportare indietro sistematicamente e ripetutamente l'attenzione, da dove può essere andata, all'oggetto primario della meditazione. In questo modo la pratica ci dà sempre l'opportunità di ricominciare in questo momento, con questo respiro. Un istruzione che si ode spesso è :"Se la tua mente si distrae cento volte, allora semplicemente riportala indietro cento volte." E' in questo che consiste la pratica. Il compito, quando la mente si distrae, è prenderne atto e ricollegarla delicatamente al respiro. Questo significa evitare i giudizi e le critiche originati dal credere che non stiamo riuscendo o non siamo abbastanza bravi a mantenere l'attenzione legata al respiro. Diventare consapevoli della sensazione di "star lottando per" mantenere la consapevolezza sul respiro è utile di per sè. In questa fase del programma questo sforzo è visto semplicemente come un'altro stato mentale di cui diventare consapevoli prima di riportare con gentilezza l'attenzione sul respiro.
Spesso, nella discussione delle esperienze dei partecipanti con la meditazione seduta vengono sfiorati parecchi temi. Li presentiamo qui accompagnati da un collegamento ai temi del programma, ma questo non significa che un gruppo di MBCT diventi una seduta di interrogatori e risposte. L'istruttore cerca di esplorare con i partecipanti in che modo ogni aspetto dell'esperienza può insegnare qualcosa della loro "geografia interiore": come possono imparare a "leggere la mappa", osservando le connessioni tra pensieri, sentimenti e sensazioni fisiche. Le difficoltà riportate nelle sedute sono le benvenute, come una possibile guida per capire ciò che normalmente causa un deterioramento dell'umore o impedisce che l'attenzione sia focalizzata o in quiete. Ponendo domande come :"Che cosa sta osservando proprio adesso su questa sensazione?" la discussione viene fondata sull'esperienza vissuta momento per momento.


Affrontare i pensieri cercando di controllarli

Partecipante:

"Non so se qualcun altro ha questo problema. Quando la mia mente se ne è andata, mi ritrovo a pensare a mille altre cose. E' molto difficile smettere di andare al futuro. Cerco di controllarlo e forse funziona per due minuti, ma poi vado nuovamente via."


Osserviamo con quanta facilità i partecipanti fraintendono le istruzioni per la pratica. Rileggiamo quanto ha detto il partecipante:" E' molto difficile fermarmi.....cerco di controllarlo......Forse funziona per due minuti, ma poi......". In questo approccio non si tratta di tentare di sopprimere o reprimere o controllare i pensieri. Se dovessimo tentare di mandarli via o di reprimerli, molto probabilmente tornerebbero con intensità anche maggiore. Praticare implica lo sviluppo di un modo abile e delicato di arrivare a una consapevolezza, di riuscire ad accorgersi che "c'è un pensiero o un processo di pensiero" e sforzarsi, meglio che si può, di lasciarlo andare e tornare a concentrarsi sul respiro. Non si tratta tanto di controllare i propri pensieri, quanto di sentirsi davvero a proprio agio lasciando che le cose siano come sono, e poi tornare al respiro.


Essere curiosi di dove la mente vaga


Intendiamo con "curiosità" un atteggiamento di vigile interesse e di partecipe e saggia attenzione. Questo naturalmente è diverso dalla modalità più ossessiva di "analizzare" un problema o di "pensare" intellettualmente a un problema.


Partecipante:

"A volte è davvero seccante. Vorrei che la mia mente restasse in un posto, ma sembra proprio che se ne vada e faccia quello che vuole."


Notare l'espressione di un forte desiderio di un risultato. Questa persona vuole che la mente sia in un certo modo, e non succede. I nostri pensieri assomigliano piuttosto a scimmie che corrono tra gli alberi; in un certo senso sono dappertutto. Appena ci rendiamo conto che la mente è "saltata su un'altro albero", con tranquillità riportiamo indietro la nostra attenzione. E così che arriviamo a formarci un senso di autentica intimità con gli stati della nostra mente. E' un atteggiamento molto più flessibile che non pretendere che siano in un determinato modo. Ci limitiamo invece a osservare come la mente si muove. Accostarsi con uno spirito di sollecitudine e curiosità a ciò che ci sta accadendo è utile, perchè evidentemente è molto facile diventare invece impazienti e frustrati con noi stessi.


Le sensazioni di disagio fisico

Partecipante:

"Se resto seduto troppo a lungo mi si cominciano ad addormentare le gambe e mi viene mal di schiena. Non voglio assolutamente muovermi perchè, suppongo, turberei la mia concentrazione, ma alla fine restare immobile diventa troppo doloroso."


Il dolore fisico è un buon bersaglio su cui applicare queste abilità in via di sviluppo, perchè può avere accesso con grande facilità al campo della consapevolezza, ed è una sensazione nitida. Evidentemente la reazione naturale a questo disagio è irrigidirsi o raccogliere le forze per liberarsene. Diventare semplicemente consapevoli di questo impulso e fare del proprio meglio per dedicarvi un interesse amichevole ed esplorarlo con benevolenza, costituisce una pratica molto utile. Un'altra possibilità può essere quella di portare l'attenzione sulla sensazione stessa di dolore, il che richiede un'abilità nel mantenere un'attenzione non reattiva che in questa fase del programma può non essere ancora disponibili a tutti i partecipanti.
Anche qui,l'istruzione è la seguente: se la mente viene trascinata verso le forti sensazioni di dolore, notare questo e riportare l'attenzione sul respiro usando il respiro come un punto fisso a cui ritornare. Nelle fasi successive del programma i partecipanti avranno l'opportunità di apprendere ulteriormente a concentrarsi su ciò che è difficile e indesiderato.


Riconoscere i modelli di pensiero automatico

Partecipante:

"Che cos'è che non va in me? Perchè non riesco a trovare il tempo per la pratica?"


In tutto questo lavoro, si tratta di imparare a osservare la nostra esperienza con un atteggiamento amichevole piuttosto che identificarci con essa, resistervi o rifiutarla. Come abbiamo detto presentando quella persona che pensava di non ingranare, per affrontare i pensieri negativi automatici possiamo fare del nostro meglio per notarli, etichettarli come "giudizi" e lasciarli semplicemente andare. Quello che è difficile è limitarsi a osservarli senza biasimarsi per il fatto di averli. Il pensiero "Vorrei non aver avuto questi pensieri sulla tal cosa" diventa troppo facilmente "a questo punto dovrei esserne fuori. Devo essere una persona molto debole e immatura". L'obiettivo non è cercare di bloccare i pensieri, ma praticare stando con essi in modo diverso e lasciando da parte il bisogno di coinvolgerci con essi, di reagirvi o rassicurarci negandone la validità.
Possiamo essere qui, e possono esserci anche i nostri pensieri, ma ciò non significa che dobbiamo avere con essi il legame che ci era abituale. In tal senso, ci aiuterà molto essere più consapevoli di come la nostra attenzione si sposta.


Che fare quando sorge una forte emozione

Partecipante:

"Spesso scopro che mi sto identificando con le emozioni, credendo realmente che definiscano la mia esperienza. Allora mi sento in trappola e disperato. Come posso lavorare con questi sentimenti?"

Possiamo lavorare con le emozioni mantenendole nella cosapevolezza, senza dover agire su di esse. Dirci :"Oh, ecco la rabbia", piuttosto che :"Sono stufo di lei perchè mi parla in questo modo"; "Ecco la paura" piuttosto che :"Sono terrorizzato di fare un grande pasticcio con questo discorso che devo tenere" ci permette di essere con l'emozione in un modo che non ci richiede di identificarci completamente con essa. Col tempo impariamo anche che l'emozione stessa può cambiare continuamente forma; può diventare rapidamente più intensa o meno.
Alcuni istruttori descrivono la mente come un ampio cielo luminoso. Tutti i nostri sentimenti, pensieri e sensazioni sono come le nuvole che passano senza influenzare la natura del cielo. Le nuvole, il vento, la neve e gli arcobaleni vanno e vengono, ma il cielo è sempre semplicemente se stesso, è per così dire un "contenitore" per questi fenomeni passeggeri. La pratica mira a far sì che la mente sia questo cielo e tutti questi fenomeni fisici e mentali sorgano e svaniscono come semplici incidenti atmosferici.
In questo modo la mente può restare equilibrata e centrata senza essere spazzata via nel dramma di ogni tempesta passeggera.


PSICO smile.gif

Inviato da: rax il Lunedì, 05-Set-2011, 13:34
E'difficile spiegare in poche parole quello che succede nell'esercizio del body scan, comunque ci provo.
Nella prima volta, la focalizzazione sul respiro e sul corpo stentava tanto che ho dovuto faticare un po' per iniziare a rilassarmi.
Il pensiero che il tempo non passasse mai è stato quasi costante accompagnato da una continua sensazione di prurito localizzato qua e là...tensione alla gola, al volto con la paura di perdere il filo dell'esercizio.
Ora ciò che ho scoperto è che non sapevo di essere così tesa anzi mi sentivo serena, avevo trascorso una bellissima giornata. MAHHHHH unsure.gif
Ho visto quel senso di colpa che non mi permette di sentirmi giusta e nel posto giusto.
"Sottraevo del tempo a mia figlia per dedicarmi 40 minuti in pieno silenzio!!"
"40 minuti sono tanti".
Ad ogni gridolino che sentivo, il corpo non l’ho sentivo più salvo essere un unico blocco senza respiro.
Ed ecco la paura, l'agitazione, il timore di essere giudicata e il respiro affannato. Apro gli occhi, noto l’orario e il tempo trascorso velocemente. Mi siedo e respiro ma con ansia e con la premura di andar via.


C'è dell'altro ma ora devo andar via davveroooooooooooooo!!!
Ciao MiKi PSICO rolleyes.gif



PSICO ciao.gif PSICO ciao.gif PSICO ciao.gif PSICO ciao.gif

Inviato da: miki_70 il Martedì, 06-Set-2011, 01:01
QUOTE (rax @ Lunedì, 05-Set-2011, 12:34)
E'difficile spiegare in poche parole quello che succede nell'esercizio del body scan, comunque ci provo.
Nella prima volta, la focalizzazione sul respiro e sul corpo stentava tanto che ho dovuto faticare un po' per iniziare a rilassarmi.
Il pensiero che il tempo non passasse mai è stato quasi costante accompagnato da una continua sensazione di prurito localizzato qua e là...tensione alla gola, al volto con la paura di perdere il filo dell'esercizio.
Ora ciò che ho scoperto è che non sapevo di essere così tesa anzi mi sentivo serena, avevo trascorso una bellissima giornata. MAHHHHH unsure.gif
Ho visto quel senso di colpa che non mi permette di sentirmi giusta e nel posto giusto.
"Sottraevo del tempo a mia figlia per dedicarmi 40 minuti in pieno silenzio!!"
"40 minuti sono tanti".
Ad ogni gridolino che sentivo, il corpo non l’ho sentivo più salvo essere un unico blocco senza respiro.
Ed ecco la paura, l'agitazione, il timore di essere giudicata e il respiro affannato. Apro gli occhi, noto l’orario e il tempo trascorso velocemente. Mi siedo e respiro ma con ansia e con la premura di andar via.


C'è dell'altro ma ora devo andar via davveroooooooooooooo!!!
Ciao MiKi PSICO rolleyes.gif



PSICO ciao.gif PSICO ciao.gif PSICO ciao.gif PSICO ciao.gif

Bravissimaaaaa. E' meraviglioso. E ' proprio quello che accade e che accade sempre nella nostra vita anche se il tutto resta sotto una superficie melmosa. Quello che devi fare è riconoscere quello che ti sta accadendo (impulsi a reagire, pensieri, sentimenti, sensazioni fisiche) e riportare attenzione alla parte del corpo a cui stai dando consapevolezza. Sentivi tua figlia dimenarsi, ma anzichè reagire hai continuato l'esercizio. Hai sentito prurito e anzichè grattarti PSICO-asd.gif hai continuato. Hai provato ansia e anzichè reagire per eliminarla, hai continuato. Hai avuto pensieri del tipo, "cacchio quando finisce sta tortura?", ma hai continuato.
Sei stata brava PSICO-kiss.gif Questo significa che non necessariamente dobbiamo identificarci con i contenuti mentali, con le emozioni, o reagire impulsivamente a sensazioni fisiche.
Sicuramente avrai pensato "Non sono una buona madre, se lascio mia figlia per fare sta roba", questo è un contenuto mentale, è un giudizio, ma hai continuato a fare l'esercizio.
Un altro consiglio: non fare l'esercizio con l'aspettativa di rilassarti. Se avviene va bene, se non avveniene, va bene lo stesso. L'intento del body scan non è quello di rilassarsi, ma prendere consapevolezza di quello che accade momento per momento mentre esplori le parti del corpo.
Brava PSICO-si.gif

Inviato da: miki_70 il Martedì, 06-Set-2011, 19:41
Il diario degli eventi spiacevoli


Un tema che emerge di solito dalle osservazioni precedenti è la difficoltà di affrontare i pensieri, le emozioni e le sensazioni corporee negative. Naturalmente è raro che si arrivi a distinguere tra questi tre aspetti dei fenomeni mente-corpo. A tale scopo è utile usare il feedback fornito dal Diario degli eventi spiacevoli, che dà a ciascuno l'opportunità di riflettere e di condividere le sue riflessioni su ciò che è accaduto quando ha cercato di registrare quei momenti e di fissare con precisione i pensieri, le emozioni e le sensazioni fisiche.
Una cosa che può emergere all'inizio è che spesso momenti in apparenza banali contengono elementi e aspetti di cui non siamo affatto consapevoli. Inoltre, la distinzione tra pensieri, emozioni e sensazioni fisiche è una rivelazione per molti partecipanti. L'esercizio rivela, infine, che per alcuni è particolarmente difficile prendere consapevolezza di sensazioni fisiche molto sfumate. Il fatto che il corpo invii continuamente al cervello dei segnali che in genere vengono ignorati per la maggior parte del tempo, è una grossa scoperta. Il fatto che queste sensazioni fisiche possono essere usate per riconoscere alcune sottili modificazioni possono essere usate per riconoscere alcuni sottili modificazioni delle emozioni si dimostra molto utile per parecchie persone.

Inviato da: miki_70 il Martedì, 06-Set-2011, 20:29
Generalizzare la pratica: lo spazio di respiro di tre minuti


Non è insolito, per chi sta provando a sviluppare una pratica formale di meditazione, dimenticare che la pratica va inserita nella vita quotidiana. Una certa "pratica generalizzata" è importante per collegare ciò che viene appreso a una gamma più ampia di situazioni. Ma non è facile generalizzare quanto si apprende nella pratica formale. Naturalmente abbiamo già dato istruzioni su come rendere consapevole un'attività di routine (per esempio mentre ci laviamo i denti, diamo da mangiare al gatto, portiamo fuori la spazzatura); dobbiamo però arrivare a portare nella vita di tutti i giorni piccoli frammenti di pratica formale. A tale scopo poponiamo una "mini - meditazione", lo spazio di respiro di tre minuti.
L'esercizio è all'inizio del topic.
Questo esercizio si ispira alla pratica della terapia cognitiva per la sua forma molto definita e strutturata. Anzitutto programmiamo l'esercizio del respiro tre volte al giorno in momenti prefissati. Poi deve essere eseguito non solo in quei momenti ma ogni volta che ne sentono il bisogno, per esempio se si sentono stressati (questo uso dell'esercizio viene presentato nella quarta seduta). Lo spazio di respiro di tre minuti diventa così un importante veicolo per portare la pratica della meditazione formale nella vita quotidiana. I partecipanti scoprono innanzitutto che possono usarlo per affrontare direttamente i problemi man mano che si presentano. Scoprono poi che è un modo di prendersi una pausa e riprendere contatto con il momento presente anche nel pieno di una giornata frenetica.
Questo esercizio è costituito da tre passi fondamentali. Nel primo si deve staccare il pilota automatico e chiedersi "Dove sono?", "Che succede?".
L'obiettivo è individuare e riconoscere la propria effettiva esperienza in quel momento. Nel secondo passo si porta l'attenzione sul respiro raccogliendosi per concentrarsi su questo unico oggetto, il respiro. Il terzo passo consiste nell'espandere l'attenzione per includere il senso del respiro e del corpo come un tutto.


La prima cosa che facciamo in questa pratica, dal momento che è breve e vogliamo arrivare rapidamente al punto essenziale, è assumere una postura molto definita, rilassata, dignitosa, con la schiena dritta ma non rigida, lasciando che il nostro corpo incarni il senso di una presenza vigile.
Ora, chiudendo gli occhi se questo ci fa sentire a nostro agio, il primo passo è essere consapevoli, realmente consapevol di quello che ci sta accadendo in questo momento. Diventare consapevoli di che passa per la nostra mente: quali pensieri sono presenti? Ancora, meglio che possiamo, notiamo i pensieri come semplici eventi mentali,notiamo i pensieri, e poi notiamo le emozioni che sono presenti, in particolare, facendo attenzione a ogni sensazione di disagio o di spiacevolezza. Quindi piuttosto che tentare di scacciarli o di tacitarli, semplicemente li riconosciamo, magari dicendo :"Ah! siete qui, ecco come stanno le cose adesso". E analogamente con le sensazioni fisiche. Sono sensazioni di tensione, di oppressione o altro ancora? Anche qui, esserne consapevoli, limitarsi a notarle. "Ok! Così stanno le cose".
In questo modo comprendiamo quanto ci sta accadendo proprio adesso. Abbiamo disattivato il pilota automatico. Il secondo passo è unifcare la nostra consapevolezza concentrandoci su un unico oggetto, i movimenti del respiro. Quindi adesso ci raccogliamo davvero, concentrando l'attenzione in basso, nei movimenti dell'addome, il salire e lo scendere del respiro, passando un minuto circa a concentrarci sul movimento della parete addominale momento per momento, respiro dopo respiro, meglio che possiamo. In questo modo sappiamo quando il respiro entra, e sappiamo quando esce. Semplicemente portando la nostra consapevolezza sulle sensazioni del movimento della pancia, raccogliendoci, usando il respiro per ancorarci davvero al presente.
E adesso, come terzo passo, dopo che ci siamo ricentrati in qualche misura, lasciamo espandere la nostra consapevolezza. Oltre ad essere consapevoli del respiro, includiamo il senso del nostro corpo come un tutto. In questo modo raggiungiamo questa più ampia consapevolezza, il senso del nostro intero corpo, che comprende ogni percezione di tensione o le sensazioni connesse a una rigidità alle spalle, al collo, al dorso o al viso, etc. Continuiamo a seguire il respiro come se tutto il nostro corpo respirasse. Abbracciando tutto con questa più dolce e più ampia consapevolezza.
E poi, quando siamo pronti, semplicemente apriamo lentamente gli occhi



PSICO smile.gif

Inviato da: rax il Martedì, 06-Set-2011, 20:30
Grazie a te Maestro!!!

Premetto che in questi giorni non sto tanto in forma, per vari motivi sono in angoscia con un'ansia blanda.
Dall'esercizio del body scan ecco cosa mi succede:
Inizio a respirare lentamente focalizzandomi sulle varie parti del corpo.
Man mano che la mia attenzione si sposta, noto che l'addome, lo stomaco e la gola erano in forte tensione.
La mia attenzione viene catturata più volte da queste zone a tal punto da non riuscire più a eseguire con linearità l'esercizio.
Sinceramente qui non saprei, so solo dire che ho deciso di seguire quelle parti del corpo che in un certo senso volevano essere ascoltate.
Ad un certo punto, ho visualizzato una bambina tutta rannicchata su se stessa, spaventata o meglio terrorizzata che piangeva.
L'angoscia, il senso di smarrimento e d'abbandono si sono intensificati e gli occhi di quella bimba cercavano disperatamente qualcuno!!
Ho sentito la compassione e ho visto me che le andavo incontro ad abbracciarla!
Il classico nodo in gola, la tensione alle palpebre degli occhi e infine qualche lacrima.

Ho la sensazione di essere andata fuori dall'intento dell'esercizio.
Correggimi se sbaglio dry.gif anche se è questo ciò che mi è accaduto.

Inviato da: miki_70 il Martedì, 06-Set-2011, 20:43
QUOTE (rax @ Martedì, 06-Set-2011, 19:30)
Grazie a te Maestro!!!

Premetto che in questi giorni non sto tanto in forma, per vari motivi sono in angoscia con un'ansia blanda.
Dall'esercizio del body scan ecco cosa mi succede:
Inizio a respirare lentamente focalizzandomi sulle varie parti del corpo.
Man mano che la mia attenzione si sposta, noto che l'addome, lo stomaco e la gola erano in forte tensione.
La mia attenzione viene catturata più volte da queste zone a tal punto da non riuscire più a eseguire con linearità l'esercizio.
Sinceramente qui non saprei, so solo dire che ho deciso di seguire quelle parti del corpo che in un certo senso volevano essere ascoltate.
Ad un certo punto, ho visualizzato una bambina tutta rannicchata su se stessa, spaventata o meglio terrorizzata che piangeva.
L'angoscia, il senso di smarrimento e d'abbandono si sono intensificati e gli occhi di quella bimba cercavano disperatamente qualcuno!!
Ho sentito la compassione e ho visto me che le andavo incontro ad abbracciarla!
Il classico nodo in gola, la tensione alle palpebre degli occhi e infine qualche lacrima.

Ho la sensazione di essere andata fuori dall'intento dell'esercizio.
Correggimi se sbaglio dry.gif anche se è questo ciò che mi è accaduto.

Seee, maestro.
Bella l'immagine della bambina. wub.gif
Allora, quando hai sensazioni di dolore, tensione, etc. Riconoscile e meglio che puoi riporta la tua attenzione alla parte del corpo a cui stavi dando consapevolezza.
Così anche con i pensieri ed immagini. Riconoscere significa che noti la loro presenza, dopo di chè, delicatamente, riporta attenzione all'esercizio, senza giudicare l'esperienza. Nel senso che se tre miliardi di cose ti distraggono dall'esercizio, tu osservale e senza giudicare le tre miliardi di cose che noti e te stessa soprattutto, riporta attenzione sul proseguimento dell'esercizio. PSICO-si.gif

Inviato da: carlo1974 il Mercoledì, 07-Set-2011, 12:16
PSICO smile.gif Salve a tutti. non posso che associarmi ai complimenti mike70 per i meravigliosi post ed in generale l'impegno che profondi su questo forum. purtroppo sono tra i tanti che si avvicinano al forum e scrivono qualcosina solo nei momenti bui, difficile, quando il disagio psicologico si riaffaccia. è brutto questo, vorrei poter interagire ed aiutare qualcono anche nei momenti "si" che fortunatamente per me sono tanti. ho 37 il mio problema è la depressione che ciclicamente mi avvolge e avviluppa. ma anche la depressione è la risposta al chiaccericcio inutile della mente, ai pensieri auto-svalutativi, a quelli di inutilità esistenziale della vita. la mindfulness la conobbi nel 2007 quando iniziai anche a fare un po di pratica. ma niente di serio e soprattutto impegno e convinzione zero. poi settembre 2010 un altro attacco forte e così rispolverai i miei propositi di cominciare seriamente un persorso meditativo e di mindfulness che non solo mi facesse ri-uscire dall'ennesima crisi ma potesse cambiarmi come persona, migliorarmi anche solo da un punto squisitamente mentale. iniziai seriamente il programma MBRT che tu mike certamente conoscerai. un mese e mezzo di seria pratica, disciplina, letture, pratica informale e mi pareva di essere un altro. poi come spesso mi capita, e penso anche ad altri, quando si sta bene sembra che ormai si è immuni e quindi via tutto, esercizi, midfulness quotidiana... Doh!.gif
a questo proposito volevo chiederti a te che certamente ha molta esperienza, è normale che abbandonare la pratica possa farti regredire, e poi ai primi sintomi di depressione non hai più gli strumenti per combatterli, accettarli?
scusate l'excursus biografico. PSICO smile.gif

Inviato da: rax il Mercoledì, 07-Set-2011, 13:10
QUOTE (miki_70 @ Martedì, 06-Set-2011, 19:43)
QUOTE (rax @ Martedì, 06-Set-2011, 19:30)
Grazie a te Maestro!!!

Premetto che in questi giorni non sto tanto in forma, per vari motivi sono in angoscia con un'ansia blanda.
Dall'esercizio del body scan ecco cosa mi succede:
Inizio a respirare lentamente focalizzandomi sulle varie parti del corpo.
Man mano che la mia attenzione si sposta, noto che l'addome, lo stomaco e la gola erano in forte tensione. 
La mia attenzione viene catturata più volte da queste zone a tal punto da non riuscire più a eseguire con linearità l'esercizio.
Sinceramente qui non saprei, so solo dire che ho deciso di seguire quelle parti del corpo che in un certo senso volevano essere ascoltate.
Ad un certo punto, ho visualizzato una bambina tutta rannicchata su se stessa, spaventata o meglio terrorizzata che piangeva.
L'angoscia, il senso di smarrimento e d'abbandono si sono intensificati e gli occhi di quella bimba cercavano disperatamente qualcuno!!
Ho sentito la compassione e ho visto me che le andavo incontro ad abbracciarla!
Il classico nodo in gola, la tensione alle palpebre degli occhi e infine qualche lacrima.

Ho la sensazione di essere andata fuori dall'intento dell'esercizio.
Correggimi se sbaglio  dry.gif  anche se è questo ciò che mi è accaduto.

Seee, maestro.
Bella l'immagine della bambina. wub.gif
Allora, quando hai sensazioni di dolore, tensione, etc. Riconoscile e meglio che puoi riporta la tua attenzione alla parte del corpo a cui stavi dando consapevolezza.
Così anche con i pensieri ed immagini. Riconoscere significa che noti la loro presenza, dopo di chè, delicatamente, riporta attenzione all'esercizio, senza giudicare l'esperienza. Nel senso che se tre miliardi di cose ti distraggono dall'esercizio, tu osservale e senza giudicare le tre miliardi di cose che noti e te stessa soprattutto, riporta attenzione sul proseguimento dell'esercizio. PSICO-si.gif

Riportare l'attenzione all'esercizio e al respiro in questi giorni mi sta diventando difficilissimo.
Mi rendo conto che proprio nei momenti di tensione, questa pratica richiede un maggiore sforzo perchè la mente è completamente catturarta dalle "comuni" preoccupazioni. Dico COMUNI perchè non mi è sopraggiunto il doc e di questo ne sono felice. I miei pensieri non sono più ossessivi, non vertono più sulla metafisica laugh.gif ma riguardano il mio lavoro.
Capisco anche che mi è necessario staccare la spina, appena arrivo a casa.


Inviato da: miki_70 il Mercoledì, 07-Set-2011, 23:27
QUOTE (carlo1974 @ Mercoledì, 07-Set-2011, 11:16)
PSICO smile.gif Salve a tutti. non posso che associarmi ai complimenti mike70 per i meravigliosi post ed in generale l'impegno che profondi su questo forum. purtroppo sono tra i tanti che si avvicinano al forum e scrivono qualcosina solo nei momenti bui, difficile, quando il disagio psicologico si riaffaccia. è brutto questo, vorrei poter interagire ed aiutare qualcono anche nei momenti "si" che fortunatamente per me sono tanti. ho 37 il mio problema è la depressione che ciclicamente mi avvolge e avviluppa. ma anche la depressione è la risposta al chiaccericcio inutile della mente, ai pensieri auto-svalutativi, a quelli di inutilità esistenziale della vita. la mindfulness la conobbi nel 2007 quando iniziai anche a fare un po di pratica. ma niente di serio e soprattutto impegno e convinzione zero. poi settembre 2010 un altro attacco forte e così rispolverai i miei propositi di cominciare seriamente un persorso meditativo e di mindfulness che non solo mi facesse ri-uscire dall'ennesima crisi ma potesse cambiarmi come persona, migliorarmi anche solo da un punto squisitamente mentale. iniziai seriamente il programma MBRT che tu mike certamente conoscerai. un mese e mezzo di seria pratica, disciplina, letture, pratica informale e mi pareva di essere un altro. poi come spesso mi capita, e penso anche ad altri, quando si sta bene sembra che ormai si è immuni e quindi via tutto, esercizi, midfulness quotidiana... Doh!.gif
a questo proposito volevo chiederti a te che certamente ha molta esperienza, è normale che abbandonare la pratica possa farti regredire, e poi ai primi sintomi di depressione non hai più gli strumenti per combatterli, accettarli?
scusate l'excursus biografico.  PSICO smile.gif

Ciao Carlo PSICO smile.gif
io non ho una grossa esperienza di mindfulness. Ho comiciato a praticarla da poco prima attraverso l'ACT e poi attraverso il programma di MBCT, che poi è quello che qui sto postando.
Io sono un autodidatta anche se sto cercandi di individuare un terapeuta con il quale fare u verio e proprio percorso di mindfulness. Tieni conto che il programma non dura un mese e mezzo ma è composto generalmente da 8 sedute con un intervallo di tempo tra una e l'altra di due settimane.
La MBCT nasce proprio per prevenire le ricadute di tipo depressivo, ma come tutte le terapie del mondo non garantisce la guarigione con G maiuscola. Personalmente anche io non credo nella guarigione, perciò il mio approccio alla pratica nasce proprio in un periodo di benessere, abbandonando l'idea di raggiungere risultati. Credo fermamente che per molti disturbi mentali non esiste guarigione, a meno che non parliamo di sporadici episodi di ansia o depressione. In quel caso però io non parlerei di "Disturbo Mentale".
Nella MBCT chiaramente non si obbliga i partecipanti a continuare per sempre una pratica di mindfulness, ma li si invita a continuare per avere sempre un filo che lega quello che si è appreso durante il programma con quello che succede nella vita di tutti i giorni.
Infine il programma, non comprende solo la pratica di mindfulness, ma anche molta terapia cognitiva.
Quando lo desideri, scrivi pure. A me fa piacere.
Grazie per le tue belle parole!

PSICO smile.gif

Inviato da: miki_70 il Mercoledì, 07-Set-2011, 23:30
QUOTE (rax @ Mercoledì, 07-Set-2011, 12:10)
QUOTE (miki_70 @ Martedì, 06-Set-2011, 19:43)
QUOTE (rax @ Martedì, 06-Set-2011, 19:30)
Grazie a te Maestro!!!

Premetto che in questi giorni non sto tanto in forma, per vari motivi sono in angoscia con un'ansia blanda.
Dall'esercizio del body scan ecco cosa mi succede:
Inizio a respirare lentamente focalizzandomi sulle varie parti del corpo.
Man mano che la mia attenzione si sposta, noto che l'addome, lo stomaco e la gola erano in forte tensione. 
La mia attenzione viene catturata più volte da queste zone a tal punto da non riuscire più a eseguire con linearità l'esercizio.
Sinceramente qui non saprei, so solo dire che ho deciso di seguire quelle parti del corpo che in un certo senso volevano essere ascoltate.
Ad un certo punto, ho visualizzato una bambina tutta rannicchata su se stessa, spaventata o meglio terrorizzata che piangeva.
L'angoscia, il senso di smarrimento e d'abbandono si sono intensificati e gli occhi di quella bimba cercavano disperatamente qualcuno!!
Ho sentito la compassione e ho visto me che le andavo incontro ad abbracciarla!
Il classico nodo in gola, la tensione alle palpebre degli occhi e infine qualche lacrima.

Ho la sensazione di essere andata fuori dall'intento dell'esercizio.
Correggimi se sbaglio  dry.gif  anche se è questo ciò che mi è accaduto.

Seee, maestro.
Bella l'immagine della bambina. wub.gif
Allora, quando hai sensazioni di dolore, tensione, etc. Riconoscile e meglio che puoi riporta la tua attenzione alla parte del corpo a cui stavi dando consapevolezza.
Così anche con i pensieri ed immagini. Riconoscere significa che noti la loro presenza, dopo di chè, delicatamente, riporta attenzione all'esercizio, senza giudicare l'esperienza. Nel senso che se tre miliardi di cose ti distraggono dall'esercizio, tu osservale e senza giudicare le tre miliardi di cose che noti e te stessa soprattutto, riporta attenzione sul proseguimento dell'esercizio. PSICO-si.gif

Riportare l'attenzione all'esercizio e al respiro in questi giorni mi sta diventando difficilissimo.
Mi rendo conto che proprio nei momenti di tensione, questa pratica richiede un maggiore sforzo perchè la mente è completamente catturarta dalle "comuni" preoccupazioni. Dico COMUNI perchè non mi è sopraggiunto il doc e di questo ne sono felice. I miei pensieri non sono più ossessivi, non vertono più sulla metafisica laugh.gif ma riguardano il mio lavoro.
Capisco anche che mi è necessario staccare la spina, appena arrivo a casa.

Hei rax. Non importa che sia difficile, tu continua a farlo...meglio che puoi. Ricorda, non è una gara. Non c'è un obiettivo da raggiungere. Quando hai un pensiero, notalo e riporta attenzione sul corpo. PSICO wink.png

Inviato da: carlo1974 il Giovedì, 08-Set-2011, 16:42
grazie mike per la risposta. io ho seguito un terapeuta che oltre alla mindfulness faceva anche terapia cognitiva. è stato utilissimo 5 sedute ed ero un altro. sempre accompagnando la pratica della mindfulness e compilando un diario. ricordo che a me la meditazione e soprattutto gli esercizi contenuti nel cd di giommi facevano molto bene, mi sentivo ogni giorno meglio, cominciavo ad avere una visione più chiara del mio problema, soprattutto riuscivo ad essere molto mindfull durante le giornate.
Poi sono daccordo che la guarigione completa non esiste, anche perchè dovremmo riuscire a definire il concetto di guarigione e soprattutto quello di malattia. cmq adesso sono un po in vacanza fino a domenica poi riprenderò con disciplina il programma e magari mi cercherò un terapeuta. il problema è che io abito in provincia di salerno e mi piacerebbe partecipare ad un gruppo di meditazione e purtroppo qui dalla mie parti non ce ne sono PSICO-nono.gif

va beh vado a dopo

Inviato da: miki_70 il Venerdì, 09-Set-2011, 00:49
QUOTE (carlo1974 @ Giovedì, 08-Set-2011, 15:42)
grazie mike per la risposta. io ho seguito un terapeuta che oltre alla mindfulness faceva anche terapia cognitiva. è stato utilissimo 5 sedute ed ero un altro. sempre accompagnando la pratica della mindfulness e compilando un diario. ricordo che a me la meditazione e soprattutto gli esercizi contenuti nel cd di giommi facevano molto bene, mi sentivo ogni giorno meglio, cominciavo ad avere una visione più chiara del mio problema, soprattutto riuscivo ad essere molto mindfull durante le giornate.
Poi sono daccordo che la guarigione completa non esiste, anche perchè dovremmo riuscire a definire il concetto di guarigione e soprattutto quello di malattia. cmq adesso sono un po in vacanza fino a domenica poi riprenderò con disciplina il programma e magari mi cercherò un terapeuta. il problema è che io abito in provincia di salerno e mi piacerebbe partecipare ad un gruppo di meditazione e purtroppo qui dalla mie parti non ce ne sono PSICO-nono.gif

va beh vado a dopo

Carlo, a Salerno c'è il centro antipanico. Li fanno ACT che viene utilizzata anche per la depressione. C'è un topic nella sezione disturbi d'ansia. Puoi comunque contattarli e chiedere a loro PSICO-si.gif

Inviato da: ale78 il Venerdì, 09-Set-2011, 10:57
QUOTE (carlo1974 @ Mercoledì, 07-Set-2011, 12:16)
un mese e mezzo di seria pratica, disciplina, letture, pratica informale e mi pareva di essere un altro. poi come spesso mi capita, e penso anche ad altri, quando si sta bene sembra che ormai si è immuni e quindi via tutto, esercizi, midfulness quotidiana... Doh!.gif
a questo proposito volevo chiederti a te che certamente ha molta esperienza, è normale che abbandonare la pratica possa farti regredire, e poi ai primi sintomi di depressione non hai più gli strumenti per combatterli, accettarli?

Per me non dovevi abbandonare. Mi sembra anche strano che nel giro di un mese e mezzo tu sia riuscito ad avere risultati così positivi, soprattutto contro una forte depressione. Se è vero buon per te, ma soprattutto: perché hai abbandonato? Non lo consideravi come l'inizio di un viaggio affascinante? Cosa ti pesava nella pratica?
Ciao PSICO smile.gif


P.S. Mike è bellissimo tongue.gif

Inviato da: amos81 il Venerdì, 09-Set-2011, 11:57
Miki poso chiederti una cosa? Come senti lo stomaco nel bodyscan?

Inviato da: carlo1974 il Venerdì, 09-Set-2011, 17:16
QUOTE
Per me non dovevi abbandonare. Mi sembra anche strano che nel giro di un mese e mezzo tu sia riuscito ad avere risultati così positivi, soprattutto contro una forte depressione. Se è vero buon per te, ma soprattutto: perché hai abbandonato? Non lo consideravi come l'inizio di un viaggio affascinante? Cosa ti pesava nella pratica?
Ciao 

per Ale

è vero dovrei ritenermi fortunato. le mie crisi sono state tante e serie credimi, altrimenti non starei qui a scrivere e leggere. spesso ho usato farmaci sempre prescritti da psichiatri. la mindfulness me l'ha fatta conoscere un certo dott. Spagnulo di Salerno nell'estate del 2007. io andai li perchè cercavo uno psichiatra e in effetti lo trovai. ma non mi prescrisse nulla mi disse di iniziare un percorso di gruppo in cui si praticava la mindfulness. anche all'epoca solo un mesetto. poi arrivò l'estate la vita tornò "incredibilmente" a sorridermi e arrivederci a tutti. poi lo scorso anno sempre in settembre stessi sintomi, malessere, pensieri intrusivi, ossessioni e ripresi in mano alcuni volumi e libri di meditazione e mindfulness. un mese e mezzo poi...boh non mi capisco. stavo benissimo, stavo capendo i meccanismi, i miei meccanismi! riuscivo a "essere e lasciare andare" qualunque emozione soprattutto quelle legate al mio problema depressivo (morte, eternità, senso del tutto...solita storia insomma) e cominciai persino a comprendere che potevo cambiare, migliorare come persona, essere più lucido, concentrato, sereno. e li interruppi tutto. come spesso mi capita in tante cose della mia vita. un solo mese e mezzo! forse sono un tipo predisposto ad avere benefici dalla meditazione, forse possiedo una notevole plasticità cerebrale. cmq adesso questo pensiero della mia incostanza mi abbatte ancora di più e conto di lavorarci su. grazie cmq ale della risposta


Per Mike, grazie dell'indicazione proverò a cercare informazioni su internet. io per essere costante nella pratica dovrei essere seguito, cercare stimoli, un appuntamento fisso...altrimenti si pratica solo nel momento del bisogno.

Inviato da: amos81 il Venerdì, 09-Set-2011, 18:38
Posso chiederti cosa ti spinge a mollare? Perchè a me nemmeno nei momenti di esaltazione piu totale o al contrario di sconforto passa per la mente l'idea.

Inviato da: rax il Venerdì, 09-Set-2011, 21:34
Miki, guarda un po' cosa ho letto oggi da RICOMINCIARE DA SE' di Osho:
" Che cosa conoscete? Conoscete l'irrequietezza. Certo, se a volte l'irrequitezza scende a gradazioni più basse, pensate di avere la pace interiore.
In realtà, siete talmente irrequieti che, quando la vostra irrequitezza diminuisce un pochino, provate un 'illusione di pace.....Noi conosciamo uno stato di maggiore o minore irrequietezza, ma non conosciamo la pace, la quiete".

Ora, ricordi quando su ho scritto che dalla seduta del body scan ho scoperto di essere in forte tensione nonostante credessi di essere serena?
Bene, forse non lo è, non so ma per me è stata una forte rivelazione.
Quanto ha da dirmi il mio corpo!!! Non sono mai stata abituata ad ascoltarlo con vera attenzione.
E' una strada tutta ancora da percorrere.
La verità è che la meditazione sul corpo non l'avrei mai considerata e mai fatta se non avessi letto della tua mindfulness.

Concludo sempre da Osho:
"La Via che conduce a tutto ciò che è grande nella vita e a tutto ciò che merita di essere realizzato è nel corpo e attraverso il corpo".



Inviato da: miki_70 il Venerdì, 09-Set-2011, 23:27
Ho letto Osho tanti anni fa, Il Libro Arancione e mi è piaciuto. Il corpo è un meraviglioso strumento attraverso il quale le emozioni si esprimono, ma non viene mai preso in considerazione. Tutto si svolge nella nostra testa.

Amos, cosa intendi per sentire lo stomaco? Lo sento se fa i borborigmi laugh.gif

Inviato da: ale78 il Venerdì, 09-Set-2011, 23:48
QUOTE (carlo1974 @ Venerdì, 09-Set-2011, 17:16)

per Ale

è vero dovrei ritenermi fortunato. le mie crisi sono state tante e serie credimi, altrimenti non starei qui a scrivere e leggere. spesso ho usato farmaci sempre prescritti da psichiatri. la mindfulness me l'ha fatta conoscere un certo dott. Spagnulo di Salerno nell'estate del 2007. io andai li perchè cercavo uno psichiatra e in effetti lo trovai. ma non mi prescrisse nulla mi disse di iniziare un percorso di gruppo in cui si praticava la mindfulness. anche all'epoca solo un mesetto. poi arrivò l'estate la vita tornò "incredibilmente" a sorridermi e arrivederci a tutti. poi lo scorso anno sempre in settembre stessi sintomi, malessere, pensieri intrusivi, ossessioni e ripresi in mano alcuni volumi e libri di meditazione e mindfulness. un mese e mezzo poi...boh non mi capisco. stavo benissimo, stavo capendo i meccanismi, i miei meccanismi! riuscivo a "essere e lasciare andare" qualunque emozione soprattutto quelle legate al mio problema depressivo (morte, eternità, senso del tutto...solita storia insomma) e cominciai persino a comprendere che potevo cambiare, migliorare come persona, essere più lucido, concentrato, sereno. e li interruppi tutto. come spesso mi capita in tante cose della mia vita. un solo mese e mezzo! forse sono un tipo predisposto ad avere benefici dalla meditazione, forse possiedo una notevole plasticità cerebrale. cmq adesso questo pensiero della mia incostanza mi abbatte ancora di più e conto di lavorarci su. grazie cmq ale della risposta



Paradossalmente non sei stato fortunato a ottenere risultati in così poco tempo, perché, forse, dopo vari mesi si apprezzano di più. In parole povere, dopo aver sputato sangue non mollerei così facilmente, adesso. Che poi non voglio neanche, è diventata una cosa necessaria e quotidiana come... passare il filo interdentale, per esempio (che paragone romantico PSICO D.gif ).

Dai ricomincia e descrivici i risultati, potremmo aiutarci a vicenda, ma non interrompere PSICO smile.gif

Inviato da: ale78 il Sabato, 10-Set-2011, 00:00
"Ricominciare da sé" lo sto proprio leggendo (anzi centellinando) in questi giorni.

Bellissimo il paragone con la vina:
"La vina della vita non è altro che il corpo umano, e nel corpo umano esistono corde che non devono essere troppo tese né troppo allentate".

"Le corde del vostro cuore sono molto allentate: da esse riescono ad affiorare solo collera, alterazione e disarmonia. Da esse non riesce a scaturire alcuna musica. E se le corde della tua mente sono troppo tese, in te può scaturire solo la pazzia ; mentre se le corde del tuo cuore sono troppo allentate, in te può scaturire solo collera, inimicizia, invidia e odio..
Le corde del tuo cuore dovrebbero essere un po' più tese, in modo che in te possa scaturire l'amore; e le corde della tua mente dovrebbero essere un po' più allentate, in modo che in te possa scaturire un'intelligenza vigile e non la pazzia. Se queste corde del tuo essere fossero entrambe equilibrate, in te potrebbe nascere la musica della vita."

Inviato da: miki_70 il Sabato, 10-Set-2011, 01:34
Dai Carlo, riprendi, anche dieci minuti al giorno. Io, dopo aver fatto tutto il programma, medito almeno 30 minuti al giorno.
Hai letto "Vivere momento per momento" di Kabat Zinn? Poi volevo domandarti dove hai trovato i cd di Fabio Giommi PSICO smile.gif

Inviato da: carlo1974 il Sabato, 10-Set-2011, 01:41
bellissime le parole scritte in questo forum. parlano di vita. grazie ale per l'incitamento è la frase più bella che ho ascoltato in questi giorni di forte malessere "spirituale". sono molto solo in queste mie inquietudini, non ho quasi nessuno a cui parlargliene, provo anche una certa vergogna a confidare certe mie paure a 37 anni!! ma questo è un discorso certamente trito e ritrito in queste pagine. Devo farmi forza e ricominciare un bel percorso meditativo. ricordo che il bodyscan mi faceva bene. quando terminavo il tempo era trascorso velocemente, ricordavo di avere un corpo, sensazioni, piacevoli o spiacevoli che fossero. non ero i miei pensieri, avevo la possibilità di essere altro, di essere e basta! penso di aver capito bene la tecnica, la teoria, ma non basta sapere come si corre...bisogna farlo per imparare.
In questi giorni l'angoscia esistenziale mi sta nuovamente logorando, 24 ore su 24! è terribile!
ma cmq riesco a lasciarla andare, le dico..ok vuoi farmi un po compagnia, va bene stai con me, ti accetto ma tu non sei me, io sono altro, posso scegliere di essere altro. non ho voglia di fare nulla, niente mi interessa o affascina, ma lo faccio lo stesso, esco, vedo gente, non cerco di fingere, vivo! oggi mi sono trovato in una situazione molto stressante, avrei voluto fuggire, scomparire, mettermi in un letto, dormire, forse morire...mi sono detto...come reagirei in questa situazione se stessi bene? se fossi quello di un mese fa? e l'ho fatto, mi sono compartato così. in una parola ho scelto. anche se è stata durissima.
Non so se sia il percorso giusto, se come "tecnica non strutturata" sia valida...chiedo a voi, gli unici che solo per il fatto di rispondermi mi fate bene.
ho sempre una paura matta di non usare bene il forum e di essere invadente. chiedo scusa in anticipo PSICO rolleyes.gif

Inviato da: carlo1974 il Sabato, 10-Set-2011, 01:49
ciao mike. grazie anche a te per l'incoraggiamento. devo reiniziare è vero e lo farò. adesso mi è complicato, sono in vacanza con moglie e amici al seguito. purtroppo non potevo evitare, poi si sarebbe trattato di un evitamento certamente nocivo a mio avviso. sto tenendo duro in questi giorni, è dura "doversi" divertire. da martedì rientro a casa e riprendo i miei libri, i miei appunti e il mio tempo da dedicare veramente solo a me stesso.
i cd di giommi li ho comprati, sono allegati a questo meraviglioso libro Segal Z., Williams M., Teasdale J., Mindfulness, Boringhieri. un libro molto tecnico, per addetti ai lavori ma cmq leggibile ede istruttivo. ma penso tu conosca già, è in quel libro che il programma inizia con l'esercizio dell'uvetta.
ciao notte a tutti.
spero di aggiornarvi sulla nuova esperienza di mindfulness. mike o altri mi consigli di ripercorrere da subito tutto il programma?

Inviato da: miki_70 il Sabato, 10-Set-2011, 01:49
Non scusarti Carlo PSICO smile.gif
hai detto proprio bene PSICO-si.gif la mindfulness agisce proprio sulle scelte. So di avere certi pensieri, so di avere certe emozioni e so di avere certe sensazioni fisiche. Sono consapevole di quello che sto provando, in quel momento. Ma posso scegliere PSICO-si.gif

Inviato da: miki_70 il Sabato, 10-Set-2011, 01:57
Carlooooooooooooo, quello che sto postando è tratto proprio dal libro che hai citato. Altri testi? "Mindfulness e cervello" di Segal e "Vivere momento per momento" di Kabat Zinn. Poi se ti va, c'è "Smetti di soffrire ed inizia a vivere" di Stevem C. Hayes e Spencer Smith, oppure "La trappola della felicità" di Rus Harris PSICO smile.gif

Inviato da: amos81 il Sabato, 10-Set-2011, 07:24
QUOTE (miki_70 @ Venerdì, 09-Set-2011, 22:27)
Ho letto Osho tanti anni fa, Il Libro Arancione e mi è piaciuto. Il corpo è un meraviglioso strumento attraverso il quale le emozioni si esprimono, ma non viene mai preso in considerazione. Tutto si svolge nella nostra testa.

Amos, cosa intendi per sentire lo stomaco? Lo sento se fa i borborigmi laugh.gif

Tipo quando fai il bodyscan per te è una parte come le altre?

Senti molte emozioni lì? Le senti tutte insieme? Ti capita mai che ti si contragga fino a schiacciarti indietro tutta la pancia? E ti è mai capitato che fosse un insieme così pieno, così forte da spingerti paradossalmente e senza passaggi intermedi verso una sensazione di vuoto (quella per cui gli occhi già chiusi diventano ancora piu nn so come dire chiusi e cominci a sentirti un passo indietro a ciò che stai facendo, pensando o sentendo ma in modo molto piu pieno e corposo di quando ci arrivi con quella seduta).

E nelle mani, specialmente la mano destra che senti? Senti qualcosa?

Thanx PSICO wink.png

Inviato da: miki_70 il Sabato, 10-Set-2011, 14:10
QUOTE (amos81 @ Sabato, 10-Set-2011, 06:24)
QUOTE (miki_70 @ Venerdì, 09-Set-2011, 22:27)
Ho letto Osho tanti anni fa, Il Libro Arancione e mi è piaciuto. Il corpo è un meraviglioso strumento attraverso il quale le emozioni si esprimono, ma non viene mai preso in considerazione. Tutto si svolge nella nostra testa.

Amos, cosa intendi per sentire lo stomaco? Lo sento se fa i borborigmi  laugh.gif

Tipo quando fai il bodyscan per te è una parte come le altre?

Senti molte emozioni lì? Le senti tutte insieme? Ti capita mai che ti si contragga fino a schiacciarti indietro tutta la pancia? E ti è mai capitato che fosse un insieme così pieno, così forte da spingerti paradossalmente e senza passaggi intermedi verso una sensazione di vuoto (quella per cui gli occhi già chiusi diventano ancora piu nn so come dire chiusi e cominci a sentirti un passo indietro a ciò che stai facendo, pensando o sentendo ma in modo molto piu pieno e corposo di quando ci arrivi con quella seduta).

E nelle mani, specialmente la mano destra che senti? Senti qualcosa?

Thanx PSICO wink.png

Ma tu ti riferisci all'addome? Con il body scan percepisco di più il suo movimento rispetto alla meditazione seduta.
Alla mano generalmente sento del torpore oppure dei formicolii. Generalmente quando sono in ansia la sento alle gambe, una tensione fortissima ed al plesso un forte senso di costrizione PSICO-si.gif
Stamattina ero dal barbiere e mi faceva male la testa. Ho cominciato ad osservare il mal di testa, chiaramente non è sparito, ma l'ho riconosciuto e gli ho fatto spazio. Prima cominciavo a combattere mentalmente per cercare di eliminarlo. Potevo delineare i suoi confini, dargli un colore, una consistenza, una forma. E poi ho respirato dentro. Lui c'era e c'ero anche io PSICO-si.gif

Inviato da: carlo1974 il Sabato, 10-Set-2011, 19:20
l'immagine del mal di testa è molto bella e istruttiva. anche a me capitava di fare così. personalmente sono un pò contrario all'assunzione "incontrollata" di farmaci e la meditazione aiuta anche in questo. allevia certamente il dolore mentale di un dolore fisico. ok c'è il dolore....ci sono anche io come ha detto mike. è semplice da capire ma difficile da padroneggiare, questo è vero. spero con la pratica di riuscirci.
Ho pensato che per il momento mi faccio 15 minuti di meditazione sul respiro, per ritrovare contatto con la pratica, ritrovare il gusto di essere nel presente almeno per quel tempo. PSICO wink.png

Inviato da: miki_70 il Domenica, 11-Set-2011, 21:04
Il corpo come una finestra aperta sulla mente


Molti partecipanti riferiscono che a volte la loro pratica è dominata da una lotta per mantenere la calma di fronte alle rimuginazioni negative. Naturalmente con il tempo l'obiettivo diventa riuscire a rapportarsi in modo diverso con questo tipo di pensieri. Sganciare l'attenzione dai modelli abituali senza reprimere o tacitarli è un'azione sottile e può richiedere molta pratica. Nella MBCT si enfatizza la possibilità che, quando si scopre la tendenza a impegnarsi in una lotta tra un pensiero ("perchè mi ha detto questo") e un altro ("questo è un pensiero sciocco"), si può sempe scegliere di fare attenzione a come i pensieri e le emozioni influenzano il nostro corpo. La consapevolezza del corpo ci aiuta a sperimentare una diversa "maniera" di essere. Prendere consapevolezza di una sensazione fisica modifica la natura dell'esperienza emozionale e ci dà più scelta su come rispondere a quello che accade "qui e ora". Se diventiamo consapevoli di reagire emozionalmente a qualcosa, il nostro corpo può dirci qualcosa della nostra relazione con queste emozoni.
Prestare attenzione al corpo ci offre un altro "luogo" da cui osservare le cose, una posizione diversa e favorevole da cui rapportarsi ai pensieri.
Se vogliamo ottenere una capacità prospettica sui pensieri e le emozioni, se vogliamo davvero "essere dentro" il nostro corpo, allora abbiamo questo luogo diverso da cui stare a guardare i pensieri e le emozioni, invece che soltanto nella nostra testa. Infine, come abbiamo osservato nella prima seduta, spesso il corpo fa parte del circolo vizioso che maniene l'umore depresso. Prendere intenzionalmente consapevolezza del corpo può avere altri due effetti. Anzitutto, prestare attenzione a sensazioni di cui forse non eravamo consapevoli può cambiare l'esperienza stessa di queste sensazioni, proprio come nell'esperienza di mangiare l'uvetta con consapevolezza, vista nella prima seduta. In secondo luogo, prendere consapevolezza del nostro corpo ci permette di scegliere di modificare una componente della "modalità mentale" che ci tiene bloccati in un determinato stato emozionale attraverso un'alterazione volontaria della postura o della postura del viso.
Nelle prime due settimane del programma abbiamo usato il body scan per aiutarci a essere più consapevoli delle sensazioni fisiche. La pratica formale della meditazione seduta comprende anche il divenire consapevoli degli stati corporei. Ma molti trovano più facile concentrarsi sul corpo se questo è impegnato nel camminare o in esercizi di stretching. Ecco perchè fa parte del lavoro a casa assegnato dopo la terza seduta la pratica della mindfulness basata sia sul respiro che sul corpo, variando i compiti quotidiani con la combinazione di un esercizio di stretching (20 minuti) seguito da una meditazione sul respiro (15 minuti) un giorno, alternato il giorno sucessivo con una meditazione camminata (15 minuti).
Nella pratica di stretching viene facilitata l'osservazione dei contrasti. Per esempio, sono essenziali lo sforzo necessario per mantenere una postura e il sollievo associato al ritorno a una posizione neutra. Analogamente, è significativa la tensione muscolare nel sollevare le braccia, seguita dal riposo che proviene dall'abbassare le braccia sui fianchi. Il compito è semplicemente prestre attenzione a questi contrasti e osservare le sensazioni associate ad ogni fase dei movimenti prescritti. Nello stesso tempo si chiede ai partecipanti di osservare l'atteggiamento cun cui si eseguono questi esercizi. Per qualcuno questo si rivela una vera scoperta.
L'idea non è di mantenere una postura finchè diventa dolorosa, ma piuttosto di spostarsi avanti e indietro rispetto alla soglia in cui si è consapevoli di queste forti sensazioni, continuando a prestere attenzione alle sensazioni stesse. Osservando le sensazioni di dolore in sè, bruciore, tremore, il compoito è di respirare con le sensazioni, lasciando andare e venire, nella consapevolezza, i pensieri su di esse. Non è diverso da quando, nella meditazione seduta, riportiamo l'attenzione sul respiro, ma in questo caso ci concentriamo sulla sensazione trascurando tutto il resto. L'abilità costruita da questo modo di rapportarsi alle sensazioni fisiche entra in gioco nelle fasi sucessive del programma, quando si utilizza un approccio analogo per spostarsi consapevolmente dentro e fuori dalle emozioni dolorose.
Molti scoprono che questo lavoro procura parecchi benefici. Anzitutto le sensazioni fisiche associate con le azioni di distendere, tirare, trattenere, bilanciare e altre ancora permettono ad alcuni di apprendere qualcosa di più sul loro corpo. In secondo luogo, molti scoprono che, anche se non si erano posti questo obiettivo, il loro corpo diventa più duttile e più reattivo alle richieste che gli vengono fatte quotidianamente. Questo lavoro permette inoltre ad alcuni di imparare a distinguere le sensazioni presenti nelle diverse parti del corpo. Il risultato è che, anche se si sentono tesi, è più probabile che la sensazione resti confinata a un'unica zona piuttosto che diffondersi a tutto il corpo.
Come con la meditazione seduta formale, sorge la questione di come generalizzare alla vita quotidiana questa maggiore consapevolezza delle sensazioni nelle diverse zone del corpo. Una possibilità è prendere un'azione fisica che si esegue quotidianamente ed eseguirla consapevolmente al rallentatore in modo da farne un ponte tra la pratica e la vita quotidiana. E' quanto si fa nella cosiddetta "meditazione camminata".


PSICO smile.gif

Inviato da: carlo1974 il Martedì, 13-Set-2011, 13:35
cmq mike l'immagine che veramente può farti cambiare marcia è quello dello spettatore al cinema che sullo schermo guarda scorrere i propri pensieri, "vede" realmente il film che viene proiettato dal suo cervello.
Il dott. Spagnulo indicò anche un altro tipo di meditazione per "vedere" i propri" pensieri, quella di essere lungo la riva di un ruscello e osservare i pensieri posarsi su delle foglie che scorrevano sull'acqua. i pensieri arrivano, si manifestano, entrano nella nostra consapevolezza e poi cosi come sono venuti, lentamente se ne vanno, scorrono, dileguano.
ricordo forti sensazioni quando nell'esercizio su respiro, corpo, suoni e pensieri giungevo all'immagine del cinema. è come se di volta in volte attraverso queste tecniche si accendesse una lampadina che ti illuminasse la strada giusta, la retta via, la tua vita. purtroppo ci vuole la pratica, bisogna scegliere di farla altrimenti le persone come noi rischiano di bloccare il proprio cervello, arenarlo nelle ossesioni, paure, terrori, ansie scolorando la vita e tutto ciò che c'è intorno. un viaggio affascinante che devo assolutamente re-intraprendere.
sempre bravo mike per i tuoi post.

tu pratichi sempre? cosa fai adesso quotidianamente?

Inviato da: carlo1974 il Mercoledì, 14-Set-2011, 15:03
ciao miki, volevo chiederti cosa ne pensi di questo

http://www.orizzonteverticale.it/

mi pare interessante, un corso di mindfulness strutturato, disciplinato, online. anche se il fatto che si paghi mi puzza un pò.

Inviato da: amos81 il Mercoledì, 14-Set-2011, 15:17
QUOTE (carlo1974 @ Mercoledì, 14-Set-2011, 14:03)
ciao miki, volevo chiederti cosa ne pensi di questo

http://www.orizzonteverticale.it/

mi pare interessante, un corso di mindfulness strutturato, disciplinato, online. anche se il fatto che si paghi mi puzza un pò.

Se posso dire la mia i capitoletti mi sembrano ben fatti.

E' il fatto che stiano in un sito con una roba chiamata angelogia che mi fa rabbrividire. La meditazione non è new age, nè nelle forme occidentalizzate, ne in quelle classiche orientali.

Perchè non la fai da solo o al massimo qualche corso classico di meditazione zazen o vipassana?

Inviato da: carlo1974 il Mercoledì, 14-Set-2011, 16:53
QUOTE
Se posso dire la mia i capitoletti mi sembrano ben fatti.

E' il fatto che stiano in un sito con una roba chiamata angelogia che mi fa rabbrividire. La meditazione non è new age, nè nelle forme occidentalizzate, ne in quelle classiche orientali.

Perchè non la fai da solo o al massimo qualche corso classico di meditazione zazen o vipassana?


infatti è quello che mi spaventa. il problema è che vorrei fare un po di meditazione strutturata, seriamente. per una maggiore disciplina avrei bisogno di qualcuno che mi segua o che io segui. poi da solo non ci riesco mi serve una voce guida. in effetti possiedo i cd di giommi, solo che vorrei essere sicuro di seguie un programma ben definito almeno per qualche mese. per il lavoro che faccio e per la famiglia che ho non ho nessun problema di orari e di impedimenti. anche da questo punto di visto mi sento fortunato PSICO wink.png

Inviato da: amos81 il Mercoledì, 14-Set-2011, 16:55
La voce pourquoi?

Tipo Mantra?

Inviato da: carlo1974 il Mercoledì, 14-Set-2011, 17:10
la voce che ti segue durante la meditazione, ti da il ritmo, il tempo. in me è molto utile. non ha una funzione mantrica, assolutamente. è come un maestro che ti accompagna nel viaggio verso se stessi, un Virgilio insomma, però non ti spiega nulla ti insegna esclusivamente ad osservare, lasciare andare. tutto qua PSICO wink.png

Inviato da: luth ♂ il Mercoledì, 14-Set-2011, 17:26
QUOTE (miki_70 @ Sabato, 10-Set-2011, 00:49)
Non scusarti Carlo PSICO smile.gif
hai detto proprio bene PSICO-si.gif la mindfulness agisce proprio sulle scelte. So di avere certi pensieri, so di avere certe emozioni e so di avere certe sensazioni fisiche. Sono consapevole di quello che sto provando, in quel momento. Ma posso scegliere PSICO-si.gif

scusami miky, non ho capito bene cosa intendi per "posso scegliere"..puoi rispiegarmi?
blush.gif

Inviato da: carlo1974 il Mercoledì, 14-Set-2011, 23:14
QUOTE
scusami miky, non ho capito bene cosa intendi per "posso scegliere"..puoi rispiegarmi?


se posso ti rispondo io luth. quando veramente hai compreso che i pensieri sono eventi mentali che vengono, ne abbiamo consapevolezza e se ne vanno, a quel punto diventi libero, non sei più schiavo del tuo infinito chiacchericcio mentale, e puoi scegliere cosa fare, quali pensieri seguire, dove dirigere la tua vita. E' un lavoro complesso, lungo a volte estenuante, ma potrebbe riservare molte sorprese. te lo dice uno che in questo preciso momento ha ancora molte difficoltà è spesso mi lascio trascinare dal film della mia mente e mi ritrovo a "ragionare" all'infinito con il mio cervello Doh!.gif
però sono certo che è questa la strada come del resto in questo forum è ampiamente spiegato, documentato.

Inviato da: principessaguerriera il Giovedì, 15-Set-2011, 10:58
Sto leggendo un libro di self-help: Overcoming OCD, A Self-Help Guide using Cognitive Behavioral Techinques del Dr Veale (psichiatra in TCC) e Willison (TCC terapeuta), molto utile (almeno per me) che consiglio (non credo ci sia in italiano però).

In questo libro parla anche di mindfulness:

C'è una tendenza della TCC (attenzione il Dr Veale è inglese dunque si riferisce alla TCC in GB) ad applicare la mindfulness meditation per lavorare sull'accettazione dell'emozione e della sofferenza piuttosto che cercare di controllare tali sentimenti. In molti punti tale approccio ricalca quello della teoria psicologica moderna su come gestire i pensieri intrusivi, come le immagini, i dubbi etc. La mindfulness era in origine (e ancora lo è= parte della pratica Buddista Zen. Ad ogni modo ricercatori e medici hanno applicato la mindfulness senza alcuna delle sue connotazioni religiose per aiutare le persone con problemi mentali. La mindfulness implica imparae a essere pienamente presenti nel momento presente, ma senza giudicare quello che si sta provando. L'applicazione di ciò alla cura di DOc è ovvia, poichè alla base del problema giace la creazione di giudizi estremi sui pensieri intrusivi, le immagini e i dubbi; questi sono significati e malinterpretazioni che danno origine alle ossessioni. Alcune persone non sono a loro agio con le connotazioni spirituali della mindfulness, mentre altri trovano d'aiuto pensare che sia un trattamento "non-psichiatrico". Non sono stati fatti studi ad oggi sulla mindfulness per curare il DOC ma in teoria è idoneo. La nostra esperienza è che può essere una componente utile per alcune persone col DOC, soprattutto quando pensieri e urgeze intrusive sono prominenti. La mindfulness significa accorgersi della presenza dei pensieri e le urgenze intrusive ma non farsene coinvolgere, al contrario rifocalizzare la propria attenzone.


Inviato da: miki_70 il Venerdì, 16-Set-2011, 13:53
Meditazione camminando

Troviamo un luogo, al chiuso o all'aperto, in cui sia possibile camminare senza la preoccupazione di essere visti.

Stiamo in piedi qualche secondo nel punto d'inizio del nostro percorso con i piedi paralleli e le ginocchia leggermente piegate. Lasciamo le baccia distese lungo i fianchi, oppure appoggiamo le mani intrecciate sulla pancia, in modo rilassato. Teniamo lo sguardo a terra, un paio di metri avanti, ma con gli occhi semichiusi, senza fissare nessun oggetto in particolare.

Concentriamo la consapevolezza sulla pianta dei piedi, in modo da provare direttamente le sensazioni fisiche del contatto dei piedi con il suolo e del peso del corpo trasmesso al suolo attraverso le gambe e i piedi. Per facilitare questa percezione può essere utile flettere leggermente, due o tre volte le ginocchia o muovere le dita stesse dei piedi sul suolo.

Quando siamo pronti, trasferiamo lentamente il peso del corpo sulla gamba destra, notando i cambiamenti nelle sensazioni fisiche nelle gambe e nei piedi mentra la gamba sinistra si "scarica" e la gamba destra si assume il compito di sostenere il resto del corpo.

Con la gamba sinistra "scaricata", solleviamo lentamente dal pavimento il tallone sinistro, osservando le concomintanti sensazioni nei muscoli del polpaccio, e poi proseguiamo, lasciando che tutto il piede sinistro si sollevi delicatamente fino a toccare il pavimento soltanto con le dita del piede. Consapevoli delle sensazioni fisiche nei piedi e nelle gambe, alziamo lentamente il piede sinistro, portiamolo con attenzione in avanti, percependo il piede e la gamba spostarsi, e appoggiamo il tallone sul pavimento. Lasciamo che l'intera pianta del piede sinistro tocchi il pavimento, mentre trasferiamo il peso del corpo sulla gamba sinistra, consapevoli delle crescenti sensazioni nella gamba sinistra e nel piede sinistro, e dello "scaricamento" del peso nella gamba destra, e attenti al tallone destro che si sta sollevando da terra.

Con il peso interamente trasferito sulla gamba sinistra, solleviamo del tutto il piede destro e spostiamolo lentamente in avanti, consapevoli dei cambiamenti nelle sensazioni nel piede e nella gamba. Concentrando l'attenzione sul tallone destro mentre tocca il suolo, trasferiamo il peso del corpo sul piede destro appoggiandolo delicatamente al suolo, consapevoli della mutata configurazione delle sensazioni fisiche nelle due gambe e nei due piedi.

In questo modo, camminando lentamente da una estremità all'altra del percorso, consapevoli in particolare delle sensazioni alla pianta del piede e al tallone mentre toccano il suolo, e delle sensazioni nei muscoli delle gambe.

Alla fine del percorso, sostiamo per qualche secondo e poi ruotiamo lentamente su noi stessi, valutando con consapevolezza la complessa configurazione dei movimenti attraverso i quali il corpo cambia direzione, e ricominciamo a camminare.

Camminiamo avanti e indietro in questo modo, cercando di essere il più possibile consapevoli delle sensazioni nei piedi e nelle gambe, e del contatto dei piedi con il suolo. Teniamo lo sguardo in avanti senza fissare nessun oggetto in particolare.
Ogni volta che ci rendiamo conto che la mente si è allonatnata dalla consapevolezza delle sensazioni del camminare, concentriamo nuovamente, con dolcezza, l'attenzione sulle sensazioni nei piedi e nelle gambe, utilizzando, in partcicolare, le sensazioni dei piedi che toccano il pavimento come un "ancora" per ricollegarci con il momento presente, esattamente come utilizzavamo il respiro nella meditazione seduta.

Continuiamo a camminare per 10 - 15 minuti o anche di più se lo deisideriamo.

All'inizio, camminiamo ad a un ritmo più lento dell'usuale, in moda da facilitare la possibilità di essere pienamente consapevoli delle sensazioni del camminare. Una volta che abbiamo familiarizzato con il camminare lentamente, possiamo sperimentare con ritmi più veloci, alternando ritmi al di sotto o al di sopra del nostro usuale. Se ci sentiamo particolarmente agitati, può essere utile cominciare a camminare veloci, con consapevolezza, e poi rallentare con naturalezza quando ci sentiamo più tranquilli.

Ogni volta che possiamo, applichiamo lo stesso tipo di consapevolezza coltivata nella meditazione camminata alle nostre sperienze normali e quotidiane di camminare.




La meditazione camminando

La "meditazione camminando" prende l'attività quotidiana del camminare e la utilizza come pratica di mindfulness per diventare più consapevoli delle sensazioni fisiche. Camminando sapendo che stiamo camminando, sperimentando il nostro camminare.
E' stata definita "meditazione in movimento": essere con ciascuno dei passi, camminare per camminare, senza alcuna meta. Come in altre pratiche di mindfulness che fanno parte del programma MBCT, utilizziamo i movimenti e le sensazioni del camminare per portarci nel presente. Ci concentriamo sul mantenere la consapevolezza momento per momento delle sensazioni che accompagnano i nostri movimenti, lasciando andare ogni pensiero o emozione riguardo alle sensazioni stesse. Questo esercizio apparentemente semplice può essere estremamente efficace nel trasmettere un messaggio essenziale nella MBCT, perchè il nostro corpo è più saldamente ancorato nel "qui e ora", rispetto alla nostra mente che vaga perennemente tra passato e futuro.
Questo ancoraggio ci aiuta a sentire meglio chi veramente siamo nel momento presente.
Questa pratica si rivela particolarmente utile per coloro che si sentono agitati e incapaci di tranquillizzarsi. La sensazione fisica del camminare, osservano alcuni partecipanti al programma, li porta a sentirsi più radicati e stabilizzati. In una certa misura, è un effetto che può essere generalizzato a tutti gli esercizi di mindfulness: quando la nostra mente è agitata o ci sentiamo sotto pressione, è più facile mantenersi nella cosapevolezza attraverso una pratica che comporta movimento fisico che non una pratica statica.


PSICO smile.gif

Inviato da: amos81 il Venerdì, 16-Set-2011, 13:54
Tutte le volte che ci ho provato era troppo presto. Rimandata a data da destinarsi, ma mi piacerebbe molto.

Inviato da: carlo1974 il Venerdì, 16-Set-2011, 17:43
QUOTE (amos81 @ Venerdì, 16-Set-2011, 12:54)
Tutte le volte che ci ho provato era troppo presto. Rimandata a data da destinarsi, ma mi piacerebbe molto.

in che senso era troppo presto se posso chiedertelo?

Inviato da: miki_70 il Domenica, 18-Set-2011, 15:15
QUOTE (carlo1974 @ Mercoledì, 14-Set-2011, 22:14)
QUOTE
scusami miky, non ho capito bene cosa intendi per "posso scegliere"..puoi rispiegarmi?


se posso ti rispondo io luth. quando veramente hai compreso che i pensieri sono eventi mentali che vengono, ne abbiamo consapevolezza e se ne vanno, a quel punto diventi libero, non sei più schiavo del tuo infinito chiacchericcio mentale, e puoi scegliere cosa fare, quali pensieri seguire, dove dirigere la tua vita. E' un lavoro complesso, lungo a volte estenuante, ma potrebbe riservare molte sorprese. te lo dice uno che in questo preciso momento ha ancora molte difficoltà è spesso mi lascio trascinare dal film della mia mente e mi ritrovo a "ragionare" all'infinito con il mio cervello Doh!.gif
però sono certo che è questa la strada come del resto in questo forum è ampiamente spiegato, documentato.

PSICO-si.gif Riflettevo! Avete presente le ultime parti del film A Beautiful Mind?

Inviato da: giovannalapazza il Domenica, 18-Set-2011, 15:21
sì michi lui vede ancora i personaggi della sua allucinazione ma sceglie di nn farci caso

Inviato da: miki_70 il Domenica, 18-Set-2011, 15:25
QUOTE (giovannalapazza @ Domenica, 18-Set-2011, 14:21)
sì michi lui vede ancora i personaggi della sua allucinazione ma sceglie di nn farci caso

PSICO-si.gif PSICO-kiss.gif

Inviato da: giovannalapazza il Domenica, 18-Set-2011, 15:34
QUOTE (miki_70 @ Venerdì, 16-Set-2011, 12:53)
Meditazione camminando

Troviamo un luogo, al chiuso o all'aperto, in cui sia possibile camminare senza la preoccupazione di essere visti.

Stiamo in piedi qualche secondo nel punto d'inizio del nostro percorso con i piedi paralleli e le ginocchia leggermente piegate. Lasciamo le baccia distese lungo i fianchi, oppure appoggiamo le mani intrecciate sulla pancia, in modo rilassato. Teniamo lo sguardo a terra, un paio di metri avanti, ma con gli occhi semichiusi, senza fissare nessun oggetto in particolare.

Concentriamo la consapevolezza sulla pianta dei piedi, in modo da provare direttamente le sensazioni fisiche del contatto dei piedi con il suolo e del peso del corpo trasmesso al suolo attraverso le gambe e i piedi. Per facilitare questa percezione può essere utile flettere leggermente, due o tre volte le ginocchia o muovere le dita stesse dei piedi sul suolo.

Quando siamo pronti, trasferiamo lentamente il peso del corpo sulla gamba destra, notando i cambiamenti nelle sensazioni fisiche nelle gambe e nei piedi mentra la gamba sinistra si "scarica" e la gamba destra si assume il compito di sostenere il resto del corpo.

Con la gamba sinistra "scaricata", solleviamo lentamente dal pavimento il tallone sinistro, osservando le concomintanti sensazioni nei muscoli del polpaccio, e poi proseguiamo, lasciando che tutto il piede sinistro si sollevi delicatamente fino a toccare il pavimento soltanto con le dita del piede. Consapevoli delle sensazioni fisiche nei piedi e nelle gambe, alziamo lentamente il piede sinistro, portiamolo con attenzione in avanti, percependo il piede e la gamba spostarsi, e appoggiamo il tallone sul pavimento. Lasciamo che l'intera pianta del piede sinistro tocchi il pavimento, mentre trasferiamo il peso del corpo sulla gamba sinistra, consapevoli delle crescenti sensazioni nella gamba sinistra e nel piede sinistro, e dello "scaricamento" del peso nella gamba destra, e attenti al tallone destro che si sta sollevando da terra.

Con il peso interamente trasferito sulla gamba sinistra, solleviamo del tutto il piede destro e spostiamolo lentamente in avanti, consapevoli dei cambiamenti nelle sensazioni nel piede e nella gamba. Concentrando l'attenzione sul tallone destro mentre tocca il suolo, trasferiamo il peso del corpo sul piede destro appoggiandolo delicatamente al suolo, consapevoli della mutata configurazione delle sensazioni fisiche nelle due gambe e nei due piedi.

In questo modo, camminando lentamente da una estremità all'altra del percorso, consapevoli in particolare delle sensazioni alla pianta del piede e al tallone mentre toccano il suolo, e delle sensazioni nei muscoli delle gambe.

Alla fine del percorso, sostiamo per qualche secondo e poi ruotiamo lentamente su noi stessi, valutando con consapevolezza la complessa configurazione dei movimenti attraverso i quali il corpo cambia direzione, e ricominciamo a camminare.

Camminiamo avanti e indietro in questo modo, cercando di essere il più possibile consapevoli delle sensazioni nei piedi e nelle gambe, e del contatto dei piedi con il suolo. Teniamo lo sguardo in avanti senza fissare nessun oggetto in particolare.
Ogni volta che ci rendiamo conto che la mente si è allonatnata dalla consapevolezza delle sensazioni del camminare, concentriamo nuovamente, con dolcezza, l'attenzione sulle sensazioni nei piedi e nelle gambe, utilizzando, in partcicolare, le sensazioni dei piedi che toccano il pavimento come un "ancora" per ricollegarci con il momento presente, esattamente come utilizzavamo il respiro nella meditazione seduta.

Continuiamo a camminare per 10 - 15 minuti o anche di più se lo deisideriamo.

All'inizio, camminiamo ad a un ritmo più lento dell'usuale, in moda da facilitare la possibilità di essere pienamente consapevoli delle sensazioni del camminare. Una volta che abbiamo familiarizzato con il camminare lentamente, possiamo sperimentare con ritmi più veloci, alternando ritmi al di sotto o al di sopra del nostro usuale. Se ci sentiamo particolarmente agitati, può essere utile cominciare a camminare veloci, con consapevolezza, e poi rallentare con naturalezza quando ci sentiamo più tranquilli.

Ogni volta che possiamo, applichiamo lo stesso tipo di consapevolezza coltivata nella meditazione camminata alle nostre sperienze normali e quotidiane di camminare.




La meditazione camminando

La "meditazione camminando" prende l'attività quotidiana del camminare e la utilizza come pratica di mindfulness per diventare più consapevoli delle sensazioni fisiche. Camminando sapendo che stiamo camminando, sperimentando il nostro camminare.
E' stata definita "meditazione in movimento": essere con ciascuno dei passi, camminare per camminare, senza alcuna meta. Come in altre pratiche di mindfulness che fanno parte del programma MBCT, utilizziamo i movimenti e le sensazioni del camminare per portarci nel presente. Ci concentriamo sul mantenere la consapevolezza momento per momento delle sensazioni che accompagnano i nostri movimenti, lasciando andare ogni pensiero o emozione riguardo alle sensazioni stesse. Questo esercizio apparentemente semplice può essere estremamente efficace nel trasmettere un messaggio essenziale nella MBCT, perchè il nostro corpo è più saldamente ancorato nel "qui e ora", rispetto alla nostra mente che vaga perennemente tra passato e futuro.
Questo ancoraggio ci aiuta a sentire meglio chi veramente siamo nel momento presente.
Questa pratica si rivela particolarmente utile per coloro che si sentono agitati e incapaci di tranquillizzarsi. La sensazione fisica del camminare, osservano alcuni partecipanti al programma, li porta a sentirsi più radicati e stabilizzati. In una certa misura, è un effetto che può essere generalizzato a tutti gli esercizi di mindfulness: quando la nostra mente è agitata o ci sentiamo sotto pressione, è più facile mantenersi nella cosapevolezza attraverso una pratica che comporta movimento fisico che non una pratica statica.


PSICO smile.gif

è la camminata del tai chi! ce la facevano fare all'inizio di ogni lezione

Inviato da: carlo1974 il Domenica, 18-Set-2011, 20:20
QUOTE (miki_70 @ Domenica, 18-Set-2011, 14:15)
QUOTE (carlo1974 @ Mercoledì, 14-Set-2011, 22:14)
QUOTE
scusami miky, non ho capito bene cosa intendi per "posso scegliere"..puoi rispiegarmi?


se posso ti rispondo io luth. quando veramente hai compreso che i pensieri sono eventi mentali che vengono, ne abbiamo consapevolezza e se ne vanno, a quel punto diventi libero, non sei più schiavo del tuo infinito chiacchericcio mentale, e puoi scegliere cosa fare, quali pensieri seguire, dove dirigere la tua vita. E' un lavoro complesso, lungo a volte estenuante, ma potrebbe riservare molte sorprese. te lo dice uno che in questo preciso momento ha ancora molte difficoltà è spesso mi lascio trascinare dal film della mia mente e mi ritrovo a "ragionare" all'infinito con il mio cervello Doh!.gif
però sono certo che è questa la strada come del resto in questo forum è ampiamente spiegato, documentato.

PSICO-si.gif Riflettevo! Avete presente le ultime parti del film A Beautiful Mind?

quel film è decisamente istruttivo, soprattutto trattandosi di una storia vera.
In effetti è proprio questa la forza della mindfulness e di ogni tipo (penso..) di meditazione. imparare a prendere il timone della nostra mente e guidarla dove NOI vogliamo e non dove essa ci infanga!!
sono 20 giorni che ho ripreso vecchi concetti, libri e soprattutto ho reiniziato a meditare. A forza di lottare con i miei pensieri devastanti, diabolici sto nuovamente trovando un equilibrio. o meglio oggi mi sento un po più centrato, presente. comincio a riaccorgermi di quali processi mentali seguire e quali lasciare andare, accogliere, accettare. La mindfulness è molto potente, è un sistema di vita. Poi è veramente tutto frutto della nostra mente. non appena si riesce a calmarla svaniscono i sintomi. allora mi chiedo cosa ci sia di organico in molti disturbi psichici. senti stanchezza, gola secca, magone, nodo in gola, mal di schiena, di stomaco, di pancia, insonnia...non appena la mente si riequilibria, tutto si colora, tutto è diverso, tutto appare naturale. mah sta mente che potere ha???

Inviato da: rax il Domenica, 18-Set-2011, 20:23
Ho provato la meditazione camminata ma huh.gif sinceramente questo è quanto:
- perdita di equilibrio tra un passo e l'altro;
- forte tensione muscolare localizzata nelle gambe e nei reni;
- difficoltà di concentrazione;
- difficoltà a mantenere i tempi d'osservazione tra un passo e l'altro;

Ad un certo punto, ho deciso che sarebbe stato meglio partire dal body scan, rallentare la mente, rilassarla e ritararla per riprendere subito dopo questo, la meditazione sul cammino.
Bene, termino il body scan ma per l'ambita Camminata non c'è proprio nulla da fare. Ho riprovato un forte senso di disequilibrio.
Mantenendo la consapevolezza sulle gambe e sui piedi perdo di vista il resto compreso il senso d'equilibrio. Sarà il vino della domenica PSICO-green.gif ??
O non sono davvero pronta per questa?


Inviato da: rax il Domenica, 18-Set-2011, 20:41
Carlo, non so se tu hai il doc, comunque io faccio parte di quel club.
Voglio dirti che è molto interessante quello che hai scritto ora ma stai attento a quell' interrogativo che ti sei posto sul quanto ci sia di organico nei disturbi.
Quella, se hai il doc, è una mina latente pronta ad esplodere.
Soffermati solo su quanto di positivo c'è nella meditazione e su quanto la nostra mente possa ancora essere plasmata, rieducata e riabbellita.
Io sono fortemente convinta invece che l'ambiente, la storia personale, la cultura, abbiano determinato il disturbo. Pertanto dobbiamo sforzarci o rieducarci a rivedere tutto il nostro sistema di convizioni oramai diventate disfunzionali.
Per il resto si può parlare di predisposizione a...maturare un disturbo ma questa è un'altra storia che non ci interessa.

Inviato da: miki_70 il Domenica, 18-Set-2011, 21:00
Buono il vino. Aiuta a meditare meglio laugh.gif
Anche io avevo difficoltà la prima volta a camminare lentamente...sembravo proprio un ubriaco PSICO-asd.gif per il resto sentivo tutte le tensioni e il rilasciamento delle stesse. Ricordatevi però che lo scopo non è il successo dell'esercizio, non è "farlo bene" ma è "farlo" facendo attenzione a quello che accade durante la camminata PSICO-si.gif

Inviato da: miki_70 il Domenica, 18-Set-2011, 21:04
Carlo, la questione , secondo me, non è calmare la mente, ma dove la nostra attenzione si concentra e soprattutto non credere a tutto quello che la macchina delle parole ci suggerisce. Purtroppo ci siamo abituati sin da piccoli a causa di varie situazioni personali a trovare soluzioni a queste situazioni. Ma trovare soluzioni a disagi mentali non è come trovare la soluzione per un rubinetto che gocciola.

Inviato da: miki_70 il Domenica, 18-Set-2011, 21:45
1° esercizio di Stretching


Prima di cominciare questa pratica di consapevolezza sul corpo, ricordiamo a noi stessi la nostra intenzione: mantenere la consapevolezza momento per momento e di esercitarci ad incarnare un atteggiamento non giudicante e non agonistico. Intendiamo cioè, esplorare con attenzione, curiosità e tranquillità i nostri movimenti e i nostri limiti. Non si tratta di raggiungere dei traguardi, di sforzarsi di superare dei limiti ma di sviluppare la consapevolezza mentre muoviamo il corpo allo scopo di nutrire il nostro corpo con questa consapevolezza. Ricordiamoci anche di rimanere sempre consapevoli del respiro mentre facciamo gli esercizi, che in questo caso saranno una serie di esercizi di stretching.

Primo esercizio: stiamo in piedi con le braccia distese lungo i fianchi, sciolte. I piedi paralleli e ben poggiati a terra.
Proviamo a sentire realmente il contatto del nostro peso con il pavimento; il contatto delle piante dei piedi con il suolo. Possiamo, se vogliamo, muovere le dita dei piedi per sensibilizzare le piante a questo contatto.
A questo punto facciamo risalire l'attenzione attraverso tutto il corpo. Dalla piante dei piedi alle caviglie; dalle caviglie alle ginocchia......al bacino, la base della spina dorsale, la zona delle reni, la zona delle scapole, il collo, la nuca, il volto, i muscoli del volto e proviamo a rilasciare questi ultimi.
Stiamo in una posizione che è radicata al suolo ma anche proiettata verso il cielo, una posizione che suggerisce un senso di presenza e dignità.
Da questa posizione di partenza, inspirando, solleviamo le braccia lentamente,con i palmi delle mani rivolti all'esterno, fino sopra la testa. Quando le braccia sono tese in alto, cerchiamo di muoverci come se volessimo toccare il soffitto con le mani. Tentiamo di estendere le braccia verso l'alto il più possibile senza forzare. In questa fase cerchiamo di aprire la nostra consapevolezza alle sensazioni di tensione che questo movimento comporta e dopo qualche istante, lentamente rilasciamo le braccia e le facciamo scendere ritornando alla posizione di partenza, lungo i fianchi.
A questo punto, facciamo due respiri profondi.

Ora, da questa posizione alziamo lentamente solo il braccio sinistro con il palmo rivolto verso l'esterno e proviamo con la mano a cercare di toccare il soffitto.
Quando siamo nel punto di maggiore tensione, senza forzare, facciamo attenzione alle sensazioni provenienti da questo movimento.
Fatto questo riportiamo lentamente il braccio alla sua posizione di partenza.
facciamo due respiri profondi.

Ripetiamo la stessa cosa con il braccio destro.

Inviato da: Terra-Terra il Domenica, 18-Set-2011, 23:26
QUOTE (miki_70 @ Domenica, 18-Set-2011, 20:45)
1° esercizio di Stretching


Prima di cominciare questa pratica di consapevolezza sul corpo, ricordiamo a noi stessi la nostra intenzione: mantenere la consapevolezza momento per momento e di esercitarci ad incarnare un atteggiamento non giudicante e non agonistico. Intendiamo cioè, esplorare con attenzione, curiosità e tranquillità i nostri movimenti e i nostri limiti. Non si tratta di raggiungere dei traguardi, di sforzarsi di superare dei limiti ma di sviluppare la consapevolezza mentre muoviamo il corpo allo scopo di nutrire il nostro corpo con questa consapevolezza. Ricordiamoci anche di rimanere sempre consapevoli del respiro mentre facciamo gli esercizi, che in questo caso saranno una serie di esercizi di stretching.

Primo esercizio: stiamo in piedi con le braccia distese lungo i fianchi, sciolte. I piedi paralleli e ben poggiati a terra.
Proviamo a sentire realmente il contatto del nostro peso con il pavimento; il contatto delle piante dei piedi con il suolo. Possiamo, se vogliamo, muovere le dita dei piedi per sensibilizzare le piante a questo contatto.
A questo punto facciamo risalire l'attenzione attraverso tutto il corpo. Dalla piante dei piedi alle caviglie; dalle caviglie alle ginocchia......al bacino, la base della spina dorsale, la zona delle reni, la zona delle scapole, il collo, la nuca, il volto, i muscoli del volto e proviamo a rilasciare questi ultimi.
Stiamo in una posizione che è radicata al suolo ma anche proiettata verso il cielo, una posizione che suggerisce un senso di presenza e dignità.
Da questa posizione di partenza, inspirando, solleviamo le braccia lentamente,con i palmi delle mani rivolti all'esterno, fino sopra la testa. Quando le braccia sono tese in alto, cerchiamo di muoverci come se volessimo toccare il soffitto con le mani. Tentiamo di estendere le braccia verso l'alto il più possibile senza forzare. In questa fase cerchiamo di aprire la nostra consapevolezza alle sensazioni di tensione che questo movimento comporta e dopo qualche istante, lentamente rilasciamo le braccia e le facciamo scendere ritornando alla posizione di partenza, lungo i fianchi.
A questo punto, facciamo due respiri profondi.

Ora, da questa posizione alziamo lentamente solo il braccio sinistro con il palmo rivolto verso l'esterno e proviamo con la mano a cercare di toccare il soffitto.
Quando siamo nel punto di maggiore tensione, senza forzare, facciamo attenzione alle sensazioni provenienti da questo movimento.
Fatto questo riportiamo lentamente il braccio alla sua posizione di partenza.
facciamo due respiri profondi.

Ripetiamo la stessa cosa con il braccio destro.

Ci proverò prometto ma mi sembra tutto cosi complicato ,non avresti un esercizio un po meno complicato ?PSICO cry.gif

Inviato da: carlo1974 il Lunedì, 19-Set-2011, 00:01
Rax,
hai perfettamente ragione, non bisogna soffermarsi su molti interrogativi ma accettare quanto di positivo ti porta la pratica della meditazione. Non lo so se ho il doc, non mi è stata mai diagnosticata nessuna patologia in particolare, solo uno psichiatra 5 anni or sono disse che si trattava di depressione maggiore, ma io personalmente sono convinto che tutti i disturbi derivano da un erronea interpretazione dei nostri pensieri quindi la tecnica per curarli è la stessa.

Per calmare la mente intendo quello che tu, mike, hai spesso descritto in queste pagine. Non un semplice rilassamento, una mancanza di tensione, ma uno stato di profonda vigilanza e capacità di auto-osservazione.

Inviato da: Terra-Terra il Lunedì, 19-Set-2011, 10:01
Ci ho provato e mi sono incazzato Doh!.gif

Inviato da: miki_70 il Martedì, 20-Set-2011, 23:34
2° esercizio di stretching


Sempre in piedi portiamo lentamente la testa verso sinistra con l'orecchio sinistro che si avvicina alla spalla sinistra. Durante questo movimento cominceremo a notare la tensione che si crea al collo nella sua parte destra e il leggero sollevamento della spalla destra. Non forzando rimaniamo per qualche istante in questa posizione e facciamo attenzione a le sensazioni fisiche legate a questo movimento. la tensione al collo e l'innalzamento delle spalle e ciò che generalmente ci accade tutti i giorni quando siamo tesi. Apriamoci semplicemente a queste sensazioni.
facciamo la stessa cosa al contrario. perciò due volte a sinistra e due volte a destra. Quando abbiamo finito, riportiamo la testa in asse e facciamo due respiro profondi.

Sempre da questa posizione portiamo la testa in avanti, il mento si avvicina al petto. Poi ruotiamo la testa verso sinistra, poi indietro (il mento è verso l'alto) e poi ruotiamo la testa verso destra ed infine riportiamo la testa in asse. Cerchiamo di aprirci alle sensazioni fisiche provenienti da questi movimenti in particolare la tensione a livello del collo e delle parti superiori delle spalle.
Adesso, facciamo la stessa cosa, invertendo la direzione. La testa va in avanti con il mento che si avvicina al petto, ruota verso destra, poi indietro (mento verso l'altro), poi a sinistra ed infine in asse.
Anche in questo caso due volte per ogni parte. Alla fine, due bei respiri profondi.

I prossimi esercizi li facciamo a terra, su un tappettino o una coperta.
Ci stendiamo sulla schiena, le braccia lungo i fianchi, stese. Le gambe diritte, allungate. Il nostro corpo completamente rilassato sul pavimento. Meglio che ci riesce, prestiamo attenzione a tutte le sensazioni fisiche derivanti dal contatto del nostro corpo con il pavimento: i talloni, i polpacci, le natiche, le scapole, la nuca, i gomiti e le mani. In questa posizione apriamoci alla sensazione fisica del respiro. Il dilatarsi e la contrazione dell'addome. respiriamo a fondo per due, tre volte.
Pra, lentamenmte solleviamo le braccia con i palmi delle mani in alto, dietro la testa. A questo punto, contemporaneamente tendiamo le braccia in una direzione e le gambe nella direzione opposta, senza forzare: non è una gara!
Quindi tendiamo le mani in una direzione e la punte dei piedi nella direzione opposta e facciamo attenzione a tutte le sensazioni fisiche di tensione che attraversano tutto il corpo, dalla punta delle dita dei piedi alla punta delle dita delle mani. Restiamo, meglio che possiamo, consapevoli di queste sensazioni....esploriamole con curiosità, dopo di che rilasciamo. Facciamo questo esercizio per tre volte. Tendiamo e rilasciamo; tendiamo e rilasciamo; tendiamo e rilasciamo.
Alla fine, due respiri profondi.


PSICO smile.gif

Inviato da: miki_70 il Venerdì, 23-Set-2011, 00:48
3° esercizio di stretching.


Sempre sdraiati, portiamo lentamente le braccia dietro la testa e tocchiamo il pavimento con i palmi delle mani. Flettiamo le ginocchia verso il petto, i piedi si avvicinano alle natiche ma in contatto con il pavimento. A questo punto non muoviamo i piedi, le ginocchia a distanza tra di loro come la distanza esistente tra i fianchi.
Da questa posizione, proviamo a contrarre i muscoli addominali tanto da permettere alla parte non in contatto con il suolo (zona delle reni) di entrare in contatto con il pavimento.
Apriamoci a tutte le sensazioni fisiche di tensione che si creano durante questo movimento: esploriamole. Poi, inarchiamo affinchè si crei uno spazio sotto la zona delle reni. Tendiamo e inarchiamo, tendiamo e inarchiamo, tendiamo e inarchiamo. Cerchiamo di non forzare i movimenti. Non è una gara, ma semplicemente un esercizio che ci permette di esplorare consapevolmente le sensazioni fisiche simili a quelle che proviamo quando siamo tesi.
Fatto questo, ritorniamo nella posizione di partenza. Braccia stese lungo i fianchi e gambre stese, diritte.
Facciamo due respiri profondi.


Adesso, portiamo entrambe le ginocchia verso il petto sollevando i piedi e abbracciamo le ginocchia con le nostre mani....e senza forzare portiamo le ginocchia più possibilmente vicino al petto, tiriamo, e ci apriamo alle sensazioni fisiche di tensione che arrivano dalle braccia, dalle gambe e dal tronco.
In questa posizione possiamo esplorare alcuni leggeri movimenti: delle lievi oscillazioni verso destra e verso sinistra, sempre attenti e curiosi delle sensazioni che ci giungono. Possiamo anche eplorare leggeri movimenti rotatorii sulla schiena, in modo da massaggiare delicatamente la spina dorsale.
Adesso, sempre con le ginochia abbracciate, facciamo lentamente scendere e distendere la gamba destra, tenendo la sinistra abbracciata e vicina al petto.
Quando la gamba destra è completamente distesa, proviamo a tirare con entrambe le mani il ginocchio sinistro verso il petto...più che possiamo ma senza forzare. Apriamoci alle sensazioni di tensione che questo movimento genera. Esploriamo queste sensazioni di tensione che possono coinvolgere la coscia, il ginocchio, la zona del bacino, le braccia e anche la parte bassa della schiena (zona delle reni).
Poi rilasciamo e rifacciamo il movimento.
Adesso lentamente facciamo scendere la gamba sinistra, la allunghiamo e quando è distesa completamente, solleviamo, sempre lentamente, la gamba destra e abbracciamo il ginocchio destro. Facciamo la stessa cosa che abbiamo fatto in precedenza con la gamba sinistra stando attenti alle sensazioni fisiche di tensione e rilasciamento che questo movimento comporta.

Fatto questo, rilasciamo lentamente la gamba destra fino a stenderla completamente e ritorniamo alla posizione di partenzaa: le braccia lungo i fianchi, stese, e le gambe stese e diritte.

Due respiri profondi e nuovamente riportiamo l'attenzione alle sensazioni fisiche di contatto del nostro corpo con la superficie che ci sostiene.
Proviamo ad abbandonarci a questa forza che ci sostiene. meglio che ci riesce ed abbandonando apettative di successo o di fallimento, cerchiamo di sentire il nostro corpo appoggiato dai talloni ai polpacci alle natiche alle scapole alla nuca ai gomiti e alle mani.
Lasciamoci andare a questa sensazione di sostegno, di contatto.

A questo punto, portiamo attenzione al respiro.....alle sensazioni fisiche della contrazione e dilatazione dell'addome. Restiamo così per qualche minuto e se poi lo desideriamo ripetiamo il ciclo degli esercizi.....tutti.




A leggere tutti gli esercizi sembra che ci si metta una vita. In realtà, tutta la sequenza dura meno di mezz'ora.



PSICO smile.gif


Inviato da: rax il Venerdì, 23-Set-2011, 20:13
QUOTE (miki_70 @ Giovedì, 22-Set-2011, 23:48)



A leggere tutti gli esercizi sembra che ci si metta una vita. In realtà, tutta la sequenza dura meno di mezz'ora.




PSICO-si.gif
Io PSICO cry.gif non riesco più neanche a portare a termine la lettura!!
M ripropongo ogni volta di rileggerli con calma ma poi mi rirovo tutto l'arretrato.

Inviato da: miki_70 il Venerdì, 23-Set-2011, 23:23
QUOTE (rax @ Venerdì, 23-Set-2011, 19:13)
QUOTE (miki_70 @ Giovedì, 22-Set-2011, 23:48)



A leggere tutti gli esercizi sembra che ci si metta una vita. In realtà, tutta la sequenza dura meno di mezz'ora.




PSICO-si.gif
Io PSICO cry.gif non riesco più neanche a portare a termine la lettura!!
M ripropongo ogni volta di rileggerli con calma ma poi mi rirovo tutto l'arretrato.

Rax, non è una gara. Ricorda le parole: "meglio che ci riesce".

PSICO smile.gif

Inviato da: miki_70 il Sabato, 24-Set-2011, 00:03
Registrare gli eventi spiacevoli

Il tema dell'essere presenti nel momento viene chiamato in causa quando viene compilato il diario degli eventi spiacevoli, assegnato come lavoro a casa durante la settimana. Questa volta si chiede di registrare gli eventi spiacevoli. Ma il compito è il medesimo che per gli eventi piacevoli: osservare nel modo più chiaro possibile i pensieri, le emozioni e le sensazioni corporee associati con la spiacevolezza, per quanto l'evento possa essere fuggevole o momentaneo. Naturalmente alcune situazioni possono essere prolungate ed intense, ma il compito resta quello di osservare questi aspetti e registrarli in dettaglio prima possibile. Quando, nella seconda seduta, abbiamo presentato il diario degli eventi piacevoli abbiamo visto che concentrarsi sulle sensazioni fisiche permette di individuare l'impronta caratterizzante dell'emozione di quel momento.
Gradualmente, in molti modi diversi, attraverso questi esercizi viene comunicato un messaggio più profondo: prendere consapevolezza di ogni situazione, specialmente di quelle in cui etichettiamo le cose come buone o cattive, è il primo passo nell'imparare ad avere con esse una relazione diversa. Questo richiede coraggio e molta pratica. Molti si scoraggeranno perchè sembra che non succeda niente. Ma nonostante lo scettiscismo iniziale, la realtà ha dimostrato che è giustificato attenersi alla pratica piuttosto che precipitarsi a cercare soluzioni.
L'immagine che viene alla mente è quella del secchio messo sotto un rubinetto che gocciola lentamente. Guardando il secchio è difficile vedere dei cambiamenti, ma si sta riempendo. Nell'eseperienza dei partecipanti ai gruppi MBCT, quando riescono a lasciar da parte i loro obiettivi e si limitano a praticare giorno per giorno, cominciano ad osservare cambiamenti insperati. Scoprono gradualmente, a poco a poco, che il vecchio modo di affrontare gli stati d'animo rimuginandoci sopra potrebbe non essere l'unico, che il vecchio modo di condurre la vita sgridandosi potrebbe lasciare il posto a un atteggiamento più amorevole.

Inviato da: miki_70 il Sabato, 24-Set-2011, 00:26
Lavoro a casa per la settimana che segue la terza seduta


Nei giorni 1, 3 e 5 praticare la meditazione camminata per 15 minuti, seguita dalla meditazione sul respiro di 15 minuti, e se volete registrate le vostre reazioni su un diario.

Nei giorni 2, 4 e 6 praticare la meditazione in movimento (esercizi di stretching), seguita dalla meditazione camminata per 10 minuti.

Il senso degli esercizi di stretching e della meditazione camminata sta nel fornire un modo diretto per collegarsi con la consapevolezza del corpo. Il corpo è un luogo in cui spesso le emozioni si esprimono sotto la superficie e al di fuori della nostra consapevolezza. Dunque ci fornisce un luogo diverso da cui stare e guardare i nostri pensieri ed emozioni. Se avete mal di schiena o altri disturbi fisici che possono causare problemi, decidete se e quali fare di questi esercizi.

Praticare lo spazio di respiro tre volte al giorno, in momenti prestabiliti decisi in anticipo da voi ed ogni volta ne abbiate bisogno per riconoscere lo stato emozionale del momento.


Compilare il diario degli eventi spiacevoli: usatelo come un'opportunità per diventare davvero consapevoli dei pensieri, sentimenti e sensazioni fisiche in un evento spiacevole, almeno uno al giorno, nel momento in cui accade. Notate e registrate appena potete, in dettaglio (per esempio mettete le vere vostre parole o le immagini in cui i pensieri sono arrivati e la precisa natura e la sede delle sensazioni fisiche).
Quali sono gli eventi spiacevoli capaci di "destabilizzarvi" o di "buttarvi giù" (non importa se grandi o piccoli) ?.

Buona Fortuna PSICO smile.gif

Inviato da: miki_70 il Sabato, 24-Set-2011, 15:44
Quarta seduta: Essere Presenti.



Tema: La mente si distrae e si disperde soprattutto quando cerca di restare attaccata a certe cose e di evitarne o fuggirne altre. La mindfulness offre un modo di restare presenti perchè fornisce un'altra posizione prospettica da cui osservare le cose: aiuta ad assumere una prospettiva più ampia ed avere una diversa relazione con l'esperienza.


PSICO smile.gif

Inviato da: miki_70 il Sabato, 24-Set-2011, 19:40
Le persone che in passato sono state depresse spesso consumano una grande quantità di tempo e di energia nel fare confronti. "Forse oggi mi sento un pò meglio di ieri, ma mi sento peggio della settimana scorsa.
L'espressione corrucciata di quell'amico significa che ha cambiato i suoi sentimenti verso di me? Ha perso la pazienza con me?".
Queste persone spesso hanno sofferto molte perdite e delusioni, con il senso di rifiuto ed indegnità che può conseguire a tali eventi; l'umore di chi è stato depresso resta per molto tempo vulnerabile a ogni segno che ricordi quei tempi tristi. Anche quando la depressione non c'è più, possiamo continuare a sentirci derubati degli anni che essa ha sottratto alla nostra vita. "Perchè il mio medico non l'ha diagnosticata prima? Ho perso i migliori anni della mia vita!". C'è una tendenza naturale a tornare al passato e a sospirare:"Se soltanto...".
Gli approcci basati sulla mindfulness non si propongono il controllo dei pensieri o la sostituzione delle immagini negative del passato, del presente o del futuro con immagini positive, ma incoraggiano i pazienti a permettere a questi sentimenti di delusione e di rimpianto semplicemente di esserci. E' molto diverso da come siamo abituati a reagire alle esperienze difficili o dolorose, cioè provando a trovare il modo di ridurre il loro impatto su di noi. Spesso usiamo distrazione e diniego per mettere a tacere i nostri sentimenti dolorosi. D'altra parte, quando una persona si preoccupa o rimugina sui propri problemi, anche se sembra che stia affrontando la difficoltà, in realtà si allontana ancora di più dalla percezione diretta della natura di questa difficoltà. Questo accade perchè il rimuginare comporta sempre un giudizio sull'esperienza. Per esempio:"Non voglio sentirmi così" comporta un pensiero basato su concetti, il pensare alle proprie emozioni invece che entrare in contatto diretto con esse. Il pensiero ruminativo si autoalimenta dando luogo a emozioni ancora più intense che aggiungono ulteriori pensieri negativi:"I miei genitori non me ne hanno mai parlato. Nessuno me ne ha mai parlato". Con il tempo diventa dificile separare l'esperienza nuda e cruda dal giudizio su di essa.
Tutte le reazioni di evitamento o di preoccupazione riflettono un desiderio: che le cose siano diverse da come in effetti sono in quel momento. E' come se fossimo agiti da una specie di compulsione a sforzarci di cambiare la situazione presente in "quella che dovrebbe essere", per evitare di affrontare la spiacevolezza o la delusione per quella che è in realtà. Questa strategia sembra avere successo abbastanza spesso da indurci a incrementarne l'uso. Col tempo, finiamo per affidarci ad essa automaticamente. Ma questo ci rinchiude in un particolare modo di affrontare le esperienze spiacevoli, e lascia poco spazio al cambiamento. In caso di insuccesso, invece di cambiare strategia raddoppiamo gli sforzi per affrontare il problema con lo stesso tipo di evitamento o ruminazione.

Inviato da: miki_70 il Sabato, 24-Set-2011, 19:58


Un tema centrale nel programma MBCT è che il modo migliore di prevenire le ricadute consiste nell'agire a partire dall'essere presenti a ciò che è spiacevole nella nostra esperienza. Perchè è importante? Perchè consente lo svolgersi di un processo spontaneo, ossia permette alla "saggezza" che è intrinseca alla nostra mente di affrontare le difficoltà, e alle soluzioni più efficaci di presentarsi da sè. L' idea di una "saggezza intrinseca" può apparire strana, ma è qualcosa di analogo all'esperienza dei matematici che spesso riferiscono di aver lottato per trovare soluzione a un rompicapo solo per scoprire che la risposta arrivava non si sa da dove, appena smettevano di pensarci. Analogamente, i partecipanti riferiscono che quando praticano la mindfulness a volte sentono come se si aviasse un processo spontaneo, come se la loro mente trovasse modi di trattare le difficoltà che sono più saggi di ciò che suggeriscono i loro pensieri. In particolare, la pratica della mindfulness permette di sospendere i modi abituali di rapportarsi all'esperienza negativa, grazie al fatto di lasciar cadere giudizi ed aspettative. Se le vecchie abitudini diventano meno potenti, gradualmente diventa più facile intraprendere azioni adeguate in risposta a stati d'animo e a situazioni difficili, invece di limitarsi a reagire automaticamente. Avere una certa "leggerezza di tocco" nel contatto consapevole con i pensieri, sentimenti e sensazioni corporee suscitate dagli eventi ci dà la possibilità di liberarci dagli abituali modi automatici di reagire.
Ma avere a che fare con la negatività non è facile. nella meditazione seduta assegnata come lavoro a casa e nuovamente pratica all'inizio della quarta seduta, si può aver preso consapevolezza di pensieri e sentimenti negativi. A volte in questi casi è difficile tornare serenamente al respiro. Quando le esperienze sono state giudicate spiacevoli, è naturale un sentimento di avversione, e non sembra aiutare granchè osservare che questa reazione, non fa che aggiungere negatività a negatività.

Inviato da: miki_70 il Domenica, 25-Set-2011, 09:26
Stiamo cominciando ad abbandonare la "modalità del fare" per intraprendere la via della "modalità dell'essere". happy.gif

Inviato da: miki_70 il Domenica, 25-Set-2011, 10:09
Esplorare l'esperienza: attaccamento e avversione


A questo punto del programma, ci troviamo con un messaggio relativamente semplice (ma con una difficile pratica!). In questa fase il messaggio è di esplorare strade per diventare consapevoli della propria esperienza, di qualnque tipo essa sia, in modo da poter imparare a rispondere consapevolmente invece che reagire in modo automatico. Sono di particolare importanza due forme di reazione automatica all'esperienza. Nella prima noi reagiamo volendo persistere nella nostra reazione (attaccamento), soprattutto se qualcosa è giudicato piacevole; non lasciamo andare l'esperienza che stiamo vivendo in questo momento. Oppure desideriamo avere altre esperienze diverse dalla presente. Nel secondo caso, se la giudichiamo spiacevole, vogliamo che la nostra reazione scompaia, ci irritiamo con essa (avversione), desideriamo liberarci dell'esperienza presente oppure evitare esperienze future sgradite.
Poichè nella meditazione seduta viene esaminato il tema del connettersi al presente,cominceremo ad osservare nel nostro corpo le reazioni di avversione o di attaccamento che sorgono proprio durante la pratica. L'invito è di osservare come queste reazioni siano potenti rivali nel dirigere la nostra attenzione e come spesso allontaniamo l'attenzione dal respiro, spostandone il fuoco su pensieri o emozioni apparentemente importantissimi. La pratica della mindfulness può essere un potente alleato, perchè ci consente di renderci conto di quando ciò è accaduto e di riacquistare la capacità di scegliere dove desideriamo dirigere la nostra attenzione. Osserviamo ancora una volta che l'obiettivo della pratica non è il rilassamento e neppure la felicità, ma è la libertà dalla tendenza a essere trascinati a reagire automaticamente di fronte a pensieri, emozioni ed eventi piacevoli e spiacevoli. Ma anche i meditatori esperti continuano a ritrovarsi trascinati in questi pensieri e fantasie. La pratica della mindfulness non permette di impedire il divagare della mente, ma di renderci capaci di districarci in modo non giudicante qualora dovesse accadere.
Anche se abbiamo parlato di attaccamento e avversione, è il caso di ricordare che le abilità necessarie per affrontare i temi positivi o negativi possono essere apprese approfittando dei pensieri e degli impulsi neutri o banali che sorgono durante la pratica. Imparare a lasciar andare un pensiero sul comprare cibi per la cena di stasera è un contributo alla nostra capacità di liberarci dal rimuginare in merito all'essere o meno buoni genitori per i nostri figli. E' proprio una tale libertà tutto ciò in cui consiste l' "essere presenti".

I partecipanti hanno descritto in molti modi l' "imparare ad essere presenti".
Alcuni si riferiscono al ristabilire un senso di equilibrio. Altri usano la metafora di una montagna che resta ben salda sulla superficie della terra (in seguito parleremo della Meditazione della Montagna) nonostante il mutare delle condizioni atmosferiche. E' difficile trovare le parole giuste per esprimere questo significato sottile ma profondo. Le semplici descrizioni o spiegazioni possono non esaurire un messaggio che sembra richiedere qualcosa al di là delle parole. Come comunicare questo messaggio nel modo migliore? Potrebbe esserci bisogno anche di poesie e fiabe per cogliere parte di queste sfumature, ma non sarà mai abbastanza sottolineata l'importanza di usare la pratica stessa come veicolo di apprendimento.

Inviato da: rax il Domenica, 25-Set-2011, 16:37
QUOTE (miki_70 @ Domenica, 25-Set-2011, 09:09)
...Imparare a lasciar andare un pensiero sul comprare cibi per la cena di stasera è un contributo alla nostra capacità di liberarci dal rimuginare in merito all'essere o meno buoni genitori per i nostri figli.

Incredibileeeee ohmy.gif . Questo era il contenuto del mio doc, mi ha fatto compagnia per tantissimi anni anche se figli non ne avevo.
Cercavo di liberarmi da questa catena di pensieri impegnandomi follemente in tremila faccende ma come un motore in forte accelerazione culminava col panico quando dovevo pranzare.
Superato il panico a tavola, ritornò dopo qualche tempo con la scoperta della gravidanza. Il pensiero interminabile, costante, sfiancante mi accompagnava dalla mattina alla sera e a volte anche la notte era proprio quello su citato. Doh!.gif .
Da brivido blink.gif !!


Inviato da: miki_70 il Domenica, 25-Set-2011, 21:17
QUOTE (rax @ Domenica, 25-Set-2011, 15:37)
QUOTE (miki_70 @ Domenica, 25-Set-2011, 09:09)
...Imparare a lasciar andare un pensiero sul comprare cibi per la cena di stasera è un contributo alla nostra capacità di liberarci dal rimuginare in merito all'essere o meno buoni genitori per i nostri figli.

Incredibileeeee ohmy.gif . Questo era il contenuto del mio doc, mi ha fatto compagnia per tantissimi anni anche se figli non ne avevo.
Cercavo di liberarmi da questa catena di pensieri impegnandomi follemente in tremila faccende ma come un motore in forte accelerazione culminava col panico quando dovevo pranzare.
Superato il panico a tavola, ritornò dopo qualche tempo con la scoperta della gravidanza. Il pensiero interminabile, costante, sfiancante mi accompagnava dalla mattina alla sera e a volte anche la notte era proprio quello su citato. Doh!.gif .
Da brivido blink.gif !!

Ho mandato la mail all'Aspic a Bari, vediamo che mi rispondono. Ti aggiorno. PSICO-si.gif

Inviato da: ale78 il Domenica, 25-Set-2011, 22:54
PSICO smile.gif

Inviato da: miki_70 il Lunedì, 26-Set-2011, 15:13
QUOTE (ale78 @ Domenica, 25-Set-2011, 21:54)
PSICO smile.gif

PSICO-kiss.gif

Inviato da: rax il Lunedì, 26-Set-2011, 19:27
QUOTE (miki_70 @ Domenica, 25-Set-2011, 20:17)
QUOTE (rax @ Domenica, 25-Set-2011, 15:37)
QUOTE (miki_70 @ Domenica, 25-Set-2011, 09:09)
...Imparare a lasciar andare un pensiero sul comprare cibi per la cena di stasera è un contributo alla nostra capacità di liberarci dal rimuginare in merito all'essere o meno buoni genitori per i nostri figli.

Incredibileeeee ohmy.gif . Questo era il contenuto del mio doc, mi ha fatto compagnia per tantissimi anni anche se figli non ne avevo.
Cercavo di liberarmi da questa catena di pensieri impegnandomi follemente in tremila faccende ma come un motore in forte accelerazione culminava col panico quando dovevo pranzare.
Superato il panico a tavola, ritornò dopo qualche tempo con la scoperta della gravidanza. Il pensiero interminabile, costante, sfiancante mi accompagnava dalla mattina alla sera e a volte anche la notte, era proprio quello su citato. Doh!.gif .
Da brivido blink.gif !!

Ho mandato la mail all'Aspic a Bari, vediamo che mi rispondono. Ti aggiorno. PSICO-si.gif

Ho fatto un salto nel sito dell'Aspic e ho letto che ci sono 8 incontri con cadenza quindicinale al costo di 120 E. (iva esculsa).
Ma secondo te sono 120 euro in tutto o a seduta?
Ottimo se fosse in tutto... PSICO wink.png .

Inviato da: miki_70 il Lunedì, 26-Set-2011, 21:58
QUOTE (rax @ Lunedì, 26-Set-2011, 18:27)
QUOTE (miki_70 @ Domenica, 25-Set-2011, 20:17)
QUOTE (rax @ Domenica, 25-Set-2011, 15:37)
QUOTE (miki_70 @ Domenica, 25-Set-2011, 09:09)
...Imparare a lasciar andare un pensiero sul comprare cibi per la cena di stasera è un contributo alla nostra capacità di liberarci dal rimuginare in merito all'essere o meno buoni genitori per i nostri figli.

Incredibileeeee ohmy.gif . Questo era il contenuto del mio doc, mi ha fatto compagnia per tantissimi anni anche se figli non ne avevo.
Cercavo di liberarmi da questa catena di pensieri impegnandomi follemente in tremila faccende ma come un motore in forte accelerazione culminava col panico quando dovevo pranzare.
Superato il panico a tavola, ritornò dopo qualche tempo con la scoperta della gravidanza. Il pensiero interminabile, costante, sfiancante mi accompagnava dalla mattina alla sera e a volte anche la notte, era proprio quello su citato. Doh!.gif .
Da brivido blink.gif !!

Ho mandato la mail all'Aspic a Bari, vediamo che mi rispondono. Ti aggiorno. PSICO-si.gif

Ho fatto un salto nel sito dell'Aspic e ho letto che ci sono 8 incontri con cadenza quindicinale al costo di 120 E. (iva esculsa).
Ma secondo te sono 120 euro in tutto o a seduta?
Ottimo se fosse in tutto... PSICO wink.png .

Penso proprio di si, perchè generalmente vengono formati dei gruppi per i corsi.
Comunque mi hanno risposto subito dicendomi che lo stanno strutturando in modo diverso rispetto agli anni scorsi e appena cominciano mi mandano una mail....e chiaramente ti informo PSICO-si.gif
Stasera sono passato dal centro dello yogurt. Ma è sempre chiuso con le finestre sbarrate? dry.gif
Vabbè, ci son passato alle 21 PSICO D.gif

PSICO smile.gif

Inviato da: miki_70 il Lunedì, 26-Set-2011, 23:33
Le tecniche di mindfulness si basano essenzialmente sulla meditazione Vipassana.
Per chi ama Osho, ho trovato questa interessante risposta, ad una domanda.

Domanda:

Pensavo che la meditazione fosse una cosa semplice. Ma vedendo le persone fare Vipassana, ho perso ogni speranza di diventare mai un buon meditatore. Per favore, dammi un piccolo incoraggiamento.

Osho:

La meditazione è semplice. Proprio perchè è semplice, sembra difficile. La tua mente è abituata ad avere a che fare con problemi difficili, e ha completamente dimenticato come rispondere alle cose semplici della vita. Più una cosa è semplice,
più sembra difficile alla mente, perchè la mente è molto efficiente nel risolvere cose difficili. E' stata addestrata a risolvere cose difficili, non sa come affrontare quelle facili. La meditazione è semplice, la tua mente è complicata. Non è un problema creato dalla meditazione. Il problema deriva dalla tua mente, non dalla meditazione.

La Vipassana è la più semplice meditazione del mondo. Con la Vipassana Buddha si è illuminato e con la Vipassana molte altre persone si sono illuminate, più che con ogni altro metodo. Vipassana è il metodo. Certo, esistono anche altri metodi, ma hanno aiutato solo poche persone. La Vipassana ne ha aiutate migliaia ed è veramente molto semplice; non è come lo yoga.

Lo yoga è difficile, arduo, complesso. Devi torturarti in molti modi: distorcere il tuo corpo, contorcere il tuo corpo, stare seduto in questo o quel modo, torturarti, stare sulla tua testa - esercizi su esercizi.... ma lo yoga sembra avere molto fascino sulle persone.

La Vipassana è così semplice che non la prendi affatto in considerazione.
In effetti, avvicinandosi alla Vipassana per la prima volta, uno dubita che possa essere chiamata meditazione. Che cos'è? -- nessun esercizio fisico, nessun esercizio di respirazione; un fenomeno molto semplice: semplicemente osservare il tuo
respiro che entra, che esce... finito, questo è il metodo; seduto in silenzio, osservi il tuo respiro che entra, che esce; senza perdere il suo percorso, questo è tutto. Non devi cambiare la tua respirazione - non è pranayama; non è un esercizio di respirazione, in cui devi fare profondi respiri, esalare, inalare, no. Lascia che la respirazione sia semplice, così com'è. Devi solo introdurle una nuova qualità: la consapevolezza.

Il respiro esce, osserva; il respiro entra, osserva. Diventerai consapevole: il respiro che tocca le tue narici in un certo punto, diventerai consapevole. Ti puoi concentrare lì: il respiro entra, senti il tocco del respiro sulle narici; poi esce, senti ancora il tocco. Rimani lì, sulla punta del naso. Non è che devi rimanere concentrato sulla punta del naso; devi solo rimanere attento, essere consapevole, osservare. Non è concentrazione. Non perderlo, solo continua a ricordartelo.
All'inizio lo perderai in continuazione; allora ritorna lì. Se per te è difficile - per alcune persone è difficile osservarlo lì - allora puoi osservare il respiro nella pancia. Quando il respiro entra, la pancia si solleva; quando il respiro esce, la pancia si abbassa. Continui a osservare la tua pancia. Se hai davvero la pancia, questo ti sarà d'aiuto.

Ci hai fatto caso? Se guardi le statue indiane di Buddha, queste statue non hanno la pancia - in effetti non hanno per niente pancia. Buddha sembra un atleta perfetto: spalle in fuori, pancia in dentro. Ma se guardi una statua giapponese di Buddha rimarrai sorpreso: non assomiglia per niente a un Buddha - una grande pancia, talmente grande, che non riesci nemmeno a vedere il petto, come se Buddha fosse incinto, tutto pancia. Il motivo per cui è successo questo cambiamento è che in
India, quando viveva Buddha, egli stesso osservava il respiro nel naso, quindi la pancia non era per niente importante. Ma quando la Vipassana si spostò dall'India in Tibet, in Cina, in Corea, in Birmania, in Giappone, lentamente le persone si
accorsero che è più facile osservare la pancia che non il naso. E allora le statue di Buddha incominciarono a essere diverse, con pance più grandi.

Puoi osservare la pancia o il naso, quello che ti sembra più giusto per te, o quello che ti sembra più facile. Che sia più facile è il punto. E solo osservando il respiro, succedono miracoli.

La meditazione non è difficile, è semplice. Proprio perchè è semplice ti sembra difficile. Ti piacerebbe fare molte cose, e non c'è niente da fare; questo è il problema. E' un grande problema, perchè ci è stato insegnato che dobbiamo fare molte cose.
Chiediamo che cosa dobbiamo fare, e meditazione significa uno stato di non-fare: non devi fare niente, devi fermare ogni fare. Devi essere in uno stato di totale inazione. Anche pensare è in un certo senso fare - lascia andare anche quello. Avere sensazioni è in un certo senso fare - lascia andare anche quello. Fare, pensare, avere sensazioni - se tutto viene lasciato cadere, tu semplicemente esisti. Questo è essere. Ed essere è meditazione. E' molto semplice.

Nel grembo di tua madre eri in questo spazio. In Vipassana entrerai di nuovo nello stesso spazio. E ti ricorderai, avrai un deja-vu. Quando entri in Vipassana profondo, resterai sorpreso: lo conosci, lo conoscevi già da prima. Lo riconoscerai immediatamente perchè per nove mesi nel grembo di tua madre sei stato in quello stesso spazio,di non fare, solo essere.

Mi chiedi: "Pensavo che la meditazione fosse una cosa semplice, ma vedendo le persone praticare la Vipassana sto perdendo ogni speranza di diventare un buon meditatore".

Non pensare mai alla meditazione in termini di successo

Perchè questo significa portare in essa la mente conquistatrice, la mente egoista. Allora la meditazione diventa un gioco del tuo ego. Non pensare in termini di successo o fallimento. Questi termini non sono applicabili al mondo della meditazione. Dimentica tutto ciò. Questi sono termini della mente; sono comparativi. E questo è il problema: probabilmente hai osservato gli altri aver avuto successo, aver raggiunto, essere in estasi, e ti sei sentito molto giù. Ti sarai sentito stupido, seduto a guardare il tuo respiro, a osservare il tuo respiro. Ti sarai sentito molto stupido e non è successo niente. Non succede niente perchè ti aspetti troppo che qualcosa succeda.

E all'inizio, ogni nuovo processo sembra difficile. Uno deve abituarsi al suo sapore.

Il marito di una signora era un ubriacone, e lei non aveva mai assaggiato l'alcool in tutta la sua vita.
"Ehi tu, ubriacone, dammi quella bottiglia. Voglio provare la cosa che ti ha reso il buono a nulla che sei".
Afferrando la bottiglia di whiskey a buon mercato, ne prese un grande sorso. "Aargh....glompf...breecch...fuy...brrrit...ptui!" ansimò "Questo è il liquido più schifoso che ho mai avuto la sfortuna di lasciar passare nelle mie labbra. E'
terribile!"
"Vedi?" risponde il vecchio marito. "E in tutti questi anni hai creduto che io mi stessi divertendo".

Aspetta solo un pochino, Paul. Solo un po' di pazienza. All'inizio tutto sembra difficile, anche la cosa più semplice. E non avere fretta.

Questo è uno dei problemi della mente occidentale - la fretta. Le persone vogliono tutto immediatamente. Pensano in termini di caffè istantaneo, meditazione istantanea, illuminazione istantanea.

Un cittadino ereditò una fattoria piena di mucche, ed essendo un furbacchione, decise di incrementare la sua mandria. Pertanto, importò tre tra i più bei tori della zona e li chiuse per la notte nella stalla con le mucche. La mattina seguente
chiamò il padrone dei tori per lamentarsi. L'allevatore si mise a ridere. "Che cosa ti aspettavi?" chiese "Pensavi di trovare dei vitelli il giorno dopo?" "Forse no," replicò il cittadino "Ma sicuramente mi aspettavo di vedere un po' di sorriso
sulle facce di queste mucche!"

No,neanche questo succederà presto. Sedendoti per un giorno in Vipassana, non ne uscirai sorridendo. Ne uscirai completamente stanco - stanco perchè ti è stato detto di non fare niente, stanco perchè non sei mai stato in una situazione così
stupida prima d'ora. Non fare niente? Tu sei uno che fa! Se avessi tagliato legna tutto il giorno, non saresti stato così stanco. Ma seduto in silenzio, senza fare nulla, solo osservando il tuo stupido respiro che entra e che esce.... molte volte sorge l'idea: "Che cosa sto facendo qui?" E il tempo sembrerà molto, molto lungo, perchè il tempo è relativo. Il tempo diventerà lunghissimo. Un giorno ti sembrerà come se fossero passati anni e anni - "E che cosa è successo? Oggi il sole
non tramonta? Quando finirà?"

Se hai fretta, se sei impaziente, non conoscerai mai il sapore della meditazione.

Il sapore della meditazione ha bisogno di tanta pazienza, infinita pazienza.

La meditazione è semplice, ma tu sei diventato così complicato, che rilassarti richiederà tempo. Non è la meditazione che richiede tempo - lascia che te lo ricordi ancora - è la tua mente complicata. Deve essere riportata al riposo, ad uno stato di
rilassamento. Questo richiede tempo.

E non pensare in termini di successo e fallimento. Divertiti! Non essere troppo orientato ad un fine. Divertiti nel puro silenzio osservando il respiro che entra e che esce, e presto avrai una bellezza, una nuova esperienza di bellezza e beatitudine. Presto vedrai che non occorre andare da nessuna parte per essere in beatitudine. Si può essere seduti in silenzio, da soli, ed essere in beatitudine. Non c'è bisogno d'altro, basta la pulsazione della vita.


PSICO smile.gif

Inviato da: rax il Mercoledì, 28-Set-2011, 00:06
Ho telefonato l'altra settimana e una voce flebile e agonizzante mi ha risposto al telefono turbandomi!
Per un attimo ho creduto di aver sbagliato numero...ma subito dopo l'impatto funesto blink.gif la signora mi ha detto che in settimana avrebbero concluso l'aspetto burocratico del Centro rimandandomi a questa settimana per avere maggiori informazioni sui corsi che partiranno a breve.
Mahh, e con quella voce fa fare lo Yogurt???? PSICO ahah.gif

Inviato da: miki_70 il Mercoledì, 28-Set-2011, 19:55
Restringere e ampliare il fuoco dell'attenzione


In questo spirito, si può cominciare con una breve meditazione sul "vedere" o sull' "udire", per raccogliersi e portarsi sul presente. Osservare solo una caratteristica nel campo della visione o del suono (come una foglia su un albero o il rumore di un motore) e poi allargare la consapevolezza a partire da essa, può essere un mezzo potente per rimanere presenti; per cambiare la modalità della mente dal "fare" all' "essere", dal "risolvere i problemi" al "lasciare che le cose siano come sono". L'istruzione, se sorgono nuovi pensieri, è di lasciarli andare meglio che possiamo e riportare la mente a quello che vediamo o udiamo, rafforza in noi il senso di un abbandono della tendenza a lottare contro questi pensieri.
Analogamente, abbiamo constatato che il passaggio alla meditazione seduta di 30 - 40 minuti fornisce un'altra occasione di apprendimento. Ancora una volta, il punto di partenza è la consapevolezza della postura. L'obiettivo è sentirsi stabili e concentrare l'attenzione solo sull'essere con l'esperienza momento per momento.
Le istruzioni per la meditazione seduta cominciano concentrando l'attenzione sul respiro. Se osserviamo che la mente vaga, limitiamoci a osservare dov'è andata, registrare il fatto che è andata via e poi delicatamente riportarla sul respiro.
Ci dedichiamo a ritrovare in noi più e più volte questo atteggiamento di delicatezza dopo che la nostra mente si è distratta, e di sollecitudine nel riportare l'attenzione sul respiro. Questa gentilezza è importante perchè veicola un prenderci cura di noi stessi e dell'esperienza di questo momento, quale che sia. Essa è incompatibile con le reazioni negative che potrebbero verificarsi a questo punto (per esempio :" La mia mente si è nuovamente distratta. Devo essere il peggior meditatore del mondo", "Perchè ho pensato che questa tecnica mi sarebbe stata utile?"). Al contrario, la pratica consiste nell'osservare, nel riconoscere, e poi, con sensibilità e delicatezza, riaccompagnare la mente sul respiro, non già nel trascinarvela bruscamente.
Inoltre, è importante ricordare che non stiamo tentando di insegnare un metodo per controllare il respiro. Il compito è semplicemente quello di dedicare tutta la nostra cura e tutta la nostra attenzione alle sensazioni fisiche reali che avvertiamo mentre il respiro entra ed esce dal corpo, lasciando che il respiro fluisca come gli viene. Il respiro viene utilizzato come un' àncora per ricollegarsi al presente ogni volta che la mente divaga.
Più si resta seduti, più ci si riscoprirà rattivi a quello che si sta facendo. In questi momenti è utile ricordare che il modo più facile di "lasciar andare" è semplicemente smettere di cercare di rendere le cose diverse da come sono. Il compito resta quello di limitarsi a notare ogni pensiero per poi ritornare al respiro. Praticare con il respiro in questo modo ci permetterà di allenare la nostra attenzione e di osservare i movimenti e le configurazioni della mente. Con il tempo impareremo a estendere la consapevolezza a tutto ciò che sorge nella mente e a focalizzarvi l'attenzione.
A un certo punto, durante la meditazione seduta, ciò viene favorito dall'estensione della consapevolezza a tutto il corpo invece che semplicemente al respiro. Se la mente divaga, il compito è lo stesso: limitarsi a notare dove va e riportare l'attenzione sull'oggetto attuale: il senso del corpo come un tutto.
Possiamo diventare consapevoli delle sensazioni presenti in tutto il corpo, in particolare osservando le zone di maggiore intensità di sensazione o di disagio.
Un modo di lavorare con tutto ciò consiste nel riportare intenzionalmente la nostra attenzione su queste zone di maggiore disagio e "respirarci attraverso", dentro e fuori di esse. La consapevolezza poi viene estesa al di là del corpo, fino a includere i suoni e poi i pensieri. Nella fase finale si lascia l'attenzione libera di focalizzarsi su ciò che, momento per momento, si presenta come preminente nel campo della consapevolezza: respiro, sensazioni fisiche, suoni o pensieri. Le istruzioni sono semplicemente di essere consapevoli di qualsiasi cosa accada, "stando con" qualunque cosa emerge momento per momento.
Notate la transizione, durante la pratica, dal concentrare l'attenzione nella prima fase, all'espanderla nella fase sucessiva. Vale la pena riflettere che l'intento dell'approccio basato sulla mindfulness è in definitiva quello di permettere di diventare consapevoli che esiste uno "spazio più ampio" in cui i pensieri possono essere mantenuti nella consapevolezza. Riuscire ad abbracciare un maggior numero di elementi nell'esperienza di ogni dato momento è un'aspetto importante dell'essere sensibili a un contesto più ampio, e si contrappone alla concentrazione più ristretta richiesta all'inizio per favorire il raccoglimento.

- Mentre stavamo lavorando a questo progetto, si aprì a Londra la tate Modern Art Gallery, una delle pricipali iniziative inglesi per la celebrazione del millennio. Una caratteristica della galleria commentata dai visitatori erano i grandi spazi, così che le opere d'arte erano vsibili da un'ampia prospettiva. Tutta un'altra cosa rispetto all'esperienza che le persone spesso riferiscono dopo aver visitato gallerie di concezione più tradizionale, dove ci sono troppe persone in uno spazio troppo piccolo, il che significa che un quadro può essere visto da una sola angolatura o troppo da vicino. La nuova galleria dava invece ai visitatori un senso di spaziosità. -

Divenire più consapevoli di quanto sta accadendo nell'esperienza momento per momento può dare un senso simile di spazio interiore. Questo comporta flessibilità dell'attenzione, cioè rendersi conto di quanto l'attenzione è concentrata su un singolo aspetto dell'esperienza, tenendo nel contempo presente che questo fuoco ristretto può essere sostenuto anche all'interno di un campo prospettico più ampio. "Rimanere presenti" con la consapevolezza del respiro, del corpo, dei suoni e dei pensieri è un modo per allenarsi ad assumere questa prospettiva più ampia. Vedremo questo tema illustrato in modi diversi man mano che procede la seduta: discutiamo l'esperienza dei partecipanti, in particolare ogni sentimento di avversione e di attaccamento.



Le oche selvatiche

Non devi essere buono.
Non devi trascinarti ginocchioni,
pentito, per cento miglia attraverso il deserto.
Devi soltanto permettere a quel mite animale, al tuo corpo, di amare ciò che ama.
Parlami della tua disperazione, io ti racconterò la mia.
Intanto, il mondo va avanti.
Intanto, il sole e gli splendenti sassolini della pioggia
attraverso i paesaggi,
passano sopra le praterie e gli alberi dalle profonde radici,
sopra le montagne e i fiumi.
Intanto, le oche selvatiche, alte nel limpido azzurro,
fanno nuovamente ritorno a casa.
Chiunque tu sia, per quanto tu possa essere solo,
il mondo si offre alla tua immaginazione,
ti manda il suo richiamo come le oche selvatiche, aspro ed eccitante:
annuncia incessantemente la tua appartenenza
alla famiglia delle cose.

Mary Oliver


PSICO smile.gif

Inviato da: miki_70 il Mercoledì, 28-Set-2011, 19:58
QUOTE (rax @ Martedì, 27-Set-2011, 23:06)
Ho telefonato l'altra settimana e una voce flebile e agonizzante mi ha risposto al telefono turbandomi!
Per un attimo ho creduto di aver sbagliato numero...ma subito dopo l'impatto funesto blink.gif la signora mi ha detto che in settimana avrebbero concluso l'aspetto burocratico del Centro rimandandomi a questa settimana per avere maggiori informazioni sui corsi che partiranno a breve.
Mahh, e con quella voce fa fare lo Yogurt???? PSICO ahah.gif

Rax, mi daresti in privato il numero di telefono?
Vediamo di che yogurt si tratta laugh.gif

Inviato da: miki_70 il Venerdì, 30-Set-2011, 20:37
Meditazione seduta: consapevolezza dei suoni e dei pensieri.


Pratichiamo la mindfulness del respiro e del corpo, già descritto in precedenza fino a che ci sentiamo ragionevolmente stabilizzati.

Lasciamo che il fuoco della nostra consapevolezza si sposti dalle sensazoni nel corpo all'ascoltare. Portiamo l'attenzione sulle sensazioni fisiche delle orecchie, poi lasciamola allargarsi e lasciamo espandere la consapevolezza, così da essere ricettivi ai suoni mentre sorgono, ovunque sorgono.

Non c'è bisogno di cercare i suoni o di ascoltare suoni particolari. Lasciamo semplicemente che la nostra mente sia aperta, meglio che possiamo, alla consapevolezza dei suoni provenienti da tutte le direzioni, nel momento in cui sorgono: suoni che sono vicini, suoni lontani, suoni che sono davanti, dietro, di lato, sopra e sotto. Apriamoci ad un intero spazio di suoni intorno a noi. Proviamo a essere consapevoli dei suoni molto evidenti e dei suoni più sfumati, consapevoli dello spazio tra i suoni, consapevoli del silenzio.

Meglio che possiamo, diamo attenzione ai suoni semplicemente come pure sensazioni. Ogni volta che ci rendiamo conto che stiamo pensando sui suoni, riconnettiamoci, meglio che possiamo, alla diretta percezione delle qualità sensoriali (tono, timbro, intensità e durata), piuttosto che al loro significato o alle loro implicazioni.

Ogni volta che ci accorgiamo che la nostra consapevolezza non è più concentrata sui suoni del momento, individuiamo con delicatezza dove è fuggita la mente e poi riportiamo l'attenzione sui suoni, mentre sorgono e passano da un momento al momento sucessivo.

La mindfulness dei suoni può essere una pratica molto valida di per se stessa, per espandere la consapevolezza e darle una qualità più aperta e spaziosa, sia o meno la pratica preceduta dalla consapevolezza delle sensazioni, oppure seguita come qui, dalla consapevolezza dei pensieri.

Quando siamo pronti, lasciamo andare la consapevolezza dei suoni e concentriamo nuovamente l'attenzione in modo che i nostri oggetti di consapevolezza siano adesso i pensieri in quanto eventi che accadono nella nostra mente. Così come, con i suoni, concentravamo la consapevolezza su qualunque suono sorgesse, osservando come sorgeva, si sviluppava e svaniva, adesso nello stesso modo portiamo, meglio che ci riesce, l'attenzione sui pensieri che sorgono nella mente: notando quando sorgono, prendendone consapevolezza mentre passano attraverso lo spazio della mente e alla fine svaniscono. Non c'è bisogno di tentare di richiamare o mandare via i pensieri. Semplicemente lasciamoli arrivare naturalmente, nello stesso modo in cui ci rapportavamo al sorgere e allo svanire dei suoni.

Alcuni trovano utile prendere consapevolezza dei pensieri nella mente come se i pensieri venissero proiettati su uno schermo cinematografico. Sediamo, guardando lo schermo, aspettiamo che si presenti un pensiero o un'immagine.
Quando arriva, prestiamogli attenzione per tutto il tempo che resta "sullo schermo", e abbandoniamolo quando se ne và.


PSICO smile.gif

Inviato da: miki_70 il Sabato, 01-Ott-2011, 11:55
La luna di miele e il lavoro duro

Nel rivedere il lavoro a casa settimana dopo settimana l'istruttore si avvicina al cuore dei temi che sorgono durante la pratica. Ancora più importante, la condivisione del lavoro a casa ci fa prendere contatto proprio con quelle abitudini di attaccamento e di avversione che con ogni probabilità sono causa di problemi. Per alcune persone la "luna di miele" con il programma è finita, e comincia il lavoro duro.
Le parole che seguono sono state dette da qualcuno che aveva cominciato ad accorgersi del "lavoro duro" perchè si era molto "attaccato" alla pratcia:

Trovo che adesso posso davvero penetrare nella pratica. Quando sto seduto mi sento in un altro mondo. Al punto che se qualcosa mi interrompe, mi arrabbio davvero. Mi sento come un bambino a cui hanno tolto di mano il gelato.

Notiamo come un'esperienza piacevole è diventata qualcosa a cui questo partecipante è fortemente attaccato. E l'attaccamento sta cominciando a produrre frustrazioni.
Non siamo contro le esperienze piacevoli, ma forse qui vale la pena di fermarsi un momento a indagare se questo partecipante si sta sforzando di raggiungere uno "stato speciale", ed essere molto chiari con lui circa l'intenzione che sta alla base della pratica.

Istruttore: E' bello sentire che lei ottiene qualcosa dalla pratica. Quando abbiamo queste esperienze piacevoli, può essere un segno che effettivamente succedendo qualcosa.
Ma farò anche un invito alla prudenza: le eseprienze piacevoli possono andare e venire, e mentre ci sono, sono meravigliose. Ma l'ammonimento è il seguente: qualche volta l'esperienza piacevole non ci sarà. Lei potrà avere anche sentimenti spiacevoli mentre siede a meditare. ma questo non significa che sta praticando male. E' sempre meditazione, anche quando sembra cattiva, noiosa o freustrante. Il compito è lo stesso anche in questi casi: meglio che può, cerchi di essere consapevole delle sue emozioni nel momento presente, e poi riporti l'attenzione al respiro. E' proprio bello quando sembra che le cose vadano bene, ma se rimaniamo intrappolati nel volerci sempre sentire in questo modo, la nostra vita rischia di risolversi solo in una sequenza di alti e bassi.
Avremo momenti di grande successo, che passeranno, e poi che faremo?
Avere questa pratica ci da l'occasione di trovare qualcosa che è al di là degli alti e bassi, al di là di quando le cose ci funzionano o quando non vanno.
.......

Inviato da: miki_70 il Sabato, 01-Ott-2011, 21:36
....Più spesso il lavoro duro deriva da un senso di avversione verso i "compiti a casa":

Partecipante: Devo essere assolutamente sincero. Non riesco a fare il lavoro a casa. Adesso posso immaginare quello che deve aver provato R. la settimana scorsa. Io stesso mi sentivo assolutamente male. Mi sentivo come se non mi fossi nemmeno sfrozato, e questa è la goccia che fa traboccare il vaso. Sa, sento d'averla davvero delusa.

Istruttore:Ci sono due cose da dire in proposito. Anzitutto l'assunzione di responsabilità per il suo lavoro a casa. C'è una relazione tra quanto lavoro lei fa a casa e quanto lei progredisce, una stretta relazione. Se non lo fa, riduce la probabilità che si produca effettivamente qualcosa. Questo è interamente responsabilità sua. Ma in secondo luogo, ed è ciò che davvero mi interessa, emergono il suo sentimento di timore e i pensieri su quanto sarebbe stato orribile presentarsi qui. Mentre lei non faceva il lavoro a casa sono sorti tutti questi pensieri: il fatto di deludermi o no, il fatto di non conformarsi alle aspettative e così via. Può dirmi qualcosa di più?

Partecipante: Mentre stò seduto qui, con lei che parla con voce tranquilla, va bene, e sono dvavero contento di essere venuto. Ma poi mi viene una strana cosa allo stomaco, un'oppressione al petto, perchè penso che lei stia pensando che sono un fallito.

Istruttore: Questo è davvero importante. Questo contrasto tra i pensieri che lei considera veri, e la realtà. Io posso presentarle la realtà: non mi sento deluso da lei. Non ci sono regole. Non si tratta di questo. Si tratta di prendere l'esperienza com'è e lasciare da parte tutti questi confronti. Ci stiamo avvicinando al punto in cui lei può cominciare a riconoscere questi pensieri come eventi mentali. "Ecco che arrivano i pensieri autocritici; ecco i pensieri colpevolizzanti; ecco che il vecchio disco suona ancora, creando sempre la stessa emozione." E' chiaro che questi modelli di pensiero arrivano da qualche parte. E' possibile che a un certo punto lei sia stato aspramente criticato da qualcuno per non aver fatto le cose correttamente ed in genere sono cose avvenute in età infantile. Ma queste sono vecchie abitudini. NON HA IMPORTANZA DA DOVE VENGONO. Quello che dobbiamo fare è cercare, meglio che possiamo, di liberarcene. La ragione per cui usiamo la focalizzazione sul respiro con tutti quei lunghi intervalli di attenzione è semplicemente di darle un mucchio di possibilità che questi pensieri si presentino: darle un'opportunità di dire :"Ah! sieti qui" e ritornare con delicatezza al respiro.


Non dovrebbe sorprenderci che nella pratica avversione e attaccamento siano temi così comuni. Ciascuno ha il proprio modo di affrontare le emozioni difficili o dolorose, che sorgono da ricordi, da difficoltà attuali o da possibilità future. E ciascuno prova attaccamento per un 'enorme varietà di obiettivi: avere amici, avere successo, essere eccitato, essere rilassato. Tenere in equilibrio questo insieme di cose positive e negative è qualcosa di adattativo, perchè assicura la nostra sopravvivenza. Ma per la maggior parte del tempo ci ritroviamo preoccupati di evitare un danno o di ottenre una gratificazione in modi che peggiorano la negatività dell'evento indesiderato, o la frustrazione per il mancato ottenimento di quello desiderato.
Voglio sottolineare che gli eventi possono non essere, di per sè, positivi o negativi. Spesso quello che ci fa apparire gli eventi in un certo modo èlo stato d'animo con cui ci accostiamo ad essi. In secondo luogo, si vuole osservare se i partecipanti esprimono evversione per i pensieri negativi e per le emozioni negative, cogliendo l'occasione per esplorare i circoli viziosi implicati nell'essere turbati dal fatto di avere pensieri e sentimenti negativi (per esempio." Non dovrei sentirmi così. Perchè sono così sciocco e debole?")
Notiamo che il vero tema, che non è mai troppo lontano nè dall'attaccamento nè dall'avversione, è "volere che le cose siano diverse da come sono ora. Adesso". Al contrario, uno dei primi passi nell'affrontare le nostre reazioni in direzione di stati mentali diversi è semplicemente rimanere con essi. Questo è il massimo che possiamo chiedere all'inizio; in seguito, in un intensificato spazio di consapevolezza, potremo decidere come rispondere. Apprendere che possiamo davvero smettere di lottare, ed essere invece presenti, ci permette di vedere la nostra situazione e di rapportarci ad essa con maggiore chiarezza e in modo più diretto. Quando ce ne rendiamo conto, abbiamo la possibilità di scegliere comportamenti che con maggiore probabilità affronteranno efficacemente la situazione che abbiamo di fronte, invece di agire in modo automaticamente guidato dalla paura o da vecchi abiti mentali.

Inviato da: miki_70 il Domenica, 02-Ott-2011, 20:04
I pensieri automatici negativi e i sintomi di depressione: arrivare a conoscere il territorio della malattia.


Sebbene nella MBCT non si discutano le cause dei problemi di ogni partecipante, essa conserva questa importante caratteristica: l'informazione sulla depressione è essenziale perchè i partecipanti imparino a gestirla con maggiore abilità.
Perciò a questo punto si passa dal parlare dei pensieri in generale a un discorso più focalizzato sui tipi di pensieri che vengono abitualmente riferiti dalle persone quando sono depresse. Per favorire questo lavoro usiamo l'Automatic Thoughts Questionnaire (Hollon e Kendall, 1980). Il questionario elenca una varietà di affermazioni negative (per esempio "Non riesco a tenere insieme le cose", "La mia vita non va come vorrei", "Che cosa non va in me?", "Mi odio").
L'istruttore chiede a ciascuno se si riconosce in qualche voce dell'elenco. La logica di questo lavoro è fornire una visione del "territorio della depressione", dare l'idea del disturbo come un tutto unico.
Nel questionario ci sono due scale in cui le persone possono valutare sia quanto spesso hanno ciascun particolare pensiero sia con quanta forza vi credono. Tuttavia nel contesto MBCT lo scopo non è quello di compilare un questionario per ottenre un punteggio, che infatti non viene calcolato, ma di disporre di un elenco di tipici pensieri negativi depressivi. Questo fornisce al gruppo l'occasione di riflettere su quanto il loro grado di credenza si è modificato rispetto a quando erano depressi.
Leggere queste affermazioni e riflettervi sopra aiuta i partecipanti a prendere una certa distanza da questi pensieri e a comprendere come siano collegati a numerose altre caratteristiche. Questo lavoro aiuta anche a confutare l'idea che alcune caratteristiche della depressione siano più reali di altre.
Per esempio, alcune persone riconoscono i disturbi del sonno o problemi alimentari e di stanchezza come segni di una "vera depressione", ma considerano sentimenti di indegnità, preoccupazione e colpa come segni di una debolezza più personale.
Imparare a conoscere l'intero territorio della depressione aiuta a integrare parti della malattia che alcuni possono considerare non rilevanti.
La reazione di un partecipante fu :"Ce li ho tutti". Un'altra cominciò immediatamente a chiedersi perchè il suo medico non si era accorto prima della depressione. Rivolgendosi all'istruttore, disse :"Se lei lo sapeva, perchè non il mio medico di base? Tutto ciò è andato avanti per anni". Pensava che se si fosse usato questo questionario quando era depressa, ciò avrebbe dimostrato almeno che qualcuno la capiva :" Se fosse stato fatto, avrebbe dimostrato che qualcuno sapeva come mi sentivo.... Mi ci è voluto molto tempo per rendermi conto che si trattava di depressione. Pensavo solo di essere stanca e che le circostanze mi avessero buttata giù....pensavo, sa, che le persone come me non soffrissero di depressione."
L'istruttore suggerisce che l'elenco può essere considerato in parecchi modi diversi:

Ecco un modo di considerare i pensieri negativi. Vediamo se è possibile vedere questo lavoro con un pò di umorismo: faccia una lista dei suoi pensieri preferiti, una hit dei suoi successi favoriti. Può essere utile per ricordare a voi stessi che si tratta solo di pensieri, non delle verità con la V maiuscola. Prendetevi un minuto per riflettere su quanto questi pensieri sembravano essere assolutamente veri quando vi sentivate depressi e su come non sembrano più avere la stessa presa oggi.
C'è un altro modo di considerare l'elenco.
Supponiamo che un pensiero che avevate normalmente quando eravate depressi fosse :"Non riuscirò mai a superare questa depressione." Bene, voi ne siete la prova vivente.
Dunque questi pensieri sono assolutamente convincenti - qualcosa che vi si presenta nella mente - ma non sono veri. Sono qualcosa che guida le vostra emozioni, guidano le vostre azioni, e sono letali perchè se pensate che non riuscirete a superare la depressione, se pensate di essere incapaci, se pensate che non c'è niente che possiate fare per cambiare le cose, allora vi arrenderete.
Dunque avete solo bisogno di riuscure a riconoscerli ogni volta, ogni singola volta, per non esserne risucchiati.
Il compito è allora solo di imparare a riconoscerli :" Ecco i miei nemici pubblici numero 1- 29", e poi potrete dire solo :"Ah! siete qui. Non c'è bisogno di farmi risucchiare da voi."




Questionario dei pensieri automatici

Sono qui elencati vari pensieri che si agitano nella testa della gente. Vi prego di leggere ciascun pensiero e di indicare se nell'ultima settimana vi è accaduto di pensarlo, e quanto di frequente. Leggete attentamente ogni frase e contrassegnate a sinistra come segue la vostra risposta: 1 mai; 2 qualche volta; 3 abbastanza spesso; 4 spesso; 5 di continuo; Indicate poi con quanta intensità sentite di credere alle verità di quel pensiero, quando vi capita di pensarlo. Sulla colonna a destra, segnate come segue la vostra risposta: 1 niente; 2 un pò; 3 abbastanza; 4 molto; 5 totalmente:



Mi sento come se avessi contro tutto il mondo.

Non sono adeguato.

Perchè non riesco mai in niente?

Nessuno mi capisce.

Ho deluso tutti.

Non penso di poter andare avanti.

Vorrei essere migliore.

Sono così debole.

La mia vita non và come vorrei.

Sono così deluso di me stesso.

Non c'è più niente che sembri buono.

Non lo sopporto più.

Non riesco a ingranare.

Che cosa c'è in me di sbagliato?.

Vorrei essere da un'altra parte.

Non riesco a tenere insieme le cose.

Mi odio.

Non valgo niente.

Vorrei soltanto sparire.

Cosa non và in me?

Sono un perdente.

La mia vita è un casino.

Sono un fallimento.

Non ce la farò mai.

Mi sento così impotente.

Qualcosa deve cambiare.

Ci deve essere qualcosa di sbagliato in me.

Il mio futuro è squallido.

Non ne vale proprio la pena.

Non riesco a concludere niente.


Automatic Thoughts Questionnaire (Hollon and Kendall, 1980).





Inviato da: miki_70 il Martedì, 04-Ott-2011, 12:18
Il secondo modo di esplorare il territorio della depressione prevede di studiare i criteri diagnostici per il disturbo depressiovo maggiore del DSM-IV-TR (APA, 2000a;). Questi criteri offrono una descrizione chiara dei sintomi a cui si riferiscono gli psichiatri per diagnosticare la depressione. Il motivo per "studiare" il DSM è che così i partecipanti possono riconoscere che alcune cose che avevano considerato fallimenti personali erano in realtà veri e propri sintomi.
Ancora una volta, l'idea è di dare ai partecipanti un'altra prospettiva sui loro sintomi. Il messaggio è che la depressione arriva come un pacchetto di sintomi; il compito è imparare a rapportarsi diversamente con l'intero pacchetto. Raggiungere questo punto di vista alternativo può aiutare molto a non restare intrappolati nei vecchi modi depressivi di pensare attorno al significato di tutto ciò.


Criteri diagnostici per l'episodio depressivo maggiore:

Il paziente ha esperito 5 o più dei seguenti sintomi continuativamente per un periodo di almeno due settimane e in un modo che si discosta dal suo funzionamento abituale?

1. Il paziente riferisce di sentirsi depresso o triste per la maggior parte della giornata.

2. Una perdita d'interesse o di capacità di trarre piacere da tutte, o quasi tutte, le attività in precedenza considerate piacevoli.

3. Una significativa perdita di peso in assenza di dieta, oppure un aumento di peso, oppure un aumento o una diminuzione dell'appetito quasi ogni giorno.

4. Difficoltà a dormire durante la notte o bisogno di dormire durante il giorno.

5. Il paziente è visibilmente rallentato oppure agitato durante la giornata.

6. Il paziente riferisce di sentirsi affaticato oppure lamenta una perdita di energia quasi ogni giorno.

7. Sentimenti di indegnità, oppure senso di colpa estremo ed inappropriato.

8. Il paziente riferisce difficoltà di concentrazione o nella capacità di pensare; gli altri possono anche considerarlo indeciso.

9. Ricorrenti pensieri di morte o ideazione suicidiaria, senza uno specifico progetto o tentativo di suicidio.

Fonte: American Psychiatric Association



Osserviamo quello che è successo. L'obiettivo della quarta seduta è esplorare come "restare presenti" di fronte alla tendenza a inseguire il piacevole e fuggire lo spiacevole. Abbiamo visto che questo significa abbandonare i vecchi automatismi per permettere ai contenuti difficili di andare e venire nella mente. Ma poi abbiamo presentato lo Automatic Thoghts Questionnaire e un elenco dei sintomi di depressione. Che cosa ha a che fare tutto questo con l'essere presenti? La risposta è che capire che i segni e i sintomi della depressione possono cambiare quando cambia la depressione, capire che può cambiare anche il pensiero negativo che vi si accompagna ( a cui sicrede con grande forza e che è così soverchiante quando si è depressi) offre ai partecipanti "una posizione diversa dove stare" per osservare con maggiore chiarezza quello che la mente può fare loro. Questo si collega all'esercizio in cui i patecipanti si sono impegnati fin dall'inizio del programma: imparare a diventare più consapevoli delle proprie sensazioni fisiche. Anche imparare a "essere presenti" nel corpo offre un altro luogo in cui centrarsi. Raramente "essere presenti" è facile, ma diventa più facile se una persona, quando il suo umore comincia a cambiare, si rende conto che questi stati dell'umore non sono eterni e che fanno parte di una sindrome riconoscibile. Si ottiene così una prospettiva alternativa da cui guardare la propria esperienza.
A questo punto i partecipanti cominciano a diventare consapevoli del fatto che il "chiacchiericcio della mente" è universale e difficile da superare. Possono anche comprendere che, rinunciando a insistere per una soluzione perfetta dei problemi, è possibile imparare a vedere le cose in modo diverso, raggiungere una prospettiva sulle emozioni, i sentimenti e le sensazioni fisiche che permette di vivere una vita appagante, ponendosi "a lato" del problema che prima li soverchiava.
Soparattutto cominciano ad imparare l'importante bisogno di diventare più accettanti rispetto alla propria esperienza e il non sforzarsi di ottenere risultati.

Inviato da: miki_70 il Sabato, 08-Ott-2011, 11:49
La fine della quarta seduta è una sorta di spartiacque. Poichè ci stiamo avvicinando alla netà del corso, è una buona idea passare in rassegna tutto il modello MBCT. Poichè il tema è "essere presenti", questa è una occasione per sottolineare il ruolo del respiro nell'aiutarci a raggiungere un atteggiamento diverso verso noi stessi, la nostra mente ed il nostro corpo.
Le persone che partecipano ai gruppi imparano in modo diverso di rapportarsi a tutta la loro esperienza. Quando per esempio stanno rimuginando sul deludere qualcuno o si sentono arrabbiati con qualcuno, possono cogliere questa occasione per praticare assumendo un diverso e più abile approccio. Le trascrizioni delle sedute MBCT mostrano come avviene un tale cambiamento:

....penso di aver cominciato a sentirmi triste perchè mia nonna è molto malata. Continuavo a pensare :"Mi sto deprimendo"....ma ......lo stavo dicendo a qualcuno proprio l'altro giorno :"Sono triste, sono stanco ma non sono depresso" e non devo negare la tristezza o la stanchezza.
Oggi ho dovuto fare una telefonata difficile, e normalmente questo avrebbe continuato a girare in tondo nella mia mente. Ho fatto la telefonata e sono riuscito a gestirla; di solito dopo una conversazione come questa resto ad arrovellarmi per un'eternità. Ma questa volta, dopo, è stato magnifico. Ho smesso di pensarci. Non sono andato avanti a rimuginare. L'esercizio del respiro ha avuto un effetto sorprendente. Sembrava aver portato via la preoccupazione, che di solito avrebbe continuato a ribollire nella mia mente per tutto il pomeriggio.



Questi partecipanti imparano a fermarsi e a chiedersi :"Come stanno le cose in questo preciso momento?", "Che cosa sta accadendo nella mia mente?", "Che cosa sta accadendo nel mio corpo?", "Qual'è la risposta più abile da dare in questo preciso momento?". Questo atteggiamento interrogativo diventa per loro un richiamo a fare un passo indietro e a essere osservatori più attenti di ciò che accade.
Questo piccolo passo può fare tutta la differenza. Come risultato della pratica, i partecipanti non vengono trascinati nei sentimenti negativi e nemmeno devono reagire ai pensieri negativi. Piuttosto, si sentono in grado di vedere all'interno di una prospettiva più ampia se stessi, i propri pensieri ed emozioni.
Non si separano completamente da essi, ma è come se avessero uno spazio più ampio in cui elaborarli. E con un senso di uno spazio più grande sono più capaci di rimanere presenti rispetto a qualunque cosa possano scoprire nella loro mente, ed essere più indulgenti con se stessi se le migliori intenzioni falliscono.

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Inviato da: miki_70 il Sabato, 08-Ott-2011, 14:57
Lavoro a casa per la settimana che segue la quarta seduta


Praticate la meditazione seduta su respiro, corpo, suoni, pensieri per 6 dei 7 giorni e se potete registrate le vostre reazioni. Oppure alternate questa pratica con la meditazione in movimento (stretching) e/o la meditazione camminando.


Spazio di respiro di tre minuti. Pratica regolare tre volte al giorno in momenti da voi stabiliti in anticipo.


Spazio di respiro di tre minuti. Pratica di "emergenza": ogni volta che vi accorgete di emozioni spiacevoli.


Ricordate di usare il corpo come una via per la consapevolezza. Può essere semplicemente il mantenere la consapevolezza della propria postura. Mentre leggete questa pagina, probabilmente siete seduti. Quali sensazioni fisiche notate in questo momento nel vostro corpo? Quando avete finito di leggere e vi alzate dalla sedia, provate a sentire i movimenti di alzarvi in piedi, di camminare verso la prossima attività, di come vi sdraiate alla fine della giornata.
Siate realmente nel vostro corpo mentre vi muovete, mentre vi spostate verso qualcosa, mentre vi voltate, etc. Tutto qui.

Allenatevi con pazienza a sentire quello che c'è - e il corpo c'è sempre - fino a che diventa per voi una seconda natura conoscere anche i più piccoli movimenti che fate.
Se state allungando un braccio per prendere qualcosa, lo fate comunque, non c'è niente di extra da aggiungere. Semplicemente siate consapevoli del gesto: vi state muovendo.
Riuscite ad allenarvi a esserci, a sentire di esserci?

E' molto semplice, se praticate. Continuate a praticare riportando sempre l'attenzione sul corpo.


Uscite dalla vostra testa!


Questo sforzo fondamentale, che paradossalmente è un rilassarsi, un lasciarsi andare nel momento presente, è la chiave per espandere la consapevolezza dai momenti di meditazione formale al vivere ed essere presenti nel mondo. Non sottovalutate il potere che vi deriva dal sentire, durante la giornata, i semplici movimenti del vostro corpo.

Inviato da: miki_70 il Sabato, 08-Ott-2011, 15:13
LA MENTE E' UNA SERIE DI EVENTI

Quando praticate la consapevolezza, cercate meglio che vi riesce di adottare questi atteggiamenti:

Non aspettatevi niente.

Non sforzatevi.

Non siate precipitosi.

Non attaccatevi a niente e non rifiutate niente.

Lasciate andare.

Accettate tutto quello che sorge.

Siate delicati con voi stessi.

Investigate su voi stessi.

Considerate tutti problemi come sfide.

Non ponderate.

Non indugiate sui contrasti.



Il resto è vita PSICO smile.gif






Inviato da: miki_70 il Lunedì, 10-Ott-2011, 01:45
Quinta seduta: Accettare/ accogliere/ lasciar essere


TEMA: Entrare in una diversa relazione con la propria esperienza comporta il "permetterle" di essere quello che è, senza giudicarla o tentare di modificarla. Questo atteggiamento di accettazione è un'aspetto fondante del prendersi cura di sè stessi e di vedere con maggiore chiarezza che cosa, eventualmente, c'è bisogno di cambiare.


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Inviato da: miki_70 il Mercoledì, 12-Ott-2011, 01:15
Le persone che in passato sono state depresse spesso hanno fatto una quantità di sforzi per tentare di evitare o di allontanare i ricordi negativi e le emozioni negative. Evitare ciò che è spiacevole e tentare di assicurarsi di ridurre al minimo il disagio richiede enormi sforzi. Anche se questo può essere spossante, molti hanno la sensazione che una tale strategia abbia funzionato in passato, e che valga la pena di esaurire così le energie. E allora, perchè rischiare adottando strategie alternative?
Il tema di questa seduta è introdurre e coltivare la possibilità di una relazione radicalmente diversa con le esperienze indesiderate: una relazione che implica accettare, accogliere e lasciar essere. Il lavoro svolto nella prima parte del programma ha consentito ai partecipanti di diventare più consapevoli di dove và la loro attenzione quando divaga, di usare questa consapevolezza per riportarla sul presente e di fare affidamento sul respiro come veicolo per guidare l'attenzione. E' stato così possibile costruire una sorta di impalcatura che sosterrà il lavoro da svolgere nella seconda parte del programma, cioè usare le abilità acquisite per prevenire le ricadute e, più in generale, coltivare una diversa relazione con la vita. Centrale, nel tentare ciò, è lo sviluppo di una relazione con la propria esperienza.


Coltivare una diversa relazione con l'esperienza

Una relazione con la nostra esperienza che sia caratterizzata da un atteggiamento inspirato all'accettare/ accogliere/ lasciar essere non è facile da descrivere o da coltivare. Nel prepararci a questo compito, è utile tenere presenti tre interrogativi:Qual'è il gusto dell'accettare/ accogliere/ lasciar essere? Perchè è importante nel prevenire le ricadute? Come può essere coltivato o utilizzato al meglio?


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Inviato da: miki_70 il Giovedì, 13-Ott-2011, 01:16
Il gusto dell'accettazione

A tutta prima, molti hanno difficoltà ad afferrare l'idea dell'"accettazione". Non equivale forse a "rassegnazione"? In realtà, si scopre che è vero l'opposto. Accettazione significa rispondere attivamente alle emozioni accettedandole o lasciandole essere prima di precipitarsi a tentare di modificarle per renderle tollerabili (che è la risposta più comune). Permettere a queste emozioni di restare nella consapevolezza significa che le persone ne registrano la presenza prima di decidere come rispondervi. Si tratta di un impegno conscio e di un deliberato dispiegamento di energia, mentre la rassegnazone implica invece passività e un certo grado di impotenza. Questa difficoltà a far comprendere il gusto dell'accettazione ci mostra i limiti delle parole come veicoli per comunicare l'essenza di questo particolare atteggiamento o relazione con l'esperienza..
La poesia può essere usata come veicolo per comunicare questa diversa relazione con l'esperienza. Per esempio, consideriamo l'atteggiamento di accettazione attiva che è espresso in modo semplice e profondo nella poesia La locanda di Rumi (SOL PSICO hug.gif ), un poeta Sufi del tredicesimo secolo.
Nella quinta seduta leggiamo questa poesia per illustrare tutta la radicalità del mutamento di cui siamo in cerca. Questa poesia comunica l'idea di entrare in una relazione positiva con le emozioni indesiderate, e lo fa utilizzando espressioni e parole quali "accogli di buon grado", "onora ogni ospite", "invitali ad entrare", "sii riconoscente". E' veramente possibile questo atteggiamento? Possiamo davvero coltivare una sollecitudine di base verso tutte le esperienze, compreso quelle più difficili e temute?
Anche se abbiamo difficoltà a immaginare un simile atteggiamento, un primo passo esitante verso questa direzione può essere qualcosa di molto prezioso e può avere un grande valore di trasformazione. Si tratta di incontrare tutte le cose, e anche le nostre emozioni più forti, così come sono, senza tentare di metterle alla porta.
Il passo successivo, assumere l'atteggiamento di accogliere con il sorriso sulle labbra ogni pensiero, sentimento o sensazione fisica che si presenta alla nostra porta, è ancora più radicale, perchè contrasta la nostra tedenza a distinguere e a reagire in modo diverso alle cose che ci piacciono e a quelle che invece temiamo. Per Saki Santorelli (1999) "la poesia può suggerire un atteggiamento interiore verso tutto ciò che incontriamo, spingendoci a considerare la possibilità di incontrare con mente aperta il nostro lutto e il nostro dolore. E' diverso da come affrontiamo abitualmente le avversità". Per la maggior parte del tempo, lo sforzo che comporta il nostro impulso a resitere, a evitare o a ritirarci ci impedisce di vedere che un approccio alternativo è possibile, quello che la poesia di Rumi ci presenta in modo così sorprendente.


La Locanda

E' come una locanda l'essere umano.
Ogni mattina, qualcuno che arriva.

Gioia, tristezza, squallore,
rapidi e fuggevoli si presentano alla coscienza,
visitatori inattesi.

Accoglili di buon grado!
Anche se una folla di afflizioni
irrompe impetuosa nella tua casa
spazzando via ogni arredo,

onora ogni ospite.
Forse ti sta ripulendo
per prepararti a un piacere nuovo.

Pensieri cupi, vergogna, risentimenti:
apri loro la tua porta ridendo,
invitali a entrare.

Ringrazia chiunque si presenti,
perchè è una guida
che ti è stata mandata da lontano.

Rumi



Notte PSICO-kiss.gif

Inviato da: giovannalapazza il Giovedì, 13-Ott-2011, 11:40
meraviglioso grazie

Inviato da: amos81 il Giovedì, 13-Ott-2011, 11:43
QUOTE (giovannalapazza @ Giovedì, 13-Ott-2011, 10:40)
meraviglioso grazie

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Bellissima poesia.

Inviato da: pedro il Giovedì, 13-Ott-2011, 15:24

Complimenti.

Inviato da: miki_70 il Giovedì, 13-Ott-2011, 23:13
Grazie ragazzi PSICO smile.gif

Inviato da: SOL il Giovedì, 13-Ott-2011, 23:36
La locanda di Rumi (SOL ), un poeta Sufi del tredicesimo secolo

Grazie per la citazione.
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Inviato da: miki_70 il Venerdì, 14-Ott-2011, 00:36
Perchè è importante coltivare l'atteggiamento di accettare/ accogliere/ lasciar essere?


L'accettazione è così importante perchè il suo opposto è troppo pericoloso. Una mancata disponibilità (dovuta ad avversione) ad accettare sentimenti, sensazioni fisiche o pensieri negativi è il primo anello della catena che può portare rapidamente al reinstaurarsi delle vecchie configurazioni mentali abituali ed automatiche legate alla ricaduta. Lo vediamo ogni volta che qualcuno dice :"Quanto sono stupido a pensare così", oppure :"Dovrei essere abbastanza forte per riuscire a superare tutto ciò", oppre "non ci riesco, non ce la faccio". Al contrario, mettersi intenzionalmente in una relazione alternativa di accettazione e accoglimento con le esperienze indesiderate ha effetti su diversi fronti. Anzitutto, incoraggiandoci a prestare attenzione in modo più intenzionale, serve a bilanciare la tendenza automatica della nostra attenzione a farsi dirottare da pensieri o stati d'animo passeggeri. In secondo luogo, sposta il nostro atteggiamento di base dall'indisponibilità all'apertura, il che permette di spezzare il primo anello della catena delle abituali reazioni condizionate. In terzo luogo, ci dà occasione di vedere se i nostri pensieri sono esatti, se dicono la verità. Consideriamo un pensiero come "se tutto ciò va avanti, finisce che mi metto ad urlare e spacco tutto!". Se permettiamo a questo pensiero semplicemente di esserci e notiamo, meglio che possiamo, gli effetti che ha sul nostro corpo, osservandolo cambiare d'intensità momento per momento, ci rendiamo conto che può svanire. La sua pressante predizione non si è avverata.
Nella sesta seduta diremo qualcosa di più su come trattare i pensieri.


Come possiamo coltivare e usare l'accettare/ accogliere/ lasciar essere?


Gran parte di quanto abbiamo detto finora illustra quanto sia difficile tentare in modo puramente cognitivo o forzato di modificare l'atteggiamento di base e la relazione con l'esperienza. I pazienti si sono sentiti raccomandare molto spesso di essere più amorevoli, più affettuosi e accettanti.
La questione rimane :come? Queste qualità difficilmente sono il prodotto solo di uno sforzo di volontà. Perciò, in questa seduta prendiamo in esame un percorso alternativo: lavorare attraverso il corpo portando l'attenzione/ consapevolezza sulle manifestazioni in esso delle esperienze difficili.
All'interno della meditazione seduta all'inizio di questo primo incontro, presentiamo alcune istruzioni esplicite che illustrano la novità della pratica svolta rispetto a quella delle sedute precedenti. Sottolineneiamo che

finora la pratica è consistita nell'usare come fuoco di attenzione il respiro o il corpo. Il compito intenzionale è stato prendere cosapevolezza delle sensazioni del respiro nel suo entrare ed uscire dal corpo. E' inevitabile che la nostra consapevolezza e la nostra attenzione si allontanino dal respiro per posarsi sui pensieri, emozioni e sensazioni fisiche. Finora le istruzioni sono ste di limitarsi a notare dov'è finita la mente e poi, con delicatezza ma con fermezza, riaccompagnare la consapevolezza sul respiro e continuare a mantenerla concentrata sul movimento del respiro.

Ma che fare quando la nostra consapevolezza viene ripetutamente trascinata nella stessa direzione, verso un particolare flusso di pensieri o una particolare serie di sensazioni fisiche? Che cosa si richiede da noi quando la forza d'attrazione sulla nostra attenzione è molto grande, e la nostra mente continua a ritornare nello stesso posto?
Un modo per cominciare ad "aprirsi a ciò che è difficile" consiste nel suddividere la pratica in un primo e in un secondo passo. L'approccio di base consiste sempre nel prendere consapevolezza di ciò che è predominante nell'esperienza momento per momento. Se la mente viene ripetutamente trascinata in un particolare luogo, a particolari pensieri, sentimenti o sensazoni fisiche, allora l'istruzione è di prendere consapevolezza in modo deliberato e intenzionale proprio di quel luogo.
Questo è il primo passo.
Il secondo passo consiste nel prendere consapevolezza di come ci rapportiamo, nel nostro corpo, a ciò che emerge in quel luogo. A questo punto della pratica, presentiamo l'idea di accettazione a partire dal suo opposto, la non accettazione:

Possiamo "essere con" un pensiero, un'emozione o una sensazione fisica emergente, ma in un modo reattivo e non accettante. Se ci piace, tendiamo a restarvi attaccati, a desiderare che resti; ci affezioniamo. Se non ci piace perchè è doloroso o sgradevole, tendiamo a scacciarlo per paura, irritazione o noia....in un ncerto qual modo....lo controlliamo; vogliamo che se ne vada. Tutte queste reazioni sono l'opposto dell'accettazione.
Un modo adeguato di rapportarsi alle esperienze spiacevoli consiste nel prendere atto che ci sono, nel lasciare che siano come sono, e semplicemente mantenerle all'interno della consapevolezza. Rispondere in questo modo, "accogliendo", "lasciando essere" o "tenendo nella consapevolezza", è proprio l'opposto del reagire automaticamente a questi pensieri o emozioni o sensazioni fisiche.

Inviato da: miki_70 il Venerdì, 14-Ott-2011, 00:37
QUOTE (SOL @ Giovedì, 13-Ott-2011, 22:36)
La locanda di Rumi (SOL ), un poeta Sufi del tredicesimo secolo

Grazie per la citazione.
PSICO hug.gif

Grazie a te, SOL PSICO hug.gif

Inviato da: miki_70 il Domenica, 23-Ott-2011, 20:01
Portare deliberatamente alla mente ciò che è difficile e problematico


A questo punto, ogni volta che è possibile utilizziamo i problemi che sorgono naturalmente nel corso del programma come occasioni per praticare questo diverso modo di rapportarsi con l'esperienza interiore. Questi problemi possono rappresentare un eccellente materiale di lavoro, ed è per questo che nelle fasi iniziali del programma sono benvenute le espressioni di noia e di irritazione, di irrequietezza da parte dei partecipanti.
Se invece tali esperienze non si presentano spontaneamente, si chiede ai partecipanti di portare volontariamente sul "banco di lavoro" della mente un problema per allenarsi a una diversa relazione con esso. Anche in questo caso, il farlo con intenzionalità produce il messaggio implicito "lo scopo non è di sbarazzarvi delle vostre difficoltà".
La pratica della mindfulness iniziale comincia orientando i partecipanti all'accettare/ accogliere/ lasciar essere:


Il modo più facile di rilassarsi è smettere di tentare di cambiare le cose. Accettare l'esperienza significa semplicemente dare spazio a quello che accade, invece di tentare di creare una situazione diversa. Attraverso l'accettazione, noi ci adagiamo in una naturale consapevolezza di ciò che è presente. Lasciamo che ci sia, ci limitiamo a notare e osservare quello che è già presente. E' un modo nuovo di trattare le esperienze che hanno una forte presa sulla nostra attenzione.

Poi i partecipanti vengono istruiti a richiamare alla mente esperienze difficili, per poter notare in quale zona del corpo le avvertono.

Adesso, concentriamoci su un pensiero o una situazione che ci tormenta, una preoccupazione o un sentimento intenso, notando le sensazioni che sorgono nel nostro corpo. Diventiamo consapevoli di queste sensazioni fisiche...spostiamo deliberatamente il fuoco della consapevolezza su quella parte del corpo in cui sono più intense. Usiamo il respiro come veicolo - come facciamo nel body scan - dirigendo la nostra consapevolezza su quella zona del corpo, "respirandovi dentro" con l'inspirazione.

Individuando la zona del corpo in cui le sensazioni fisiche sono più intense, possiamo prendere consapevolezza di ogni avversione che sia presente, indagando in quale zona del corpo si esprimono le manifestazioni di questo atteggiamento. Queste sensazioni sono prima portate alla consapevolezza, poi con l'espirazione vi si veicola un senso di "apertura" e "ammorbidimento". E' possibile, a questo punto, cominciare ad osservare le sensazioni fisiche collegate al resistere, attaccarsi, respingere, tendersi, contrapporsi, prendendone anzitutto consapevolezza, e portandoci dentro un senso di "apertura" e "ammorbidimento" attraverso l'espirazione, per poi lavorare sul secondo passo: lasciar andare l'avversione.

Quando la vostra attenzione si è rivolta alle sensazoni fisiche ed esse si trovano nel campo della consapevolezza, dite a voi stessi :"Va bene. Qualunque cosa sia, va bene. Proviamo a sentirla." Poi, sempre con la consapevolezza di queste sensazioni fisiche, respirate insieme a esse, accettandole, lasciandole essere. Può essere utile ripetere :"Va bene. Qualunque cosa sia, va bene. Proviamo a sentirla." Aprendovi alle sensazioni durante ogni espirazione. Dicendo a voi stessi "Ammorbidisci", "Apri".

Le istruzioni permettono ai parteciapanti di rimanere, se lo desiderano, su questa difficoltà:

Mantenete la vostra consapevolezza su queste sensazioni fisiche e sulla vostra relazione con esse finchè hanno presa sulla vostra attenzione. Tenendo insieme nella consapevolezza sia le sensazioni che il senso del respiro, provate a respirare insieme alle vostre sensazioni. Quando sentite che le sensazioni fisiche hanno smesso di trascinare via la vostra attenzione, ritornate semplicemente a concentrarvi interamente sul respiro e continuate con il respiro come oggetto primario di attenzione.

Alla fine, se i partecipanti non notano più nel loro corpo alcuna reazione all'esperienza difficile evocata, diamo istruzioni:

Se non sorgono nei prossimi minuti forti sensazioni fisiche, continuate questo esercizio con qualunque sensazione fisica notiate in questo momento, anche se non è particolarmente intensa.


Con questo modo la pratica mira a esplorare le conseguenze del rovesciamento della tendenza abituale della mente ad allontanarsi da ciò che è doloroso o difficile. Questo si fa portando intenzionalmente la consapevolezza (una consapevolezza dolce, delicata, amorevole) alla percezione di come la difficoltà si manifesta nel corpo, comprese le sensazioni fisiche collegate all'avversione. Così possiamo cominciare a rovesciare il nostro abituale atteggiamento di rifiuto, e coltivare invece un atteggiamento accettante ed amichevole. Portare su un qualsiasi oggetto di attenzione una delicata curiosità fa parte di per se dell'accettazione. Mantenere qualcosa nella consapevolezza è come affermare implicitamente che siamo in grado di fronteggiarlo, nominarlo ed elaborarlo. Inoltre, eliminare l'avversione nel corpo piò essere più facile e più attinente ai bisogni di chi è stato depresso in passato, perchè offre un'alternativa a un approccio basato solo sui pensieri. Concentrarsi sul corpo può aiutare a non essere catturati dai modelli ruminativi di pensiero.
Troviamo utile aiutare questo lavoro interiore con suggerimenti dettagliati per esplorare le zone di confine delle sensazioni, osservandone l'intensità crescere e diminuire, respirandoci dentro per portarvi la nostra consapevolezza, sostenendolo con esperessioni quali "va tutto bene" e inviti a sentire com'è.
Ciò si aggiunge a un atteggiamento complessivo di amichevolezza piuttosto che di ostilità verso l'esperienza.


PSICO smile.gif

Inviato da: ale78 il Martedì, 25-Ott-2011, 22:58
laugh.gif



Inviato da: miki_70 il Mercoledì, 26-Ott-2011, 14:10
QUOTE (ale78 @ Martedì, 25-Ott-2011, 21:58)
laugh.gif



laugh.gif sono io in campagna PSICO-asd.gif

comunque ho deciso di lasciar perdere questo topic. Non chiedetemi le motivazioni, riguarda una cosa che ho letto su un testo di Kabat Zinn.

PSICO smile.gif

Inviato da: malbec il Mercoledì, 26-Ott-2011, 18:11
QUOTE (miki_70 @ Mercoledì, 26-Ott-2011, 13:10)
"comunque ho deciso di lasciar perdere questo topic.  Non chiedetemi le motivazioni, riguarda una cosa che ho letto su un testo di Kabat Zinn. "



.....accidenti, sono circa 20 giorni che ho iniziato gli esercizi di mindfulness (li avevo trovati in un libro di Spagnulo) questo post era l'equivalente di un "libretto delle istruzioni" per me.

rileggerò quanto scritto fino ad ora,sperando che magari ci sarà altro da scoprire.
PSICO wink.png

Inviato da: ale78 il Mercoledì, 26-Ott-2011, 19:30
Mi metti in crisi miki... e senza spiegazioni... PSICO sad.gif

Inviato da: rax il Mercoledì, 26-Ott-2011, 20:01
QUOTE (miki_70 @ Mercoledì, 26-Ott-2011, 13:10)


comunque ho deciso di lasciar perdere questo topic. Non chiedetemi le motivazioni, riguarda una cosa che ho letto su un testo di Kabat Zinn.

PSICO smile.gif

PSICO incaz.gif

E invece lo devi spiegare ai tuoi lettori PSICO-si.gif .

Inviato da: amos81 il Mercoledì, 26-Ott-2011, 20:10
QUOTE (miki_70 @ Mercoledì, 26-Ott-2011, 13:10)
QUOTE (ale78 @ Martedì, 25-Ott-2011, 21:58)
laugh.gif



laugh.gif sono io in campagna PSICO-asd.gif

comunque ho deciso di lasciar perdere questo topic. Non chiedetemi le motivazioni, riguarda una cosa che ho letto su un testo di Kabat Zinn.

PSICO smile.gif

Che devi fare e non parlare?

Ok forse sono cavoli tui ma sono curioso laugh.gif

Inviato da: luth ♂ il Mercoledì, 26-Ott-2011, 20:58
QUOTE (rax @ Mercoledì, 26-Ott-2011, 19:01)
QUOTE (miki_70 @ Mercoledì, 26-Ott-2011, 13:10)


comunque ho deciso di lasciar perdere questo topic.  Non chiedetemi le motivazioni, riguarda una cosa che ho letto su un testo di Kabat Zinn.

PSICO smile.gif

PSICO incaz.gif

E invece lo devi spiegare ai tuoi lettori PSICO-si.gif .

che la mindfullness non si spiega se non con la pratica? mannò ma perchè, è interessante PSICO-si.gif

Inviato da: miki_70 il Giovedì, 27-Ott-2011, 13:51
Vi lasci i titoli di testi che per me sono stati fondamentali:

"Mindfulness. Al di là del prensiero, attraverso il pensiero", di Williams, Teasdale, Segal. Testo e due audio CD con esercizi guidati.

"Vivere momento per momento" di John Kabat Zinn

"Mindfulness e cervello" di Daniel Siegel

"La pratica della consapevolezza" di Henepola Gunaratana

"Mindfulness: guida alla meditazione di consapevolezza: Una terapia per tutti" di Montano Antonella.


PSICO-kiss.gif

Inviato da: ale78 il Giovedì, 27-Ott-2011, 14:07
Ma dai...

PSICO cry.gif


Inviato da: rax il Venerdì, 28-Ott-2011, 12:33
QUOTE (miki_70 @ Giovedì, 27-Ott-2011, 12:51)
Vi lasci i titoli di testi che per me sono stati fondamentali:

"Mindfulness. Al di là del prensiero, attraverso il pensiero", di Williams, Teasdale, Segal. Testo e due audio CD con esercizi guidati.

"Vivere momento per momento" di John Kabat Zinn

"Mindfulness e cervello" di Daniel Siegel

"La pratica della consapevolezza" di Henepola Gunaratana

"Mindfulness: guida alla meditazione di consapevolezza: Una terapia per tutti" di Montano Antonella.


PSICO-kiss.gif

di Daniel Siegel qualche anno fa la mia psic. mi consigliò "la mente relazionale". Ero in pieno doc e non mi servì a nulla anzi....trovai interessante la teoria e gli stili d'attaccamento e soprattutto il ruolo determinante dell'esperienza interpersonale nella "nascita" della mente.

Per il resto, mi dispiace vorrà dire che stasera mi porto la clava!!! PSICO ahah.gif


Inviato da: amos81 il Venerdì, 28-Ott-2011, 13:28
Per completezza se posso di Zinn ve ne sono altri due. Ovunque tu vada ci sei già e boh uno grosso grosso, il più bello dei tre di cui nn mi ricordo ovviamente il nome PSICO giveup.gif

Inviato da: giovannalapazza il Sabato, 29-Ott-2011, 12:41
io lo so cosa ha letto
ha letto " all rights are reserved" laugh.gif

Inviato da: miki_70 il Sabato, 29-Ott-2011, 14:38
QUOTE (giovannalapazza @ Sabato, 29-Ott-2011, 11:41)
io lo so cosa ha letto
ha letto " all rights are reserved" laugh.gif

PSICO-nono.gif magari fosse per quello. Ritengo la salute delle persone universale e la divulgazione d'informazioni sulla salute e non solo, idem.


PSICO-kiss.gif

Inviato da: giovannalapazza il Sabato, 29-Ott-2011, 19:14
QUOTE (miki_70 @ Sabato, 29-Ott-2011, 13:38)
QUOTE (giovannalapazza @ Sabato, 29-Ott-2011, 11:41)
io lo so cosa ha letto
ha letto " all rights are reserved"  laugh.gif

PSICO-nono.gif magari fosse per quello. Ritengo la salute delle persone universale e la divulgazione d'informazioni sulla salute e non solo, idem.


PSICO-kiss.gif

lo so scherzavo , io sono la prima a fregarmene dei coyrights

Inviato da: ale78 il Domenica, 30-Ott-2011, 10:51
Hai scoperto qualcosa su Zinn che ti ha deluso?

Stai continuando a meditare?

Inviato da: miki_70 il Domenica, 30-Ott-2011, 12:00
QUOTE (ale78 @ Domenica, 30-Ott-2011, 09:51)
Hai scoperto qualcosa su Zinn che ti ha deluso?

Stai continuando a meditare?

Ale, hai letto "Vivere momento per momento" di Zinn?

Si, continuo a meditare, a giorni alterni e soprattutto ho esteso la pratica della consapevolezza a tutto quello che faccio. E' difficile perchè la mente ti porta sempre dove lei vuole, ma quando te ne accorgi e ritorni alla diretta di quello che stai facendo, a quello che accade ogni momento, è RIVOLUZIONARIO.

PSICO hug.gif

Inviato da: miki_70 il Domenica, 30-Ott-2011, 12:34
Vi lascio con un piccolo esercizio di consapevolezza. Chiedetevi :"Sono curiosa/o di sapere quale sarà il mio prossimo pensiero".... e ponete, meglio che vi riesce, attenzione all'arrivo del primo pensiero.

Se volete potete scrivere qui quello che è successo....chiaramente non voglio sapere cosa avete pensato.

Ciau PSICO smile.gif


Inviato da: ale78 il Domenica, 30-Ott-2011, 15:39
Sì, l'ho letto.

Per quanto riguarda l'esercizio, il pensiero non arriva quando mi dico "sono curiosa di sapere quale sarà il prossimo pensiero".

Ok non ti chiedo più nulla sulla tua decisione PSICO-si.gif

Inviato da: miki_70 il Domenica, 30-Ott-2011, 16:01
QUOTE (ale78 @ Domenica, 30-Ott-2011, 14:39)
Sì, l'ho letto.

Per quanto riguarda l'esercizio, il pensiero non arriva quando mi dico "sono curiosa di sapere quale sarà il prossimo pensiero".

Ok non ti chiedo più nulla sulla tua decisione PSICO-si.gif

Brava. Hai fatto bene l'esercizio.

PSICO smile.gif

Ale, il motivo è quello che ha detto Luth, la mindfulness non la puoi spiegare. La devi praticare per capirla.



Inviato da: miki_70 il Domenica, 06-Nov-2011, 16:16
vabbè, continuo blush.gif
non mi piace lasciare i 3d incompleti e poi gli ansiosi sono così laugh.gif

Inviato da: giovannalapazza il Domenica, 06-Nov-2011, 16:24
QUOTE (miki_70 @ Domenica, 06-Nov-2011, 15:16)
vabbè, continuo blush.gif
non mi piace lasciare i 3d incompleti e poi gli ansiosi sono così laugh.gif

happy.gif

Inviato da: miki_70 il Domenica, 06-Nov-2011, 16:26
QUOTE (giovannalapazza @ Domenica, 06-Nov-2011, 15:24)
QUOTE (miki_70 @ Domenica, 06-Nov-2011, 15:16)
vabbè, continuo  blush.gif
non mi piace lasciare i 3d incompleti e poi gli ansiosi sono così laugh.gif

happy.gif

PSICO hug.gif

Inviato da: miki_70 il Lunedì, 07-Nov-2011, 21:36
Lavorare attraverso il corpo


E' naturale temere che l'istruzione di richiamare deliberatamente alla mente una situazione difficile possa fare più male che bene. Ma il nostro ragionamento è che, come nella pratica dello stretching dà l'opportunità di lavorare con le sensazioni fisiche indotte dagli esercizi, così i partecipanti possono aver bisogno dell' esperienza di lavorare con i pensieri e gli stati d'animo negativi (e le loro conseguenze sul corpo) deliberatamente richiamati alla mente. Il loro feedback indica che lo trovano molto utile. Consideriamo come, nel resoconto di un gruppo condotto da Surbala Morgan (sorella di Morgan PSICO-green.gif ), una partecipante riuscì (con un certo sforzo) a richiamare alla mente qualcosa di difficile poi lavorarci sopra nel corpo (prendendone consapevolezza, respirandovi dentro, e scoprendo uno spazio più ampio in cui questo poteva esistere).

Partecipante: quando lei lo ha detto ho pensato :"Non sono sicura che alla fine sarò capace di farlo. Non sono in grado di pensare a niente", e mi preoccupavo di saltare questo esercizio. Poi all'improvviso mi è venuto in mente qualcosa. Si riferiva a nostro figlio, che negli ultimi tempi ci ha fatto disperare: è sempre fuori casa, va in giro con certa gente di cui non ci fidiamo. Due mesi fa c'è stata una vera crisi, con l'intervento della polizia. Appena mi è venuto in mente, mi sono resa conto che sarebbe stato difficile non continuare a pensarci. Ci provo, ma poi ci penso continuamente, mi chiedo :"Dov'è che ho sbagliato?".

L'istruzione che seguì, diventare consapevole di quanto accadeva nel suo corpo, la portò ancora più profondamente in un luogo in cui non desiderava essere.

Partecipante: E poi, quando lei ha detto :" Come vi sentite fisicamente?", è stato proprio spaventoso. E mi sono resa conto che era esattamente come mi sento quando penso a che cosa sta succedendo nella mia famiglia. E poi lei ha detto :"Che cosa fa il vostro corpo?". In quel momento era come se il mio respiro si fosse arrestato. E lei stava dicendo :"Riconoscete dove c'è tensione?". E ho pensato :"Si, c'è tensione dapertutto".

Poi un cambiamento. Viene data l'istruzione di respirare "dentro" la zona del corpo che è più tesa. E' stata una sorta di esperienza trasformativa.

Partecipante: E poi quando lei ha detto di respirarci dentro, era proprio bello perchè glia stavo dando spazio. Prima era come se tutto il mio corpo fosse chiuso e annodato. E poi lei ha detto :"Ci respiri dentro", e all'improvviso è diventato come un grande spazio vuoto....con l'aria che entrava ed usciva. Come a volte quando si torna dalle vacanze e la casa ha un odore di muffa, e allora si aprono tutte le porte e finestre per lasciar passare l'aria....beh, era così con le porte e le finestre aperte, le tende che svolazzavano e l'aria che entrava ed usciva. Ed era davvero sorprendente. La tensione riguardo a mio figlio c'era ancora. Pensavo :"Oh, sei ancora lì, ma non importa, c'è il vento che soffia nella mia casa, e va tutto bene".

Istruttore: Così, anche se c'era ancora, c'era più spazio?"

Partecipante: Mmmm. Si, e in un certo senso potevo guardarla. La sensazione nel mio corpo era ancora un pò di contrazione, ma molto minore, ed era come se l'aria vi circolasse intorno. All'inizio invece occupava tutto. Vede, ero talmente rigida, non c'era nient'altro.



L'istruttore riuscì poi a utilizzare l'esperienza di questa partecipante per illustrare uno dei temi centrali dell'approccio della mindfulness, e la partecipante rispose con una vivace descrizione di come il suo problema si era ridimensionato, ed espresse una maggiore disponibilità, nel futuro, a esplorare un'alternativa per allontanare da sè i pensieri difficili.


Istruttore : Questo è esattamente il punto su cui stavamo lavorando. E' davvero un buon esempio. Perchè non si tratta di liberarsi di questi stati. C'e sempre qualcosa che accade. C'è sempre qualcosa di difficile e di disperante. E non si tratta di non avere i sentimenti che si accompagnano a questi stati di difficoltà, ma è esattamente come lei lo ha descritto, avere più spazio attorno ai sentimenti, in modo che c'è il disagio, la disperazione, ma lei è più presente, respirando proprio in quella zona[/B]


Partecipante: All'inizio era come una solida massa di roccia. Era enorme. Era così grossa che non si poteva girarle attorno, ma poi si è ridotta a una piccola pietra. Era sempre una pietra...ma era piccola. E' proprio bello. Perchè, credo, prima avevo allontanato il problema e in un certo senso mi ci ero seduta sopra, senza lasciarlo emergere pienamente in superficie. Prima semplicemente non gli avevo consentito di esserci. Pensavo che ne sarei rimasta schiacciata.

Istruttore: Come se dovesse avere la meglio su di lei, o......?

Partecipante: SI, penso di si. Si, probabilmente avrebbe avuto la meglio su di me. Era troppo grosso per tenerlo dentro, e così la mia reazione naturale, beh, prima di questo corso, sarebbe stata proprio di entrare in tensione e spingerlo via, senza mai fronteggiarlo.

Istruttore: E adesso....

Partecipante: E adesso, adesso c'è tutta questa aria che circola.

Istruttore: E' bello, no? Dunque in un certo senso fa meno paura che queste cose siano di fronte. Certo, è ancora spiacevole. Sarebbe bello se potesse liberarsi di tutte le cose negative. Ma non è possibile. Ma lei, adesso riesce meglio a lasciare che ci siano, senza sentirsene schiacciata.

Partecipante: Si, e ho cominciato a pensare :"Oh, potrebbe anche piacermi rifarlo", e questo è meraviglioso, perchè in passato non avrei mai pensato :"Ah, ecco voglio provare di nuovo questo sentimento".

Istruttore: Mmmm. In effetti è molto diverso. Ricorda la poesia sul dare il benvenuto a ogni ospite che si presenta alla nostra porta? E come se lei stesse diventando più accogliente verso ogni sorta di emozione.

Partecipante: Sì.



n.b. vado a fare la mia mezz'ora di meditazione......ohmmmmm!!! PSICO wink.png

Inviato da: miki_70 il Martedì, 08-Nov-2011, 21:09
E' "accettazione", o è un modo intelligente di risolvere le cose?


Uno dei problemi più sottili e difficili da affrontare è come avere un'atteggiamento accettante verso qualcosa senza nascondere sotto sotto l'idea di "risolverlo".
La distinzione tra risolvere e accettare è difficile da cogliere, forse perchè quando si parla di accettare qualcosa spesso si descrivono i cambiamenti positivi che si sono notati come conseguenza. Dunque l'accettazione viene collegata a esiti positivi, ed è naturale tentare di replicare questo esito positivo e finire per usare l'"accettazione" all'interno della modalità del "fare", per raggiungere l'obiettivo del rilassamento o della felicità. Nella tracrizione che segue vediamo come Kate, una consulente finanziaria, si accorge di fare progressi nell'affrontare alcune tensioni legate al suo lavoro. All'inizio sembra che le cose le siano state facilitate da un vecchio modo di superare i problemi allontanandoli con noncuranza. Ma se rileggiamo la trascrizione tenendo presente il tema di questa seduta vediamo che Kate ha anche usato la concentrazione sul respiro per risolvere una situazione difficile senza passare veramente a una piena relazione di accettazione.

Sul lavoro c'era una persona che faceva alcune cose piuttosto sciocche. Io lavoro per una società finanziaria. Questa persona stava scrivendo una descrizione delle mansioni per un nuovo impegato, ma senza farla vedere all'ufficio del personale. Io cercavo di spegargli la procedura che avrebbe dovuto seguire, altrimentinoi non avremmo avuto l'autorità per publiccizare la richiesta per quella posizione. Non riusciva a capirlo.
Ero sempre più irritata, e pensavo tra me :"No, devo provare semplicemente a concentrarmi e a respingerlo dalla mia mente concentrandomi sul respiro". E l'ho fatto, ma la mia mente ci è tornata su, e ho detto :"No, vai via" e si è allontanato. Andava avanti e indietro come una navetta! Ma non mi importava, anzi mi piaceva. Invece di scacciarlo, dopo un'ora che non la finiva non l'ho fatto. Mi piaceva. Ci è voluto un pò di tempo (non mi dica che ho sbagliato), ma poi ho pensato :"No, non ci sto pensando più. Non è continuamente presente".


Il pericolo sta nel fatto che usando il respiro per fuggire, risolvere o evitare le cose non si arriva ad un cambiamento duraturo. Consideriamo la seguente osservazione:

Concentrarmi nuovamente sul respiro mi ha allontanata dai sentimenti negativi, e poi ho cominciato a pensare :"Oh, ho fatto un sacco di cose che poi hanno causato la mia depressione" e sono passata molto rapidamente a tutte queste cose e ho cominciato a sentirmi un pò disgustata

In altri casi era chiaro che la pratica stava modificando alcuni aspetti più fondamentali della relazione con le esperienze difficili. Dopo una visita a suo padre che aveva subito un lieve intervento chirurgico, Michael riferì:

Lunedì stavo andando a trovare mio padre all'ospedale. Non si sa mai quello che si troverà quando si va in quei posti.....si ricevono così tanti messaggi mescolati. Così domenica mattina mi sono svegliato presto sentendomi in grande apprensione e panico. Così ho pensato :"Evento negativo, evento negativo, evento negativo", come non avevo mai fatto prima. Ho pensato :"Respiraci dentro per rilassarti"

Notiamo che fino a questo punto sembrava che Michael usi il respiro per rilassarsi, per risolvere il suo stress. Poi c'è un cambiamento:

Ma in realtà ho pensato :"Adesso, che cosa senti realmente?". Ero molto contento perchè stavo pensando :"Ho la pancia in subbuglio, ho le mani contratte. Non riesco a respirare".

Mettendo in atto il primo passo ("consapevolezza") dell'esercizio dello spazio di respiro, prendendo intenzionalmente consapevolezza delle sue sensazioni fisiche, Michael riuscì ad avere un atteggiamento più accogliente e amichevole verso ciò che accadeva.

E poi ho cominciato a respirare....e non ho fatto progressi....non ho fatto progressi. Ero proprio contento perchè quello che mi faceva sentire era che non era tutto fuori controllo. In fin di conti, non risolve niente direttamente - quelle cose c'eran ancora - ma è servito. E' servito.

Inviato da: miki_70 il Martedì, 08-Nov-2011, 21:35
Gli spazi di respiro


Possiamo vedere da questi commenti che alcuni cominciano a esplorare lo spazio di respiro per fermarsi a raccogliersi nel mezzo di situazioni minacciose. Questo spazio comincia a consentire ad alcuni di vedere più chiaramente un problema (e quello che si potrebbe fare per questo problema), invece di essere risucchiati verso modi più vecchi e più depressivi di vedere le cose.
Riguardo allo spazio di respiro, il nostro intento è che, se possibile, sia sempre qualcosa di più che solo il prendersi una pausa. Se si incoraggiano i partecipanti ad abbandonare il "pilota automatico", a diventare consapevoli del "qui ed ora", del loro respiro e delle loro sensazioni fisiche, può verificarsi un cambiamento di qualità nella consapevolezza dei sentimenti o dei pensieri: una prospettiva nuova che permette loro di avere una visione più ampia della loro esperienza invece di restarvi invischiati.
Ancora una volta, l'idea è concentrarsi sulla consapevolezza delle sensazioni fisiche che accompagnano ogni intenso pensiero o emozione. Se ci sembra che un pensiero o un sentimento minaccino di schiacciarci, è probabile che riusciremo a prendere consapevolezza proprio di ciò che è difficile, nella misura in cui portiamo l'attenzione sui vissuti del corpo.
Inoltra, a partire da questo momento i partecipanti vengono incoraggiati ad aggiungere un senso di "apertura verso ciò che è difficile" all'interno dello spazio di respiro. Oltre alle istruzioni di base per il terzo passo, siamo soliti dare anche le seguenti istruzioni:

Lasciate espandere la vostra attenzione a tutto il corpo, soprattutto a ogni senso di disagio, tensione o resistenza. Se ci sono queste tensioni, prenderne consapevolezza "respirandoci dentro" nell'inspirazione. Poi "respirateci fuori", ammorbidendole e allargandole, nell'espirazione. Espirando, dite a voi stessi :"Va bene sentirsi così", "Va bene, qualunque cosa sia, va bene. Proviamo a sentirlo".

Inviato da: ale78 il Mercoledì, 09-Nov-2011, 12:55
QUOTE (miki_70 @ Domenica, 30-Ott-2011, 15:01)


Ale, il motivo è quello che ha detto Luth, la mindfulness non la puoi spiegare. La devi praticare per capirla.

Ok, ma anche a Zinn come al resto del mondo qualcuno l'avrà spiegata ... che discorso è, scusa? Dovremmo impararla per grazia ricevuta? Per chi non legge i libri questo 3d è fondamentale per una approccio alla pratica che, come hai scritto, è fondamentale oltre che basilare.

Comunque ho visto che hai ripreso a scrivere, bene PSICO smile.gif

Inviato da: miki_70 il Mercoledì, 09-Nov-2011, 16:27
QUOTE (ale78 @ Mercoledì, 09-Nov-2011, 11:55)
QUOTE (miki_70 @ Domenica, 30-Ott-2011, 15:01)


Ale, il motivo è quello che ha detto Luth, la mindfulness non la puoi spiegare. La devi praticare per capirla.

Ok, ma anche a Zinn come al resto del mondo qualcuno l'avrà spiegata ... che discorso è, scusa? Dovremmo impararla per grazia ricevuta? Per chi non legge i libri questo 3d è fondamentale per una approccio alla pratica che, come hai scritto, è fondamentale oltre che basilare.

Comunque ho visto che hai ripreso a scrivere, bene PSICO smile.gif

PSICO sad.gif no, il cazziatone , no!

PSICO smile.gif

Inviato da: miki_70 il Mercoledì, 09-Nov-2011, 21:01
A tutti è capitato di trovarsi sotto un acquazzone e di correre in cerca di riparo, per esempio una cabina telefonica o l'ingresso di un negozio. A volte ci sembra già molto non bagnarci. Restiamo lì per un pò, sperando che smetta di piovere. In quel momento siamo all'asciutto, ma poichè la pioggia continua, sappiamo che prima o poi dovremmo affronatarla; quello a cui abbiamo tentato di sfuggire, ci minaccia ancora. Possiamo uscire nuovamente nella pioggia, imprecando a bassa voce mentre ci inzuppa. Oppure possiamo ripararci in modo diverso: restiamo lì per un pò, consapevoli di essere inumiditi e non trovandolo troppo piacevole. Notiamo che speriamo che smetta di piovere, ma non ne vediamo i segni, e ci rendiamo conto che finiremo per inzupparci. Notiamo che arrabbiarci serve solo a farci stare peggio. Smettiamo di attaccarci alla speranza che smetta di piovere. Questo ci permette di guardare più da vicino la pioggia in sè. C'è qualcosa di molto interessante nel modo in cui arriva a schizzare tutto ciò che colpisce. Usciamo nella pioggia. Non ha smesso, ma la nostra relazione con la pioggia ha modificato l'intera esperienza.



Lavoro per la settimana che segue la quinta seduta

Praticare quotidianamente la meditazione su respiro, corpo, suoni, pensieri e se è possibile registrate le vostre reazioni.

Spazio di respiro di tre minuti. Pratica regolare: tre volte al giorno in momenti stabiliti in anticipo e come pratica di emergenza, ogni volta che vi accorgete della presenza di emozioni spiacevoli.
Uscite dalla testa e andate nel corpo.


PSICO smile.gif

Inviato da: miki_70 il Mercoledì, 09-Nov-2011, 21:16
Sesta Seduta: I PENSIERI NON SONO I FATTI




John stava andando a scuola.
Era preoccupato per la lezione di matematica.
Non era sicuro di poter tenere ancora la classe sotto controllo.
Questo non faceva parte dei compiti di un bidello.

Inviato da: ale78 il Mercoledì, 09-Nov-2011, 23:10
QUOTE (miki_70 @ Mercoledì, 09-Nov-2011, 15:27)

PSICO sad.gif no, il cazziatone , no!

PSICO smile.gif

PSICO incaz.gif


ma va... PSICO-kiss.gif

Miki questi ultimi esercizi da quale testo sono presi?

Inviato da: miki_70 il Giovedì, 10-Nov-2011, 01:15
QUOTE (ale78 @ Mercoledì, 09-Nov-2011, 22:10)
QUOTE (miki_70 @ Mercoledì, 09-Nov-2011, 15:27)

PSICO sad.gif  no, il cazziatone , no!

PSICO smile.gif

PSICO incaz.gif


ma va... PSICO-kiss.gif

Miki questi ultimi esercizi da quale testo sono presi?

Ciao Ale PSICO hug.gif
per adesso dal testo di Teasdale, Williams e Segal

ma penso che poi aggiornerò anche con altri compresi quelli che trattano l'ACT

PSICO-kiss.gif

Inviato da: miki_70 il Giovedì, 10-Nov-2011, 01:33



PSICO smile.gif

Inviato da: miki_70 il Venerdì, 11-Nov-2011, 00:21
QUOTE (miki_70 @ Mercoledì, 09-Nov-2011, 20:16)
Sesta Seduta: I PENSIERI NON SONO I FATTI




John stava andando a scuola.
Era preoccupato per la lezione di matematica.
Non era sicuro di poter tenere ancora la classe sotto controllo.
Questo non faceva parte dei compiti di un bidello.

Che cosa notate nel leggere queste frasi?

Quasi tutti pensano che passando da una frase a quella successiva devono "aggiornare" mentalmente la scena.
All'inizio probabilmente c'è un bambino che va a scuola preoccupato per la lezione di matematica.
Improvvisamente la scena cambia. Il "modello mentale" diventa quello di un insegnante, e alla fine c'è un bidello.
L'esempio illustra molto bene il fatto che noi operiamo implicitamente delle inferenze a partire dai fatti nudi che leggiamo. Siamo attivamente impegnati nell' "attribuire senso" all'imput percettivo, e questo in continuazione: ne siamo a malapena consapevoli, finchè qualcuno non si prende gioco di noi, come accade in questo esempio. E come se la mente creasse ininterrottamente un commento su tutti gli eventi che si presentano alla nostra coscienza.
E' facile vedere come queste inferenze, questi "commenti" che appaiono nella nostra mente possono creare o mantenere delle reazioni emozionali.
Dopo che abbiamo fatto l'inferenza, arriva subito l'emozione. Stiamo parlando di millesimi di secondo.
La telefonata di un'amica può essere interpretata come "ha bisogno di me" o come "mi sta usando", e la nostra reazione sarà completamente diversa a seconda dell'interpretazione.
Oppure, immaginiamo la seguente scena di vita familiare.
Un marito ed una moglie sono in cucina :"Per cena vuoi pesce o minestra?" dice uno dei due. "Fa lo stesso" dice l'altro.
A parte il fatto che mentalmente abbiamo già deciso chi fa la domanda (tutti abbiam deciso che è la moglie) e chi risponde, immaginiamo che i due vadano da un consulente matrimoniale per alcune difficoltà di coppia.
Lei ricorda quell'episodio come "Gli ho chiesto se voleva pesce o minestra per cena e ha detto che non gli importava". Lui ricorda lo stesso episodio come "Mi ha chiesto che cosa volevo ed io ho detto che volevo qualunque cosa lei avesse cucinato per me; cercavo di collaborare".
Notiamo anche qui con quanta facilità il medesimo evento può avere interpretazioni diverse.
La difficoltà nel separare gli eventi dalla loro interpretazione può essere causa di un grosso problema per molte persone.
Spesso, coloro che sono vulnerabili alla depressione interpretano gli eventi in senso autodenigratorio.
I loro pensieri diventano una propaganda diretta contro loro stessi. I fatti vengono mescolati in modo molto distruttivo a pensieri autocritici, dando luogo a conclusioni quali "non ho alcun valore", "sono un fallito", "se la gente sapesse chi sono in realtà, nessuno vorrebbe conoscermi". E una volta iniziato questo flusso interno di propaganda, è molto difficile indebolirlo, perchè tutti gli eventi futuri tenderanno a rinfonzarlo.
Le informazioni di segno opposto vengono ignorate, mentra vengono registrate quelle che vanno nella stessa direzione.

Inviato da: miki_70 il Sabato, 12-Nov-2011, 21:51
son arrivato a 36 minuti di meditzione seduta....yeahhhhhh!!!!!!!! happy.gif happy.gif

Inviato da: miki_70 il Domenica, 13-Nov-2011, 12:59
Stamattina vi lascio con due affermazioni che potete utilizzare sempre, magari la mattina al risveglio. Fanno parte della componente dell'accettazione nella mindfulness e soprattutto della caratteristica dell'interconnessione/ inter - essere e dell'equanimità:

"Che io possa accettarmi così come sono"

"Che io possa accettarti così come sei"


A più tardi e buona domenica


PSICO smile.gif

Inviato da: ale78 il Domenica, 13-Nov-2011, 13:34
QUOTE (miki_70 @ Sabato, 12-Nov-2011, 20:51)
son arrivato a 36 minuti di meditzione seduta....yeahhhhhh!!!!!!!! happy.gif happy.gif

postioma_ok.gif

Inviato da: miki_70 il Domenica, 13-Nov-2011, 15:49
QUOTE (ale78 @ Domenica, 13-Nov-2011, 12:34)
QUOTE (miki_70 @ Sabato, 12-Nov-2011, 20:51)
son arrivato a 36 minuti di meditzione seduta....yeahhhhhh!!!!!!!! happy.gif  happy.gif

postioma_ok.gif

Ale PSICO hug.gif
in realtà pensavo di non farcela. Con i cd arrivavo a fare i 45 minuti, ma da solo era impegnativo.
Grazie Ale PSICO-kiss.gif

Inviato da: rax il Domenica, 13-Nov-2011, 21:55
QUOTE (miki_70 @ Sabato, 12-Nov-2011, 20:51)
son arrivato a 36 minuti di meditzione seduta....yeahhhhhh!!!!!!!! happy.gif happy.gif

Maaa tu come ti siedi? Come ci hanno fatto vedere a yoga?

A me riesce meglio la posizione supina perchè sento meglio il corpo e il respiro.
Nella m. seduta, dopo un po', avverto dolori qua e là, per non parlare della testa che finisce per andarsene all'indietro laugh.gif .
In questa ho rischiato più volte di addormentarmi.

Ho notato anche che la mia attenzione verte molto sui rumori, poi sul respiro e il corpo passa in secondo piano. Ma va bene o no? unsure.gif

Inviato da: miki_70 il Lunedì, 14-Nov-2011, 03:01
QUOTE (rax @ Domenica, 13-Nov-2011, 20:55)
QUOTE (miki_70 @ Sabato, 12-Nov-2011, 20:51)
son arrivato a 36 minuti di meditzione seduta....yeahhhhhh!!!!!!!! happy.gif  happy.gif

Maaa tu come ti siedi? Come ci hanno fatto vedere a yoga?

A me riesce meglio la posizione supina perchè sento meglio il corpo e il respiro.
Nella m. seduta, dopo un po', avverto dolori qua e là, per non parlare della testa che finisce per andarsene all'indietro laugh.gif .
In questa ho rischiato più volte di addormentarmi.

Ho notato anche che la mia attenzione verte molto sui rumori, poi sul respiro e il corpo passa in secondo piano. Ma va bene o no? unsure.gif

Come mi siedo? seduto su una sedia, con la colonna vertebrale ed il collo dritti e le mani appoggiate sulle ginocchia.....e comincio ad osservare cosa succede, con gli occhi chiusi.
Nella meditazione seduta, quando senti i dolori, puoi staccare dal respiro ed andare dove senti dolore. Lì puoi scegliere cosa ti da più dolore ed osserva. Osserva il dolore ed osserva la tua resistenza a non provare dolore.
Molto del dolore fisico che noi proviamo ha una grossa componente mentale.
Se rischi di addormentari significa che la noia sta prendendo il sopravvento, osserva la noia. Cerca di essere vigile in quel momento. Com'è la noia? Cosa fa? Dove si colloca nel corpo? Quanto dura?
Tutto ha un inizio, un decorso ed una fine......TUTTO!
La tua attenzione la dirigi tu. E' come avere una torcia e decidere dove e cosa illuminare.
Per questo la pratica della mindfulness è innanzitutto, intenzionale.

PSICO smile.gif

Inviato da: amos81 il Martedì, 15-Nov-2011, 17:34
QUOTE (miki_70 @ Lunedì, 14-Nov-2011, 02:01)
La tua attenzione la dirigi tu. E' come avere una torcia e decidere dove e cosa illuminare.
Per questo la pratica della mindfulness è innanzitutto, intenzionale.

PSICO smile.gif

E questo personalmente lo ritengo davvero il limite più grande dell'applicazione della meditazione in campo occidentale.

L'intenzionalità.

Assenza di intenzionalità non vuol dire però essere preda delle varie emozioni/pensieri/chissachecosa come in situazioni normali, semplicemente nn continuare a mettersi con la razionalità (con cosa la guideresti se nn con quella?) a guidare un processo che di per se si guida benissimo da solo. Posso parlare della meditazione, ma benissimo della vita.

Ci metterai secoli a fare sparire il soggetto pensante finchè continui a non riconoscerne l'artificiosità in quanto tale. Poco per volta devi lasciarti guidare e non guidare. Intenzione, che etimologicamente significa tendere a. E nn dico nn sia utile, ma uno dovrebbe avere la consapevolezza che l'intenzione stessa si disfa nel processo, insieme al soggetto pensante.

Se no sei sempre un pezzo prima. Alla volontà. Dove sei nella volontà sei nel desiderio, dove sei nel desiderio sei nell'ignoranza, dove sei nell'ignoranza sei nella sofferenza. Non è una tecnica di autocontrollo, nemmeno mediante l'osservazione.


Inviato da: miki_70 il Sabato, 26-Nov-2011, 10:37
Chiariamo ancora una volta:La mindfulness si basa sulla meditazione di Vipassana.La meditazione di Vipassana, o chiara visione, è parte cruciale dell'insegnamento del Buddha, ove essa è considerata lo strumento principe per raggiungere la liberazione dalla sofferenza. Tale meditazione si propone anzitutto di coltivare un'attenzione intenzionale ( processo di autoregolazione dell'attenzione)che si rivolge momento per momento a ciò che sorge nel presente: sensazioni fisiche, moti di avversione e di attaccamento, emozioni, immagini, fantasticherie, frequenti ruminazioni mentali. Dunque un'attenzione intenzionale e attiva in contrasto con l'attenzione comunemente intesa che si accende per scopi specifici (fare un lavoro, capire un discorso, seguire un film). Questo tipo di attenzione intenzionale, o consapevolezza, viene esercitata sia nella meditazione formale, sia nella meditazione in azione. Essa si prefigge una graduale depurazione della mente da quel capillare inquinamento prodotto da
avversione, attaccamento e confusione mentale, ossia dalle cause fondamentali del disagio esistenziale. In questo modo diventa possibile sviluppare, altrettanto gradualmente, la chiarezza mentale e il calore del
cuore.

Corrado Pensa

Insegnante italiano di meditazione di Vipassana


Alcuni programmi di terapia cognitivo comportamentale di terza generazione sono basati sulla mindfulness come MBSR, MBCT, DBT, etc...altri prevedono l'utilizzo di alcune abilità di mindfulness e basta, come ad esempio l'ACT .
Chi fosse interessato alla ricerca di stati di estasi o di illuminazione fa prima o a trovarsi un guru o a comprare lampadine più forti da mettere in casa.

Questa differenza è importantissima!

Inviato da: ale78 il Sabato, 26-Nov-2011, 10:51
QUOTE (miki_70 @ Sabato, 26-Nov-2011, 09:37)

Chi fosse interessato alla ricerca di stati di estasi o di illuminazione fa prima o a trovarsi un guru o a comprare lampadine più forti da mettere in casa.

Oh, finalmente. Grazie di averlo scritto!

Inviato da: miki_70 il Sabato, 26-Nov-2011, 12:10
QUOTE (ale78 @ Sabato, 26-Nov-2011, 09:51)
QUOTE (miki_70 @ Sabato, 26-Nov-2011, 09:37)

Chi fosse interessato alla ricerca di stati di estasi o di illuminazione fa prima o a trovarsi un guru o a comprare lampadine più forti da mettere in casa.

Oh, finalmente. Grazie di averlo scritto!

Pensavo si fosse capito. Beh, meglio ricordarlo ogni tanto. PSICO wink.png

Inviato da: ale78 il Sabato, 26-Nov-2011, 12:41
Sì, anche perché non credo che molti comprendano che non basta mettersi con le gambe incrociate congiungendo le dita per arrivare al benessere psicofisico o vedere le stelle.

Non voglio aggiungere una nota polemica ma leggo sul forum cose allucinanti... stile Startrek blink.gif oppure gente che si crede in meditazione già dalla prima volta solo perchè ha chiuso gli occhi assumendo la postura di un monaco del Tibet.

Iniziare la meditazione per me ha significato intraprendere un viaggio, nuda, ma con una valigia carica di fatica, dolore e, a torto, aspettative che sto imparando a poco a poco a gettare dal treno, un viaggio lento che si vive giorno per giorno. Un viaggio in cui per la prima volta non penso alla meta ma al percorso e che spero di continuare per tutta la vita.

Sbaglio? Boh, ma ribadiamo che meditare non equivale a prendere l'ecstasi.

Inviato da: miki_70 il Sabato, 26-Nov-2011, 14:58
Non sbagli Ale.
Nelle terapie basate o che integrano la mindfulness, si utilizzano alcune abilità della meditazione. Punto
Poi se qualcuno diventa un meditatore professionista o vuole raggiungere la pace dei sensi, questo non è compito della terapia.
Scopo della mindfulness è far apprendere alcune abilità che aiutino le persone a relazionarsi con i propri stati emotivi e fisici, in maniera alternativa, diversa....e non di fare viaggi per raggiungere chissà cosa. E soprattutto non offre la "guarigione" da nessun male, dolore o sofferenza; anzi la prima cosa che si impara nella mindfulness è che il dolore, la sofferenza, esiste e non te ne puoi sbarazzare.


...e mò mi vado a mangiare uno stezzo de fecazza PSICO-kiss.gif

Inviato da: giovannalapazza il Sabato, 26-Nov-2011, 15:24
QUOTE (ale78 @ Sabato, 26-Nov-2011, 11:41)
Sì, anche perché non credo che molti comprendano che non basta mettersi con le gambe incrociate congiungendo le dita per arrivare al benessere psicofisico o vedere le stelle.

Non voglio aggiungere una nota polemica ma leggo sul forum cose allucinanti... stile Startrek blink.gif oppure gente che si crede in meditazione già dalla prima volta solo perchè ha chiuso gli occhi assumendo la postura di un monaco del Tibet.

Iniziare la meditazione per me ha significato intraprendere un viaggio, nuda, ma con una valigia carica di fatica, dolore e, a torto, aspettative che sto imparando a poco a poco a gettare dal treno, un viaggio lento che si vive giorno per giorno. Un viaggio in cui per la prima volta non penso alla meta ma al percorso e che spero di continuare per tutta la vita.

Sbaglio? Boh, ma ribadiamo che meditare non equivale a prendere l'ecstasi.

è proprio così, hai capito il vero spirito della meditazione, in realtà si può dire che stare seduti immersi nel momento presente sia già una forma di meditazione, per cui non è scorretto dire che si è riusciti a meditare dalla prima volta, ma la meditazione è anche un percorso che comprende sopratutto la coscienza di non voler essere nè ottenere nulla, ed è difficile raggiungerla, le prime volte..

non escludo tuttavia che qualcuno abbia provato beatitudine da subito, dipende moltissimo dallo stato in cui eravamo prima, per es io ho provato una sorta di beatitudine già dal mio primo kriya perchè era tale e tanta la tensione che avevo accumulato negli anni che è bastato sbloccarmi per provare subito un enorme differenza

a me sembrava beatitudine in realtà probabilmente era solo la differenza tra un 'estrema ansia e un'ansia minore...

c'è da dire che il kriya è una tecnica diversa dalla meditazione è più "violenta" ti si bloccano le mani, c'è tanta energia e una super ossigenazione, le violente sensazioni derivano da quello

Inviato da: ale78 il Sabato, 26-Nov-2011, 15:41
QUOTE (giovannalapazza @ Sabato, 26-Nov-2011, 14:24)


c'è da dire che il kriya  è una tecnica diversa dalla meditazione è più "violenta" ti si bloccano le mani, c'è tanta energia e una super ossigenazione, le violente sensazioni derivano da quello

Ma c'era un "maestro" con te che ti guidava... vero?

Certo non è impossibile, ma in base alla mia esperienza mi ritengo scettica sul fatto di sedersi e sentirsi beato così, di punto in bianco, senza neanche aver, per esempio, letto libri o frequentato corsi, senza cioè una base o una presa di coscienza. Di consapevolezza, per restare in tema PSICO smile.gif

Inviato da: giovannalapazza il Sabato, 26-Nov-2011, 15:47
QUOTE (ale78 @ Sabato, 26-Nov-2011, 14:41)
QUOTE (giovannalapazza @ Sabato, 26-Nov-2011, 14:24)


c'è da dire che il kriya  è una tecnica diversa dalla meditazione è più "violenta" ti si bloccano le mani, c'è tanta energia e una super ossigenazione, le violente sensazioni derivano da quello

Ma c'era un "maestro" con te che ti guidava... vero?

Certo non è impossibile, ma in base alla mia esperienza mi ritengo scettica sul fatto di sedersi e sentirsi beato così, di punto in bianco, senza neanche aver, per esempio, letto libri o frequentato corsi, senza cioè una base o una presa di coscienza. Di consapevolezza, per restare in tema PSICO smile.gif

sì c'era un maestro ed era il terzo giorno di corso, tra l'altro la beatitudine è arrivata dopo 4 ore di rilassamento e poi con il kriya che, appunto come dicevo, non è una tecnica di meditazione ma è una particolare respirazione che ti " carica " di ossigeno, mi si bloccarono le mani erano immobilizzate...mi spaventai moltissimo...e dopo lo spavento arrivò l'estasi...

la meditazione fai da te è un'altra cosa però, secondo me, è possibile credere di provare qualcosa perchè magari, in confronto all'ansia di prima , ci si sente come non ci eravamo mai sentiti...

Inviato da: ale78 il Lunedì, 28-Nov-2011, 16:58
Guarda che ho trovato; la musica fa venire i brividi:





PSICO-kiss.gif

Inviato da: Goldie il Lunedì, 28-Nov-2011, 17:41
QUOTE (giovannalapazza @ Sabato, 26-Nov-2011, 14:47)

la meditazione fai da te è un'altra cosa però, secondo me, è possibile credere di provare qualcosa perchè magari, in confronto all'ansia di prima , ci si sente come non ci eravamo mai sentiti...

la suggestione altro non è che una forma più naturale dell'identificazione di cui sopra. essendo spesso razionalmente consapevoli di ciò che non va, non vedo perchè sminuire la mera concentrazione inidirizzandola ad esterni vari ed evenetuali.
sono un'ignorante a riguardo e questo mi ha aiutata:un po' perchè I'm a smart girl un po' perchè teorizzare non fa altro che alimentare un processo simil ossessivo( a quetsi livelli,per lo meno). L'illuminazione da "star trek" credo sia quanto di più lontano in un forum con una percentuale così elevata di ossessivi.

Inviato da: amos81 il Lunedì, 28-Nov-2011, 17:53
QUOTE (miki_70 @ Sabato, 26-Nov-2011, 09:37)
Chiariamo ancora una volta:La mindfulness si basa sulla meditazione di Vipassana.La meditazione di Vipassana, o chiara visione, è parte cruciale dell'insegnamento del Buddha, ove essa è considerata lo strumento principe per raggiungere la liberazione dalla sofferenza. Tale meditazione si propone anzitutto di coltivare un'attenzione intenzionale ( processo di autoregolazione dell'attenzione)che si rivolge momento per momento a ciò che sorge nel presente: sensazioni fisiche, moti di avversione e di attaccamento, emozioni, immagini, fantasticherie, frequenti ruminazioni mentali. Dunque un'attenzione intenzionale e attiva in contrasto con l'attenzione comunemente intesa che si accende per scopi specifici (fare un lavoro, capire un discorso, seguire un film). Questo tipo di attenzione intenzionale, o consapevolezza, viene esercitata sia nella meditazione formale, sia nella meditazione in azione. Essa si prefigge una graduale depurazione della mente da quel capillare inquinamento prodotto da
avversione, attaccamento e confusione mentale, ossia dalle cause fondamentali del disagio esistenziale. In questo modo diventa possibile sviluppare, altrettanto gradualmente, la chiarezza mentale e il calore del
cuore.

Corrado Pensa

Insegnante italiano di meditazione di Vipassana


Alcuni programmi di terapia cognitivo comportamentale di terza generazione sono basati sulla mindfulness come MBSR, MBCT, DBT, etc...altri prevedono l'utilizzo di alcune abilità di mindfulness e basta, come ad esempio l'ACT .
Chi fosse interessato alla ricerca di stati di estasi o di illuminazione fa prima o a trovarsi un guru o a comprare lampadine più forti da mettere in casa.

Questa differenza è importantissima!

L'intenzione è del soggetto. L'attenzione è del soggetto. Questo andrebbe compreso per non incastrarsi ad un certo punto. Non si tratta di estasi, illuminazione (che poi boh si cita Buddha e si cita negativamente la fine del suo percorso, non comprendo, e tra l'altro meglio abbeverarsi alle fonti originali, almeno quando si è fatto qualche passo).

Si tratta di capire che l'intenzionalità può essere solo a livello della coscienza, e la coscienza non la guidi. E' lei che guida te. Altrimenti stai solo coltivando un pò di capacità di auto-osservazione. Utile, ma nn è il punto centrale.

E sulla sofferenza non concordo. Il fine ultimo del percorso è uscire dalla sofferenza. E' ovvio e non lo dico certo io. Tutta la cultura del buddhismo è incentrata in fin dei conti su un unico semplice concetto. La vita di per sè è sofferenza, dukkah. Non perchè ti va male. Di per sè, in sè.
Il problema non è non uscirne (ora a meno che uno sia masochista non la fa per stare peggio), il problema è negarla (io sto bene, non ho nulla) o resisterle (nn voglio soffrire 5, così soffro 50, e da persona che ha avuto il doc so bene come va questo meccanismo).

E' il sistema avversione/attaccamenti che va superato. Ma ciò nn significa nè che la sofferenza sia immutabile, nè che il percorso sia proprio quella della fuoriuscita dalla stessa trascendendola e non negandola.

Sul rapporto mindfulness/vipassana/zen ognuno la pensa come vuole. Io la vedo a gradini, e per me è un peccato fermarsi al primo, come se dopo avere conosciuto chennesò i Metallica o i Cure ci si fermasse lì.

Inviato da: camomilla il Martedì, 29-Nov-2011, 11:57
QUOTE (miki_70 @ Sabato, 26-Nov-2011, 13:58)

Scopo della mindfulness è far apprendere alcune abilità che aiutino le persone a relazionarsi con i propri stati emotivi e fisici, in maniera alternativa, diversa....e non di fare viaggi per raggiungere chissà cosa. E soprattutto non offre la "guarigione" da nessun male, dolore o sofferenza; anzi la prima cosa che si impara nella mindfulness è che il dolore, la sofferenza, esiste e non te ne puoi sbarazzare.


PSICO-si.gif
si è proprio questo....

un consiglio: sono passati anni da quando provavo a meditare,facendo un corso di yoga...
poi non ci ho piu riprovato perchè troppo presa dalle mie paturnie mentali..lasciai il corso anche...

ora però vorrei riavvicinarmi al "sentire"....
mi ascolto quando sto male,quando ho l'ansia,tristezza,paura ecc...
ma non mi ascolto sempre,in modo abitudinario come voi ma a seconda della necessità...
io vorrei che diventi invece una cosa giornaliera,a mò di allenamento...
solo che non so da dove iniziare...
potete aiutarmi?



ps:mi sono informata ma non ci sono corsi di yoga nel mio paese....è un percorso che vorrei intraprendere da sola...

Inviato da: ale78 il Martedì, 29-Nov-2011, 12:09
QUOTE (camomilla @ Martedì, 29-Nov-2011, 10:57)

potete aiutarmi?



ps:mi sono informata ma non ci sono corsi di yoga nel mio paese....è un percorso che vorrei intraprendere da sola...

Azzardo una risposta, poi miki ti darà il suo consiglio.

Per quanto mi riguarda, non ho mai praticato yoga né ho frequentato corsi.

Fondamentale è la pratica. E il non sgarrare.

Fondamentale è trovare un momento della giornata per stare con se stessi, il proprio respiro e il momento presente, nel non-fare.

Non passo ogni singolo momento osservandomi e vivendo con consapevolezza (se lo facessi non starei così male, soprattutto in questo periodo), però, per esempio, come in meditazione riporto l'attenzione sul respiro, quando mi accorgo che la mente è partita per la tangente, così anche durante la giornata capita di riportare l'attenzione all'osservazione consapevole delle emozioni e dei gesti.

Poi, scusa se non ricordo: hai letto i libri di Zinn? Per chi non ha un "maestro" e non frequenta corsi credo siano di grande aiuto.



Inviato da: camomilla il Martedì, 29-Nov-2011, 12:53
QUOTE (ale78 @ Martedì, 29-Nov-2011, 11:09)
QUOTE (camomilla @ Martedì, 29-Nov-2011, 10:57)

potete aiutarmi?



ps:mi sono informata ma non ci sono corsi di yoga nel mio paese....è un percorso che vorrei intraprendere da sola...

Azzardo una risposta, poi miki ti darà il suo consiglio.

Per quanto mi riguarda, non ho mai praticato yoga né ho frequentato corsi.

Fondamentale è la pratica. E il non sgarrare.

Fondamentale è trovare un momento della giornata per stare con se stessi, il proprio respiro e il momento presente, nel non-fare.

Non passo ogni singolo momento osservandomi e vivendo con consapevolezza (se lo facessi non starei così male, soprattutto in questo periodo), però, per esempio, come in meditazione riporto l'attenzione sul respiro, quando mi accorgo che la mente è partita per la tangente, così anche durante la giornata capita di riportare l'attenzione all'osservazione consapevole delle emozioni e dei gesti.

Poi, scusa se non ricordo: hai letto i libri di Zinn? Per chi non ha un "maestro" e non frequenta corsi credo siano di grande aiuto.

no non li ho letti...

ma se dici che possano essere di aiuto li compro PSICO-si.gif

Inviato da: ale78 il Martedì, 29-Nov-2011, 15:29
Altro che, se sono utili. Compra "Vivere momento per momento", per iniziare.

Io sto leggendo "Riprendere i sensi" PSICO-si.gif

Inviato da: camomilla il Martedì, 29-Nov-2011, 15:33
QUOTE (ale78 @ Martedì, 29-Nov-2011, 14:29)
Altro che, se sono utili. Compra "Vivere momento per momento", per iniziare.

Io sto leggendo "Riprendere i sensi" PSICO-si.gif

thank you PSICO wink.png

Inviato da: miki_70 il Martedì, 29-Nov-2011, 16:01
Fratelli e sorelle, siamo qui riuniti in questo topic perchè gli altri sono occupati. laugh.gif
Camo, Ale ti ha dato un'ottima risposta. Inizialmente il respiro è l'oggetto primario di consapevolezza. Sucessivamente tutto può diventare oggetto di consapevolezza, della coscienza, dell'Io cosciente., come direbbero gli psicanalisti.....dal respiro, alle emozioni, i pensieri, le sensazioni fisiche, i lavori domestici, camminare, dialogare....insomma tutto.
Il testo di Zinn è ottimo, per iniziare.

PSICO smile.gif

Inviato da: camomilla il Martedì, 29-Nov-2011, 16:58
QUOTE (miki_70 @ Martedì, 29-Nov-2011, 15:01)
Fratelli e sorelle, siamo qui riuniti in questo topic perchè gli altri sono occupati. laugh.gif
Camo, Ale ti ha dato un'ottima risposta. Inizialmente il respiro è l'oggetto primario di consapevolezza. Sucessivamente tutto può diventare oggetto di consapevolezza, della coscienza, dell'Io cosciente., come direbbero gli psicanalisti.....dal respiro, alle emozioni, i pensieri, le sensazioni fisiche, i lavori domestici, camminare, dialogare....insomma tutto.
Il testo di Zinn è ottimo, per iniziare.

PSICO smile.gif

ok grazie mille....fratelli e sorelle zen laugh.gif

Inviato da: miki_70 il Martedì, 29-Nov-2011, 20:08
Affrontare i pensieri nella terapia cognitiva e nella terapia cognitiva basata sulla mindfulness


Prima dell'avvento della terapia cognitiva della depressione, negli anni settanta, molti terapeuti ignoravano il ruolo di questa propaganda negativa autodiretta nel causare e mantenere la depressione. Che le persone depresse avessero tali pensieri negativi era evidente, ma i clinici supponevano che fossero causati dalla depressione, come risultato di sottostanti processi biologici, psicodinamici e comportamentali. I terapeuti cognitivi erano di opinione diversa: i pensieri negativi persistenti potevano essere causa di depressione. Interpretare gli eventi nel modo più pessimistico e disperato aveva parecchie conseguenze: riduceva l'autostima, aumentava il senso di colpa, interrompeva la concentrazione e indeboliva le interazioni sociali. Inoltre questo tipo di pensiero poteva avere conseguenze fisiche (scarso appetito, danni ai ritmi sonno veglia, agitazione o rallentamento motorio). Una volta instauratasi, questi sintomi avrebbero fornito ulteriori giustificazioni all'autopropaganda negativa, confermando la stupidità, la debolezza o l'indegnità del soggetto.
La terapia cognitiva costituì una rivoluzione nel trattamento della depressione. Il suo obiettivo centrale era lavorare per aiutare i pazienti a prendere sul serio i loro pensieri ed interpretazioni, ad "afferrare" i pensieri e a metterli per iscritto, a raccogliere imparzialmente prove pro e contro di essi. Si riscontrò che queste procedure, applicate in modo sistematico con esercizi da fare a casa per mettere in pratica le abilità acquisite, riducevano la depressione in una misura che sarebbe stata sbalorditiva per i clinici degli anni cinquanta e sessanta.
Sia nella teoria che nella pratica, la terapia cognitiva mette esplicitamente l'enfasi sul contenuto dei pensieri. Per esempio, una paziente depressa convinta al cento per cento che "i miei amici sono disgustati di me" verrà incoraggiata dal terapeuta a considerare questa idea come un'ipotesi che può essere vera o falsa ma che deve essere verificata di fronte ad eventi recenti e attraverso il lavoro da svolgere a casa. Alla fine la paziente potrà essere in grado, in futuro, di "ribattere" ai pensieri negativi. In questo caso potrà dire :"Non ho visto i miei amici perchè sia io che loro eravamo troppo presi, non perchè sono stufi di me", oppure:"Avevo intenzione di vedere F., lo scorso fine settimana, ma ero fuori città".
Nella terapia cognitiva usuale una verifica cruciale di come ha funzionato l'esame di realtà è fino a che punto si crede in un pensiero prima e dopo aver esaminato i fatti. Ma l'analisi di come la terapia cognitiva produce effetti durevoli suggerisce che questa paziente sarebbe meno vulnerabilie a ricadere nella depressione se, nel corso della terapia, avesse modificato la relazione con i suoi pensieri. Ossia, anche se, in terapia, l'enfasi esplicita era posta sulla modificazione del contenuto dei pensieri, mettendoli in questione, reagendovi, verificandone il valore di verità, abbiamo suggerito che il vero cambiamento dovesse aver luogo a un altro livello, un livello che era stato lasciato implicito. La paziente doveva cominciare a modificare la propria relazione con i pensieri, a riconoscerli appunto come pensieri.

Inviato da: miki_70 il Martedì, 29-Nov-2011, 20:30
QUOTE (miki_70 @ Martedì, 29-Nov-2011, 19:08)
Affrontare i pensieri nella terapia cognitiva e nella terapia cognitiva basata sulla mindfulness


Prima dell'avvento della terapia cognitiva della depressione, negli anni settanta, molti terapeuti ignoravano il ruolo di questa propaganda negativa autodiretta nel causare e mantenere la depressione. Che le persone depresse avessero tali pensieri negativi era evidente, ma i clinici supponevano che fossero causati dalla depressione, come risultato di sottostanti processi biologici, psicodinamici e comportamentali. I terapeuti cognitivi erano di opinione diversa: i pensieri negativi persistenti potevano essere causa di depressione. Interpretare gli eventi nel modo più pessimistico e disperato aveva parecchie conseguenze: riduceva l'autostima, aumentava il senso di colpa, interrompeva la concentrazione e indeboliva le interazioni sociali. Inoltre questo tipo di pensiero poteva avere conseguenze fisiche (scarso appetito, danni ai ritmi sonno veglia, agitazione o rallentamento motorio). Una volta instauratasi, questi sintomi avrebbero fornito ulteriori giustificazioni all'autopropaganda negativa, confermando la stupidità, la debolezza o l'indegnità del soggetto.
La terapia cognitiva costituì una rivoluzione nel trattamento della depressione. Il suo obiettivo centrale era lavorare per aiutare i pazienti a prendere sul serio i loro pensieri ed interpretazioni, ad "afferrare" i pensieri e a metterli per iscritto, a raccogliere imparzialmente prove pro e contro di essi. Si riscontrò che queste procedure, applicate in modo sistematico con esercizi da fare a casa per mettere in pratica le abilità acquisite, riducevano la depressione in una misura che sarebbe stata sbalorditiva per i clinici degli anni cinquanta e sessanta.
Sia nella teoria che nella pratica, la terapia cognitiva mette esplicitamente l'enfasi sul contenuto dei pensieri. Per esempio, una paziente depressa convinta al cento per cento che "i miei amici sono disgustati di me" verrà incoraggiata dal terapeuta a considerare questa idea come un'ipotesi che può essere vera o falsa ma che deve essere verificata di fronte ad eventi recenti e attraverso il lavoro da svolgere a casa. Alla fine la paziente potrà  essere in grado, in futuro, di "ribattere" ai pensieri negativi. In questo caso potrà dire :"Non ho visto i miei amici perchè sia io che loro eravamo troppo presi, non perchè sono stufi di me", oppure:"Avevo intenzione di vedere F., lo scorso fine settimana, ma ero fuori città".
Nella terapia cognitiva usuale una verifica cruciale di come ha funzionato l'esame di realtà è fino a che punto si crede in un pensiero prima e dopo aver esaminato i fatti. Ma l'analisi di come la terapia cognitiva produce effetti durevoli suggerisce che questa paziente sarebbe meno vulnerabilie a ricadere nella depressione se, nel corso della terapia, avesse modificato la relazione con i suoi pensieri. Ossia, anche se, in terapia, l'enfasi esplicita era posta sulla modificazione del contenuto dei pensieri, mettendoli in questione, reagendovi, verificandone il valore di verità, abbiamo suggerito che il vero cambiamento dovesse aver luogo a un altro livello, un livello che era stato lasciato implicito. La paziente doveva cominciare a modificare la propria relazione con i pensieri, a riconoscerli appunto come pensieri.

Adesso rendiamo più esplicita la relazione con il pensiero, fare dei pensieri l'oggetto della nostra consapevolezza. La meditazione seduta ci offre l'occasione di dedicare una speciale attenzione a osservare e riconoscere i pensieri in quanto pensieri, a prenderne consapevolezza come singoli eventi mentali e a vedere ogni pensiero semplicemente come un pensiero, un idea che passa per la mente. Utilizziamo l'espressione "i pensieri non sono i fatti" per indicare che non dobbiamo credere a tutto quello che ci capita di pensare, prendendolo per verità assoluta.

Prendetevi adesso alcuni istanti per diventare consapevoli dei pensieri che emergono nella vostra mente, e immaginate di essere al cinema. State guardando un schermo vuoto, e aspettate che arrivino i pensieri. Quando arrivano, riucite a vedere che cosa sono esattamente e che cosa accade loro? Alcuni svaniranno appena ne diverrete consapevoli.


Joseph Goldstein (1994) ci propone un'utile analogia:

Quando ci perdiamo in un pensiero, il pensiero spazza la nostra mente e la trascina via e in brevissimo tempo possiamo essere trasportati molto lontano. Saltiamo su un treno di associazioni senza sapere di averlo fatto e certamente senza conoscere la destinazione. A un certo punto del tragitto possiamo risvergliarci e renderci conto che eravamo assorbiti nei pensieri, che siamo stati portati a fare un viaggetto. E può accadere che quando scendiamo dal treno ci troviamo in uno stato mentale molto diverso da quando vi eravamo saliti.

Inviato da: rax il Giovedì, 01-Dic-2011, 21:29
QUOTE (miki_70 @ Martedì, 29-Nov-2011, 19:08)
Affrontare i pensieri nella terapia cognitiva e nella terapia cognitiva basata sulla mindfulness


Prima dell'avvento della terapia cognitiva della depressione, negli anni settanta, molti terapeuti ignoravano il ruolo di questa propaganda negativa autodiretta nel causare e mantenere la depressione. Che le persone depresse avessero tali pensieri negativi era evidente, ma i clinici supponevano che fossero causati dalla depressione, come risultato di sottostanti processi biologici, psicodinamici e comportamentali. I terapeuti cognitivi erano di opinione diversa: i pensieri negativi persistenti potevano essere causa di depressione. Interpretare gli eventi nel modo più pessimistico e disperato aveva parecchie conseguenze: riduceva l'autostima, aumentava il senso di colpa, interrompeva la concentrazione e indeboliva le interazioni sociali. Inoltre questo tipo di pensiero poteva avere conseguenze fisiche (scarso appetito, danni ai ritmi sonno veglia, agitazione o rallentamento motorio). Una volta instauratasi, questi sintomi avrebbero fornito ulteriori giustificazioni all'autopropaganda negativa, confermando la stupidità, la debolezza o l'indegnità del soggetto.
La terapia cognitiva costituì una rivoluzione nel trattamento della depressione. Il suo obiettivo centrale era lavorare per aiutare i pazienti a prendere sul serio i loro pensieri ed interpretazioni, ad "afferrare" i pensieri e a metterli per iscritto, a raccogliere imparzialmente prove pro e contro di essi. Si riscontrò che queste procedure, applicate in modo sistematico con esercizi da fare a casa per mettere in pratica le abilità acquisite, riducevano la depressione in una misura che sarebbe stata sbalorditiva per i clinici degli anni cinquanta e sessanta.
Sia nella teoria che nella pratica, la terapia cognitiva mette esplicitamente l'enfasi sul contenuto dei pensieri. Per esempio, una paziente depressa convinta al cento per cento che "i miei amici sono disgustati di me" verrà incoraggiata dal terapeuta a considerare questa idea come un'ipotesi che può essere vera o falsa ma che deve essere verificata di fronte ad eventi recenti e attraverso il lavoro da svolgere a casa. Alla fine la paziente potrà essere in grado, in futuro, di "ribattere" ai pensieri negativi. In questo caso potrà dire :"Non ho visto i miei amici perchè sia io che loro eravamo troppo presi, non perchè sono stufi di me", oppure:"Avevo intenzione di vedere F., lo scorso fine settimana, ma ero fuori città".
Nella terapia cognitiva usuale una verifica cruciale di come ha funzionato l'esame di realtà è fino a che punto si crede in un pensiero prima e dopo aver esaminato i fatti. Ma l'analisi di come la terapia cognitiva produce effetti durevoli suggerisce che questa paziente sarebbe meno vulnerabilie a ricadere nella depressione se, nel corso della terapia, avesse modificato la relazione con i suoi pensieri. Ossia, anche se, in terapia, l'enfasi esplicita era posta sulla modificazione del contenuto dei pensieri, mettendoli in questione, reagendovi, verificandone il valore di verità, abbiamo suggerito che il vero cambiamento dovesse aver luogo a un altro livello, un livello che era stato lasciato implicito. La paziente doveva cominciare a modificare la propria relazione con i pensieri, a riconoscerli appunto come pensieri.

E ora rendiamo grazie ai cognitivisti perchè cosa buona e giusta!!!! PSICO-green.gif PSICO-green.gif

Senza di loro non so che fine avremmo fatto!! PSICO-si.gif

Inviato da: miki_70 il Sabato, 03-Dic-2011, 09:41
QUOTE (rax @ Giovedì, 01-Dic-2011, 20:29)
QUOTE (miki_70 @ Martedì, 29-Nov-2011, 19:08)
Affrontare i pensieri nella terapia cognitiva e nella terapia cognitiva basata sulla mindfulness


Prima dell'avvento della terapia cognitiva della depressione, negli anni settanta, molti terapeuti ignoravano il ruolo di questa propaganda negativa autodiretta nel causare e mantenere la depressione. Che le persone depresse avessero tali pensieri negativi era evidente, ma i clinici supponevano che fossero causati dalla depressione, come risultato di sottostanti processi biologici, psicodinamici e comportamentali. I terapeuti cognitivi erano di opinione diversa: i pensieri negativi persistenti potevano essere causa di depressione. Interpretare gli eventi nel modo più pessimistico e disperato aveva parecchie conseguenze: riduceva l'autostima, aumentava il senso di colpa, interrompeva la concentrazione e indeboliva le interazioni sociali. Inoltre questo tipo di pensiero poteva avere conseguenze fisiche (scarso appetito, danni ai ritmi sonno veglia, agitazione o rallentamento motorio). Una volta instauratasi, questi sintomi avrebbero fornito ulteriori giustificazioni all'autopropaganda negativa, confermando la stupidità, la debolezza o l'indegnità del soggetto.
La terapia cognitiva costituì una rivoluzione nel trattamento della depressione. Il suo obiettivo centrale era lavorare per aiutare i pazienti a prendere sul serio i loro pensieri ed interpretazioni, ad "afferrare" i pensieri e a metterli per iscritto, a raccogliere imparzialmente prove pro e contro di essi. Si riscontrò che queste procedure, applicate in modo sistematico con esercizi da fare a casa per mettere in pratica le abilità acquisite, riducevano la depressione in una misura che sarebbe stata sbalorditiva per i clinici degli anni cinquanta e sessanta.
Sia nella teoria che nella pratica, la terapia cognitiva mette esplicitamente l'enfasi sul contenuto dei pensieri. Per esempio, una paziente depressa convinta al cento per cento che "i miei amici sono disgustati di me" verrà incoraggiata dal terapeuta a considerare questa idea come un'ipotesi che può essere vera o falsa ma che deve essere verificata di fronte ad eventi recenti e attraverso il lavoro da svolgere a casa. Alla fine la paziente potrà  essere in grado, in futuro, di "ribattere" ai pensieri negativi. In questo caso potrà dire :"Non ho visto i miei amici perchè sia io che loro eravamo troppo presi, non perchè sono stufi di me", oppure:"Avevo intenzione di vedere F., lo scorso fine settimana, ma ero fuori città".
Nella terapia cognitiva usuale una verifica cruciale di come ha funzionato l'esame di realtà è fino a che punto si crede in un pensiero prima e dopo aver esaminato i fatti. Ma l'analisi di come la terapia cognitiva produce effetti durevoli suggerisce che questa paziente sarebbe meno vulnerabilie a ricadere nella depressione se, nel corso della terapia, avesse modificato la relazione con i suoi pensieri. Ossia, anche se, in terapia, l'enfasi esplicita era posta sulla modificazione del contenuto dei pensieri, mettendoli in questione, reagendovi, verificandone il valore di verità, abbiamo suggerito che il vero cambiamento dovesse aver luogo a un altro livello, un livello che era stato lasciato implicito. La paziente doveva cominciare a modificare la propria relazione con i pensieri, a riconoscerli appunto come pensieri.

E ora rendiamo grazie ai cognitivisti perchè cosa buona e giusta!!!! PSICO-green.gif PSICO-green.gif

Senza di loro non so che fine avremmo fatto!! PSICO-si.gif

Il grande Sivananda sia con te PSICO-asd.gif

Inviato da: rax il Domenica, 04-Dic-2011, 11:43
E con il tuo spirito PSICO-green.gif



offfffffffffff topic PSICO pazzo.gif

Inviato da: miki_70 il Domenica, 11-Dic-2011, 11:22
Stare dietro la cascata


Fin qui abbiamo posto l'accento sul prendere consapevolezza dei propri pensieri. Ma a volte i pensieri sono così negativi che diventarne direttamente consapevoli appare troppo difficile. In questi casi, abbiamo parecchie scelte.
Anzitutto, possiamo portare la consapevolezza là dove questi pensieri potrebbero avere un impatto sul nostro corpo.

Se c'è una zona del corpo che sta sperimentando un'intensa sensazione, allora portiamo la nostra consapevolezza su quella zona. Avvolgiamo le sensazioni fisiche con un senso di amichevole interesse.
A ogni espirazione, possiamo dire :"Va bene. Qualunque cosa sia, va bene." Apritevi alle sensazioni che state sperimentando e "ammorbiditele", portandovi una delicata consapevolezza, soprattutto se si tratta di un senso di resistenza; a ogni espirazione, apritevi meglio che potete, invece di essere tesi o irrigidirvi.
Quando vi sentite a vostro agio, tornate a concentrarvi sul respiro o sul corpo come un tutto. Ricordatevi che queste "tecniche" non servono ad eliminare, controllare e o modificare la vostra esperienza. Questo potrebbe accadere e va bene,ma non è il risultato.


In secondo luogo, poichè molti pensieri sono intimamente legati a particolari sentimenti, possiamo concentrarci direttamente sull'emozione che da origine al pensiero. Per esempio, se il pensiero è "sono un'incapace in tutto: non concludo mai niente", rischiamo di essere trascinati da una potente cascata di ruminazioni sulle conseguenze del nostro presunto fallimento. Ma invece di lasciarci invischiare nei pensieri possiamo chiederci :"Che cosa sto provando adesso, specificatamente, in questo momento?". Possiamo scoprire più emozioni di quante fossero evidenti prima :"Mi sto sentendo molto ansioso, preoccupato, teso, arrabbiato, frustrato, incerto, confuso, annoiato,triste, etc." Concentrarci sulle emozioni che in parte guidano il circolo vizioso dei pensieri può offririci un luogo diverso in cui stare. Possiamo ritrovarci a sostare dietro la cascata dei pensieri e sentimenti negativi, e riuscire a vedere più chiaramente la loro forza senza esserne trascinati.
Un esempio di come tutto ciò può essere utile lo troviamo nell'esperienza di L. Aveva avuto alcune settimane difficili, e cominciò a sentirsi molto giù: sapeva che, normalmente, sarebbe precipitata in una spirale negativa. Una volta si trovava dal medico con uno dei suoi figli. Si sentiva sotto pressione perchè aveva dovuto chiedere un permesso dal lavoro, e pensava non solo :"Che cosa dirà o penserà il capo?", ma nello stesso tempo :"Perchè non dovrei essere qui? E' un mio diritto", etc, etc.
Notò quello che stava succedendo, ma non alla vecchia maniera, quando avrebbe affrontato la situazione dicendo a se stessa di non essere così stupida.
Si prese invece un attimo di pausa. Riconobbe come si sentiva : arrabbiata, stanca, confusa e molto preoccupata per il bambino. Sentì allora che la sua prospettiva si era ampliata, e scopri di essere capace di dire :"Va bene sentirsi così; va bene.". Permise ai sui pensieri semplicemente di esserci, senza sforzarsi di scacciarli. Dopo un pò i pensieri svanirono in un modo che in seguito definì "miracoloso". In tutta la sua vita non aveva mai sperimentato niente di simile.
Dunque, sia la terapia cognitiva che la MBCT sottolineano che i pensieri vanno considerati come eventi mentali, aventi ai quali abitualmente siamo così vicini che spesso ci è difficile renderci conto che sono "solo pensieri". La mindfulness dà un focus più esplicito a questa diversa relazione con i pensieri.
Come primo passo per guadagnare distanza, non mette l'accento sul raccogliere evidenze pro e contro, ne sul "ribattere" ai pensieri. Ci incoraggia invece a un atteggiamento mentale diverso, a una diversa qualità dell'attenzione da prestare ai pensieri; a osservarli come parte di un insieme complesso di stati mentali che, anche se non sappiamo da dove viene, va riconosciuto e trattato con un atteggiamento sollecito e accettante. In questo modo possiamo ridurre parte dello sforzo profuso nell'affrontarli come se dicessero la verità sul mondo o su di noi, il passato o il futuro. Inoltre, non ci lasciamo più controllare dai pensieri, o almeno cominciamo a vedere emergere nel momento presente una tendenza in tal senso. Una volta che abbiamo visto i pensieri negativi da questa prospettiva, da dietro la cascata, la nostra risposta emozionale sarà sottilmente ma significativamente diversa.

Inviato da: camomilla il Domenica, 11-Dic-2011, 11:29
PSICO hug.gif

Inviato da: rax il Martedì, 13-Dic-2011, 21:56
Beella la metafora dello " stare dietro la cascata".

In verità, lo sto sperimentando proprio in questi giorni.

Sono sorprendentemente soddisfatta, riesco con molta più facilità, ad

osservare e a non "bagnarmi". Credo che l'accettazione di quei pensieri sia non solo

una nuova prospettiva ma anche un' arma piuttosto potente.

Funziona, funziona, la mia mente si spegne.

Tutto merito della barretta kinder di venerdi PSICO-green.gif






Inviato da: miki_70 il Sabato, 17-Dic-2011, 14:19
QUOTE (camomilla @ Domenica, 11-Dic-2011, 10:29)
PSICO hug.gif

PSICO-kiss.gif

Inviato da: miki_70 il Sabato, 17-Dic-2011, 14:21
QUOTE (rax @ Martedì, 13-Dic-2011, 20:56)
Beella la metafora dello " stare dietro la cascata".

In verità, lo sto sperimentando proprio in questi giorni.

Sono sorprendentemente soddisfatta, riesco con molta più facilità, ad

osservare e a non "bagnarmi". Credo che l'accettazione di quei pensieri sia non solo

una nuova prospettiva ma anche un' arma piuttosto potente.

Funziona, funziona, la mia mente si spegne.

Tutto merito della barretta kinder di venerdi PSICO-green.gif

Sono contento PSICO smile.gif
com'è andata ieri? ma venerdì prossimo c'è il corso?
A proposito il kinder è ancora in auto laugh.gif

Inviato da: rax il Sabato, 17-Dic-2011, 17:19
QUOTE (miki_70 @ Sabato, 17-Dic-2011, 13:21)
QUOTE (rax @ Martedì, 13-Dic-2011, 20:56)
Beella la metafora dello " stare dietro la cascata".

In verità, lo sto sperimentando proprio in questi giorni.

Sono sorprendentemente soddisfatta, riesco con molta più facilità, ad

osservare e a non "bagnarmi". Credo che l'accettazione di quei pensieri sia non solo

una nuova prospettiva ma anche un' arma piuttosto potente.

Funziona, funziona, la mia mente si spegne.

Tutto merito della barretta kinder di venerdi  PSICO-green.gif

Sono contento PSICO smile.gif
com'è andata ieri? ma venerdì prossimo c'è il corso?
A proposito il kinder è ancora in auto laugh.gif

Ti dico in mp!!

Inviato da: miki_70 il Sabato, 24-Dic-2011, 11:42
Vi auguro
che possiate accettare e lasciare andare il passato,
comunque esso sia stato,
che possiate aprirvi al momento presente,
fidandovi della vostra capacità di averne cura,
con intenzione, attenzione, gentilezza
che possiate affidarvi a ciò che fiorirà nel futuro,
certi che esso sarà il frutto della vostra cura sollecita del momento presente.

PSICO smile.gif

Inviato da: miki_70 il Lunedì, 26-Dic-2011, 21:24
Ragazzi, vi lascio questo link da dove, se volete, potrete scaricare sul vostro pc, una sessione di meditazione di consapevolezza del corpo e respiro, audio guidata. Questa sessione è puramente di tradizione vipassana, sulla quale si basa la mindfulness. La voce che ascolterete è di un monaco buddista del monastere buddista di Santacittarama, il primo ed unico monastero buddista in Italia.

Al di la dell'aspetto chiaramente spirituale del sito la cosa fondamentale per me è divulgare la tecnica vera e propria di questa meditazione, che ripeto, è tale e quale a quella che viene utilizzata nelle sessioni di mindfulness.



http://www.google.it/url?sa=t&rct=j&q=audio%20meditazione%20vipassana&source=web&cd=1&ved=0CDUQIDAA&url=http%3A%2F%2Fwebcache.googleusercontent.com%2Fsearch%3Fq%3Dcache%3ACW7baK0I214J%3Awww.liberamenteservo.it%2Fmodules.php%253Fname%253DNews%2526file%253Darticle%2526sid%253D576%2Baudio%2Bmeditazione%2Bvipassana%26cd%3D1%26hl%3Dit%26ct%3Dclnk%26gl%3Dit%26client%3Dfirefox-a&ei=b8f4TtfFM8Hk4QSHpMGTCA&usg=AFQjCNHIL6wqTHmuzYi_Kv2nE8OuC5844g&cad=rja


buona fortuna e buon natale! PSICO smile.gif

Inviato da: camomilla il Lunedì, 26-Dic-2011, 22:03
QUOTE (miki_70 @ Sabato, 24-Dic-2011, 10:42)
Vi auguro
che possiate accettare e lasciare andare il passato,
comunque esso sia stato,
che possiate aprirvi al momento presente,
fidandovi della vostra capacità di averne cura,
con intenzione, attenzione, gentilezza
che possiate affidarvi a ciò che fiorirà nel futuro,
certi che esso sarà il frutto della vostra cura sollecita del momento presente.

PSICO smile.gif

PSICO hug.gif

Inviato da: luth ♂ il Lunedì, 26-Dic-2011, 22:04
QUOTE (miki_70 @ Lunedì, 26-Dic-2011, 20:24)
Ragazzi, vi lascio questo link da dove, se volete, potrete scaricare sul vostro pc, una sessione di meditazione di consapevolezza del corpo e respiro, audio guidata. Questa sessione è puramente di tradizione vipassana, sulla quale si basa la mindfulness. La voce che ascolterete è di un monaco buddista del monastere buddista di Santacittarama, il primo ed unico monastero buddista in Italia.

Al di la dell'aspetto chiaramente spirituale del sito la cosa fondamentale per me è divulgare la tecnica vera e propria di questa meditazione, che ripeto, è tale e quale a quella che viene utilizzata nelle sessioni di mindfulness.



http://www.google.it/url?sa=t&rct=j&q=audio%20meditazione%20vipassana&source=web&cd=1&ved=0CDUQIDAA&url=http%3A%2F%2Fwebcache.googleusercontent.com%2Fsearch%3Fq%3Dcache%3ACW7baK0I214J%3Awww.liberamenteservo.it%2Fmodules.php%253Fname%253DNews%2526file%253Darticle%2526sid%253D576%2Baudio%2Bmeditazione%2Bvipassana%26cd%3D1%26hl%3Dit%26ct%3Dclnk%26gl%3Dit%26client%3Dfirefox-a&ei=b8f4TtfFM8Hk4QSHpMGTCA&usg=AFQjCNHIL6wqTHmuzYi_Kv2nE8OuC5844g&cad=rja


buona fortuna e buon natale! PSICO smile.gif

oh che figata, auguri anche a te miky PSICO smile.gif

e anche a te, rax..puglia rulez PSICO-green.gif

Inviato da: Mela il Lunedì, 26-Dic-2011, 22:09
Per praticare al meglio queste tecniche usate, nella vita come nel forum, la firma di Luth.
(quella in viola)

Inviato da: ale78 il Lunedì, 26-Dic-2011, 22:10
Io non riesco a scaricarli, posso solo ascoltarli dry.gif

Inviato da: miki_70 il Martedì, 27-Dic-2011, 10:35
QUOTE (Mela @ Lunedì, 26-Dic-2011, 21:09)
Per praticare al meglio queste tecniche usate, nella vita come nel forum, la firma di Luth.
(quella in viola)

...e tu che ci fai in questo topic? blink.gif
ciao Mela PSICO hug.gif

Inviato da: miki_70 il Martedì, 27-Dic-2011, 10:37
QUOTE (ale78 @ Lunedì, 26-Dic-2011, 21:10)
Io non riesco a scaricarli, posso solo ascoltarli dry.gif

Dai Ale, meglio di niente. PSICO-kiss.gif

Inviato da: miki_70 il Martedì, 27-Dic-2011, 10:39
QUOTE (luth @ Lunedì, 26-Dic-2011, 21:04)
QUOTE (miki_70 @ Lunedì, 26-Dic-2011, 20:24)
Ragazzi, vi lascio questo link da dove, se volete, potrete scaricare sul vostro pc, una sessione di meditazione di consapevolezza del corpo e respiro, audio guidata. Questa sessione è puramente di tradizione vipassana, sulla quale si basa la mindfulness. La voce che ascolterete è di un monaco buddista del monastere buddista di Santacittarama, il primo ed unico monastero buddista in Italia.

Al di la dell'aspetto chiaramente spirituale del sito la cosa fondamentale per me è divulgare la tecnica vera e propria di questa meditazione, che ripeto, è tale e quale a quella che viene utilizzata nelle sessioni di mindfulness.



http://www.google.it/url?sa=t&rct=j&q=audio%20meditazione%20vipassana&source=web&cd=1&ved=0CDUQIDAA&url=http%3A%2F%2Fwebcache.googleusercontent.com%2Fsearch%3Fq%3Dcache%3ACW7baK0I214J%3Awww.liberamenteservo.it%2Fmodules.php%253Fname%253DNews%2526file%253Darticle%2526sid%253D576%2Baudio%2Bmeditazione%2Bvipassana%26cd%3D1%26hl%3Dit%26ct%3Dclnk%26gl%3Dit%26client%3Dfirefox-a&ei=b8f4TtfFM8Hk4QSHpMGTCA&usg=AFQjCNHIL6wqTHmuzYi_Kv2nE8OuC5844g&cad=rja


buona fortuna e buon natale!  PSICO smile.gif

oh che figata, auguri anche a te miky PSICO smile.gif

e anche a te, rax..puglia rulez PSICO-green.gif

Ciao luth PSICO smile.gif
tanti auguri dalla santa madre Puglia laugh.gif

Auguri anche a te, Camo PSICO hug.gif

Inviato da: camomilla il Martedì, 27-Dic-2011, 11:09
QUOTE (miki_70 @ Martedì, 27-Dic-2011, 09:39)
QUOTE (luth @ Lunedì, 26-Dic-2011, 21:04)
QUOTE (miki_70 @ Lunedì, 26-Dic-2011, 20:24)
Ragazzi, vi lascio questo link da dove, se volete, potrete scaricare sul vostro pc, una sessione di meditazione di consapevolezza del corpo e respiro, audio guidata. Questa sessione è puramente di tradizione vipassana, sulla quale si basa la mindfulness. La voce che ascolterete è di un monaco buddista del monastere buddista di Santacittarama, il primo ed unico monastero buddista in Italia.

Al di la dell'aspetto chiaramente spirituale del sito la cosa fondamentale per me è divulgare la tecnica vera e propria di questa meditazione, che ripeto, è tale e quale a quella che viene utilizzata nelle sessioni di mindfulness.



http://www.google.it/url?sa=t&rct=j&q=audio%20meditazione%20vipassana&source=web&cd=1&ved=0CDUQIDAA&url=http%3A%2F%2Fwebcache.googleusercontent.com%2Fsearch%3Fq%3Dcache%3ACW7baK0I214J%3Awww.liberamenteservo.it%2Fmodules.php%253Fname%253DNews%2526file%253Darticle%2526sid%253D576%2Baudio%2Bmeditazione%2Bvipassana%26cd%3D1%26hl%3Dit%26ct%3Dclnk%26gl%3Dit%26client%3Dfirefox-a&ei=b8f4TtfFM8Hk4QSHpMGTCA&usg=AFQjCNHIL6wqTHmuzYi_Kv2nE8OuC5844g&cad=rja


buona fortuna e buon natale!  PSICO smile.gif

oh che figata, auguri anche a te miky PSICO smile.gif

e anche a te, rax..puglia rulez PSICO-green.gif

Ciao luth PSICO smile.gif
tanti auguri dalla santa madre Puglia laugh.gif

Auguri anche a te, Camo PSICO hug.gif

PSICO smile.gif

Inviato da: rax il Martedì, 27-Dic-2011, 18:14
QUOTE (luth @ Lunedì, 26-Dic-2011, 21:04)
QUOTE (miki_70 @ Lunedì, 26-Dic-2011, 20:24)
Ragazzi, vi lascio questo link da dove, se volete, potrete scaricare sul vostro pc, una sessione di meditazione di consapevolezza del corpo e respiro, audio guidata. Questa sessione è puramente di tradizione vipassana, sulla quale si basa la mindfulness. La voce che ascolterete è di un monaco buddista del monastere buddista di Santacittarama, il primo ed unico monastero buddista in Italia.

Al di la dell'aspetto chiaramente spirituale del sito la cosa fondamentale per me è divulgare la tecnica vera e propria di questa meditazione, che ripeto, è tale e quale a quella che viene utilizzata nelle sessioni di mindfulness.



http://www.google.it/url?sa=t&rct=j&q=audio%20meditazione%20vipassana&source=web&cd=1&ved=0CDUQIDAA&url=http%3A%2F%2Fwebcache.googleusercontent.com%2Fsearch%3Fq%3Dcache%3ACW7baK0I214J%3Awww.liberamenteservo.it%2Fmodules.php%253Fname%253DNews%2526file%253Darticle%2526sid%253D576%2Baudio%2Bmeditazione%2Bvipassana%26cd%3D1%26hl%3Dit%26ct%3Dclnk%26gl%3Dit%26client%3Dfirefox-a&ei=b8f4TtfFM8Hk4QSHpMGTCA&usg=AFQjCNHIL6wqTHmuzYi_Kv2nE8OuC5844g&cad=rja


buona fortuna e buon natale!  PSICO smile.gif

oh che figata, auguri anche a te miky PSICO smile.gif

e anche a te, rax..puglia rulez PSICO-green.gif

Grazieeeeeeeeee luth anche se arrivo con ritardo!!! PSICO D.gif PSICO D.gif
Tanti auguroni anche a te dalla tua terra madre!! PSICO lingua.gif .

Inviato da: Mela il Martedì, 27-Dic-2011, 18:30
QUOTE (miki_70 @ Martedì, 27-Dic-2011, 09:35)
QUOTE (Mela @ Lunedì, 26-Dic-2011, 21:09)
Per praticare al meglio queste tecniche usate, nella vita come nel forum, la firma di Luth.
(quella in viola)

...e tu che ci fai in questo topic? blink.gif
ciao Mela PSICO hug.gif

Lo leggo in silenzio e assimilo un po' di qua e un po' di là. PSICO smile.gif

Inviato da: rax il Martedì, 27-Dic-2011, 19:33
QUOTE (miki_70 @ Sabato, 24-Dic-2011, 10:42)
Vi auguro
che possiate accettare e lasciare andare il passato,
comunque esso sia stato,
che possiate aprirvi al momento presente,
fidandovi della vostra capacità di averne cura,
con intenzione, attenzione, gentilezza
che possiate affidarvi a ciò che fiorirà nel futuro,
certi che esso sarà il frutto della vostra cura sollecita del momento presente.

PSICO smile.gif

Grazieeeee!! PSICO D.gif
Questi auguri sono speciali soprattutto quando iniziamo a "sentire" che la meditazione non è più solo un'esperienza di minuti trascorsi ad osservare il nostro respiro.
E' molto di più, un nuovo modo di vivere, di guardare se stessi e la realtà.
E' il recupero della pazienza, della fiducia e dell'amore verso noi stessi che abbiamo smarrito nel corso degli anni!!

Inviato da: miki_70 il Martedì, 27-Dic-2011, 20:20
A proposito, ho dimenticato di dirvi che la sessione di meditazione da scaricare gratuitamente è quella contrassegnata dal numero 5 partendo dal basso :"Meditazione guidata per principianti 1".

PSICO smile.gif

Inviato da: camomilla il Martedì, 27-Dic-2011, 22:34
domanda:

accettare i pensieri "brutti" ,"che spaventano",accettare l'ansia e lasciarla fluire,non rimuginare sulle cose è da irresponsabili?
cioè non preoccuparsi è prendere sottogamba i pericoli?


aiutatemi a capire....

Inviato da: luth ♂ il Martedì, 27-Dic-2011, 22:39
QUOTE (camomilla @ Martedì, 27-Dic-2011, 21:34)
domanda:

accettare i pensieri "brutti" ,"che spaventano",accettare l'ansia e lasciarla fluire,non rimuginare sulle cose è da irresponsabili?
cioè non preoccuparsi è prendere sottogamba i pericoli?


PSICO-nono.gif

Inviato da: camomilla il Martedì, 27-Dic-2011, 22:40
QUOTE (luth @ Martedì, 27-Dic-2011, 21:39)
QUOTE (camomilla @ Martedì, 27-Dic-2011, 21:34)
domanda:

accettare i pensieri "brutti" ,"che spaventano",accettare l'ansia e lasciarla fluire,non rimuginare sulle cose è da irresponsabili?
cioè non preoccuparsi è prendere sottogamba i pericoli?


PSICO-nono.gif

se noi non risolviamo quel pensiero,quell'ansia,quella paura...rimane irrisolta....
e allora non diamo importanza a questo

Inviato da: ale78 il Martedì, 27-Dic-2011, 22:45
QUOTE (camomilla @ Martedì, 27-Dic-2011, 21:34)
domanda:

accettare i pensieri "brutti" ,"che spaventano",accettare l'ansia e lasciarla fluire,non rimuginare sulle cose è da irresponsabili?



Perché irresponsabili? È accettare il presente, il momento, sia esso con ansia o senza.

Direi che è più da responsabili PSICO-si.gif

QUOTE
non preoccuparsi è prendere sottogamba i pericoli?


Con questa frase stai già rimuginando, o facendo una specie di prova, del tipo se non mi preoccupo chissà che accadrà.

Ecco, lascia fluire anche questa domanda, se riesci.

Cioè quello che voglio dire è: non pensare ai pensieri, li stai analizzando. Fai un passo indietro, osservali mentre si susseguono uno dietro l'altro, non entrarci dentro con i perché e i per come, oppure se lo fai, quando te ne rendi conto, puoi sorridere senza giudicarti e ripeterti che va tutto bene, che andranno via come le nuvole passeggere.

PSICO hug.gif



Inviato da: camomilla il Martedì, 27-Dic-2011, 22:50
ale grazie.....


è che lo vedi come sono....glielo ripeto anche alla dottoressa in continuazione....
gli dico "quando mi devo preoccupare?"
"se nn mi preoccupo sono irresponsabile?"
" e se le cose rimangono irrisolte?"



vi voglio bene....
PSICO hug.gif PSICO hug.gif

Inviato da: miki_70 il Mercoledì, 28-Dic-2011, 10:23
QUOTE (camomilla @ Martedì, 27-Dic-2011, 21:34)
domanda:

accettare i pensieri "brutti" ,"che spaventano",accettare l'ansia e lasciarla fluire,non rimuginare sulle cose è da irresponsabili?
cioè non preoccuparsi è prendere sottogamba i pericoli?


aiutatemi a capire....

Preoccuparsi del futuro o andare indietro nel passato è normalissimo. Tutti gli esseri umani sono soggetti a questi spostamenti temporali.....che però avvengono nel presente.
Questa è già una prima chiave di lettura. La mente di ognuno di noi crea un personale tempo psicologico. Molto di quello che noi pensiamo avviene all'interno di questo tempo psicologico.....ma nessuno di questi pensieri è la realtà di quel momento. In questo momento potrebbe sorgermi in mente un pensiero riguardante il mio futuro o un ricordo del passato. In base al contenuto di questo pensiero potrei anche provare delle emozioni, tu ad esempio citi l'ansia. Potrei provare tristezza se il contenuto di quel pensiero mi riporta ad un passato di sofferenza o fosse legato a ricordi particolari della mia vita. Potrei provare rabbia, frustrazione, sconforto, etc. se il contenuto di quel pensiero fosse di altro tipo....chessò, un torto subito quando ero bambino.Ma non è la realtà che in questo momento stò vivendo.
Altra chiave di lettura è la seguente: I pensieri che ho e le emozioni che sperimento possono o meno influenzare le mie azioni, il mio comportamento in termini di adattività.
La domanda da porsi riguarda un termine che prima o poi bisogna stamparsi in testa.
Fattibilità o utilità.
Se io permetto ad un determinato pensiero di guidare il mio comportamento, questo mi aiuterà a creare una vita non dico felice, ma almeno decente? Se mi tengo stretto a questo o a questi pensieri, mi aiuta ad essere la persona che voglio essere e fare quello che voglio fare?
Se la rispostà è si, si può parlare di fattibilità o utilità. Se la risposta è no, possiamo dire che non è fattibile o utile.
All'interno della cornice di base della fattibilià, inoltre, io non ho bisogno di giudicare i miei pensieri, le mie emozioni, le mie azioni come vere/false, buone/cattive, giuste/sbagliate.
Preoccuparsi è fattibile se riferito a qualcosa di effettivamente reale. Rimuginarci sopra e quindi permettere a questi pensieri di guidare la propria vita, non è fattibile.

Inviato da: camomilla il Mercoledì, 28-Dic-2011, 10:56
QUOTE (miki_70 @ Mercoledì, 28-Dic-2011, 09:23)

Preoccuparsi è fattibile se riferito a qualcosa di effettivamente reale.

perchè è fattibile?

preoccuparsi per me è sinonimo di stare male,cercare una soluzione subito,è ansia,e rimuginio

Inviato da: camomilla il Mercoledì, 28-Dic-2011, 11:00
altra domanda...scusate blush.gif

accettare cosa vuol dire?

cioè accettare l'ansia,la tristezza,la paura ok...
ma accettare i pensieri?
tipo:"non mi ricordo se ho spento il gas----->potrebbe andare a fuoco casa
devo accettare che mi potrebbe prendere fuoco casa?

oppure:non mi ricordo se ho firmato un contratto che mi obbliga a pagare 10,000 euro ...
devo accettare che l'ho firmato?

Inviato da: miki_70 il Mercoledì, 28-Dic-2011, 11:03
Quando gli stati d'animo e i pensieri impediscono di scorgere propsettive alternative


La psicologa Isabel Hargreaves ha escogitato il seguente esercizio sugli stati d'animo e i pensieri, per illustrare come i sentimenti possono determinare il nostro modo di pensare una particolare situazione. In una sessione di MBCT l'istruttore consegna ai partecipanti la descrizione di una situazione in due versioni: la prima sulla prima pagina e la seconda sul retro del foglio. I partecipanti alla sessione scrivono quello che pensano, a partire dalla prima versione e poi a partire dalla seconda.
La prima versione dice :"Vi sentite giù perchè avete appena avuto una discussione con un collega di lavoro. Poco dopo incontrate un'altro collega in direzione, e il collega si allontana rapidamente dicendo che non può fermarsi. Che cosa pensate? ".
La seconda versione dice :"Vi sentite felice perchè insieme con un collega siete stati lodati per il vostro lavoro. Poco dopo incontrate un altro collega in direzione, e il collega si allontana rapidamente dicendo che non può fermarsi. Che cosa pensate? ".
Nella discussione che segue i partecipanti mettono a confronto i pensieri emersi da ciascuna descrizione. Non è insolito vedere che la prima situazione è associata con pensieri di essere rifiutati o offesi dal collega che si affretta ad andarsene, mentre nella seconda il collega che scappa via può suscitare curiosità o la preoccupazione che non si senta bene, oppure il pensiero che potrebbe essere geloso.


Il punto è che l'interpretazione degli eventi rispecchia quello che noi vi introduciamo altrettanto o più di quello che c'è in realtà. Abbiamo già visto che quello che noi pensiamo può influenzare i nostri sentimenti, ma l'elemento nuovo è che quello che pensiamo è determinato anche dal nostro umore nel momento in cui lo pensiamo. L'idea che i pensieri non sono i fatti è altrettanto importante per coloro che sono guariti dalla depressione che per coloro che sono ancora depressi. Discutere come il medesimo evento può essere interpretato in modo diverso a seconda di ciò che è accaduto immediatamente prima ci fa capire che non c'è un'unica verità che i nostri pensieri ci comunicherebbero.
Questo esercizio, che può fare chiunque, come esercizio esperenziale, indica che i pensieri sono interpretazioni che rispecchiano parecchie influenze diverse, compreso quello che abbiamo appreso dai nostri stati dell'umore attuali e passati. Solo perchè i nostri pensieri sono convincenti, questo non significa che siano veri.


PSICO smile.gif

Inviato da: miki_70 il Mercoledì, 28-Dic-2011, 11:17
QUOTE (camomilla @ Mercoledì, 28-Dic-2011, 09:56)
QUOTE (miki_70 @ Mercoledì, 28-Dic-2011, 09:23)

Preoccuparsi è fattibile se riferito a qualcosa di effettivamente reale.

perchè è fattibile?

preoccuparsi per me è sinonimo di stare male,cercare una soluzione subito,è ansia,e rimuginio

Se domani mattina dovessi fare un esame di qualsiasi tipo, certamente mi preoccuperei. Domani affronterò un evento reale e i pensieri e la mia preoccupazione riguardante l'evento sono fattibili. Certo, poi dipende dall'esame. Ad esempio, una cosa è andare a fare un elettrocardiogramma perchè mi serve il referto per la palestra, altra cosa è sottoporsi ad una TAC perchè accuso dei forti dolori.
Dipende anche dal mio umore del momento. L'umore del momento influenza i miei pensieri in quel momento. Ci sono le mie esperiense passate ad esempi riguardanti le strutture ospedaliere, etc. Ci sono parecchie variabili in campo.
Se invece domani non dovrò affrontare nessune esame e arriva un pensiero che mi dice :" Vatti a fare una TAC, non si sa mai" ed io comincio a rimuginare sul mio stato di salute attuale, comincio a preoccuparmi della mia futura salute, comincio a scandagliare il passato cercando di ricordarmi se/ come/ quando sono stato male...... e questo mio rimuginare comincia a provocarmi ansia o tristezza tale da condizionare anche le mie azioni.....chessò mi sale l'ansia e mi dico :"Stasera non esco, rimando la cena, etc"....è fattibile?

Inviato da: camomilla il Mercoledì, 28-Dic-2011, 11:24
QUOTE (miki_70 @ Mercoledì, 28-Dic-2011, 10:17)

Se invece domani non dovrò affrontare nessune esame e arriva un pensiero che mi dice :" Vatti a fare una TAC, non si sa mai" ed io comincio a rimuginare sul mio stato di salute attuale, comincio a preoccuparmi della mia futura salute, comincio a scandagliare il passato cercando di ricordarmi se/ come/ quando sono stato male...... e questo mio rimuginare comincia a provocarmi ansia o tristezza tale da condizionare anche le mie azioni.....chessò mi sale l'ansia e mi dico :"Stasera non esco, rimando la cena, etc"....è fattibile?

soffrendo di doc ti direi: e se non lo sai ma hai un cancro?



insomma io nn faccio testo...avrei mille se e mille ma....

Inviato da: miki_70 il Mercoledì, 28-Dic-2011, 11:30
QUOTE (camomilla @ Mercoledì, 28-Dic-2011, 10:00)
altra domanda...scusate blush.gif

accettare cosa vuol dire?

cioè accettare l'ansia,la tristezza,la paura ok...
ma accettare i pensieri?
tipo:"non mi ricordo se ho spento il gas----->potrebbe andare a fuoco casa
devo accettare che mi potrebbe prendere fuoco casa?

oppure:non mi ricordo se ho firmato un contratto che mi obbliga a pagare 10,000 euro ...
devo accettare che l'ho firmato?

Accettare significa dare spazio a quello che c'è nel momento in cui c'è.
Se arriva il pensiero "Ho chiuso il gas?" e tu lo hai chiuso..... bene.
Se ogni due minuti arriva il pensiero "Ho chiuso il gas?", accettare significa che permetti a quel pensiero di andare e venire ogni due minuti, lo riconosci, ti dici "Ah! eccolo di nuovo", e basta.... nel senso che non ti metti a discutere con quel pensiero....nel tempo quel pensiero perde la sua influenza su di te.
Immagina di leggere cento volte lo stesso libro, la prima volta ti prenderà tanto.Ci saranno pensieri, emozioni durante la lettura. La centesima volta.....ti prenderà mooolto meno o per niente.

Inviato da: miki_70 il Mercoledì, 28-Dic-2011, 11:33
QUOTE (camomilla @ Mercoledì, 28-Dic-2011, 10:24)
QUOTE (miki_70 @ Mercoledì, 28-Dic-2011, 10:17)

Se invece domani non dovrò affrontare nessune esame e arriva un pensiero che mi dice :" Vatti a fare una TAC, non si sa mai" ed io comincio a rimuginare sul mio stato di salute attuale, comincio a preoccuparmi della mia futura salute, comincio a scandagliare il passato cercando di ricordarmi se/ come/ quando sono stato male...... e questo mio rimuginare comincia a provocarmi ansia o tristezza tale da condizionare anche le mie azioni.....chessò mi sale l'ansia e mi dico :"Stasera non esco, rimando la cena, etc"....è fattibile?

soffrendo di doc ti direi: e se non lo sai ma hai un cancro?



insomma io nn faccio testo...avrei mille se e mille ma....

arriva il pensiero "E se ho un cancro e non lo so?", riconosco quel pensiero, lo accetto, gli do spazio, e lui poo dopo se ne và. Se mi ci agrappo mi faccio TAC fino alla morte laugh.gif
non è fattibile, starei tutti i minuti a fare TAC.

Inviato da: camomilla il Mercoledì, 28-Dic-2011, 11:35
miki purtroppo non è cosi semplice...
perchè tu non lo sai se lo hai chiuso sto gas....
hai il dubbio,e ti sembra di non averlo chiuso....

davvero.io doc non è cosi semplice PSICO cry.gif

io ho dubbi su cose "gravi" come per esempio HO FIRMATO UN CONTRATTO CHE MI INDEBITERà?
ODDIO NON RICORDO,E SE LHO FATTO?



scusami se ho invaso il 3d...

Inviato da: miki_70 il Mercoledì, 28-Dic-2011, 11:40
QUOTE (camomilla @ Mercoledì, 28-Dic-2011, 10:35)
miki purtroppo non è cosi semplice...
perchè tu non lo sai se lo hai chiuso sto gas....
hai il dubbio,e ti sembra di non averlo chiuso....

davvero.io doc non è cosi semplice PSICO cry.gif

io ho dubbi su cose "gravi" come per esempio HO FIRMATO UN CONTRATTO CHE MI INDEBITERà?
ODDIO NON RICORDO,E SE LHO FATTO?



scusami se ho invaso il 3d...

Non scusarti Vale, puoi intervenire sempre. Questo non è facile perchè non ti accorgi della mutevolezza dei pensieri.... per questo la mindfulness ti aiuta. Quando sei in meditazione ti accorgi dela mutevolezza dei processi mentali e della loro inconsistenza. La mente non smette mai di chiacchierare.

Inviato da: camomilla il Mercoledì, 28-Dic-2011, 11:41
QUOTE (miki_70 @ Mercoledì, 28-Dic-2011, 10:40)
QUOTE (camomilla @ Mercoledì, 28-Dic-2011, 10:35)
miki purtroppo non è cosi semplice...
perchè tu non lo sai se lo hai chiuso sto gas....
hai il dubbio,e ti sembra di non averlo chiuso....

davvero.io doc non è cosi semplice PSICO cry.gif

io ho dubbi su cose "gravi" come per esempio HO FIRMATO UN CONTRATTO CHE MI INDEBITERà?
ODDIO NON RICORDO,E SE LHO FATTO?



scusami se ho invaso il 3d...

Non scusarti Vale, puoi intervenire sempre. Questo non è facile perchè non ti accorgi della mutevolezza dei pensieri.... per questo la mindfulness ti aiuta. Quando sei in meditazione ti accorgi dela mutevolezza dei processi mentali e della loro inconsistenza. La mente non smette mai di chiacchierare.

PSICO hug.gif PSICO hug.gif PSICO hug.gif

Inviato da: miki_70 il Mercoledì, 28-Dic-2011, 20:53
Qual'è il primo passo?


I partecipanti devono sentire che c'è qualcosa che possono fare immediatamente, quando hanno la sensazione di essere dominati dai loro pensieri. Il primo passo è sempre prendersi uno spazio di respiro, non importa se è breve. Prendendo consapevolezza del respiro, possiamo avere una migliore opportunità di riconoscere che cosa sta succedendo in noi in quel preciso momento. Spesso, a questa consapevolezza si accompagna il senso di una più ampia gamma di possibili risposte. Un'immagine che ci viene alla mente è che lo spazio di respiro è come una porta. Aprire la porta rivela una serie di corridoi che possiamo decidere di percorrere.
E' cruciale diventare consapevoli che c'è una scelta. Nella settima seduta consideriamo come si può scegliere di agire dopo uno spazio di respiro. Qui ci dedichiamo a come affrontare nel modo migliore i pensieri. Ma resta il messaggio : anzitutto prendiamoci uno spazio di respiro.
Fatto questo, ci sono parecchie opzioni riguardo a che cosa fare dopo. Anzitutto, i partecipanti possono usare alcuni degli strumenti elaborati dai terapeuti cognitivi per chi diventa consapevole delle catene di pensieri a forte carica emozionale (Fennel, 1989).

1 - Limitatevi a osservare i vostri pensieri che vanno e vengono nel campo della consapevolezza senza pensare di doverli seguire.

2 - Considerate tutti i vostri pensieri, e in particolare quelli negativi, come eventi mentali e non come fatti. Può essere vero che un particolare "evento" di pensiero è spesso associato con intense emozioni. Perciò siamo tentati di pensare che sia vero. Ma tocca ancora a voi decidere fino a che punto è vero, se è vero e come volete trattarlo. In questa situazione ad esempio i terapeuti ACT parlano di "fattibilità".

3 - Scrivete i vostri pensieri su un foglio. Questo vi permette di osservarli in un modo meno carico emozionalmente e meno soverchiante. Inoltre, il tempo che intercorre tra avere un pensiero e metterlo per iscritto può darvi un momento per riflettere sul suo significato.

4 - Ponetevi le seguenti domande:"Questo pensiero è spuntato nella mia mente in modo automatico?" "E' in accordo con i fatti della situazione che sto vivendo in questo momento?" "Contiene qualcosa che io possa mettere in discussione?".

Con il tempo si può cominciare a osservare il pensiero come un'attività e limitarsi a notare quando accade. Questo svela lo svolgersi del processo di pensiero, ma senza che ci si perda nei suoi contenuti o in ciò che i pensieri tentano di comunicare. Se si riesce a fare questo ci si può rapportare in giusto modo all'esperienza di pensare e riuscire a scegliere a quali pensieri dare seguito con l'azione e quali limitarsi a lasciar essere.
Un punto fondamentale è che se siamo in grado di riconoscere in questo modo il dialogo che avviene dentro di noi ci troviamo in una posizione migliore per scegliere cosa farne. Se, quando notiamo una valanga di pensieri, ci prendiamo uno spazio di respiro, dopo possiamo fare parecchie cose : non solo osservare il nostro dialogo interno o scriverlo, ma prendere consapevolezza dei sentimenti che vi stanno dietro con un atteggiamento più dolce :"Ci possono essere altri modi di vedere la cosa."
Infine, questa delicata attenzione alle sensazioni e ai pensieri può darci un intervallo per assumere un punto di vista diverso sulle nostre difficoltà, così che diventino meno stressanti. Per esempio, se il capo ci rimprovera, invece di lasciare che questo abbia come conseguenza insicurezza o un atteggiamento difensivo, con la mindfulness possiamo osservare le nostre reazioni o l'impulso a reagire prima di parlare, e poi parlare in modo più conscio e perciò più efficace e quindi non in preda alla carica emotiva che si è sviluppata in quel momento.
L'importante è tenere presente che tutti i pensieri sono eventi mentali, compresi quelli che ci convincono del fatto di essere veri.

Inviato da: miki_70 il Sabato, 31-Dic-2011, 14:26



Buon Anno a tutti! PSICO smile.gif

Inviato da: miki_70 il Martedì, 03-Gen-2012, 20:45
Una relazione diversa con i pensieri non consiste soltanto nel confutarli


Molti riferiscono che usare l'esercizio dello spazio di respiro come primo passo nell'affrontare i pensieri negativi si dimostra utile. Ma dobbiamo essere prudenti. C'è una differenza sottile ma importante tra usare l'esercizio dello spazio di respiro per cercare di essere più forti nella lotta contro i pensieri, e stare in una diversa relazione con essi. Nel primo caso,anche il semplice tentativo di trovare risposte sempre più brillanti ai pensieri negativi può lasciarci con un accresciuto senso di impotenza.
Notiamo nella trascrizione che segue come il partecipante passa dal semplice tentativo di "ribattere" ai pensieri negativi, nella prima parte, al vederli come pensieri, nella seconda. In particolare, notiamo i pericoli del "confutare" : è troppo facile scivolare nell'autocritica, mentre la modalità "vedere i pensieri come pensieri" ha un tono diverso.


Partecipante: So fin dall'inizio quando è una brutta giornata.

Istruttore: Comincia appena si sveglia?

P. :Si, beh, posso avere una buona partenza e posso peggiorare durante la giornata, ma a volte già dal mattino è una di quelle giornate. A volte divento sempre più frustrato con me stesso perchè non riesco a fare quello che penso di dover essere in grado di fare.
E qui che mi aiuta ricordarmi che non è colpa mia e che andrà meglio il giorno dopo, o due ore dopo.

I. : Così, lei sfida alcuni dei suoi pensieri con questi altri pensieri?

P.: Si, e uso a questo scopo l'esercizio dello spazio di respiro.... e per cose accadute in passato che non hanno importanza o non dovrebbero averne. Cose che qualcuno ha detto che non volevano essere offensive, e all'improvviso ci offendono. Non avevano intenzione di offendere e, sa, dovrei tenerne conto. Penso all'improvviso a cose che qualcuno ha detto quindici giorni fa. "Scommetto che intendeva questo e questo", "Perchè ha detto questo?" e la mia mente lavora sempre più veloce.

I.: Può trattarsi di piccole cose?

P.: Sì, davvero, e, sa, è sciocco. Non c'è alcun senso nell'avere questo pensiero e nel lasciarlo andare avanti e indietro nella testa. Ma lo fa.



Notiamo che, a questo punto, sembra che il partecipante usi lo spazio di respiro per "farsi coraggio". Lo sforzo di venire a patti con i pensieri negativi è molto evidente, e la tendenza a usare l'autocritica risulta da osservazioni come "è sciocco", "non ha senso avere questo pensiero". Ma in seguito diventa più chiaro che lo spazio di respiro la collega con altri aspetti delle sedute.


[I]Partecipante: Penso anche a quella frase, "i pensieri non sono i fatti" è così? Mi è davvero piaciuta. "I pensieri non sono i fatti" e quell'altro pezzetto, ".....anche quelli che vi dicono di esserlo". Pensavo che era davvero buono (ride), "i pensieri non sono fatti, anche quelli che vi dicono di esserlo", perchè se avete questa cosa che vi gira per la testa potete dire :"Andiamo! Questo non è reale. Questo è reale: siete qui in questa camera e guardate tutte le cose buone che vi circondano." E poi ritorna l'altro pensiero :"Ma lo ha detto davvero. E' successo davvero...."
E allora sono riuscito a ricordare l'ultima frase, "....anche quelli che vi dicono di esserlo" (ride). Poi faccio l'esercizio dello spazio di respiro e di solito scopro che passa.

Inviato da: miki_70 il Venerdì, 06-Gen-2012, 03:18
Uno dei fattori che ci impediscono di rivolgerci direttamente a noi stessi nel mezzo delle nostre esplosioni emotive è la paura che così facendo la sofferenza possa aumentare. Possiamo pensare che se smettiamo di resistere all'energia minacciosa, essa ci sommergerà e sarà causa di ogni sorta di umiliazioni. Ma, al contrario di ciò che temiamo, se smettiamo di resistere e investighiamo come riuscire a ricevere l'emozione così come si presenta, scopriremo un accresciuto senso di fiducia e di rispetto di sé nell'entrare in contatto e sviluppare la capacità di restare presenti con qualsiasi cosa sorga. A poco a poco, questo ci porterà a una relazione molto più appropriata, molto più umana. Dalla prospettiva dell'impegno ad accogliere pienamente questa nostra dimensione, comprenderemo direttamente che stipare le emozioni fuori dalla nostra visuale è una cosa poco gentile e anche aggressiva nei nostri confronti. Non c'è da meravigliarsi se non ci sentiamo il nostro migliore amico!

Purtroppo, spesso non abbiamo avuto esempi adeguati di persone che sapevano come accogliere la propria emotività. I responsabili della nostra educazione e crescita soffrivano spesso essi stessi delle conseguenze della loro inconsapevolezza, che si riverberava inevitabilmente su di noi. Abbiamo appreso gli schemi di comportamento delle persone con cui abbiamo vissuto e abbiamo assunto la loro abitudine a stipare in cantina quel che non ci piace o che ci fa paura, sperando che scompaia.

Ma col passare degli anni abbiamo forse cominciato a sentire come se qualcosa andasse perduto. Un'intensa sensazione di vuoto allo stomaco o al cuore che ci fa percepire la mancanza di qualcosa. L'esistenza di questa sensazione su larga scala è un fattore sociale significativo come forza trainante alla base della cultura del consumo, che si fonda su questa sensazione di mancanza di qualcosa. Ma per quanto cerchiamo di mitigare questa sensazione con una "terapia al dettaglio", il nostro senso di integrità personale non aumenta. Ci sentiamo come se vivessimo la vita di qualcun altro e con la costante paura di essere scoperti.

Invece di tentare di compensare la sensazione di vuoto con il cibo o il profumo o gli sport estremi la pratica della meditazione ci incoraggia ad aver fiducia che, se discipliniamo l'attenzione abilmente e accuratamente, possiamo rivolgerci a quella sensazione e riceverla senza reagire o schivarla. Com'è realmente sentire: "Voglio qualcosa e ho una sensazione di mancanza, la sensazione di non essere completamente qui"? Quando quel che percepiamo come nemico ci prende, se ci mettiamo davvero in ascolto, anziché un aumento della sofferenza nasce un genuino, spontaneo, caldo senso di gioia.

Quando permetto a questa sensazione di vuoto, spesso nella pancia, di essere ricevuta, mi sento più onesto e più autenticamente vivo. Aspetti correlati all'esperienza cominciano a emergere, ricordi e sensazioni, e se li accompagno, se li seguo e li ascolto, senza perdermi in essi, senza discuterli, ma semplicemente ricevendoli con gentilezza e pazienza, comincio a sentire che c'è tutta questa vita non vissuta, emozioni che non volevo sentire, che non mi piacevano, con cui non ero d'accordo e che perciò ho accumulato in cantina. Sentiamo di mancare di qualcosa, perché manchiamo di qualcosa. C'è tanta parte non riconosciuta della nostra vita che viene portata nell'inconsapevolezza, che non viene accolta, non viene vissuta e diventa irrequieta.

Presto o tardi nella pratica arriviamo a un punto in cui non possiamo più ignorare il fatto che sentiamo che qualcosa non va per il verso giusto; un punto in cui le asserzioni e i vari accorgimenti non funzionano più. Certo, abbiamo sempre la possibilità di rinunciare e di indulgere alle nostre convinzioni nelle possibilità di appagamento offerte dalla gratificazione dei sensi. Ma abbiamo anche la possibilità di proseguire sul nostro sentiero di pratica: quello di ascoltare profondamente e di ricevere le nostre emozioni con accresciuto impegno.

Ascoltiamo il brontolio dei rumori che vengono dal profondo e pensiamo: "Mamma mia, cosa succederà se faccio saltare il coperchio di tutto questo?". Può emergere una paura molto reale quando cominciamo a incontrare la nostra vita non vissuta. Di solito, viene in mente di aggrapparsi alla bottiglia, farsi uno spinello, o mettere una bella musica, o fare qualsiasi cosa tranne sentire la terribile sensazione di essere portati via da qualcosa di sconosciuto e di terrificante.

Ma dove mai ci porterebbe? Siamo in Italia, perbacco! Non siamo in un qualche sfortunato paese pieno di tiranni che ci opprimono; qui siamo in Italia.. Per nostra fortuna, non c'è niente "là fuori" che ci aggredisca. L'unica cosa che ci possa sopraffare è la nostra natura selvaggia. E non essendo altro che la nostra energia, non c'è niente di cui aver paura. Naturalmente ci sono momenti in cui sembra che ci sia qualcosa da temere, ma ricordiamoci che il semplice fatto di aver paura non significa che ci stia per accadere qualcosa di terribile. Quante volte siamo stati gabbati dall'apparenza di queste emozioni ingannevoli?

Anziché chiederci cosa siano le emozioni, cerchiamo di domandarci: "Con quanta libertà riesco a ricevere me stesso in questo campo di esperienza?", e poi lasciamo che le emozioni ci insegnino qualcosa della vita, della realtà. Se, facendoci questa domanda, ci imbattiamo in una sensazione di impedimento, investiamola di interesse. "Come e dove mi sento impedito? Nella pancia? In gola? C'è la sensazione che non mi permetto di sentire queste emozioni? E' questo che crea la sensazione di essere bloccato o di non poter conoscere me stesso?".

Se siete stati educati in modo rigido e repressivo, vi hanno forse insegnato che certe sensazioni non va bene sentirle, il senso di colpa per esempio. Oppure che se avete un senso di colpa dovete seguire lo schema del chiedere perdono per potervene liberare. Se continuate a sentirvi in colpa, significa che non siete e non potete essere parte del "club", siete esclusi, siete caduti in basso. Nella mia infanzia ho scoperto che, per quanto ci provassi, non potevo smettere di sentirmi in colpa. Di certo non volevo smettere di fare le cose divertenti che mi facevano poi sentire colpevole, e quindi cosa restava se non negare il senso di colpa? Sentirsi in colpa di vivere è così irrazionale che la mente razionale decide di ignorarlo. Grande errore! Come risultato, finiamo per sviluppare un'abitudine a negare qualsiasi cosa sentiamo, in questo caso il senso di colpa. E così facendo, neghiamo un'intera area della nostra vita, non siamo liberi di sentire non solo le emozioni dolorose, ma anche quelle positive. E' triste.

I sensi di colpa, come tutte le emozioni, sono aspetti di quella che potremmo definire "energia del cuore". Penso fosse Erich Fromm a rilevare che, se questa energia, che per sua natura è dinamica, viene negata, emergerà in una forma o nell'altra: come eccesso o come perversione. Quello che avrebbe potuto essere un salutare senso di vergogna morale diventa così un senso distorto di indegnità. Questo impedimento mentale peculiare dell'Occidente è un insieme di rabbia e paura, un senso di rabbia giustificata diretta verso se stessi nel tentativo di sentirsi bene odiandosi per essere cattivi. E nello stesso tempo, c'è una paura della dannazione eterna che attanaglia le viscere.

Ma la buona notizia è che tutto questo dramma non aspetta che di essere accolto nella consapevolezza. Con la sensibilità e la forza del cuore nate dalla pratica costante della presenza mentale, nasce alla fine una prontezza nel rivolgerci a noi stessi e incontrarci. Quel che scopriamo è la meravigliosa verità che non c'è niente di cui aver paura, niente di niente, tranne la mancanza di una ben allenata presenza mentale.

Questa linea di investigazione può essere applicata a tutte le emozioni. Se, per esempio, respingiamo la rabbia, se ci hanno insegnato che "i bravi ragazzi e le brave ragazze non si arrabbiano", cresciamo con la paura della rabbia. Siamo terrorizzati da qualcosa di totalmente naturale. Quel che sperimentiamo come rabbia è effettivamente l'energia del nostro cuore. E' qualcosa con cui abbiamo bisogno di essere in intima familiarità. Non possiamo mettere sotto chiave porzioni del cuore perché le troviamo sgradevoli. Non possiamo permetterci di nutrire sensi di alienazione e di paura della nostra natura passionale. Se questo condizionamento va avanti non riconosciuto per troppo tempo, l'energia, nascosta e difficile da mettere allo scoperto, diventerà tossica.

Forse dovremo attraversare un'umiliante esplosione di rabbia prima di iniziare a sospettare che c'è. O magari sperimenteremo notti e notti di sogni violenti. Se l'energia resta non accolta, allora l'unica alternativa è, come dicevo, una caduta nella perversione o nell'eccesso. Per le tipologie più introverse, nella cui categoria rientra la maggior parte dei meditanti, il disgusto di sé è spesso la norma. "Non valgo niente, sono un caso senza speranza e ho fallito in tutto. Mi metto una maschera e recito, ma fondamentalmente sono uno schifo. Mi odio totalmente". Oppure la paranoia: "Tutti mi odiano, tutti cercano di farmi del male".

Il carattere più estroverso è inclino a cadere negli eccessi di espressioni violente e aggressive. Lo si vede da come le persone si danno al bere o sono violente nelle relazioni e in famiglia. Queste bassezze sono un sintomo dell'intrinseca cattiveria della gente? Niente affatto: è un segno che la rabbia non è stata compresa. La rabbia, se non viene accolta, è incontrollata e pericolosa, ma il punto è la relazione che abbiamo con l'energia e non l'energia in se stessa. Come meditanti è necessario comprenderlo. E io credo che tale comprensione arriva se siamo effettivamente interessati alla realtà di quel che chiamiamo emozioni e non solo alla loro concettualizzazione.

Se ci imbarchiamo in questa investigazione, non solo arriveremo a un più profondo senso di appagamento personale, ma troveremo anche una comprensione del perché il nostro mondo è un posto così strano e cosa possiamo fare per aiutarlo.


Ajahn Munindo

Inviato da: miki_70 il Domenica, 08-Gen-2012, 22:54
Prepararsi al futuro


Dopo questa seduta, ne restano solo due, perciò a questo punto lasciamo tempo ai partecipanti per esplorare il loro personale modo di rendere la pratica una parte della loro vita quotidiana. Ciò serve a fornire alla pratica personale un minimo di struttura.
Dato il tema di questa seduta si può trovare particolare utile la "meditazione della montagna" che posterò in seguito, che esplora il tema di "essere con" i pensieri e sentimenti negativi senza identificarsi completamente con essi.
Il messaggio implicito è che offrendo l'opportunità di esplorare questi diversi strumenti si invitano i patecipanti a impegnarsi in una pratica a lungo termine.
La mindfulness è un modo di vivere, piuttosto che una terapia breve che "curerà" qualunque cosa sia "andata male" nel soggetto.
Più si riesce ad inserire la pratica formale nella vita, più è probabile che il cambiamento avviato durante le sedute del programma continuerà.
E' la "quotidianità" della pratica che è importante, e non quale specifica pratica viene usata e per quanto tempo. Alcuni intenderanno il messaggio come "se non vado avanti per quaranta minuti al giorno non continuerò a stare bene". Non è questo il messaggio che si intende comunicare. Ma sono convinto che riservare ogni giorno un pò di tempo alla modalità dell "essere" piuttosto che a quella del "fare" è uno dei regali più utili che possiamo fare a noi stessi.


Lavoro a casa per la settimana che segue la sesta seduta


Praticate a vostra scelta il body scan o la meditazione sul respiro o la meditazione sul respiro, corpo, suoni per un minimo di 40 minuti al giorno (anche 20 + 20 o 30 + 10) ....e se è possibile registrate le vostre reazioni.

Spazio di respiro di tre minuti. Pratica regolare: tre volte al giorno in momenti stabiliti in anticipo e come pratica di emergenza ogni volta che notate pensieri o emozioni spiacevoli.

Se vi è possibile, annotate le situazioni in cui utilizzate il respiro come un' àncora per gestire la situazione mentre si sta verificando, e le situazioni in cui invece utlizzate la pratica formale della mindfulness per affrontare il problema in seguito.


PSICO smile.gif

Inviato da: miki_70 il Martedì, 10-Gen-2012, 00:53
"E' incredibile fino a che punto viene vissuto come liberatorio il fatto di riuscire a vedere che i vostri pensieri sono solo pensieri e non sono "voi" o la "realtà". Per esempio, se avete il pensiero che oggi dovete fare un certo numero di cose e non lo riconoscete come un semplice pensiero ma agite come se fosse la "verità", in quel momento avete creato una realtà in cui credete davvero che quelle cose debbano essere fatte tutte oggi.
Peter, un paziente che aveva avuto un attacco di cuore e voleva evitare di averne un altro, se ne rese conto drammaticamente una sera alle 22, quando si ritrovò a lavare la sua auto nel vialetto della sua casa, alla luce dei fari.
Fu colpito dal pensiero che non avrebbe dovuto farlo. Era l'inevitabile conseguenza di un'intera giornata passata a tentare di farci stare ogni cosa di quello che pensava doveva essere fatto quel giorno. Quando vide che cosa stava facendo a sè stesso capì anche di essere stato incapace di mettere in dubbio la verità del suo convincimento originario che tutto dovesse essere fatto quel giorno, poichè era già completamente preso in questo convincimento.
Se vi ritrovate a comportarvi in questo modo, è probabile che anche voi vi sentiate oppressi, tesi e ansiosi senza nemmeno sapere il perchè, proprio come Peter. Se il pensiero di quante cose avete da fare in giornata si presenta mentre state meditando, dovrete essere molto attenti a riconoscerlo come un pensiero, oppure vi ritroverete ad alzarvi, a fare cose prima di rendervene conto, senza alcuna consapevolezza di aver deciso di smettere di meditare, semplicemente perchè un pensiero si è affacciato alla vostra mente.
Del resto, quando arriva un pensiero del genere, se riuscite a distanziarvene e a vederlo con chiarezza, sarete in grado di trovare delle priorità e di decidere in modo sensato su ciò che davvero va fatto. saprete quando è il caso di lasciar perdere, durante la giornata.
La semplice azione di riconoscere i vostri pensieri come pensieri può dunque liberarvi dalla realtà distorta che essi spesso creano e consentirvi una visione più chiara e un maggior senso di poter gestire la vostra vita.
Questa liberazione dalla tirannia dei pensieri deriva direttamente dalla pratica della meditazione. Quando passiamo ogni giorno un pò di tempo in uno stato di non - azione, osservando il flusso del respiro e l'attività della nostra mente e del nostro corpo, senza essere oppressi da tale attività, coltiviamo la tranquillità oltre che la mindfulness. Man mano che la mente diventa più stabile ed è meno presa dal contenuta dai pensieri, rafforziamo la sua capacità di concentrarsi e restare calma. E se ogni volta che riconosciamo un pensiero come un pensiero nel momento stesso in cui sorge, registriamo il suo contenuto e distinugiamo la forza della sua presa su di noi e la verità del suo contenuto, allora ogni volta che lo lasciamo andare e torniamo al nostro respiro e al senso del nostro corpo, noi rafforziamo la mindfulness ed indeboliamo l'influenza emotiva del pensiero stesso. Arriviamo a conpscerci meglio e ad accettarci di più, non come vorremmo essere ma come siamo in realtà."

J. Kabat Zinn (1990)

Inviato da: miki_70 il Venerdì, 13-Gen-2012, 21:14


La pratica della consapevolezza è in grado di mostrarci più chiaramente il potere e gli effetti della proliferazione mentale.

Anzitutto osserviamo che la mente ha una forte inclinazione alla proliferazine indiscriminata. In secondo luogo notiamo il potere della proliferazione di fabbricare complessi scenari immaginari, che noi però percepiamo come reali ed incombenti. In terzo luogo, è importante sottolineare il carattere isolante e separativo della proliferazione.
Tipicamente, ad esempio, noi non entriamo in contatto con una nostra emozione perchè impediti dalla "cascata di pensieri" circa quell'emozione. E' un pò come se ricoprissimo letteralmente di pensieri le emozioni, gli eventi, le persone, senza accorgerci che questa reazione mentale compulsiva non solo non ci aiuta, ma crea difficoltà, sradicandoci in continuazione dal presente.
Per esempio, a causa della proliferazione sulla nostra rabbia, questa aumenta e così la paura, e via dicendo. Allorchè, invece di porre grandi aspettative nella proliferazione, cominciamo ad imparare a non alimentarla e a volgere la consapevolezza sulle sensazioni fisiche che si accompagnano all'emozione, allora entreremo veramente in contatto con il nostro stato emotivo e, pur nella sofferenza, sentiremo la spaziosità della consapevolezza in luogo della costrizione dei pensieri compulsivi. Naturalmente una riflessione deliberata su tutto questo è una buona cosa e non ha niente a che vedere con la proliferazione.


Le afflizioni mentali si superano non già in virtù di azioni e di parole, bensì vedendole con chiarezza molte volte.

"Vedere", nello spirito della pratica di consapevolezza significa fare esperienza diretta, immediata dei nostri circuiti negativi, delle nostre coltivazioni compulsive. E in tal modo avanziamo, tra alti e bassi, nella comprensione del dolore non necessario o comunemente chiamato "dolore sporco" che procuriamo a noi stessi e (più o meno direttamente) agli altri.


Corrado Pensa

Inviato da: miki_70 il Martedì, 17-Gen-2012, 16:22
*
La rabbia:

La rabbia, come tutte le altre emozioni, fa parte dell’attività della mente. A volte si pensa che la rabbia debba essere sfogata, altrimenti rimane dentro, come un pasto cattivo che se non digerito o vomitato può farci male. Altre volte, se ci hanno insegnato che è "cattivo essere arrabbiati" preferiamo non entrare in contatto con questa emozione e negarla alla nostra consapevolezza.

Questo perché si pensa alle emozioni come qualcosa di concreto, di materiale. In realtà, anche se i correlati sensoriali sono molto spiacevoli non è un qualcosa di fisso o materiale che debba essere “scaricato”. La mente è composta da diverse esperienze, fenomeni che sorgono, cambiano, svaniscono e fluisce continuamente.

Tra le diverse esperienze che avvengono nella mente ci sono le emozioni. Alcune, che consideriamo positive, ci danno un senso di benessere e da questo scaturiscono comportamenti "salutari" verso noi stessi e gli altri, che rafforzano questo stato mentale felice.

Altre ci procurano un senso di malessere e ci portano ad adottare comportamenti dannosi nei nostri confronti e nei confronti degli altri, quindi le consideriamo negative.

Comunque esse vengano percepite, piacevoli o dolorose, hanno la stessa natura: fanno parte della mente ed hanno la caratteristica di fluire, non sono stabili.

E sapere questo è molto di aiuto se si vuole lavorare con le emozioni difficili.

Spesso avviene che le persone pensino di essere in un certo modo: io sono arrabbiato, io sono depresso. Quando le persone pensano in questo modo, in quel momento sono identificate con una immagine di sè cristallizzata e assoluta, con qualcosa di fisso, che è sempre lì.

Questa non è la realtà.

Se siamo presenti e portiamo attenzione alla nostra esperienza emotiva momento per momento, vediamo che le emozioni non sono stabili, ma vanno e vengono. Anche se ci sono periodi in cui ci sentiamo sovrastati, intrappolati dall’emozione, dalle situazioni.

E questo perché la mente è qualcosa di più dei fenomeni che sorgono: sensazioni, emozioni, pensieri, memorie, immagini ecc., sebbene essi stessi siano mente.

Prendo a prestito la definizione del neuroscienziato Daniel Siegel (direttore del Mindsight Institute Awareness University of California.) il quale ci dice che la mente umana è, un processo relazionale e incarnato, che regola il flusso di energia e informazione".

E mi soffermo sulla parola "incarnato", per quanto anche relazionale è interessante, ma non andiamo troppo oltre!

Prendo anche a prestito la definizione di mente che viene data in alcune occasioni negli insegnamenti buddisti, cioè "ciò che è chiaro e che conosce".

Dunque forse possiamo iniziare a modificare il modo con il quale entriamo in contatto con noi stessi. Piuttosto che "essere l'emozione, o la negazione dell'emozione" potremmo, aiutati dalla consapevolezza, riconoscerci in colui che "conosce chiaramente e regola il flusso emotivo continuamente cangiante.

Riconoscerci altro dall'emozione ci rende liberi dall'attribuirci (come già Damasio nel bellissimo libro"emozione e coscienza" ci ha segnalato) una responsabilità che, nel caso di emozione "negativa", ci avvilisce e ci intrappola per il suo sorgere e, nel caso di "emozione positiva", ci intristisce e svuota per il suo cessare.

Nello stesso tempo ci libera anche dalla schiavitù di obbedirle ciecamente adottando parole e azioni conformi alla sua particolare natura.

Come agire dunque quando ci troviamo coinvolti da una emozione difficile?

Piuttosto che negarla o agirla potremmo, in virtù della consapevolezza, fermarci un attimo, chiudere gli occhi e sentirla. Conoscere veramente quello che così ostinatamente neghiamo o da cui ci lasciamo travolgere.

Possiamo portare "in quanto mente quale processo incarnato" intenzionalmente l'attenzione alle sensazioni fisiche nel momento in cui sorge l'emozione (osservare la sensazione nella sensazione), accogliendole e avvolgendole con un interesse non giudicante gentile e leggero.

Permettendo loro di essere esattamente ciò che sono allora potremo probabilmente coglierle nella loro reale natura di fenomeno in continuo cambiamento, cambiamento reso impossibile dalla incessante reificazione che inconsapevolmente causiamo identificandoci con esse.

Nubi nel cielo terso che si aggregano e si disaggregano momento dopo momento secondo vento e temperatura ...


Bianca Pescatori


Inviato da: orsogrizzly il Venerdì, 20-Gen-2012, 10:23
già, è molto importante osservare e quindi conoscere le emozioni e comprenderle non solo a livello razionale, ma anche per esperienza diretta, quella che deriva dall'osservazione.

le emozioni non sono un fenomeno fisso, ma per quanto intense sono destinare a mutare come la direzione del vento.

importante conoscere perchè solo dalla conoscenza o meglio dalla comprensione, può derivare una scelta efficace.

possiamo scegliere come reagire alle emozioni PSICO-si.gif

Inviato da: miki_70 il Domenica, 29-Gen-2012, 16:10
Settima seduta: Come posso prendermi cura di me stesso nel modo migliore?



Un aspetto importante è che i terapeuti cognitivi si sono accorti che la depressione rovescia il processo della motivazione. Normalmente possiamo aspettarci di aver voglia di fare qualcosa, prima di farlo effettivamente, nella depressione dobbiamo sforzarci di fare qualcosa prima di essere in grado di averne voglia. Inoltre, la stanchezza e l'affatticamento che si verificano nella depressione possono essere fuorvianti. Quando non siamo depressi la stanchezza indica che abbiamo bisogno di riposare, e in questo caso il riposo ci fa bene. Ma nella depressione riposare ci fa sentire più stanchi. L'affatticamento della depressione non è stanchezza normale: non richiede riposo, ma un incremento di attività, anche solo per breve tempo. In questi momenti, fa parte del "prendersi cura" di se stessi "rimanere nel gioco", continuare a partecipare a determinate attività anche se il nostro umore e i nostri pensieri sembrano dirci che non ha senso.





Giorni d'estate:

Chi ha fatto il mondo?
Chi ha fatto il cigno e l'orso bruno?
Chi ha fatto la cavalletta?
La cavalletta, dico,
quella che con un salto è spuntata dall'erba,
quella che sta mangiando lo zucchero dalla mia mano
muovendo le mascelle avanti e indietro invece che su e giù,
che si guarda intorno con i suoi enormi occhi così complessi.
Ecco che solleva i pallidi avanbracci e si lava accuratamente il viso.
Ecco che, con un battito delle ali aperte, si allontana in volo.
Io non so bene che cosa sia una preghiera.
Ma so osservare con attenzione, so come lasciarmi cadere
nell'erba, come buttarmi in ginocchio nell'erba,
come essere beatamente indolente, come vagabondare per i campi
è quello che ho fatto per tutto il giorno.
Dimmi, che cos'altro avrei dovuto fare?
Non è forse vero che ogni cosa muore, e muore troppo presto?
Dimmi, che cosa pensi di fare
della tua unica folle preziosa vita?

Mary Oliver

Inviato da: miki_70 il Mercoledì, 01-Feb-2012, 00:08



«LA RIFLESSIONE»



Consapevolezza non selettiva

La meditazione può svolgersi anche senza un oggetto specifico, in un stato di contemplazione pura, o 'consapevolezza non selettiva'.

Dopo aver calmato la mente con uno dei metodi descritti in precedenza, consapevolmente mettete da parte l'oggetto di meditazione. Osservate il flusso delle immagini mentali e delle sensazioni nel loro sorgere, senza indulgere in critiche o apprezzamenti. Notate ogni avversione e attrazione; contemplate ogni incertezza, felicità, irrequietezza o tranquillità al loro nascere. Quando il senso di chiarezza diminuisce, o se cominciate a sentirvi sopraffatti dalle impressioni, potete ritornare a un oggetto di meditazione (come il respiro). Quando ritorna un senso di stabilità potete nuovamente abbandonare l'oggetto della meditazione.

Questa pratica dell''attenzione pura' si presta bene all'osservazione dei processi mentali. Oltre a osservare i particolari 'ingredienti' della mente possiamo rivolgere l'attenzione alla natura del contenitore. Per quanto riguarda i contenuti mentali, gli insegnamenti buddhisti mettono in rilievo soprattutto tre semplici e fondamentali caratteristiche.

In primo luogo c'è la mutevolezza (anicca), l'eterno processo dell'inizio e della fine al quale tutte le cose sono sottoposte, il costante movimento del contenuto della mente. Il contenuto mentale può essere piacevole o spiacevole, ma non si ferma mai.

C'è anche un senso di insoddisfazione (dukkha), persistente, spesso impercettibile. Le sensazioni spiacevoli lo evocano facilmente, ma anche un'esperienza piacevole causa una stretta al cuore quando finisce. Così nei momenti migliori permane una qualità di incompiutezza in ciò che la mente sperimenta, un vago senso di insoddisfazione.

Man mano che il costante nascere ed estinguersi delle esperienze e degli stati d'animo diviene familiare, diviene inoltre chiaro che - dato che questi contenuti sono impermanenti - in realtà nessuno di essi vi appartiene. E, quando i contenuti tacciono - rivelando una luminosa spaziosità della mente - non si trova alcuna caratteristica puramente personale! Questo può essere difficile da capire, ma in realtà non c'è nessun 'me' e nessun 'mio' - la caratteristica del 'non sé' o impersonalità (anatta).

Investigate a tutto campo e notate come queste qualità appartengano a tutte le cose, fisiche e mentali. Indipendentemente dal fatto che le vostre esperienze siano gioiose o a malapena sopportabili, questa contemplazione condurrà a una prospettiva serena ed equilibrata rispetto alla vostra vita.

Inviato da: Zanji il Domenica, 05-Feb-2012, 15:02
devo passare più spesso in questa cartella laugh.gif

complimenti all'ottimo miki e al suo ottimo lavoro laugh.gif PSICO hug.gif

Inviato da: miki_70 il Domenica, 05-Feb-2012, 16:29
QUOTE (Zanji @ Domenica, 05-Feb-2012, 14:02)
devo passare più spesso in questa cartella laugh.gif

complimenti all'ottimo miki e al suo ottimo lavoro laugh.gif PSICO hug.gif

Ciao Zanji PSICO smile.gif
ricorda, quando entri in questo post lascia a casa la testa ed entra con il cuore. PSICO hug.gif

a più tardi PSICO smile.gif

Inviato da: luth ♂ il Domenica, 05-Feb-2012, 18:05
QUOTE (miki_70 @ Domenica, 29-Gen-2012, 15:10)






Giorni d'estate:

Chi ha fatto il mondo?
Chi ha fatto il cigno e l'orso bruno?
Chi ha fatto la cavalletta?
La cavalletta, dico,
quella che con un salto è spuntata dall'erba,
quella che sta mangiando lo zucchero dalla mia mano
muovendo le mascelle avanti e indietro invece che su e giù,
che si guarda intorno con i suoi enormi occhi così complessi.
Ecco che solleva i pallidi avanbracci e si lava accuratamente il viso.
Ecco che, con un battito delle ali aperte, si allontana in volo.
Io non so bene che cosa sia una preghiera.
Ma so osservare con attenzione, so come lasciarmi cadere
nell'erba, come buttarmi in ginocchio nell'erba,
come essere beatamente indolente, come vagabondare per i campi
è quello che ho fatto per tutto il giorno.
Dimmi, che cos'altro avrei dovuto fare?
Non è forse vero che ogni cosa muore, e muore troppo presto?
Dimmi, che cosa pensi di fare
della tua unica folle preziosa vita?

Mary Oliver

è bellissima.

grazie miki

Inviato da: Zanji il Domenica, 05-Feb-2012, 21:11
QUOTE (miki_70 @ Domenica, 05-Feb-2012, 15:29)
QUOTE (Zanji @ Domenica, 05-Feb-2012, 14:02)
devo passare più spesso in questa cartella  laugh.gif 

complimenti all'ottimo miki e al suo ottimo lavoro  laugh.gif  PSICO hug.gif

Ciao Zanji PSICO smile.gif
ricorda, quando entri in questo post lascia a casa la testa ed entra con il cuore. PSICO hug.gif

a più tardi PSICO smile.gif

laugh.gif PSICO hug.gif

Inviato da: rax il Lunedì, 06-Feb-2012, 20:05
Eh!!! Io farei entrare il nuovo capo con la PANCIA PSICO D.gif !!

A proposito di pancia...da queste parti caro Zanji dei tuoi rinfreschi non è giunto

nulla PSICO-green.gif

E se proprio vuoi offrire qualcosa, facciamo così: tu vieni qui in Puglia, noi ti

ospitiamo dandoti alloggio e tu ci offri tutto quello che vuoi PSICO ahah.gif .


Inviato da: Zanji il Martedì, 07-Feb-2012, 14:23
un po' di puglia con questo freddo mi farebbe davvero piacere laugh.gif


ditemi che da voi non c'è la neve vi pregooooo laugh.gif laugh.gif laugh.gif


ditemi che non fa proprio caldo ma almeno c'è del....tepore pomeridiano cool.gif

Inviato da: rax il Martedì, 07-Feb-2012, 15:00
QUOTE (Zanji @ Martedì, 07-Feb-2012, 13:23)
un po' di puglia con questo freddo mi farebbe davvero piacere laugh.gif


ditemi che da voi non c'è la neve vi pregooooo laugh.gif laugh.gif laugh.gif


ditemi che non fa proprio caldo ma almeno c'è del....tepore pomeridiano cool.gif

Nel mio paesello con mio grande rammarico PSICO cry.gif neve non c'è!! Qui abbiamo il

mare in tempesta!! Un tempo mi spaventava la vista del mare con quei colori, oggi

mi affascina PSICO rolleyes.gif .

Da queste parti la neve è una rarità!! Stamattina al risveglio speravo in questo

miracolo viste le previsioni ma...nulla da fare PSICO cry.gif .

In questi giorni fa tanto freddo ma di solito le giornate invernali non sono sempre

così rigide!!!

Comunque il pacchetto turistico PSICO-green.gif potrebbe valere anche per quest'estate!!!





Inviato da: miki_70 il Martedì, 07-Feb-2012, 15:44
ph34r.gif

Inviato da: rax il Martedì, 07-Feb-2012, 21:13
QUOTE (miki_70 @ Martedì, 07-Feb-2012, 14:44)
ph34r.gif

wacko.gif blink.gif ???

L'ermetismo movimento letterario che sorgeva......e che............. PSICO-green.gif




Inviato da: miki_70 il Martedì, 07-Feb-2012, 21:35
Su questo indirizzo potete trovare il file in mp3 per eseguire la meditazione della montagna.

http://www.google.it/url?sa=t&rct=j&q=meditazione%20della%20montagna&source=web&cd=2&ved=0CDUQIDAB&url=http%3A%2F%2Fwebcache.googleusercontent.com%2Fsearch%3Fq%3Dcache%3AF2tCi4Mtl9IJ%3Azeninthecity.org%2F2011%2F01%2F19%2Fmeditazione-della-montagna%2F%2Bmeditazione%2Bdella%2Bmontagna%26cd%3D2%26hl%3Dit%26ct%3Dclnk%26gl%3Dit%26client%3Dfirefox-a&ei=pHsxT7mEA4zP4QSjtojgBA&usg=AFQjCNGdXYykamKLBLfNciTicpBZDCQCTA&cad=rja



Ciau PSICO smile.gif

Inviato da: Zanji il Mercoledì, 08-Feb-2012, 16:29
moooolto utile PSICO-si.gif

Inviato da: miki_70 il Venerdì, 10-Feb-2012, 13:22
"Pirandello l'ha detto in modo diverso, con il titolo

di una commedia - Sei personaggi in cerca di autore -


Ma perchè limitarci a questo? Non potrebbe essere

qualcosa di ancora più piccolo, di più frammentario?

E' un pensiero che vaga in cerca di un pensatore dentro cui abitare
".


Lascio qui queste parole dello psicoanalista britannico W. R. Bion creatore della teoria del "Pensiero senza un pensatore", teoria ripresa sucessivamente da Mark Epstain, psicoanalista americano che intreccia la psicologia buddista con le varie eridità freudiane.



....magari un giorno potrà ritornarci utile.......un giorno PSICO smile.gif

Inviato da: miki_70 il Sabato, 11-Feb-2012, 22:28
QUOTE (orsogrizzly @ Venerdì, 20-Gen-2012, 09:23)
già, è molto importante osservare e quindi conoscere le emozioni e comprenderle non solo a livello razionale, ma anche per esperienza diretta, quella che deriva dall'osservazione.

le emozioni non sono un fenomeno fisso, ma per quanto intense sono destinare a mutare come la direzione del vento.

importante conoscere perchè solo dalla conoscenza o meglio dalla comprensione, può derivare una scelta efficace.

possiamo scegliere come reagire alle emozioni  PSICO-si.gif

A volte pensiamo che l'unica soluzione sia di agire qualsiasi emozione con cui entriamo in contatto. Pensiamo di doverla esprimere a chiunque ne sia il destinatario, pena la sensazione di tradire in qualche modo noi stessi. L'idea di conoscere semplicemente il sentimento non ci passa neanche per la testa.
La convinzione che le emozioni possano "infettarci" se non le tiriamo fuori è fortemente radicata.

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