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> La Dipendenza Affettiva
 
Marko974
Inviato il: Lunedì, 21-Giu-2010, 07:44
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DIPENDENZE AFFETTIVE

"Quando giustifichiamo i suoi malumori, il suo cattivo carattere, la sua indifferenza, o li consideriamo conseguenze di un'infanzia infelice e cerchiamo di diventare la sua terapista, stiamo amando troppo.

Quando non ci piacciono il suo carattere, il suo modo di pensare e il suo comportamento, ma ci adattiamo pensando che se noi saremo abbastanza attraenti e affettuosi lui vorrà cambiar per amor nostro, stiamo amando troppo.

Quando la relazione con lui mette a repentaglio il nostro benessere emotivo, e forse anche la nostra salute e la nostra sicurezza, stiamo decisamente amando troppo."

(Robin Norwood)


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Il presente articolo è tratto dal sito MALdAMORE che invito a visitare per tutti gli approfondimenti relativi a questo tipo di dipendenza

INIZIATIVE: Seminari Esperenziali e Corsi di Formazione sulle Problematiche e Dipendenze Affettive e Relazionali

La problematica della dipendenza affettiva è abbastanza recente, e si può dire che è nata sull'onta del successo, negli anni '70,di un libro della psicologa americana Robin Norwood "Donne che amano troppo". Ma traccie di tale tipo di dipendenza si possono rinvenire anche prima, ad opera di altri studiosi. Lo psicanalista Fenichel nel 1945 nel libro Trattato di psicanalisi delle nevrosi e psicosi introduceva il termine amoredipendenti ad indicare persone che necessitano dell'amore come altri necessitano del cibo o della droga.

Nella dipendenza affettiva, l'amore verso l'altro presenta diverse caratteristiche delle dipendenze in generale, pur presentando, rispetto a quest'ultime una differenza sostanziale: essa si sviluppa nei confronti di una persona e ciò la rende più difficile da riconoscere e da contrastare.

Una premessa è d'obbligo: è normale che in una relazione, in particolare durante la fase dell'innamoramento, ci sia un certo grado di dipendenza, il desiderio di "fondersi coll'altro", ma questo desiderio "fusionale" collo stabilizzarsi della relazione tende a scemare. Nella dipendenza affettiva, invece, il desiderio fusionale perdura inalterato nel tempo ed anzi ci si tende a "fondersi nell'altro".

Il dipendente dedica completamente tutto sé stesso all'altro, al fine di perseguire esclusivamente il suo benessere e non anche il proprio, come dovrebbe essere in una relazione "sana". I dipendenti affettivi, solitamente donne, nell'amore vedono la risoluzione dei propri problemi, che spesso hanno origini profonde quali "vuoti affettivi" dell'infanzia. Il partner assume il ruolo di un salvatore , egli diventa lo scopo della loro esistenza, la sua assenza anche temporanea da la sensazione al soggetto di non esistere (DuPont, 1998). Chi è affetto da dipendenza affettiva non riese a cogliere ed a beneficiare dell'amore nella sua profondità ed intimità. A causa della paura dell'abbandono, della separazione, della solitudine, si tende a negare i propri desideri e bisogni, ci si "maschera" replicando antichi copioni passati, gli stessi che hanno ostacolato la propria crescita personale.

Proprio per questi motivi spesso questo tipo di personalità dipendente si sceglie partner "problematici", portatori a loro volta di altri tipi di dipendenza (droghe, alcol, gioco d'azzardo, ecc...). Ciò sempre al fine di negare i propri bisogni, perchè l'altro ha bisogno di essere aiutato. Ma è un'aiuto "malato" in cui si diventa "codipendenti", anzi si rafforza la dipendenza dell'altro, perchè possa essere sempre "nostro". In questi casi la persona non è assolutamente in grado di uscire da una relazione che egli stesso ammette essere senza speranza, insoddisfacente, umiliante e spesso autodistruttiva. Inoltre sviluppa una vera e propria sintomatologia come ansia generalizzata, depressione, insonnia, inappetenza, maliconia, idee ossessive. Quasi sempre c'e incompatibilità d'anima, mancanza di rispetto, progetti di vita diversi se non opposti, bisogni e desideri che non possono essere condivisi, oltre ad essere poco presenti momenti di unione profonda e di soddisfazione reciproca (vedi anche articolo sulla CODIPENDENZA )

Chi è affetto da tale tipo di dipendenza s'identifica con la persona amata. La caratteristica che accomuna tutti i rapporti dei dipendenti da amore è la paura di cambiare. Pieni di timore per ogni cambiamento, essi impediscono lo sviluppo delle capacità individuali e soffocano ogni desiderio e ogni interesse.I dipendenti affettivi sono ossessionati da bisogni irrealizzabili e da aspettative non realistiche. Ritengono che occupandosi sempre dell'altro la loro relazione diventi stabile e durataura. Ma, immancabilmente, le situazioni di delusione e risentimento che si possono verificare li precipitano nella paura che il rapporto non possa essere stabile e duraturo, ed il circolo vizioso riparte, a volte addirittura "amplificato". Non ci si rende conto che l'amore richiede onesta e integrità personale perché l'amore è un accrescimento reciproco, uno scambio reciproco tra persone che si amano.Gli affetti che comportano paura e dipendenza, tipici della dipendenza affettiva, sono invece destinati a distruggere l'amore. Chi soffre di tale dipendenza è così attento a non ferire l'altro, da non rendersi conto che in questo modo finisce col ferire gravemente sé stesso.

Spesso, anche se non sempre e necessariamente, la persona amata è irraggiungibile per colui o colei che ne dipende. Anzi, in questi casi si può affermare che la dipendenza si fonda sul rifiuto, anzi, se non ci fosse, paradossalmente, il presunto amore non durerebbe. Infatti la dipendenza si alimenta dal rifiuto, dalla negazione di sè, dal dolore implicito nelle difficoltà e cresce in proporzione inversa alla loro irrisolvibilità. A questo riguardo Interessanti sono anche le considerazioni della psichiatria Marta Selvini Palazzoli. A suo parere quello che incatena nella dipendenza affettiva è l 'Hybris , vale a dire la ingiustificata, assurda, sconsiderata presunzione di farcela. La presunzione di riuscire prima o poi a farsi amare da chi proprio non vuole saperne di amarci o di amarci nel modo in cui noi pretendiamo

Il già citato psicanalista Fenichel è del parere che gli amoredipendenti necessitano enormemente di essere amati nonostante abbiano scarse capacità di amare. Essi elemosinano continuamente dal partner maggior amore ottenendo, però il risultato opposto. Si legano a partner che considerano non adatti a loro, ma nonostante ciò li renda arrabbiati ed infelici non riescono a liberarsi di quest'ultimi.

La dipendenza affettiva colpisce, sopratutto il sesso femminile, in tutte le fascie d'età . Sono donne fragili che, alla continua ricerca di un amore che le gratifichi, si sentono inadeguate.Esse hanno difficoltà a prendere coscienza di loro stesse e del loro diritto al proprio benessere che non hanno ancora imparato che amarsi è non amare troppo, che amarsi è poter stare in una relazione senza dipendere e senza elemosinare attenzioni e continue richieste di conferme.

Attualmente, la dipendenza affettiva, non è stata classificata come patologia nei vari sistemi diagnostici psichiatrici, come il DSM IV e si cerca di farla rientrare nei vari disturbi contemplati in essi, anche se ricerche svolte in questo campo, come quelle di Giddens, la considerano come un disturbo autonomo. Secondo quest'ultimo la dipendenza presenta alcune specifiche caratteristiche: L'"ebbrezza" (il soggetto affettivamente dipendente prova una sensazione di ebbrezza dalla relazione dei partner, che gli è indispensabile per stare bene). La “dose” - il soggetto affettivamente cerca “dosi” sempre maggiori di presenza e di tempo da spendere insieme al partner. La sua mancanza lo getta in uno stato di prostrazione. Il soggetto esiste solo quando c'è l'altro e non basta il suo pensiero a rassicurarlo, ha bisogno di manifestazioni continue e concrete. L'aumento di questa “dose”non di rado esclude la coppia dal resto del mondo. Se la dipendenza è reciproca la coppia si alimenta di se stessa. L'altro è visto come un' evasione, come l'unica forma di gratificazione della vita. Le normali attività quotidiane sono trascurate quotidianamente. L'unica cosa importante è il tempo trascorso con l'altro perché è la prova della propria esistenza, senza di lui non si esiste, diventa inimmaginabile pensare la propria vita senza l'altro. Tutto ciò rivela un basso grado di autostima, seguito da sentimenti di vergogna e di rimorso. In alcuni momenti si è "lucidi" su questo tipo di relazione con l'altro, s'intuisce che la dipendenza è dannosa ed è necessario farne a meno. Ma subentra la considerazione di essere dipendenti e ciò rafforza il basso livello d'autostima personale e quindi spinge ancora di più verso l'altro che accoglie e perdona, ben felice, talvolta, di possedere. Quindi ogni tentativo di riscatto dalla propria dipendenza muore sul nascere.

A queste caratteristiche comune a tutte le dipendenze, elaborate da Giddens, nè aggiungerei, un'altra, non presente nelle altre dipendenze: la PAURA. Paura ossessiva e fobica di perdere la persona amata, che s'alimenta a dismisura ad ogni piccolo segnale negativo che si percepisce. A volte basta rimanere inaspettatamente soli o non ricevere una telefonata per avere paura di un'abbandono definitivo.

Inoltre nel soggetto affetto da tale tipo di dipendenza è possibile rintracciare una sorta di ambivalenza affettiva che è riassumibile nella massima del poeta latino Ovidio: "Non posso stare nè con tè, nè senza di tè" . "Non posso stare con tè" per il dolore che si prova in seguito alle umiliazioni, maltrattamenti, tradimenti e quant'altro si subisce. "Non posso stare senza di tè" perchè è indicibile la paura e l'angoscia che si prova al solo pensiero di perdere la persona amata.

Riepilogando i sintomi della dipendenza affettiva sono (l'elenco è lungi dall'essere esaustivo):

Paura di perdere l'amore
Paura dell'abbandono, della separazione
Paura della solitudine e della distanza
Paura di mostrarsi per quello che si è
Senso di colpa
Senso d'inferiorità nei confronti del partner
Rancore e Rabbia
Coinvolgimento totale e vita sociale limitata
Gelosia e possessività
Vorrei concludere con una mia personale considerazione:

Un'amore autentico nasce dall'incontro fra due unità e non due metà.

Dott. Roberto Cavaliere
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newlife?
Inviato il: Lunedì, 21-Giu-2010, 10:52
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marco grazie! poi leggo con calma!!!
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Marko974
Inviato il: Lunedì, 21-Giu-2010, 11:01
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QUOTE (newlife? @ Lunedì, 21-Giu-2010, 10:52)
marco grazie! poi leggo con calma!!!

Prego new... PSICO smile.gif
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amos81
Inviato il: Lunedì, 21-Giu-2010, 16:25
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Sembra scritto per me.
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Goldie
Inviato il: Martedì, 18-Ott-2011, 11:33
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certe patologie sono solo sottogruppi di altre,è come dire "il mal di testa del tumore al cervello".

io non sono mai stata una dipendente,anzi,ero più antidipendente ma sti cazzi, non c'è differenza.
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ale78
Inviato il: Mercoledì, 19-Ott-2011, 10:04
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Mamma mia l'articolo fa venire i brividi...


--------------------
Copia e incolla: È

Mi uccide il fatto di non riuscire mai a chiedere nulla. Ma ancora di più il fatto che gli altri pensino che io non abbia bisogno di nulla. A. C.

Non servono tranquillanti o terapie, ci vuole un’altra vita. F. B.

Aveva un grande vuoto dentro di sé, simile ad un deserto ai confini del mondo. Per quanta acqua vi si potesse versare, veniva subito assorbita dal fondo sabbioso. Non restava la minima traccia di umidità. Nessuna forma di vita vi attecchiva. Cosa avesse generato quello spazio desolato dentro di sé non lo sapeva nemmeno lei. Col tempo, per arginare quel vuoto si era costruita il suo personaggio. Se si fossero strappati via uno dopo l’altro gli strati che componevano quell’io fittizio, sarebbe rimasto solo l’abisso del vuoto insieme alla sete ardente che esso portava con sé. E per quanto si sforzasse di dimenticarlo, quel vuoto tornava a visitarla ad intervalli regolari. Nei solitari pomeriggi di pioggia, o all’alba, quando un incubo la svegliava. In quei momenti aveva bisogno di essere stretta tra le braccia di qualcuno, non importava chi. H. M.
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dep
Inviato il: Mercoledì, 19-Ott-2011, 11:49
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Mamma mia l'articolo fa venire i brividi... !!!!!!!!!!! spav.gif

Bene.... PSICO-nono.gif ,.... mi mancava,....... forse soffro anche di questa dipendenza.....siamo apposto....
Doh!.gif wacko.gif PSICO nuvola.gif PSICO ehsi.gif PSICO pazzo.gif facpalm.gif

:uhm:Anche se.... credo che due persone, che si incontrano con lo stesso problema, potrebbero aiutarsi o almeno provarci........... boh.gif

Che cosa ne pensaTe ???????


PSICO addio.gif
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ale78
Inviato il: Mercoledì, 19-Ott-2011, 11:55
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QUOTE (dep @ Mercoledì, 19-Ott-2011, 11:49)

:uhm:Anche se.... credo che due persone, che si incontrano con lo stesso problema, potrebbero aiutarsi o almeno provarci........... boh.gif

Che cosa ne pensaTe ???????


No, ma che scherzi? Due persone dipendenti se si incontrano e stanno insieme è un casino stratosferico... e credo che la soluzione del problema non sia questo.

La penso così


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Copia e incolla: È

Mi uccide il fatto di non riuscire mai a chiedere nulla. Ma ancora di più il fatto che gli altri pensino che io non abbia bisogno di nulla. A. C.

Non servono tranquillanti o terapie, ci vuole un’altra vita. F. B.

Aveva un grande vuoto dentro di sé, simile ad un deserto ai confini del mondo. Per quanta acqua vi si potesse versare, veniva subito assorbita dal fondo sabbioso. Non restava la minima traccia di umidità. Nessuna forma di vita vi attecchiva. Cosa avesse generato quello spazio desolato dentro di sé non lo sapeva nemmeno lei. Col tempo, per arginare quel vuoto si era costruita il suo personaggio. Se si fossero strappati via uno dopo l’altro gli strati che componevano quell’io fittizio, sarebbe rimasto solo l’abisso del vuoto insieme alla sete ardente che esso portava con sé. E per quanto si sforzasse di dimenticarlo, quel vuoto tornava a visitarla ad intervalli regolari. Nei solitari pomeriggi di pioggia, o all’alba, quando un incubo la svegliava. In quei momenti aveva bisogno di essere stretta tra le braccia di qualcuno, non importava chi. H. M.
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exdreamer
Inviato il: Mercoledì, 19-Ott-2011, 12:11
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Io ne ho sofferto in maniera + o meno intensa...
e forse anche ora questo bisogno di esser amata un pò mi condiziona, anche se riesco a non farmi sopraffare dalla dipendenza e a gestirla discretamente...
ma probabilmente è a causa sua se talvolta mi ritrovo in situazioni incasinate. unsure.gif
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audrey
Inviato il: Martedì, 25-Ott-2011, 07:24
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Io sono una dipendente affettiva al punto d'essermi beccata una diffida.
Ho amato troppo, ovviamente persone sbagliate, che volevano fare sesso e poi scomparire, che ho cercato in modo esagerato e che mi hanno giudicata pazza.
In realtà, alla base di tutto c'erano "solo" due cose: una forte insicurezza ed un'ansia d'essere abbandonata, terribili.

Mi vergogno a dire tutto ciò ma esternare è l'unico modo di cambiare, immagino.
Il guaio è che non tutti possono comprendere si tratti di VERA DIPENDENZA (Dio mio, ho conosciuto cocainomani gravi che ritenevano anormale me!!!) ma di ossessività, capricci, follia, eccetera eccetera.
E' una patologia su cui s'ignora troppo.

Uno psicologo molto saggio mi disse:"Non ti drogare MAI: tu sei già una tossica. E' nel tuo DNA e ogni cosa per te sarà sempre estremizzata, ogni cosa, persona, sostanza, potrà-in momenti di fragilità-divenire una droga.
Io so che ha ragione, mi reputo una drogata che non ha mai provato nè cocaina, nè eroina, nè altro.
Ma lo sono.
Sono anche certa che vi sia una predisposizione genetica oltre che una storia alle spalle che porti alla dipendenza...e vorrei tanto che questo argomento venisse trattato in modo meno sciocco dai media, dalle persone, dal mondo.
E' UNA PATOLOGIA esattamente come farsi di cocaina tutto il giorno.

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Walt Rawley
Inviato il: Domenica, 30-Ott-2011, 11:23
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QUOTE (exdreamer @ Mercoledì, 19-Ott-2011, 11:11)
Io ne ho sofferto in maniera + o meno intensa...
e forse anche ora questo bisogno di esser amata un pò mi condiziona, anche se riesco a non farmi sopraffare dalla dipendenza e a gestirla discretamente...
ma probabilmente è a causa sua se talvolta mi ritrovo in situazioni incasinate. unsure.gif

A causa di chi?
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pesco
Inviato il: Lunedì, 07-Nov-2011, 18:53
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Psico Zio
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il "controdipendente" è l'altra faccia della stessa medaglia...

leggo solo ora...descrive benissimo tutte le mie relazioni amorose... PSICO cry.gif


--------------------
"se guardi nell' abisso l' abisso guarda in te"

"Come la luna: la vedi ogni sera più sottile fino a scomparire...
... e penseresti che scompare per sempre... invece poi la vedi crescere di nuovo e tornare al suo pieno splendore..."


Cercavo nei "pazzi" forse l'attenzione che dai "sani" non avrei mai potuto avere.
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Goldie
Inviato il: Martedì, 08-Nov-2011, 00:31
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QUOTE (audrey @ Martedì, 25-Ott-2011, 06:24)
Io sono una dipendente affettiva al punto d'essermi beccata una diffida.
Ho amato troppo, ovviamente persone sbagliate, che volevano fare sesso e poi scomparire, che ho cercato in modo esagerato e che mi hanno giudicata pazza.
In realtà, alla base di tutto c'erano "solo" due cose: una forte insicurezza ed un'ansia d'essere abbandonata, terribili.

Mi vergogno a dire tutto ciò ma esternare è l'unico modo di cambiare, immagino.
Il guaio è che non tutti possono comprendere si tratti di VERA DIPENDENZA (Dio mio, ho conosciuto cocainomani gravi che ritenevano anormale me!!!) ma di ossessività, capricci, follia, eccetera eccetera.
E' una patologia su cui s'ignora troppo.

Uno psicologo molto saggio mi disse:"Non ti drogare MAI: tu sei già una tossica. E' nel tuo DNA e ogni cosa per te sarà sempre estremizzata, ogni cosa, persona, sostanza, potrà-in momenti di fragilità-divenire una droga.
Io so che ha ragione, mi reputo una drogata che non ha mai provato nè cocaina, nè eroina, nè altro.
Ma lo sono.
Sono anche certa che vi sia una predisposizione genetica oltre che una storia alle spalle che porti alla dipendenza...e vorrei tanto che questo argomento venisse trattato in modo meno sciocco dai media, dalle persone, dal mondo.
E' UNA PATOLOGIA esattamente come farsi di cocaina tutto il giorno.

mah,a me sembra più una naturale conseguenza di un malessere più generale. Il senso di inadeguatezza che provoca inevitabilmente la dipendenza. poi boh.
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dep
Inviato il: Martedì, 15-Nov-2011, 20:45
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[QUOTE=ale78,Mercoledì, 19-Ott-2011, 10:55]
[/QUOTE]
No, ma che scherzi?[/QUOTE]

Scusatemi, io non scherzo....

Facciamo un esempio:
Caso A
Una persona X (dipendente) incontra un' altra persona Y che di contro se ne frega altamente delle esigenze del dipendente; lo utilizza, lo sfrutta, ne aprofitta, perchè X difficilmente dirà qualcosa, difficilmente non accondiscenderà, anzi, è disposto a far cose che non farebbe per sè, compreso sacrifici, enormi sacrifici...
Alla fine Y, soddisfatti i propri desideri, in senso lato, come se nulla fosse,magari deridendo, abbandona X , senza spiegazioni, perchè per lui, era solo un gioco, potrebbe rispondere che ha cercato X perchè "in quel momento non aveva niente da fare" !

Caso B
Il dipendente X conosce il dipendente Y , entrambi si rispettano in quanto uno aiuta l' altro, uno sente le necessità dell' altro, si soccorrono a vicenda, "respirano assieme", ecc.

E' ovvio che entrambi devono essere coscienti, ammettere, di essere dipendenti (se no potrebbe diventare un circolo vizioso e null' altro,se non aggravare la situazione)e partendo da questo presupposto, potrebbero provare ad aiutarsi per ridurre la dipendenza, equilibrarla, se non eliminarla, magari con dei piccoli "esercizi", dandosi dei piccoli compiti....

Non capisco perchè non fare un tentativo del genere,
visto che secondo me una persona dipendente che prende continue "facciate" da persone che, nel mio caso, reputo senza scrupoli,
rischia di inaridirsi completamente,
di chiudere il proprio cuore ed i propri sentimenti al prossimo
rischiando di passare da un estremo all' altro.....

Al momento quì mi fermo, ma vorrei sapere che cosa ne pensate ?...
convincetemi a cambiare idea...




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ale78
Inviato il: Sabato, 19-Nov-2011, 10:18
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Non ci credo. E se X si stanca del comportamento di Y? E se capita il momento in cui tutti e due stanno male e non fanno altro che mandarsi a fanculo? E se... ? E se... ?

Credo che la dipendenza affettiva non si debba curare con piccoli esercizi da fare con chi sta come o peggio di noi.

Che poi è sbagliato anche se stai con qualcuno che non ce l'ha.

Intendevo che bisogna lavorare su se stessi e che quell'aiuto/appoggirasi su l'altro, di cui parli tu, rischia di diventare a sua volta dipendenza. Pericolosissima.

P.S. Il mio "ma che scherzi?" non era in tono accusatorio o di derisione... figuriamoci!


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Non servono tranquillanti o terapie, ci vuole un’altra vita. F. B.

Aveva un grande vuoto dentro di sé, simile ad un deserto ai confini del mondo. Per quanta acqua vi si potesse versare, veniva subito assorbita dal fondo sabbioso. Non restava la minima traccia di umidità. Nessuna forma di vita vi attecchiva. Cosa avesse generato quello spazio desolato dentro di sé non lo sapeva nemmeno lei. Col tempo, per arginare quel vuoto si era costruita il suo personaggio. Se si fossero strappati via uno dopo l’altro gli strati che componevano quell’io fittizio, sarebbe rimasto solo l’abisso del vuoto insieme alla sete ardente che esso portava con sé. E per quanto si sforzasse di dimenticarlo, quel vuoto tornava a visitarla ad intervalli regolari. Nei solitari pomeriggi di pioggia, o all’alba, quando un incubo la svegliava. In quei momenti aveva bisogno di essere stretta tra le braccia di qualcuno, non importava chi. H. M.
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