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stella82
Inviato il: Giovedì, 09-Lug-2020, 18:51
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Psico Amico
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QUOTE (sisifofelice @ Giovedì, 09-Lug-2020, 12:11)
Cerco di approfondire un po' sperando di non annoiarvi.
In sostanza è la mente imprigionata in un loop di stato di allarme perenne. Uno stato che sarebbe funzionale e utile in situazioni di effettivo pericolo. Ma che diventa invece deleterio, quando semplicemente il pericolo non c'è.
Il cervo normalmente bruca l'erba tranquillo finché il leone non si avvicina. Mentre il cervo "ansioso" vivrebbe nella continua paura di sentire il leone alle spalle, anche quando non c'è e morirebbe di fame senza motivo. Quindi ecco il rimuginio, la paura, la paura della paura, la fuga dal tempo e dallo spazio presente.
Tipico per esempio è il caso della notte insonne.
Una persona si sveglia dopo la notte in bianco e dice: "non ho dormito mai stanotte, mi sento un po' stanco e rimbecillito, pazienza, dormirò di più la notte che arriva". E finisce lì. Il soggetto ansioso dice: "non ho dormito mai stanotte, non solo mi sento stanco e rimbecillito, ma lo sarò sempre di più, perché non dormirò neanche la notte prossima e quella dopo ancora, finché sarò sfinito, iperteso e mi imbottirò di psicofarmaci, con due strade possibili: l'impazzimento o l'ictus".

A mio avviso (senza volermi sostituire ad una terapia farmacologica, chiaramente, che va sempre seguita con lo specialista), occorre iniziare a distinguere fra le sensazioni reali del corpo e le percezioni immaginarie della mente. Altrimenti resta tutto un vortice indistinto e sfiancante. Questo è possibile con la meditazione.

Il punto è che questa sensazione di allarme perenne ,almeno nel mio caso, non è circoscritto a un argomento, ma è pervasivo e indefinito, è come se fosse intrinseco all’esistenza stessa cosi che, per il solo fatto di vivere, si ha paura.
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sisifofelice
Inviato il: Giovedì, 09-Lug-2020, 20:04
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Certo, capitava anche a me. Nel mio caso tutto è partito dalla paura di avere una brutta malattia. Poi ho visto che la malattia non c'era, ma la paura è rimasta, e si stava giorno dopo giorno prendendo tutto. Si infilava in ogni anfratto. E una volta che si infilava non ne usciva.C'erano giorni che con i farmaci stavo un po' meglio. In cui gli attacchi di panico passavano. E giorni in cui invece semplicemente mi svegliavo con un pensiero di morte (non necessariamente di suicidio, ma di morte, di fine della vita) fino a sera.

In sostanza io mi ero come affacciato all'inferno. Tipo Dante accompagnato da Virgilio nel primo girone. Solo che Virgilio non c'era. Ero da solo lì a guardare. Mi sono ricordato quello che diceva Nietzsche: quando si guarda l'abisso, si diventa l'abisso. E ho pensato allora che era il momento di fare un passo indietro, di distogliermi da quella visione di paura magnetica. Anche perché avevo iniziato a dare problemi a chi mi stava intorno e (ancora) mi vuole bene.

Ho capito che non potevo rimanere lì appeso. Ma che si attendeva una mia scelta.
Ho avuto la forza di farla e per ora penso sia stata quella giusta. La meditazione.

Non è detto che sia solo la meditazione la strada. Preferisco pensare che ce ne siano varie. Ma di una cosa sono stracerto adesso. Se non si sceglie di cambiare, se il tutto non parte da un nostro atto volontario e determinato, non si risolverà granché.

Che sia Dio, che sia la scienza, che sia l'amore, la meditazione o la preghiera, occorre scegliere. Non so chi è che diceva: bisogna scegliere di aderire finalmente alla propria fede, qualunque essa sia. Solo questo può portare l'individuo e con lui anche la comunità, la società, ad una conversione, ad una salvezza. Religiosa o laica. Dipende da noi.


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stella82
Inviato il: Giovedì, 09-Lug-2020, 23:04
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Psico Amico
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QUOTE (sisifofelice @ Giovedì, 09-Lug-2020, 19:04)
Certo, capitava anche a me. Nel mio caso tutto è partito dalla paura di avere una brutta malattia. Poi ho visto che la malattia non c'era, ma la paura è rimasta, e si stava giorno dopo giorno prendendo tutto. Si infilava in ogni anfratto. E una volta che si infilava non ne usciva.C'erano giorni che con i farmaci stavo un po' meglio. In cui gli attacchi di panico passavano. E giorni in cui invece semplicemente mi svegliavo con un pensiero di morte (non necessariamente di suicidio, ma di morte, di fine della vita) fino a sera.

In sostanza io mi ero come affacciato all'inferno. Tipo Dante accompagnato da Virgilio nel primo girone. Solo che Virgilio non c'era. Ero da solo lì a guardare. Mi sono ricordato quello che diceva Nietzsche: quando si guarda l'abisso, si diventa l'abisso. E ho pensato allora che era il momento di fare un passo indietro, di distogliermi da quella visione di paura magnetica. Anche perché avevo iniziato a dare problemi a chi mi stava intorno e (ancora) mi vuole bene.

Ho capito che non potevo rimanere lì appeso. Ma che si attendeva una mia scelta.
Ho avuto la forza di farla e per ora penso sia stata quella giusta. La meditazione.

Non è detto che sia solo la meditazione la strada. Preferisco pensare che ce ne siano varie. Ma di una cosa sono stracerto adesso. Se non si sceglie di cambiare, se il tutto non parte da un nostro atto volontario e determinato, non si risolverà granché.

Che sia Dio, che sia la scienza, che sia l'amore, la meditazione o la preghiera, occorre scegliere. Non so chi è che diceva: bisogna scegliere di aderire finalmente alla propria fede, qualunque essa sia. Solo questo può portare l'individuo e con lui anche la comunità, la società, ad una conversione, ad una salvezza. Religiosa o laica. Dipende da noi.

Condivido....nonostante le paure bisogna scegliere.
Io per il momento ho scelto la pazienza, l'attesa e il training autogeno, oltre al sostegno terapeutico e ai farmaci
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sisifofelice
Inviato il: Venerdì, 10-Lug-2020, 07:24
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ottimo stella82. fidati della tua sincera e determinata scelta. penso tu abbia tutte le carte in regola per trovare la tua serenità.

possiate voi stella82 e sara76 essere presto felici e serene.

un abbraccio


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