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> vincere l'ansia, accettazione e mindfulness
miki_70
Inviato il: Sabato, 25-Ago-2012, 11:21
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miki_70
Inviato il: Sabato, 25-Ago-2012, 11:27
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È disponibile in libreria e online la traduzione in italiano del preziosissimo self-help book scritto da Kelly Wilson e Troy Dufrene per coloro che soffrono di un disturbo d’ansia: Things might go terribly, horribly, wrong (che ha recentemente ricevuto il sigillo di merito per i libri di auto-aiuto dall’Association of Behavioral and Cognitive Therapy – ABCT).

La cura della traduzione e dell’adattamento italiano di "Quando tutto sembra andare di male in peggio…” è stata particolarmente coinvolgente, anche grazie al rapporto di collaborazione e stima che da anni ci lega a Kelly Wilson. Crediamo che gli autori abbiano fatto, ancora una volta, un ottimo lavoro nel guidare il lettore nella comprensione dei processi che possono aiutarlo o bloccarlo di fronte a tutte quelle cose che nelle nostre vite possono effettivamente andare male, tremendamente male. Il messaggio è chiaro: c’è un mondo reale che sperimentiamo con i nostri cinque sensi in cui sì, le cose possono andare male, ma dove troviamo anche le cose che rendono la nostra vita preziosa, ricca e degna di essere vissuta. E c’è anche un altro mondo, staccato dalle nostre esperienze dirette, che viviamo all’interno delle nostre teste, persi in recriminazioni sul passato o impegnati in preoccupazioni in merito a ciò che nel futuro potrebbe andare male, tremendamente male. E in questo, tutti noi esseri umani, siamo sulla stessa barca.

Gli autori ci accompagnano, anche e spesso chiedendoci di sperimentare le loro ipotesi sulla nostra pelle, in una direzione che ci permetta non tanto di spegnere le nostre menti preoccupate, quanto di non lasciare che siano loro a decidere dove vogliamo e possiamo andare. Ci spingono in modo gentile e rispettoso (ma anche spiritoso!) a osservare quanto rischia di diventare piccola la nostra vita quando lasciamo decidere le nostre menti preoccupate e quanto liberatorio possa essere il fatto di riscoprire ciò che per noi è davvero importante e muoversi in quella direzione.

Un libro utile ed efficace non solo per chi soffre d’ansia ma anche per tutti i terapeuti che lavorano con chi ne soffre come supporto al lavoro clinico.

Paolo Moderato e Anna Bianca Polverini - Associazione ACT Italia
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miki_70
Inviato il: Venerdì, 31-Ago-2012, 11:44
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E’ importante riuscire a diventare consapevoli della propria mente. Questa può essere una
consapevolezza molto utile. Ma nella vita non sono molte le cose che ci permettono di conoscerla. E
così per un paio di minuti cercheremo di fare proprio questo.
Mettiti comodo. Potrebbe essere una buona idea se ti sedessi, possibilmente con la schiena diritta, i
piedi ben piantati per terra e le gambe non incrociate. Se vuoi, stenditi sul pavimento. E, prima con
gli occhi aperti, prova a fare questo. Lascia che la tua attenzione si rivolga al centro della stanza… e
adesso prendi nota della tua attenzione mentre la dirigi al muro che hai davanti… e ora segui la tua
attenzione mentre torni a rivolgerla al centro della stanza… e poi davanti a te, come se avessi in
mano un libro e lo stessi leggendo. Nota che la tua attenzione può andare su luoghi molto diversi.
Ora dirigi la tua attenzione dentro di te. Potresti permettere ai tuoi occhi di chiudersi, e quando si
chiudono cogliere la sensazione interna del tuo corpo nello spazio, e nel punto della stanza in cui sei
seduto. E ora diventa consapevole dei suoni che ti circondano. La sensazione di questi suoni
riempie la tua consapevolezza. (Fermati qualche attimo)
Lascia ora che la tua consapevolezza trovi il tuo respiro nel punto in cui lo senti di più – al livello
delle narici, quando l’aria entra e quando esce; al livello del petto, quando il petto va su e poi va giù;
al livello dell’addome, quando l’addome si espande e poi si contrae. Forse senti che è tutto il tuo
corpo che respira. In qualsiasi luogo ti venga naturale sentire il tuo respiro: lascia che la tua
consapevolezza cavalchi l’onda delle inspirazioni , e quella delle espirazioni.
Quando noti, come spesso accade, che la tua mente ha divagato e si è persa in un pensiero, in un
ricordo, in un sentimento, in una preoccupazione, quando lo noti, limitati a prendere gentilmente
nota di questo fatto e in modo gentile, amorevole, riporta la tua consapevolezza sul respiro –
dovunque tu lo senta – e segui l’onda dell’inspirazione e dell’espirazione.
Mentre segui il tuo respiro, ti racconto un’antica storia che è stata tramandata di generazione in
generazione.
La mente è come l’oceano. E sul fondo dell’oceano, al di sotto della superficie, vi è calma e
chiarezza. E non importa quali siano le condizioni della superficie, se sia piatta, mossa o tempestosa,
perché sul fondo dell’oceano vi è tranquillità e serenità. Dal profondo dell’oceano puoi guardare
verso la superficie e limitarti a notare l’attività che vi si trova, come nella mente; dal profondo della
mente puoi guardare su, verso le onde, le onde cerebrali che si trovano sulla superficie della mente,
dove esiste tutta l’attività della mente, pensieri, sentimenti, sensazioni e ricordi. Hai l’incredibile
opportunità di limitarti a osservare queste attività che si svolgono sulla superficie della mente.
A volte può essere utile lasciare che la tua attenzione torni al respiro, e segua il respiro per radicarti
in questo luogo profondo e tranquillo. Da questa profondità della mente è possibile diventare
consapevoli delle attività della mente e discernere che non sono la totalità di ciò che sei, che tu sei
più dei tuoi soli pensieri, più di un semplice sentimento. Puoi avere questi pensieri e questi
sentimenti ed essere in grado di limitarti a notarli con la saggezza che ti permette di sapere che loro
non sono la tua identità. Sono solo una parte dell’esperienza che tu fai della tua mente. Per alcune
persone, nominare il tipo di attività mentale, come “provare un sentimento”, “pensare”, “ricordare”,
“preoccuparsi”, è un modo per fare sì che queste attività della mente siano notate come semplici
eventi mentali che possono gentilmente andare via, al di fuori della consapevolezza. (Pausa)
Un’ altra immagine che condividerò con te mentre ti dedichi alla tua interiorità è un’immagine che
credo possa esserti utile. Forse la vorrai usare anche tu. Puoi pensare alla struttura della mente come
a qualcosa di simile a una ruota della consapevolezza, immaginando la ruota di una bicicletta dove
vi è un cerchione più esterno e dei raggi che connettono il cerchione al mozzo interno. Nella ruota
della consapevolezza della tua mente, qualsiasi cosa che possa entrare nella tua consapevolezza è
uno degli infiniti punti del cerchione. Un settore del cerchione potrebbe includere i nostri cinque
sensi del tatto, del gusto, dell’odorato, dell’ascolto e della vista, quei sensi che portano il mondo
esterno nelle nostre menti. Un altro settore del cerchione della ruota è il senso del nostro corpo, il
senso dei nostri arti, dei muscoli del nostro volto e il sentimento degli organi del nostro busto, dei
nostri polmoni, del nostro cuore e dei nostri intestini. Tutto il corpo porta la sua saggezza nella
mente e questo senso del corpo, il tuo sesto senso, aggiunge un’altra tessitura a quello di cui puoi
diventare consapevole. Un altro insieme di punti del cerchione sono le cose che la mente crea in
modo diretto, come i pensieri e i sentimenti, i ricordi e le percezioni, le speranze e i sogni, e anche
questo segmento del cerchione della nostra mente è pienamente disponibile alla nostra
consapevolezza, è quello che puoi chiamare il tuo settimo senso: la nostra capacità di vedere la
mente, in noi stessi e nelle menti delle altre persone. Possiamo anche essere in grado di sentirci
“sentiti” nel nostro ottavo senso, quando sentiamo che le nostre relazioni sintonizzate risuonano con
gli altri e con noi stessi.
Possiamo scegliere se vogliamo prendere un segmento e mandare un raggio verso quel punto del
cerchione. Possiamo scegliere se prestare attenzione alle sensazioni che proviamo nella pancia, e
mandare lì un raggio. O possiamo scegliere di prestare attenzione a un ricordo, e mandare un raggio
all’area del settimo senso per vedere quella parte della mente. E così, i raggi rappresentano la nostra
capacità di focalizzarci su un punto del cerchione. E i raggi emanano dal profondo della mente, che
è il mozzo della ruota della consapevolezza. E quando ci focalizziamo sul respiro, noi possiamo
sviluppare la spaziosità del mozzo della mente. Quando il mozzo della mente si espande, possiamo
sviluppare la capacità di essere recettivi a tutto ciò che sorge dal cerchione, di abbandonarci alla
spaziosità, alla qualità luminosa del mozzo della ruota che può ricevere qualsiasi aspetto della
nostra esperienza proprio come è. Senza idee preconcette e senza aggrapparci ai giudizi, questa
consapevolezza mindful, quest’attenzione recettiva, ci porta in un luogo tranquillo dove possiamo
essere consapevoli e conoscere tutti gli elementi della nostra esperienza.
Il centro delle nostre menti, come il fondo dell’oceano, è un luogo di tranquillità e ricerca, dove
possiamo esplorare la natura della mente con equanimità, energia e concentrazione. Questo centro
della mente è sempre a nostra disposizione, proprio ora. Ed è da questo centro che entriamo in uno
stato compassionevole di connessione con noi stessi, e sentiamo compassione per le altre persone.
Focalizziamoci sul respiro ancora per qualche momento, insieme. Apriamo quel mozzo spazioso
della mente alla bellezza e alla meraviglia di ciò che è.
Quando sei pronto, puoi fare un respiro volontario, magari più profondo, e prepararti ad aprire
gentilmente gli occhi, sentendo questa profondità della tua mente.
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giovannalapazza
Inviato il: Venerdì, 31-Ago-2012, 11:48
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la metafora della mente come il fondo dell'oceano è molto azzeccata e anche usata da molti autori orientali


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miki_70
Inviato il: Venerdì, 31-Ago-2012, 23:18
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QUOTE (giovannalapazza @ Venerdì, 31-Ago-2012, 10:48)
la metafora della mente come il fondo dell'oceano è molto azzeccata e anche usata da molti autori orientali

Già PSICO-si.gif
questo è un'esercizio di consapevolezza riflessiva. Nel senso che si è consapevoli di essere consapevoli.
Fa parte del testo di Siegel "Mindfulness e Cervello", ma l'ho trovato in rete in formato pdf.
Perciò, mi scuso con quelli che avranno difficoltà a leggerlo. Non avevo tempo di copiarlo dal testo che sconsiglio di acquistere dato che si tratta quasi di un trattato di neurologia.

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miki_70
Inviato il: Mercoledì, 05-Set-2012, 19:53
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Ascoltare i pensieri


Praticando l'apertura mentale - ossia 'lasciando andare' - portiamo l'attenzione sul semplice fatto del guardare, dell'essere il testimone silenzioso che è consapevole di quello che viene e va. In questo tipo di meditazione, che si definisce vipassanā, osserviamo i fenomeni fisici e mentali alla luce delle tre caratteristiche: anicca (cambiamento), dukkha (carattere insoddisfacente), anattā (impersonalità). Così facendo liberiamo la mente dalla tendenza a reprimere ciecamente, dunque se ci troviamo ossessionati da pensieri banali o paure, sentimenti di preoccupazione o di rabbia, non è necessario analizzarli. Non dobbiamo capire perché li abbiamo, ma solo farli emergere pienamente alla coscienza. Se siete molto spaventati, siate spaventati consciamente. Non ritraetevi, ma notate la tendenza a volervi sbarazzare della paura. Fate emergere l'oggetto della vostra paura, pensateci deliberatamente, e ascoltate i vostri pensieri. Non si tratta di analizzarli, ma di portare agli estremi la paura, al punto in cui diventa così assurda da poterne ridere. Ascoltate il desiderio, la furia del "voglio questo, voglio quello, devo averlo, cosa farò se non riesco ad averlo, lo voglio assolutamente...". A volte nella mente c'è solo un grido inarticolato: "voglio!" - ed è possibile ascoltarlo.
Ho letto qualcosa sulle tecniche del confronto terapeutico, sapete, quelle situazioni in cui ci si gridano in faccia a vicenda tutti i sentimenti repressi; l'effetto vorrebbe essere catartico, ma manca la saggia riflessione. Manca la capacità di ascoltare quel grido come una condizione della mente, invece di 'lasciarsi andare' a dire tutto quello che passa per la testa. Manca l'equilibrio mentale, la disponibilità a tollerare anche i pensieri più orribili. Così facendo, non li consideriamo come problemi personali, ma piuttosto portiamo all'assurdo la rabbia e la paura, al punto in cui vengono viste come una naturale catena di pensieri. Ci mettiamo a pensare deliberatamente a tutto quello che abbiamo paura di pensare, non ciecamente, ma osservando e ascoltando quei pensieri in quanto condizioni della mente, piuttosto che come difetti o problemi personali. Sicché, con questa pratica cominciamo a lasciar andare. Non c'è bisogno di andare a cercare qualcosa in particolare; ma se vi sentite infastiditi da contenuti che tendono a riemergere ossessivamente e che cercate di allontanare, fateli venire a galla ancora di più. Pensateci deliberatamente e restate in ascolto, come ascoltereste qualcuno che parla dall'altro lato del cortile, una vecchia pescivendola pettegola: "Abbiamo fatto questo, e poi quest'altro, e abbiamo fatto questo e poi quest'altro..." quella vecchietta che non la finisce più di chiacchierare! Ora esercitatevi ad ascoltarla come una voce e basta, invece di giudicarla, invece di dire: "No no, spero proprio di non essere io, che non sia la mia vera natura", o cercare di tapparle la bocca: "Ma quando la finisci vecchia strega!". Facciamo tutti quanti un po' così, anche io ho questa tendenza. Ma è solo una condizione della natura, vi pare? Non una persona. Sicché, questa abitudine fastidiosa dentro di noi: "Mi ammazzo di lavoro e mai nessuno che mi dica grazie" - è una condizione, non una persona. A volte, quando siete di malumore, nessuno fa le cose come si deve, e anche se lo fanno non va bene lo stesso! Anche questa è una condizione della mente, non una persona. Il malumore, l'irritabilità della mente, viene riconosciuto come una condizione: anicca, cambia; dukkha, è insoddisfacente; anattā, è impersonale. C'è la paura di quello che penseranno gli altri se arrivate tardi: avete dormito troppo, entrate nella stanza e cominciate a preoccuparvi di quello che pensano gli altri del vostro ritardo - "Penseranno che sono pigro". Preoccuparsi del giudizio degli altri è una condizione della mente. Oppure siamo sempre puntuali e qualcun altro arriva in ritardo: "Sempre in ritardo, mai una volta che arrivino puntuali". Anche questa è una condizione della mente.
Allora faccio emergere il tutto alla piena coscienza, queste cose banali che si possono benissimo trascurare perché tanto sono banali, e non abbiamo voglia di avere a che fare con le banalità della vita; ma quando non vogliamo averci a che fare tutto questo viene represso, e diventa un problema. Cominciamo a sentirci in ansia, ostili a noi stessi o agli altri, o subentra la depressione; tutti effetti del nostro rifiuto di lasciare che le condizioni, banali o orribili che siano, emergano alla coscienza.
Poi c'è lo stato mentale del dubbio, la perenne incertezza sul da farsi: c'è timore e dubbio, insicurezza ed esitazione. Fate emergere deliberatamente quello stato di perenne incertezza, solo per imparare a rilassarvi con lo stato in cui si trova la mente quando non è attaccata a nulla in particolare. "Che devo fare? Restare o andarmene? Dovrei fare questo oppure quest'altro, devo praticare ānāpānasati oppure la vipassanā?" Osservatelo. Ponetevi domande senza risposta, tipo "Chi sono?". Notate lo spazio vuoto che precede il pensiero "chi" - restate vigili, chiudete gli occhi e un attimo prima di pensare "chi" osservate: la mente è vuota, vero? Poi: "Chi-sono-io?", seguito dallo spazio dopo il punto interrogativo. Quel pensiero nasce dal vuoto e torna al vuoto, no? Quando siete presi dal pensiero abituale non potete scorgere l'origine del pensiero, vero? Non potete, potete cogliere il pensiero solo dopo esservi accorti di stare pensando; quindi cominciate a pensare deliberatamente, e cogliete il principio di un pensiero, prima di cominciare a pensarlo effettivamente. Prendete un pensiero deliberato, tipo: "Chi è il Buddha?". Pensatelo deliberatamente, in modo da percepire l'inizio, il formarsi del pensiero e poi la fine, e lo spazio che lo circonda. Si tratta di osservare pensieri e concetti in prospettiva, invece di limitarsi a reagire alla loro presenza.
Mettiamo che siate arrabbiati con qualcuno. "Ecco che ha detto, ha detto questo e quest'altro, e ha fatto così e colà e non ha fatto bene, ha sbagliato tutto, è un vero egoista... ricordo ancora quello che ha fatto al tal dei tali, e poi...". Un pensiero tira l'altro, vero? E vi ritrovate coinvolti in questa catena di pensieri motivata dall'avversione. Perciò, invece di farvi coinvolgere in tutta una serie di associazioni e concetti, pensate deliberatamente: "E' la persona più egoista che abbia mai conosciuto". Poi fine, il vuoto. "E' un bastardo, un disgraziato, ha fatto questo e quest'altro"; a quel punto è veramente comico, vi pare? Appena arrivato al Wat Pah Pong [il monastero tailandese dove insegnava Ajahn Chah, N.d.T] sperimentavo fortissimi sentimenti di rabbia e di avversione. Mi sentivo terribilmente frustrato, a volte perché non capivo cosa succedeva intorno a me e non volevo uniformarmi tanto quanto mi veniva richiesto. Ero letteralmente furente. Ajahn Chah tirava avanti imperterrito - discorsi di due ore filate in laotiano - e le ginocchia mi facevano male da morire. Sicché pensavo cose come: "Perché non la finisci di parlare? Pensavo che il Dhamma fosse semplice, perché deve metterci due ore per spiegare un concetto?". Ero ipercritico nei confronti di tutti, ma poi cominciai a contemplare questo e ad ascoltarmi, la mia rabbia, le mie critiche, le mie cattiverie, il mio risentimento: "questo non mi va, quell'altro non mi va, non capisco perché devo sedermi qui, non voglio occuparmi di sciocchezze del genere, non so proprio"... e così via all'infinito. Mi ripetevo: "Ti pare simpatico uno che dice cose del genere? E' questo che hai deciso di essere, questa cosa che sta sempre a lamentarsi a criticare e trovare difetti, è così che vuoi essere?". "No - mi rispondevo - non voglio essere così".
Ma prima ho dovuto far venire a galla tutto per vederlo davvero, piuttosto che crederci in teoria. Sentivo di aver ragione da vendere, e quando uno sente di avere ragione, e si indigna, e pensa che gli altri abbiano torto, è portato a dare credito a pensieri come: "In fin dei conti non vedo che motivo ci sia ... il Buddha ha detto... il Buddha, lui, non lo avrebbe mai permesso, io lo conosco il Buddhismo!". Fatelo emergere in forma cosciente, dove potete vederlo, portarlo all'assurdo, così potrete guardarlo in prospettiva e alla fine vi sembrerà comico. Capite che è tutta una commedia! Ci prendiamo terribilmente sul serio: "Sono una persona veramente importante, la mia vita è così tremendamente importante che devo prenderla estremamente sul serio sempre e comunque. I miei problemi sono veramente importanti, terribilmente importanti. Devo dedicare un sacco di tempo ai miei problemi perché sono davvero importanti". In un modo o nell'altro ci riteniamo importantissimi, perciò pensatelodeliberatamente: "Sono una Persona Molto Importante, i miei problemi sono molto importanti e seri". Quando fate così, il tutto prende un aspetto comico; appare sciocco, perché vi rendete conto che in definitiva non siete terribilmente importanti,nessuno di noi lo è. E i problemi che ci creiamo nella vita sono banalità. C'è gente che si rovina l'esistenza generando problemi a non finire, e prendendo tutto estremamente sul serio.
Se vi ritenete persone importanti e serie, le cose banali o futili vi sembreranno inaccettabili. Se aspirate a essere buoni, a essere santi, sarete portati a escluderedalla coscienza gli stati mentali negativi. Se desiderate essere persone amorevoli e generose, ogni forma di meschinità, di invidia o di avarizia dovrete reprimerla o estrometterla dalla vostra mente. Sicché, se c'è qualcosa che temete sopra ogni altra di poter diventare davvero nella vostra vita, pensatela, guardatela. Confessatelo apertamente: "Voglio essere un tiranno; voglio essere uno spacciatore di eroina;voglio essere un mafioso"; sia quel che sia. Non ci interessa più il contenuto specifico,ma la semplice caratteristica di essere una condizione impermanente, insoddisfacente,perché non ha nulla che potrà darvi una reale soddisfazione. Viene e va, ed è non-io.


Aachan Sumedho
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rax
Inviato il: Venerdì, 07-Set-2012, 16:03
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" Una volta durante un ritiro mi trovavo accanto ad una persona che aveva problemi a deglutire. Stavo seduto lì e questa persona continuava a deglutire, gulp, gulp. Non che fosse una cosa rumorosa ma.....mi irritai moltissimo e mi venne voglia di buttare quella persona fuori dalla sala di meditazione" (Sumedho) PSICO-green.gif

"Vivendo dieci mesi in solitudine, mi ero totalmente acquietato interiormente che a quel punto pensai di essere una persona totalmente illuminata....scoprii più tardi che mi sbagliavo". (Sumedho) laugh.gif

"Ricordo, della mia esperienza che ho sempre avuto l'idea di essere una persona per qualche verso speciale. Pensavo: devo essere un tipo speciale. Fin da bambino sono stato affascinato dall'Asia e non appena ho potuto ho studiato cinese: sicuramente sono la reincarnazione di quaolcuno che ha avuto a che fare con l'Oriente" PSICO-green.gif
( Sumedho)
da " Così com'è"

E' troppo simpatico!!! wub.gif


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"L'inganno più grande che abbia mai fatto è stato di farle credere di essere lei" (Revolver parte di film).

"L'intero gioco dell'esistenza è qualcosa di così meraviglioso che la sola risposta possibile è la risata. " (Osho)

"La via della consapevolezza è sempre all'altezza del tempo, del luogo e del modo in cui sono le cose, nei loro aspetti buoni e cattivi. A quel punto la sofferenza non dipende più dal fatto che il mondo sia buono o cattivo, ma da quanto siamo pronti a usare la saggezza nel momento presente. Dalla sofferenza si può uscire ORA, basta essere in grado di vedere le cose esattamente quali sono". (A. Sumedho)
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miki_70
Inviato il: Sabato, 08-Set-2012, 11:27
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QUOTE (rax @ Venerdì, 07-Set-2012, 15:03)
" Una volta durante un ritiro mi trovavo accanto ad una persona che aveva problemi a deglutire.  Stavo seduto lì e questa persona continuava a deglutire, gulp, gulp. Non che fosse una cosa rumorosa ma.....mi irritai moltissimo e mi venne voglia di buttare quella persona fuori dalla sala di meditazione"  (Sumedho)  PSICO-green.gif

"Vivendo dieci mesi in solitudine, mi ero totalmente acquietato interiormente che a quel punto pensai di essere una persona totalmente illuminata....scoprii più tardi che mi sbagliavo". (Sumedho)  laugh.gif

"Ricordo, della mia esperienza che ho sempre avuto l'idea di essere una persona per qualche verso speciale. Pensavo: devo essere un tipo speciale. Fin da bambino sono stato affascinato dall'Asia e non appena ho potuto ho studiato cinese: sicuramente sono la reincarnazione di quaolcuno che ha avuto a che fare con l'Oriente"  PSICO-green.gif
( Sumedho)
da " Così com'è"

E' troppo simpatico!!!  wub.gif

E' vero, mi piace tanto come scrive e quello che scrive. Appena torno in città voglio ordinare qualche altro testo. Tra l'altro vorrei leggere qualcosa sul suo maestro tailandese.
A proposito, sai che noi due apparteniamo alla "Scuola della Foresta"? laugh.gif
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rax
Inviato il: Sabato, 08-Set-2012, 18:40
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Già!!! Achaan Chah è anche nella mia lista (non della spesa laugh.gif ).
La prima volta che ho letto il suo nome, è stato nel tuo testo "Mindfulness,... una terapia per tutti". Lì è citato più volte, e in quell'occasione me lo segnai.
Comunque a differenza dell'allievo, lui è facilmente reperibile anche nelle librerie della Coop.

Vediamo.... "foresta" perchè il termine rimanda all'idea di qualcosa di primitivo, non civilizzato o meglio riferito alla tradizione theravada? Cioè più vicina alle prime formulazioni del Buddha?
O perchè abitiamo nelle campagne del paese? PSICO-green.gif






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"L'inganno più grande che abbia mai fatto è stato di farle credere di essere lei" (Revolver parte di film).

"L'intero gioco dell'esistenza è qualcosa di così meraviglioso che la sola risposta possibile è la risata. " (Osho)

"La via della consapevolezza è sempre all'altezza del tempo, del luogo e del modo in cui sono le cose, nei loro aspetti buoni e cattivi. A quel punto la sofferenza non dipende più dal fatto che il mondo sia buono o cattivo, ma da quanto siamo pronti a usare la saggezza nel momento presente. Dalla sofferenza si può uscire ORA, basta essere in grado di vedere le cose esattamente quali sono". (A. Sumedho)
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miki_70
Inviato il: Venerdì, 14-Set-2012, 11:51
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Da State of Mind: il giornale delle scienza psicologiche


.....Dopo la sottile promozione della mindfulness operata da Segal, arriva il discorso più ecumenico di Tom Borkovec nella sua keynote: “What will CBT look like in thirty years?”.

Come sarà la terapia cognitiva e comportamentale tra trent’anni? Tre sono gli elementi nuovi che si svilupperanno cambiando l’aspetto del paradigma del cognitivismo clinico: l’attenzione ai processi cognitivi, il legame con le neuroscienze e la componente interpersonale. Tuttavia, e Borkovec ci tiene a dirlo, rimarrà anche l’elemento più tipicamente cognitivo dei contenuti distorti.

Il tema dei processi cognitivi è ormai dominante da circa un decennio. Probabilmente è il tipo di svolta più naturale per riuscire a rimanere nell’ortodossia cognitiva quando si iniziò a capire che l’esplorazione dei contenuti di pensiero distorti si stava esaurendo.

L’ultima pepita trovata in quella vena fu l’intolleranza dell’incertezza di Dugas. Dopo la quale non sono più saltate fuori nuove credenze cognitive distorte. E allora si è pensato, giustamente, si dare più attenzione ai processi: l’attenzione, la memoria e i processi interpretativi. Non che si trattasse di una totale novità. Già Beck, accanto alla triade cognitiva, aveva individuato una serie di processi disfunzionali: labeling, fortune-telling, overgeneralization, jumping to conclusion, e così via.

La vera novità della maggiore attenzione ai processi piuttosto che ai contenuti è stata un cambiamento di tecnica. Beck conosceva i processi, ma li trattava in terapia come le credenze distorte: accertandoli, un po’ disputandoli e poi ristrutturandoli.

Invece i nuovi teorici dell’importanza dei processi cognitivi hanno perfezionato nuovi protocolli terapeutici in cui il trattamento consisteva in esercizi di addestramento che direttamente andavano a modificare le abitudini mentali dei pazienti: il modo di dirigere l’attenzione sugli stimoli negativi o di trattare i propri ricordi.

E sopra questo nuovo piano terapeutico è andata a piazzarsi la mindfulness, che si propone come l’operazione clinica regina delle nuove tecniche addestrative, la corona che finisce per caratterizzare le nuove terapie.

Congresso EABCT, Ginevra 2012
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ale78
Inviato il: Giovedì, 27-Set-2012, 10:04
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Ma no... miki non c'è più PSICO sad.gif PSICO cry.gif PSICO sad.gif


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Copia e incolla: È

Mi uccide il fatto di non riuscire mai a chiedere nulla. Ma ancora di più il fatto che gli altri pensino che io non abbia bisogno di nulla. A. C.

Non servono tranquillanti o terapie, ci vuole un’altra vita. F. B.

Aveva un grande vuoto dentro di sé, simile ad un deserto ai confini del mondo. Per quanta acqua vi si potesse versare, veniva subito assorbita dal fondo sabbioso. Non restava la minima traccia di umidità. Nessuna forma di vita vi attecchiva. Cosa avesse generato quello spazio desolato dentro di sé non lo sapeva nemmeno lei. Col tempo, per arginare quel vuoto si era costruita il suo personaggio. Se si fossero strappati via uno dopo l’altro gli strati che componevano quell’io fittizio, sarebbe rimasto solo l’abisso del vuoto insieme alla sete ardente che esso portava con sé. E per quanto si sforzasse di dimenticarlo, quel vuoto tornava a visitarla ad intervalli regolari. Nei solitari pomeriggi di pioggia, o all’alba, quando un incubo la svegliava. In quei momenti aveva bisogno di essere stretta tra le braccia di qualcuno, non importava chi. H. M.
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Mela
Inviato il: Sabato, 06-Lug-2013, 17:00
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giovannalapazza
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sai cosa dovremmo fare mela? un riassunto, copiare pezzi salienti di questo 3d e creare un altro 3d più breve e facile da leggere

lasciando anche questo

secondo me avremmo più "attenzione"


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Mela
Inviato il: Sabato, 06-Lug-2013, 17:58
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Ci penso io, con calma.
Non per pigrizia, ma perché sto boccheggiando. PSICO smile.gif

Miki mi manca.

E vorrei ribadire che è stato davvero mutuoaiutante
a lasciare questo thread nonostante si sia cancellato.
Prendere esempio non sarebbe male, invece di riempirsi la bocca di belle parole.
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giovannalapazza
Inviato il: Sabato, 06-Lug-2013, 19:03
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'mutuoaiutante? laugh.gif


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