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PSICO > Un po' di psicologia > Un Rospo Che Proprio Non Va Giù?


Inviato da: Aeroplano italiano il Giovedì, 24-Ago-2017, 10:57
Un vecchio rancore che non si riesce mai a spegnere? La testa che batte sempre su un torto subito e non si trova mai una soluzione, per quanto ci si ragioni sopra?

Possiamo esperire una conciliazione, del tutto simile a quelle giudiziarie.
Si tratta di mettere sui piatti di una bilancia ideale tutti i fatti, sapendo che prenderà da una parte e che nel piatto perdente, il nostro, qualcosa comunque c'è: in fondo qualcosa abbiamo guadagnato anche noi, o qualcosa di sbagliato possiamo aver fatto. A quel punto dichiarare soddisfacente il conto, anche se non è giusto. Con ciò rinunciare a qualsiasi ulteriore pretesa di giustizia, con la formula "senza nulla più a pretendere", come si usa nelle conciliazioni giudiziarie, che infatti sono inappellabili.

Tutto questo, perché la sofferenza dovuta al rancore si nutre di una cosa: la nostra percezione dell'ingiustizia, che pretende continua (e impossibile) soddisfazione.

AI.

Inviato da: Aeroplano italiano il Giovedì, 24-Ago-2017, 11:10
Uno schema tipico di conciliazione, tra un debitore e un creditore è:

"Ti devo 100, ti do 25, oppure si va avanti con la causa (per anni...)"

A quel punto, mi prendo 25 subito e non ci penso più.
Mi sento soddisfatto di un'ingiustizia....



Inviato da: orsogrizzly il Lunedì, 28-Ago-2017, 09:57
purtroppo sembra che il mondo sia dominato dall'ingiustizia, solo nella favole per bambini i conti tornano sempre.

nella realtà, chi ha dato ha dato ecc. ed è necessario venire a patti con il rancore, chiuderlo in una scatola di ricordi e lasciarlo lì.

certo che ogni tanto qualcosa ci farà tornare in mente quei torti subiti, quei conti in sospeso che non si possono chiudere, il senso di ingiustizia.

ma sappiamo che rivangare ci fa solo stare male

Inviato da: Aeroplano italiano il Lunedì, 28-Ago-2017, 17:36
Vedi, Orso, pensare che possa esistere la giustizia in una realtà complessa , come quella umana, è utopico. L'errore è inevitabile, ma
si può correggerlo.

Il problema non è la giustizia, ma il nostro senso di giustizia: se lo sentiamo leso, non andiamo a vedere quanto danno l'altro ci ha realmente fatto, quanto la lesione del senso di giustizia, che ci porta a esigere un pareggio dei conti o, come si dice, una soddisfazione.
Il punto è che questa condizione può finire per essere peggiore del danno. Essa ingenera in noi un senso di vittimismo, che ci tiene ostaggi e in una situazione di rabbioso stallo, e ci rende difficile il superamento.

Se è vero che il rapporto con una data persona può essere anche molto asimmetrico, è vero anche che qualcosa a nostro favore c'è e anche che qualche colpetto possiamo averlo assestato noi.
Ecco, si può accettare un bilancio squilibrato e considerarlo soddisfacente. Se questo ci ridona benessere, allora abbiamo giustificato, senza causa. E' un'altra forma di giustizia...

Quando si giustifica con una causa, è più facile.

Inviato da: Aeroplano italiano il Lunedì, 28-Ago-2017, 17:49
L'alternativa è tra chiudere un conto, accettando che sia a nostro sfavore, o tenerlo sempre aperto, in un processo mentale interminabile, con la vana speranza che il conto torni pari, o che almeno troviamo un perché.

Inviato da: orsogrizzly il Martedì, 29-Ago-2017, 13:02
per trovare un perchè, una motivazione del comportamento altrui, bisognerebbe entrare nella testa di un altro, il che ovviamente è impossibile.

spesso le cause reali sono lontanissime da quelle supposte o immaginate da noi, anche perchè quando siamo o ci sentiamo parte lesa in situazioni dove entrano in gioco sentimenti, tendiamo a interpretare erroneamente il comportamento altrui cavillando su fatti e parole, dal cui significato reale tendiamo ad allontanarci.

credo che l'unica sia chiudere i conti con l'accettazione dei fatti come si sono svolti; lasciare conti aperti non giova a nessuno.


e poi guardare altrove, verso altri orizzonti...

Inviato da: Aeroplano italiano il Martedì, 29-Ago-2017, 14:43
E' vero che non si può penetrare la testa di un altro. Ma è vero altresì che l'esame del contesto spesso rivela il senso di un'azione, che diversamente, ci sembra ingiustificata. L'azione offensiva si verifica per una cosa.

Quando capiamo il contesto, riusciamo a usare comprensione, che è l'anticamera del perdono. Capire il contesto, ci serve a evitare di attuare un nostro comportamento che probabilmente Ingenererà nell'altro la stessa risposta offensiva.

A volte, invece, l'offesa viene da pura follia. L'esame del contesto ne rivela altre. Ma come si fa a razionalizzare la follia? L'offesa non avviene per un motivo, ma spunta come un fungo e non riguarda una cosa, ma te.

Qui bisogna perequare il conto, congelarlo e dichiararlo buono.
Del resto, l'altro fa un suo percorso, che noi non conosciamo. Se non riprende il dialogo, dobbiamo decidere da soli.

Inviato da: sacarde il Mercoledì, 30-Ago-2017, 09:49
il fatto che non vediamo il motivo non vuol dire che non ci sia

Inviato da: Aeroplano italiano il Sabato, 02-Set-2017, 09:43
Certo che c'è. Ma a volte è annegato nei tratti di personalità; quindi è molto soggettivo, anche se col tempo riusciamo magari a capire il dato concreto che può esistere. Quindi l'altro fa una cosa che potrebbe essere comprensibile, ma lo fa in un modo personale, quanto insensato.

L'importante è non perdersi nelle rimuginazioni. Se chiudiamo il conto emotivo, ci mettiamo nella condizione migliore per poter capire poi l'accaduto.

Inviato da: Aeroplano italiano il Sabato, 02-Set-2017, 10:29
In realtà, nel momento in cui decidi di perequare un conto, non t'interessa neanche più capire i perché: una volta che una cosa l'hai aggiustata, è aggiustata.

E' chiaro: con tutti quelli a cui hai perdonato, non ti metti ora a discutere su come sono andati i fatti. Non lo vuoi più sapere; vuoi dimenticare, non ricordare.

Inviato da: depressopsicotico il Sabato, 02-Set-2017, 19:51
io se penso ai torti subiti da persone anche al cui giudizio tenevo tanto...sto male. non è possibile dimenticarli,chiuderli del tutto c'è sempre il momento in cui ti viene in mente e soffri

Inviato da: Aeroplano italiano il Giovedì, 07-Set-2017, 16:37
Perché sentirti ferito, se ad essere leso ora è solo il tuo senso di giustizia?

E' l'idea di aver subito un torto che riapre le ferite. Ma è solo un'idea. Che poi genera un lamento interiore interminabile, che esige una riparazione. Ecco, se smetti di chiedere questa riparazione, se ti accontenti di quello che hai oggi, il lamento finisce.

Queste idee hanno il potere di tenerci il cuore in ostaggio. Liberiamoci con un semplice tocco.

Inviato da: Aeroplano italiano il Giovedì, 07-Set-2017, 17:31
Puoi fare questo esercizio, molto efficace:

1) cerca di ricordare la voce della persona che ti ha fatto torto
2) immagina i modi che non ti piacciono in quella persona
3) prova ad ascoltarli in modo benevolo, proprio quelli brutti

Non c'è nessuna legge che ti proibisce di essere benevolo, quando lo decidi tu, anche se ti sembra che l'altro non lo meriti.

Inviato da: depressopsicotico il Mercoledì, 13-Set-2017, 22:38
questa persona mi ha trattato male per vedere la mia reazione: siccome non reagisco ai torti e mi tengo dentro tutto mi ha trattato ancora piu' male. l'esercizio che suggerisci è buono.certo era meglio essere trattati bene ma bisogna anche pensare che a volte certe persone ti trattano male per il tuo bene, perchè in fondo ti vogliono bene.

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