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> Aaron T. Beck, e la terapia cognitiva
miki_70
Inviato il: Mercoledì, 23-Mar-2011, 01:48
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Uno dei più grandi sviluppi nella Terapia della Depressione è stato l’affermarsi della Terapia Cognitivo Comportamentale sviluppata da Aaron T. Beck più di 30 anni fa. Il suo lavoro e quello dei suoi collaboratori ha costituito una grande svolta all’interno della Psicoterapia (Salkovskis, 1996). Di tutte le Terapie Cognitivo Comportamentali il modello di Beck ha ricevuto il più gran numero di verifiche empiriche, validazioni, e applicazioni cliniche (Barlow & Hofmann, 1997; De Oliveira, 1998; Dobson e Pusch, 1993; Hollon, 1998; Rehm, 1990; Roberts & Hartlage, 1996; Scott, 1996a) Bisogna però precisare che molte Terapie Cognitivo Comportamentali oggi presenti differiscono significativamente dalla Terapia Cognitivo Comportamentale ideata da Beck e dai suoi colleghi. Il modello cognitivo di Beck della depressione assume che pensieri, comportamenti, e processi fisiologici siano tutti componenti importanti dei disturbi depressivi. Essi infatti non sono ritenuti come aspetti in competizione tra di loro ma come differenti livelli di analisi. Ogni approccio ha un suo punto di intervento definito da Young come “focus di convenienza”. I farmacologi intervengono a livello biochimico, i terapeuti cognitivi intervengono a livello cognitivo, emotivo e comportamentale. Quando si interviene a livello cognitivo riuscendo a modificare alcune credenze, simultaneamente si ottengono dei cambiamenti nell’umore, nel comportamento e così come suggeriscono alcune evidenze (Free, Oei, & Appleton,1998; Joffe, Segal, & Singer, 1996) anche a livello biochimico. Nonostante si stia indagando intensamente “ci sono indicazioni che mostrano che la terapia cognitiva funziona grazie alla capacità di cambiare le credenze e le modalità di processamento delle informazioni e che differenti aspetti dei processi cognitivi giocano un ruolo nel processo di cambiamento”. (Hollon et al., 1996). La ricerca scientifica ha enfatizzato l’importanza del processamento delle informazioni per la risultante sintomatologia depressiva (Ingram & Holle, 1992). In accordo con queste teorie gli errori cognitivi negativi sono di fondamentale importanza nello sviluppo e nel mantenimentodel disturbo depressivo.Nella teoria di Beck sono reputati più vulnerabili coloro che, guidati da schemi depressivi in cui il valore personale è posto in relazione con standard perfezionistici o con l’approvazione altrui, si trovano a dover fronteggiare eventi negativi nei confronti dei quali la persona sperimenta una mancanza di controllo. Gli individui che soffrono di depressione tendono a percepire come un fallimento molti eventi in cui non riescono a soddisfare gli alti standard che si sono preposti o a vivere come perdita certe condizioni reputate significative (rapporti sociali, successo lavorativo, ecc.), tendendo a considerare se stessi responsabili dei suddetti esiti a causa di una presunta riduzione del proprio valore personale e di scarse capacità. Nella teoria cognitiva della depressione, sono stati riconosciuti specifici contenuti mentali connessi all’eziologia del disturbo, presenti sia nell’infanzia sia nell’età adulta. Una visione negativa di sé è una caratteristica centrale dei soggetti che si sentono depressi, indipendentemente che si sia in presenza o meno di livelli clinici del problema. In particolare, numerose evidenze suggeriscono che i pazienti che soffrono di depressione tendano a distorcere negativamente le informazioni relative alla propria competenza in specifici domini. Alla base del disturbo sarebbero convinzioni distorte ed aspettative disfunzionali che causano reazioni affettive e manifestazioni sintomatiche depressive. (Beck, 1976). Beck ha riscontrato che le credenze e gli errori cognitivi tipici della depressione riguardano una triade cognitiva che comprende:

*

una visione negativa di sé:

- in termini di valore personale (“sono un perdente” “sono un fallito”)

- in termini di amabilità (“nessuno mi ama”, “non sono una persona degna di amore”)
*
una visione negativa del mondo (“ Il mondo è un luogo cattivo e infelice” “ gli altri approfittano di me”, “la vita è ingiusta nei miei riguardi")
*
aspettative negative circa il futuro (“Non cambierà mai nulla”; “Sarò sempre un fallito”)

Rispetto alle distorsioni cognitive Beck sostiene che tutti noi siamo continuamente impegnati nell’attribuzione di significato agli eventi di vita e che, nel caso dei pazienti depressi, la valutazione di tali eventi sia spesso distorta a seguito dell’intervento di differenti processi chiamati Distorsioni Cognitive. Esse sono:

- Deduzione arbitraria: la persona arriva a conclusioni in assenza di prove a sostegno di esse o, addirittura, in presenza di evidenze contrarie alla conclusione raggiunta.

- Astrazione selettiva: la persona focalizza la sua attenzione su un dettaglio che viene estrapolato da un contesto e preso a fondamento della sua ipotesi negativa, trascurando gli altri dati.

- Ipergeneralizzazione: la persona formula una regola generale o trae una conclusione assoluta da eventi singoli e generalizzandola a situazioni non necessariamente connesse al caso specifico.

- Minimizzazione o Massimizzazione: la persona minimizza o massimizza l’importanza di un evento.

- Personalizzazione: la persona attribuisce arbitrariamente a sé eventi esterni che potrebbero non avere alcuna relazione con sé.

- Pensiero dicotomico o assolutistico: la persona tende a vedere tutto in termini di “bianco e nero”, cioè divide gli eventi in due categorie che si autoescludono.

- Autocolpevolizzazione: la persona tende ad attribuire a sé la completa responsabilità di qualsiasi evento negativo.

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miki_70
Inviato il: Mercoledì, 23-Mar-2011, 01:55
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Dr. J. Young & Dr. A. Carmelita

GLI SVILUPPI DI JEFFREY YOUNG: LA SCHEMA THERAPY

In accordo con i più recenti sviluppi all’interno del modello cognitivo, un importante fattore predisponente per lo sviluppo e il perpetuarsi della depressione sembra essere la presenza di un precoce schema cognitivo (Stein & Young, 1992; Young, 1999). Beck nel 1976 enfatizzò l’importanza degli schemi nella depressione e definì gli stessi come: “ Uno schema è una struttura cognitiva di raccolta, codifica, e valutazione degli stimoli che danneggia l’organismo… Sulla matrice degli schemi, l’individuo è capace di orientare se stesso in relazione al tempo e allo spazio e di categorizzare ed interpretare le esperienze in modo da dare loro un significato”. Il termine “schema” viene attribuito a strutture con un contenuto personale fortemente idiosincrasico. Esse vengono attivate durante i disturbi depressivi o di ansia, durante gli attacchi di panico e le ossessioni e una volta attivate diventano prepotenti… Quando gli schemi della depressione, con le distorsioni che conseguono alla loro attivazione, vengono attivati, tale attivazione impedisce l’accesso a schemi più adattivi di funzionamento cognitivo. È facile quindi comprendere come sia più naturale per i pazienti che soffrono di depressione vedere gli aspetti negativi di un evento, mentre è assolutamente molto più difficile che vedano gli aspetti positivi. Essi possono richiamare alla memoria molto più facilmente eventi negativi che positivi. Inoltre prevedono con grande probabilità l’accadimento futuro di eventi negativi piuttosto che di quelli positivi. Focalizzarsi sugli schemi centrali è quindi in terapia la chiave per ogni “psicoterapia breve” (Freeman & Davison, 1997). Attraverso un’attenta analisi clinica Young ha individuato un insieme di schemi che egli chiama “schemi disadattivi precoci”. “Uno schema disadattivo precoce è un tema estremamente stabile e duraturo che si sviluppa durante l’infanzia e che viene elaborato lungo l’arco della vita dell’individuo ed è altamente disfunzionale per il benessere psicofisico in modo molto significativo” (Young, 1999). Young ha identificato 18 schemi disadattivi precoci ipotizzando l’esistenza di 5 domini principali. Molti schemi sono stati fortemente supportati dalla ricerca scientifica (Lee, Taylor, & Dunn,1999; Schmidt, Joiner, Young, & Telch, 1995). In accordo con l’approccio degli schemi disadattivi di Young i bambini imparano a costruire la loro realtà attraverso le esperienze precoci con l’ambiente, specialmente con gli altri significativi. Alcune volte queste esperienze precoci portano i bambini ad accettare delle attitudini e delle credenze che si dimostreranno in futuro disfunzionali. Questi schemi normalmente rimangono fuori dalla coscienza e potrebbero rimanere silenti finché un evento nella vita (come potrebbe essere un licenziamento dal lavoro) non vada ad attivare tali schemi. Una volta che lo schema viene attivato, la persona inizia a categorizzare, selezionare, e codificare le informazioni in modo che lo schema fallimentare venga mantenuto attivo. Gli schemi disadattivi precoci predispongono i pazienti depressi a interpretare in maniera distorta gli eventi in un modo caratteristico, portandoli a sviluppare una visione negativa di sé, dell’ambiente e del futuro. Gli schemi hanno delle caratteristiche bene definite: essi sono sperimentati come verità a priori riguardo a se stessi o all’ambiente; si autoperpetuano e sono difficili da modificare; sono disfunzionali; spesso vengono scatenati da alcuni cambiamenti dell’ambiente circostante; sono legati a emozioni molto intense quando vengono attivati; e solitamente sono il risultato di una interazione tra un temperamento innato del bambino con esperienze disfunzionali di crescita con membri della famiglia o comunque figure di accudimento.(Young,1999).
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miki_70
Inviato il: Mercoledì, 23-Mar-2011, 02:11
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Il modello cognitivo della depressione

Il modello cognitivo della depressione è nato dall'osservazione clinica sistematica e dalla verifica sperimentale.Questa combinazione di approccio clinico e approccio sperimentale ha consentito uno sviluppo progressivo del modello e della psicoterapia che ne è derivata
(vedi Beck,1976).
Il modello cognitivo si serve di tre concetti specifici per spigare il substrato psicologico della depressione:1)la triade cognitiva,2)gli schemi),3)gli errori cognitivi(elaborazione errata delle informazioni).

Il concetto di triade cognitiva

La tiade cognitiva consiste in tre principali modelli cognitivi che inducono il paziente a considerare se stesso,il suo futuro e le sue esperienze in maniera idiosincrasica,Il primo elemento della triade ruota intorno alla visione negativa che il paziente ha di se stesso.Egli vede se stesso difettoso,inadeguato,malato o privato di qualche cosa.Tende ad attribuire le sue esperienze spiacevoli a un suo difetto psicologico,morale o fisico.Il paziente crede di essere indesiderabile e inutile a causa dei suoi presunti difetti.E sempre per questi difetti tende a sottovalutarsi o a criticarsi.Infine egli crede di non avere gli attributi che ritiene necessari per ottenere la felicità o la serenità.
Il secondo elemento della triade cognitiva consiste nella tendenza dell'individuo depresso a interpretare le proprie esperienze attuali in un modo negativo.Egli pensa che il mondo gli faccia richieste esorbitanti e/o gli presenti ostacoli insuperabili per il raggiungimento degli obbiettivi della sua vita.Fraintende le proprie interazioni con l'ambiente animato o inanimato interpretandole come sconfitte o privazioni.Questi travisamenti negativi sono evidenti se si osserva il modo in cui il pazinte interpreta negativamente certe situazioni sebbene siano disponibili interpretazioni alternative più plausibili.La persona depressa,se la si persuade a riflettere su queste spiegazioni alternative meno negative,può rendersi conto conto del fatto che le sue interpretazioni negative iniziali sono prevenute.In questo modo può arrivare a capire di aver confezionato i fatti su misura affinchè si adattassero alle sue conclusioni negative preformate.
Il terzo elemento della triade cognitiva consiste in una visione negativa del futuro.Quando la persona depressa fa pevisioni a lungo termine,prevede che le sue difficoltà e sofferenze attuali continueranno indefinitamente.Prevede difficoltà,frustrazioni e privazioni incessanti,e quando pensa di intraprendere un compito specifico nell'immediato futuro,prevede di non riuscirci.
Il modello cognitivo considera altri segni e sintomi della sindrome depressiva conseguenze dell'attivazione dei modelli cognitivi negativi.Per esempio,se il paziente pensa erroneamente di essere respinto reagirà con lo stesso affetto negativo(tristezza o rabbia) che prova quando si tratta di un effettiva reazione.Se crede erroneamente di essere escluso socialmente,si sentirà solo.
I sintomi motivazionali (paralisi delle volontà,desideri di fuga e di elusione ecc.)possono essere spiegati come conseguenze di cognizioni negative.La paralisi della volontà è il riultato del pessimismo e della disperazione del paziente.Se egli si aspetta un esito negativo,non si comprometterà nel perseguire un obbiettivo o nell'intraprendere qualche attività.I desideri suicidi possono essere intesi come un'espressione estrema del desiderio di fuga da quelli che sembrano essere problemi insolubili o situazioni insopportabili. La persona depressa può considerarsi un peso inutile e di conseguenza credere che tutti,lei compresa,staranno meglio quando sarà morta.
Anche l'aumento della dipendenza è comprensibile in termini cognitivi.Poichè il paziente si considera inetto e disperato e sopravvaluta irrealisticamente le difficoltà di azioni del tutto normali,prevede di ottenere risultati negativi qualsiasi cosa intraprenda.Il paziente,quindi,tende a cercare aiuto e rassicurazione in altre persone,che considera più competenti e capaci.
Infine il modello cognitivo può anche spiegare i sintomi fisici della depressione.L'apatia e la mancanza di energie possono essere il risultato della convinzione del paziente di essere destinato a fallire in tutti i suoi sforzi.Una visione negativa del futuro(un senso di futilità) può portare all'"inibizione psicomotoria".

tratto da "Terapia cognitiva della depressione"
Beck,Rush,Shaw,Emery
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1dell1%
Inviato il: Domenica, 03-Apr-2011, 16:48
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Patatonfoloso
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grazie PSICO smile.gif

trovo il tutto estremamente giusto e indossabile. Dubito però che l'applicherò mai.



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Roberto

Anch'io sono stato un'isola, finchè non ho incontrato un cane.
Quello che non si può dire in pubblico non va detto nemmeno in privato.
Tutti i guerrieri han gli occhi fieri
e le mutande rinforzate
e i vecchi aggiungono granelli
nelle clessidre taroccate
( Van der Sfroos )
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ale78
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Ci sto dentro fino al collo...


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Mi uccide il fatto di non riuscire mai a chiedere nulla. Ma ancora di più il fatto che gli altri pensino che io non abbia bisogno di nulla. A. C.

Non servono tranquillanti o terapie, ci vuole un’altra vita. F. B.

Aveva un grande vuoto dentro di sé, simile ad un deserto ai confini del mondo. Per quanta acqua vi si potesse versare, veniva subito assorbita dal fondo sabbioso. Non restava la minima traccia di umidità. Nessuna forma di vita vi attecchiva. Cosa avesse generato quello spazio desolato dentro di sé non lo sapeva nemmeno lei. Col tempo, per arginare quel vuoto si era costruita il suo personaggio. Se si fossero strappati via uno dopo l’altro gli strati che componevano quell’io fittizio, sarebbe rimasto solo l’abisso del vuoto insieme alla sete ardente che esso portava con sé. E per quanto si sforzasse di dimenticarlo, quel vuoto tornava a visitarla ad intervalli regolari. Nei solitari pomeriggi di pioggia, o all’alba, quando un incubo la svegliava. In quei momenti aveva bisogno di essere stretta tra le braccia di qualcuno, non importava chi. H. M.
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giovannalapazza
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QUOTE (miki_70 @ Mercoledì, 23-Mar-2011, 00:55)
Dr. J. Young & Dr. A. Carmelita

GLI SVILUPPI DI JEFFREY YOUNG: LA SCHEMA THERAPY

In accordo con i più recenti sviluppi all’interno del modello cognitivo, un importante fattore predisponente per lo sviluppo e il perpetuarsi della depressione sembra essere la presenza di un precoce schema cognitivo (Stein & Young, 1992; Young, 1999). Beck nel 1976 enfatizzò l’importanza degli schemi nella depressione e definì gli stessi come: “ Uno schema è una struttura cognitiva di raccolta, codifica, e valutazione degli stimoli che danneggia l’organismo… Sulla matrice degli schemi, l’individuo è capace di orientare se stesso in relazione al tempo e allo spazio e di categorizzare ed interpretare le esperienze in modo da dare loro un significato”. Il termine “schema” viene attribuito a strutture con un contenuto personale fortemente idiosincrasico. Esse vengono attivate durante i disturbi depressivi o di ansia, durante gli attacchi di panico e le ossessioni e una volta attivate diventano prepotenti… Quando gli schemi della depressione, con le distorsioni che conseguono alla loro attivazione, vengono attivati, tale attivazione impedisce l’accesso a schemi più adattivi di funzionamento cognitivo. È facile quindi comprendere come sia più naturale per i pazienti che soffrono di depressione vedere gli aspetti negativi di un evento, mentre è assolutamente molto più difficile che vedano gli aspetti positivi. Essi possono richiamare alla memoria molto più facilmente eventi negativi che positivi. Inoltre prevedono con grande probabilità l’accadimento futuro di eventi negativi piuttosto che di quelli positivi. Focalizzarsi sugli schemi centrali è quindi in terapia la chiave per ogni “psicoterapia breve” (Freeman & Davison, 1997). Attraverso un’attenta analisi clinica Young ha individuato un insieme di schemi che egli chiama “schemi disadattivi precoci”. “Uno schema disadattivo precoce è un tema estremamente stabile e duraturo che si sviluppa durante l’infanzia e che viene elaborato lungo l’arco della vita dell’individuo ed è altamente disfunzionale per il benessere psicofisico in modo molto significativo” (Young, 1999). Young ha identificato 18 schemi disadattivi precoci ipotizzando l’esistenza di 5 domini principali. Molti schemi sono stati fortemente supportati dalla ricerca scientifica (Lee, Taylor, & Dunn,1999; Schmidt, Joiner, Young, & Telch, 1995). In accordo con l’approccio degli schemi disadattivi di Young i bambini imparano a costruire la loro realtà attraverso le esperienze precoci con l’ambiente, specialmente con gli altri significativi. Alcune volte queste esperienze precoci portano i bambini ad accettare delle attitudini e delle credenze che si dimostreranno in futuro disfunzionali. Questi schemi normalmente rimangono fuori dalla coscienza e potrebbero rimanere silenti finché un evento nella vita (come potrebbe essere un licenziamento dal lavoro) non vada ad attivare tali schemi. Una volta che lo schema viene attivato, la persona inizia a categorizzare, selezionare, e codificare le informazioni in modo che lo schema fallimentare venga mantenuto attivo. Gli schemi disadattivi precoci predispongono i pazienti depressi a interpretare in maniera distorta gli eventi in un modo caratteristico, portandoli a sviluppare una visione negativa di sé, dell’ambiente e del futuro. Gli schemi hanno delle caratteristiche bene definite: essi sono sperimentati come verità a priori riguardo a se stessi o all’ambiente; si autoperpetuano e sono difficili da modificare; sono disfunzionali; spesso vengono scatenati da alcuni cambiamenti dell’ambiente circostante; sono legati a emozioni molto intense quando vengono attivati; e solitamente sono il risultato di una interazione tra un temperamento innato del bambino con esperienze disfunzionali di crescita con membri della famiglia o comunque figure di accudimento.(Young,1999).

La schema therapy è molto interessante, ahimè, io ho uno schema dipendenza a mancanza di autonomia, ed è una condanna


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venite nel nuovo forum https://psyco.forumfree.it/
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miki_70
Inviato il: Domenica, 03-Apr-2011, 23:30
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Visto che vi interessa l'argomento laugh.gif

La terapia cognitiva a breve termine aiuta a sconfiggere i sintomi dell’ansia e della depressione nella maggior parte dei pazienti. Tuttavia, se nel vostro caso gli schemi di pensiero, le emozioni e i comportamenti negativi durano da sempre, potrebbe essere più efficace un approccio terapeutico che associ la terapia cognitiva alla Schema therapy. Si tratta di una terapia basata su tecniche cognitive e comportamentali che applica i principi utili delle terapie costruttiviste, psicodinamiche, dell’attaccamento e della Gestalt. Paragonata alla terapia cognitivo-comportamentale standard, la Schema therapy attribuisce un maggior valore alle vostre emozioni, enfatizza il rapporto terapeutico tra voi e il vostro terapeuta come veicolo di cambiamento e riconosce maggiore importanza alle origini delle vostre difficoltà attuali nell’infanzia. Solitamente più a lungo termine rispetto alla terapia cognitiva, la Schema therapy vi aiuta a modificare i vostri comportamenti e il modo in cui la gente si sente nei vostri confronti e si rapporta a voi.

La Schema therapy è particolarmente utile nel trattamento di ansia e depressione cronica, disturbi dell’alimentazione (anoressia, bulimia, disturbo da alimentazione incontrollata), difficili problemi di coppia, difficoltà di lunga data nel mantenere relazioni sentimentali soddisfacenti e nell'aiutare a prevenire la ricaduta nel disturbo da uso di sostanze. La Schema therapy si rivolge a pazienti che si sentono disperati rispetto alla possibilità di cambiare, quando i loro schemi auto-distruttivi sembrano essere ormai parte della loro identità. È possibile che i modelli negativi siano diventati così radicati da renderli rigidi e resistenti alla terapia cognitivo-comportamentale standard.

La Schema therapy è stata sviluppata dal Dr. Jeffrey E. Young, Ph.D. del Cognitive Therapy Center di New York. Le convinzioni negative possono provocare una bassa autostima, la mancanza di legami con gli altri, problemi nell’esprimere sentimenti ed emozioni, e un’eccessiva preoccupazione per questioni di sicurezza ordinarie. Queste convinzioni possono anche creare una forte attrazione verso partner inappropriati e carriere insoddisfacenti. Attraverso una serie di valutazioni imparerete a riconoscere quali sono gli schemi da cui siete colpiti, comprenderete le origini degli schemi e imparerete come ottenere cambiamenti durevoli nella vostra vita.

Molti pazienti che iniziano la Schema therapy hanno trascorso numerosi anni seguendo altri tipi di terapie, acquisendo un’importante capacità di comprensione ma sono frustrati dalla mancanza di progressi. La Schema therapy fornisce un approccio semplice e diretto che va al di là del semplice “entrare in contatto” con i propri sentimenti. Al di fuori delle sessioni lavorerete mediante delle valutazioni strutturate che vi aiuteranno a confrontarvi costantemente con le vostre convinzioni negative. In ogni sessione, lavorerete con il vostro terapeuta per identificare i momenti in cui i vostri modelli malati si ripetono, e "affrontarli empaticamente" con i presupposti per cambiare. Il vostro terapeuta vi offre un antidoto parziale per venire incontro a quei bisogni che potrebbero non essere stati soddisfatti durante l’infanzia.

La Schema therapy è descritta a grandi linee nel volume Reinventa la tua vita, di Jeffrey Young, Ph.D. e Janet Klosko, Ph.D, edito da Cortina.

Quali sono i "sistemi di credenze" della Schema therapy?

Distacco e rifiuto

1.


Abbandono/Instabilità: ci si aspetta instabilità, inaffidabilità o la perdita di persone che sentiamo vicine.

2.


Sfiducia/Abuso: pensiamo che gli altri ci faranno soffrire, ci sfrutteranno, ci umilieranno, ci tradiranno, ci mentiranno, ci manipoleranno o si approfitteranno di noi.

3.


Deprivazione emotiva: la persona crede che i suoi bisogni emozionali primari di attenzione, empatia, affetto e protezione non verranno mai soddisfatti dagli altri.

4.


Inadeguatezza/Vergogna: ci si sente imperfetti, cattivi, non voluti, inferiori o inutili.

5.


Esclusione sociale/Alienazione: ci si sente isolati dal resto del mondo, diversi o non ci si sente parte di alcun gruppo o comunità.






Mancanza di autonomia e abilità

6.


Dipendenza/Incompetenza: ci si sente incapaci di gestire le proprie responsabilità quotidiane con competenza senza un notevole aiuto da parte degli altri.

7.


Vulnerabilità al pericolo o alle malattie: ci sentiamo sull’orlo di una catastrofe finanziaria, medica, naturale o criminale di grandi dimensioni, senza prove che supportino questa convinzione. Si potrebbe essere concentrati su una condizione medica, sulla perdita di controllo emotivo, o su un fattore esterno (disastri aerei, ascensori).

8.


Invischiamento/Sé poco sviluppato: siamo eccessivamente coinvolti da un punto di vista emotivo da un partner o dai genitori a scapito della vostra individualità.

9.


Fallimento: crediamo di aver fallito, che inevitabilmente falliremo o che fondamentalmente siamo inadeguati rispetto ai nostri simili.






Mancanza di regole

10.


Pretese/Grandiosità: ci si crede superiori agli altri e non tenuti a rispettare le regole di reciprocità in situazioni normali.

11.


Autocontrollo / Autodisciplina insufficienti: si ritiene sempre difficile oppure ci si rifiuta di adottare l’autocontrollo e la tolleranza alla frustrazione per raggiungere i propri obiettivi, o di contenere manifestazioni eccessive delle proprie emozioni e impulsi.



Eccessiva attenzione ai bisogni degli altri

12.


Sottomissione: ci si sente costretti a sottomettere i propri bisogni ed emozioni agli altri, evitando di provare rabbia, vendetta o abbandono.

13.


Autosacrificio: si va volontariamente incontro ai bisogni degli altri a scapito della propria gratificazione.

14.


Ricerca di approvazione/Ricerca di riconoscimento: si accentua il desiderio di ricevere approvazione, riconoscimento o attenzione da parte degli altri, o di adattarsi a discapito dello sviluppo di un vero senso di sicurezza e di se stessi.



Ipercontrollo e inibizione

15.


Negatività/Pessimismo: si mostra una costante attenzione agli aspetti negativi dell’esistenza (dolore, morte, perdita, delusione, ecc.)

16.


Inibizione emotiva: si reprimono eccessivamente comportamenti, sensazioni o modalità comunicative spontanei per evitare di essere criticati dagli altri o di vergognarsi, o la possibilità di perdere il controllo dei propri impulsi.

17.


Standard severi/Ipercriticismo: il soggetto sente e si aspetta dagli altri di dover soddisfare standard interni di comportamento e di prestazione estremamente rigidi, di solito per evitare di essere criticati.

18.


Punizione: si pensa di dover essere severamente puniti per gli errori commessi e lo si pensa anche degli altri.

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miki_70
Inviato il: Domenica, 03-Apr-2011, 23:40
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La Schema Therapy è una terapia innovativa sviluppata dal Dr. Jeffrey Young per i disturbi psicologici cronici e per i disturbi di personalita`.
La Schema Therapy integra elementi di terapia cognitivo comportamentale, della Gestalt, della psicanalisi, della teoria del'attaccamento, della psicoterapia costruttivista, della psicoterapia focalizzata sulle emozioni, in un modello esplicativo chiaro ed esaustivo.
La Schema Therapy e` aperta sempre a nuove integrazioni e miglioramenti e recentemente si stanno integrando alcuni aspetti della mindfulness, della ACT e dell'EMDR. La Schema Therapy ha dimostrato in un importante Studio Scientifico condotto dal Prof. Arnoud Arntz che essa e` estremamente efficace nel trattamento dei pazienti che soffrono di Disturbo Borderline di Personalita`. Di recente altri studi sono stati condotti da altri Studiosi e siamo in attesa dei risultati che pero` sembra che siano molto entusiasmanti sia con pazienti che soffrono di Disturbo Antisociale di Personalita` sia con pazienti che soffrono di Disturbo Evitante di Personalita`. Osservazioni cliniche condotte ormai da centinaia di Terapeuti in tutto il mondo hanno evidenziato come la Schema Therapy sia molto efficace con tutte quelle patologie psichiatriche che sono resistenti ad altre forme di Terapia e che spesso vengono definite croniche.
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SOL
Inviato il: Sabato, 23-Lug-2011, 22:32
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Psico Zio
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Vorrei aggiungere un indicazione bibliografica riguardante lo schema therapy:
J.Young "Reinventa la tua vita"


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La vita è un mistero,il chè significa che la mente razionale non è in grado di comprenderla.Per questo dovete svegliarvi e rendervi conto che la realtà non è problematica.Il problema siete voi
La nostra sofferenza ha una causa.La causa è l'attività mentale.Talvolta la mente riposa ,allora tutto va bene.
A.De Mello


La solitudine a volte può diventare pace interiore.

La morte non è triste,la cosa triste è che il più delle persone non vive affatto..
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giovannalapazza
Inviato il: Lunedì, 14-Gen-2013, 12:01
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venite nel nuovo forum https://psyco.forumfree.it/
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Cecilia
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Cecinuotatrice
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Tutto questo è molto interessante, approfondirò con letture.


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Sempre così smisuratamente perduta ai margini della vita reale: difficilmente la vita reale mi avrà e se mi avrà sarà la fine di tutto quello che c’è di meno banale in me.
Antonia Pozzi

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